MONS. TOMMASO BELLOROSSO O BELLORUSSO (1476 - 1539)

Prima pagina dell'opus_manoscritto X.G.5.
Carmine Alvino

Traduzione, ricostruzione e ricomposizione del testo

Avv. Carmine Alvino


IL MISTICO SCOPRITORE DELLE SACRE IMMAGINI E AUTORE 

DELL' OPUS DE SEPTEM SPIRITIBUS


CHI E' TOMMASO BELLOROSSO ?

  • Protonotaio apostolico, canonico, teologo, scrittore, Bellorusso è nato ca. 1475-6 a Palermo. Giunse a Roma probabilmente alla fine del 1493 o all'inizio del 1494, dove studiò con Pomponio Leto. In seguito divenne segretario dell'arcivescovo di Reggio, Pietro Isvaglies, che fu nominato cardinale il 25 settembre 1500. Verso la fine del 1500  accompagnò il suo datore di lavoro in Ungheria, dove rimase come amministratore della diocesi di Vezprem fino a ca. 1512. Dopo il suo ritorno in Sicilia ottiene, tra gli altri, la carica di vicario dell'arcivescovo di Palermo, cardinale Francesco Remolino, e nel 1532 della diocesi di Monreale. Morì nel 1539 (testamento datato 16 ottobre).

OPERE

Tra le sue opere ricordiamo:

  1. Opus de Septem Spiritibus (1535),
  2. Tractatus de duabus Madalenis (c. 1520/35),
  3. Vita S. Angeli martyris Carmelitani (1526/7, Jotischky 2002, 192 n.9),
  4. Vaticinia de Christianae Reipublicae afflictione ac dein consolatione (1527).

 


L' OPUS DE SEPTEM SPIRITIBUS CONDIZIONATO DALL' EQUIVOCO SULLO PSEUDO DIONIGI

  • L’opera in questione, presenta saltuariamente numerose siglature e interi paragrafetti dattiloscritti, aggiunti dall’autore in un secondo e terzo tempo durante , probabilmente l’attività di riscritturazione e rielaborazione dell’opera. 
  • Queste aggiunte, molto spesso, risultano essere completamente incomprensibili rendendo non solo estremamente farraginosa, ma addirittura ostacolando completamente la traduzione.
  • Abbiano dunque deciso di non includere queste notule all’interno della presente traduzione, a meno che le stesse non risultino comprensibili. 
  • A tal fine , inseriremo comunque un riferimento onde indicare al lettore la presenza di tale aggiunta.
  • L’opus de septem spiritibus, basa tutta la prima parte su un gravissimo equivoco che segna il tentativo di Tommaso Bellorosso di spiegare perché la Gerarchia Celeste di ps.Dionigi Aeropagita, creduto all’epoca del Bellorosso il vero santo ateniese del primo secolo, non avesse dedicato nulla ai Sette Arcangeli.
  • Questa clamorosa lacuna, secondo l'autore, dovrebbe essere colmata dal tentativo di veder nascosto il sacro gruppo all’interno di detta opera, per via di una presunta Disciplina Arcani, che vorrebbe celare allo sguardo dello sprovveduto lettore l’alta conoscenza dei Sette Divini Assistenti.
  • Tale tentativo, è però clamorosamente fallito, alla luce delle scoperte di Hugo Koch e Joseph Stilgmayr, i quali appurarono con notevole probabilità, soltanto nel XIX secolo  che l’autore dell’opera Coelesti Hierarchia, - ritenuto pure un grande falsasio! -  non era il vero San Dionigi, convertito da San Paolo all'Aeropago di Atene,  ma uno gnostico esoterista del VI secolo, adepto di Proclo e del Teurgo Giamblico, fautore della c.d. Teurghia o magia sciamanica, parola peraltro presente in ogni dove pure nel testo delle Gerarchie. 
  • Questo sistema,  pesantemente inficiato dalle dottrine triadiche di Proclo, e dall’enneade teologica di Giamblico, struttura un sistema tripartito,in cui viene a mancare il sacro settenario numerologico.
  • Tale carenza, da attribuirsi alla confusione sull'identità dell'autore dell'opera dionisiana, ritenuto un santo e maestro della Disciplina Arcani, quando non era così, va dunque ad inficiare ogni tentativo di veder celata nell’opera dionisiano – tomistica la conoscenza dei Sette Divini Assistenti, senza forzarne enormemente il significato teologico che non è prettamente cristiano.

RAPPORTI TESI CON ANTONIO LO DUCA ? I DUE SCOPRITORI SI IGNORANO RECIPROCAMENTE

  • La scoperta delle sacre immagini di Palermo, generò  presto una disputa, mai apertamente conclamata, ma sicuramente evidente,  tra le figure di Antonio lo duca e Tommaso Bellorosso, il primo fedele al Papa, ed il secondo all’imperatore Carlo V.
  • Tommaso, dopo la scoperta delle sacre immagini nel 1516, nel suo “opus de septem spiritibus” non fa mai cenno alla figura di Antonio lo Duca; dal canto suo, il sacerdote di Cefalù, ebbe infatti il demerito di portare il culto angelico a Roma, per farlo apparovare in qualche modo dalla Santa Sede, in quegli anni, vero e proprio avversario politico e militare degli asrburgo.
  • Nel 1527, infatti, approdò nella Città Santa, proprio mentre in Lanzichenecchi di Carlo V° tenevano la città sotto scacco e dovette richiudersi tra le mura di Castel Sant’Angelo.
  • Eppure Antonino Mongitore  nella sua “Istoria del ven. monastero de' sette angioli nella città di Palermo”, ci parla di Antonio lo Duca, spiegando che: « Prima di passare avanti , non devo lasciar sotto silenzio la memoria di due Uomini egualmente dotti  e pii , che infiammati nella divozione di quest Sette Gran Principi, promossero mirabilmente il loro culto appresso a' popoli , e Principi d'alto riguardo · L'un di essi fu Tommaso Belloroso Palermitano: l'altro fu Antonio lo Duca Cefalutano …  Non fu men fervente il primo Cappellano, e Beneficiale della Chiesa Antonio lo Duca. Fu egli nativo della Città di Cefalù , e divotissimo de Sette Angioli , de' quali ne scrisse  un’ un'operetta, per promover ne cuori de' Fedeli la lor divozione. Nello stesso anno, che fu eletto Beneficiale di questa Chiesa si portò in Roma; ed ivi studiandosi di propagar la venerazione de' Sette Angioli, dopo incessanti, e gravissime fatiche, operò, che le Terme di Diocleziano si convertissero in Chiesa, dedica ta al culto de' Sette Angioli, come seguì nell' anno 1551 ».
  • Sul punto, è interessante quello che dice il prof. Federico Martino , nel bellissimo articolo: «Per La Storia Degli Autografi Di Tommaso Bellorusso», il quale rimprovera ad Antonio lo Duca, un certo grado di furbizia: «I rapporti di questo sacerdote di Cefalù con Bellorusso meriterebbero di essere meglio indagati. Abbiamo la sensazione che, senza tacere il ruolo svolto dal suo più anziano protettore nella “invenzione” del culto angelico, il Duca tenda a ridurne, se non ad annullarne, l’importanza. Citiamo solo due esempi. È difficilmente credibile che Antonio, in costante contatto con Tommaso per lunghi anni, non sapesse che i nomi degli angeli rinvenuti erano quelli contenuti nella «Apocalypsis Nova» del Beato Amadeo, ripetutamente citata nell’«Opus» (ms. X.G.5, cc. 51v; 88v; 89v; 90r; 93r; 103r; 105r), e asserisca, invece, di averlo appreso a Roma, verso il 1530-1532, dal cardinale Antonio del Monte (Catalani, Historia dell’erettione cit., p. 46). Inoltre, il suo biografo rivendica al Duca il merito di aver correttamente interpretato la profezia secondo la quale il culto dei sette angeli sarebbe stato ripristinato quando «la mitra» avrebbe «veduto per lo vetro», cioè al tempo di Leone X, obbligato dalla miopia ad un uso costante degli occhiali (Catalani, Historia dell’erettione cit., p. 45). Sappiamo, invece, dall’«Opus» che la “rivelazione” venne fatta a Bellorusso da un tale Bartolomeo, pisano, solito recarsi a pregare nella chiesetta dove fu scoperto l’affresco (ms. X.G.5, c. 3v). Peraltro, merita di essere sottolineata la profonda diversità tra i due personaggi: uomo colto e dotato di tendenze speculative il protonotario apostolico, modesto sacerdote, preoccupato quasi esclusivamente degli aspetti liturgici, il Duca».
  • Sta di fatto, che le orazioni contenute nel testo “septem principibus angelorum orationes cum antiquis imaginibus” edito a Roma, Venezia e Napoli, da Antonio lo Duca, sono identiche, con qualche piccola variazione e correzione, a quelle presenti, come ci è dato osservare nella terza parte dell’ “opus de septem Spiritibus”, nelle quali invero, manca l’antifona a San Michele.
  • Ciò fa sospettare che i due personaggi, ovvero il siculo Tommaso e il romano Lo Duca, si siano effettivamente divisi.

PROEMIO (MS.X.G.5)

(tradotto integralmente )

  • Iniziamo l’ ardua ed inaudita opera sulle celesti e altissime Sostanze,  la cui conoscenza supera di molto le labili forze dell’intelletto umano e sebbene il divino dottore Aeropagita abbia composto quel famoso volume angelico denominato : «Della Gerarchia Celeste», nondimeno egli candidamente riconobbe che lo stesso fosse stato spiegato sotto ogni aspetto, soltanto in minima parte, e ciò grazie (solo) all’abilità del suo intelletto ed a quanto poté cavar fuori dalle Sacre Lettere; cosa che dichiarò nel capitolo primo della «Gerarchia Ecclesiastica», mentre in calce all’ultimo capitolo della «Della Gerarchia Celeste», scrisse queste cose: «Che se tu mi obietti, o Timoteo, che io non ho fatto menzione di tutte le virtù, funzioni e immagini che la Scrittura attribuisce agli Angeli, io risponderò confessandoti il vero, che cioè in certi casi avrei avuto bisogno di una scienza che non é di questo mondo, e di un iniziatore e di una guida; e ti dirò anche come certe spiegazioni che io ometto siano implicitamente racchiuse in ciò che ho spiegato. Così ho voluto nel tempo stesso e serbare in questi discorsi una giusta misura ed onorare con il mio silenzio le sante profondità che io non posso scandagliare».
  • Da queste parole del divino padre deduciamo che, non poche cose riguardanti quei segreti celesti,  fossero state volontariamente avvolte nel silenzio!
  • Ciò infatti venne proibito per comandamento divino, affinché qualcuno non indagasse quelle cose che sono sopra di noi o che di gran lunga superassero i nostri meriti, così come lo stesso divino dottore insegnò in modo ancor più perfetto, alla fine del terzo capitolo dei «Nomi Divini», mentre  al pio Timoteo, nel Capitolo Secondo della Gerarchia Celeste, concesse questi ammaestramenti, affinché non rivelasse a tutti le cose che sono sante e arcane, dicendo: « Come dicono i sacri oracoli, non bisogna gettare ai porci lo splendore così puro e la bellezza così splendida delle perle spirituali».
  • E questo comando, lo apprese dalle medesime parole di Cristo, nel capitolo VIII° di Matteo, che spesso scuoteva lo spirito del divino padre,  come anche richiamò spesso alla mente del medesimo Timoteo, lo stesso comando all’inizio di ciascun libro della Gerarchia Ecclesiastica, dei Nomi Divini e della Teologia Mistica, affinché le cose della divina filosofia e della dottrina sopracceleste che sono nascoste, non le comunicasse a chicchessia, a destra e a manca e senza discernimento, e qualora le avesse rese pubbliche, comunicasse oralmente, e non invece per iscritto, solo a quelli più perfetti.
  • Così come peraltro era già praticato dagli apostoli, soprattutto con riguardo a quelle altissime e celesti sostanze, e come anche il divino Aeropagita afferma nel Primo Capitolo della sua Gerarchia Ecclesiastica, e lo insegna apertamente dicendo: «Noi diciamo che siffatti oracoli, quanti sono stati tramandati dai nostri divini iniziatori, sono molto venerabili e altri oracoli furono misticamente tramandati dagli stessi santi dottori mediante un'iniziazione più immateriale e in certo qual modo già vicina alla gerarchia celeste da intelligenza a intelligenza mediante parole, sensibili sì, ma tuttavia più immateriali perché fuori di ogni scritto. Ma neppure questi oracoli i nostri vescovi ispirati da Dio non li hanno tramandati alla comunità dei fedeli con pensieri scoperti, ma sotto forma di sacri simboli; infatti non tutti sono santi, dice la Scrittura, né è di tutti la possibilità di intendere».
  • Ecco come, mentre questa straordinaria testimonianza del divino padre, discepolo e allievo degli apostoli, scuote tutte le assurdità e le follie degli eretici polacchi  e dei più vili e putridi seguaci dell’eretico Martino sui sacri misteri e sulle cerimonie dei sacrosanti sette sacramenti della Chiesa; le cose che sono contenute nel libro della Gerarchia Ecclesiastica, dal momento che promanano dalla dottrina e dai libri teologici di detti apostoli, dai quali il divino Aeropagita dichiara di essere stato istruito,  rappresentano al contrario la sacra scrittura che promana dalla dottrina del sommo e primo dottore, che è Cristo ricordiamo che solo nel 1800 si dimostrò l'erroneità di questa attribuzione.

Ma ritorniamo alle cose da cui siamo partiti.

  • Siccome , dunque,  questa conoscenza di quelle primarie Sette Virtù  che assistono innanzi al Trono di Dio  era  rimasta ignota fino ai giorni nostri, ciò costituisce per noi segno inequivocabile che il divino padre (Aeropagita), abbia ossequiosamente taciuto su ciò che fosse rimasto arcano, nascosto ed oscuro delle cose divine; ma se questa sacra conoscenza sia da venire – infine -  alla luce proprio in questo secolo, essa lo sarà per tutto il mondo, grazie al soffio del Divino Fattore, come speriamo.
  • Né deve stupire gli uomini dotti che, questo Arcano Consesso e Sacrosanto Senato di quelle Eminentissime Virtù e del loro numero che assiste innanzi a Dio sia stato celato  da ogni parte in modo così segreto ed oscuro , dal momento che, non senza divina disposizione, sembra esser stato nascosto fino a questo tempo, per ordine divino: così dimostreremo più chiaramente in questo libro.

Sebbene tutto il libro della Gerarchia Celeste sia rifornito di documenti e di manifestazioni delle altissime Virtù che si trovano innanzi all’ingresso  del Trono di Dio e sebbene fino a questo punto nessuno sia riuscito a penetrare o ad innalzarsi fino alla vera conoscenza di quelle medesime cose, certo non voglio arrivare ad asserire che, in modo del tutto sconveniente, non essendo stato percepito questo eminentissimo e ancor più Sacro Ordine degli Eccelsi Spiriti che sovrastano su ogni Gerarchia, l’opera gerarchica del divino Dionigi non sia mai stata perfettamente compresa  se per di più  il predetto Ordine, più sublime e più sacro di tutti, è davvero l’apice delle Sostanze Celesti.

  • Né risulta discordante se il mio piccolo ingegno venga innalzato pertanto a tale altissima conoscenza, dal momento che trascorremmocon impegno almeno tre decenni di lavoro su questa desiderata indagine dei Primi Principi del cielo,  alla conoscenza dei quali giungemmo, tuttavia, grazie al nostro affetto verso l’autore di quelle predette cose celesti e verso i medesimi divini Principi Assistenti, così come lo stesso angelico dottore [Dionigi]  , in modo meraviglioso, confidò e confessò nel primo capitolo della Gerarchia Ecclesiastica, dicendo: « Ad ogni sacra funzione vi è un fine comune: l'amore continuo di Dio e delle cose divine che si esplica santamente sotto l'ispirazione divina ».

Inoltre le vie del Signore per mezzo delle quali egli provvede a manifestare le sue ineffabili opere, sono inaccessibili, così come l’Apostolo (Paolo) insegna ai Romani. 

  • E di questo io stesso posso raccontare moltissimi esempi dal momento che da giovane, lasciata  la mia patria siciliana con l’intenzione di impegnarmi negli studi, giunsi a Roma nella cui scuola ho trascorso parecchi anni.
  • Di poi, essendo divenuto lo scrivano privato del Cardinale Pietro Reghini, fui controvoglia condotto nella bassa Ungheria dal medesimo Cardinale, inviato li come legato del Pontefice Massimo Alessandro VI°, per la guerra contro i Turchi, i quali reclamavano per sé, con la forza delle armi, Lepanto, Modone e Corone, città del Peloponneso , dal dominio dei Veneti.
  • Passati poi tre anni, poiché il delegato volle andare via da quel luogo, mi costituì, sebbene contro la mia volontà,  suo vicario e rettore della insigne Chiesa di Veszprém , dove il principale tempio è dedicato al divino Michele e che io restaurai e adornai , per quanto mi fu possibile, eleggendo quale mio difensore , il santo patrono del detto tempio.

Infine, forzato a stare li per dieci lunghi anni, tornai a Roma e li, passato ancora un biennio, malvolentieri, feci ritorno sul suolo palermitano, dove al di là di ogni  aspettativa trovai un inestimabile tesoro celeste!

  • Difatti, nelle vicinanze della casa dove sono nato, esiste un vecchio tempio dedicato al Principe S. Michele presso il quale, da bambino, ero solito entrare, ma né io, né nessun altro, aveva trovato in quel tempietto qualcosa degno di memoria, se non quando giunse il tempo predisposto da Dio. 

Infatti, mentre facevo le veci dell’Arcivescovo di Palermo, Cardinale Francesco Sorrentino, e avendo assegnato, ad uno dei lati di detto tempio, abbandonato oramai da tutti, un maestro di musica per insegnare ai giovani chierici imperiti * si tratta di Antonio lo Duca, che il Bellorosso non nomina quasi mai se non indirettamente,  un giorno, accompagnato da due persone, uno canonico l’altro invece esperto di diritto divino e umano, entrai nel tempio, colmo di putredine e umidità e straordinariamente tetro, rimasto forse così da circa vent’anni, mentre reggeva la Chiesa Romana Leone X°, dove, avendo spinto avanti i miei compagni, scoprii una storia certamente vecchissima e arcana, scaturente da un’ ambiente  di segretissima teologia e  dipinta li da circa duecento anni , dei  Sette Primi Principi che stanno  innanzi al Trono di Dio che  ritengo, fino a quel momento non si fosse mai veduta in tutto il mondo cristiano, e così neanche mai da me scorta o esaminata in precedenza.

  • Mi sentii pertanto infiammato da un certo divino ardore per iniziare a rendere manifesto a tutto il popolo,  siffatto Sacrosanto Consesso di Sette Eminentissimi Angeli di Dio,  e diedi perciò ordine ché detto tempio ottenesse un aspetto migliore, e dalle sacre lettere ricavai esistere molti segreti celesti in onore degli stessi, in ciò aiutandomi  i medesimi Angeli e subito dopo Dio Stesso, nonchè  un’ ammirabile lode di somma maestà nei loro confronti e pertanto mi sforzai per quindici anni sulla difficilissima lezione di S. Dionigi con riferimento  ai celesti Cori dei Santissimi Spiriti al fine di verificare se si potesse ricavare questo settiforme principato tra quelle potenze celesti ed infine, aiutato dalla forza divina, non tanto vi cavai fuori  il suddetto santissimo  ed eminentissimo consesso angelico , ma imparai invece che tutta quanta quell’opera gerarchica era stata per la maggior parte diffusa per rendere manifesti i suddetti sette sommi Angeli di Dio e i loro offici e le loro eccellenze al di sopra di ogni Gerarchia * anche questa asserzione è opinabile atteso che le recenti scoperte del och e dello Styglmayr confermano che il "divo" Dionigi non avesse minimamente riflettuto sulla presenza di un settenario spirituale all'interno di un sistema di triadi ed enneadi provenienti dal pensiero procliano.
  • Per questa ragione nessun teologo contestò apertamente la divina opera della Gerarchia Celeste del beato Dionigi fino a quando non fosse stato correttamente compresa, anzi  le cose ignote superano quelle conosciute.
  • Ma qualcuno potrebbe domandarsi: a che scopo è servita quella narrazione delle mie peregrinazioni ed infine dei miei rimpatri in patria dopo ventun’ anni: mentre la mia volontà sempre si opponeva?  
  • Da questa parte, senza dubbio, ho raccontato affinché il lettore percepisca che le vie del Signore sono insondabili e che io fossi stato ovunque protetto  dai medesimi Santi Angeli, mentre rimanevo o in Pannonia o  nella Città Santa, quasi che dovessi scegliere, oltre a numerosi pericoli superati per volontà divina, di esser privato della vita per mano dei Turchi che stavano per conquistare il Regno della Pannonia, ovvero piuttosto che non trovassi scampo ai micidiali crociati di quel germanico furore che aveva depredato l’ Urbe; ma ignaro di tali pericoli e protetto dalle insidie di questi nemici, sostenuto da angelica assistenza, ne venni fuori sano e salvo al fine di vedermi conservato intatto questo tesoro celeste, in modo da così procurare vantaggi incommensurabili  per  tutta la Chiesa universale cristiana.

E benché non si debba dubitare che nella mente divina fosse stato prestabilito il tempo esatto di questa celeste ed arcana conoscenza dei Sette Governatori del genere umano, allorquando queste santissime potenze, rimaste ignote, sarebbero dovute venire in luce, e dal momento che tutte le cose che sorgono in modo imprevisto, in determinati secoli, sono state prevedute in quell’ eternità del Sommo Creatore, nondimeno, un certo uomo timorato, chiamato Bartolomeo, nobile pisano, che pregava volentieri in quel tempietto, interrogato da me sul motivo per il quale ardeva di una così grande devozione verso questi Sette Angeli, mi rispose di avere, non so che grande profezia sul  tempo e sulla futura festa di celebrazione dei Sette Principi degli Angeli , ma non mi rivelò  l’oracolo da dove giungesse, ma aggiunse: « Fino ad oggi ciò mi è stato nascosto ed oscuro, ora invece mi è chiaro, dal momento che essa rivelava che questi Sette Angeli che stanno innanzi al Trono di Dio si sarebbero dovuti rivelare  in quel tempo in cui la Mitra guarderà attraverso un vetro, e la prima, cioè la mitra appartiene al Sommo Pontefice – ora infatti governa la Chiesa romana, Leone X°, che non poteva veder nulla senza l’ausilio di un vetro oculare – e in questo tempo sono iniziate ad esser fatte pubbliche solennità». Audacemente affermava che già fosse giunto il tempo previsto della somma venerazione di questi Sette Angeli e dichiarava di esserne così tanto certo, come già li vedesse essere effigiati in modo duraturo, con le insegne dei loro più arcani misteri.

