LA VENERABILE MARIA CATERINA BRUGORA (1489 - 1529)

Carmine Alvino

Venerabile Caterina Brugora Benedettina (Milano, 1489 - 19 settembre 1529)


Una ricerca approfondita ancora in atto di completamento

Prima di procedere alla narrazione delle testimonianz relative a questa venerabile milanese, amica e confidente di Arcangela Panigarola, e quindi immersa in pieno ambiente amadeita, dobbiamo purtroppo dire che è stato necessario compiere una inchiesta approfondita e diversificata, in quanto la biografia ufficiale «Vita di donna Maria Caterina Brugora monaca Milanese», di Francesco Ruggieri , edita a Milano nel 1648, risulta completamente scevra, tranne che in saltuarie occasioni di tutte le sue rivelazioni spirituali. La biografia riprende il celebre miracolo della salvazione di un pittore dal lago, e poco altro, con un solo capitolo dedicato all'angelo custode.

Un libro su Federico Borromeo e il suo Philagios, rivela l'episodio mistico di questa venerabile

Risulta dirimente ai fini della nostra indagine invece il testo di Agostino Saba: 

"FEDERICO BORROMEO E I MISTICI DEL SUO TEMPO con la vita e la corrispondenza inedita di Caterina Vannini da Siena Firenze" : L. S. Olschki, 1933. "Appendici" (p. [123]-277): 1. Della vita della madre suor Caterina Sanese monaca convertita, di Federico Borromeo.--2. Corrispondenza inedita di Caterina Vannini mon. conv. di Siena con Federico Borromeo.--Vita di S. Filippo Neri, di Federico Borromeo.

 

Di cosa parla questo scritto ?

Si tratta di un lavoro che ha ad oggetto tanti scritti inediti del gran Cardinale Federico Borromeo  milanese (1564 - 1631),  cugino e successore di S. Carlo .

La testimonianza, ripaortata circa un secolo fa dall'autore Agostino Saba (siamo nel 1933) da nuova luce infatti ad antichi codici, e specialemente ai Codici stessi e ai manoscritti dalla Biblioteca Ambrosiana, raccolti ciascuno e analizzati come essi si trovano catalogati e non  travisati , ovvero censurati o  parzialmente studiati; circostanza che aveva a molti fraintendimenti e false notizie.

Lo stesso editore, nel resto, ci parla delle sorprese, che accompagnarono il suo « primo contatto » con la Biblioteca Ambrosiana ; « sorprese intellettuali », bene inteso ; e che noi bene comprendiamo.

E tali sono veramente le rivelazioni di quel « ricchissimo epistolario di Federico Borromeo e, attraverso a questa vastissima corrispondenza, le relazioni del grande Arcivescovo di Milano con molte umili suore del suo tempo », con quante anime mistiche fiorirono in quei giorni, perfino con penitenti famose, come quella Suor Virginia Maria Leyva, la « Monaca di Monza » del capolavoro Manzoniano, e quella Caterina Vannini di Siena, famosa cortigiana dell'ultimo Cinquecento , e poi convertitasi a santa vita : della quale si conser vano molte lettere autografe allo stesso Cardinale Federico.

Queste « sorprese intellettuali  rivelano specialmente, allo studioso dei Codici, un'operosità inattesa del gran Cardinale, che tante altre accompagnava: l'operosità del biografo, manifesta nelle molte vite edificanti di anime pie, ch'egli lasciò scritte o almeno abbozzate, preziosi manoscritti che bene ci dicono, come il Saba fa osservare, « il temperamento agiografico di Federico Borromeo, e possono essere ancora consultati con frutto » (p. XXIII) .

Allo studioso delle anime invece rivelano molto di più e di meglio : i tesori insospettati di bontà e di pietà, di degnazione e di zelo di quell'uomo apostolico, che in mezzo ad incessanti fatiche e sollecitudini per il governo della vastissima arcidiocesi, non disdegnava, dall'altezza della sua nobiltà nativa, e più ancora della dignità sacra e profana, dallo splendore della sua scienza e della sua fama, straordinaria per quei tempi, di scendere a coltivare le anime anche più umili e nascoste, nei ritiri e monasteri, sia della Città come della Diocesi .

