MONS. TOMMASO BELLOROSSO O BELLORUSSO (1476 - 1539)
il Traduzione, ricostruzione e ricomposizione del testo
Avv. Carmine Alvino
IL MISTICO SCOPRITORE DELLE SACRE IMMAGINI E AUTORE
DELL' OPUS DE SEPTEM SPIRITIBUS
CHI E' TOMMASO BELLOROSSO ?
Il palermitano Tommaso Bellorosso, fu uomo distinto per dottrina e pietà.
Protonotaio apostolico, canonico, teologo, scrittore, Bellorosso è nato ca. 1475-6 a Palermo.
Giunse sin da piccolo a Roma, probabilmente alla fine del 1493 o all'inizio del 1494, dove studiò con Pomponio Leto (1428-1498) umanista, erudito ed appassionato cultore dell'antichità classica.
Qui si dedicò allo studio delle lettere, acquistò un'enciclopedia di tutte le scienze, e si confrontò con i meriti di eminenti dottori; tra i suoi interessi vi era lo studio delle opere più importanti del tempo
In seguito divenne segretario dell'arcivescovo di Reggio, Pietro Isvaglies, che fu nominato cardinale il 25 settembre 1500 e che fu tra i segretari che il Pontefice Massimo Alessandro VI inviò in Ungheria, a causa della guerra contro i turchi.
Verso la fine del 1500, accompagnò il suo datore di lavoro in terra magiara, dove rimase come amministratore della diocesi di Vezprem fino a ca. 1512 e assunse importanti incarichi.
In questo triennio Tommaso svolse le stesse mansioni del Vescovo nell'amministrazione dell'episcopato di Vezprem e dei Cenobi di Pecs e di Sabadi.
Mentre governava l'episcopato, ricostruì e adornò la chiesa del suo Vescovo, e la dedicò all'arcangelo Michele.
Tornato nel centro della cristianità, dopo dieci anni trascorsi a Roma e due anni di viaggio, ritornò a Palermo.
Con il suo ritorno in Sicilia, e godendo qui della medesima stima espressa dai suoi datori di lavoro e superiori, ottenne tra le altre, la carica di vicario dell'arcivescovo di Palermo, cardinale Francesco Remolino, e nel 1532 quella della diocesi di Monreale.
Nel 1516, mentre quale Vicario dirigeva la Chiesa palermitana, ebbe la fortuna di rinvenire l'immagine dei Sette Angeli davanti al Trono di Dio all'interno della chiesetta di Sant'Angelo a pochi passi della cattedrale, e la storia del ritrovamento fu lungamente scritta da Ottavio Cajetano in Vitis SS. Siciliani Tom 2. da pag. 266 , da Cornelio à Lapide in Apocal, cap. 4. ver. 4. e da altri, tra i quali, Gioacchino di Marzo e Antonio Mongitore.
Da qui cercò di propagarne il culto a Palermo e altrove. La vicenda mantiene ancora oggi degli aspetti oscuri e non spiegati.
Quando l'imperatore Carlo V giunse a Palermo, Bellorosso presentò all'Imperatore un opuscolo con la scritta: Dei Sette Spiriti che stanno davanti al Trono di Dio all'Imperatore Carlo V stampato a Palermo da Antonio Mayda nel 1535.
Morì nel 1539 circa (testamento datato 16 ottobre).
OPERE
Tra le sue opere spiccano:
Opus de Septem Spiritibus (1535),
Tractatus de duabus Madalenis (c. 1520/35),
Vita S. Angeli martyris Carmelitani (1526/7, Jotischky 2002, 192 n.9),
Vaticinia de Christianae Reipublicae afflictione ac dein consolatione (1527).
L' OPUS DE SEPTEM SPIRITIBUS
Si tratta di una cinquecentina in latino scritta a mano e rimaneggiata probabilmente dallo stesso autore – anche se ci sono dubbi - costituita di due manoscritti distinti, ambedue presenti nella biblioteca Centrale della Regione Siciliana, e identificati ai segni:
X.G.5. ( contiene: Proemio + libri 1-3 )
XIV.F.4 (contiene libro 4).
I manoscritti ci sono stati inviati in formato digitale dalla Biblioteca Centrale con prot. 2595 del 30.11.2018 a seguito del pagamento dei diritti di autore per il solo uso - studio, da cui abbiamo tratto la nostra traduzione, prima in assoluto nel generale panorama culturale italiano.
Spiega inoltre il prof. Federico Martino nell’articolo: “Per la storia degli autografi di Tommaso Bellorusso”, che nella seconda metà degli anni sessanta dello scorso secolo il ricercatore Paul Oskar Kristeller (1905 – 1999), infaticabile ricercatore di codici, segnalò l’esistenza (cfr Iter Italicum. A finding list of uncatalogued or incompletely catalogued humanistic manuscripts of the Renaissance in Italian and other libraries, Brill, Leiden 1995) , nella Biblioteca Nazionale di Palermo (attuale Biblioteca centrale della Regione Siciliana), di due autografi del Bellorosso.
Essi erano: il trattato «De duabus Madalenis» e un frammento, comprendente il solo quarto libro, dell’«Opus de Septem Spiritibus in conspectu troni dei astantibus».
Gli altri tre libri erano stati già rinvenuti dalla prof.ssa Carmen Salvo cfr “La biblioteca del vicerè. Politica, religione e cultura nella Sicilia del Cinquecento”, del 2004) , venendo così a ricomporsi l’intera opera.Vi è da dire che l’attribuzione dell’opera al Bellorosso si deve ad un altro autore, ovvero al canonico Giuseppe Ferrigno (XIX sec), rettore del seminario Arcivescovile di Palermo , il quale, venendo in possesso del manoscritto, correggendo la passata attribuzione che volevasi individuare nell’autore Antonio lo Duca, esplicitamente scrsse: «L’autore è certissimamente Tommaso Bellorosso inventore dell’immagine dei Sette Angeli di Palermo».
RIMANEGGIAMENTI, NOTULE, AGGIUNTE, CAMBI DI CALLIGRAFIE E SUPERFETAZIONI. DEBITI ARTISTICI E RICHIAMI AL BEATO AMADEO DA SYLVA. ELEMENTI MISTICI E PROFETICI INSERITI QUA E LA CHE AVREBBERO MERITATO UNA PIU' CORRETTA COLLOCAZIONE
L’opera in questione, presenta sovente numerose siglature e interi paragrafetti dattiloscritti, aggiunti dall’autore in un secondo e terzo tempo durante , probabilmente durante l’attività di riscrittura e rielaborazione dell’opera.
Queste aggiunte, molto spesso, risultano essere completamente incomprensibili rendendo non solo estremamente farraginosa, ma addirittura ostacolando completamente la traduzione.
Abbiano dunque deciso di non includere queste notule all’interno della presente traduzione, a meno che le stesse non risultino comprensibili.
A tal fine , inseriremo comunque un riferimento onde indicare al lettore la presenza di tale aggiunta.
Le parti più interessanti del testo sono collocate nell'introduzione, nel Libro Secondo e nel Libro Terzo, tutti afferenti al medesimo manoscrito X.G.V. dove è narrata in estrema sintesi la scoperta delle Sacre Immagini di Palermo, e l'esegesi di ogni singolo elemento mistico del dipinto.
Il capitolo terzo introduce i nomi dei Sette Arcangeli in uno sviluppo mistico intellettivo che rimanda alle locuzioni di Don Dolindo Ruotolo e che segue non tanto da vicino, ma nell'impalcatura esegetica le estasi del Beato Amadeo da Sylva, di cui ospita, lievemente rielaborate diverse parti, soprattutto inerenti i discorsi degli Arcangeli e le acquisizioni del loro nomi, mediamente stringati per quel che riguarda gli ultimi quattro Spiriti Assistenti in Amadeo, e qui riproposti in chiave più lunga e articolata, con parziali aggiunte da altre parti dell'opera.
Sono presenti inoltre diverse parti mistico - profetiche, in cui si svelano numerosi segreti celesti, comunicati al Bellorosso da diverse penitenti che aveva sotto la sua direzione spirituale.
Queste rivelazioni, di grande importanza, vengono inserite senza un reale e preciso intento, e avrebbero meritato un diverso e piu' approfodito trattamento.
L' EQUIVOCO SULLO PSEUDO DIONIGI AREOPAGITA CONDIZIONA SPECIFICAMENTE IL "PRIMO LIBRO" DELL'OPUS
Nel Testo Sacro gli Arcangeli sono Spiriti di Massima Gerarchia ovvero i c.d. Sette Angeli del Volto: manifestazione sensibile della presenza trascendente di Dio verso i profeti.
Tale verità non trova però un corrispettivo nella dottrina e nel magistero cattolici, perché la chiesa non ne riconosce l’esistenza reale.
Difatti, tra IV° e VI° secolo, l’ingresso nel generale panorama delle fonti sacre cristiane dell’opera: De Coelesti Hierarchia dell’ autore Pseudo – Dionigi l’ Aeropagita provocò un cambiamento liturgico – esegetico e contro intuitivo della posizione, del ruolo, del numero e del ministero degli Arcangeli e una degenerazione morfosintattica del loro appellativo che da “massimo spirito” andò a designare un angelo di categoria inferiore.
L’opera in questione, infatti, nel dividere il mondo angelico in 9 Cori e 3 Gerarchie, stravolgeva l’assetto delle fonti, abbassando gli Arcangeli, dal vertice celeste in cui si trovavano al penultimo grado angelico, di poco sopra i semplici custodi.
Inoltre taceva colpevolmente sull’intero gruppo dei Sette Angeli o Spiriti assistenti – che non venivano mai nominati - così da privarli di attenzione esegetico-dogmatica da parte del lettore.
A lungo ritenuto il vero Dionigi Aeropagita, solo nel XIX secolo, grazie agli studi congiunti di Hugo Koch e Joseph Stiglmayr (i quali definirono lo pseudo - Dionigi: il grande falsario!) si comprese il grave errore liturgico, esegetico e scritturistico che aveva attinto purtroppo numerosi Santi, Beati e Dottori della chiesa, i quali lo avevano confuso per il grande Santo ateniese del I secolo, convertito da San Paolo assieme alla donna Damaris.
Si trattava invece di un personaggio ben più tardo, perlomeno del V o del VI secolo, discepolo del neoplatonico Proclo e dell’esoterista e teurgo Giamblico.
Questo errore è costato la sparizione del gruppo liturgico del 7 Arcangeli dalle fonti cristiane!
Pure S. Tommaso, nella sua Summa Theologica, T. 1, q. 112, sulla scorta di tale opera, che riteneva divinamente ispirata, fu indotto ad abbassare il grado angelico di San Raffaele portandolo tra gli Angeli infimi, e conseguentemente rese analogico il gruppo dei Sette Divini Assistenti, interpretando la sua sacra rivelazione come allegoria della moltitudine dell’esercito celeste.
Il caso più emblematico è quello di Papa San Gregorio Magno, che nelle sue omelie sui Vangeli, ebbe meravigliosamente a statuire che: « … alla Vergine Maria non viene inviato un Angelo qualsiasi, ma l'Arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un Angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi… » [Om. 34, 8-9; PL 76, 1250- 1251], ma applicando a tale definizione la teoria esegetica di pseudo – Dionigi, precisava invece: «quelli che annunziano cose minime sono gli Angeli, e quelli che annunziano cose maggiori sono chiamati Arcangeli», relegando in tal modo gli stessi solo nell’ VIII Coro angelico. Ciò perché Gregorio, seguiva espressamente pseudo – Dionigi su queste catalogazioni, come indicato nella sua 34 Omelia, ove cita al punto 12 questo autore come « Dionigi l’Areopagita, antico e venerando padre … » quando, in realtà, era un suo contemporaneo!!!
L’errore coinvolse pure il celebre e beato Duns Scoto, cantore dell’ Immacolata Concezione. Egli infatti mostra di aver frainteso la figura dello pseudo – Dionigi già nelle epigrafi delle sue opere: “Expositiones super Ierarchiam Caelestem S. Dionisii” (Esposizione sulla gerarchia celeste di San Dionigi) e “Versio Operum S. Dionisii Aeropagitae” (Versione delle Opere di San Dionigi Aeropagita), perché si riferisce all’autore delle stesse credendolo il vero santo del primo secolo.
In conseguenza di tale mutato assetto, nel 745 il Sinodo Romano II sotto Zaccaria, a causa dell’abbassamento degli Arcangeli, e della ripartizione dei Cori sul modello trinitario, cancellò dalle fonti il nome di Uriele: il quarto spirito assistente.
Ciò condusse ad un cambiamento dell’esegesi in chiave allegorico - svalutativa dei testi di DANIELE (Michele uno dei primi principi), TOBIA (sono Raffaele uno dei Sette Angeli Santi che servono Dio) , ZACCARIA (sulla pietra vi sono sette fiaccole accese, che scorrono tutta la terra), LUCA (sono Gabriele, che sto al cospetto di Dio) e APOCALISSE (siamo i sette che stiamo alla presenza di Dio – ho visto i sette angeli che stanno ritti davanti a Dio) , e all’uscita dal panorama delle fonti canoniche del IV LIBRO DI ESDRA, da cui fu tratta la preghiera dell’ ETERNO RIPOSO, ed in cui è nominato URIELE.
Nel 1471 giunse a Roma il Beato Amadeo da Sylva, che nella sua Apocalypsis Nova, ottenne in estasi dall’Arcangelo Gabriele, la esegesi corretta sul numero, sui nomi e sulla posizione degli Arcangeli: «… riguardo a nessuno degli altri Santi è lecito credere che sia innalzato sopra i meriti di ogni Angelo e Arcangelo, non dovendo intendersi con il nome di Arcangelo il secondo Coro che sale verso l’alto ma tutti coloro che sono chiamati Angeli Superiori: tuttavia quella sentenza non fu impressa negli ecclesiastici: Infatti oggi voi continuate a preporre i Santi uomini a tutti noi Angeli», ma ormai il danno era compiuto e il solco segnato per sempre.
Anche l’opus de septem spiritibus, viene coinvolto in questo equivoco, basando tutta la prima parte sul tentativo, destinato ovviamente a fallire. di spiegare perché la Gerarchia Celeste di ps.Dionigi Aeropagita, creduto all’epoca del Bellorosso il vero santo ateniese del primo secolo, non avesse dedicato nulla ai Sette Arcangeli.
Questa clamorosa lacuna, dovrebbe essere colmata da una presunta "Disciplina Arcani" , che vorrebbe celare allo sguardo dello sprovveduto lettore l’alta conoscenza dei Sette Divini Assistenti
Anche il sacerdote Giuseppe Ferrigno, cercò di spiegare che la lacuna sul Settenario Arcangelico della Gerarchia Celeste, andava ascritta proprio al tentativo di nasconderli agli Occhi degli sprovveduti
Per suffragare questa tesi, egli pose la sua attenzione su un’opera che destò molto interesse e fu tenuta in gran conto nei primi secoli: “Il Pastore di Erma”, testo paleocristiano di genere apocalittico, composto nella prima metà del II° secolo D.C.. Prende il nome dal personaggio principale della V° Visione, l'Angelo della Penitenza, il quale appare ad Erma nelle vesti di pastore.
