CLAUSOLE DI TB 3,16

Studi, ricerche, ricostruzione fonti

Avv. Carmine Alvino


CLAUSOLA DI TOBIA 3,16 - SENSIBILI VARIAZIONI A CONFRONTO 

eccellenza di Raffaele, nella versione del Codice GI (Alessandrino / Vaticano).


  • TOBIA 3,16 - καὶ εἰσηκούσθη ἡ προσευχὴ ἀμφοτέρων ἐνώπιον τῆς δόξης τοῦ μεγάλου Ραφαηλ;
  • In conspectu Gloriae Magni Raphaeli - Versione latina del codice Alessandrino di Tb 3,16 riportata da Andres del Pozo in "Exortaciones a la devoción al Santo Angel de la Guarda", ed. 1708, capitolo "Nobleza de Rafael" pag.  256
  • La preghiera di entrambi fu accolta davanti alla gloria del grande Raffaele - CEI 2008

  • L’aggettivo μεγάλος (megálos) deriva dalla medesima parola μέγας (mégas) utilizzata da Teodozione e dai LXX per descrivere l’eccellenza di San Michele in Dn 12,1 { Μιχαηλ ὁ ἄγγελος ὁ μέγας secondo i LXX ;  Μιχαηλ ὁ ἄρχων ὁ μέγας secondo Teodozione}  e significa grande – eccellente, massimo.

Nella clausola di Tob 3,16 i testimoni greci del testo (G I e G II) propongono due lezioni molto diverse, perchè mentre nella versione della CEI che segue il codice sinaitico, si dice che: "In quel medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti alla gloria di Dio", nella versione dell' Alessandrino Vaticano della medesima clausola:  "la preghiera di tutti e due fu accolta davanti alla gloria di del Grande Raffaele! ".

  • Più che legittimo, perciò, interrogarsi se tale divergenza dipenda dal fatto che ciascuna di esse supponga un archetipo semitico diverso rispetto a quello dell’altra, o se essa sia nata da una svista o da una libera interpretazione del traduttore greco.
  • Purtroppo i testi qumranici non sono d’aiuto, dato che il passo non è attestato in nessun frammento dei cinque manoscritti quattro scritti in aramaico e uno in ebraico). (Cf. J.A. Fitzmyer, "Tobit," In M. Broshi et al. (eds.), Qumran Cave 4, XIV: Parabiblical Texts, Part 2 (DJD 19), Oxford: Clarendon Press, 1995, pp. 13-14; K. Beyer, ATTM. Ergänzungsband, Göttingen: Vandenhoeck & Ruprecht 1994, p. 137; F. Garcia Martinez - E.J.C. Tigchelaar (eds.), The Dead Sea Scrolls Study Edition, I, Leiden: Brill, 1997, pp. 384-385; 396-397).
  • Il problema esegetico viene quindi circoscritto alle recensioni greche, in particolare consiste nel valutare se sia più attendibile la lezione del GI (che si basa sul Codex Vaticanus e sull’Alexandrinus), cioè τοῦ μεγάλου Ραφαηλ, “del grande Rafael”, o quella del GII (fondato sul Codex Sinaiticus e sulla Vetus Latina), cioè τοῦ θεοῦ,“di Dio” Cfr. R. Hanhart, Tobit (Septuaginta. ), Göttingen: Vandenhoeck & Ruprecht 1983, p. 85a.b).
  • Bisogna quindi interrogare gli apparati critici, dove si annotano (ibid., p. 85b, n. al v. 16) anche le varianti del testo riportate da alcune forme della VL, cioè summi Dei (ripresa anche nella Vulgata) e Domini, che sono quindi a sostegno della lezione del G II.
  • Secondo l'opinione a noi offerta dall'esimio prof. Giancarlo Toloni, massimo esperto insieme a Marco Zappella, dell'argomento tobiologico, attualmente la critica propende in gran parte in favore della prossimità del G II all’originale semitico, piuttosto che del G I (più accreditato in passato, per la verità), ma pensiamo che in punto di Tb 3,16 vi sia stata una scleta teologica volta ancora una volta ad eliminare il riferimento alla possanza di uno dei Sette Spiriti, mancando il sostrato conoscitivo - dottrinario sottostante