Assai opportunamente il Saba allega nell'introduzione questa testimonianza del primo e più autorevole biografo del Cardinale, il Rivola, su tale particolarissima cura che egli teneva delle religiose, ammonendole altresì con sue lettere, « non per alcun mondano fine scritte, ma sì perchè credeva tal essere il voler di Dio » .

Così il Rivola che mostra di averle ben lette, senza prenderne quella meraviglia e molto meno quello scandalo che parve prenderne il profano moderno, per alcune frasi suggerite a quelle anime dalla loro semplicità e dalla confidenza di figlie che avevano posto nel loro padre spirituale.

L'opera in questione si distingue particolarmente per le lettere di Caterina Vannini, la cui pubblicazione è qui fatta seguire (appendice 28, pp. 193-259) a quella della « Vita » scrittane dallo stesso Cardinale Federico (appendice 18, pp. 125-191 ) .

Oltre alla mistica di Siena poi convertita, il Cardinale scrisse di  tante altre anime di mistiche e di mistici , delle quali si prese cura specialissima e di parecchie scrisse altresì una serie di biografie o « brevi profili » . 

Breve Biografia

Caterina nacque a Milano nel 1489 e fin dalla fanciullezza fu dotata di mistici favori, entrò nel monastero benedettino di S. Margherita, dove si distinse per la santità di vita, per il dono delle profezie e per la saggezza e prudenza dei consigli. Per questo la sua fama varcò le porte del monastero ed i milanesi ricorrevano a lei per avere aiuto e conforto nelle difficoltà, sia pubbliche che private. Il Signore le donò i segni visibili delle cinque piaghe e della corona di spine, che se pur la gratificavano spiritualmente, le procuravano atroci sofferenze. Morì il 19 settembre 1529; la venerazione della quale era circondata in vita, aumentò dopo la sua morte; il corpo venne trasportato nella cappella interna del monastero. Il Signore continuò a privilegiare la sua serva, quando nel 1612 si procedette ad una ricognizione del corpo, questo fu trovato intatto; quindi venne riposto in una bella cassa di cipresso. Il quadro sopra citato la raffigura con tutta una simbologia, che rispecchia lo svolgersi della sua vita; ella è in abito benedettino a mezzo busto con sul capo due corone, una di spine e una nobiliare; nella mano destra sorregge il Cuore di Gesù sormontato dal Crocifisso e nella sinistra appoggiata su un libro, una palma; sul petto i segni delle stimmate al costato; una colomba sulla spalla e sul ripiano un flagello, ricordando le sue penitenze; completa il quadro sullo sfondo, l’episodio del cavaliere Giambattista Pusterla, il quale per intercessione della venerabile Caterina Brugora, sfugge alle truppe francesi, venendo sollevato per i capelli da un angelo, salvandosi così dal campo della battaglia ormai persa.È ricordata nell’Ordine benedettino il 18 novembre, data della traslazione delle reliquie.

Un breve resoconto della Venerabile Brugora, nel sito : http://www.storiadimilano.it/cron/dal1526al1550.htm

Secondo la fonte, nel 1529  Muore a Milano la venerabile Maria Caterina Brugora, nata, sempre a Milano, nel 1489. Il suo corpo incorrotto verrà conservato nel coro delle monache di S. Margherita, oggetto di venerazione popolare. Scrisse le Rivelazioni, conservate all'Archivio di Stato di Milano. Per sua intercessione, Giambattista Pusterla viene salvato da un angelo che lo trasporta miracolosamente oltre un fiume impedendo ad alcuni soldati francesi di ucciderlo. Per ringraziarla, il Pusterla le fa fare un ritratto del quale si conserva copia all'Ambrosiana. Nel 1939 il suo corpo viene traslato nella chiesa del monastero benedettino in via Felice Bellotti 10

Philaghios , five de amore Virtutis libri duodecim . Mediol. 1623.