Sebbene non sia inserito nel canone biblico, il Pastore di Erma godette di un'ampia fortuna tra i cristiani del II° secolo, tanto che alcuni Padri della Chiesa lo considerarono Sacra Scrittura.
La tesi del Ferrigno è che la “dottrina dei Sette Arcangeli” sia stata nascosta volutamente in questo testo e che pertanto costituisca parte di quello che egli definisce “Disciplina Arcani” ovvero una parte della Rivelazione Pubblica che doveva rimanere segreta finquando Dio non avesse voluto rivelarla. Per corroborare questa sua tesi, egli passa ad analizzare la Visione Terza, allorchè si dice: «… Avendo molto digiunato, chiesi al Signore che mi manifestasse la rivelazione che aveva promesso di farmi conoscere per mezzo di quella vecchia. Nella stessa notte mi comparve la vecchia e mi disse: "Poiché hai bisogno e premura di conoscere tutto, vieni nel campo ove coltivi il farro e verso l'ora quinta ti apparirò e ti mostrerò ciò che devi vedere". Le chiesi: "Signora, in qual luogo del campo?". "Dove tu vuoi". Mi scelsi un bel posto nascosto. Mi prevenne prima che le parlassi e le dicessi il luogo. "Verrò là dove tu vuoi". Mi trovai, fratelli, nel campo. Contai le ore e mi recai nel luogo ove decisi di recarmi. Vedo collocata una panca d'avorio e sulla panca giacere un cuscino di lino, con sopra disteso un velo di lino finissimo. Vedendo tali cose e che nessuno v'era nel luogo, rimasi stupito. Ebbi un tremito, mi si rizzarono i capelli e poiché ero solo mi assalì come un brivido. Tornato in me stesso e ricordatomi della gloria di Dio, presi coraggio. Inginocchiato confessavo di nuovo al Signore i peccati, come prima. Essa venne con i sei giovani che avevo visto anche precedentemente, mi si avvicinò e mi stette ad ascoltare, mentre pregavo e confessavo i miei peccati. Toccandomi dice: "Erma, cessa di pregare per tutti i tuoi peccati; prega anche per la giustizia perché tu ne riceva qualche parte per la tua casa". Mi solleva con la mano e mi porta alla panca e dice ai giovani: "Andate a costruire". Dopo che i giovani se ne andarono, rimanemmo soli e mi disse: "Siedi qui". Le dico: "Signora, lascia che si seggano prima i presbiteri". Essa risponde: "Ti dico siediti". Volevo sedermi alla destra e non me lo permise, ma mi accenna con la mano di sedermi alla sinistra. Mentre riflettevo e mi addoloravo perché non mi aveva lasciato sedere alla destra mi dice: "Sei afflitto, Erma? Il posto della destra è di altri, di quelli che sono piaciuti a Dio ed hanno sofferto per il suo nome. Manca molto a te per sederti con loro. Ma persevera, come già fai nella tua semplicità e vi sederete con loro tu e quanti faranno ciò che essi hanno fatto e subiranno ciò che essi hanno subito…» [Erma III,IX].
A questo punto, il giovane Erma domanda alla sua interlocutrice chi siano questi sei giovani. La risposta non tarda ad attendere: «… Signora, la cosa è grande e mirabile. I sei giovani che costruiscono chi sono?" "Sono i santi angeli di Dio creati per primi, cui il Signore affidò tutta la sua creazione per accrescerla, farla progredire e governarla. Per mezzo loro sarà mandata a termine la fabbricazione della torre". "Chi sono gli altri che trasportano le pietre?". "Anch'essi sono angeli santi di Dio; ma i sei sono superiori. La costruzione della torre sarà mandata a termine, e tutti insieme vi gioiranno intorno e glorificheranno il Signore perché fu compiuta la costruzione della torre».
Secondo il Ferrigno, quella operata dal testo è un’abile mossa di depistaggio, per far cadere in errore gli sprovveduti e i curiosi.
I Neofiti non dovevano capire chi fossero quei primi Angeli edificatori della Torre (presentatisi assieme alla vecchia, al protagonista del racconto), e soprattutto non dovevano ricercare gli stessi nel Sacro Testo, per evitare di ottenere illuminazione sul loro conto.
Se attentamente si considera e si studia infatti, tutto l’ intreccio della visione, anche il nostro amato lettore, vi scorgerà che il settimo Angelo non vi manca mai, anzi presiede agli stessi sei eccelsissimi ed è da loro onorato ed assecondato.
Era apparso addirittura facendo le veci di Cristo, comandando e sovrintendendo alla costruzione di questo Santo Edificio: ovvero la Torre che simbolizza la Chiesa. E tale settimo Angelo non è altri che S. Michele, il sommo duce della milizia del Cielo, il protettore dell’ antica Sinagoga e della Cattolica Chiesa, espressamente nominato nell’ Ottava Similitudine: «Gli dico: "Signore spiegami che cosa è quest'albero. Su di esso sono perplesso perché, dopo il taglio di tali rami, l'albero è integro e nulla appare da esso tagliato. Per questo sono esitante". "Ascolta, mi dice, questo grande albero che copre piani e monti e tutta la terra è la legge di Dio data a tutto il mondo. Questa legge è il Figlio di Dio che fu annunziato sino ai confini della terra. I popoli che sono sotto l'ombra sono quelli che hanno ascoltato la predicazione e creduto in Lui. L'angelo grande e glorioso è Michele che ha il potere su questo popolo e lo governa. Egli pone la legge nel cuore dei credenti e scruta se quelli cui la diede l'hanno osservata. Osserva i rami di ciascuno: i rami sono la legge. Vedi che molti rami sono inservibili e vi riconoscerai quelli che non hanno osservato la legge; di ognuno noterai la posizione". Gli chiedo: "Signore, perché alcuni mandò alla torre e altri affidò a te?". Mi risponde: "Quelli che trasgredirono la legge da lui ricevuta li lasciò in mio potere per la penitenza; quelli poi che furono nella legge e la osservarono sono a lui soggetti". Chiedo: "Signore chi sono gli incoronati che si dirigono alla torre?". Mi risponde: "Gli incoronati sono quelli che lottarono contro il diavolo e lo sconfissero. Essi hanno sofferto per la legge. Gli altri che hanno consegnato i rami verdi, con i germogli senza il frutto, sono quelli che hanno sofferto per la legge. Non avendola rinnegata non sono stati torturati. Quelli che hanno consegnato i rami verdi come li hanno ricevuti, sono santi e giusti. Hanno molto camminato con il cuore puro, osservando i precetti del Signore. Conoscerai il resto quando ispezionerò i rami piantati e innaffiati» [Erma Similitudine VIII, LXIX].
Per Ferrigno, trova completa spiegazione tutto il quadro profetico appena enunciato.
Perché ai sei Angeli edificatori e primi costituiti per la costruzione del corpo mistico della Chiesa si aggiunge l’Angelo Michele, che è preposto al Salice, ovvero alla parola di Dio, e che ha anche il compito di verificare quali pietre inizialmente scartate potranno occupare le fessure necessarie a completare la torre.
I sei Angeli precipui insieme a questo costituiscono dunque il famoso settenario di Spiriti.
E giacchè, mentre tutta la sterminata moltitudine degli Angeli pendeva dai cenni del nobilissimo senario, anche questo senario a sua volta pendeva dai cenni di quel sommo Angelo, che, secondo l’Autore altri non è che il principe Michele, capo non solo di tutte le angeliche gerarchie, ma anche di quei sei.
Egli aveva dapprima parlato a Erma sotto le sembianze della Chiesa, ed poi gli parla rivelando chi fosse.
Da questo contesto, il Ferrigno trae la teoria, che la conoscenza dei Sette Angeli fosse stata occultata, soprattutto nella Gerarchia Celeste allorquando lo pseudo-dionigi, parlava alla fine del testo di “aver celato sotto arcano alcune sante profondità che non poteva scandagliare”.
Tale teoria, appare confermata dal protonotaro apostolico Tommaso Bellorosso perchè egli ritiene e crede effettivamente, che lo pseudo - Dionigi avesse lasciato il più in sospeso, ponendo segreto d’arcano su altre verità che non era tempo di far conoscere, come apertamente confessò egli stesso al suo discepolo : « Che se tu mi obietti, o Timoteo, che io non ho fatto menzione di tutte le virtù, funzioni e immagini che la Scrittura attribuisce agli Angeli, io risponderò confessandoti il vero, che cioè in certi casi avrei avuto bisogno di una scienza che non é di questo mondo, e di un iniziatore e di una guida; e ti dirò anche come certe spiegazioni che io ometto siano implicitamente racchiuse in ciò che ho spiegato. Così ho voluto nel tempo stesso e serbare in questi discorsi una giusta misura ed onorare con il mio silenzio le sante profondità che io non posso scandagliare» [Gerarchia Celeste XVI.9] .
Ma l'assunto, del protonotaro del XVI° sec, trae fondamento da un errore conoscitivo!
All’epoca dell’attività di Tommaso, infatti, quest’opera, era ritenuta ancora autentica ed afferente al Santo del I° Secolo.
Poiché in essa non si faceva mai menzione dei Sette Arcangeli, vista la sua grandissima diffusione e il richiamo espresso in tante pagine di teologia e mistica, Tommaso Bellorosso dovette per forza crederw che la carenza rientrasse in una sorta di piano segreto "d'arcano" che il Dionigi voleva ancora proteggere nel I° secolo della fede, secondo il comando di Nostro Signore di : « Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi» [Mt 7,6.12-14]
Questa confusione, protrattasi per altro per tutto il Medioevo ed oltre, consentì che l’autore del «corpus dionisiano» fosse considerato il vero S. Dionigi, discepolo di San Paolo e così l’autenticità del Corpus Dionisyacum non viene mai messa in dubbio in quanto si assegnò alle sue opere un credito del tutto singolare e un’autorità maggiore di quella che si dava ai grandi padri della chiesa, compreso lo stesso Agostino.
Tale tentativo, è però clamorosamente fallito, alla luce delle scoperte di Hugo Koch e Joseph Stilgmayr (e prima di Lorenzo Valla) i quali appurarono con notevole probabilità, soltanto nel XIX° secolo che l’autore dell’opera Coelesti Hierarchia non era il vero San Dionigi, convertito da San Paolo all'Aeropago di Atene, ma uno gnostico esoterista del VI° secolo, adepto di Proclo (anzi forse era lo stesso filosofo) e del Teurgo Giamblico (medium e spiritista), fautore della c.d. Teurghia o magia sciamanica, parola peraltro presente in ogni dove pure nel testo delle Gerarchie.
Questo sistema, pesantemente inficiato dalle dottrine triadiche di Proclo, e dall’enneade teologica di Giamblico, e di Plotino, struttura un sistema triadico e novenario, in cui viene a mancare il sacro settenario numerologico.
Tale carenza, da attribuirsi alla confusione sull'identità dell'autore dell'opera dionisiana, ritenuto un santo e maestro della Disciplina Arcani, quando non era così, va dunque ad inficiare ogni tentativo di veder celata nell’opera dionisiano – tomistica la conoscenza dei Sette Divini Assistenti, senza forzarne enormemente il significato teologico che non è prettamente cristiano.
RAPPORTI TESI CON ANTONIO LO DUCA ? I DUE SCOPRITORI SI IGNORANO RECIPROCAMENTE E NON FANNO MAI MENZIONE L'UNO DELL'ALTRO NELLE LORO OPERE.
La scoperta delle sacre immagini di Palermo, generò presto una disputa, mai apertamente conclamata, ma sicuramente evidente, tra le figure di Antonio lo duca e Tommaso Bellorosso, il primo fedele al Papa, ed il secondo all’imperatore Carlo V.
Tommaso, dopo la scoperta delle sacre immagini nel 1516, nel suo “opus de septem spiritibus” non fa mai cenno alla figura di Antonio lo Duca; dal canto suo, il sacerdote di Cefalù, ebbe infatti il demerito di portare il culto angelico a Roma, per farlo apparovare in qualche modo dalla Santa Sede, in quegli anni, vero e proprio avversario politico e militare degli asrburgo.
Nel 1527, infatti, approdò nella Città Santa, proprio mentre in Lanzichenecchi di Carlo V° tenevano la città sotto scacco e dovette richiudersi tra le mura di Castel Sant’Angelo.
Eppure Antonino Mongitore nella sua “Istoria del ven. monastero de' sette angioli nella città di Palermo”, ci parla di Antonio lo Duca, spiegando che: « Prima di passare avanti , non devo lasciar sotto silenzio la memoria di due Uomini egualmente dotti e pii , che infiammati nella divozione di quest Sette Gran Principi, promossero mirabilmente il loro culto appresso a' popoli , e Principi d'alto riguardo · L'un di essi fu Tommaso Belloroso Palermitano: l'altro fu Antonio lo Duca Cefalutano … Non fu men fervente il primo Cappellano, e Beneficiale della Chiesa Antonio lo Duca. Fu egli nativo della Città di Cefalù , e divotissimo de Sette Angioli , de' quali ne scrisse un’ un'operetta, per promover ne cuori de' Fedeli la lor divozione. Nello stesso anno, che fu eletto Beneficiale di questa Chiesa si portò in Roma; ed ivi studiandosi di propagar la venerazione de' Sette Angioli, dopo incessanti, e gravissime fatiche, operò, che le Terme di Diocleziano si convertissero in Chiesa, dedica ta al culto de' Sette Angioli, come seguì nell' anno 1551 ».
Sul punto, è interessante quello che dice il prof. Federico Martino , nel bellissimo articolo: «Per La Storia Degli Autografi Di Tommaso Bellorusso», il quale rimprovera ad Antonio lo Duca, un certo grado di furbizia: «I rapporti di questo sacerdote di Cefalù con Bellorusso meriterebbero di essere meglio indagati. Abbiamo la sensazione che, senza tacere il ruolo svolto dal suo più anziano protettore nella “invenzione” del culto angelico, il Duca tenda a ridurne, se non ad annullarne, l’importanza. Citiamo solo due esempi. È difficilmente credibile che Antonio, in costante contatto con Tommaso per lunghi anni, non sapesse che i nomi degli angeli rinvenuti erano quelli contenuti nella «Apocalypsis Nova» del Beato Amadeo, ripetutamente citata nell’«Opus» (ms. X.G.5, cc. 51v; 88v; 89v; 90r; 93r; 103r; 105r), e asserisca, invece, di averlo appreso a Roma, verso il 1530-1532, dal cardinale Antonio del Monte (Catalani, Historia dell’erettione cit., p. 46). Inoltre, il suo biografo rivendica al Duca il merito di aver correttamente interpretato la profezia secondo la quale il culto dei sette angeli sarebbe stato ripristinato quando «la mitra» avrebbe «veduto per lo vetro», cioè al tempo di Leone X, obbligato dalla miopia ad un uso costante degli occhiali (Catalani, Historia dell’erettione cit., p. 45). Sappiamo, invece, dall’«Opus» che la “rivelazione” venne fatta a Bellorusso da un tale Bartolomeo, pisano, solito recarsi a pregare nella chiesetta dove fu scoperto l’affresco (ms. X.G.5, c. 3v). Peraltro, merita di essere sottolineata la profonda diversità tra i due personaggi: uomo colto e dotato di tendenze speculative il protonotario apostolico, modesto sacerdote, preoccupato quasi esclusivamente degli aspetti liturgici, il Duca».