  • Ho voluto prenarrare queste cose all’inizio di quest’opera, e premettere questa medesima affrescata storia angelica, affinché quando dovrò fare menzione della stessa,  non sia necessario nuovamente rammentarla.
  • Ma,  proprio a causa del fatto che gli  stessi si trovino in modo speciale innanzi alla Divina Maestà, ispirarono tutta la cittadinanza poiché  rimasero celati in quel tempio segreto e dimesso, vera e propria spelonca di ladri,  per circa duecento anni, e da lì,  iniziarono ad essere conosciuti e venerati , e poco a poco favorirono e mossero verso il loro tempio l’animo dell’illustrissimo Signore Ettore Pignatelli, duca di Monteleone, viceré del regno siciliano, per la sua venerazione verso i suddetti santissimi Principi, affinché riedificasse ed adornasse per la maggior parte il detto tempio, e lo fornisse anche di una dote da attribuirsi per il loro divino culto quotidiano.

Poi, una certa nobile vergine chiamata Elisabetta, infiammata da un entusiasmo dirompente verso i medesimi principi, fece edificare un insigne monastero di monache dell’ordine di San Francesco di Paola, comunemente dell’ordine dei minimi, contraddistinti da vita rigorosissima, dove a tutt’oggi diciotto monache svolgono vita angelica.

  • E questa è prova evidente della potenza e della enorme autorità dei predetti Sette Angeli che stanno innanzi al Creatore del mondo.

In realtà, poiché questo grande incarico cui stiamo per dare inizio si rivolge alla vera e sicura conoscenza dei Sette Santissimi Spiriti che stanno innanzi al Trono di Dio, non sarà contraddittorio avvolgere in  un degno silenzio, in quanto molto note e spesso rammentate, quelle cose che i divini dottori già tramandarono sulla testimonianza resa  dalle Sacre Scritture  alle tre Gerarchie e ai nove Cori dei Celesti Spiriti e/o alle loro proprietà e perciò , sorvolando su tutte le cose predette, l’animo deve qui innalzarsi verso tutte quelle sublimi e altissime sostanze celesti, dell’ordine più sacro e separato, collocato al di sopra della prima Gerarchia di quell’antica ripartizione, sebbene esista una dottrina comune soltanto per le tre Gerarchie e per i nove Cori degli Spiriti Celesti.

  • Senonchè , poiché questa divina opera non viene scritta per la mia inutile gloria, per ricercare un guadagno fugace o per procacciarmi onori, ma in lode immortale della divina Sapienza per la manifestazione di un così grande e imperscrutabile  comando sia delle cose umane che di quelle divine, mediante principalmente il ministero di procurare la salvezza del genere umano,  da questi sette Principi degli Angeli Assistenti, non imploro la protezione umana contro lo scherno dei malvagi o i taglienti censori, poiché a noi è oltremodo bastevole  la nostra devozione verso i medesimi Santi Principi i quali, facilmente, rintuzzeranno ogni freccia avvelenata dei malvagi,  ne annienteranno i tormenti  -  dei quali quest’opera ne è radicalmente priva - , infiammeranno tutti i fedeli di Cristo alla conoscenza di questo incomparabile lavoro angelico, che viene diviso in quattro libri:
  1. il primo , sull’ ampiezza dell’ attesa e sotto quali tipologie del numero e dei nomi (stanno) i predetti  nel Testamento [periodo incerto*] e sulla suprema dignità presso Dio nonché  del principale ministero ef autorità di questi Sette Principi Assistenti;
  2. il secondo libro contiene invece lo svisceramento dei segreti celesti  dell’antico e ammirabile dipinto, ma
  3. il terzo codice discorre e declama di quell’inaudita e memorabile battaglia degli Spiriti Celesti e la caduta degli apostati nonché del loro orrendo concilio contro il genere umano e del loro odio mortale contro Cristo e la sua Madre Immacolata, con la difesa del suo glorioso concepimento
  4. Nel quarto , infine, viene svelato il segreto disegno di Cristo di assicurare la salvifica amicizia di questi Santi Angeli Assistenti, affinché ci riaccolgano  nelle dimore celesti qualora ci allontanassimo , cosa che si degni di concedere a noi tutti il Nostro Dio, Uno e Trino grazie alla sua ineffabile misericordia.

LIBRO PRIMO  (MS.X.G.5)

(traduzione sospesa per dare spazio a quella del libro terzo più importante)

 

CAPITOLO I° – PERCHÉ VI È UN ORDINE SPECIALE DI PRIMISSIME VIRTU’ CHE STANNO INNANZI AL COSPETTO DI DIO, AL DI SOPRA DELLA PRIMA GERARCHIA CELESTE?

  • È conoscenza comune  al sapiente, che la rappresentazione  di tutte le cose sacre che proviene dai Teologi della Chiesa Militante sulle tre Sacre Gerarchie degli Spiriti Celesti soltanto: cioè la prima, la mediana e l’ultima, ciascuna delle quali comprende a sua volta tre suddivisioni, in omaggio alla Santissima Immagine della Trinità Divina, così venga manifestata  dal divino sacerdote Ateniese al Cap. VI° del Libro «Della Gerarchia Celeste», dicendo: « il nostro divino iniziatore li divide in tre triplici disposizioni» a rappresentare l’immagine della Trinità Divina; mentre, al contrario,  queste parole si riferiscono invece soltanto ai nove ordini delle 3 Gerarchie , e,  il medesimo dottore,  pure in moltissimi luoghi del suo libro gerarchico, indica sussistere oltre alle suddette Gerarchie e al di sopra di ogni ordine , un sacrosanto  ed eminentissimo ordine  separato, ammesso da Dio al suo cospetto, che Egli Stesso ampiamente ammaestra , purifica, illumina e perfeziona, senza interposizione alcuna nel mezzo di  nessun’altro Spirito.
  • Nonostante lo stesso beatissimo Areopagita, per indicare  questo mistero , dopo aver diviso la sua dottrina angelica nei nove vertici delle tre Gerarchie e dei nove Ordini delle Celesti Sostanze, scrisse un certo epilogo dai segretissimi significati sulle cose che aveva scritto sotto un insegnamento oscuro e segretissimo di quelle altissime intelligenze , che fino a quel momento non gli sembrava di dover riferire con parole chiare ed evidenti: tuttavia nel decimo capitolo , quasi come per aggiungere qualcosa che in un  altro passo non aveva dichiarato in modo manifesto, volle scrivere, ma non in modo così evidente  da poter essere facilmente percepito, che aveva sempre nascosto il numero e il nome di quelle.
  • Pertanto reiterò quel suo particolare insegnamento affinché , nondimeno, risultasse oscuro alla mente dell’ avversario comune delle tre Gerarchie, ma appalesò qualcosa di nascosto e segreto , che non raccontò mai apertamente, indicando esserci ancora qualche distinzione non con riferimento alle schiere, ma a qualche ordine distinto, di speciali e massime Virtù, dicendo infine: « noi vediamo ogni Gerarchia divisa in potenze prime, mediane e ultime», [Cap X] ciononostante affinché non si riconoscesse sussistere  una distinzione nelle Gerarchie, volle insegnare che ci fossero ancora delle Virtù Eccezionali oltre alle Gerarchie al di sopra di tutti quanti gli Spiriti Celesti,  nonché una suddivisione ancora più sacra, e sebbene ciascuna di quelle predette sacre virtù, sia una più degna dell’altra, esse assistono tutte innanzi al Divino Lume , e così dice: «  Dio ha distinto ciascuna disposizione secondo le stesse divine armonie» [Cap X] .
  • Vi è dunque  una legge comune  nelle cose celesti come dice il Divino Prete nel Capitolo IV della sua  «Della Gerarchia Celeste» secondo cui : « le cose inferiori s'innalzino a Dio per mezzo delle cose superiori» regola che si osserva  non solo tra i superiori e gli inferiori ma anche tra gli uguali, cosa che l’ Angelico dottore svelò dicendo: « Ora, i gloriosi patriarchi ricevevano dagli, spiriti celesti l'intelligenza di queste misteriose manifestazioni. Infatti le Scritture non insegnano forse che Dio dette egli medesimo i sacri comandamenti a Mosè, per farci sapere che quella legge non era che la figura di un'altra santa e divina economia? E nondimeno i nostri maestri affermano che essa ci fu trasmessa dagli Angeli, per farci vedere come sia nelle esigenze dell'ordine eterno che le cose inferiori s'innalzino a Dio per mezzo delle cose superiori. E questa regola non riguarda soltanto quegli spiriti fra i quali passano direttamente relazioni di superiorità o di inferiorità, ma anche quelli che fanno parte dello stesso grado» [Cap IV]. 
  • Ecco come il divino dottore,  scrisse in modo velato; infatti ciò che è unico è anche  proprio e peculiare a tutti, e ciò che è in genere massimo, è anche proprio; e con questo vocabolo è solito indicare quelle Virtù che stanno proprio dinanzi a Dio, tra le quali volle insegnare esserci una distinzione di particolari e principali virtù e che ciascuna  virtù si riferisce all’altra più degna e conserva un qualche decoro secondo ciò che attiene a ciascuna, non senza una specie di pudica reverenza e unanime concordia, circostanze per le quali egli cita le parole del grande Teologo Isaia, capitolo  VI e cioè : « Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava Proclamavano l'uno all'altro:  «Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria» [Isaia capitolo VI,2-3].   *Non si deve dubitare che queste parole di ammirabile lode provenienti da quegli Spiriti che stanno innanzi alla presenza di Dio, in secondo luogo non simbolizzino  in qualche modo quelle sei ali.
  • Cosa che dichiara  espressamente lo stesso sommo presbitero nel Capitolo IV, parte III, della sua opera « Gerarchia Ecclesiastica» e inoltre : « Io non credo, come altri pensano, che la posizione sestupla delle loro ali, come dice la Scrittura, indichi un numero sacro, ma che le prime, le mediane e le ultime potenze degli esseri e degli ordini più sublimi tendono verso l'alto e sono completamente libere e sovra mondane. Perciò la sapienza santissima della Scrittura, descrivendo santamente la formazione delle ali, le pone nella parte superiore del corpo, in quella mediana e nei piedi, per significare che sono in tutto alati e hanno la possibilità amplissima di elevarsi verso Colui che veramente è» [Gerarchia Ecclesiastica Cap. IV.III] (*).
  • Con queste predette parole si rappresentano quegli altissimi Spiriti che stanno proprio innanzi a Dio, sopra la prima, la media e la gerarchia estrema .
  • Dalle cui parole traspare chiaramente esser espresso un insegnamento di due speciali e principali Serafini o Virtù, al di sopra della prima Gerarchia, e poco dopo li dichiara , come aveva detto prima, cioè tanto come le principali Virtù che stanno innanzi a Dio, cosa che non si può dire delle schiere confuse di alcun coro, ma di conseguenza solo della prima (gerarchia) più sacra.
  • Gli antichi teologi aggiungono inoltre e giustamente che l’aver chiamato un Serafino l’altro, indica (come credo anch’io) che le conoscenze delle cose divine sono tramandate dalla prima (gerarchia/cerchia)  a quella che segue dinstinguendo così la prima dalla seconda.
  • Indica inoltre che la prima Virtù o intelligenza ottiene direttamente la conoscenza delle cose divine da Dio stesso e la tramanda poi a quella che segue (ad esempio come Michele illumina Gabriele, Gabriele illumina Raffaele ecc) e così, inoltre quelle nozioni scorrono dalle prime e maggiori virtù celesti, dapprima nella prima gerarchia, poi in quella media ed infine in quella estrema. 
  • Premetto queste cose, come in un prologo iniziale, affinché possano essere comprese più facilmente le cose che seguono,  e che come dissi, il divino dottore “Areopagita” aggiunse come qualcosa di nascosto rispetto alle tre intelligenze delle tre gerarchie comuni; ma non invece che in quelle gerarchie non si comprendano pure quelle principali e altissime virtù che stanno davanti al Trono di Dio, che non aveva ancora chiaramente rivelato, ovvero se lo aveva fatto , né parlò però solo in modo velato come indicò nel capitolo VII dicendo:« Ora, i teologi insegnano chiaramente che, per una ammirabile disposizione, gli ordini inferiori delle pure intelligenze sono istruiti intorno alle cose divine dagli ordini superiori, mentre gli spiriti del primo ordine ricevono direttamente da Dio stesso la comunicazione della scienza» [Gerarchia Ecclesiastica Cap. VII.III].
  • In ciò insegna dunque che « il primo  e più perfetto ordine degli spiriti beati è retto dallo stesso sovrano iniziatore» al di sopra di tutti gli ordini inferiori e superiori, infatti mediante questi due vocaboli: superiore e inferiore si ricomprendono interamente i nove ordini  o tutta la natura angelica; dunque quelli più sublimi che hanno come maestro  la stessa divinità non sono ricompresi nelle suindicate nove gerarchie; e dunque sembra cambiare completamente  il senso e l’ordine di tutta l’opera gerarchica, sebbene non cambiasse il senso della medesima, quando parlava, seppur in modo velato,  di quelle altissime intelligenze, affinché non si percepisse in modo chiaro quella altissima e antichissima distinzione dalle Gerarchie.
  • E sebbene non abbia voluto nascondere apertamente questo intimo segreto , nondimeno lo indicò con parole nascoste e oscure , cosicché nessun ingegno umano potesse penetrare queste nebulose intuizioni  senza la necessaria illuminazione divina .
  • Difatti il dottore delle Gerarchie Celesti disse nel medesimo capitolo X: « Oltre a ciò aggiungerei con ragione che si debbano specialmente distinguere, in ogni intelligenza umana od angelica, le facoltà di primo, secondo e terzo grado, corrispondenti precisamente ai tre ordini d'ispirazione che son propri di ciascuna gerarchia. Passando per questi gradi successivi, gli spiriti partecipano, secondo il loro potere, alla purità immacolata, alla luce sovrabbondante ed alla perfezione senza limiti. Dacché nulla é perfetto in se stesso; e nulla esclude la possibilità di una maggior perfezione, se non Colui che é, essenzialmente, la perfezione prima e infinita» [Gerarchia Ecclesiastica Cap. X.III].
  • Ecco dunque perché (*incomprensibile) appare che le virtù proprie siano intelligenze provenienti da Dio, sia sulla prima Gerarchia che conseguentemente su tutte quelle inferiori, , dal primo all’ultimo ordine e dice “intelligenze da Dio” affinchè non intendiamo che provengano dai pianeti.
  • Parla invece delle massime virtù  cioè dei massimi ordini  e indica che tutte le sostanze celesti sono chiamate con lo stesso vocabolo di Virtù, affinchè, così, il nome di virtù non si riferisca né al primo, né al mediano o all’ordine inferiore, allo stesso modo di come il nome di “ordine” si riferisce sia alla prima , che alla gerarchia mediana e infima: per questa ragione indica esserci un ordine più sacro posto al di sopra del primo ordine della prima Gerarchia.
  • Inoltre immise in questo vestibolo del capitolo X perché si chiamano “intelligenze da Dio” e quale siano le loro proprietà ; quale è la prima e massima tra le intelligenze celesti; in che modo quella prima ottenne quel segretissimo fulgore e per mezzo di esse, (lo trasferisce) ad ogni Angelo in base a quanto convenga, e li partecipa di quella altissima purificazione e pienissima luce, e della principale perfezione che deriva da Dio per mezzo delle dette sue intelligenze
  • Le stesse sono proprio quelle che in primo luogo partecipano tutte le altre di quelle segretissime illuminazioni  che derivano dalla medesima divinità, e poi le trasferiscono nelle altre intelligenze inferiori.
  • Così ricaviamo da quella dottrina angelica che quelle intelligenze siano fiamme di virtù sopra le teste dei Serafini, e  per quanto possiamo ricavare dalle parole del divino dionigi, non gli era lecito aprire i più complessi misteri sulle dette intelligenze di Dio e così egli rivela nel capitolo XIII della Gerarchia Cleleste , dicendo , in seguito, abbandonate le divine virtù di quei serafini, , che da quella sacratissima visione scendeva sul profeta un sacro incendio che rappresentava la conoscenza di quanto avrebbe aggiunto poco più avanti, su quanto a noi è utile spiegare con quel  fuoco di virtù le altissime intelligenze, affinchè quella forza incentivante conduca alla speranza divina quelle altissime intelligenze e così siano una cosa sola con Dio, e che siano quelle prime virtù che trascendono le altre, ce lo insegna il divino Areopagita, nel capi VII° della Gerarchia Celeste, dove dice infatti che ciò costituisca una grande miracolo perché anche quelle prime virtù angeliche,  che trascendono tutte le altre, grazie alla propria eccelsa sublimità, ardiscono di illuminare anche quelle intelligenze angeliche che non sono massime, ma medie.
  • Perciò egli ci  insegna che le prime virtù che sono poste dinanzi a Dio, volevano ardentemente apprendere da Lui, quando dissero [Is 63.1]: «  Chi è costui che viene da Edom?» e da queste parole molti sembravano ignorare che esse indicassero il Trionfatore della morte e il principe di questo mondo … per cui avverte il divino dottore che sussistono prime virtù di massimo onore e che stanno proprio innanzi a Dio assieme anche  a  virtù mediane costituite dai cori successivi, ma le prime , dotate di eccellenza d’onore trascendevano tutte le altre [12/A si tratta di un periodo di difficile comprensione]. 
  • Per cui stando alla nostra rivelazione, deve essere sciolto il nostro dubbio, cioè che quelle prime virtù espressero quelle parole mentre Cristo si dirigeva verso il Cielo, non per ignoranza, ma per ammirazione e letizia , affinchè indicasse infatti un qualche ordine che fosse sia particolare che dotato di altissime proprietà e virtù su ogni gerarchia e che realmente sussista una chiara distinzione per una ragione conforme , lo si desume dalla similitudine con le cose umane ovvero prudentemente dal principio e ottimo ordine di governo del loro regno, del quale sono fatte esse  ministri delle pochissime e più segrete cose relative al loro giusto governo.
  • Il fatto che poi scelse alcuni principi assistenti innanzi a sé, della cui opera e ministero più segreti si serve particolarmente, rispetto a tutti gli altri, e questi sono i più ristretti e intimi del re, ciò lo comprova, con un esempio e un documento del re Assuero nel Libro di Ester , capitolo primo dove si legge che quel grande re, avesse nella sua regia, sette principi più sapienti da lui stesso eletti, che per costume regale, erano suoi consiglieri e sedevano ai primi posti nel regno, scrutandolo direttamente in volto [ Estr I.XIV], al cui consiglio basava ogni cosa, e così questa interpretazione indica che il Re Assuero è come se svolgesse la stessa funzione del Signore Dio Nostro, che nel capitolo XV° disse a Ester: «Io sono tuo fratello; fatti coraggio, tu non devi morire» [Ester 5.2-1f] e non per te, ma per tutti, costituì questa legge , co cui allegoricamente o tipicamente si intende la Vergine Maria che fu preservata da ogni macchia del peccato originale e da ogni conseguenza del peccato. Ecco in quel modo, quel potentissimo re, ebbe a propria disposizione innanzi a sé, pochi e principali , e sebbene di questo numero non vi è in questo luogo particolare collegamento con essi, tuttavia da questo esempio di quel potentissimo  ed antichissimo re, si apprende la testimonianza di un gruppo settenario segretissimo di ministri.
  • E per quanto potette, il divino dottore costruì il suo esempio su  questo grande re, grazie all’esempio dell’ allegoria, allo stesso modo, il re delle cose umane ritiene principali molti altri ministri che sono, talvolta primi, talvolta medi e talvolta inferiori secondo la distribuzione dei compiti fatta dall’imperatore [12/A] e quando il dottore angelico, indica pressappoco che la stessa distinzione è simile agli ordini celesti, e che le cose che si predispongono, ordinino e ricavino con rettitudine da un’ origine celeste comune che è la prima e la più perfetta, e con ciò volle introdurre il principio divino e disse anche : « Ottenuta questa perpetua intenzione od ordine ad essi confacentissima, se ne ottenga una conclusione dalle proprietà degli ordini subordinati» [non siamo riusciti a trovare la citazione nell’opera gerarchica di Dionigi].
  • Per questo indica un altro regime che, come possiamo capire, viene considerato di ordine inferiore, così come disse S. Agostino, e come  risulta nel salmo XXIII° dove il profeta mostrò che quelle virtù particolari delle cose celesti fossero potentissime forze, cosicchè interrogando di nuovo gli Angeli dicendo: « Chi è questo re della gloria?» [Salmo XXIV.VIII], gli fu risposto: « Il Signore degli eserciti è il re della gloria» [Salmo XXIV.X], e subito si aprirono le porte eterne, poiché Egli sovrastava tutti gli spiriti celesti, e li sedette in  gloria il Signore di tutte le eminentissime virtù!
  • Per questo, dalle succitate parole , ci viene manifestato che esistono alcune proprie e speciali potenze che il Signore monda a dispetto di tutti gli altri e in modo più eccelso quali speciali intelligenze poste al di sopra di ogni gerarchia ed illumina con particolare chiarezza e che con prevalenza ottengono dal primo lume i doni divini di principale purificazione e resi colmi di illuminazione e perfezione; essendone sprovvisti non come se in essi ci fosse qualche macchia.
  • Ma da cosa deriva loro, per rispondere alla tacita domanda, questa indigenza divina se infatti sono purissimi ed eccellentissimi Spiriti innanzi a Dio, come anche afferma S. Dionigi al cap. X della Celeste Gerarchia - ?  Infatti non c’è nulla che sia così assoluto o così perfetto che non abbia bisogno di maggiore perfezione, se non quella cosa che sia realmente perfetta, che è la medesima perfezione e cioè il Primo Lume, come si trova scritto, nel capitolo III° della Gerarchia Celeste, e ciò rende molteplice testimonianza della questione legata alla Beata Vergine Maria e cioè se, essendo concepita senza macchia di peccato, ebbe bisogno comunque di essere santificata e redenta, non tuttavia in ragione del peccato originale, e ciò perché nessuna creatura di ragione,  è così assolutamente perfetta, da non necessitare ulteriore perfezione, che di per se stessa non possiede altri meriti.
  • Dunque abbiamo ricavato dalla dottrina del divino Areopagita,  che sussiste un ordine sommo di particolari e sovreminenti intelligenze poste immediatamente innanzi a Dio, e dopo di questa la prima, la mediana e la gerarchia più bassa, che, quei primi ed eminentissimi che assistono davanti al divino cospetto, senza che siano interposti ad essi altri intermediari, risplendano di maggiore luce, venendo illuminati, mondati e perfezionati in modo più segreto, e eseguite queste cose, trasferiscano quei raggi di luce verso la prima, la mediana e l’ultima gerarchia e da queste finalmente a noi, così come il divino Areopagita, ci insegna in modo diffuso e dotto, al capitolo all’inizio del capitolo decimo nonché all’epilogo del libro delle Celesti gerarchie, dicendo: «  Da ciò che é stato detto si deve concludere che le intelligenze del prima ordine, che si avvicinano di più alla Divinità, santamente iniziate dagli augusti splendori che ricevono immediatamente, si illuminano e si perfezionano sotto l'influenza d'una luce a un tempo più misteriosa e più evidente; più misteriosa perché é più spirituale e dotata d'una maggiore potenza di semplificare e di unire; più evidente, perché, attinta alla sua scaturigine, brilla del suo splendore primitivo, ed è più intera e penetra meglio in quelle pure essenze» [Ger. Coel. X.I] , cui consegue, come provammo che ci sia già invece un ordine più segreto e più sacro, nel confuso insieme di tutte le principali virtù, collocato al di sopra di ogni gerarchia, ma questo mistero sulla comprensione di questo altissimo ordine di principali virtù, non fu manifestato fino ad oggi, se non soltanto per quella comune dottrina delle sole tre Gerarchie e dei nove ordini degli Angeli, cui accuratamente investiga questo capitolo decimo non indicando nessun’ altro documento,  ma noi, (per quanto sarà necessario e per bisogno del nostro intelletto),  decidemmo di investigare quanto fa  prova l’esistenza dei Sette Principi degli Angeli assistenti davanti al Trono di Dio e che ancora non viene messo luce in questo primo capitolo, ma che emergerà fra poco.