Le biografie surriferite, sono state consultate per risalire alla pia personalità descritta dal Cardinale Borromeo, nel suo Philagios. Si tratta appunto e come detto di una serie di biografie, tra cui spicca quella della nostra mistica. 

Borromeo parla della Venerabile e dei Sette Arcangeli al CAPO VIII dedicato alle: Beata Cristina  e Maria Caterina da Milano - Proprio la seconda è la Venerabile, Maria Caterina Brugorda suaccennata.  Lo ricaviamo dall'episodio miracolo sel ritratto: wsiste un quadro nella chiesa milanese di S. Simpliciano, della scuola di Bernardino Luini, che ritrae fedelmente la venerabile Caterina Brugora, figlia dei Signori della Pelucca, amata appunto dal Luini e costretta dai genitori a farsi monaca; del quadro stesso esistono varie copie nella Pinacoteca Ambrosiana e presso i discendenti della sua famiglia.

L'episodio narrato nel Philagios al Capo VIII e riportato da Agostino Saba nel suo scritto su Federico Borromeo, alle pagine 28-34 - Le sue visioni, in alcuni passi ricalcano quasi testualmente l'Apocalypsis nova di Amadeo Menez da Silva, {cfr. BONORA, I conflitti della Controriforma, Stefana Quinzani da Soncino, pp.59-103}

Agostino Saba ci dice che il libro ottavo del Philagios è dedicato dal Card Federico a due brevissimi profili : Beata Cristina e Maria Caterina, Vergini Milanesi . La prima vissuta nel chiostro , l'altra nel mondo .  Tutte e due degne di ricordo per l'eroicità delle loro virtù.

Per la Beata  Cristina il Cardinale non accenna a  nessuna fonte , nè son riuscito a trovarne manoscritte , per quanto la ricerca sia stata accurata . D'altra  parte le notizie contenute in appena in quattro pagine , poteva il Biografo averle avute a voce , essendo viva la fama di B. Cristina al suo tempo . Nel 1695 , in Brescia , coi tipi di Maria Rizzardi ,  G. B. Corradino ne scriveva una vita « col costrutto del tempo »  il cui titolo suona : « L'amazzone Sacra ovvero Vita Mirabile Ed Eroiche Virtù  Della  Beata Cristina Semenzi Vergine da Caluisano, Distretto di Brescia, del Terz’ordine di Sant’Agostino » etc. nella quale , il curioso può trovarsi a suo agio. Pare , dalla narrazione , che debba trattarsi della stessa « Amazzone » federiciana. Per Maria Caterina, Federico afferma di aver raccolto le notizie più sicure non da scritti della stessa vergine, ma « da un pio uomo dell’ordine benedettino, il quale pio uomo senza dubbio aggiunse  molto di suo, secondo il costume degli antichi» ,  « che supponevano cosa bella aumentare con la eloquenza e con le loro parole i fatti che dovevan narrare ».  Il codice manoscritto non esiste nell'Ambrosiana , almeno dagli indici consultabili .

Dalla descrizione resa dal Saba, e tratta dal manoscritto del Cardinale risulta chiaro che questa Maria Caterina , è proprio la Ven. Maria Caterina Brugora, sia con riferimento ai tempi, che per via soprattutto dell'episodio del fiume e del suo ritratto mistico.