Sta di fatto, che le orazioni contenute nel testo “septem principibus angelorum orationes cum antiquis imaginibus” edito a Roma, Venezia e Napoli, da Antonio lo Duca, sono identiche, con qualche piccola variazione e correzione, a quelle presenti, come ci è dato osservare nella terza parte dell’ “opus de septem Spiritibus”, nelle quali invero, manca l’antifona a San Michele.
Ciò fa sospettare che i due personaggi, ovvero il siculo Tommaso e il romano Lo Duca, si siano effettivamente divisi.
DA SFONDO IL DIFFICILE CONTESTO STORICO PER IL PREDOMINIO GEOPOLITICO DELL'ITALIA.
Ragioni geopolitiche, consentono al culto dei Sette Arcangeli, sorto a Palermo, di restare ben saldo in Sicilia per oltre 300 anni, estendendosi in Spagna e da li, sino alle americhe e alle indie.
Infatti, in questo complicatissimo quadro geopolitico ma anche religioso entrano gli Asburgo: la più importante dinastia europea, il più celebre esponente dei quali, è sicuramente l’imperatore Carlo V, il quale governò per mezzo secolo nel ‘500 su un vastissimo impero che andava dall’area del Sacro Romano Impero alla Spagna fino a giungere ai territori coloniali del Nuovo Mondo.
Guardando alle vicende italiane del 500, possiamo notare come gran parte della penisola fosse sotto il dominio Spagnolo: in particolare erano domini diretti della Spagna il Regno di Napoli, di Sicilia e di Sardena.
Proprio in Sicilia, si registra il fatto che passerà alla storia del Cristianesimo come foriero di numerosi problemi: il discoprimento delle sacre immagini dei Sette Arcangeli di Palermo.
La vicenda è ben raccontata dal Tommaso Bellorosso, nel suo Opus de Septem Spiritibus, nell’incipit dell’opera, che abbiamo tradotto dall’esemplare inviatoci della Biblioteca Regionale della Regione Siciliana.
Egli allora scrive: «… Nelle vicinanze della casa dove sono nato, esiste un vecchio tempio dedicato al divino principe Michele presso il quale, da bambino, ero solito entrare, ma né io, né nessun altro, aveva trovato in quel tempietto qualcosa degno di memoria, se non quando giunse il tempo predisposto da Dio. Infatti, mentre facevo le veci dell’Arcivescovo di Palermo, Cardinale Francesco Sorrentino, e avendo assegnato, ad uno dei lati di detto tempio, abbandonato oramai da tutti, un maestro di musica per insegnare ai giovani chierici imperiti, un giorno, accompagnato da due persone, uno canonico l’altro invece perito di diritto divino e umano, entrai nel tempio, colmo di putredine e umidità e straordinariamente tetro, per questo forse da circa vent’anni, mentre reggeva la Chiesa Romana Leone X, dove, avendo spinto avanti i miei compagni, scoprii una storia certamente vecchissima e arcana, scaturente da un’ ambiente di segretissima teologia e dipinta li da circa duecento anni , di Sette Primi Principi che stanno innanzi al Trono di Dio che ritengo, fino a quel momento non si fosse mai veduta in tutto il mondo cristiano, e né neanche mai da me scorta o esaminata in precedenza. Mi sentii pertanto infiammato da un certo divino ardore per iniziare a rendere manifesto al popolo, siffatto Sacrosanto Consesso di Sette Eminentissimi Angeli di Dio, e diedi ordine affinché detto tempio ottenesse un aspetto migliore, e dalle sacre lettere ricavai esistere molti segreti celesti in lode degli stessi, aiutandomi in tali cose i medesimi Angeli, e subito dopo Dio un’ ammirabile lode di somma maestà dei medesimi e mi affaticai per quindici anni sulla difficilissima lezione del divo Dionigi con riferimento ai celesti Cori dei Santissimi Spiriti al fine di verificare se si potesse ricavare questo settiforme principato tra quelle potenze celesti ed infine, aiutato dalla forza divina, non tanto vi cavai fuori il suddetto santissimo ed eminentissimo consesso angelico , ma imparai invece che tutta quanta quell’opera gerarchica era stata per la maggior parte diffusa per rendere manifesti i suddetti sette sommi Angeli di Dio e i loro offici e le loro eccellenze al di sopra di ogni Gerarchia. Per questa ragione nessun teologo contestò apertamente la divina opera della Gerarchia Celeste del beato Dionigi fino a quando non fosse stato correttamente compresa, anzi le cose ignote superano quelle conosciute ... E benché non si debba dubitare che, nella mente divina fosse stato prestabilito il tempo esatto di questa celeste ed arcana conoscenza dei Sette Governatori del genere umano, allorquando queste santissime potenze, rimaste ignote, dovevano venire alla luce, dal momento che tutte le cose che sorgono in modo imprevisto, in determinati secoli, sono state previste in quell’ eternità del Sommo Creatore, nondimeno, un certo uomo timorato, chiamato Bartolomeo, nobile pisano, che pregava volentieri in quel tempietto, interrogato da me sul motivo per il quale ardeva di una così grande devozione verso questi Sette Angeli, mi rispose di avere, non so che grande profezia sul tempo e sulla futura cerimonia di celebrazione in onore dei Sette Principi degli Angeli , ma non mi ha svelato l’oracolo da dove provenisse, ma aggiunse: « Fino ad oggi ciò mi è stato nascosto ed oscuro, ora invece mi è chiaro, dal momento che esso recitava che questi sette Angeli che stanno innanzi al Trono di Dio si sarebbero dovuti rivelare in quel tempo in cui la mitra guarderà attraverso un vetro, e la prima, cioè la mitra appartiene al Sommo Pontefice – ora infatti governa la Chiesa romana, Leone X, che non poteva nulla senza l’ausilio di un vetro oculare – e in questo tempo sono iniziate ad esser fatte pubbliche solennità». Audacemente affermava già fosse giunto il tempo prescritto della somma venerazione di questi sette Angeli e dichiarava di esserne così tanto certo quanto li vedeva essere effigiati ,in modo durevole, con le insegne dei più arcani misteri... Ma, proprio a causa del fatto che gli stessi si trovino in modo speciale innanzi alla Divina Maestà, ispirarono tutta la cittadinanza poiché rimasero celati in quel tempio segreto e dimesso, vera e propria spelonca di ladri, per circa duecento anni, e da lì, iniziarono ad essere conosciuti e venerati , e poco a poco favorirono e mossero verso il loro tempio l’animo dell’illustrissimo Signore Ettore Pignatelli, duca di Monteleone, viceré del regno siciliano, per la sua venerazione verso i suddetti santissimi Principi, affinché riedificasse ed adornasse per la maggior parte il detto tempio, e lo fornisse anche di una dote da attribuirsi per il loro divino culto quotidiano. Poi, una certa nobile vergine chiamata Elisabetta, infiammata da un entusiasmo dirompente verso i medesimi principi, fece edificare un insigne monastero di monache dell’ordine di San Francesco di Paola, comunemente dell’ordine dei minimi, di vita rigorosissima, dove a tutt’oggi diciotto monache svolgono vita angelica. E questa è prova evidente della potenza e della enorme autorità dei predetti Sette Angeli che stanno innanzi al Creatore del mondo».
La scoperta del dipinto produsse una vasta eco in ambiente siciliano. Si formò infatti una confraternita legata proprio al nuovo culto dei Sette Arcangeli. Tale fratellanza doveva costituire uno scudo, proprio nei tempi fieremente dibattutti dalle invasioni interne ed esterne alla Chiesa.
Vi convergevano le istanze riformiste e profetiche di diversi ordini religiosi e di vasta parte del mondo cristiano.
Come sostiene allora la prof. ssa Carmen Salvo nel suo “La Biblioteca del Vicerè”, in un’epoca sospesa tra le estreme speranze umanistiche e l’eà delle grandi lotte di religione, gli Angeli sembravano avere il compito di rivelare agli uomini i Mysteria futurorum, esercitando la funzione di annunziatori delle verità future , a doversi produrre.
In Sicilia, il filone profetico, non soltanto fu legato al rinnovamento spirituale ma assunse caratteri filoasburgici. Sostiene ancora la "Salvo" che : « La scoperta dell’affresco divenne il punto di partenza di una complessa costruzione politico – reigiosa. Il Pignatelli, appena entrato in carica in un’isola dilaniata dalle lotte di fazione (1517) venuto a conoscenza dell’episodio, s’accese fervidamente nell’amore de’ Sette Angeli, patrocinò il restauro dell’antico luogo di culto e , con l’accordo dei giurati palermitani, promosse la nascita di una confraternita con a capo Carlo V, il quale, come Michele nella gerarchia angelica, in qualità di primo dei confrati, doveva essere “il primo protettore dell’impero”.Il miracoloso dipinto, dunque, fu subito legato alla figura dell’Asburgo e alla difesa della sua immagine e del suo ruolo. La fedeltà all’imperatore fu un tratto peculiare del culto”. Il capitolo con i quali venne istituita l’associazione, dichiaravano esplicitamente la necessità che alla Maestà Imperiale giungesse il validissimo aiuto della milizia dell’Imperador Celeste e che, a nome di esso Imperadore e sotto i suoi gloriosissimi auspici, si promovesse una distinta devozione, e culto particvolare a’ Sette Gran Principi degli Angioli; affinchè s’impegnassero a proteggere la sua imperiale persona. La Confraternita stabilì che a guidarla, dopo Carlo , sarebbero stati i suoi successori; che il secondo fratello sarebbe stato Ettore Pignatelli, e successivamente i futuri vicerè e allo stesso modo, al pretore e ai giurati in carica sarebbero seguiti quanti avbrebbero governato la città. I fondatori scrissero al papa (23 febbraio 1524) e all’imperatore (13 marzo 1524) per coinvolgerli più direttamente nel progetto. Queste lettere sottolineano ulteriormente il profondo rispetto tra l’aspetto religioso e quellopolitico. Nella lettera a Clemente VII, i “confrati imperiali” dichiaravano che l’immagine era stata ritrovata “ non senza divina dispozione in tempi fieramente dibattutti dalle minacce dei turchi e dalle guerre fra cristiani, affinchè accesasi la loro devozione, e invocandosi il loro necessario patrocinio, si sperimentasse favorevole la potezione di essi”. Carlo in virtù del suo ruolo, era chiamato alla difesa degli autentici valori del mondo cristiano, offrendogli una mediazione sovrannaturale e attribuendogli una legittimazione che travalicava il rappresentante di Criusto in terra. A Lui si ricordava che - dato da Dio il mondo in governo agli Angioli, e in particolare ai Spiriti Assistenti più vicino al Trono Divino, non dubitavano, che per loro favore fosse stata glorisamente esaltata la sua imperial persona: e che essendosi ritrovata ai suoi tempi l’immagine de Stte Angeli, incongita per duecento anni, D. Ettore Pignatelli per giuadagnar la potentissima protezione di essi, in beneficio della sua imperial corona, e della città di Palermo , avea eccitato i detti Pretore e Senatori , che a nome dello stesso imperadore, si fondasse una cofnraternita di persone nobili, o qualificate, della quale fosse il capo detto imperatore» .
Possiamo dunque fondare il convincimento, che sfruttando il culto angelico, si giungesse ad una separazione dolce del ramo romano del cattolicesimo da quello imperiale sopita solo nel 1800 con un concordato di cui pochi ne conoscono l'esistenza. Dalla sua nascita nel 1516, tale culto fu legato all'imperatore Carlo V per via di un compito analogo: come il governo del mondo celeste è affidato agli Arcangeli; così quello del mondo terrestre è conferito all’ imperatore.
Le due strutture religiose, di derivazione cristiana, cominciarono perciò a manifestare un assetto liturgico , burocratico e amministrativo separato (si guardi ad esempio al Tribunale dell’ Inquisizione, che si divise, infatti, come è anche notorio, in due rami: quello romano e quello spagnolo. L'Inquisizione spagnola istituita in Spagna nel 1478, con una bolla di papa Sisto IV, dietro sollecitazione di Ferdinando II d'Aragona e Isabella di Castiglia, assunse caratteri peculiari, soprattutto negli anni di Carlo V e dei suoi successori. A differenza dell'inquisizione Romana, gli Inquisitori dipendevano dalla corona spagnola e non dal Papa).
Ragioni geo – politiche fomentarono un convincimento più o meno esplicito su una separazione religiosa, non troppo proclamata, tra mondo Romano e Spagnolo, cui si aggiunsero anche circostanze di carattere liturgicio più o meno note agli storiografi e mai attentamente messe in luce. Il rapporto tra l’ imperatore Carlo V e i suoi discendenti e il Papato, ad esempio, diviene sempre più problematico, speciel all’interno di un quadro di alleanze in cui, la Santa Sede, cercava di indebolire la presenza spagnola, egemone in Italia, e di scalzarla via dalla morsa a tenaglia, in cui lo Stato Pontificio veniva inevitabilmente a trovarsi.
Dettaglio poco esplorato è il sistema delle alleanze che , specie, nel 1500 videro contrapposta la Chiesa Romana e la Monarchia Spagnola, l’una contro l’altra armate. Questa contrapposizione si distinse sia dal punto di vista militare che , susseguentemente liturgico e religioso.
Con il Sacco di Roma cioè con l’episodio dell'invasione di Roma, avvenuta il il 6 maggio 1527, da parte dei Lanzichenecchi al soldo dell'imperatore Carlo V comandati da Carlo III di Borbone si rende evidente sempre di più la lotta per l'egemonia in Italia tra le grandi potenze di Spagna e Francia e alla politica altalenante di Clemente VII, determinata dagli interessi dei Medici a Roma e a Firenze. Il Sacco di Roma segnò l'inizio del predominio politico spagnolo sull'Italia e il ripiegamento del papato su questioni prettamente religiose.
