Il Vescovo Bonaventura Gargiulo (in religione Bonaventura da Sorrento)

Carmine Alvino

a cura di Avv. Carmine Alvino

 

Mons. Bonaventura Gargiulo, chiamato anche  il “vescovo giornalista” di San Severo, fu autore di numerose opere letterarie, sotto il nome di Bonaventura da Sorrento.

Nato il 26 marzo 1843 a Sant'Agnello, presso Sorrento, da Vincenzo e Candida Scarpati, nel 1859 fu ammesso come novizio tra i cappuccini e assunse il nome di Bonaventura da Sorrento. Nel 1862 pronunciò i voti semplici e iniziò lo studio della teologia; poi si trasferì nella provincia romana, prendendo i voti solenni (1865) e terminando gli studi presso il convento di Tivoli.

Ordinato sacerdote a Frascati il 17 marzo 1866, nel 1867 il G., insieme con altri confratelli, partiva per l'Inghilterra come missionario, destinato al convento di Chester, dove risiedette fino al 1870 quando, nel mese di agosto, fu richiamato in patria.

Dapprima si stabilì nella provincia romana, poi, dopo il 20 settembre, tornò a Sorrento.

Eletto cappellano dell'ospedale del convento dei cappuccini di Sant'Agnello il 17 maggio 1871, ne fu anche guardiano, rettore della chiesa, definitore provinciale e quaresimalista.

Fin dal 1864, ancora studente di teologia a Tivoli, aveva iniziato l'attività pubblicistica con articoli apparsi nel periodico intransigente romano Il Divin Salvatore; in seguito collaborò con i periodici I Gigli a Maria, Fiori cattolici, Serto di Maria, La Carità, L'Osservatore cattolico.

Muore nel 1904  a 61 anni, in Sant’Agnello.

Scrisse anche diverse monografie: 

Vita di s. Agnello, abbate dei monaci benedettini (Sant'Agnello 1877); 

Sorrento, Sorrento sacra e Sorrento illustre (ibid. 1877); 

Quintilla o Napoli e Sorrento nelsecolo XVI (ibid. 1877); 

Michael. Trattazione biblica, dommatica, storica, morale (2ª ed., Napoli 1892).

In questi scritti dette prova di tenacia, versatilità e grande precisione documentaria. Particolare attenzione riservò alla storia e all'attività dell'Ordine francescano, come attestano la nomina a vicedirettore del periodico milanese Annali francescani e la fondazione (1873) dell'Eco di s. Francesco, diffusa rivista bimestrale che il G. diresse per trentadue anni e della quale fu quasi sempre il solo compilatore.


Traiamo la sua testimonianza sui Sette Angeli nell'opera 

 Michael, edizioni Michael, 2001.

[Ristampa della II edizione di Mi-Cha-El Trattazione biblica dommatica storica morale utilissima a predicatori e devoti per la maggiore conoscenza e venerazione al principe degli angeli. Piccolo Studio del p. Bonaventura da Sorrento cappuccino socio di varie accademie religiose, scientifiche e letterarie, Napoli-Sorrento, Stabilimento Tipografico Librario di A. & Salvatore Festa, 1892 ,

alle pagg 9 e ss


« Tra tutti questi Angeli ne risplendono a meraviglia sette, raffigurati nelle sette braccia del Candeliere del tempi, nei sette duci dei Medi e dei Persi, cui era dato vedere la faccia del Re Assuero e che sedevano primi dopo lui, ed in altri simboli, e figure molto chiaramente espressi nel sacro testo: sette Angeli individui, e non presi nel numero settenario per numero di universalità, come hanno spiegato alcuni; sette spiriti, sette esistenze reali non fittizie, esseri e non idealità come hanno opinato altri; Angeli che assistono al Trono di Dio, quasi sette guardie del Signore, disposti a ricevere qualsiasi comando di lui ed a compierli per sé e per gli altri Angeli.