Maria Caterina vede in estasi i Sette Arcangeli e riceve grandi segreti

Saba afferma che, rispetto alla prima : Maria Caterina è l'estatica per eccellenza. Vide il Paradiso , i Santi , se stessa con abito bianco di Vergine bellissima che beveva il Sangue dell'Agnello .   Visioni simili , nota Federico , sono comuni.  Anche Caterina Vannini di Siena vide se stessa in mirabile visione.  I serafini ,  i cherubini la visitavano ma qualche volta le si  spalancava davanti l'inferno ; caso non comune , afferma il Cardinale , ma rarissimo . La  confidenza con l'Angelo custode era massima . La chiamava : « cara » .  Vide sette angeli davanti a Dio ; sentì Michele e Gabriele in Cielo disputare sulla Redenzione .  Ebbe il dono delle lagrime e vide Gesù piangere mentre lavava i piedi a Giuda . Un giorno Gabriele le rivelò che Egli non venne interrogato da Maria sul suo nome , perché la Vergine conosceva tutti gli Angeli . Lo stesso Arcangelo l'avvertì dell'errore di molti i quali dicono che Maria chiese di non vedere i Diavoli all'ora della sua morte . Questo era contrario alla sua Maestà e la prece sarebbe stata vana . Seppe in un'estasi che attorno a Maria morente ci furono gli Apostoli . ( Federico conosceva già in proposito questa letteratura su Maria Assunta e quindi nota che l'estasi è probabile ) . La Vergine , ( è  la veggente che ce lo dice ) , sta non a destra o a sinistra del Figlio , ma davanti .  Una volta sognò un gran campo di porci , cani , cavalli e simile bestiame : erano , è facile indovinarlo , i poveri peccatori . Nel 1528 Dio gli rivelò che era stanco delle malefatte umane . Una gran croce dalla terra al cielo e dalle braccia che si  aprirono ai due lati del mondo , con mucchi di morti ai piedi , rivelavano le pene dei peccati . La vita di Caterina fu scritta da un benedettino che la infiorò alquanto e Federico non può ripetere tutte quelle notizie. Ricorda solo che prese il velo nel 1504 e morì nel 1529 e fu sepolta nel suo monastero . Giovanni B. Pusterla , cavaliere  e pittore , al quale , combattente in Francia , apparve da viva ( cosa non comune ) per salvarlo nel guado difficile di un fiume , ne dipinse una vivissima immagine , che si poteva allora ammirare .