Accanto a questo episodio increscioso, Daniele Santarelli nell’articolo “A proposito della guerra di Paolo IV contro il Regno di Napoli: le relazioni di papa Carafa con la Repubblica di Venezia e la sua condotta nei confronti di Carlo V e Filippo II”, ci descrive un altro avvenimento di frattura, avvenuto con la c.d. " Guerra Carafesca". Nel 1551-52 l’imperatore Carlo V si trovava a Innsbruck per seguire da vicino il concilio di Trento, riconvocato da papa Giulio III su pressioni dello stesso imperatore, che adesso si prefiggeva tra i suoi scopi precipui la riconciliazione tra cattolici e protestanti: a tal fine era prevista la partecipazione al concilio di delegati protestanti. Questi piani furono totalmente rovinati dalla nuova alleanza tra Francesi e principi protestanti, capeggiati da Maurizio di Sassonia: gli alleati approfittarono del fatto che nel 1551 Carlo V era stato costretto a lasciare sguarnite le piazzaforti tedesche per tutelare la Sicilia, esposta ancora una volta al pericolo turco: colto di sorpresa dall’offensiva coordinata contro di lui da Francesco I e da Maurizio di Sassonia, l’imperatore fu costretto a fuggire in tutta fretta da Innsbruck, la ripresa della guerra imponeva la sospensione delle sedute del concilio . Di questo ultimo, decisivo, decennio di guerra (1551-59), la guerra di Paolo IV contro Carlo V e Filippo II inaugurò l’ultimissimo atto: la causa determinante fu la sfida lanciata da papa Paolo IV Carafa, eletto nel maggio 1555, all’autorità di Carlo V. Il vecchio papa napoletano mirò fin da subito alla costituzione di una vasta allenza anti-asburgica. Futili motivi furono all’origine della crisi nei rapporti tra Paolo IV e Carlo V. Il furto di due galere pontificie nel porto di Civitavecchia avvenuto nei primi giorni dell’agosto 1555 ad opera dei membri della famiglia Sforza di Santa Fiora che le consegnarono agli imperiali, il conseguente schierarsi delle famiglie Orsini e Colonna dalla parte dei Santa Fiora, le ritorsioni di Paolo IV, che fece arrestare il cardinale Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora e Camillo Colonna (31 agosto) ed intimò ai Colonna e agli Orsini di smantellare le loro fortezze...Il rifiuto di obbedire dei Colonna e la conseguente occupazione da parte dell’esercito del papa dei loro feudi, in particolare Paliano e Genazzano, la fuga di Marcantonio Colonna, duca di Paliano, verso Napoli, e la protezione a lui accordata da parte degli imperiali... Tutti questi piccoli avvenimenti sono da considerarsi in uno scenario molto complesso, nel quale il cardinal nepote Carlo Carafa, avido di benefici economici e territoriali per sé e per la propria casata, eccitava i sentimenti anti-asburgici del vecchio zio ed i francesi, che in quel momento non avevano ancora stipulato la tregua di Vaucelles con gli imperiali, offrivano la propria protezione alla Santa Sede. La guerra contro gli Spagnoli fu da Paolo IV fortemente voluta e cercata. Furono al contrario gli Spagnoli a mostrarsi in tutte le occasioni possibili disponibili alle trattative e all’accordo, come notava di ritorno a Venezia l’ambasciatore presso Filippo II Federico Badoer, giustificando il suo operato alla corte del re spagnolo.
E’ di lapalissiana evidenza, dunque, che in un simile clima di tensione, le due potenze cristiane, sviluppassero due liturgie separate e finanche due propri controlli territoriali e amministrativi. I cattolici romani, vedevano nel Papa, il Vicario di Cristo in terra, e il faro della loro religione, quelli spagnoli, vedevano nel monarca asburgico il terminale si tutte le loro aspirazioni Sacra. In ambiente spagnolo, il culto dei Sette Arcangeli, presto si diffonde, creando di fatto, una liturgia nettamente separata: da una parte la “Chiesa dei Santi”, quella Romana, capeggiata dal Papa, e dall’altra la “Chiesa degli Angeli”, quella Spagnola, con a capo il Monarca e i suoi discendenti.
La letteratura barocca della devozione ai sette arcangeli consoliderà e diffonderà questa concezione teologico-politica della monarchia ispanica attraverso l'opera del gesuita Andrea Serrano. Come il lettore può notare – prendiamo per spunto due famosi autori dell’epoca, Andrea Serrano e Antonio Mongirore, fedeli cristiani sorti in territori di monarchia spagnola - tutte le opere religiose sono dedicate alla dinastia spagnola, e non al Papa Romano. Tale atteggiamento rende ancor più manifesta una netta diversificazione tra i due cristianesimi. L'opera serraniana, intrisa di un marcato tono escatologico, sviluppa un tutto angelologia politica per la monarchia ispanica, che in quegli anni soffrì “così incantevoli uragani '', come sottolinea l'autore nella dedica della seconda edizione a Filippo V°.
Sulla prerogativa che “la prima idea di buon governo, e il miglior sistema di esso, è trovato nella repubblica del cielo” , il gesuita chiarisce che i Sette Principi sono custodi di tutta la terra ma “specialmente delle Monarchie". Il legame di Carlo V e i suoi discendenti con la devozione dei Sette Arcangeli si diffonde grazie all’ impegno missionario, un altro aspetto del Settenario che li collega ai gesuiti e, soprattutto, con l'autore medesimo : Serrano, legato al Nuovo Mondo e, in particolare, alle Filippine. Accanto alla spada del potere temporale, Carlo V inseriva anche l’aspetto del potere spirituale, vantando un nuovo ordine politico, da instaurarsi pure nelle colonie spagnole sparse in tutto il globo. Sette Angeli Principi divenivano dunque eroi, cortigiani, primi ministri, i più grandi potentati, governatori, presidenti, i Sette ambasciatori del re dei cieli, ma anche del supremo re della terra.
Queste e altre qualifiche, alcune così adeguate al tempo, come il termine "valido", sono utilizzate in modo pomposo nel testo serraniano proprio per riferimento al compito governativo del Settenario. Le parole e il senso che questi raggiungono nell'opera di Serrano dimostrano la stima di cui allora goduto dai Sette Principi come specchio della concezione politica della Monarchia Ispanico.
Ed è per questo che Tommaso Bellorosso dedica proprio a Carlo V e non al Papa il suo "opus de septem Spiritibus", quando egli nel 1535 giunge proprio a Palermo. In particolare il quarto libro, contraddistinto dal manoscritto XIV.F.4 , termina proprio con una dedicatoria al Principe del Mondo Terreno e grande imperatore del Cristianesimo, Carlo V°, divenuto membro ufficiale della Confraternita dei Sette Arcangeli!
PROEMIO
(MS.X.G.5 - tradotto integralmente e SCARICABILE IN PDF SOTTO )
LIBRO PRIMO
(MS.X.G.5 - traduzione in corso momentaneamente accantonata per dare spazio a quella del libro terzo più importante, consistendo questa in supposizioni rivelatesi errate in gran parte sull'identità di pseudo - dionigi)
CAPITOLO I° – PERCHÉ VI È UN ORDINE SPECIALE DI PRIMISSIME VIRTU’ CHE STANNO INNANZI AL COSPETTO DI DIO, AL DI SOPRA DELLA PRIMA GERARCHIA CELESTE?
- È conoscenza comune al sapiente, che la rappresentazione di tutte le cose sacre che proviene dai Teologi della Chiesa Militante sulle tre Sacre Gerarchie degli Spiriti Celesti soltanto: cioè la prima, la mediana e l’ultima, ciascuna delle quali comprende a sua volta tre suddivisioni, in omaggio alla Santissima Immagine della Trinità Divina, così venga manifestata dal divino sacerdote Ateniese al Cap. VI° del Libro «Della Gerarchia Celeste», dicendo: « il nostro divino iniziatore li divide in tre triplici disposizioni» a rappresentare l’immagine della Trinità Divina; mentre, al contrario, queste parole si riferiscono invece soltanto ai nove ordini delle 3 Gerarchie , e, il medesimo dottore, pure in moltissimi luoghi del suo libro gerarchico, indica sussistere oltre alle suddette Gerarchie e al di sopra di ogni ordine , un sacrosanto ed eminentissimo ordine separato, ammesso da Dio al suo cospetto, che Egli Stesso ampiamente ammaestra , purifica, illumina e perfeziona, senza interposizione alcuna nel mezzo di nessun’altro Spirito.
- Nonostante lo stesso beatissimo Areopagita, per indicare questo mistero , dopo aver diviso la sua dottrina angelica nei nove vertici delle tre Gerarchie e dei nove Ordini delle Celesti Sostanze, scrisse un certo epilogo dai segretissimi significati sulle cose che aveva scritto sotto un insegnamento oscuro e segretissimo di quelle altissime intelligenze , che fino a quel momento non gli sembrava di dover riferire con parole chiare ed evidenti: tuttavia nel decimo capitolo , quasi come per aggiungere qualcosa che in un altro passo non aveva dichiarato in modo manifesto, volle scrivere, ma non in modo così evidente da poter essere facilmente percepito, che aveva sempre nascosto il numero e il nome di quelle.
- Pertanto reiterò quel suo particolare insegnamento affinché , nondimeno, risultasse oscuro alla mente dell’ avversario comune delle tre Gerarchie, ma appalesò qualcosa di nascosto e segreto , che non raccontò mai apertamente, indicando esserci ancora qualche distinzione non con riferimento alle schiere, ma a qualche ordine distinto, di speciali e massime Virtù, dicendo infine: « noi vediamo ogni Gerarchia divisa in potenze prime, mediane e ultime», [Cap X] ciononostante affinché non si riconoscesse sussistere una distinzione nelle Gerarchie, volle insegnare che ci fossero ancora delle Virtù Eccezionali oltre alle Gerarchie al di sopra di tutti quanti gli Spiriti Celesti, nonché una suddivisione ancora più sacra, e sebbene ciascuna di quelle predette sacre virtù, sia una più degna dell’altra, esse assistono tutte innanzi al Divino Lume , e così dice: « Dio ha distinto ciascuna disposizione secondo le stesse divine armonie» [Cap X] .
- Vi è dunque una legge comune nelle cose celesti come dice il Divino Prete nel Capitolo IV della sua «Della Gerarchia Celeste» secondo cui : « le cose inferiori s'innalzino a Dio per mezzo delle cose superiori» regola che si osserva non solo tra i superiori e gli inferiori ma anche tra gli uguali, cosa che l’ Angelico dottore svelò dicendo: « Ora, i gloriosi patriarchi ricevevano dagli, spiriti celesti l'intelligenza di queste misteriose manifestazioni. Infatti le Scritture non insegnano forse che Dio dette egli medesimo i sacri comandamenti a Mosè, per farci sapere che quella legge non era che la figura di un'altra santa e divina economia? E nondimeno i nostri maestri affermano che essa ci fu trasmessa dagli Angeli, per farci vedere come sia nelle esigenze dell'ordine eterno che le cose inferiori s'innalzino a Dio per mezzo delle cose superiori. E questa regola non riguarda soltanto quegli spiriti fra i quali passano direttamente relazioni di superiorità o di inferiorità, ma anche quelli che fanno parte dello stesso grado» [Cap IV].
- Ecco come il divino dottore, scrisse in modo velato; infatti ciò che è unico è anche proprio e peculiare a tutti, e ciò che è in genere massimo, è anche proprio; e con questo vocabolo è solito indicare quelle Virtù che stanno proprio dinanzi a Dio, tra le quali volle insegnare esserci una distinzione di particolari e principali virtù e che ciascuna virtù si riferisce all’altra più degna e conserva un qualche decoro secondo ciò che attiene a ciascuna, non senza una specie di pudica reverenza e unanime concordia, circostanze per le quali egli cita le parole del grande Teologo Isaia, capitolo VI e cioè : « Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava Proclamavano l'uno all'altro: «Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria» [Isaia capitolo VI,2-3]. *Non si deve dubitare che queste parole di ammirabile lode provenienti da quegli Spiriti che stanno innanzi alla presenza di Dio, in secondo luogo non simbolizzino in qualche modo quelle sei ali.
- Cosa che dichiara espressamente lo stesso sommo presbitero nel Capitolo IV, parte III, della sua opera « Gerarchia Ecclesiastica» e inoltre : « Io non credo, come altri pensano, che la posizione sestupla delle loro ali, come dice la Scrittura, indichi un numero sacro, ma che le prime, le mediane e le ultime potenze degli esseri e degli ordini più sublimi tendono verso l'alto e sono completamente libere e sovra mondane. Perciò la sapienza santissima della Scrittura, descrivendo santamente la formazione delle ali, le pone nella parte superiore del corpo, in quella mediana e nei piedi, per significare che sono in tutto alati e hanno la possibilità amplissima di elevarsi verso Colui che veramente è» [Gerarchia Ecclesiastica Cap. IV.III] (*).
- Con queste predette parole si rappresentano quegli altissimi Spiriti che stanno proprio innanzi a Dio, sopra la prima, la media e la gerarchia estrema .
- Dalle cui parole traspare chiaramente esser espresso un insegnamento di due speciali e principali Serafini o Virtù, al di sopra della prima Gerarchia, e poco dopo li dichiara , come aveva detto prima, cioè tanto come le principali Virtù che stanno innanzi a Dio, cosa che non si può dire delle schiere confuse di alcun coro, ma di conseguenza solo della prima (gerarchia) più sacra.
- Gli antichi teologi aggiungono inoltre e giustamente che l’aver chiamato un Serafino l’altro, indica (come credo anch’io) che le conoscenze delle cose divine sono tramandate dalla prima (gerarchia/cerchia) a quella che segue dinstinguendo così la prima dalla seconda.
- Indica inoltre che la prima Virtù o intelligenza ottiene direttamente la conoscenza delle cose divine da Dio stesso e la tramanda poi a quella che segue (ad esempio come Michele illumina Gabriele, Gabriele illumina Raffaele ecc) e così, inoltre quelle nozioni scorrono dalle prime e maggiori virtù celesti, dapprima nella prima gerarchia, poi in quella media ed infine in quella estrema.
- Premetto queste cose, come in un prologo iniziale, affinché possano essere comprese più facilmente le cose che seguono, e che come dissi, il divino dottore “Areopagita” aggiunse come qualcosa di nascosto rispetto alle tre intelligenze delle tre gerarchie comuni; ma non invece che in quelle gerarchie non si comprendano pure quelle principali e altissime virtù che stanno davanti al Trono di Dio, che non aveva ancora chiaramente rivelato, ovvero se lo aveva fatto , né parlò però solo in modo velato come indicò nel capitolo VII dicendo:« Ora, i teologi insegnano chiaramente che, per una ammirabile disposizione, gli ordini inferiori delle pure intelligenze sono istruiti intorno alle cose divine dagli ordini superiori, mentre gli spiriti del primo ordine ricevono direttamente da Dio stesso la comunicazione della scienza» [Gerarchia Ecclesiastica Cap. VII.III].
- In ciò insegna dunque che « il primo e più perfetto ordine degli spiriti beati è retto dallo stesso sovrano iniziatore» al di sopra di tutti gli ordini inferiori e superiori, infatti mediante questi due vocaboli: superiore e inferiore si ricomprendono interamente i nove ordini o tutta la natura angelica; dunque quelli più sublimi che hanno come maestro la stessa divinità non sono ricompresi nelle suindicate nove gerarchie; e dunque sembra cambiare completamente il senso e l’ordine di tutta l’opera gerarchica, sebbene non cambiasse il senso della medesima, quando parlava, seppur in modo velato, di quelle altissime intelligenze, affinché non si percepisse in modo chiaro quella altissima e antichissima distinzione dalle Gerarchie.
- E sebbene non abbia voluto nascondere apertamente questo intimo segreto , nondimeno lo indicò con parole nascoste e oscure , cosicché nessun ingegno umano potesse penetrare queste nebulose intuizioni senza la necessaria illuminazione divina .
- Difatti il dottore delle Gerarchie Celesti disse nel medesimo capitolo X: « Oltre a ciò aggiungerei con ragione che si debbano specialmente distinguere, in ogni intelligenza umana od angelica, le facoltà di primo, secondo e terzo grado, corrispondenti precisamente ai tre ordini d'ispirazione che son propri di ciascuna gerarchia. Passando per questi gradi successivi, gli spiriti partecipano, secondo il loro potere, alla purità immacolata, alla luce sovrabbondante ed alla perfezione senza limiti. Dacché nulla é perfetto in se stesso; e nulla esclude la possibilità di una maggior perfezione, se non Colui che é, essenzialmente, la perfezione prima e infinita» [Gerarchia Ecclesiastica Cap. X.III].