CAPITOLO II° – PERCHÉ IL PRIMO SANTISSIMO ORDINE SIA FORMATO DA PRINCIPALI VIRTU' COLLOCATE AL DI SOPRA DI OGNI GERARCHIA DI CUI NON POSSIAMO SCORGERE I MISTERI PIU' NASCOSTI

  • San Dionigi nel capitolo sesto, laddove voleva spiegare quale sia la distinzione, tra la prima, la mediana e l’ultima delle sostanze celesti, non volle apertamente indicare il primo ordine posto al di sopra di quelle tre divisioni ma menzionò diffusamente quell’ordine al di sopra delle tra suddivisioni con queste parole : « Qual’ è il numero, quali sono i poteri dei diversi ordini che formano gli spiriti celesti? Com’ è iniziata ciascuna gerarchia ai secreti divini? Ciò non é conosciuto esattamente se non da Colui che é l'adorabile principio della loro perfezione. Tuttavia essi stessi non ignorano né le qualità, né le illuminazioni delle quali son particolarmente dotati, né il carattere augusto dell'ordine al quale appartengono. Ma i misteri che concernono queste pure intelligenze e la loro sublime santità, non sono cose accessibili all'uomo, a meno che non si sostenga che, con la permissione di Dio, gli angeli ci abbiano insegnato le meraviglie che essi contemplano in loro stessi. Perciò noi non vogliamo affermare nulla di nostro capo, ma bensì esporre, secondo le nostre forze, ciò che i dottori hanno visto per mezzo di una santa intuizione e ciò che hanno insegnato riguardo agli spiriti beati» [Ger. Coel. VI.I.] .
  • Il beatissimo dottore aveva fino a qui manifestato di aver riconosciuto solamente quella prima e somma distinzione per mezzo della quale quei santi spiriti si raccolgono in Dio e per parlare velatamente aggiunse a ciò, ancora che le medesime proprietà e gli splendori celesti, poiché sono più incandescenti per la proprietà del fuoco, a seconda della vicinanza con Dio, che è come fuoco consumante, come disse l’Apostolo [ Ebr.12,29],  quando disse che si assommano in Dio, o nella divinità di Dio, volle mostrare che questi altissimi spiriti sono divini, i cui nascosi ministeri, non possono essere conosciuti da noi.
  • Dichiarato ciò cominciò  a narrare la trinitaria divisione  di tutte le celesti sostanze, volendo insegnare che quella santissima divisione delle proprietà eminentissime di quelle virtù fosse posta su di ogni gerarchia, non comprendendo però la distribuzione triadica e novenaria dei cori.

CAPITOLO III° –  CAPITOLO III° – PERCHÉ TUTTE LE CELESTI SOSTANZE SI DENOMINANO CON UN VOCABOLO COMUNE  DI VIRTU’ CELESTI, E COSI’ SPECIALMENTE  QUEGLI ALTISSIMI SPIRITI CHE ASSISTONO DAVANTI AL TRONO DI DIO

  • Il titolo di questo capitolo è stato preso dall’undicesimo capitolo del volume Angelico del santissimo Areopagita , dal quale, dicemmo aver ricavato quel documento, utile alla nostra elucubrazione di quel santissimo e sublime ordine di particolari virtù che assistono davanti al Trono di Dio lasciando il resto a coloro che intendono pienamente conoscere della Celeste Gerarchia.
  • Giustamente, il beatissimo dottore, per esporre il motivo per cui tutte le celesti intelligenze si chiamano con lo stesso vocabolo di virtù celesti, dice rispondendo: «Poiché comunemente usiamo chiamare Virtù celesti indistintamente tutte le nature angeliche, allo stesso modo che per la legge sublime del loro essere, si distingue in tutti i puri spiriti l'essenza, la virtù e l'atto, se tutti o qualcuno di loro sono chiamati indifferentemente essenze o virtù celesti, bisogna pensare che questa locuzione designa quelli di cui vogliamo parlare, precisamente per l'essenza o la virtù che li costituisce, né vorremo attribuire alle nature meno perfette prerogative sovreminenti per confondere le proprietà dei diversi ordini.Ed infatti come si é già notato prima, gli ordini superiori possiedono eccellentemente la proprietà degli ordini inferiori; ma questi non sono dotati di tutta la perfezione degli altri i quali, ricevendo senza intermediario gli splendori divini, non li trasmettono alle nature inferiori se non in parte e nella misura che queste ne sono capaci» [ Cel. Ger. VI.I-II citato in ordine sparso].  
  • Ho voluto quasi riferire la maggior parte del capitolo, poiché, percepita una prova dell’esistenza di quell’altissimo ordine posto su di ogni gerarchia, si comprende facilmente in che maniera il divino padre, in questo capitolo, dichiara  che quell’ordine supremo resti confuso sebbene dotato di singolari prerogative, ma non invece di più confuso corso [ DSC_015/B] , e sebbene chiami le medesime virtù, è più legittimo che questo nome sia comune a tutti gli spiriti celesti. 
  • Tuttavia,  per la circonlocuzione delle proprietà o delle dignità, indica di quale specie o ordine si parli, e poiché questo appellativo si attribuisce più peculiarmente a quel sommo ed altissimo ordine di peculiari sostanze, non è conforme che si riferisca anche alle nature inferiori, per la ragione invece che  questo appellativo conviene più comunemente a tutte, e poiché segnatamente compete a quelle altissime nubi, non è per queste ragioni discordante così intendere. Infatti, poiché tutti gli spiriti celesti constano di essenza, virtù ed atto è conveniente che tutti gli Angeli siano chiamati sostanze spirituali, intanto, secondo le proprietà peculiari di ciascuno si chiamano virtù celesti quei sublimi spiriti , atti sopramondani, forme , speranze, separati più che immuni da ogni macchia e da ogni commistione di materia, e li chiamano  con una denominazione anche più degna ed insigne delle precedenti, denominandoli sostanze sopramondane.
  • Difatti chi le chiama virtù, si riferisce al vigore sostanziale che imita sempre Dio. Per questo il prete divino nel capitolo VIII° del suo libro gerarchico, dal quarto coro che sale, dice che l’appellativo di virtù sembrano indicare quel virile ed invincibile vigore e come si disse, di stabile mascolinità e poiché quest’ordine delle Sante Virtù, è imitatore e immagine di quelle eminentissime e particolare potenze che stanno innanzi a Dio, dunque il santo dottore scrisse queste cose nello stesso capitolo indicando con il medesimo appellativo di virtù superne, quelle proprietà con cui cercano di imitare la speranza divina. 
  • Ecco in che modo questo nome di virtù si confa specialmente con quelle somme e particolari proprietà  che imitano la speranza divina, come le altre celesti sostanze.
  • E se qualcuno desidera percepire in modo profondo la forza massima e fecondissima del nome di virtù, dovrà collegare il capitolo VIII° dell’opera dei Nomi Divini del medesimo dottore.

CAPITOLO IV ° – PERCHE’ TUTTI GLI SPIRITI CELESTI SI CHIAMANO CON LO STESSO VOCABOLO DI ANGELI E SPECIFICAMENTE ANCHE COLORO CHE STANNO PIU’ VICINI A DIO SENZA ALTRI INTERMEDIARI

 

 

 

 

IN PROSECUZIONE -  16/B

CAPITOLO XII – PARTE TERZA - PER QUALE RAGIONE QUESTI SETTE PRINCIPI ISTRUIRONO E CONDUSSERO ALCUNI MARTIRI PER RAFFORZARLI NELLA PERFETTA FEDE …

  • Vogliamo insegnare come sia necessario svelare questo sacrosanto gruppo dei Sette Principi assistenti davanti al Trono di Dio dalla loro santissima funzione sulle cose umane.
  • Assennatamente a questi Sette Sommi Angeli, per le caratteristiche del fuoco,  viene assegnato il governo e la direzione dell’umano genere, cosicché come eletti sudditi Angelici si sottomettano al loro Creatore e sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento,  eseguirono grandi imprese, e a tal punto si univano in modo assiduo al Verbo Incarnato in tutta quanta la sua vita fino alla sua Ascensione, che soffrivano e si affliggevano così intensamente assieme alla loro capo e clementissimo creatore che ogni stimmata  o colpo di flagello serbavano come impresso spiritualmente, mediante l’incendio avvampato di carità, nel loro cuore e  pertanto, coloro che si dicono  eletti martiri, iniziando dall’Immacolata Vergine e da Giovanni Battista fino all’ultimo, soffrirono assieme alle membra di Cristo, e per questo, non li abbandonarono mai coloro che dirigevano, istruivano, fortificavano e aiutavano,  in tutte le loro agonie, tormenti ed angustie, fino al punto in cui ne avrebbero ricevuto le anime con somma letizia, e gioia presso i tabernacoli eterni, in modo che perseverassero fino alla completa consumazione della carne umana.
  • E se si scrivesse in che modo i succitati Santi Angeli si adoperarono a beneficio dei santi ed eletti di Dio, dall’Incarnazione del Signore fino a ad oggi, non basterebbe certo un solo libro!
  • E poiché ciò fa al caso nostro di provare l’esistenza dell’augustissimo gruppo dei Sette Angeli, avviso il lettore come a ciò si collega la pia storia dei diecimila martiri crocifissi, di San Sebastiano e di San Vito, martiri allo stesso modo.

[DELL’APPARIZIONE DEI SETTE PRINCIPI ASSISTENTI AI 10.000 MARTIRI CROCIFISSI]

  • Infatti  dai 10.000 soldati che desideravano ardentemente avere vittoria dei nemici, per la quale cosa decisero di fare sacrifici agli dei, giunse un Angelo sotto l’aspetto di un giovane bellissmo che persuase loro che quelli a cui volevano offrire sacrifici erano in realtà demoni, , e che se volessero vincere i nemici,  [il periodo è idecifrabile 47/A] avrebbero dovuto credere in Cristo vero Dio, cose a cui tutti quanti unanimemente acconsentirono, e andati in battaglia ed invocato Cristo in loro aiuto, videro alcuni giovani precederli e , data inizio alla battaglia, mettere in fuga i nemici, per cui, ottenuta la vittoria, essi furono confermati nella fede in Cristo, ed avvertiti dallo stesso Angelo, lo seguirono fin sulla sommità del monte Ararath, che distava da Alessandria circa 500 stadi [uno stadio meno di 200 metri n.d.a.] , dove, assieme a loro sedette anche lo stesso Angelo, che insegnò loro la fede in Gesù Cristo. Ed ecco che subito, osservarono i Cieli aprirsi, e videro, in una limpida giornata, Sette Angeli scendere verso di loro i quali rivelarono loro tutto ciò che doveva avvenire con riguardo al loro futuro martirio che stavano per dover subire per il Signore, cui obbedendo con gioia, si infiammarono di furore divino per la promessa della palma della vittoria e dell’ottenimento della risplendente corona del Celeste Trionfo. Questa storia sembra conformarsi alla dottrina di San Dionigi che afferma che quei sommi sette Angeli sono istruiti in modo più segreto e nascosto dalla stessa Trinità cui sono note tutte le cose sia quelle future che quelle presenti,     mentre le stesse non sono rivelate a tutti gli Angeli!  Per questo le cose che sarebbero dovute accadere sono state rivelate agli Angeli più particolari!

[DELL’APPARIZIONE DEI SETTA SANTI PRINCIPI DEGLI ANGELI A SAN SEBASTIANO]

  • Inoltre a San Sebastiano, martire a Roma nella casa di Nicostrato, dopo aver proferito un lungo discorso e rinvigorito i due fratelli nobili Romani,  Marco e Marcelliano, catturati in carcere per la fede in Cristo, ad essere virilmente costanti nella fede – difatti li vedeva sciolti in lacrime e biascicare come una donna – davanti a Nicostrato e sua moglie Zoe, che era stata privata da sei anni della parola, ma non invece degli altri sensi, ella, infatti, appena ebbe ascoltato il discorso proferito verso i due martiri, subito gettatasi ai piedi di San Sebastiano in lacrime, e con altri segni del beato martire, ottenne dai medesimi principi, nuovamente l’uso della parola che aveva perduto sei anni prima, e poiché come dicemmo, non aveva perso gli altri sensi,  né la purezza d’animo, ottenne di nuovo quelle cose che una volta aveva visto e percepito, ed infatti, mentre San Sebastiano stava parlando, vide vicino a lui  un  Angelo splendente di una incomparabile luce circondare lo stesso beato martire, e tenere in mano un libro aperto in cui era scritta ogni cosa che aveva detto il Santo, e vicino a lui Sette Angeli candidissimi di aspetto diverso da quello che teneva il libro, e che circondavano lo stesso [Tommaso a questo punto richiama in nota poco comprensibile il passo di Ap 15,5 Dopo ciò vidi aprirsi nel cielo il tempio che contiene la Tenda della Testimonianza; [6]dal tempio uscirono i sette angeli che avevano i sette flagelli, vestiti di lino puro, splendente, e cinti al petto di cinture d'oro]. Appena ebbe dunque proferito quel discorso, la donna patrizia, che non aveva mai visto in precedenza gli Angeli, né mai udito il loro forte parlare, priva dello spirito santo, non fu capace di discernere il primo che teneva il libro dagli altri sette, che non dubito fossero stati di maggiore levatura, per  il fatto che tutti coloro che furono presenti vennero tutti dolcemente placati dall’amore di Cristo, e gli stessi due fratelli, una volta rilasciati dal custode del carcere per andarsene dove volessero, ricusarono i loro dei, e fatti più saldi nella fede, ottennero e si saziarono del martirio, tanto che divennero accesi di divino amore.

[DELL’APPARIZIONE DEI SETTE PRINCIPI ASSISTENTI AL MARTIRE SAN VITO]

  • Ancora dopo che S. Vito martire maledisse il culto degli dei dell’imperatore Diocleziano , fu violentemente percosso da suo padre Hila dell’ordine dei senatori, e successivamente rinchiuso nella propria camera, affinché potesse in qualche altra maniera smorzare lo spirito del santissimo fanciullo. Ma per vedere cosa stesse facendo, a sua insaputa, lo spiò attraverso la fessura della porta e vide Sette Angeli luminosi e infiammati attorno all’innocentissimo fanciullo, dallo splendore dei quali  ne venne accecato. Dunque Vito, ...  fu così rinvigorito nella fede e così ammaestrato dai sette principi da non temere di sopportare alcun grave tormento.

 

  • Ecco il modo in cui, questo santissimo gruppo dei Sette Angeli assistenti, abbastanza spesso, può discendere verso di noi (come penso), come si legge esser già avvenuto tre volte per rinvigorire quei santi di cui vi è devozione e memoria nella chiesa di Dio.
  • Ma mi sembra più degna la circostanza che in questo succitato straordinario gruppo, nessuna conoscenza possa essere estratta di più potente, che non sia una bella e concorde eguaglianza tra loro, così come insegna il divino Areopagita nel capitolo VII° della celeste gerarchia.
  • Egli infatti disse che in questo santissimo gruppo  sussiste un “durabile ed eterno trasporto” [Ger. Coel. VII.I] e non importa che non venga pubblicamente affermato , senza una vera dichiarazione espressa, che angli Angeli Assistenti vengano inviati, perchè essi, infatti, imitano il Cristo che con tutte le forze , molte volte,  discende fino ai suoi Santi eletti, né si addice ad essi fare altro, poiché siccome Cristo è il loro capo e creatore, è chiaro che le membra debbano seguire il capo.

CAPITOLO XII – PARTE QUARTA - PERCHE’ VIENE SPECIFICAMENTE DETTO CHE QUEI SETTE ANGELI ASSISTENTI SONO I PIU’ VICINI A DIO

  • Ma proprio sulla funzione ricavata dei Sette Principi Assistenti sul governo delle cose umane, è necessario ancora provare che essi siano realmente sette assistenti, per raccogliere più prove abbiamo la testimonianza inespugnabile della sacra scrittura, al capitolo 12° del libro di Tobia. Metterò sulla bilancia, dunque quelle poche parole della Sacra Scrittura che sono state ricavate dal capitolo 12 del libro di Tobia dove il terzo Principe dall’augustissimo gruppo dei Sette Assistenti, così rivelò: « Io infatti sono Raffaele, uno dei Sette che assistiamo davanti al Signore».
  • Certamente, dopo che l’angelo ebbe riferite queste parole, entrambi i Tobia, il padre e il figlio, ascoltando quel discorso per il quale Raffaele fosse uno dei Sette Assistenti, si turbarono molto, e subito caddero faccia a terra come morti. Certamente, dunque, questa parole vanno attentamente soppesate, perché si tratta di una espressione divina da cui dobbiamo per forza estrarne il vero senso.
  • Infatti, l’angelo parlò in ebraico a uomini ebrei, che dal significato di quel nome [ Raffaele] percepirono immediatamente la sua straordinaria potenza e il suo ministero divino. Difatti in ebraico Raffaele, che si interpreta in latino “Medicina di Dio”, indica proprio uno dei Sette sommi Angeli Principi che assistono davanti a Dio!
  • Infatti quando Raffaele disse: «Assistiamo davanti a Dio», espresse inevitabilmente la sua eccellenza e la sua potestà, e quel pronome «Io» deve essere pronunciato in modo enfatico – come dicono i greci avendo un significato nascosto, che va sottinteso come “Redentore Nostro”, con la stessa forza latente del capitolo 18° di Giovanni, laddove dice: «Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra» [ Gv18,5-6]  o come dice Luca al capitolo 24°: «Sono io non dovete temere» [Lc 24,36].
  • Ed è per questa ragione che Tobia, padre e figlio, compresa questa espressione: « Io sono Raffaele», stupiti e spaventati caddero faccia a terra, e prostrati al suolo rimasero tre ore immobili, non perché Sara fosse stata liberata dal demonio grazie alle interiora mature del pesce, né perché il vecchio, dopo aver intinti gli occhi avesse rivisto la luce, ma soltanto dalla potenza dello stesso Angelo Assistente seppero che quei miracoli erano stati compiuti da colui che per la prima volta intesero essere chiamato Raffaele, cioè “Medicina di Dio”.
  • Disse infatti San Dionigi nel capitolo VII del Volume Angelico: « ogni nome dato alle intelligenze celesti é il segno delle proprietà divine che le distinguono» [VII.I], infatti, ai dotti ebrei fu concesso di avere conoscenza dei ministeri e delle proprietà degli Angeli , come ce ne attesta ancora il divino Areopagita al capitolo  IX° della Gerarchia Celeste, dove afferma: «Se dunque si domanderà perché gli Ebrei soli furono chiamati alla conoscenza della verità» [IX.III].
  • Per questo Paolo scrisse nella Lettera agli Ebrei, al capitolo I° , sugli Angeli e sui vaticini dei profeti, come di un rapporto tra familiari e parenti del popolo ebreo, e per questo Tobia percependo la grandezza dello stesso Angelo Raffaele, provò assieme austerità e tremore nelle sue membra, allo stesso modo di quanto accaduto al profeta Daniele, come si legge nella visione del Principe Assistente Gabriele, al capitolo VIII° e X°, dell’omonimo libro e che Gabriele medesimo sia proprio uno  di quei  Sette Assistenti, lo attesta lui stesso nel capitolo primo di Luca , quando dice a Zaccaria , sacerdote santissimo e padre di Giovanni Battista: « Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio», mentre una nuova traduzione afferma: «Sono colui che assiste al cospetto di Dio», e non importa nulla se non ha detto «sono uno dei sette», perché parlò in ebraico con un uomo ebreo espertissimo nelle sacre lettere, il quale atterrito dalla grandezza dell’appellativo, né comprese la divina funzione che significa “Fortezza di Dio”, [GABRIELE]; infatti dal verbo “assistere” conobbe l’eccellenza della sua dignità, cioè che fosse uno dei Sette Assistenti davanti al Trono di Dio, poiché sapeva che questo officio di “assistere” più vicino a Dio, non appartiene a qualsiasi Angelo, se non a quei sette del libro di Tobia.
  • Pertanto Gabriele non dice di essere un Angeli, ma espresse la sua funzione – appellativo, che era già noto a Zaccaria derivare da uno dei più grandi ed eccelsi meriti presso Dio, come dal Libro di Daniele e così ce ne attesta l’angelico Areopagita nel capitolo VIII° del Libro della Gerarchia Celeste, ove afferma che chiamiamo quello Gabriele dai suoi eccelsi meriti «intesi la voce di un uomo, in mezzo all'Ulai, che gridava e diceva: «Gabriele, spiega a lui la visione » [Dn VIII°, XVI], e non disse di essere uno dei sette assistenti, perché quell’uomo santo e dotto nelle sacre lettere non lo ignorava sia dall’enunciazione del proprio nome che del verbo “assistere” che indica “dignità”, per cui se deve certamente credere che lo stesso profeta Zaccaria fosse un sacerdote così grande per i grandi meriti acquisiti che meritasse di avere il medesimo Gabriele con ministro  di Dio, allo stesso modo  in cui, nella curia del pontefice massimo, quei prelati che servono il Sommo Pastore, hanno i più degni negli affari divini. E se qualcuno volesse contestare che gli assistenti non vengono mai inviati, gli si deve rispondere che ciò non è stabilito in quel luogo, poiché di questo contrasto sorto tra gli esimi dottori, forse gli assistenti sono inviati se non per svolgere pochissimi incarichi come già abbiamo trattato all’inizio di questo libro.
  • Pertanto, da una parte di loro, giustamente si deve ritenere ed assentire che anche gli assistenti sono inviati, e questa fortissima opinione dei medesimi, rafforza la testimonianza dello stesso Dionigi, che cita onde suffragare l’opinione contraria, che non riconosce l’esistenza del numero settenario, se non soltanto l’espressione posta all’interno del libro edito in lettere greche e corretto di recente.
  • Ma torniamo a San Raffaele, che disse di essere uno dei Sette che assistono davanti al Signore, le cui parole sono state forse interpretate in modo sbagliato da molti dottori che insegnano che quel numero settenario e determinato debba essere preso per indeterminato, come se indicasse l’insieme di tutti gli Angeli, così come ogni periodo racchiude sette giorni.
  • Per questo dicono che nel numero settenario si indica l’universalità degli Angeli, che oltrepassano l’umano numero, allegando la testimonianza del Libro di Daniele, cap. II che afferma «mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano»  [Dn VII.X], ma questa testimonianza non fa al caso nostro, perché quando è innumerabile la moltitudine degli Angeli, nessuno viene colpito.
  • Raffaele invece non volle addurre di essere uno di un’universalità confusa ed indistinta, ma dell’ordine santissimo e distinto, altrimenti, se avesse voluto riferirsi ad una universalità, sarebbe stato preferibile che avesse detto: «Io sono un Angelo del Signore!»; mentre invece aggiunse uno dei sette che assistono davanti al Signore, volendo dunque indicare una preminenza che esiste tra pochi, chiamati in modo più particolare “Angeli di Dio”, e non invece una molteplicità indistinta di molti.
  • Mi meraviglio del pari del modo di enucleare che ignoro sappia, chi in modo stolto non percepisce la differenza tra assistere ed assistente, tra ordine confuso ed inconfuso, o metta in dubbio negli Angeli che l’universalità sia il  grado sommo primo, medio e ultimo, così come abbiamo detto nel primo capitolo di questo libro.