Or di questi sette Angeli si discorre in vari libri della Sacra Scrittura; e citiamo dapprima quello di Tobia {tb 12,15} ove leggesi: Ego sum Raphael Angelus, unus ex septem qui astamus ante Dominum. Nel profeta Zaccaria leggesi { Zac c. 4 v. 10} Sunt septem spiritus Dei missi in omnem terram. Sunt septem oculi Domini, qui discurrunt super terram. San Giovanni poi vide nell’ Apocalisse Agnum stantem habentes oculos septem, qui sunt septem spiritus Dei { C. 5 v. 6}; vide ancora septem lampades ardentes, quae sunt septem spiritus Dei { c. 4 v. 5} ; e poi septem Angelos stantes in conspectu Dei  { c. 8 v. 2}; ed ancora septem spiritus Dei missi in mnem terram { C. 5 v. 6} al governo della sua Chiesa propagata per il mondo; ed annunzia che alla fine del tempo dall’ Eterno Giudice saranno messi per i quattro punti della Terra sette Angeli a distruggere tutti i viventi con sette fiale dell’ira divina { c. 9 v. 12}: dei quali sette Angeli, aventi templi e culto, ispiratori di devote pratiche e di arti belle, hanno scritto moltissimi ed ultimamente il nostro p. Epifanio da Raiano dei Riformati nella sua classica opera il Mondo Angelico, alla quale rimandiamo gl’intelligenti lettori, nonché all’altra del Sac. Luigi Zerbi, Milanese, dal titolo gli Angeli, opera molto ragionata.  Tuttavia, per chi non avesse mezzi ed opportunità di queste opere consultare, qualche altra notizia sui medesimi sette Angeli, crediamo utile di qui aggiungerla. Gli Angeli non hanno nome, e la ragione ce l’apprende l’ A. Alapide { Ap ,1}: Angeli enim inter se  non habent nomina, cum se invicem vidant facie ad faciem, itaque colloquantur. Tuttavia ve ne sono alcuni che hanno un nome desumendolo dalla missione cui furono destinati. Secndo l’autorità biblica non troviamo che tre nomi di Angeli, Michele, Gabriele, Raffaele: tuttavia una antichissima tradizione ha dato un nome ancora ai quattro Angeli socii a tre nominati compagni, i quali non sono certo i nomi condannati dal Pontefice S. Zaccaria nel Concilio Romano, come nomi di demoni, ma sono quelli raccolti e ricordati da pii e dotti autori; come quelli rivelati al B. Amedeo Francescano nell’anno 1460, uomo illustre sotto tutti i riguardi, e chiamato all’Ordine Serafico come Paolo all’ Apostolato; come quelli che leggonsi nella Cronaca di S. Maria degli Angeli, e gli altri ritrovati nell’anno 1515,  sotto ciascuno dei sette Angeli nella lor chiesa di Palermo e che suonano: Michael victoriosus, Gabriel Nuncius, Raphael Medicus, Uriel Fortis socius, Iehudiel Remunerator, Barachiel Adiutor, Sealtel orator. Il qual tempio restaurato da Carlo V aveva questa leggenda: Septem hisce Angelorum praecibus et eorum ope et patrocinio fullus Imperator, Siciliam Universam bene feliciterque moderatur. I qualinomi non pronunciati nella Sacra Scrittura, riscontransi invece nei libri non ispirati degli Ebrei; pure non mancano autori cattolici che li hanno adottati, rilevandoli nel Sacro Testo dalcarattere e dalla missione di questi Angeli per gli ultimi quattro, come per Uriele nel libro 3° e 4° di Esdra, per Sealtiele nel capo XVI della Genesi, per Geudiele nel 23° Capitolo dell’ Esodo, per Barachiele nel XVII della Genesi, i quali nomi nei loro Ieroglifici s’interpretano anche in altro modo: Mi-che-le, Quis ut Deus; Gabriele, Fortitudo Dei; Raffaele, Medicina Dei, Uriele, Lux et Ignis Dei; Sealtiele, Oratio Dei, Ieudiele, Confessio et Laus Dei; Barachiele, Benedictio Dei. Oltre i quali nomi, ne troviamo registrati alcuni altri come Raguel, Tubuel, Lauriel, questo il nome dell’angelo Custode suo rivelato a S. Giovanni della Croce (rectius ala venerabile Giovanna della Croce Juana de la Cruz non al santo, il nome dello spirito era Laruel n.d.a}. Però la Chiesa, quantunque ammetta poter essere tali nomi rivelati, e sotto tali nomi venerar Angeli in individuo, tuttavia in quanto a sé riconosce solamente quei nomi che trova registrati nel Sacro Testo.

E però espulse dalla liturgia francese i nomi di Raguel e Tabuel, e volle cancellarli ancora dalle colonne del Tempio di S. Maria degli Angeli in Roma, i nomi colle rispettive immagini dei quanttro Angeli nominati dopo i tre cogniti, ivi collocate dal Sacerdote Antonio Duca, faticatore indefesso perché la Chiesa accordasse un culto particolare ai Sette Angeli.

Ricordiamo poi che nel concilio Romano del 745 si pronunziò sentenza contro l’orazione dell’antico Adalberto, nella quale, dopo S. Michele, si nominavano altri nomi, dichiarando quei Padri ch’essi erano nomi di Demoni e non di Angeli.

Tuttavia, del perché circa questi sette Angeli molti errori sono stati detti, molte belle cose pensate e scritte, commentandosi il Missi in universam terram dell’ Apocalissi, e il Discurrunt in universam terra del Profeta Zaccaria, ne citeremo alcune per semplice erudizione, e perché tornino giovevoli agli intelligenti, protestandoci innanzi tutto col Tritemio, nel libro delle Sette Intelligenze: Confiteor quod in his omnibus, nihil credo, nihilque admitto, nisi quod credit Ecllesia Cathilica.