- Ecco dunque perché (*incomprensibile) appare che le virtù proprie siano intelligenze provenienti da Dio, sia sulla prima Gerarchia che conseguentemente su tutte quelle inferiori, , dal primo all’ultimo ordine e dice “intelligenze da Dio” affinchè non intendiamo che provengano dai pianeti.
- Parla invece delle massime virtù cioè dei massimi ordini e indica che tutte le sostanze celesti sono chiamate con lo stesso vocabolo di Virtù, affinchè, così, il nome di virtù non si riferisca né al primo, né al mediano o all’ordine inferiore, allo stesso modo di come il nome di “ordine” si riferisce sia alla prima , che alla gerarchia mediana e infima: per questa ragione indica esserci un ordine più sacro posto al di sopra del primo ordine della prima Gerarchia.
- Inoltre immise in questo vestibolo del capitolo X perché si chiamano “intelligenze da Dio” e quale siano le loro proprietà ; quale è la prima e massima tra le intelligenze celesti; in che modo quella prima ottenne quel segretissimo fulgore e per mezzo di esse, (lo trasferisce) ad ogni Angelo in base a quanto convenga, e li partecipa di quella altissima purificazione e pienissima luce, e della principale perfezione che deriva da Dio per mezzo delle dette sue intelligenze
- Le stesse sono proprio quelle che in primo luogo partecipano tutte le altre di quelle segretissime illuminazioni che derivano dalla medesima divinità, e poi le trasferiscono nelle altre intelligenze inferiori.
- Così ricaviamo da quella dottrina angelica che quelle intelligenze siano fiamme di virtù sopra le teste dei Serafini, e per quanto possiamo ricavare dalle parole del divino dionigi, non gli era lecito aprire i più complessi misteri sulle dette intelligenze di Dio e così egli rivela nel capitolo XIII della Gerarchia Cleleste , dicendo , in seguito, abbandonate le divine virtù di quei serafini, , che da quella sacratissima visione scendeva sul profeta un sacro incendio che rappresentava la conoscenza di quanto avrebbe aggiunto poco più avanti, su quanto a noi è utile spiegare con quel fuoco di virtù le altissime intelligenze, affinchè quella forza incentivante conduca alla speranza divina quelle altissime intelligenze e così siano una cosa sola con Dio, e che siano quelle prime virtù che trascendono le altre, ce lo insegna il divino Areopagita, nel capi VII° della Gerarchia Celeste, dove dice infatti che ciò costituisca una grande miracolo perché anche quelle prime virtù angeliche, che trascendono tutte le altre, grazie alla propria eccelsa sublimità, ardiscono di illuminare anche quelle intelligenze angeliche che non sono massime, ma medie.
- Perciò egli ci insegna che le prime virtù che sono poste dinanzi a Dio, volevano ardentemente apprendere da Lui, quando dissero [Is 63.1]: « Chi è costui che viene da Edom?» e da queste parole molti sembravano ignorare che esse indicassero il Trionfatore della morte e il principe di questo mondo … per cui avverte il divino dottore che sussistono prime virtù di massimo onore e che stanno proprio innanzi a Dio assieme anche a virtù mediane costituite dai cori successivi, ma le prime , dotate di eccellenza d’onore trascendevano tutte le altre [12/A si tratta di un periodo di difficile comprensione].
- Per cui stando alla nostra rivelazione, deve essere sciolto il nostro dubbio, cioè che quelle prime virtù espressero quelle parole mentre Cristo si dirigeva verso il Cielo, non per ignoranza, ma per ammirazione e letizia , affinchè indicasse infatti un qualche ordine che fosse sia particolare che dotato di altissime proprietà e virtù su ogni gerarchia e che realmente sussista una chiara distinzione per una ragione conforme , lo si desume dalla similitudine con le cose umane ovvero prudentemente dal principio e ottimo ordine di governo del loro regno, del quale sono fatte esse ministri delle pochissime e più segrete cose relative al loro giusto governo.
- Il fatto che poi scelse alcuni principi assistenti innanzi a sé, della cui opera e ministero più segreti si serve particolarmente, rispetto a tutti gli altri, e questi sono i più ristretti e intimi del re, ciò lo comprova, con un esempio e un documento del re Assuero nel Libro di Ester , capitolo primo dove si legge che quel grande re, avesse nella sua regia, sette principi più sapienti da lui stesso eletti, che per costume regale, erano suoi consiglieri e sedevano ai primi posti nel regno, scrutandolo direttamente in volto [ Estr I.XIV], al cui consiglio basava ogni cosa, e così questa interpretazione indica che il Re Assuero è come se svolgesse la stessa funzione del Signore Dio Nostro, che nel capitolo XV° disse a Ester: «Io sono tuo fratello; fatti coraggio, tu non devi morire» [Ester 5.2-1f] e non per te, ma per tutti, costituì questa legge , co cui allegoricamente o tipicamente si intende la Vergine Maria che fu preservata da ogni macchia del peccato originale e da ogni conseguenza del peccato. Ecco in quel modo, quel potentissimo re, ebbe a propria disposizione innanzi a sé, pochi e principali , e sebbene di questo numero non vi è in questo luogo particolare collegamento con essi, tuttavia da questo esempio di quel potentissimo ed antichissimo re, si apprende la testimonianza di un gruppo settenario segretissimo di ministri.
- E per quanto potette, il divino dottore costruì il suo esempio su questo grande re, grazie all’esempio dell’ allegoria, allo stesso modo, il re delle cose umane ritiene principali molti altri ministri che sono, talvolta primi, talvolta medi e talvolta inferiori secondo la distribuzione dei compiti fatta dall’imperatore [12/A] e quando il dottore angelico, indica pressappoco che la stessa distinzione è simile agli ordini celesti, e che le cose che si predispongono, ordinino e ricavino con rettitudine da un’ origine celeste comune che è la prima e la più perfetta, e con ciò volle introdurre il principio divino e disse anche : « Ottenuta questa perpetua intenzione od ordine ad essi confacentissima, se ne ottenga una conclusione dalle proprietà degli ordini subordinati» [non siamo riusciti a trovare la citazione nell’opera gerarchica di Dionigi].
- Per questo indica un altro regime che, come possiamo capire, viene considerato di ordine inferiore, così come disse S. Agostino, e come risulta nel salmo XXIII° dove il profeta mostrò che quelle virtù particolari delle cose celesti fossero potentissime forze, cosicchè interrogando di nuovo gli Angeli dicendo: « Chi è questo re della gloria?» [Salmo XXIV.VIII], gli fu risposto: « Il Signore degli eserciti è il re della gloria» [Salmo XXIV.X], e subito si aprirono le porte eterne, poiché Egli sovrastava tutti gli spiriti celesti, e li sedette in gloria il Signore di tutte le eminentissime virtù!
- Per questo, dalle succitate parole , ci viene manifestato che esistono alcune proprie e speciali potenze che il Signore monda a dispetto di tutti gli altri e in modo più eccelso quali speciali intelligenze poste al di sopra di ogni gerarchia ed illumina con particolare chiarezza e che con prevalenza ottengono dal primo lume i doni divini di principale purificazione e resi colmi di illuminazione e perfezione; essendone sprovvisti non come se in essi ci fosse qualche macchia.
- Ma da cosa deriva loro, per rispondere alla tacita domanda, questa indigenza divina se infatti sono purissimi ed eccellentissimi Spiriti innanzi a Dio, come anche afferma S. Dionigi al cap. X della Celeste Gerarchia - ? Infatti non c’è nulla che sia così assoluto o così perfetto che non abbia bisogno di maggiore perfezione, se non quella cosa che sia realmente perfetta, che è la medesima perfezione e cioè il Primo Lume, come si trova scritto, nel capitolo III° della Gerarchia Celeste, e ciò rende molteplice testimonianza della questione legata alla Beata Vergine Maria e cioè se, essendo concepita senza macchia di peccato, ebbe bisogno comunque di essere santificata e redenta, non tuttavia in ragione del peccato originale, e ciò perché nessuna creatura di ragione, è così assolutamente perfetta, da non necessitare ulteriore perfezione, che di per se stessa non possiede altri meriti.
- Dunque abbiamo ricavato dalla dottrina del divino Areopagita, che sussiste un ordine sommo di particolari e sovreminenti intelligenze poste immediatamente innanzi a Dio, e dopo di questa la prima, la mediana e la gerarchia più bassa, che, quei primi ed eminentissimi che assistono davanti al divino cospetto, senza che siano interposti ad essi altri intermediari, risplendano di maggiore luce, venendo illuminati, mondati e perfezionati in modo più segreto, e eseguite queste cose, trasferiscano quei raggi di luce verso la prima, la mediana e l’ultima gerarchia e da queste finalmente a noi, così come il divino Areopagita, ci insegna in modo diffuso e dotto, al capitolo all’inizio del capitolo decimo nonché all’epilogo del libro delle Celesti gerarchie, dicendo: « Da ciò che é stato detto si deve concludere che le intelligenze del prima ordine, che si avvicinano di più alla Divinità, santamente iniziate dagli augusti splendori che ricevono immediatamente, si illuminano e si perfezionano sotto l'influenza d'una luce a un tempo più misteriosa e più evidente; più misteriosa perché é più spirituale e dotata d'una maggiore potenza di semplificare e di unire; più evidente, perché, attinta alla sua scaturigine, brilla del suo splendore primitivo, ed è più intera e penetra meglio in quelle pure essenze» [Ger. Coel. X.I] , cui consegue, come provammo che ci sia già invece un ordine più segreto e più sacro, nel confuso insieme di tutte le principali virtù, collocato al di sopra di ogni gerarchia, ma questo mistero sulla comprensione di questo altissimo ordine di principali virtù, non fu manifestato fino ad oggi, se non soltanto per quella comune dottrina delle sole tre Gerarchie e dei nove ordini degli Angeli, cui accuratamente investiga questo capitolo decimo non indicando nessun’ altro documento, ma noi, (per quanto sarà necessario e per bisogno del nostro intelletto), decidemmo di investigare quanto fa prova l’esistenza dei Sette Principi degli Angeli assistenti davanti al Trono di Dio e che ancora non viene messo luce in questo primo capitolo, ma che emergerà fra poco.
CAPITOLO II° – PERCHÉ IL PRIMO SANTISSIMO ORDINE SIA FORMATO DA PRINCIPALI VIRTU' COLLOCATE AL DI SOPRA DI OGNI GERARCHIA DI CUI NON POSSIAMO SCORGERE I MISTERI PIU' NASCOSTI
- San Dionigi nel capitolo sesto, laddove voleva spiegare quale sia la distinzione, tra la prima, la mediana e l’ultima delle sostanze celesti, non volle apertamente indicare il primo ordine posto al di sopra di quelle tre divisioni ma menzionò diffusamente quell’ordine al di sopra delle tra suddivisioni con queste parole : « Qual’ è il numero, quali sono i poteri dei diversi ordini che formano gli spiriti celesti? Com’ è iniziata ciascuna gerarchia ai secreti divini? Ciò non é conosciuto esattamente se non da Colui che é l'adorabile principio della loro perfezione. Tuttavia essi stessi non ignorano né le qualità, né le illuminazioni delle quali son particolarmente dotati, né il carattere augusto dell'ordine al quale appartengono. Ma i misteri che concernono queste pure intelligenze e la loro sublime santità, non sono cose accessibili all'uomo, a meno che non si sostenga che, con la permissione di Dio, gli angeli ci abbiano insegnato le meraviglie che essi contemplano in loro stessi. Perciò noi non vogliamo affermare nulla di nostro capo, ma bensì esporre, secondo le nostre forze, ciò che i dottori hanno visto per mezzo di una santa intuizione e ciò che hanno insegnato riguardo agli spiriti beati» [Ger. Coel. VI.I.] .
- Il beatissimo dottore aveva fino a qui manifestato di aver riconosciuto solamente quella prima e somma distinzione per mezzo della quale quei santi spiriti si raccolgono in Dio e per parlare velatamente aggiunse a ciò, ancora che le medesime proprietà e gli splendori celesti, poiché sono più incandescenti per la proprietà del fuoco, a seconda della vicinanza con Dio, che è come fuoco consumante, come disse l’Apostolo [ Ebr.12,29], quando disse che si assommano in Dio, o nella divinità di Dio, volle mostrare che questi altissimi spiriti sono divini, i cui nascosi ministeri, non possono essere conosciuti da noi.
- Dichiarato ciò cominciò a narrare la trinitaria divisione di tutte le celesti sostanze, volendo insegnare che quella santissima divisione delle proprietà eminentissime di quelle virtù fosse posta su di ogni gerarchia, non comprendendo però la distribuzione triadica e novenaria dei cori.
CAPITOLO III° – CAPITOLO III° – PERCHÉ TUTTE LE CELESTI SOSTANZE SI DENOMINANO CON UN VOCABOLO COMUNE DI VIRTU’ CELESTI, E COSI’ SPECIALMENTE QUEGLI ALTISSIMI SPIRITI CHE ASSISTONO DAVANTI AL TRONO DI DIO
- Il titolo di questo capitolo è stato preso dall’undicesimo capitolo del volume Angelico del santissimo Areopagita , dal quale, dicemmo aver ricavato quel documento, utile alla nostra elucubrazione di quel santissimo e sublime ordine di particolari virtù che assistono davanti al Trono di Dio lasciando il resto a coloro che intendono pienamente conoscere della Celeste Gerarchia.
- Giustamente, il beatissimo dottore, per esporre il motivo per cui tutte le celesti intelligenze si chiamano con lo stesso vocabolo di virtù celesti, dice rispondendo: «Poiché comunemente usiamo chiamare Virtù celesti indistintamente tutte le nature angeliche, allo stesso modo che per la legge sublime del loro essere, si distingue in tutti i puri spiriti l'essenza, la virtù e l'atto, se tutti o qualcuno di loro sono chiamati indifferentemente essenze o virtù celesti, bisogna pensare che questa locuzione designa quelli di cui vogliamo parlare, precisamente per l'essenza o la virtù che li costituisce, né vorremo attribuire alle nature meno perfette prerogative sovreminenti per confondere le proprietà dei diversi ordini.Ed infatti come si é già notato prima, gli ordini superiori possiedono eccellentemente la proprietà degli ordini inferiori; ma questi non sono dotati di tutta la perfezione degli altri i quali, ricevendo senza intermediario gli splendori divini, non li trasmettono alle nature inferiori se non in parte e nella misura che queste ne sono capaci» [ Cel. Ger. VI.I-II citato in ordine sparso].
- Ho voluto quasi riferire la maggior parte del capitolo, poiché, percepita una prova dell’esistenza di quell’altissimo ordine posto su di ogni gerarchia, si comprende facilmente in che maniera il divino padre, in questo capitolo, dichiara che quell’ordine supremo resti confuso sebbene dotato di singolari prerogative, ma non invece di più confuso corso [ DSC_015/B] , e sebbene chiami le medesime virtù, è più legittimo che questo nome sia comune a tutti gli spiriti celesti.