IN PROSECUZIONE FOGLIO 0057/B

CAPITOLO XVIII° - DEI NOMI E DELLE CARATTERISTICHE DEI SETTE PRINCIPI ASSISTENTI

  • Abbiamo fino a qui provato che ci sono alcuni spiriti nobilissimi che più da vicino assistono al Trono di Dio e che non vi sia interposto  nessun altro ordine angelico tra Dio e loro, e che questi siano sette più eminenti ed eletti su tutti i Cori Angelici, dei quali desideriamo ardentemente conoscere i loro nomi e le loro caratteristiche perche fino ad oggi tutti i suddetti nomi non ci sono giunti nella Sacra Scrittura nonostante quattro fossero stgati manifestati  sia nel vecchio che nel Nuovo Testamento, ai fedeli, se non come abbiamo ricordato precedentemente, già pubblicati da quell’autore Abraham Abenare (anche detto Abraham ibn ‛Ezra, erudito e poligrafo ebreo n.d.a. ) e nella nostra età sono stati rivelati da quell’uomo appartenente alla grande famiglia dei penitenti di San Francesco, ovvero al Ven. Amadeo nonché da me  medesimo rinvenuti in quella vecchia e sacratissima immagine dei suddetti sette principi assistenti, recanti alcuni simboli pieni di misteri divini, che dal secondo splendore dello Spirito Santo e grazie al favore della Vergine Deipara nonché degli stessi Sette Santi Principi Assistenti,  saranno rivelati e manifestati a tutti i fedeli cristiani. [segue nota incomprensibile DSC_0097/a] Ma così come insegna l’angelico Dionigi,  nel capitolo II° del suo libro gerarchico, a causa della nostra debolezza,  che non ci consentono di elevarci per contemplare le cose celesti e spirituali, senza aiuti divini, essendo naturalmente incapace di richiedere da noi aiuti o sostegni  in ragione della nostra umana fragilità, per mezzo dei quali riuscire a penetrare cose incommensurabilmente superiori a noi, per questo motivo, ho supplicato l’aiuto divino , così come aveva già fatto l’angelico dottore [Ger. Coe. II.V3].
  • Difatti non dubito che realmente i meravigliosi nomi, dignità e ministeri dei Sette Spiriti che stanno davanti al Trono di Dio, possano essere stati in qualche modo già suggeriti a qualcuno dei Santi Padri del Vecchio Testamento e poi alla Vergine Gloriosa e ai Santi Apostoli, e specificamente ad Ignazio, a Paolo e all’angelico Areopagita, che per divina istituzione e comando, volle, singolarmente e per chiari segni, manifestare queste sette eccellentissime potenze primarie, ma tacere invece sui loro nomi e su altre cose più segrete , che non si debbono immediatamente comunicare ai profani o ai rozzi o agli iniziati. Disse infatti  l’angelico Areopagita nel suddetto capitolo: « non ognuno è santo», né sulla scorta del Sentimento della Sacra Scrittura, « la scienza non è per tutti» [ Ger. Coel. II.II], e questa dottrina appartiene a S. Paolo nella lettera ai Corinzi, capitolo ottavo, ed alla fine dello stesso succitato capitolo II° dell’areopagita ove dice: «  non bisogna gettare ai porci lo splendore così puro e la bellezza così splendida delle perle spirituali» [Ger. Coel. II.V]. Questa sentenza, d’altra parte, fu divulgata  dalla medesima bocca del Signore nel capitolo settimo di Matteo, dicendo: « Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi» [ Mt VII.VI].
  • Per queste ragioni, questi sette principi degli Angeli sono proprio quelle margherite preziosissime che non devono essere disprezzate, sia perché  questi santissimi segreti dell’Angelico principato dei Sette, furono nascosti, [nota incomprensibile DSC_0097/b] all’antico popolo ebraico che era di li a poco ad essere purificato, affinché non prestassero culto ai questi sette principi, avendo rifiutato il Creatore, sia in quanto moltissimi eretici attribuiscono la creazione del mondo a questi sette Angeli, circostanza che S. Ireneo riferisce nel libro primo del capitolo ventiduesimo del suo Adversus Haereses, e così come ne parla chiaramente anche l’angelico dottore nel primo capitolo della sua Gerarchia Ecclesiastica  allo stesso beato ed eccelso Timoteo : « Ma tu sta' attento a non divulgare le cose più sante fra le sante, anzi rispetta e venera i misteri del Dio occulto con pensieri intellettuali e invisibili, mantenendoli non partecipati e non contaminati da parte dei profani e comunicando santamente soltanto a uomini santi le cose sante con sante illuminazioni» [ Ger. Eccl. I. e ss.] .
  • E da queste parole notiamo in che modo S. Dionigi volutamente, scrisse in modo oscuro nascondendo  alcune cose celesti, e intende cose molto maggiori rispetto a quelle scritte nei libri!  Conviene perciò ai sant’uomini di quel secolo antico non spiegare ogni cosa dei misteri di Dio, e specialmente dell’augustissimo consesso dei Sette Assistenti, che non senza divina disposizione, fu illustrato a questi padri,  (come abbiamo detto) e pertanto non senza interna venerazione i nostri lettori devono leggere quest’opera angelica,  contemplando in modo più alto la divina sapienza nella creazione degli spiriti celesti e nella regolazione dell’ordine del mondo. Pertanto è giusto che  a quell’eruditissimo astronomo Abraham Abenare si comunicasse ciò che noi abbiamo ricordato nel capitolo dedicato ai governatori di questo mondo, e che i loro nomi scritti, così particolari, fossero rivelati ad Amadeo, uomo insigne per vita e santità, ma tutte queste cose che non furono rivelate in toto a quell’ Abenare, sono tutte assieme espresse in quell’antica pittura [segue nota a margine 98/A che non traduciamo] .
  • Nondimeno per maggiore saldezza e per più chiara dottrina, con un documento comproveremo ogni cosa suddetta nei sacri eloqui: i nomi infatti del sacrosanto ordine settiforme, sono i seguenti, pronunciati in ebraico:
  1. Michele, che in latino suona Quis ut Deus
  2. Gabriel, che in latino suona Fortitudo Dei
  3. Rafael, che in latino suona Medicina Dei
  4. Uriel, che in latino suona Illuminatio Dei
  5. Saltiel, che in latino suona Petitio Dei
  6. Euchudiel che in latino suona  Bonum Consilium Dei
  7. Barchiel, che in latino suona Benedictio Dei.
  • Inoltre, si trova scritto nella Sacra Scrittura, così come ce ne attesta Giovanni [in realtà è Matteo 18] al capitolo VIII°« ogni fatto consista della parola di due o tre testimoni», per corroborare questi nomi abbiamo dunque tre testimoni, due umani e il terzo angelico, e cioè: Abenare, uomo di origine ebraica, che si rifà al sacro eloquio di Daniele, quell’Antica immagine che si accorda alla rivelazione angelica comunicata ad un sant’uomo  e la medesima rivelazione, né cambia molto se vi sia qualche cambiamento nei nomi presso quell’uomo ebreo che non sia stata conservata in quell’antica pittura, perché nella sostanza concordano sia il vero senso che l’officio dei medesimi principi, mentre la rivelazione integra e supplisce quelle cose che vengono a mancare.

CAPITOLO XIX ° - DELLA FUNZIONE E DELLA DIGNITA’ DEI SETTE PRINCIPI ASSISTENTI NELLE COSE CELESTI

  • L’angelico areopagita [c’è una nota incomprensibile che nulla aggiunge al discorso dsc 98/B] , al capitolo terzo della sua opera Gerarchica, scrisse della prima gerarchia: « I Principali Spiriti sono quelli che stanno in modo più eminente davanti al Trono di Dio» [citazione non identificata], e costoro sono chiamanti deifici perché aspirano ardentemente, per quanto possono, ad imitare Dio, e detti simili, quelli tra loro per quanto possono divenire uno con Lui e suoi aiutanti [98/B].
  • Sussiste dunque un proposito di sacratissima funzione, di divenire, per quanto più possibile simili a Dio, di esser fatto una sola cosa con lui, e un poco più in basso, per ciascuno realmente dedito a quella medesima distinzione divina, vi è una qualche perfezione relativa alla imitazione di Dio di ciascuna di quelle entità che anelano a Dio, finché divengano cooperatori di dio, in tutte le cose più eccellenti e divine (come ce ne attesta la sacra scrittura), e grazie all’attività divina prodotta in se stessi, per quanto possano ardere davanti a tutti.

  • Poiché invece le cose suddette, sono principalmente compiute da quei  Sette Assistenti rispetto a tutti, l’angelico sacerdote ateniese così ci insegna al capitolo VII°, affermando: « Conveniva, senza dubbio, che la prima gerarchia celeste fosse formata dai più sublimi spiriti; poiché tale é l'ordine che essi occupano al di sopra di tutti gli altri, poiché la Divinità, per una relazione immediata e diretta, lascia fluire sovr'essi più puramente ed efficacemente gli splendori della sua gloria e le conoscenze dei suoi misteri» [Ger. Coel. VII.I speriamo che la citazione sia corretta ] e nel capitolo tredicesimo dice ancora: «Gli ordini inferiori partecipano, è vero, all'amore, alla saggezza, alla scienza, all'onore di ricevere Dio; ma queste grazie non giungono loro che più debolmente ed in modo subalterno, e non si elevano verso Dio se non per mezzo dell'aiuto degli angeli superiori, che furono per primi arricchiti dei benefici celesti» [ Ger. Coel. XIII.III]. Per questo le sante proprietà (come dicemmo) che più partecipano più vicine rispetto agli altri della sostanza divina  sono di quelle posti davanti a Dio (come principali o primaziali), e poco dopo nello stesso capitolo aggiunge [qui Tommaso ha sbagliato, perché si tratta del capitolo XV mai citato in precedenza] : « Inoltre quell'impetuoso ed eterno movimento che li trasporta verso le cose divine; ed è anche per ciò che la teologia ha rappresentato gli angeli con ali ai piedi » [ Ger. Coel. XV.III], e la Sacra Scrittura, nel Salmo 94° , chiama questi principi divini: « Poiché grande Dio è il Signore, grande re sopra tutti gli dei»[ Salmo 95.3] e quell’Angelo lottatore si riferisce a se stesso chiamandosi Dio nel capitolo 32° della Genesi dicendo:  «non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio {il Dio forte} e con gli uomini e hai vinto!» [ Gn 32,29], ed inoltre a cui l’astuto serpente disse alla madre di tutte le genti: «Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio {o come Dei stando al testo originario}, conoscendo il bene e il male» [ Gn 3.5], per cui Adamo comprese in modo più prudente che si trattasse invece dei primi Angeli,  mentre Eva pensava in modo meno prudente alla Trinità, la cui conoscenza ottennero fin dal principio, ma Adamo comprese bene il senso di Genesi  3 pensando giustamente agli Angeli più eccelsi, che di solito vengono chiamati dei, perché essi, come detto, si sforzano di essere simili a Dio, e di imitare le sue azioni.

  • Per tali ragioni, dal sacro discorso di S. Dionigi risulta chiaramente che qui primi assistenti, diventino simili a Dio nella imitazione e cooperazione, e di più subito dopo Dio, in essi risplendono le Sante proprietà delle opere divine.

  • Quelle proprietà che invece si diffondono da Dio, per altro mezzo, sono indicate attraverso i loro nomi, sia perché l’angelico areopagita, asserì nella quarta parte, cap. IV° dei Nomi Divini, che essi sono immagine di Dio, che perché disse che nell’Angelo comprendiamo il supremo abisso dell’astrazione.

CAPITOLO XX ° - PERCHE’ I NOMI DEI PRIMI TRE PRINCIPI ASSISTENTI INDICANO I PRINCIPALI ATTRIBUTI DELLE TRE PERSONE DIVINE

  • Si legge nel capitolo 18° della Genesi di una triforme ambasciata ad immagine del Dio Trino e Uno.
  • Conviene dunque che proprio coloro che appartengono al gruppo degli assistenti, possano dirsi deifici, perché si riconducono proprio alle Persone della divina Trinità, che non si riconduce alla singola persona, cioè per qualche significato di singole persona della divina Trinità, per il fatto che gli stessi (come già dicemmo) super aspirano ad essere quanto di più vicino a Dio, per divenire una sola cosa con lui, e non cooperatori e  imitatori secondo il modo di ciascuno.
  • Pertanto ai loro nomi vanno conferite specialissime proprietà, della stessa trinità divina, di cui la prima persona è costituita da quella del Padre, cui si attribuisce la potenza che viene indicata come “Fortezza”, la cui immagine e somiglianza si è soliti attribuire a Gabriele,  che si interpeta proprio “Fortezza di Dio”, che mostrò per primo in quell’enorme scontro con gli spiriti apostati e poi nella distruzione di Sodoma, con le quattro città. Il secondo attributo ovvero la seconda caratteristica è la “Sapienza del Figlio”, la cui immagine e somiglianza viene ricondotta a Geudiele,  che si interpreta “Buon Consiglio di Dio”.
  • La Terza Persona è quella dello Spirito Santo,  cui si attribuisce l’amore o la grazia, e la cui immagine e somiglianza conviene ricondurre a Barachiele,, il cui nome significa “Benedizione di Dio”.
  • Da questa interpretazione pertanto possiamo comprendere che furono proprio quei tre  principi a manifestarsi ad Abramo, nella valle di Mamre, sotto l’immagine di tre uomini, rifulgenti di bianco, che si riconducevano alla divina Trinità, da cui erano stati informati di non pochi misteri futuri, e la cui propria conoscenza sta nell’annunci della stessa Trinità ad Abramo, per cui giustamente la Sacra Scrittura parlò di tre uomini, che si chiamano appunto “vires” in latino dalla parola virtù, e le virtù proprie delle prime intelligenze che vengono da Dio si identificano propri in quegli spiriti assistenti davanti al Trono di Dio!
  • Pertanto essi furono tre Angeli supremi; ma quelli che erano i più degni parlarono ad Abramo, sotto l’effetto del Santo Spirito,  conoscendo il divino sacramento , ancora nascosto, della Trinità celato sotto la manifestazione di quei tre Angeli.
  • Non fu tuttavia un unico Angelo triforme, così come abilmente e sapientemente questo mistero viene espresso in quell'antica pittura,  che dimostra che quelli furono proprio tre angeli provenienti dal gruppo dei sette principi assistenti, laddove si nota un qualche segreto nascosto, della incomprensibile essenza della Trinità. Quei tre Angeli sono dipinti infatti di candido abito, proprio come rivela dei Sette Angeli Assistenti, Apocalisse XV quando dice: « sette angeli che avevano i sette flagelli, vestiti di lino puro, splendente, e cinti al petto di cinture d'oro» [Ap 15,6].
  • Ciascuno di loro infatti si vede portare a sinistra come una sperula d’oro nel cui vertice sta una croce di colore rosso nascosta sotto il manto esterno cosicché   il palmo nudo non tocchi la medesima sfera in cui era nascosto un mistero.

Rivelazione soprannaturale di Tommaso da esorcismo n.d.a.

  • Sulla cui circostanza, dopo avere esorcizzato un certo demone non tanto potente, e saputo che quella tale vergine ne era rimasta ossessa da diversi anni, per farmi dire perché esso volesse le tre sfere d’oro dotate di croci rosse, gli chiesi: « Perché quegli Angeli, tolto il tetto, si vedono tenere quelle sferette?», senonché dopo essere stato compulsato da me, esorcizzato dalla sacra virtù, dopo una lunga lotta infine rispose: « Quegli Angeli che sono giunti da Abramo, per annunciargli che Sara sua moglie, avrebbe dato alla luce un figlio, per loto tramite, appartennero al gruppo dei Sette Assistenti al Trono di Dio. Invece quelle sfere dorate dotate di una croce rossa posta sopra di esse, significano la Trinità, davanti al cui cospetto, quei sette  Principi assistono più vicino di chiunque altro , e tuttavia essi non possono contenerla, perché essa sola può contenere se stessa e per tali ragioni essi non sembrano né raccogliere, né toccare, con le proprie mani quelle sfere dorate!».
  • Pertanto non parlano correttamente coloro che dicono che gli Angeli di quell’ambasciata fossero stati Michele, Gabriele e Raffaele, dato che Michele come Principe dell’ Esercito Celeste, si muove solo quando è in pericolo tutto il popolo eletto, perciò furono proprio quegli Angeli suddetti, che rappresentavano le Persone della Trinità dalle caratteristiche dei loro nomi (come ho rivelato precedentemente), e questa suddetta ambasceria, fu fatta nella forma delegatoria di quell’ammirabile Annunciazione avvenuta il 24 marzo dell’Unico Figlio Incarnato di Dio, spinto per obbedienza e al tempo prestabilito a dover subire il supplizio della Croce, la cui figura o veste si attanagliò allo stesso Isacco [segue nota semi incomprensibile in cui la figura di Isacco è accostata a Cristo che non traduciamo anche perché  appesantisce il discorso – 101/A].
  • Per tali ragioni quei medesimi tre Angeli furono inviati alla Vergine Immacolata, in rappresentanza della Trinità Divina,  la cui opera principale consistette nella medesima Incarnazione del Verbo di Dio! Tutta quanta la Trinità risultò indicata dall’Angelo che disse: « Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo.» [ Lc 1,35].
  • Siccome la potenza  dell’Altissimo è rappresentata dal Verbo, soltanto il Principe Gabriele, che era il più degno parlò mentre gli altri due si limitavano solamente ad assistere, rispettando tale contegno, allo stesso modo, con il padre Abramo, e a questa ambasceria triforme, volle riferirsi il divino dottore nel capitolo IV della Gerarchia Celeste, allorquando ricorda Gabriele inviato dalla Beata Vergine, e l’altro Angelo inviato a Giuseppe.
  • Ed ancora un altro fu inviato ai pastori [ c.f.r. Ger. Coel. IV.IV], il primo dei quali fu manifestato in rappresentanza di tutto il gruppo degli Assistenti,  per manifestare a tutti che fosse giunto il tempo dell’Incarnazione (o il Sacramento dell’Incarnazione).
  • Poiché dunque furono tre i principi inviati in quell’ambasciata, per un’ottima ragione parlò solo il primo di loro, (come dicemmo), perché quel legame tra divinità e umanità, fu opera di tutta quanta la Trinità divina sotto un’unica ipostasi, e poi fu conseguenziale che venissero eletti a ciò tre Principi che furono inviati anche a pronunciare la nascita di Isacco, mediante figure di straordinaria dignità e decoro, per rappresentare la venerazione da apprestare al Creatore di tutto il mondo.
  • Furono dunque scelti quei tre fulgidissimi oratori, e poiché la Vergine Gloriosa non li aveva mai visto in precedenza quel consesso di tre principi primari nella stessa foggia di quella meraviglia pompa di Angelica Rappresentanza , venne turbata non senza provare una qualche senso di ammirazione dalle loro parole  e si domandava che senso avesse un tale saluto [ Lc 1,29]. Luca infatti apprese totalmente dalla Vergine Gloriosa, tutte queste cose, ma non volle rivelarle, essendogli stato proibito il farlo, perché erano cose che potevano destare troppa curiosità, essendo superflue. Egli scrisse dunque soltanto ciò che era necessario, e fece menzione soltanto di Gabriele, perché fu soltanto lui a parlare, mentre gli altri tacevano lasciando parlare colui che era più degno di loro.
  • Queste cose furono invece rivelate ad Amadeo, uomo religiosissimo e devotissimo!  [ segue nota incomprensibile 101/B].

CAPITOLO XXI ° BREVE COMPENDIO DEI NOMI DEI SETTE PRINCIPI ASSISTENTI

  • Del nome del Principe Michele e delle sue proprietà, poiché se ne è già parlato prima, non è necessario ora aggiungere altro per riferire la sua grandezza e il suo primato che egli detiene in Cielo e in terra; perché egli presiede la Chiesa Universale, così come, quando giungerà l’Anticristo, governerà anche sulla Sinagoga ovvero sul popolo eletto ebraico. Anche S. Gregorio sull’Omelia XV di Luca scrive: « Che ogni qual volta deve compiersi qualcosa di meraviglioso, si narra che venga inviato Michele» {la citazione più esatta: “Et quoties mirae virtutis aliquid agitur, Michael mitti perhibetur”, si tratta della HOMILIA XXXIV° su Luca XV°}.