Visioni di stampo amadeita, sul modello dell' Apocalypsis Nova

Scrive Davide Maddalon, nella sua testi,  che  , allo stesso testo profetico - dell'Apocalypsis Nova -  farà largo riferimento la monaca Maria Caterina Brugora, altra figura di profetessa milanese che, pochi anni dopo la Panigarola, con teorie e intenzioni diverse ma con la stessa forza carismatica, si imporrà nella vita spirituale della città dal suo circolo presso Santa Margherita. Le sue visioni infatti presentano delle analogie strettissime con l'Apocalypsis, che prima di essere un testo profetico e vaticinante rappresenta una summa teologica che riqualifica i racconti apocrifi, legittimandoli all'interno di una coerente visione dottrinale: basandosi infatti su tradizione e fonti inconsuete per la teologia ufficiale, offre soluzioni a dispute aperte e ne pone di nuove.  Le tesi che Amadeo de Sylva sostiene e teorizza nella sua opera sono la base teologica da cui partono le visioni di Maria Caterina: il primo le argomenta, mentre la monaca le utilizza nelle sue estasi come confine spirituale e teologico, premessa al testo. Dalle predicazioni della Panigarola a Santa Marta a quelle della Brugora a Santa Margherita notiamo uno scarto notevole: i toni profetici e apocalittici, legati ad una lettura della precarietà del presente, e le visioni di rinnovamento attraverso la figura del papa angelico presenti nei testi della prima hanno lasciato il posto alla fitta trama teologica venata di intenti polemici della Brugora. Diverso è l'orizzonte storico, in una Milano ormai “appacificata” dal dominio sforzesco (poi spagnolo), diverso l'ambiente spirituale a Santa Margherita, che non si intreccia più con i destini politici e con l'ambiente teologico francese, diverso il peso della dottrina ufficiale sulla vita spirituale del monastero e dei laici che attorno ad esso ruotavano. Permane comune però il senso di una fede basata sul mistero e sulla mistica rivelazione di segreti ad una classe di eletti; permane un desiderio di ricerca di una chiave di lettura della realtà ricavata dai testi sacri, condotta da uomini di cultura come l'Isolani attraverso una raffinata ricerca teologica e in modo più popolare dai testi della Brugora o dall'opera del pittore Bernardino Luini, che affresca la cappella del convento di Santa Maria della pace (ciclo di affreschi riguardante la vita di Giuseppe e della Vergine) e la chiesa di santa Marta (voluta dalla Panigarola e pagata con le elargizioni francesi) dove colloca una pala d'altare nota come l'Annunciazione di Brera: in entrambi i lavori non vi è traccia dell'iconografia tradizionale ma chiari segni di elementi tratti dall'Apocalypsis62 . Dalle aule romane dove mezzo secolo prima, sotto Papa Sisto IV, si erano svolte «giostre» e «ludi teologici», sino agli ambienti religiosi che nella Milano del primo Cinquecento alimentavano le loro attese profetiche attraverso la lettura dell’Apocalypsis, gli stessi argomenti dottrinali sembrano fornire in egual modo materia di discussione e di devozione: nella cornice delle guerre d’Italia e dei fermenti apocalittici che le accompagnarono, i contenuti «alti» di una cultura specializzata di matrice universitaria e curiale, venivano a Milano elaborati da monache e frati appartenenti ai conventi cittadini.63 Sia i teologi ufficiali, sia i laici milanesi dei circoli spirituali sembrano convinti che l'interpretazione del segno e il passaggio dalle verità occulte a quelle manifeste fosse snodo cruciale della vita del cristiano. Elena Bonora, nel contributo già citato, sostiene che nell'opera della Brugora l'interesse per gli apocrifi e lo spiritualismo servissero principalmente a segnare una classe di appartenenza a un circolo elitario: Era a questo punto che avevamo avanzato un’ipotesi: che questa eredità spirituale le cui radici affondavano nei fermenti profetici del primo Cinquecento e nelle accese polemiche teologiche del secolo precedente, cominciasse nelle visioni della monaca benedettina [la Brugora] a stemperarsi e a essere percorsa da ben altre tensioni; che quella teologia del particolare concreto e le verità tratte dagli apocrifi vi fossero restate non tanto per ribadire determinate condizioni sul piano dottrinale, ma per segnalare l'appartenenza a un gruppo e a un'esperienza religiosa all'interno dei quali l'esoterismo e la comunicazione elitaria andavano appropriandosi di nuovi contenuti e prendendo inedite direzioni.64 Nella seconda parte dell'opera della Brugora il tema principale diventa quello della salvezza e dell'elezione perfetta che sostituisce le scene ispirate a disquisizioni teologiche, focalizzata diventa infatti l'immagine della redenzione e del sacrificio di Cristo: la salvezza è un percorso fatto di ascesi e purificazione dal peccato e dal mondo sensibile cui giungono pochi eletti. Le ultime pagine dell'opera della Brugora si rispecchiano coerentemente in Della cognitione et vittoria di se stesso (1531) di fra Battista da Crema, che indica come “violentare il corpo e la mente” per raggiungere quel “giusto odio di se stessi” che “trasforma gli affanni in allegrezza”65: l'immagine del milites Christi che combatte e muore per giungere all'elezione e alla pace spirituale è identica nelle pagine della Brugora. Ma se nell'opera di quest'ultima l'ascesi e il martirio personale sono sufficienti per la perfezione dell'anima, Battista da Crema introduce anche l'obbligo del proselitismo, poiché per farsi più simili a Cristo è necessario condurre le anime degli uomini verso il percorso della salvezza, sull’esempio del figlio di Dio. 

Stiamo cercando di individuare una fonte diretta, come quella che segue:

  •  Volume imperfetto in cui sono descritte moltissime visioni, e contemplazioni della ven. donna Ma. Caterina Brugora, Archivio di Stato di Milano (=ASM), Fondo di religione, monastero di S. Margherita, b. 1915, f. 9v.