- Tuttavia, per la circonlocuzione delle proprietà o delle dignità, indica di quale specie o ordine si parli, e poiché questo appellativo si attribuisce più peculiarmente a quel sommo ed altissimo ordine di peculiari sostanze, non è conforme che si riferisca anche alle nature inferiori, per la ragione invece che questo appellativo conviene più comunemente a tutte, e poiché segnatamente compete a quelle altissime nubi, non è per queste ragioni discordante così intendere. Infatti, poiché tutti gli spiriti celesti constano di essenza, virtù ed atto è conveniente che tutti gli Angeli siano chiamati sostanze spirituali, intanto, secondo le proprietà peculiari di ciascuno si chiamano virtù celesti quei sublimi spiriti , atti sopramondani, forme , speranze, separati più che immuni da ogni macchia e da ogni commistione di materia, e li chiamano con una denominazione anche più degna ed insigne delle precedenti, denominandoli sostanze sopramondane.
- Difatti chi le chiama virtù, si riferisce al vigore sostanziale che imita sempre Dio. Per questo il prete divino nel capitolo VIII° del suo libro gerarchico, dal quarto coro che sale, dice che l’appellativo di virtù sembrano indicare quel virile ed invincibile vigore e come si disse, di stabile mascolinità e poiché quest’ordine delle Sante Virtù, è imitatore e immagine di quelle eminentissime e particolare potenze che stanno innanzi a Dio, dunque il santo dottore scrisse queste cose nello stesso capitolo indicando con il medesimo appellativo di virtù superne, quelle proprietà con cui cercano di imitare la speranza divina.
- Ecco in che modo questo nome di virtù si confa specialmente con quelle somme e particolari proprietà che imitano la speranza divina, come le altre celesti sostanze.
- E se qualcuno desidera percepire in modo profondo la forza massima e fecondissima del nome di virtù, dovrà collegare il capitolo VIII° dell’opera dei Nomi Divini del medesimo dottore.
CAPITOLO IV ° – PERCHE’ TUTTI GLI SPIRITI CELESTI SI CHIAMANO CON LO STESSO VOCABOLO DI ANGELI E SPECIFICAMENTE ANCHE COLORO CHE STANNO PIU’ VICINI A DIO SENZA ALTRI INTERMEDIARI
IN PROSECUZIONE - 16/B
CAPITOLO XII – PARTE TERZA - PER QUALE RAGIONE QUESTI SETTE PRINCIPI ISTRUIRONO E CONDUSSERO ALCUNI MARTIRI PER RAFFORZARLI NELLA PERFETTA FEDE …
- Vogliamo insegnare come sia necessario svelare questo sacrosanto gruppo dei Sette Principi assistenti davanti al Trono di Dio dalla loro santissima funzione sulle cose umane.
- Assennatamente a questi Sette Sommi Angeli, per le caratteristiche del fuoco, viene assegnato il governo e la direzione dell’umano genere, cosicché come eletti sudditi Angelici si sottomettano al loro Creatore e sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento, eseguirono grandi imprese, e a tal punto si univano in modo assiduo al Verbo Incarnato in tutta quanta la sua vita fino alla sua Ascensione, che soffrivano e si affliggevano così intensamente assieme alla loro capo e clementissimo creatore che ogni stimmata o colpo di flagello serbavano come impresso spiritualmente, mediante l’incendio avvampato di carità, nel loro cuore e pertanto, coloro che si dicono eletti martiri, iniziando dall’Immacolata Vergine e da Giovanni Battista fino all’ultimo, soffrirono assieme alle membra di Cristo, e per questo, non li abbandonarono mai coloro che dirigevano, istruivano, fortificavano e aiutavano, in tutte le loro agonie, tormenti ed angustie, fino al punto in cui ne avrebbero ricevuto le anime con somma letizia, e gioia presso i tabernacoli eterni, in modo che perseverassero fino alla completa consumazione della carne umana.
- E se si scrivesse in che modo i succitati Santi Angeli si adoperarono a beneficio dei santi ed eletti di Dio, dall’Incarnazione del Signore fino a ad oggi, non basterebbe certo un solo libro!
- E poiché ciò fa al caso nostro di provare l’esistenza dell’augustissimo gruppo dei Sette Angeli, avviso il lettore come a ciò si collega la pia storia dei diecimila martiri crocifissi, di San Sebastiano e di San Vito, martiri allo stesso modo.
[DELL’APPARIZIONE DEI SETTE PRINCIPI ASSISTENTI AI 10.000 MARTIRI CROCIFISSI]
- Infatti dai 10.000 soldati che desideravano ardentemente avere vittoria dei nemici, per la quale cosa decisero di fare sacrifici agli dei, giunse un Angelo sotto l’aspetto di un giovane bellissmo che persuase loro che quelli a cui volevano offrire sacrifici erano in realtà demoni, , e che se volessero vincere i nemici, [il periodo è idecifrabile 47/A] avrebbero dovuto credere in Cristo vero Dio, cose a cui tutti quanti unanimemente acconsentirono, e andati in battaglia ed invocato Cristo in loro aiuto, videro alcuni giovani precederli e , data inizio alla battaglia, mettere in fuga i nemici, per cui, ottenuta la vittoria, essi furono confermati nella fede in Cristo, ed avvertiti dallo stesso Angelo, lo seguirono fin sulla sommità del monte Ararath, che distava da Alessandria circa 500 stadi [uno stadio meno di 200 metri n.d.a.] , dove, assieme a loro sedette anche lo stesso Angelo, che insegnò loro la fede in Gesù Cristo. Ed ecco che subito, osservarono i Cieli aprirsi, e videro, in una limpida giornata, Sette Angeli scendere verso di loro i quali rivelarono loro tutto ciò che doveva avvenire con riguardo al loro futuro martirio che stavano per dover subire per il Signore, cui obbedendo con gioia, si infiammarono di furore divino per la promessa della palma della vittoria e dell’ottenimento della risplendente corona del Celeste Trionfo. Questa storia sembra conformarsi alla dottrina di San Dionigi che afferma che quei sommi sette Angeli sono istruiti in modo più segreto e nascosto dalla stessa Trinità cui sono note tutte le cose sia quelle future che quelle presenti, mentre le stesse non sono rivelate a tutti gli Angeli! Per questo le cose che sarebbero dovute accadere sono state rivelate agli Angeli più particolari!
[DELL’APPARIZIONE DEI SETTA SANTI PRINCIPI DEGLI ANGELI A SAN SEBASTIANO]
- Inoltre a San Sebastiano, martire a Roma nella casa di Nicostrato, dopo aver proferito un lungo discorso e rinvigorito i due fratelli nobili Romani, Marco e Marcelliano, catturati in carcere per la fede in Cristo, ad essere virilmente costanti nella fede – difatti li vedeva sciolti in lacrime e biascicare come una donna – davanti a Nicostrato e sua moglie Zoe, che era stata privata da sei anni della parola, ma non invece degli altri sensi, ella, infatti, appena ebbe ascoltato il discorso proferito verso i due martiri, subito gettatasi ai piedi di San Sebastiano in lacrime, e con altri segni del beato martire, ottenne dai medesimi principi, nuovamente l’uso della parola che aveva perduto sei anni prima, e poiché come dicemmo, non aveva perso gli altri sensi, né la purezza d’animo, ottenne di nuovo quelle cose che una volta aveva visto e percepito, ed infatti, mentre San Sebastiano stava parlando, vide vicino a lui un Angelo splendente di una incomparabile luce circondare lo stesso beato martire, e tenere in mano un libro aperto in cui era scritta ogni cosa che aveva detto il Santo, e vicino a lui Sette Angeli candidissimi di aspetto diverso da quello che teneva il libro, e che circondavano lo stesso [Tommaso a questo punto richiama in nota poco comprensibile il passo di Ap 15,5 Dopo ciò vidi aprirsi nel cielo il tempio che contiene la Tenda della Testimonianza; [6]dal tempio uscirono i sette angeli che avevano i sette flagelli, vestiti di lino puro, splendente, e cinti al petto di cinture d'oro]. Appena ebbe dunque proferito quel discorso, la donna patrizia, che non aveva mai visto in precedenza gli Angeli, né mai udito il loro forte parlare, priva dello spirito santo, non fu capace di discernere il primo che teneva il libro dagli altri sette, che non dubito fossero stati di maggiore levatura, per il fatto che tutti coloro che furono presenti vennero tutti dolcemente placati dall’amore di Cristo, e gli stessi due fratelli, una volta rilasciati dal custode del carcere per andarsene dove volessero, ricusarono i loro dei, e fatti più saldi nella fede, ottennero e si saziarono del martirio, tanto che divennero accesi di divino amore.
[DELL’APPARIZIONE DEI SETTE PRINCIPI ASSISTENTI AL MARTIRE SAN VITO]
- Ancora dopo che S. Vito martire maledisse il culto degli dei dell’imperatore Diocleziano , fu violentemente percosso da suo padre Hila dell’ordine dei senatori, e successivamente rinchiuso nella propria camera, affinché potesse in qualche altra maniera smorzare lo spirito del santissimo fanciullo. Ma per vedere cosa stesse facendo, a sua insaputa, lo spiò attraverso la fessura della porta e vide Sette Angeli luminosi e infiammati attorno all’innocentissimo fanciullo, dallo splendore dei quali ne venne accecato. Dunque Vito, ... fu così rinvigorito nella fede e così ammaestrato dai sette principi da non temere di sopportare alcun grave tormento.
- Ecco il modo in cui, questo santissimo gruppo dei Sette Angeli assistenti, abbastanza spesso, può discendere verso di noi (come penso), come si legge esser già avvenuto tre volte per rinvigorire quei santi di cui vi è devozione e memoria nella chiesa di Dio.
- Ma mi sembra più degna la circostanza che in questo succitato straordinario gruppo, nessuna conoscenza possa essere estratta di più potente, che non sia una bella e concorde eguaglianza tra loro, così come insegna il divino Areopagita nel capitolo VII° della celeste gerarchia.
- Egli infatti disse che in questo santissimo gruppo sussiste un “durabile ed eterno trasporto” [Ger. Coel. VII.I] e non importa che non venga pubblicamente affermato , senza una vera dichiarazione espressa, che angli Angeli Assistenti vengano inviati, perchè essi, infatti, imitano il Cristo che con tutte le forze , molte volte, discende fino ai suoi Santi eletti, né si addice ad essi fare altro, poiché siccome Cristo è il loro capo e creatore, è chiaro che le membra debbano seguire il capo.
CAPITOLO XII – PARTE QUARTA - PERCHE’ VIENE SPECIFICAMENTE DETTO CHE QUEI SETTE ANGELI ASSISTENTI SONO I PIU’ VICINI A DIO
- Ma proprio sulla funzione ricavata dei Sette Principi Assistenti sul governo delle cose umane, è necessario ancora provare che essi siano realmente sette assistenti, per raccogliere più prove abbiamo la testimonianza inespugnabile della sacra scrittura, al capitolo 12° del libro di Tobia. Metterò sulla bilancia, dunque quelle poche parole della Sacra Scrittura che sono state ricavate dal capitolo 12 del libro di Tobia dove il terzo Principe dall’augustissimo gruppo dei Sette Assistenti, così rivelò: « Io infatti sono Raffaele, uno dei Sette che assistiamo davanti al Signore».
- Certamente, dopo che l’angelo ebbe riferite queste parole, entrambi i Tobia, il padre e il figlio, ascoltando quel discorso per il quale Raffaele fosse uno dei Sette Assistenti, si turbarono molto, e subito caddero faccia a terra come morti. Certamente, dunque, questa parole vanno attentamente soppesate, perché si tratta di una espressione divina da cui dobbiamo per forza estrarne il vero senso.
- Infatti, l’angelo parlò in ebraico a uomini ebrei, che dal significato di quel nome [ Raffaele] percepirono immediatamente la sua straordinaria potenza e il suo ministero divino. Difatti in ebraico Raffaele, che si interpreta in latino “Medicina di Dio”, indica proprio uno dei Sette sommi Angeli Principi che assistono davanti a Dio!
- Infatti quando Raffaele disse: «Assistiamo davanti a Dio», espresse inevitabilmente la sua eccellenza e la sua potestà, e quel pronome «Io» deve essere pronunciato in modo enfatico – come dicono i greci avendo un significato nascosto, che va sottinteso come “Redentore Nostro”, con la stessa forza latente del capitolo 18° di Giovanni, laddove dice: «Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra» [ Gv18,5-6] o come dice Luca al capitolo 24°: «Sono io non dovete temere» [Lc 24,36].
- Ed è per questa ragione che Tobia, padre e figlio, compresa questa espressione: « Io sono Raffaele», stupiti e spaventati caddero faccia a terra, e prostrati al suolo rimasero tre ore immobili, non perché Sara fosse stata liberata dal demonio grazie alle interiora mature del pesce, né perché il vecchio, dopo aver intinti gli occhi avesse rivisto la luce, ma soltanto dalla potenza dello stesso Angelo Assistente seppero che quei miracoli erano stati compiuti da colui che per la prima volta intesero essere chiamato Raffaele, cioè “Medicina di Dio”.
- Disse infatti San Dionigi nel capitolo VII del Volume Angelico: « ogni nome dato alle intelligenze celesti é il segno delle proprietà divine che le distinguono» [VII.I], infatti, ai dotti ebrei fu concesso di avere conoscenza dei ministeri e delle proprietà degli Angeli , come ce ne attesta ancora il divino Areopagita al capitolo IX° della Gerarchia Celeste, dove afferma: «Se dunque si domanderà perché gli Ebrei soli furono chiamati alla conoscenza della verità» [IX.III].
- Per questo Paolo scrisse nella Lettera agli Ebrei, al capitolo I° , sugli Angeli e sui vaticini dei profeti, come di un rapporto tra familiari e parenti del popolo ebreo, e per questo Tobia percependo la grandezza dello stesso Angelo Raffaele, provò assieme austerità e tremore nelle sue membra, allo stesso modo di quanto accaduto al profeta Daniele, come si legge nella visione del Principe Assistente Gabriele, al capitolo VIII° e X°, dell’omonimo libro e che Gabriele medesimo sia proprio uno di quei Sette Assistenti, lo attesta lui stesso nel capitolo primo di Luca , quando dice a Zaccaria , sacerdote santissimo e padre di Giovanni Battista: « Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio», mentre una nuova traduzione afferma: «Sono colui che assiste al cospetto di Dio», e non importa nulla se non ha detto «sono uno dei sette», perché parlò in ebraico con un uomo ebreo espertissimo nelle sacre lettere, il quale atterrito dalla grandezza dell’appellativo, né comprese la divina funzione che significa “Fortezza di Dio”, [GABRIELE]; infatti dal verbo “assistere” conobbe l’eccellenza della sua dignità, cioè che fosse uno dei Sette Assistenti davanti al Trono di Dio, poiché sapeva che questo officio di “assistere” più vicino a Dio, non appartiene a qualsiasi Angelo, se non a quei sette del libro di Tobia.