  • Si legge tuttavia nel primo libro di S. Ireneo, “Adversus Haereses”, dal capitolo XXI° fino al capitolo XXV° dove si trova che egli fosse invocato: “Principe dei Sette Angeli e di tutti i Principi", e nonostante non venisse così identificato esattamente dal popolo ebraico, è vero che a tutt’oggi viene così detto dai giudei che: «Il mondo e tutto ciò che è in esso è stato fatto dai Sette Angeli» [Adv. Haer. XXIV.I] e specificamente  che il corpo di Adamo sia stato plasmato da loro.
  • E dicono ancora, come sta scritto al capitolo 52° dello stesso libro, che lo spirito Santo sia stato emesso dal primo di quegli Angeli assistenti.
  • Ecco in che modo questi segreti furono diffusi oralmente al secolo dei discepoli del Signore, dai quali furono rivelati ai loro seguaci, molti dei quali però divennero peccatori e fatti sospetti d’eresia, ed uno dei primi sette diaconi, iniziato da San Nicola Apostolo di Antiochia, siccome fu d’animo malvagio e lontano da Dio, per tale ragione, tutto ciò che aveva udito lo deviava per suggestione diabolica, mischiando le cose false a quelle vere.
  • Difatti era vero ciò che predicava di aver sentito cioè che esistessero Sette Eccelsi Angeli Assistenti e che Michele ne fosse il capo e primate del popolo ebreo, che il mondo fosse stato creato da loro e non da Dio, e che il corpo di Adamo fosse stato plasmato per ordine di Dio tra tre angeli che scaturirono da ogni coro angelico, per tutto ciò che riguardava solo il corpo fisico, mentre per ciò che riguardava l’anima e i doni ad essa afferenti, che gli sono superiori, ciò era avvenuto per  opera della stessa divinità. Essi sono infatti i ministri più vicini di Dio, e cooperano  a somiglianza di Dio: «perché egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste»  [Salmo 33.9] e poiché questo segreto della creazione del corpo di Adamo,  in un altro luogo è stato dichiarato in modo molto più dotto e ragionato, non aggiungiamo più nulla, né scriveremo in questo volume altre cose sul Principe  Michele .
  • Poiché infatti, tratteremo in seguito di quel tremendo ed orribile scontro angelico, sarà allora che spiegheremo, facendo vela con la nostra piccola barchetta, qualcosa in lode di un così grande principe.
  • Del grande merito del Principe Gabriele, si riferiscono cose straordinariamente meravigliose nel libro di Daniele e nel capitolo primo di Luca ne sono scritte ancora di maggiori.

  • De Principe Raffaele, invece, molte cose sono state scritte nel Libro di Tobia, che non sono state inserite in questo libro, ma quelle cose che nel libro di Tobia non si ritrovano, sono qui spiegate per quanto utile a muovere i calami per la spiegazione della sua immagine.

  • Il santissimo nome del Principe Uriele è noto ai fedeli dal terzo libro di Esdra, dal capitolo IV- fino al capitolo XIV°, e successivamente nel quarto libro dove da Uriele furono rivelati al profeta Esdra molti segreti, ma non risultano note le sue meravigliose caratteristiche, come espresse in quella vecchissima pittura, che certamente, è degnissima di ammirazione {aggiunge in nota a margine Tommaso}, e  se qualcuno contestasse che il terzo e il quarto libro di Esdra non sono inseriti tra i libri canonici, questa contestazione sarebbe inconferente, perché il suo stesso nome significa “Illuminazione di Dio” che è Uriele.

  • Difatti la principale funzione di tutti gli spiriti celesti, è quella di illuminare gli spiriti inferiori, così come il divino Areopagita insegna più volte nella sua Gerarchia celeste, e segnatamente ai capitoli VII°, X° e XIII° e poiché tale nome indica  il ministero o le proprietà e/o la funzione comune di tutti gli spiriti, nonché soprattutto di uno di quegli Spiriti Sommi che devono imitare le divine ricchezze * e soprattutto di illuminare gli altri, che si chiama appunto Uriele.  Dio infatti prima luce, illumina dapprima quegli spiriti principali e questi illuminano a loro volta gli spiriti inferiori secondo la capacità di ciascuno.

  • E poiché in quella ambasciata in cui Abramo tre ne vide e ne adorò uno rivelammo il nome di Geudiele e Barachiele come riferiti alla persona del Figlio e dello Spirito Santo, non resta soltanto che da  aggiungere il nome di Sealtiele, Principe di somma venerazione, e da doversi onorare da parte di tutti i fedeli, che dall’inizio fu costituito dalla sapientissima provvidenza divina, avvocato ed oratore davanti al cospetto di Dio Onnipotente a beneficio di tutti i fedeli, a motivo del peccato {Tommaso aggiunge in nota:  sembra convenire nel senso di questo nome Sealtiele che significa Richiesta di Dio – petitio Dei – quel nome di Samael introdotto dall’ebreo Abenare che può essere interpetato:  Dio ha esaudito – Exauditio Dei -; su questo non ci trova d’accordo n.d.a.   }  cominciò a pregare e intercedere per i nostri primi progenitori e la loro posterità  e ottiene per noi continuamente da Dio delle grazie di ogni meraviglioso beneficio e di misericordia e redenzione del genere umano affinché i meritevoli prendano possesso delle sedie lasciate vacanti da quegli Angeli che da apostati furono scagliati giù dai cieli, a seguito di quello straordinario conflitto tenuto contro i suddetti principi {Tommaso aggiunge incomprensibile 103/A]  

  • Infine, le cose che sono state fin qui dette, per quanto vogliamo ricavarle dall’angelico dottore, non possono essere completamente scoperte, se non sveliamo prima le loro splendide immagini, i loro simboli e i loro nomi espressi nell’immagine di ciascuno di loro scaturente da quella istruttiva e misteriosa vecchissima pittura e conseguentemente in modo più chiaro e facile scopriremo le proprietà di ciascun nome dal capitolo VII° dell’Apocalisse, che fino ad oggi non fu considerato da nessuno.

CAPITOLO XXII - EPILOGO DI QUANTO DETTO IN PRECEDENZA

continua in 103/A


LIBRO SECONDO (MS.X.G.5)

(tradotto completamente ma da revisionare)

 

CAPITOLO 1 – INTERPRETAZIONE DEI NOMI, DELLE IMMAGINI, DELLE PROPRIETÀ E DELLE INSEGNE DEI SETTE PRINCIPI ASSISTENTI, SULLA SCORTA DELLE LORO IMMAGINI EFFIGIATE NEL VECCHIO DIPINTO DI QUALCHE ANTICHISSIMO ARTISTA* PALERMITANO

  •  … Chiunque fosse dunque, il cattolico che fece effigiare e dipingere i Sette Principi Assistenti sotto forma di giovinetti di aspetto umano riuscì a percepire i misteri arcani  dell’augustissimo loro gruppo, nonché la loro dignità e i loro alti ministeri celesti, né tralasciò  i minori segreti di quell’antichissimo e inesplicabile gruppo di [110/B inizio] intellettuale degli spiriti celesti, così come si vedeva in quella suddetta pittura e da noi sarà infine rivelato, riuscì a riportare i più segreti significati degli indumenti, dei colori e delle insegne così come insegna il divino autore nel capitolo ultimo della Gerarchia Celeste , come già dissi, cose che la rendono degna di ammirazione e forse unica in tutta la repubblica cristiana. 
  • Infatti va lodato soprattutto da noi  e allo stesso modo l’arguto ingegno di quel pittore sebbene l’arte pittorica apposta ad esse fosse rude, perché espresse abilmente e in modo adamantino il concetto di quei limiti  dell’esimio dottore, senza aver avuto alcuna rivelazione.

[descrizione dell’antico dipinto e delle varie scene n.d.a. ] 

  • In quella pittura, nella  PRIMA SCENA si vede il Creatore dei Cieli e della terra;

  • nella SECONDA SCENA si vede la creazione dei nove ordini degli Angeli, dove il primo è LUCIFERO dipinto in modo arguto, sul quale il solo Creatore estende la sua mano, ed è lecito che appaia come primo perché più splendente degli altri Spiriti, manifestato con ali tanto rosse che imbiancano il resto del corpo, affinchè [….110/b], gli altri che vengono dopo di lui , sono veduti infiammati nello stesso ordine e questi ordini sono distinti – come dicemmo  - in vari toni di colori differenti.

  • Poi nella TERZA SCENA si vede (lucifero) alzato dalla sua sedia altissima con volto pieno di furore, giunto assieme a 6 principi di diversi ordini e l’eminente sedia dello stesso è collocata a lato di Dio Onnipotente.

  • Successivamente nella QUARTA SCENA al cospetto del Trono di Dio , una coraggiosissima coorte di Angeli fa giustizia degli apostati mentre dodici principi armati offrono se stessi in nome di tutti i 9 ordini degli Angeli rimasti fedeli alla maestà divina per  combattere contro i ribelli e per condurli fuori dal Regno Eterno, il primo dei quali conduce il vessillo della croce: infatti […111/a] quella battaglia fu una lotta intellettuale dal sommo settenario e sacrosanto congresso; dal Coro dei Serafini ne uscirono fuori 4 più degni mentre invece dagli altri 8 Cori, apparve un principe di ogni Coro, (rimanendo saldi) nella fede e nel desiderio della divina maestà.

  • Segue poi una QUINTA SCENA in cui si vede un ultimo conflitto e la cacciata dei potenti spiriti ribelli dalle loro sedi e si vede la medesima sedia sulla quale sedeva il principe cospiratore rimasta vuota, e di quei dodici principi armati quattro principali [in posizione di vittoria], dei quali  solo MICHELE era contraddistinto da una asta con vessillo e da uno scudo segnati dalla croce, mentre gli altri Angeli, dotati di semplici armi e di un clipeo, con un’asta avente il segno della croce  percuotevano i nemici trasformati in orride bestie, mentre Lucifero veniva trasformato in un mostro orrendo che portava sulla testa quattro corna  - per questo l’apostolo Giovanni nel capitolo XII vide il dragone avere dieci corna…[111/a]  - .

  • Dopo questa battaglia, poi, nella SESTA SCENA si vedeva “la mangiata del pomo” e l’espulsione del progenitore dal paradiso terrestre per mezzo di un Angelo di fuoco che fu del gruppo degli Assistenti ,

  • dopo di questa SETTIMA SCENA, dove si vede l’ospitalità di Abramo verso i tre uomini divini e

  • nell’ultima e OTTAVA SCENA il loro banchetto quando ne vide 3 e ne adorò 1 ,

  • sotto le surriferite scene si vede il sacrosanto gruppo dei SETTE PRINCIPI ASSISTENTI in forma umana e giovanile.

  • L’autore di questa pittura ha dunque voluto dischiudere i grandi misteri di Dio , imitandone la natura per mezzo di un’arte ingegnosa.
  • Fu di singolare prudenza,  dal momento che compose un libro che sia i dotti che gli incolti avrebbero potuto in gran parte capire  e più facilmente!
  • Le pitture e le immagini  sono infatti ...  i libri e le scritture degli uomini semplici, e dunque è conveniente che i curiosi non siano privati della conoscenza delle immagini dei suddetti sette principi assistenti , così come quel dipinto contiene le stesse,  fino a quando la suddetta storia avrà spiegazione più approfondita.

CAPITOLO 2 – DELL’IMMAGINE DI SAN MICHELE

  • Perciò il primo principe si trova in mezzo a loro, coperto di una corazza dotata di un mantello rosso, dimostra il vigore della virtù infuocata e una tenace efficacia , così come insegna il dottore delle Gerarchie.
  • Tuttavia l’Ordine di questo sacrosanto consiglio (gruppo) non è secondo la rivelazione del venerabile Amadeo che mi sembra più aderente alla verità.
  • Forse l’autore della pittura fu inesperto nel conservare il vero ordine nello stesso modo dell’augustissimo collegio.
  • Infatti, per come ritengo , il dipinto precede Amadeo di cento anni , ma ritorniamo a S. Michele sotto i cui piedi giace l’orribile principe di questo nostro mondo; tiene nella destra il vessillo della croce, nel cui segno e trofeo fu sconfitto e scacciato via quel grande e rabbioso dragone.  
  • Quello infatti fu un segno di salvezza in quel mirabile conflitto tra tutti gli Angeli [112/a] , per mezzo della cui visione tutti i superbi furono presi da orrore e tremore … sotto l’immagine di San Michele è scritto il suo nome: MICHELE VITTORIOSO, alludendo alla vittoria ottenuta nella battaglia contro i superbi nemici .
  • Poiché anche oggi Michele difende i fedeli o gli eletti  contro i nemici e conduce alla vittoria, per tale ragione è detto VITTORIOSO in quanto colmo di queste vittorie.
  • Infatti questo nome tra tutti quelli in uso significa “dotato di un’azione vincente” .
  • A ciascun principe è infatti attribuito il significato del suo ministero, ma non, come dicono altri,  perché si ritenga che i nomi siano affibbiati a quei principi dagli uomini, se non da Dio stesso  o dagli altri Angeli o da se medesimi all’inizio di quella famossissima battaglia, dal momento che se gli uomini avessero conosciuto i nomi di quegli Angeli che assistono innanzi a Dio,  Raffaele non avrebbe detto a Tobia: « sono uno dei sette che assistiamo davani al Signoe » né Gabriele avrebbe detto a Zaccaria « Io sono Gabriele che assisto innanzi a Dio».
  • Conosciuto infatti il nome di Raffaele , avrebbe immediatamente compreso che fosse stato uno dei Sette Assistenti.
  • Né è del pari sconveniente che il nome di Michele sia stato rivelato nei Cieli , quando si oppose a lucifero , desideroso di prendere il posto di Cristo e di essere simile all’Altissimo e al quale disse: « Chi è come Dio?» , quasi dicesse Dio è uno e non vi sono altri dei, e così peraltro viene chiamato Michele, cioè « Chi è come Dio».
  • E subito dopo cantò quel cantico  che fu rivelato al santo Salmista al salmo 112 (113 nella numerazione attuale) che recita: « Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto e si china a guardare nei cieli e sulla terra?» [ salmo113,5-6] In cielo ha rispecchiato il Sette Principi Assistenti e il cuore dei seguaci che si umiliarono combattendo la superbia di Lucifero, e tutti i quali, Dio esaltò secondo i meriti di ciascuno ….

CAPITOLO 3 – DELL’IMMAGINE DI SAN GABRIELE

  • Vicino a San Michele si vede Gabriele, con il volto molto simile a Michele allo stesso modo in cui questa somiglianza fraterna è stata rivelata al venerabile  Amadeo , e poiché il divino Gabriele è il secondo nell’ordine dei Principi Assistenti , lo stesso porta come segni distintivi, la speranza, l’eminenza e la vicinanza al Trono di Dio , affinché, veduta la sua immagine dopo quella di Michele, immediatamente, sia percepito nella sublime e primaria maestà dei Sette Assistenti.
  • Nella sua destra porta una lanterna con una fiaccola ardente, affinché si comprenda essere della specie dei Serafini più eminente e più prossima a Dio, il quale infiamma se stesso, come gli stessi in modo copioso, infiammano gli uni gli altri, ardono e portano infatti dentro di loro tutta la bellezza della speranza divina , decorati in modo meraviglioso per mezzo di quella candela accesa si intende che il medesimo Gabriele e i suoi compagni sono tutti infiammati e per mezzo di tale immagine lo si indica fare parte dei Primi Principi Assistenti , ed è per questo che è chiamato NUNCIUS DEI inviato di frequente e nell’Ordine degli stessi Principi secondo dopo Michele.
  • E che per questo anche gli assistenti sono inviati e ciò appare chiaro nello stesso Gabriele.
  • Inoltre lo stesso Principe porta nella sinistra uno specchio di diaspro verde, rosseggiante di qualche macchia rossa, così come scrive Giovanni , nell’apocalisse capitolo IV°: « Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono».
  • Ed infatti la proprietà di questi due colori di confortare ed infiammare è simbolizzata dallo specchio , come è detto nell’ultimo capitolo dell’ Apocalisse « Poi venne uno dei sette angeli e mi parlò: Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino» attrvarerso il quale manifesta l’incomparabile  bellezza degli stessi assistenti che sono come uno specchio lucido , privo di ogni macchia è scritto il nome di questo suddetto Principe  GABRIEL NUNCIUS »

Antifona di San Gabriele Nuncio

L’Angelo entrò da Maria e disse: Ave piena di Grazia, il Signore è conte te, tu sei benedetta tra le donne!

R. L’Angelo del Signore annunciò a Maria. Alleluia

V. E concepì dello Spirito Santo. Alleluia

Preghiamo - Preghiera:

- O Dio amatore della salute umana, il quale. mandasti Gabriele principe assistente , e ministro della tua fortezza ad annunciare alla gloriosa Vergine Immacolata il sacramento dell'Incarnazione del Figlio Tuo Signor Nostro Gesù Cristo , umilmente ti preghiamo, e domandiamo, che giungendo noi sotto  protezione di un tanto grande Paraninfo, per la sua intercessione , ti degni di concederci la fortezza contra i nemici visibili  e invisibili. Per Cristo Nostro Signore Amen.


 

CAPITOLO 4 – DELL’IMMAGINE DI SAN RAFFAELE

  • Raffaele a destra di Michele si mostra vestito di due tuniche ornate con frange bianche sotto un pallio , come fosse sovraccaricato e legato per un viaggio .
  • Con la destra conduce Tobiolo  che porta a sua volta un pesce affinché ecciti gli spettatori alla contemplazione della storia e dei miracoli che sono scritti  nella sacra scrittura del libro di Tobia, dove si legge che un certo enorme pesce , fosse balzato fuori dalle acque del fiume Tigre verso  il figlio di Tobia che scosso dalla paura non sarebbe stato capace di prenderlo se l’Angelo non l’avesse aiutato, affinchè lo trascinasse a riva, ne prelevasse le interiora ed estraesse dallo stesso, per conservarlo, il cuore, il fegato e il fiele che l’Angelo insegnò essere necessari per produrre medicamenti.
  • Infatti disse che se avesse posto parte del cuore sui carboni ardenti , il suo fuomo avrebbe liberato, tanto un uomo quanto una donna da ogni genere di demoni , affinchè gli stessi non potessero più giungere da loro,
  • il fiele invece serve per ungere gli occhi qualora ci fosse stata un’albugine e ne sarebbero stati sanati perciò in detta pittura è scritto RAPHAEL MEDICUS

Antifona di San Raffaele Medico

Il Principe Raffaele disse: Io sono uno dei Sette che stiamo innanzi al Signore. E illuminò il cieco Tobia, afferrò il demone e lo relegò nel deserto.

V. Pace a voi, non temete. Alleluia

R. Il Signore ha esaudito le vostre preghiere. Alleluia

Preghiamo - Preghiera

- O Dio , che per tua ineffabile bontà ordinasti il beato Raffaele come compagno per i tuoi fedeli pellegrini, e da principio lo facesti medico degli infermi; ti preghiamo supplichevoli che, a noi che domandiamo  l'aiuto del suddetto principe assistente, spalanchi la via della salvezza  e che ci conceda la salutare medicina dell' infermità , tanto dell' anima , quanto del corpo. Per Cristo Nostro Signore Amen.


 

CAPITOLO 5 – DELL’IMMAGINE DI SANT' URIELE

  • Secondo l’Apocalittica di Amadeo, segue Uriele che è il quarto nell’ordine e non invece il sesto secondo questo dipinto.
  • Che sia il quarto dei sette Principi, al contrario, lo rivela lui stesso nel capitolo V° di Esdra, al Libro III° dove mostra che è affidata allo stesso la quarta tromba della cui voce, che suona a lungo, ha rivelato più cose, e di cui scrisse Giovanni verso la fine del capitolo 8 della sua Apocalisse.
  • Chiunque volesse conoscere l’autorità  DI S. Uriele presso la Maestà Divina, legga il Libro Terzo di Esdra, al capitolo IV° e comprenda quante cose ha rivelato delle quali si leggono anche nella suddetta Apocalisse e in Daniele e che istruì  Mosè e lo protesse. 
  • Chi dunque è devoto di  S. Uriele prenda il terzo libro di Esdra, e sarà condotto sulla via della salvezza se avrà conservato quella dottrina.
  • Questo grande principe è molto potente e la sua spada è contro i nemici del genere umano.
  • Uriele  infatti  significa in latino “illuminazione di Dio” e dall’autore del dipinto è appellato FORTIS SOCIUS, per indicare che lo stesso è istituito da Dio difensore dei fedeli cristiani, la cui immagine effigiata è in un elegantissimo abito di diacono sotto una dalmatica, coperto da una serie di frange bianche e sulla dalmatica porta una stola bianca segnata da croci nere secondo la regola del sacerdote, affinchè appaia armato delle armi spirituali per sconfiggere  per noi i demoni nella mano destra stringe una spada trasversalmente sul petto .
  • Con la sinistra invece stringe la parte estrema della spada e nelle sue vicinanze, in basso,  è dipinta una fiamma , per mostrare il significato del suo nome.
  • Difatti in lingua caldaica viene chiamato UR/URI  – in latino fornace o si dice fiamma di fuoco.
  • Per questo Uriel significa “ILLUMINAZIONE DI DIO”  e questa seconda azione della Trinità Divina verso gli stessi Primi Principi Assistenti, i quali  a loro volta purgano, illuminano e perfezionano essi stessi  tutti gli Angeli della Prima Gerarchia , e questi a loro volta lo fanno per quelli della Seconda Gerarchia, i quali trasferiscono i loro doni nella Terza Gerarchia …

disvelamento di un segreto celeste da parte di Tommaso Bellorosso su Uriele al pdf 119/120 n.d.a. 