Alcuni dicono adunque che i sette Angeli governano i sette principali pianeti; così Saturno è governato da S. Michele, Giove da S. Gabriele, Marte da S. Raffaele, Venere da Uriele, Mercurio da Ieudiele, il Sole da Barachiele ela Luna da Sealtiele; e che quindi i sette giorni della settimana sieno sotto la custodia di questi sette Angeli, quantunque con altro ordine disposti, cioè S. Michele per la Domenica, S. Raffaele per il Lunedì, S. Gabriele per il Martedì, Uriele per il Mercoldì, Ieudiele per il Giovedì, Barachiele per il Venerdì, Sealtiele per il Sabato.Da questo governo del gran mondo passando poi al governo del piccolo mondo ch’è l’Uomo, dicono che i sette Angel hanno governo delle sette principali parti del nostro corpo in corrispondenza simpatica coi sette principali pianeti, cioè il cuore col Sole, il Cervello colla Luna, il Fegato con Giove, le Reni con Venere, la Milza con Marte, il Polmone con Mercurio, gli Umori con Saturno. Ma tutto questo è vanita di letterati, e può indurre a fatalismo e ad errori perniciosi, quantunque agli Angeli non possa negarsi anche il governo fisico del mondo e dell’uomo.

Però veri uffizi di questi sette Angeli sono tre e di più alta importanza, e son quelli al certo designati nella Sacra Scrittura. Ivi questi sette Angeli son detti occhi di Dio, e le lampade di lui. Questi occhi di Dio non possono essere altri per noi che i sette Sacramenti, mercè i quali il Signore guarda gli uomini e li fortifica, gl’illumina, gli orna colla sua grazia; sette lampade nei frutti d’essi medesimi Sacramenti, mercè i quali essi Angeli offrono le orazioni degli uomini al Signore, splendide ed ardenti come sette fiamme. Come rilevasi dai geroglifici dei sette Angeli, la distribuzione di essi non va colla distribuzione dei sette Sacramenti; ma ciò non importa essendo questione di parole. S. Michele dunque presiederebbe alla SS. Eucarestia, S. Gabriele al Battesimo, S. Raffaele alla Estrema Unzione, Uriele alla Cresima, Ieudiele alla Penitenza, Sealtiele all’Ordine Sacro, Barachiele al Matrimonio; quantunque questo settimo sacramento la divozione dei fedeli l’abbia affidato all’Arcangelo S. Raffaele, per la storia toccante di Tobiolo e Sara.

Ufficio di questi sette Angeli è pure l’estirpazione dei sette peccati capitali dei cuori degli uomini e l’introduzione delle sette virtù opposte; i sette peccati mortali personificati nei sette demoni cui fu invasa la Maddalena; cioè Lucifero padre della Superbia combattuta da San Michele; Mammon, padre dell’Avarizia combattuta da San Gabriele; Asmodeo padre della Lussuria, combattuta da S. Raffaele; Satana, padre dell’Ira, combattuta da Uriele; Beelzebub, padre dell’ Intemperanza, combattuta da Ieudiele, Laviatan padre dell’Invidia, combattuta da Selatiele; Belfegor padre dell’Accidia combattuta da Barachiele.

I quali santi Angeli estirpati in noi i sette vizii capitali ne eccitano all’Umiltà contro la Superbia, alla Carità contro l’Avarizia, alla Castità contro la Lussuria; alla Pazienza contro l’Ira; all’Astinenza contro la Gola; alla Benignità contro l’Invidia; alla Devozione contro l’Accidia.

Con ciò i sette Angeli sono ministri delle divine misericordie, come quelli che legano i Demoni e sperperano le loro male arti.

Ma quando queste misericordie sono abusate, essi soo i ministri della Divina Giustizia, ed eccoli la habentes septem phiales aureas plenas iracundiae Dei, imboccare la tromba, e versare i flagelli di Dio { Apocal  c 8} : però da Angeli sempre di un Dio misericordioso, del quale è scritto: Itatus es, et misertus es nobis { Salm. 59, v.1} .

E notisi che questi Angeli dapprima suonano la tromba facientes verbum eius, annunziando i castighi di Dio; poi li versano sugli ostinati prevaricatori, ma da guastade d'oro, metallo simbolo di clemenza; vaso poi che ha largo il corpo, stretto il collo, affinchè non copia ma stilla di quei flagelli sugli uomini si versi, come già il Signore stesso disse per  Ezechiele: Stilla ad Africum { C. 20 , v. 46} e S. Girolamo da par suo commenta: Ut non tota ira Dei videatur effusa; sed stillam quaedam et pars. E qui raccomandando la divozione ai sette Angeli della Scrittura, quali si siano i loro nomi e attribuzioni, ritorniamo agli Angeli in genere.