- Pertanto Gabriele non dice di essere un Angeli, ma espresse la sua funzione – appellativo, che era già noto a Zaccaria derivare da uno dei più grandi ed eccelsi meriti presso Dio, come dal Libro di Daniele e così ce ne attesta l’angelico Areopagita nel capitolo VIII° del Libro della Gerarchia Celeste, ove afferma che chiamiamo quello Gabriele dai suoi eccelsi meriti «intesi la voce di un uomo, in mezzo all'Ulai, che gridava e diceva: «Gabriele, spiega a lui la visione » [Dn VIII°, XVI], e non disse di essere uno dei sette assistenti, perché quell’uomo santo e dotto nelle sacre lettere non lo ignorava sia dall’enunciazione del proprio nome che del verbo “assistere” che indica “dignità”, per cui se deve certamente credere che lo stesso profeta Zaccaria fosse un sacerdote così grande per i grandi meriti acquisiti che meritasse di avere il medesimo Gabriele con ministro di Dio, allo stesso modo in cui, nella curia del pontefice massimo, quei prelati che servono il Sommo Pastore, hanno i più degni negli affari divini. E se qualcuno volesse contestare che gli assistenti non vengono mai inviati, gli si deve rispondere che ciò non è stabilito in quel luogo, poiché di questo contrasto sorto tra gli esimi dottori, forse gli assistenti sono inviati se non per svolgere pochissimi incarichi come già abbiamo trattato all’inizio di questo libro.
- Pertanto, da una parte di loro, giustamente si deve ritenere ed assentire che anche gli assistenti sono inviati, e questa fortissima opinione dei medesimi, rafforza la testimonianza dello stesso Dionigi, che cita onde suffragare l’opinione contraria, che non riconosce l’esistenza del numero settenario, se non soltanto l’espressione posta all’interno del libro edito in lettere greche e corretto di recente.
- Ma torniamo a San Raffaele, che disse di essere uno dei Sette che assistono davanti al Signore, le cui parole sono state forse interpretate in modo sbagliato da molti dottori che insegnano che quel numero settenario e determinato debba essere preso per indeterminato, come se indicasse l’insieme di tutti gli Angeli, così come ogni periodo racchiude sette giorni.
- Per questo dicono che nel numero settenario si indica l’universalità degli Angeli, che oltrepassano l’umano numero, allegando la testimonianza del Libro di Daniele, cap. II che afferma «mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano» [Dn VII.X], ma questa testimonianza non fa al caso nostro, perché quando è innumerabile la moltitudine degli Angeli, nessuno viene colpito.
- Raffaele invece non volle addurre di essere uno di un’universalità confusa ed indistinta, ma dell’ordine santissimo e distinto, altrimenti, se avesse voluto riferirsi ad una universalità, sarebbe stato preferibile che avesse detto: «Io sono un Angelo del Signore!»; mentre invece aggiunse uno dei sette che assistono davanti al Signore, volendo dunque indicare una preminenza che esiste tra pochi, chiamati in modo più particolare “Angeli di Dio”, e non invece una molteplicità indistinta di molti.
- Mi meraviglio del pari del modo di enucleare che ignoro sappia, chi in modo stolto non percepisce la differenza tra assistere ed assistente, tra ordine confuso ed inconfuso, o metta in dubbio negli Angeli che l’universalità sia il grado sommo primo, medio e ultimo, così come abbiamo detto nel primo capitolo di questo libro.
IN PROSECUZIONE FOGLIO 0057/B
CAPITOLO XVIII° - DEI NOMI E DELLE CARATTERISTICHE DEI SETTE PRINCIPI ASSISTENTI
- Abbiamo fino a qui provato che ci sono alcuni spiriti nobilissimi che più da vicino assistono al Trono di Dio e che non vi sia interposto nessun altro ordine angelico tra Dio e loro, e che questi siano sette più eminenti ed eletti su tutti i Cori Angelici, dei quali desideriamo ardentemente conoscere i loro nomi e le loro caratteristiche perche fino ad oggi tutti i suddetti nomi non ci sono giunti nella Sacra Scrittura nonostante quattro fossero stgati manifestati sia nel vecchio che nel Nuovo Testamento, ai fedeli, se non come abbiamo ricordato precedentemente, già pubblicati da quell’autore Abraham Abenare (anche detto Abraham ibn ‛Ezra, erudito e poligrafo ebreo n.d.a. ) e nella nostra età sono stati rivelati da quell’uomo appartenente alla grande famiglia dei penitenti di San Francesco, ovvero al Ven. Amadeo nonché da me medesimo rinvenuti in quella vecchia e sacratissima immagine dei suddetti sette principi assistenti, recanti alcuni simboli pieni di misteri divini, che dal secondo splendore dello Spirito Santo e grazie al favore della Vergine Deipara nonché degli stessi Sette Santi Principi Assistenti, saranno rivelati e manifestati a tutti i fedeli cristiani. [segue nota incomprensibile DSC_0097/a] Ma così come insegna l’angelico Dionigi, nel capitolo II° del suo libro gerarchico, a causa della nostra debolezza, che non ci consentono di elevarci per contemplare le cose celesti e spirituali, senza aiuti divini, essendo naturalmente incapace di richiedere da noi aiuti o sostegni in ragione della nostra umana fragilità, per mezzo dei quali riuscire a penetrare cose incommensurabilmente superiori a noi, per questo motivo, ho supplicato l’aiuto divino , così come aveva già fatto l’angelico dottore [Ger. Coe. II.V3].
- Difatti non dubito che realmente i meravigliosi nomi, dignità e ministeri dei Sette Spiriti che stanno davanti al Trono di Dio, possano essere stati in qualche modo già suggeriti a qualcuno dei Santi Padri del Vecchio Testamento e poi alla Vergine Gloriosa e ai Santi Apostoli, e specificamente ad Ignazio, a Paolo e all’angelico Areopagita, che per divina istituzione e comando, volle, singolarmente e per chiari segni, manifestare queste sette eccellentissime potenze primarie, ma tacere invece sui loro nomi e su altre cose più segrete , che non si debbono immediatamente comunicare ai profani o ai rozzi o agli iniziati. Disse infatti l’angelico Areopagita nel suddetto capitolo: « non ognuno è santo», né sulla scorta del Sentimento della Sacra Scrittura, « la scienza non è per tutti» [ Ger. Coel. II.II], e questa dottrina appartiene a S. Paolo nella lettera ai Corinzi, capitolo ottavo, ed alla fine dello stesso succitato capitolo II° dell’areopagita ove dice: « non bisogna gettare ai porci lo splendore così puro e la bellezza così splendida delle perle spirituali» [Ger. Coel. II.V]. Questa sentenza, d’altra parte, fu divulgata dalla medesima bocca del Signore nel capitolo settimo di Matteo, dicendo: « Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi» [ Mt VII.VI].
- Per queste ragioni, questi sette principi degli Angeli sono proprio quelle margherite preziosissime che non devono essere disprezzate, sia perché questi santissimi segreti dell’Angelico principato dei Sette, furono nascosti, [nota incomprensibile DSC_0097/b] all’antico popolo ebraico che era di li a poco ad essere purificato, affinché non prestassero culto ai questi sette principi, avendo rifiutato il Creatore, sia in quanto moltissimi eretici attribuiscono la creazione del mondo a questi sette Angeli, circostanza che S. Ireneo riferisce nel libro primo del capitolo ventiduesimo del suo Adversus Haereses, e così come ne parla chiaramente anche l’angelico dottore nel primo capitolo della sua Gerarchia Ecclesiastica allo stesso beato ed eccelso Timoteo : « Ma tu sta' attento a non divulgare le cose più sante fra le sante, anzi rispetta e venera i misteri del Dio occulto con pensieri intellettuali e invisibili, mantenendoli non partecipati e non contaminati da parte dei profani e comunicando santamente soltanto a uomini santi le cose sante con sante illuminazioni» [ Ger. Eccl. I. e ss.] .
- E da queste parole notiamo in che modo S. Dionigi volutamente, scrisse in modo oscuro nascondendo alcune cose celesti, e intende cose molto maggiori rispetto a quelle scritte nei libri! Conviene perciò ai sant’uomini di quel secolo antico non spiegare ogni cosa dei misteri di Dio, e specialmente dell’augustissimo consesso dei Sette Assistenti, che non senza divina disposizione, fu illustrato a questi padri, (come abbiamo detto) e pertanto non senza interna venerazione i nostri lettori devono leggere quest’opera angelica, contemplando in modo più alto la divina sapienza nella creazione degli spiriti celesti e nella regolazione dell’ordine del mondo. Pertanto è giusto che a quell’eruditissimo astronomo Abraham Abenare si comunicasse ciò che noi abbiamo ricordato nel capitolo dedicato ai governatori di questo mondo, e che i loro nomi scritti, così particolari, fossero rivelati ad Amadeo, uomo insigne per vita e santità, ma tutte queste cose che non furono rivelate in toto a quell’ Abenare, sono tutte assieme espresse in quell’antica pittura [segue nota a margine 98/A che non traduciamo] .
- Nondimeno per maggiore saldezza e per più chiara dottrina, con un documento comproveremo ogni cosa suddetta nei sacri eloqui: i nomi infatti del sacrosanto ordine settiforme, sono i seguenti, pronunciati in ebraico:
- Michele, che in latino suona Quis ut Deus
- Gabriel, che in latino suona Fortitudo Dei
- Rafael, che in latino suona Medicina Dei
- Uriel, che in latino suona Illuminatio Dei
- Saltiel, che in latino suona Petitio Dei
- Euchudiel che in latino suona Bonum Consilium Dei
- Barchiel, che in latino suona Benedictio Dei.
- Inoltre, si trova scritto nella Sacra Scrittura, così come ce ne attesta Giovanni [in realtà è Matteo 18] al capitolo VIII°« ogni fatto consista della parola di due o tre testimoni», per corroborare questi nomi abbiamo dunque tre testimoni, due umani e il terzo angelico, e cioè: Abenare, uomo di origine ebraica, che si rifà al sacro eloquio di Daniele, quell’Antica immagine che si accorda alla rivelazione angelica comunicata ad un sant’uomo e la medesima rivelazione, né cambia molto se vi sia qualche cambiamento nei nomi presso quell’uomo ebreo che non sia stata conservata in quell’antica pittura, perché nella sostanza concordano sia il vero senso che l’officio dei medesimi principi, mentre la rivelazione integra e supplisce quelle cose che vengono a mancare.
CAPITOLO XIX ° - DELLA FUNZIONE E DELLA DIGNITA’ DEI SETTE PRINCIPI ASSISTENTI NELLE COSE CELESTI
- L’angelico areopagita [c’è una nota incomprensibile che nulla aggiunge al discorso dsc 98/B] , al capitolo terzo della sua opera Gerarchica, scrisse della prima gerarchia: « I Principali Spiriti sono quelli che stanno in modo più eminente davanti al Trono di Dio» [citazione non identificata], e costoro sono chiamanti deifici perché aspirano ardentemente, per quanto possono, ad imitare Dio, e detti simili, quelli tra loro per quanto possono divenire uno con Lui e suoi aiutanti [98/B].
Sussiste dunque un proposito di sacratissima funzione, di divenire, per quanto più possibile simili a Dio, di esser fatto una sola cosa con lui, e un poco più in basso, per ciascuno realmente dedito a quella medesima distinzione divina, vi è una qualche perfezione relativa alla imitazione di Dio di ciascuna di quelle entità che anelano a Dio, finché divengano cooperatori di dio, in tutte le cose più eccellenti e divine (come ce ne attesta la sacra scrittura), e grazie all’attività divina prodotta in se stessi, per quanto possano ardere davanti a tutti.
Poiché invece le cose suddette, sono principalmente compiute da quei Sette Assistenti rispetto a tutti, l’angelico sacerdote ateniese così ci insegna al capitolo VII°, affermando: « Conveniva, senza dubbio, che la prima gerarchia celeste fosse formata dai più sublimi spiriti; poiché tale é l'ordine che essi occupano al di sopra di tutti gli altri, poiché la Divinità, per una relazione immediata e diretta, lascia fluire sovr'essi più puramente ed efficacemente gli splendori della sua gloria e le conoscenze dei suoi misteri» [Ger. Coel. VII.I speriamo che la citazione sia corretta ] e nel capitolo tredicesimo dice ancora: «Gli ordini inferiori partecipano, è vero, all'amore, alla saggezza, alla scienza, all'onore di ricevere Dio; ma queste grazie non giungono loro che più debolmente ed in modo subalterno, e non si elevano verso Dio se non per mezzo dell'aiuto degli angeli superiori, che furono per primi arricchiti dei benefici celesti» [ Ger. Coel. XIII.III]. Per questo le sante proprietà (come dicemmo) che più partecipano più vicine rispetto agli altri della sostanza divina sono di quelle posti davanti a Dio (come principali o primaziali), e poco dopo nello stesso capitolo aggiunge [qui Tommaso ha sbagliato, perché si tratta del capitolo XV mai citato in precedenza] : « Inoltre quell'impetuoso ed eterno movimento che li trasporta verso le cose divine; ed è anche per ciò che la teologia ha rappresentato gli angeli con ali ai piedi » [ Ger. Coel. XV.III], e la Sacra Scrittura, nel Salmo 94° , chiama questi principi divini: « Poiché grande Dio è il Signore, grande re sopra tutti gli dei»[ Salmo 95.3] e quell’Angelo lottatore si riferisce a se stesso chiamandosi Dio nel capitolo 32° della Genesi dicendo: «non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio {il Dio forte} e con gli uomini e hai vinto!» [ Gn 32,29], ed inoltre a cui l’astuto serpente disse alla madre di tutte le genti: «Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio {o come Dei stando al testo originario}, conoscendo il bene e il male» [ Gn 3.5], per cui Adamo comprese in modo più prudente che si trattasse invece dei primi Angeli, mentre Eva pensava in modo meno prudente alla Trinità, la cui conoscenza ottennero fin dal principio, ma Adamo comprese bene il senso di Genesi 3 pensando giustamente agli Angeli più eccelsi, che di solito vengono chiamati dei, perché essi, come detto, si sforzano di essere simili a Dio, e di imitare le sue azioni.
Per tali ragioni, dal sacro discorso di S. Dionigi risulta chiaramente che qui primi assistenti, diventino simili a Dio nella imitazione e cooperazione, e di più subito dopo Dio, in essi risplendono le Sante proprietà delle opere divine.
Quelle proprietà che invece si diffondono da Dio, per altro mezzo, sono indicate attraverso i loro nomi, sia perché l’angelico areopagita, asserì nella quarta parte, cap. IV° dei Nomi Divini, che essi sono immagine di Dio, che perché disse che nell’Angelo comprendiamo il supremo abisso dell’astrazione.
CAPITOLO XX ° - PERCHE’ I NOMI DEI PRIMI TRE PRINCIPI ASSISTENTI INDICANO I PRINCIPALI ATTRIBUTI DELLE TRE PERSONE DIVINE
- Si legge nel capitolo 18° della Genesi di una triforme ambasciata ad immagine del Dio Trino e Uno.
- Conviene dunque che proprio coloro che appartengono al gruppo degli assistenti, possano dirsi deifici, perché si riconducono proprio alle Persone della divina Trinità, che non si riconduce alla singola persona, cioè per qualche significato di singole persona della divina Trinità, per il fatto che gli stessi (come già dicemmo) super aspirano ad essere quanto di più vicino a Dio, per divenire una sola cosa con lui, e non cooperatori e imitatori secondo il modo di ciascuno.