  • Spesso ebbi un colloquio con uno spirito che possedeva una certa vergine, sui Sette Spiriti Assistenti , dei quali molte cose ci sono ignote, e seppi, sempre per il tramite di quel medesimo spirito maligno  che  si turbava al solo nome di Uriele , mostrando diversi segni di orrore e timore.
  • Interrogato da me sul motivo per il quale non tremava di paura anche per i nomi degli altri Principi Assistenti, rispose: « Tu non comprendi le cose che sappiamo e manifestiamo; guardami come se avessi davanti a me quest’angelo raffigurato in quella pittura, perché se lo avessi contro di noi, capiresti il motivo del filo della sua spada  puntato nei nostri occhi e così ho potuto in qualche modo sussurrarvi il senso delle loro parole velate.
  • Questo è quell’Angelo che tiene le chiavi dell’Abisso.
  • Giovanni nella sua Apocalisse al capitolo XX°  disse: “Vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell'Abisso e una gran catena in mano. Afferrò il dragone, il serpente antico - cioè il diavolo, satana - e lo incatenò per mille anni; lo gettò nell'Abisso, ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni”. 
  • Credo che sia proprio questo il motivo per cui quello Spirito Maligno si terrificava alla suono di quel nome “ Uriele” .
  • Infatti così come per natura essi sono tutti bugiardi , l’altra natura (cioè quella angelica n.d.a.) attinge essa con il loro timore alcuni opinano che (Uriele) fosse l’Angelo che parlava con Mosè , descritto in Esodo, dal roveto ardente e incombusto, cosa che viene fuori dalle parole dello stesso  S. Angelo Uriele che parla ad Esdra nel capitolo settimo del Terzo libro »

Antifona di San Uriele Forte Compagno

O Uriele , fulgore della divina Maestà  e fortezza dell'invitta potestà , o fiamma della carità avvampata, illumina le nostre menti , affinchè non siamo indotti nella tentazione. Umilmente ti preghiamo che ti degni di difenderci con la spada della tua potestà.

V. distendi , ti chiediamo, la tua spada, O Santo Uriele.

R. in aiuto dei tuoi devoti.

Preghiamo - Preghiera

-  O Dio  che,  per l’incomparabile tua clemenza, hai associato ai tuoi fedeli  il Beato Uriele, ministro della tua illuminazione di carità ineffabile, come ardente e vigile tutore che scaccia le tentazioni del demonio , ti preghiamo che,  noi, i quali ricorriamo alla difesa di tanto splendore, discacciate le tenebre dalla mente nostra conosciamo quelle cose che sono per noi salvifiche , e che in tutto fuggiamo l'insidie segrete del demonio. Per Cristo Nostro Signore Amen.


 

CAPITOLO 6 – DELL’IMMAGINE DI SAN SEALTIELE

  • Sealtiele è collocato al quinto posto  del Sacro Gruppo dei Sette non secondo l’ordine del dipinto, ma secondo la rivelazione [ di amadeo n.d.a.] .
  • Inoltre questo principe è dipinto con un abito di un umile oratore, con un volto dimesso e supplicante, il cui mantello è di colore bianco , la tunica smanicata  invece di colore rosso , ma dotato di frange di color d’oro.
  • Infatti l’albedine, in modo veemente significa il candore e la vicinanza della luce divina mentre sulla proprietà del colore rosso nulla aggiungo perché ne ho già parlato. 
  • Il titolo ovvero l’indicatore del suo ministero è ORATOR.
  • Infatti l’ordine distribuito bene e prudentemente nel governo umano del Regno Terreno viene condotto li dalle potenze dei Cieli, ma  tra le diverse cure di  pastorale carità di  questo sapiente principe quella che si mostra essere più degna di ogni protezione è la cura nella scelta e nella elezione dei suoi amati e accetti ministri,  dell’uomo che sia forte e timorato di Dio nell’uso di carità  verso il prossimo, nonchè capace e competente avvocato e peroratore nella curia Regia, delle cause di coloro che mancassero di idoneo patrocinio e difesa di un ottimo avvocato, sia come rei che come attori
  • Il clementissimo Dio, non tanto volle soltanto mandare il suo unico Figlio Unigenito a redimente sia i primi progenitori che i posteri , ma ha costituito come  avvocato davanti al Suo Cospetto uno dei suoi amati e intimi sette assistenti , affinchè assieme al suo esercito proteggesse tutti gli uomini fedeli, per i quali prontamente pregare; e questo patrono eletto da Dio è chiamato Sealtiele , infatti tanto quanto la preghiera viene eseguita dai migliori, tanto presto viene esaudita.
  • Questo è il potente principe immacolato, sapientissimo e sovrabbondantissimo di caritatevole incendio, che in questo officio di avvocatura , sembra molto simile a Cristo Stesso
  • Inoltre questo Principe, percepisce i segreti della maestà divina, e conosce tutti i misteri divini sin dall’inizio, e tutti i sensi nascosti della Sacra Scrittura e per lo stesso risulta chiarissima la medesima Apocalisse di Giovanni .
  • Dunque gli è nota ogni cosa e tutte le volte che invochiamo il suo patrocinio, sarà per noi copiosa ed efficace la preghiera volta a impetrare per i penitenti la misericordia di Dio.
  • Pertanto fu molto conveniente per la Provvidenza Divina  che dagli inizi del mondo abbia eletto e istituito un avvocato per tutto il genere umano, quando non c’era ancora speranza di misericordia, ne fossero stati scelti coloro che intercedessero, così come lo sono ora.
  • Né si deve dubitare che costoro abbiano dopo al Beata Vergine, rifugio nello scudo di Sealtiele, e di tutti gli altri Principi Astanti.

[disvelamento di un altro segreto celeste da parte di Tommaso Bellorosso ]

  • E per rendere più incisiva , una meditazione di tal genere, non voglio tacere un qual certo colloquio infernale che ho avuto un'altra volta  con quello spirito satanico, di cui ho già fatto menzione in questo libro, ma il cui ragionamento fu di tale portata, che nulla è sfuggito dalla mia memoria, (dopo che quello spirito negletto mi aveva rivelato molte cose)  sulla potenza, altezza e maestà dei Sette Principi Assistenti.
  • Difatti un certo giorno che mi appariva affabile e placido nel rispondere lo interrogai sulla potenza dei Sette maggiori Principi Assistenti e affinché non smettesse di parlare , perché stava dicendo qualcosa di importante; non lo interpellai ma gli permesi di parlare come volesse.
  • Così lo stesso mi disse: « Vicario  - difatti allora ero vicario dell’Arcivescovo di Palermo, mons. Sorrentino – se vuoi ricordarti delle mie parole non mi fare domande su queste cose ogni volta che te le ho date per certe perché  questi Sette Principi Assistenti davanti al Trono divino hanno una grande importanza sia in cielo, sia in terra, che fino all’ Abisso  , e sebbene è giusto che ogni bene scorra prima da Dio , nondimeno per mano di questi principi sono governati sia gli uomini che l’intero mondo, e questi sono proprio quelli che confortarono  Pietro e Paolo e altri dei vostri martiri e li rinsaldarono nella vostra fede cristiana» e dopo queste cose mi interrogò dicendo:  « Dimmi, ti chiedo, chi sono quelli che ritieni essere i maggiori nemici dei cristiani? » al quale quesito non fui capace di rispondere velocemente , così lo stesso mi schernì dicendomi: « Sei Vicario e non conosci queste cose?» , cui  seguì un discorso molto astuto e aggiunse : « Non avete peggiori nemici di noi demoni, dal momento che non desideriamo nè il vostro corpo, né i vostri beni, ma solo la vostra anima ; per questo Cristo disse: “E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna” e sebbene non abbiamo una potestà assoluta di inviare le anime nella Geeena di fuoco , tuttavia con tutte le nostre forze lavoriamo per persuaderle ad andare nel luogo infernale e compiamo molti altri mali per sovvertire il mondo e tutto il genere umano se non fossimo trattenuti dagli stessi Angeli. 
  • Ma ora dimmi – ti domando – chi è il nostro più grande avversario che ci trattiene e ci ostacola, affinchè non scateniamo tempeste sulla terra e sui mari, e non distruggiamo , le città, gli alberi, le piantagioni e i frutti della terra, e il parto (feto)  nell’utero  donne, e molti altri mali?
  • Forse  i vostri Santi  ce lo impediscono ?
  • In verità, in verità, se gli stessi fossero davvero i vostri difensori , sicuramente ce ne saremmo già occupati, se non ci fossero questi Sette Principi degli Angeli e il loro esercito!!
  • I vostri santi, infatti,  furono uomini fatti di carne putrida come siete voi , e non è loro demandata questa protezione ; né gli stessi sono a conoscenza del nostro dolo e delle nostre abilità, né del pari intendono il nostro modo di combattere, ma questi Sette Principi e i loro seguaci (comprendono 122/b) tutte le nostre iniquità, gli stessi infatti sono valorosi e abitualmente preparati ai nostri assalti, e sanno come vincerci e annientarci , ma voglio soltanto che tu sappia una cosa: quando invocate l’aiuto dei Santi, gli stessi intercedono per voi e per mano degli stessi principi ottengono numerose grazie; quando invece vi rifugiate direttamente da questi Principi, se domandate cose giuste , non vi sono date preghiere ma fatti, perché sono potenti ministri e ufficiali di Dio e conoscono ottimamente tutte le cose che avverranno”.
  • Le parole surriferite non si discostano dalla testimonianza del Santo Areopagita, tratte dal capitolo delle libro delle Gerarchie.
  • Questi Principi sono chiamati comandanti  perché conducono coloro che vogliono ottenere l’accesso a Dio e a quella sacrissima Luce di Dio , e dunque gli Angeli e i Santi inferiori ricorrono dapprima a questi primi e più intimi principi  di Dio così che appaiano essere vicini anche loro al Trono di Dio.

Antifona di San Sealtiele Oratore

Gran ministro nella richiesta della misericordia di Dio, e nobile difensore di tutti i fedeli, ti preghiamo, o Beato Sealtiele, che consideri la nostra fragilità umana; così da non abborrire  i nostri gravi eccessi , e non disdegni di pregare sempre per noi e di imitare il nostro Redentore Gesù, il quale sedendo alla destra del Padre Dio Eterno , s’è degnato d'essere nostro avvocato.

o San Sealtiele ti invochiamo in aiuto

Affinchè ci ottieni il perdono dei Nostri Peccati

- O Dio, fonte abbondantissimo delle misericordie ,che per i peccati  della fragilità umana hai voluto che presso di te [Non solo Gesù Cristo Signore Nostro ma anche]  il Beato Sealtiele dall’inizio fosse il ministro supplice della tua misericordia; umili ti preghiamo, per mezzo del patrocinio di un tale patrono  e per la preghiera di un tale oratore, che ti degni di liberarci da tutti i mali imminenti e di cancellare le nostre iniquità secondo la moltitudine delle tue misericordie . Per Cristo Nostro Signore Amen.


 

CAPITOLO 7 – DELL’IMMAGINE DI SAN GEUDIELE (EGUDIELE)

  • L’ immagine di San Geudiele indica anche Gesù, perché quando viene inviato si riferisce alla Seconda Persona della Divina Trinità, che è Cristo Sapienza del Padre.
  • Difatti Geudiele , in latino significa Buon Consiglio di Dio .
  • Geudiele dunque si mostra essere un vice Cristo, dispensatore universale santissimo ed elargitore e distributore di ogni bene, giudice dei vivi e dei morti e queste cose indica il suo proprio nome , perché dal nome deriva il suo ministero così come dalle insegne che porta.
  • Geudiele infatti è chiamato REMUNERATORE , nella destra tiene una corona regale , nel braccio sinistro tiene un flagello, tiene cinto il capo di un serto di rose bianche.
  • Sotto il pallio talare è dotato di una veste bianca dotata di filamenti, così come detto altrove.
  • Il pallio è di due coloro cioè  all’infuori  verde  e all’interno rosso, per significare i misteri o il significato di cui si è parlato precedentemente.

Cominciamo a parlare del serto di rose bianche.

  • Cristo infatti  - come dissi – è sposo di ogni vergine.
  • Perciò gli viene dato un nome e Geudiele  custodisce le fanciulle che conservano la verginità di Cristo, così come è attestato dalla storia della vergine e martire Sant’Agnese e parimenti della vergine Santa Cecilia e dei martiri cui l’Angelo custode consegnò la corona di rose bianche del paradiso dotata di un meraviglioso profumo, di cui fu ricolmata l’abitazione , come premio di aver conservatò la verginità.
  • Difatti l’impegno principale dei Principi Assistenti, e procacciare eletti affinchè siano riempite le sedi rimaste vacanti dai superbi nemici.
  • Per tale ragione , preferiscono maggiormente le vergini, e soprattutto gli umili.
  • La verginità è amica e accetta agli Angeli, e così come fossero delle nozze terrestri, allo stesso modo la verginità riempie il Paradiso di nozze.
  • Lo stesso Angelo Custode di sant’Agnese, in quel turpe luogo,  resuscitò dalla morte il figlio del prefetto romano, che era stato soffocato dal diavolo volendo usare la forza contro la vergine.

Per questo porta nella destra  una corona regale d’oro, che in primo luogo è segno di vittoria, che non si concede se non si è dapprima combattuto.

  • Lo Spirito Santo che ispira i profeti dice nella seconda lettera a Timoneo, capitolo 2:  « Anche nelle gare atletiche, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole - e -  Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede.  Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione» [ 2 Tim 2,5 -4-7/9].
  • E pure Giacomo nella prima lettera al primo capitolo dice: « Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano» .  [ Giacom. 1,12] .
  • Perciò  qualunque  sia quell’avversario con cui dobbiamo combattere, se vinceremo otterremo la corona della gloria ma sul  mistero della suddetta corona occorre da parte nostra una dichiarazione affinchè sia reso reso evidente a tutti che la coronazione appartenga a Cristo, in cui vece invia Geudiele.
  • Il profeta Esdra al libro quarto, capitolo secondo dice: «  Io Esdra, vidi sul monte Sion una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, e tutti lodavano assieme il Signore con cantici, e nel loro mezzo, c’era un giovane alto (nobile) di statura, più eccellente rispetto a tutti gli altri, e metteva corone sul capo di alcuni di loro, e veniva  maggiormente esaltato. Io invece ero sorpreso dal miracolo.  Allora interrogai l’Angelo e dissi: “ Chi sono quelli, o signore?”. 
  • Il  quale rispondendo disse: “Quelli sono deposero  via la loro tunica mortale e presero quella immortale, e confessarono il nome di Dio : ora sono coronati e ricevono le palme”.
  • E dissi all’Angelo: “Chi è quel giovane che pone su di loro le corone e consegna nelle loro mani le palme?”.
  • Il quale rispondendo disse: “Egli è il Figlio di Dio, Colui che confessarono nel secolo”. Io invece cominciai a glorificare loro che stettero fortemente nel nome del Signore.  
  • Allora mi disse l’Angelo: “Va e annuncia al mio popolo, quali e quane meraviglie del Signore Dio vedesti!”» [ IV Esdra 2].
  • Ed anche Giovanni nell’Apocalisse dice: «  Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita. [ Ap 2,10]» e si nota nella passione dei 40 martiri (di cappadocia n.d.a.) per tali ragioni,  questo principe è detto REMUNERATORE, perché anche Cristo è Remuneratore secondo i meriti di ciascuno
  • Inoltre nella sinistra questo principe tiene un flagello dotato di 3 funicelle nere e questo strumento indica la  disciplina che corregge o la giustizia che punisce non si deve dubitare che l’autore della pittura volle assoggettare le immagini delle cose visibili alle cose invisibili, così come ne attesta il dottore angelico secondo cui l’Angelo è solito correggere gli uomini.
  • Così si legge nel capitolo 22 dei Numeri di Balaam: « quando il Signore aprì gli occhi a Balaam ed egli vide l'angelo del Signore, che stava sulla strada con la spada sguainata. Balaam si inginocchiò e si prostrò con la faccia a terra. L'angelo del Signore gli disse: “Perché hai percosso la tua asina gia tre volte? Ecco io sono uscito a ostacolarti il cammino, perché il cammino davanti a me va in precipizio.  Tre volte l'asina mi ha visto ed è uscita di strada davanti a me; se non fosse uscita di strada davanti a me, certo io avrei gia ucciso te e lasciato in vita lei”. “Và pure con quegli uomini; ma dirai soltanto quello che io ti dirò”. Balaam andò con i capi di Balak » . [ Numeri Cap 22].

Inoltre questo flagello significa giustizia che punisce.

  • Nel secondo libro dei Re capitolo 24° [ In realtà è 2 Samuele 24,15 , Tommaso è caduto in errore n.d.a.] ,  siamo ammoniti così « Così il Signore mandò la peste in Israele, da quella mattina fino al tempo fissato; da Dan a Bersabea morirono settantamila persone del popolo. E quando l'angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per distruggerla, il Signore si pentì di quel male e disse all'angelo che distruggeva il popolo: «Basta; ritira ora la mano!».
  • Ora l'angelo del Signore si trovava presso l'aia di Araunà il Gebuseo. 
  • Davide, vedendo l'angelo che colpiva il popolo, disse al Signore: «Io ho peccato; io ho agito da iniquo; ma queste pecore che hanno fatto? La tua mano venga contro di me e contro la casa di mio padre! » .
  • Infatti il flagello di Dio talvolta è strumento di puruficazione degli uomini, talvolta di vendetta
  • Inoltre l’Angelo ama l’uomo più degli stessi suoi parenti e poiché fa le veci di Cristo è chiamato REMUNERATORE.
  • Il pallio di questo principe , come dopra ho detto in modo intrinseco è di colore rosso, con filamenti verdi,  affinchè si sappia che questo principe sia infiammato di virtù, vigore e robustezza di giovenutù.  Euchidiel chiamato in ebraico, che in latino significa Buon Consiglio di Dio, è come Cristo il cui soprannome, nel capitolo 9 del libro di Isaia è chiamato Angelo del Buon Consiglio

Antifona di San Geudiele Remuneratore

O Geudiele , vigile testimone dell' opere nostre ed allo stesso modo,  ministro remuneratore  della sapienza di Dio , custode delle Vergini , che dai la corona a chi legittimamente combatte, e che castighi col flagello quelli che hanno errato, dacci consiglio  e aiuto , ti preghiamo ancora , che presto ci liberi dall’ osceno cadere nel peccato.

V. O Signore, previenici con la tua misericordia

R.Prima che proviamo, a causa dei nostri peccati, il flagello della tua ira.

Preghiamo - Preghiera

- O Dio onnipotente , e giusto estimatore di tutte le opere, che per mezzo di San Geudiele ministro del tuo ottimo consiglio, e da te costituito remuneratore dei buoni ci conferisci i premi, e che infliggi ai reprobi, in vero, la punizione: umilmente ti preghiamo ,che a noi che imploriamo il nome di un principe tanto bene consigliante, e giustamente remunerante, la tua illuminante grazia diriga gli atti nostri nella tua legge , e annulli il flagello che ci dovresti mandare per i nostri peccati. Per Cristo Nostro Signore Amen.


 

CAPITOLO 8 – DELL’ IMMAGINE DI SAN BARACHIELE

  • Il settimo principe è chiamato Barachiele , che in latino significa Benedizione di Dio , e dall’autore della pittura è soprannominato AIUTANTE (AUSILIATORE).
  • Nella piega del mantello porta con entrambe le mani un mucchietto di rose bianche , che si vede contemplare con il volto , come se fossero colme di grande mistero, e perché così come per Geudiele, i vestiti hanno una gran significato, e così come ho spiegato sopra,   i principali imitatori e ministri sono i preferiti dello Spirito Santo, i quali sono come gli Apostoli, e gli odori degli Apostoli erano profumatissimi di ogni virtù così come dice il dottore dei gentili nella seconda epistola ai Corinzi capitolo 2° « Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero!  Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono;  per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita».
  • Difatti, il buono e vero pastore deve compiere sette doveri : il primo – deve estrarre fuori dalle fauci del lupo e/o del dragone le sue pecorelle;  il secondo deve sanare le pecorelle ferite dal dragone con l’unguento dei sacramenti ; il terzo, curate le pecorelle deve anche pascerle, così come il Signore ordinò di fare a Pietro; il quarto, le deve sostenere, condurle e dirigerle lungo la via della salvezza; il quinto , deve mantenere un’assidua vigilanza sul suo gregge; il sesto, se sarà stato necessario dia la sua vita per le sue pecorelle; il settimo, introduca le sue pecorelle in pascoli lieti e sicuri e protetti; come  Cristo vero e sommo pastore, li ha compiuti tutti, tutte le quali sono indicate per mezzo dello stesso Angelo ministro dello Spirito Santo per questo principe porta un mazzetto  di rose bianche, il cui odore è gradevolissimo , affinché metta in mostra quale debba essere l’irreprensibile vita del pastore , affinché sia di esempio per le sue pecorelle e mostrando le sue buone opere , attraverso le essenze delle sue virtù, conduca le sue pecorelle sulla via della salvezza, come loro capo e buon pastore…Infatti il prelato deve abbracciare entrambi gli aspetti della vita, quella attiva e quella contemplativa. È istituto infatti a pascere le sue pecorelle, sia con le parole che con i fatti, affinché i sottoposti s’ingrassino nei pascoli di ogni spirituale aroma ed odore, attraverso la soavità dell’odore di una vita integra del prelato, riponendo la loro fiducia nelle preghiere del loro ottimo pastore, i profumi del quale salgono al cielo. Infatti Dio esaudisce più facilmente le preghiere dei buoni pastori, e sono i medesimi sacerdoti che Giovanni nell’ Apocalisse cap. 5 dice avere: « ciascuno un'arpa e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi» [ Ap 5,8] Barachiele è soprannominato AIUTANTE (AUSILIATORE).
  • Paolo nella lettera agli ebrei capitolo 13 dice, utilizzando le parole del profeta : «  Il Signore è il mio aiuto, non temerò. Che mi potrà fare l'uomo?».
  • Per questo il ministero di questo Principe, espresso da quella pittura, allude a quelle particolari attività che deve prestare il pastore alle sue pecorelle , cioè soccorso e aiuto. 

Antifona di San Barachiele Ausiliatore

O San Barachiele, ministro dei doni dello Spirito Santo, della Benedizione  e della grazia divina, prega che Dio ci infonda lo spirito di fortezza, lo spirito della sapienza , lo spirito della verità, col quale possiamo resistere all' insidie dei demoni; alla fragilità del corpo e del mondo , nonché alle tenebre e al peccato, e che possiamo adoperarci in opere sante.

V.Dacci, Signore, i doni dello Spirito Santo

R. Per intercessione di San Barachiele che assiste innanzi a te.

Preghiamo Preghiere

O Dio, dispensatore di ogni bene, concedi a noi, ti preghiamo, l’aiuto e la grazia tua, senza la quale non possiamo far nulla , affinchè per la inspirazione dello Spirito Santo , noi che ci accostiamo alle buone opere , meritiamo di avere S. Barachiele ausiliatore, a discacciare i dubbi delle nostra menti , affinchè conosciamo quelle cose che ci sono nocive , e rasserenati i sensi nostri, siamo fatti capaci delle benedizioni e della tua grazia eterna. Per Cristo Nostro Signore Amen.

