ARCANGELA PANIGAROLA (1468 - 1525)

Studi, ricerche e approfondimenti

Avv. Carmine Alvino


Madre Arcangela Panigarola

(1468 - 1525)

Come Maria Lataste, anche la monaca Arcangela Panigarola fu portata dai Sette Arcangeli in estasi innanzi al Trono.  Si tratta di una straordinaria mistica del sec. XV/XVI,  priora del Monastero di Santa Marta dell'ordine di Sant'Agostino, dotata di spirito di profezia ed inserita all’interno di un contesto di rinnovamento spirituale della Chiesa Cattolica.  

Nata probabilmente alla fine del XIV secolo, la Confraternita dell'Eterna sapienza in Santa Marta comprendeva amadeiti del convento della Pace, domenicani di Santa Maria delle Grazie, vescovi francesi ed italiani, patrizi milanesi, membri del Capitolo del Duomo, monache di Santa Marta, donne laiche, che attendevano la riforma morale della chiesa, basandosi sull'Apocalypsis Nova, testo redatto dal Beato Amadeo.  

La confraternita era di tipo devozionale e svolgeva attività caritativa.

La direzione spirituale era affidata alla badessa di Arcangela Panigarola. Alla sua morte la confraternita, legata alla politica francese, si sciolse.

In una prima visione che si legge a pag. 294  della Vita[2] scritta di propria mano da Arcangela, si apprende:

«Ma nella solennità del Corpo del Sig. N.,  dopo aver fatto un fervente apparecchio , più cose le furon dimostre degne di memoria. Rapita fuori di se la notte innanzi sentì cantare dolcemente gli Angioli Assistenti al Trono di Dio» .

In una seconda visione che si legge a pag. 316/317, si apprende quanto segue: «…fu invitata dall’Angelo fino alla festa dell’Assunzione di essa, e fu portata in spirito al sepolcro di Lei attorniato da ogni parte da Spiriti Celesti. Quivi udì un Angelo ricercare dolcemente una viola e cantar insieme quello della Genesi: “Tenebra erant super faciem abyssi”. Spiegò poi l’Angelo all’anima predetta , come Adamo ed Eva avevano sparse le tenebre del peccato sopra la terra, e il Sig. Dio fece la Luce, che è Maria, la quale dividendo le tenebre, cioè i peccatori dagli Eletti, illuminò questi e lasciò perire quelli. In questo mentre udì a sonare alto una Tromba, e proferirsi queste parole : “Omnia gentes Servient Ei”, in quel dire apparve il Figlio di Dio vestito di sole, che tutti adorarono col volto a terra. Incominciò di poi S. Michele sopra la tomba di Maria a recitare le sue laudi, e dopo di lui S. Gabriele, e per ultimo Cristo medesimo, al cui parlar divino tutti quegli spiriti, che erano presenti con gli apostoli e i discepoli rimasero estatici. Finito il parlar di Cristo, il sepolcro di Maria risplendette di un chiarore così grande, che ne svanì la vista di esso. E ritornò l’anima ai propri sensi. Accostatasi di poi ella all’Angelico Comizio si ritrasse in cella ad orare, ed in quello fu portato il suo spirito in Cielo ove vide la Vergine Maria , adorata da tutti i Celesti, essere collocata alla destra di Cristo in Trono di Maestà. Giunse intanto fino al Cielo il grido delle anime trattenute in Purgatorio, risuonando l’Ora pro nobis. E la Vergine supplicò il suo benedetto Figliuolo per la liberazione di quelle che a Lei erano state più devote.

E fu tosto mandato al Purgatorio S. Michele con una folta schiera di Angeli ai quali era stata commessa la cura di quelle anime essendo in vita, e ne condussero alla felicità del Paradiso una quantità grande.

Furono nel medesimo tempo inviati i Sette Angeli assistenti al Trono di Dio ai Dannati per accrescere la loro maledizione, la loro pena, in castigo dei sette peccati mortali … ».

Durante una Terza Visione che si legge a pag. 333 e ss, la Panigarola fu infine letteralmente trasportata innazi al Trono Divino :  «…In un altro giorno pur dedicato ad onore d’Ognissanti, rapita Arcangela al Cielo  vide un infinito  splendore, che l’abbagliava, ed era il Trono di Dio. Innanzi ad esso erano ventiquattro vecchi con i quattro evangelisti, continuavano insieme i Santi Innocenti, i quali facevano teatro a quell’Immenso Splendore. Sopravvenne appresso il Signor. Nostro vestito di carne troppo più luminosa del Sole, e portava una sopravveste tutta tempestata di Gemme, in cui erano scritte quelle parole Rex Regis Sacerdos in Aeternum, con nome dei suoi eletti.

Innanzi al Salvatore andavano i Sette Angioli che stanno nel cospetto di Dio, e ciascun d’essi aveva uno strumento della Redenzione nostra, chi la Corona, chi i Chiodi e chi la Spugna, S. Giovanni aveva la lancia e S. Michele la croce …  » .