CAPITOLO 9  –  PERCHE’ L’UNIONE DEI SANTI ANGELI NELLA CHIESA TRIONFANTE OTTIENE DA DIO LA GRAZIA DI UNA MOLTITUDINE INCOMMENSURABILE DI SANTI, ED IL SUO NOME VIENE LODATO ATTRAVERSO I NOMI DEI SETTE PRINCIPI ASSISTENTI, E DA ESSI SONO CONTEMPORANEAMENTE , MONDATI,  ILLUMINATI E PERFEZIONATI, E LA CURA E IL PATROCINIO DI TUTTI LORO SONO INNALZATI ALLA GLORIA CELESTE..

  • Per mezzo della dottrina angelica del divino Aeropagita, sulle Gerarchie , capitolo IV, ricaviamo in che modo i primi assistenti  si raccolsero intorno alla prima luce, e gli stessi attinsEro per primi quelle folgori e percepirono i segreti di Dio, e meritarono tutti di conseguire il sopranneome Angelico, e condussero quelle rivelazioni più sublimi verso di Dio, e per questo mediante i suddetti primi Angeli la luce divina è comunicata a noi , gli stessi e prima della legge,  a quegli illustri santi padri e dopo la legge a tutti quelli che furono di Dio  , li spinsero e li istruirono sulla via della verità , allontanandoli dall’orrore e dalla vita profana, ai quali rivelavano le visioni occulte , e predicevano loro molte cose che dovevano accadere. Il dottore dei gentili nella lettera agli ebrei, capitolo primo, dice:  “Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?”.  
  • Infatti, come spesso abbiamo dimostrato, poiché questi principi furono i maggiori nell’incendio della carità, cercano maggiormente di guadagnare le anime di ciascuno.
  • Sono pertanto descritti come occhi, la cui dignità e potenza è dichiarata nell’ Apocalisse di Giovanni, in moltissimi passi;  la quale è dedicata alla Santissima Trinità, e poi ai Sette Principi che sono collocati subito dopo di  Dio, che è composta con una partizione settenaria e contiene sette visioni, e sette sigilli, e di sette azioni dei Sette Angeli.
  • Per questo tutti gli Angeli che vedono quella  moltitudine immensa, che nessuno poteva contare,  di cento quarantaquattromila , segnati da ogni tribù dei figli d'Israele  e di ogni nazione, costituiscono la moltitudine infinita della nuova legge,  che i Sette Principi Assistenti, in modo eccellente, condussero a Dio, e ne condurranno altri fino a che si adempierà il numero degli eletti secondo la provvidenza divina.
  • Rendono grazie a Dio e Lo adorano  e lo glorificano e lodano,  nell’aula celeste, le proprietà dei succitati nomi: I predetti nomi dei Sette Principi assistenti davanti a Dio, sono infatti molto graditi a Dio . Questo si legge chiaramente in un passo del capitolo settimo dell’ Apocalisse , dove , mentre tutti gli Angeli cantano, enunciano pure queste parole: “Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen".  

n.d.a. : disvelamento mistico di Ap 7,12 , riflettendo il capitolo è paragrafo invertiti rimandano alla celebre battaglia di Michele e i soui Angeli in 12,7 -  

 

Che questa proclamazione avvenga infatti ancora oggi nell’aula celeste , lo rivelò,  nella nostra presente età, grazie all’Apocalisse di Giovanni, una certa suora di santa vita, subito dopo la sua morte a Mantova, ad una certa sua consorella , sollecitata da lei su ciò che fanno i beati in quella patria celeste. Ella rispose: “ Cantano le suddette parole e cioè [Benedictio, et claritas, et sapientia, et gratiarum actio, honor, et virtus, et fortitudo Deo nostro in sæcula sæculorum. Amen.] Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen”.  Questi nomi infatti di ringraziamento divino , significano e celebrano  i nomi dei Sette Principi degli Angeli, che qui si ripetono e si ripresentano nuovamente in modo molto più pertinente:

  • Infatti dalla “benedizione” [εὐλογία in greco]  sorge il nome di BARACHIELE , che in latino suona: Benedizione di Dio,

  • Dallo “splendore” [δόξα in greco] delle opere divine viene fuori l’illuminazione di Dio, che è il significato del nome ebraico di URIELE, inoltre

  • dalla Sapienza [σοφία in greco]  di Dio sboccia il buon consiglio di Dio, che è il nome GEUDIELE in ebraico.

  • Peraltro dall’azione di grazie [εὐχαριστία in greco]  appare manifestamente chiaro che Dio viene adorato e glorificato , o per via dei doni richiesti e dallo stesso concessi,  o per la misericordia elargita da Dio, officio che compete a SEALTIELE, che in latino significa RICHIESTA DI DIO, e che, poiché  assiduamente prega per i fedeli, è chiamato ORATORE.

  • Invece l’onore [τιμή timē in greco] , dopo che a Dio, si deve attribuire ai SETTE ANGELI ASSISTENTI,  e specialmente al loro capo MICHELE per la familiarità e la vicinanza che ottiene dalla prima luce E poiché il primo principe e comandante , dopo di Dio, è  il divino Michele, si concede allo stesso un nome di grande onore, così come la chiesa medesima canta nella sua solennità: Ecco l’Arcangelo Michele, preposto del Paradiso, colui che i cittadini Angelici onorano.

  • Nome che in RAFFAELE ha significato molteplice per curare quelli che sono affetti da mali -  infatti i miracoli avvengono attraverso  la curazione delle infermità per cui  la POTENZA divina si esplica attraverso  il Principe Raffaele -  e negli altri angeli del suo gruppo, (vedi il Salmo 102): “Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere, suoi ministri, che fate il suo volere”.

  • Dopo queste caratteristiche che si attribuiscono in modo particolare a quegli Angeli Sommi, enunciamo infine la virtù della FORTEZZA che si attribuisce principalmente all’Eterno Padre e il cui nome esprime GABRIELE, mediante le suddette parole di lode dalla Chiesa che viene retta dallo Spirito Santo   .

Per sette giorni domenicali ... si loda la Trinità  con i Sette Principi Assistenti, affinchè essi siano propizi presso Dio a beneficio dei Cristiani.

  • Infatti, questi sette spiriti mostrano la potenza di Dio così come da Giovanni nel cap. II° dell’ Apocalisse, che dice colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle, che sono i Sette Angeli ecc. Ecco in che maniera vengono dunque manifestati ed espressi i nomi dei Sette Principi Assistenti e in modo velato nell’Apocalisse da Giovanni; ed alludendo ai medesimi palesò i Sette Angeli nel capitolo VII°, i nomi e le caratteristiche dei quali non è necessario esprimere oltre, in quanto si è detto già oltremodo abbastanza nei precedenti capitoli, se non aggiungendo che i nomi succitati dimostrano ancor più chiaramente essere condotti  dai Sette Angeli in eterno verso quel celebratissimo ma non sempre ben compreso gruppo angelico, che con fare declamatorio abbiamo dichiarato provenire dalla luce del comando divino.

CAPITOLO 10  –  EPILOGO

  • Abbiamo dunque indicato, in modo sicuramente non ottuso, che quell’immagine di cui abbiamo parlato all’inizio dell’opera, sia stata rivelata in un luogo nascosto come se si trattasse di un libro segreto e una volta ignoto, ma in grado di essere compreso sia dai dotti che agli ignoranti, e aggiungemmo che, tutta quella storia li raffigurata fosse stata divisa in una serie di scene separate, colma ciascuna , così come si percepisce dalla sola spiegazione dell’immagine, di particolari segreti e segni, laddove è espresso:
  • nella TERZA SCENA lo scellerato e superbo Lucifero che immagina di collocare il suo trono in alto e divenire così simile all’Altissimo mentre viene corteggiato da sei principi, ed invece
  • nella QUARTA SCENA dodici Principi che si avvicinano al Trono di Dio in rappresentanza di tutta l’armata angelica, armati di spada e bramosi di fare giustizia degli apostati, mentre
  • nella QUINTA SCENA i ribelli vengono ricacciati da quattro principi, ed emerge da ciò un chiaro segno che lo scontro non deve essere stato così breve, così come nel seguente libro della battaglia angelica, si dimostra chiaramente.

 

  • Per questo, osservammo diligentemente e in modo oculato che le tre scene di quella pittura e cioè: la terza, la quarta e la quinta, spieghino il vero significato dei tre versi  decacordi della Vergine cioè:

 

  • “praestitit robur per brachium suum dispersit superbos cogitatione cordis ipsorum” ,
  • “desiderium detraxit potentes de sedibusque et exaltavit  humiles” e
  • “Esuriéntes implévit bonis: et dívites dimísit inánes”

 

  • atteso che  effettivamente in questi versi è contenuta assieme a quella battaglia angelica, sia la pena dei dannati che il premio dei buoni!
  • Ha spiegato – cioè con la forza di Michele e dei suoi Angeli - la potenza del suo braccio – che è la Passione del Suo Figlio come detto in Apocalisse XII° - , ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello!
  • Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore  – perché essi non prevalsero e non ci fu più posto per loro in cielo -  così come viene ben detto nella medesima Apocalisse XII° ; essi infatti desiderarono il traditore di Cristo e la sua morte, e questi furono i desideri del diavolo,  così come ne attesta Giovanni nel capitolo VIII° dicendo: - voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro, Egli è stato omicida fin da principio – perché non poté uccidere Cristo durante quella ribellione come avrebbe voluto, ma in seguito, con il Suo Avvento, soddisfò i suoi desideri grazie ai giudei e a Giuda Iscariota.
  • I desideri del cuore di Lucifero e dei suoi Angeli si vedono dunque nella Terza Scena, dove egli siede ancora in gloria, mentre è servito dai sei Angeli Principi, e in quel pensiero, ritennero essi tutti di essere potenti e ricchi, mentre gli Angeli umili, che umiliarono se stessi a  Dio, cui Lucifero e i suoi sodali non vollero sottomettersi, furono innalzati al di sopra di ogni gloria fino a divenire Principi Assistenti, mentre Egli, rovesciò i superbi dai loro troni con somma forza, precipitandoli  fino all’Abisso, perché gli umili che fecero giustizia degli apostati furono colmati di premi eterni, mentre i rinnegati che speravano di essere ricolmati delle ricchezze grazie al  traditore del mondo, precipitarono vuoti e miseri.

 

  • Nella SESTA SCENA, invece si vede un Angelo infuocato, che stringendo una spada, conduce fuori dal paradiso terrestre i nostri progenitori, perchè  Dio aveva comandato agli stessi Angeli Assistenti che avevano introdotto Adamo con la sua donna in Paradiso , di espellerlo via da li e di custodire in eterno quel luogo, poiché sarebbero divenuti i custodi di tutto il genere umano, il cui esordio era costituito dai primi uomini, e dunque per merito dei medesimi, questa cura è affidata agli Angeli più accesi nell’amore divino; ed infatti, 
  • uno di loro, a causa dell'ordine divino, non espulse insensatamente  quei primi parenti, perché fu mosso a ciò non dall’ira ma dalla compassione per il fatto che erano stati traditi da quell'astutissimo serpente che non avevano mai visto in precedenza, e perciò,  dovendo fare penitenza, furono rinvigoriti dallo stesso Angelo , perché resi certi che il Figlio di Dio avrebbe assunto da loro la carne umana, avendo intenzione di redimere tutte le loro colpe, e fare salvi tutti i loro posteri rimasti fedeli e questa consolazione fu necessaria affinché essi non disperassero di salvarsi, ma attendendo una redenzione più lunga  di quanto erano stato eternamente scelto per loro,
  • e così da quel momento i Principi Assistenti cominciarono a condurre i mortali sulla via della salvezza.
  • Non importa se la Genesi al capitolo III° ci dice che il Cherubino fosse stato posto alla custodia di quel Paradiso di Delizie, perché gli Assistenti , superiori e abbondanti in ogni proprietà, contengono le proprietà di tutti gli ordini inferiori, e ritenuti per questo senz'altro  capaci di illuminare sulle conoscenze segrete, così come insegna il divino Areopagita al capo nono della Gerarchia Celeste, e per questo godono delle medesime proprietà degli ordini inferiori.  e rivendicano a sé i loro nomi (come quello di Cherubino spiega in nota l'autore n.d.a.) .

 

  • Infine nella SETTIMA e OTTAVA scena si vede Abramo, ospitare nel campo di Mamre tre uomini divini, servendo loro un pranzo solenne, non senza motivo se non per farci comprendere che quei santissimi ospiti fossero del sacratissimo gruppo dei Sette Principi Assistenti, così come abbiamo già precedentemente ricordato.
  • Infatti tutto quel dipinto contiene in sé tutta la storia dei predetti Sette Spiriti Assistenti.
  • Altre cose ancora risultano espresse a beneficio del nostro intelletto, e quanto sia necessario estrarre dalle loro immagini , non prive di misteri ancor più meravigliosi, non ci sarà noto mediante il nostro talento, ma come attesta il divono areopagita al succitato cap. VI° noi non possiamo conoscere che soltanto con la permissione di Dio, quelle cose che gli angeli contemplano in loro stessi* il testo è incomprensibile abbiamo dunque sintetizzato attingendo direttamente da Ger. Coel. cap. VI

FINE


LIBRO TERZO  (MS.X.G.5)

(traduzione in corso)

 

I°: QUANDO FURONO CREATI GLI ANGELI, DIO FORMO’ LA LEGGE E DIEDE ORDINI A TUTTI GLI ANGELI DI RISPETTARLA; ALLORA SORSE TRA GLI STESSI   UNA GRANDE BATTAGLIA!

  • Riferisce Platone che il mondo fosse stato creato da Dio, gli stoici ritenevano al contrario che la causa degli uomini venisse soltanto dalla materia. Noi proclamiamo , invece, che siamo stati creati dal nulla da Dio, ma per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo, come sostiene Paolo n nel Cap. 1° della Lettera agli Ebrei, ed Ignazio nella terza delle sette lettere ai Tarsi*.
  • E poiché quello nato da una donna, è figlio di Dio, e quello che è stato crocifisso, è il primogenito di tutte le creature e il Verbo di Dio, e lo stesso fece ogni cosa per ordine del Padre, cosa che comprova anche l’Apostolo  dicendo:« un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose» [ I Corinti 8,6], perché c’è infatti un solo Dio e un solo mediatore tra Dio e gli uomini, che è quello ‘uomo Gesù Cristo, che è immagine dell’invisibile primogenito di tutte le creature, per mezzo del tutta tutte le cose che sono in cielo, in terra e sotto terra sono state create, visibili e invisibili, e lo stesso sta al di sopra di tutti, e tutto è contemplato in Lui, come dice Giovanni al capitolo primo: « tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste » [Giovanni 1,3].
  • Cristo dunque è il creatore meraviglioso di tutte le sostanze celesti, così come sostiene l’angelico Areopagita nel suo capitolo IV° del libro gerarchico, nonché il dispensatore di ogni natura intellegibile, come sostiene S. Ignazio nella lettera 76 agli smirnensi* e come dice il divino Dionigi nel capitolo secondo del libro gerarchico, sulla creazione degli angeli. Infatti, come la verità ha dimora nelle Sacre Scritture, per cui Dio fece ogni cosa infinitamente bene, per cui era stato giusto dividere da tutte queste meravigliose intelligenze, le cose spirituali e intellettuali dalle cose umili alle terrene*.
  • Dio creò invece gli Angeli dalla sua sola bontà, rendendoli partecipi ed amici della sua gloria e bontà ineffabile.
  • Così statuì infatti l’angelico dottore areopagita nel capitolo quarto. Disse: « Prima di tutto bisogna riconoscere che Dio ha compiuto un atto d'amore donando a tutte le cose la loro propria essenza ed elevandole fino all'essere: poiché non spetta che alla causa assoluta ed alla sovrana bontà di chiamare alla partecipazione della sua esistenza le diverse creature, ciascuna secondo il grado del quale é naturalmente capace»[ Ger. Coel. IV.I]. Pertanto tutte le cose che sussistono in ragione della provvidenza divina, si reggono tutte  per mezzo di quella somma divinità da cui proviene ogni cosa che di essa partecipa. 
  • Peraltro, è scritto che nulla si comunica che non sia soggetto al principio di ogni cosa. Pertanto tutte le cose inanimate, tutte le cose che sono, vengono da Lui, e  giacchè ci sia ogni cosa è la stessa divinità da cui proviene ogni cosa che di essa partecipa. 
  • Peraltro, è scritto che nulla si comunica che non sia soggetto al principio di ogni cosa. Pertanto tutte le cose inanimate, tutte le cose che sono, vengono da Lui, e giacché ci sia ogni cosa è la stessa divinità che supera ogni cosa con la sua essenza. 
  • Inoltre, tutte le cose hanno vita da questa che al di sopra di esse è la vita stessa, e che tutte le vivifica , affinché vivendo, la  ottengano. Pertanto le cose razionali e intellettuali dello stesso, sia poste perfettamente al di sopra di ogni mente od intelletto, nonché dirette alla la perfetta sapienza che le insegna.  sono felici nella partecipazione con la divinità.
  • Inoltre Dio, dall’eternità ha decretato di non concedere quella gloria inaccessibile  né l’eredità celeste ad alcuna creatura intellegibile senza i meriti del suo Figlio Unigenito che lo giustificasse, e per questo il Figlio entrò come uomo Dio nella Sua gloria, per l’umiltà, l’obbedienza e la passione, come Paolo nella Lettera ai Filippesi , capitolo secondo disse: « umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce Per questo Dio l'ha esaltato» [ Fil 2,9] e Luca lo segue al capitolo 24° dicendo: « Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria» [ Lc 24,26]. Fu necessario farlo attraverso quel Verbo e ne indicò la necessità mediante il decreto immobile del Padre. [Tommaso aggiunge una nota indecifrabile 140/A] Dunque se non si ha riguardo per quel Figlio Dio ed uomo cosa potrebbe accadere allora per le creature? Per questo Cristo è stato reso erede, cui è sottoposta ogni cosa in cielo come in terra così come si canta nel Samo 8°: « tutto hai posto sotto i suoi piedi»[ Salmo 8,7] e testimonia l’apostolo dei gentili,  anche nel capitolo II° della Lettera agli Ebrei, dichiarando : « Avendogli assoggettato ogni cosa, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso» [ Ebr.2,8].
  • Ed è vero che gli Angeli, furono creati già conoscenza la  il bene ed il male, e comprendendo Dio loro Creatore, resi intelligenti ed arguti ognuno secondo la sua specie, che (come dice la sacra accademia dei Teologi), ed avevano, essendo più nobili delle creature, immagini di tutte le cose inferiori già loro infuse da Dio,  che i Teologi chiamano specie congregate (riunite), che tuttavia non pervengono o danno inizio alla conoscenza, ma solo ad agire, e soprattutto Lucifero in quelle prime, che superava di molto tutti gli altri nei doni naturali, dei quali scrisse del felicissimo stato originario e della sua eccellenza rispetto a tutti gli altri angeli, Ezechiele nel capitolo ventottesimo e trentunesimo, le cui parole furono interpretate da S. Gregorio, e a queste seguono poche differenze. Egli disse: «   I cedri non l'uguagliavano nel giardino di Dio, i cipressi non gli assomigliavano con le loro fronde, i platani non erano neppure come uno dei suoi rami: nessun albero nel giardino di Dio lo pareggiava in magnificenza»  [ Ez 31.8]. Inoltre le suddette parole indicano , l’eminenza, la bellezza e la contemplazione  degli Angeli superiori perché si dice che non fu creato ad immagine e somiglianza di Dio, come avvenuto per l’uomo, ma fu creato come segno di somiglianza di Dio. Volle in seguito mostrare il suo primato e la sua potenza: « in Eden, giardino di Dio, tu eri coperto d'ogni pietra preziosa: rubini, topazi, diamanti, crisòliti, ònici e diaspri, zaffìri, carbonchi e smeraldi; e d'oro era il lavoro dei tuoi castoni e delle tue legature, preparato nel giorno in cui fosti creato [ Ez.28,13] rivelando dunque che nove erano le pietre preziose tanto quanto nove sono gli ordini Angelici, gli onori e l’ornamento dei quali furono tutti detenuti in origine da Lucifero.
  • Il profeta volle lodarlo anche aggiungendo, nello stesso capo : «Tu eri un modello di perfezione, pieno di sapienza, perfetto in bellezza [31.14] oppure: «Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa; io ti posi sul monte santo di Dio e camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Perfetto tu eri nella tua condotta, da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità»  [31.15] intendendo chiaramente per quelle pietre di fuoco quegli eccelsi spiriti, delle cui infuocate proprietà scrisse ancora il profeta nell’inno: « Egli fa i suoi angeli pari ai venti, e i suoi ministri come fiamma di fuoco ,[Ebr.1,7]  che assistono davanti al Trono di Dio, che ora sono sette, ma dei quali un tempo Lucifero fu il primo e della cui dignità Gregorio scrisse ancora di più,  chiamandolo come il “principe di questo mondo”, [segue un periodo difficile con diversi errori ortografici che non consentono una chiara ricostruzione, si procede a tentoni 140_B],  da cui sono tutti i mali, e considerata la loro rovina dopo che Dio non risparmiò quel principe che, tanto primato aveva in Cielo, perché Lucifero aveva fino ad allora  ricevuto così tanti e tali benefici e così grandi doni con pienezza di scienza,    per cui, desiderandosi di conoscere la verità dell’accaduto*,  nacque una così grande battaglia tra gli spiriti angelici, resi vigorosi da grande ingegno , da cui si originò la causa dell’infedeltà, della sedizione e della ribellione dal loro Giustissimo e mitissimo e munificentissimo  Creatore di ogni creatura, sommo bene!
  • Poiché , come si diceva, si desidera la vera conoscenza di quell’antichissimo e famosissimo scontro, che fu reale, ma prodotto non con la forza delle armi, bensì dal vigore intellettuale dell’antico dragone, affinché si dia inizio al racconto, si deve sapere che anche nel nostro animo sussistono  potenzialmente quattro segni di battaglie erra: La prima tra l’istinto sensitivo e intellettivo, per mezzo dei quali ci curviamo verso  le cose assegnate.
  • La carne infatti lotta contro lo spirito e  viceversa.
  • La seconda battaglia è tra l’intelletto e la volontà, affinché esso non abbia a scegliere ciò che la volontà respinge.
  • La terza battaglia è tra una volontà e l’altra, perché ciascuna , in diverso modo, vuole cose diverse  mentre la quarta sorge tra intelletto e intelletto a causa delle diverse opinioni o delle opposte ragioni !
  • Dalle cose appena dette, quella battaglia Angelica, fu tripla,  atteso che in essi infatti, vi sono tre elementi:  intelletto, la volontà e la facoltà* (rimandiamo alla filosofia mediavale di cui nulla sappiamo).
  • Infatti per via della ragione tutta la comunità angelica era divisa tra spiriti  buoni, e malvagi che sentivano diversamente, condotti a cose contrarie per il  massimo effetto della loro volontà dando ascolto, con le loro facoltà a cose opposte.
  • Così  gli Angeli rimasti fedeli si rendevano conformi alla divina volontà, mentre gli apostati li accusavano, e per questo sorse quella battaglia oltremodo famigerata, nel modo in cui fu fatta e da questa potentissima causa, tra le sostanze spirituali, di cui parla anche l’accademia dei Teologi, per similitudini e ragioni che sembrano verosimili, dato che però nessun libro della Sacra Scrittura del Vecchio Testamento parla espressamente di quella battaglia, né Cristo lo espresse apertamente, se non dicendo che soltanto poche cose della caduta del primo principe dei demoni.
  • Luca, al capitolo decimo infatti dice: « Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore» [ Lc 10.18]. Pertanto, alle rivelazioni ricevute da qualche santo,  sulla battaglia e sul motivo di quell’apostasia devono convergere tutte le nostre indagini!
  • Quelli che infatti ricevettero quella medesima rivelazione furono  san Bernardino da Siena e l’ispanico Amadeo, uomo di santa vita e quella vedova di grande santità chiamata Brigida , i cui scritti corroborano per larga parte i sacri testi, e specificamente la testimonianza dell’ Apocalisse di San Giovanni apostolo.
  • Tuttavia, quella battaglia fu in realtà una disputa acutissima della legge e dei comandi divini, ritenuti dai reprobi essere assolutamente ingiusti, e affinché i nostri amati lettori, possano percepire più facilmente e chiaramente quel grande conflitto, abbiamo deciso di rivestire questa discussione di un modo retorico, affinché ciascuna parte abbia le ragioni a difesa della sua fazione !
  • Quanto invece il combattere per gli Angeli, sia in realtà un contendere su ragioni  opposte, ce lo insegna Daniele nel capitolo 10° dicendo: « Ora tornerò di nuovo a lottare con il principe di Persia che  mi si è opposto per ventun giorni» [Dn 10,13 e 20] affinché non si esaudisse la preghiera di Daniele, per la liberazione del popolo ebreo,  che si trovava imprigionato presso il re dei Persiani, il beato Gregorio nel capitolo  ottavo del libro “Moralia” spiega che il Principe di Persia fosse un Angelo buono che sapeva, grazie  coabitazione con i figli di Israele che molti persiani  si erano convertiti al culto e all’adorazione dell’unico Dio e dunque pregava Dio,  che non lasciasse partire il popolo ebreo dalla Persia, presentando il motivo della salvezza di molti contro l’intenzione dell’Angelo o del Principe Custode di Daniele e quale comizio ci fu con Gabriele, Angelo custode di quel profeta, favorito da Michele, che era il preposto di tutto il popolo ebreo, né diversamente si deve credere che se non fosse stato un Angelo buono, poiché i malvagi temono i buoni, ai quali non possono resistere, S. Ignazio di Antiochia, nella lettara quarta così apostrofa Lucifero dicendogli : « Vedesti quell’uomo perseverare in rigoroso digiuno per quaranta giorni, e quaranta notti senza nessun soccorso di umano alimento e gli Angeli che lo servivano e che tu temevi » [Igna. Antichia lett. ai filippesi] , e tanto ancora di più temette il demonio, quando Michele Primo Principe e comandante dopo Dio, lo contrastò, dato che quelle battaglie  significano argomenti subdoli così come Farisei e Sadducei proponevano a Cristo, e il salmista, nel salmo 139 dice: « Salvami, Signore, … da quelli che tramano sventure nel cuore» [rectius Salmo 140,2-3].
  • Ecco in che maniera gli Angeli ,possono tendere speculativamente a diversi  buoni fini, e ciascuno resistere all’altro, e in che modo combattevano, cioè discettavano e disputavano tra loro!
  • E poiché ciò non fu deciso  subito, perché ciascuno resisteva alle ragioniu dell’altra parte, dunque dopo venuto giorni di scontro, ancora la lite non era stata decisa, e allo stesso modo si deve credere di quella grande battaglia fatta in cielo, che non a torto fu chiamata battaglia o scontro perché  fu una resistenza,  e dove non c’è impeto contrario non vi può essere scontro, ma allora sorse una sedizione massima che andava contro i comandi di Dio ovvero della legge giusta e ingiusta, e poichè qualla angelica, infatti, è più forte di quella umana, anche il conflitto fu più potente, nei quali entrarono le congetture di Lucifero che furono ritenute se non addirittura invincibili, almeno conformi alle regole di ragione, nonché ai promulgati comandi divini, come, esaminando gli argomenti di lucifero, appariva chiaro.
  • Per questo si deve credere fermamente che quello scontro non fosse stato un atto subitaneo e precipitoso, almeno fin quando non furono dapprima vinti e  battuti i nemici , e le opposte ragioni! Dunque la contesa ovvero il combattimento Abbe uno spazio non così breve , perché non era ancora il termine della misura  del corso del sole, in quanto gli Angeli erano ancora erranti e non confermati in grazia di Dio.
  • È giusto che fossero stati creati tutti in grazia, quando ancora non erano stati creati  i motori dei cieli, dal cui moto, si origina la misurazione del tempo, fino a che non terminò quello scontro, e non fu ottenuta la vittoria grazie alla legge e ai comandi di Dio.
  • Per dipiù  i demoni, da quella comune opinione che immediatamente dopo la creazione furono persuasi*, accusano la divina maestà dell’ingiustizia, con la quale, indifesi e inascoltati, da spiriti nobilissimi vennero rovesciati dai Cieli verso gli inferi, non perché così accadde realmente, ma solo per corroborare questa vana opinione*, cosa che non può dirsi di quella santissima sapienza che in orine ammoni quel primo uomo, cui diede molti comandi affinché li rispettasse.
  • Infatti i proto parenti ebbero molteplici decreti da Dio, come indicai nel mio libro sulla monogamia di Sant’Anna nella concezione della Immacolata Vergine, e così svelo S. Uriele nel terzo libro di Esdra, capitolo settimo, dicendo: « è per loro che ho fatto il mondo, ma quando Adamo trasgredì i miei comandamenti, quel che era stato fatto venne giudicato» [ IV ESdr. 7.11-12], e dopo che i comandamenti di Dio vennero trasgrediti, egli non fu subito condannato, ma dapprima chiamato e interrogato da Lui, e una volta ascoltato, emise sentenza contro il serpente, e poi contro la madre di tutto il genere umano, ed infine contro Adamo, condannato dalla sua stessa confessione, mentre Lucifero, invece, fu il trasgressore dei suoi comandi, quando era stato ammonito di osservarli, e ciò si ricava dalle parole del divino Ignazio nella lettera quarta ai Filippesi [pseudo-ignazio], che dice: « Il sapiente deve essere maledetto,  perché il bene è non sapere. L’ignoranza è infatti piena di disobbedienza» e poco dopo dice nella stessa lettera: « L’ignoranza in cui sei incorso una volta per l’alterigia, infatti laddove qualcuno viene incriminato per disobbedienza – segue – ha tralasciato il proprio comando; ma non sarebbe incorso nell’alterigia, se il comando non fosse stato leso».
  • Per questo Lucifero sicuramente comprese i primi comandamenti, e poi i moniti, per questo può dirsi che lui ed i suoi seguaci furono comunque ammoniti,  affinché obbedissero alle leggi divine, e ai comandi divini contro i quali avrebbero voluto opporsi.
  • Fu dunque necessario preliminarmente dibattere, e a beneficio di tale assunto, utilizziamo dapprima la ripetizione del primo assunto dell’argomento di sopra, riferito al capo decimo di Daniele secondo cui gli Angeli possono combattersi, e ciascuno resistere all’altro durante le discussioni inerenti i diversi buoni fini di ciascuno e quanto al primo intervallo, così viene indicato in ventuno giorni di combattimento con il principe di Persia, e Gabriele, parlando a Daniele, allo stesso modo gli rivelò con riguardo a quel primo scontro, durante il quale tutti gli Angeli, non ancora confermati in grazia, furono ancora pellegrini, e perciò sottoposti ancora al loro libero arbitrio, affinché meriti e demeriti sorgessero dalle proprie caratteristiche e dalla loro libera volontà, e le ragioni dei superbi tendevano ad un comune opportunità, onore e dignità, ed avevano tutti un fine positivo perlomeno apparente!
  • Pertanto si trattò di una disputa di non poco lasso di tempo, dal momento che, infatti, ciascuno preferiva per sé il bene piuttosto che l’altro, così come  in quello scontro tutte queste cose potessero considerarsi sia chiare che confuse tra loro, ed la volontà dei rivali tenesse il mezzo tra la volontà di Dio da una parte e quella del diavolo dall’altra, a motivo della diatriba e della scelta da compiere.
  • Infatti la volontà di Dio, nella sua scelta, è del tutto immutabile, e non ha bisogno di consulto alcuno, perché la sua conoscenza non ha limiti, ed è una in tutto, e in questo modo tutto vede e percepisce contemporaneamente, e per questa ragione non può errare, mentre la volontà del diavolo, non conosce se non soltanto tramite un previo consulto, che non è divino, dunque per tutto quel lasso di tempo necessario al consulto, potè errare nella scelta della decisione, mentre ancora era pellegrino, cioè libere di scegliere tra il bene e il male, ma dopo aver compiuto quella scelta, rimase perennemente ferma in quella sua scelta malvagia.
  • Gli Angeli buoni, invece, conformandosi a Dio,  e scegliendo il bene furono confermate nella grazia perpetua, mentre i malvagi perseverarono nella loro cattiva intenzione ostinandosi nei delitti compiuti e mai volendo correggersi ed è per questo che la loro volontà divenne irrevocabile, peccando in modo dirimente esponendosi alla caduta irreparabile data dal permanere nel peccato, e la caduta divenne per loro la morte eterna, per cui da quel momento non fu data loro possibilità di redimersi!
  • Così la volontà dei contendenti teneva il mezzo  tra la volontà di Dio e la volontà degli Angeli, che rimase mutabile dopo la scela così come lo era prima sensibile perciò di modificare ciò che si era scelto tra il bene ed il male, infatti tutta la vita dei contendenti, è una via fino al termine della morte, ed in questo modo essi non peccano finché non raggiungono la morte inclusiva*non sappiamo cosa significhi teologicamente.
  • Infatti lo spirito incorporeo, non è mai privato della capacità di agire, mentre l’uomo, una volta fuori dal corpo, è privato della facoltà di agire essendo un uomo pellegrino, mentre è vero che quando è ancora in vita può cambiare dall’essere cattivo mediante la penitenza, e così questa mutazione appartenne al primo uomo, a cui fu apprestato un rimedio  attraverso la passione di Cristo, per cancellare il peccato, a beneficio dello stesso dei proto parenti  e di tutta la loro posterità mutati per effetto della volontà di un nuovo patto predisposto, pronti a fare ammenda mentre fossero sulla via del peccato, ma quei posteri di Adamo che non rispettarono il patto die progenitori, e non peccarono così come gli Angeli cattivi, concordarono però con la ribellione di Lucifero, e divennero per questo peccatori, venendo in perpetuo privati del rimedio  della Redenzione, perché in perpetuo rimasero ostinati. Risulta ora chiaro cosa indica il libero arbitrio e la consultazione degli Angeli, i buoni dei quali possono fare battaglia tra sé in grado di durare non poco tempo!

*****

  • Ma ritorniamo alle dispute di Lucifero, a causa delle quali fu prodotto un grande scontro (come dicemmo), che sentirai da me narrare, che fu compiuto così all’inizio,  quando lo spirito maligno e potente avvampò di grandissima ira in sé, e urlando diceva: «Chi insegna queste cose?», così come Agostino, Girolamo o un altro dottore scrisse, considerando vana la comune opinione, secondo cui gli spiriti maligni, non possano venire da Dio, perché non diede loro la legge e non li favorì*. Paolo nel capitolo terzo dei Romani insegna che : « Per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato» [Rom. 3,20], per cui, poiché era stata posta nell’intelletto angelico la legge, con la conoscenza del peccato [143/a incomprensibile] , la battaglia scoppiò per questa medesima ragione, per la quale si dice che  Lucifero, non sarebbe potuto contemporaneamente divenire nè il traditore dell’universo, né  sedere alla destra di Dio, e nella maggior parte della sua gloria, se avesse voluto ciò avidamente, poiché essendo cose equivalenti li bramò avidamente con il suo libero arbitrio [il periodo è complesso e difficile e non sappiamo Tommaso cosa abbia voluto realmente dire 143_a] e, a causa della volontà divina, concupì iniquamente contro l’intelletto del suo Creatore, dal momento che soltanto Cristo, in quella mente eterna, era predestinato , affinché divenisse, mediante  la sola ed unica ipostasi  del Verbo divino, una sola cosa con la carne umana, e con questo mistero, attraverso gli asprissimi tormenti della morte , desiderasse divenire il Redentore e Glorificatore del genere umano, così dal venirne esaltato in eterno e divenisse re dell’universo, e il suo nome venisse posto al di sopra di ogni nome nei Cieli, cosa che Lucifero non poteva ignorare.
  • Infatti il primo uomo Adamo, durante quel suo assopimento (come precisò Agostino), conobbe perfettamente l’ Incarnazione del Verbo Divino, così come il primo Angelo, che fu di gran lunga il più eccellente, previde il sublime trono preparato per Cristo che per l’onore che avrebbe acquisito, sarebbe stato elevato al di sopra di ogni principato e potenza celeste e posto alla destra di Dio, e per conseguenza non ignorò il mistero dell’Incarnazione , e che sarebbe stato il grandissimo avversario di Cristo in Cielo e Terra,  perché sussistette in lui quell’incitamento ad ottenere quella eguaglianza con Dio, così come Cristo stava per conquistare, e che era assolutamente sacrilego volere a causa della volontà di Dio, che è legge eterna e nella cui conformità sussiste ogni tipo di giustizia, e chi invece desidera qualcosa contro questa legge, offende in modo straordinario la maestà divina.
  • Ci sono tuttavia alcuni speculatori che aggiungono che dopo la creazione degli Angeli, creata la legge da doversi promulgare per gli abitanti dei cieli  e per ogni creatura, che adorassero preventivamente assieme a Dio anche il Cristo sia Dio che avrebbe ottenuto sia in cielo che in terra ogni [143/b non capiamo], e cui tutti gli Angeli si sarebbero dovuti sottomettere ed umiliare, e per questo motivo Lucifero arse di odio mortale e superbissimo contro il Cristo che avrebbe voluto uccidere e distruggere del tutto, così come disse Giovanni al capitolo 8° dicendo: « Egli  - cioè il diavolo - è stato omicida fin da principio» [Gv 8,44] . 
  • E poiché non poteva fare ciò contro il Cristo, allora simbolizzato in Adamo, fece allora ciò che poteva contro Adamo e Cristo in simbolo , e quando il Signore fece vedere da lontano tra quegli spiriti nobilissimi, che ci fossero alcuni superbi e malvagi come massimamente il principale era Lucifero,  volle inserire altresì in essi , che avevano un ingegno infuso e una mente oltremodo perspicace  un’immagine vivida dei primi parenti di cui sarebbero stati i creatori se avessero obbedito, e contemporaneamente volle anche metterli alla prova per avere su di loro l’onore del Signore, a cui ogni volontà dovrebbe tendere, e dal momento che ciascuna creatura, è di per se stessa prona all’amore di sé stessa, mentre invece Dio innalza gli umili e mette alla prova quelli più in alto, come ce ne attesta il canto del Salmo  137 : « eccelso è il Signore e guarda verso l'umile ma al superbo volge lo sguardo da lontano» [Salmo 138.6] e il martire S. Policarpo dice ai Filippesi che: « Dio volge lo sguardo a ogni cosa e nulla gli sfugge», né pensiero, né coscienza né qualche segreto del cuore, mentre per vincere e  punire i trasgressori della divina volontà, come insegna Paolo nella lettera ai romani, capitolo 8°: «La legge infatti provoca l'ira; al contrario, dove non c'è legge, non c'è nemmeno trasgressione» [ Rom. 4.15], e proprio a motivo di ciò che ci è stato insegnato, che la volontà eterna è legge, il sommo creatore mostrò agli apostati oscuri cavilli e creò in cielo la prima legge che poi Cristo promulgò in terra.
  • Matteo al capitolo 23° insegna: « chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato» [ Mt 23.12] perché Dio :«  ha tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti – per confonderli - e le hai rivelate ai piccoli»[Mt 11.25], come anche dice  Paolo ai Corinzi , nel capitolo  primo, per cui quella creazione della legge fu allo stesso modo necessaria, come  lo stesso apostolo aggiunge  nella lettera ai Romani cap. 7° : « Senza la legge infatti il peccato è morto e io un tempo vivevo senza la legge. Ma, sopraggiunto quel comandamento, il peccato ha preso vita » [ Rm 7,8-9] e pertanto, fatta santa la legge, santo, giusto e buono risulta essere anche il comandamento : «perché il peccato apparisse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento» [ Rm 7,13] .
  • Insegna infatti il divino Dionigi nel capitolo quarto del libro gerarchico in che modo la creazione della legge resa ai Santi Principi era effigie della legge divina e della creazione più sacra che vi fosse in cielo.
  • Disse infatti : «le Scritture non insegnano forse che Dio dette egli medesimo i sacri comandamenti a Mosè, per farci sapere che quella legge non era che la figura di un'altra santa e divina economia?  E nondimeno i nostri maestri affermano che essa ci fu trasmessa dagli Angeli, per farci vedere come sia nelle esigenze dell'ordine eterno che le cose inferiori s'innalzino a Dio per mezzo delle cose superiori. E questa regola non riguarda soltanto quegli spiriti fra i quali passano direttamente relazioni di superiorità o di inferiorità, ma anche quelli che fanno parte dello stesso grado; volendo il sovrano autore di ogni ordine che in ogni gerarchia vi siano potenze costituite in primo, secondo e terzo grado, affinché le più elevate siano guida e maestre delle altre nelle opere della purificazione, della illuminazione e della perfezione» [ Ger. Coel. IV.III].
  • Per questo, quella legge allora creata fu fatta per umiliare i superbi ed esaltare gli umili [Lc 14,11], e comprova tale assunto il canto  della vergine gloriosa che disse: « ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili» [ Lc 1,52] e nel Salmo 119 sta scritto: « Tu minacci gli orgogliosi; maledetto chi devìa dai tuoi decreti » [ Salmo 119,21].
  • Ecco dunque in che modo, molteplici furono i comandamenti, alla cui prima legge l’Apostolo Giacomo  alludeva nel capitolo quarto: « Non sparlate gli uni degli altri, fratelli»  [Gc 4.1], e: « Ora invece vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è iniquo» [Gc 4.16], è fu proibito dall’inizio, perché nacque da quella infetta radice e dal primo semenzaio luciferino, dal quale – dicemmo – sorsero superbia e disobbedienza di quegli spiriti che non vollero obbedire alla legge e ai comandamenti del Signore, mentre sull’umiltà, il divno salmista nel salmo centodiciottesimo della vittoria degli Angeli, che una volta pellegrini osservarono allora la legge promulgata da Dio e non divennero superbi, né esaltarono loro stessi, cantò: «Beato l'uomo di integra condotta, che cammina nella legge del Signore…Non commette ingiustizie, cammina per le sue vie. Tu hai dato i tuoi precetti perché siano osservati fedelmente» [ Salmo 119.1-3,4] e quali fossero qui comandamenti di Dio lo abbiamo già detto prima, aggiungiamo il seguito.

II° -  LUCIFERO NON FU ESPULSO SUBITO DOPO CHE FU CREATO

  • Ma se non vogliamo retrocedere ad una contesa tra teologi, sullo spazio di tempo dalla creazione degli Angeli  fino alla caduta dei malvagi, perché Lucifero non cadde subito dopo la sua creazione, come è ritenuto da parecchi teologi, infatti stesse ancora in grazia per un tempo non modico, e ciò viene corroborato dal profeta Ezechiele, al capitolo 28° , dove afferma: «Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa; io ti posi sul monte santo di Dio e camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Perfetto tu eri nella tua condotta, da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità».
  • Non deve infatti minimamente dubitarsi che i re di Tiro, veri nemici di Dio, non fossero altro che ministri e particolati membra di Satana, nel Vecchio Testamento, indicati specificamente  contro coloro che da Dio venivano chiamati per essere suoi Santi Profeti, alludendo spesso  a Satana come loro capo smascherando le loro antiche  faccende e le pene loro inflitte.
  • Erano infatti inganni, istigazioni e stimoli di Satana che provenivano dal re di Tiro, ed evidenti a Dio contro i suoi eletti, volti ad estirpare quel seme mediante il quale tutti i popoli sarebbero stati benedetti .
  • Poiché non riuscì a distruggere il primo uomo per evitare che un uomo divenisse l’Eterno Verbo, tentava disperatamente di distruggere il popolo eletto a cui era stata fatta la promessa di un Redentore. Così Satana seppe e vide Cristo entrare in Giuda, e lo stesso Cristo allora disse a Satana , come anche statuì S. Cirillo - : « Quello che devi fare fallo al più presto» [ Gv. 13,27].
  • E poi  Giovanni soggiunse che « Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo», perché Cristo allora guardava Satana ansioso bramando che Giuda lo tradisse e perciò disse :  « Quello che devi fare fallo al più presto», quasi come se volesse dire “ Non me ne faccio nulla di te e delle tue macchinazioni perché di mia volontà vado ad immolare  me stesso , così come infatti è scritto, e quanto più rapidamente tu lo farai, tanto rapidamente ne rimarrai abbattuto!”.
  • Proprio per questo,  anche Zaccaria faceva memoria di Satana sotto la persona del re di Tiro, alludendo alla sua grande felicità e ai doni inestimabili che possedeva per mezzo di Dio prima della sua ribellione, e tutte queste cose lo condannano ora alla vergogna e ad un dolore più grande.
  • Per queste ragioni, quando il profeta Zaccaria dice: « Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa; io ti posi sul monte santo di Dioe camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Perfetto tu eri nella tua condotta, da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità» [ Ez. 28,14-15],  si deve comprendere che  prima di ogni cosa, quello scontro avvenuto tra tutta la popolazione angelica fosse stato davvero ingente e incomprensibile alla mente umana,

 

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LIBRO QUARTO (MS.XIV.F.4) 

(si sta verificando l'opportunità]