- Pertanto ai loro nomi vanno conferite specialissime proprietà, della stessa trinità divina, di cui la prima persona è costituita da quella del Padre, cui si attribuisce la potenza che viene indicata come “Fortezza”, la cui immagine e somiglianza si è soliti attribuire a Gabriele, che si interpeta proprio “Fortezza di Dio”, che mostrò per primo in quell’enorme scontro con gli spiriti apostati e poi nella distruzione di Sodoma, con le quattro città. Il secondo attributo ovvero la seconda caratteristica è la “Sapienza del Figlio”, la cui immagine e somiglianza viene ricondotta a Geudiele, che si interpreta “Buon Consiglio di Dio”.
- La Terza Persona è quella dello Spirito Santo, cui si attribuisce l’amore o la grazia, e la cui immagine e somiglianza conviene ricondurre a Barachiele,, il cui nome significa “Benedizione di Dio”.
- Da questa interpretazione pertanto possiamo comprendere che furono proprio quei tre principi a manifestarsi ad Abramo, nella valle di Mamre, sotto l’immagine di tre uomini, rifulgenti di bianco, che si riconducevano alla divina Trinità, da cui erano stati informati di non pochi misteri futuri, e la cui propria conoscenza sta nell’annunci della stessa Trinità ad Abramo, per cui giustamente la Sacra Scrittura parlò di tre uomini, che si chiamano appunto “vires” in latino dalla parola virtù, e le virtù proprie delle prime intelligenze che vengono da Dio si identificano propri in quegli spiriti assistenti davanti al Trono di Dio!
- Pertanto essi furono tre Angeli supremi; ma quelli che erano i più degni parlarono ad Abramo, sotto l’effetto del Santo Spirito, conoscendo il divino sacramento , ancora nascosto, della Trinità celato sotto la manifestazione di quei tre Angeli.
- Non fu tuttavia un unico Angelo triforme, così come abilmente e sapientemente questo mistero viene espresso in quell'antica pittura, che dimostra che quelli furono proprio tre angeli provenienti dal gruppo dei sette principi assistenti, laddove si nota un qualche segreto nascosto, della incomprensibile essenza della Trinità. Quei tre Angeli sono dipinti infatti di candido abito, proprio come rivela dei Sette Angeli Assistenti, Apocalisse XV quando dice: « sette angeli che avevano i sette flagelli, vestiti di lino puro, splendente, e cinti al petto di cinture d'oro» [Ap 15,6].
- Ciascuno di loro infatti si vede portare a sinistra come una sperula d’oro nel cui vertice sta una croce di colore rosso nascosta sotto il manto esterno cosicché il palmo nudo non tocchi la medesima sfera in cui era nascosto un mistero.
Rivelazione soprannaturale di Tommaso da esorcismo n.d.a.
- Sulla cui circostanza, dopo avere esorcizzato un certo demone non tanto potente, e saputo che quella tale vergine ne era rimasta ossessa da diversi anni, per farmi dire perché esso volesse le tre sfere d’oro dotate di croci rosse, gli chiesi: « Perché quegli Angeli, tolto il tetto, si vedono tenere quelle sferette?», senonché dopo essere stato compulsato da me, esorcizzato dalla sacra virtù, dopo una lunga lotta infine rispose: « Quegli Angeli che sono giunti da Abramo, per annunciargli che Sara sua moglie, avrebbe dato alla luce un figlio, per loto tramite, appartennero al gruppo dei Sette Assistenti al Trono di Dio. Invece quelle sfere dorate dotate di una croce rossa posta sopra di esse, significano la Trinità, davanti al cui cospetto, quei sette Principi assistono più vicino di chiunque altro , e tuttavia essi non possono contenerla, perché essa sola può contenere se stessa e per tali ragioni essi non sembrano né raccogliere, né toccare, con le proprie mani quelle sfere dorate!».
- Pertanto non parlano correttamente coloro che dicono che gli Angeli di quell’ambasciata fossero stati Michele, Gabriele e Raffaele, dato che Michele come Principe dell’ Esercito Celeste, si muove solo quando è in pericolo tutto il popolo eletto, perciò furono proprio quegli Angeli suddetti, che rappresentavano le Persone della Trinità dalle caratteristiche dei loro nomi (come ho rivelato precedentemente), e questa suddetta ambasceria, fu fatta nella forma delegatoria di quell’ammirabile Annunciazione avvenuta il 24 marzo dell’Unico Figlio Incarnato di Dio, spinto per obbedienza e al tempo prestabilito a dover subire il supplizio della Croce, la cui figura o veste si attanagliò allo stesso Isacco [segue nota semi incomprensibile in cui la figura di Isacco è accostata a Cristo che non traduciamo anche perché appesantisce il discorso – 101/A].
- Per tali ragioni quei medesimi tre Angeli furono inviati alla Vergine Immacolata, in rappresentanza della Trinità Divina, la cui opera principale consistette nella medesima Incarnazione del Verbo di Dio! Tutta quanta la Trinità risultò indicata dall’Angelo che disse: « Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo.» [ Lc 1,35].
- Siccome la potenza dell’Altissimo è rappresentata dal Verbo, soltanto il Principe Gabriele, che era il più degno parlò mentre gli altri due si limitavano solamente ad assistere, rispettando tale contegno, allo stesso modo, con il padre Abramo, e a questa ambasceria triforme, volle riferirsi il divino dottore nel capitolo IV della Gerarchia Celeste, allorquando ricorda Gabriele inviato dalla Beata Vergine, e l’altro Angelo inviato a Giuseppe.
- Ed ancora un altro fu inviato ai pastori [ c.f.r. Ger. Coel. IV.IV], il primo dei quali fu manifestato in rappresentanza di tutto il gruppo degli Assistenti, per manifestare a tutti che fosse giunto il tempo dell’Incarnazione (o il Sacramento dell’Incarnazione).
- Poiché dunque furono tre i principi inviati in quell’ambasciata, per un’ottima ragione parlò solo il primo di loro, (come dicemmo), perché quel legame tra divinità e umanità, fu opera di tutta quanta la Trinità divina sotto un’unica ipostasi, e poi fu conseguenziale che venissero eletti a ciò tre Principi che furono inviati anche a pronunciare la nascita di Isacco, mediante figure di straordinaria dignità e decoro, per rappresentare la venerazione da apprestare al Creatore di tutto il mondo.
- Furono dunque scelti quei tre fulgidissimi oratori, e poiché la Vergine Gloriosa non li aveva mai visto in precedenza quel consesso di tre principi primari nella stessa foggia di quella meraviglia pompa di Angelica Rappresentanza , venne turbata non senza provare una qualche senso di ammirazione dalle loro parole e si domandava che senso avesse un tale saluto [ Lc 1,29]. Luca infatti apprese totalmente dalla Vergine Gloriosa, tutte queste cose, ma non volle rivelarle, essendogli stato proibito il farlo, perché erano cose che potevano destare troppa curiosità, essendo superflue. Egli scrisse dunque soltanto ciò che era necessario, e fece menzione soltanto di Gabriele, perché fu soltanto lui a parlare, mentre gli altri tacevano lasciando parlare colui che era più degno di loro.
- Queste cose furono invece rivelate ad Amadeo, uomo religiosissimo e devotissimo! [ segue nota incomprensibile 101/B].
CAPITOLO XXI ° BREVE COMPENDIO DEI NOMI DEI SETTE PRINCIPI ASSISTENTI
Del nome del Principe Michele e delle sue proprietà, poiché se ne è già parlato prima, non è necessario ora aggiungere altro per riferire la sua grandezza e il suo primato che egli detiene in Cielo e in terra; perché egli presiede la Chiesa Universale, così come, quando giungerà l’Anticristo, governerà anche sulla Sinagoga ovvero sul popolo eletto ebraico. Anche S. Gregorio sull’Omelia XV di Luca scrive: « Che ogni qual volta deve compiersi qualcosa di meraviglioso, si narra che venga inviato Michele» {la citazione più esatta: “Et quoties mirae virtutis aliquid agitur, Michael mitti perhibetur”, si tratta della HOMILIA XXXIV° su Luca XV°}.
- Si legge tuttavia nel primo libro di S. Ireneo, “Adversus Haereses”, dal capitolo XXI° fino al capitolo XXV° dove si trova che egli fosse invocato: “Principe dei Sette Angeli e di tutti i Principi", e nonostante non venisse così identificato esattamente dal popolo ebraico, è vero che a tutt’oggi viene così detto dai giudei che: «Il mondo e tutto ciò che è in esso è stato fatto dai Sette Angeli» [Adv. Haer. XXIV.I] e specificamente che il corpo di Adamo sia stato plasmato da loro.
- E dicono ancora, come sta scritto al capitolo 52° dello stesso libro, che lo spirito Santo sia stato emesso dal primo di quegli Angeli assistenti.
- Ecco in che modo questi segreti furono diffusi oralmente al secolo dei discepoli del Signore, dai quali furono rivelati ai loro seguaci, molti dei quali però divennero peccatori e fatti sospetti d’eresia, ed uno dei primi sette diaconi, iniziato da San Nicola Apostolo di Antiochia, siccome fu d’animo malvagio e lontano da Dio, per tale ragione, tutto ciò che aveva udito lo deviava per suggestione diabolica, mischiando le cose false a quelle vere.
- Difatti era vero ciò che predicava di aver sentito cioè che esistessero Sette Eccelsi Angeli Assistenti e che Michele ne fosse il capo e primate del popolo ebreo, che il mondo fosse stato creato da loro e non da Dio, e che il corpo di Adamo fosse stato plasmato per ordine di Dio tra tre angeli che scaturirono da ogni coro angelico, per tutto ciò che riguardava solo il corpo fisico, mentre per ciò che riguardava l’anima e i doni ad essa afferenti, che gli sono superiori, ciò era avvenuto per opera della stessa divinità. Essi sono infatti i ministri più vicini di Dio, e cooperano a somiglianza di Dio: «perché egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste» [Salmo 33.9] e poiché questo segreto della creazione del corpo di Adamo, in un altro luogo è stato dichiarato in modo molto più dotto e ragionato, non aggiungiamo più nulla, né scriveremo in questo volume altre cose sul Principe Michele .
- Poiché infatti, tratteremo in seguito di quel tremendo ed orribile scontro angelico, sarà allora che spiegheremo, facendo vela con la nostra piccola barchetta, qualcosa in lode di un così grande principe.
Del grande merito del Principe Gabriele, si riferiscono cose straordinariamente meravigliose nel libro di Daniele e nel capitolo primo di Luca ne sono scritte ancora di maggiori.
De Principe Raffaele, invece, molte cose sono state scritte nel Libro di Tobia, che non sono state inserite in questo libro, ma quelle cose che nel libro di Tobia non si ritrovano, sono qui spiegate per quanto utile a muovere i calami per la spiegazione della sua immagine.
Il santissimo nome del Principe Uriele è noto ai fedeli dal terzo libro di Esdra, dal capitolo IV- fino al capitolo XIV°, e successivamente nel quarto libro dove da Uriele furono rivelati al profeta Esdra molti segreti, ma non risultano note le sue meravigliose caratteristiche, come espresse in quella vecchissima pittura, che certamente, è degnissima di ammirazione {aggiunge in nota a margine Tommaso}, e se qualcuno contestasse che il terzo e il quarto libro di Esdra non sono inseriti tra i libri canonici, questa contestazione sarebbe inconferente, perché il suo stesso nome significa “Illuminazione di Dio” che è Uriele.
Difatti la principale funzione di tutti gli spiriti celesti, è quella di illuminare gli spiriti inferiori, così come il divino Areopagita insegna più volte nella sua Gerarchia celeste, e segnatamente ai capitoli VII°, X° e XIII° e poiché tale nome indica il ministero o le proprietà e/o la funzione comune di tutti gli spiriti, nonché soprattutto di uno di quegli Spiriti Sommi che devono imitare le divine ricchezze * e soprattutto di illuminare gli altri, che si chiama appunto Uriele. Dio infatti prima luce, illumina dapprima quegli spiriti principali e questi illuminano a loro volta gli spiriti inferiori secondo la capacità di ciascuno.
E poiché in quella ambasciata in cui Abramo tre ne vide e ne adorò uno rivelammo il nome di Geudiele e Barachiele come riferiti alla persona del Figlio e dello Spirito Santo, non resta soltanto che da aggiungere il nome di Sealtiele, Principe di somma venerazione, e da doversi onorare da parte di tutti i fedeli, che dall’inizio fu costituito dalla sapientissima provvidenza divina, avvocato ed oratore davanti al cospetto di Dio Onnipotente a beneficio di tutti i fedeli, a motivo del peccato {Tommaso aggiunge in nota: sembra convenire nel senso di questo nome Sealtiele che significa Richiesta di Dio – petitio Dei – quel nome di Samael introdotto dall’ebreo Abenare che può essere interpetato: Dio ha esaudito – Exauditio Dei -; su questo non ci trova d’accordo n.d.a. } cominciò a pregare e intercedere per i nostri primi progenitori e la loro posterità e ottiene per noi continuamente da Dio delle grazie di ogni meraviglioso beneficio e di misericordia e redenzione del genere umano affinché i meritevoli prendano possesso delle sedie lasciate vacanti da quegli Angeli che da apostati furono scagliati giù dai cieli, a seguito di quello straordinario conflitto tenuto contro i suddetti principi {Tommaso aggiunge incomprensibile 103/A]
Infine, le cose che sono state fin qui dette, per quanto vogliamo ricavarle dall’angelico dottore, non possono essere completamente scoperte, se non sveliamo prima le loro splendide immagini, i loro simboli e i loro nomi espressi nell’immagine di ciascuno di loro scaturente da quella istruttiva e misteriosa vecchissima pittura e conseguentemente in modo più chiaro e facile scopriremo le proprietà di ciascun nome dal capitolo VII° dell’Apocalisse, che fino ad oggi non fu considerato da nessuno.
CAPITOLO XXII - EPILOGO DI QUANTO DETTO IN PRECEDENZA
continua in 103/A
LIBRO SECONDO
(MS.X.G.5 tradotto quasi completamente)
... in prossima revisione e ultimazione : 109a_122b
CAPITOLO 1 – INTERPRETAZIONE DEI NOMI, DELLE IMMAGINI, DELLE PROPRIETÀ E DELLE INSEGNE DEI SETTE PRINCIPI ASSISTENTI, SULLA SCORTA DELLE LORO IMMAGINI EFFIGIATE NEL VECCHIO DIPINTO DI QUALCHE ANTICHISSIMO ARTISTA* PALERMITANO
- … Chiunque fosse dunque, il cattolico che fece effigiare e dipingere i Sette Principi Assistenti sotto forma di giovinetti di aspetto umano riuscì a percepire i misteri arcani dell’augustissimo loro gruppo, nonché la loro dignità e i loro alti ministeri celesti, né tralasciò i minori segreti di quell’antichissimo e inesplicabile gruppo di [110/B inizio] intellettuale degli spiriti celesti, così come si vedeva in quella suddetta pittura e da noi sarà infine rivelato, riuscì a riportare i più segreti significati degli indumenti, dei colori e delle insegne così come insegna il divino autore nel capitolo ultimo della Gerarchia Celeste , come già dissi, cose che la rendono degna di ammirazione e forse unica in tutta la repubblica cristiana.
- Infatti va lodato soprattutto da noi e allo stesso modo l’arguto ingegno di quel pittore sebbene l’arte pittorica apposta ad esse fosse rude, perché espresse abilmente e in modo adamantino il concetto di quei limiti dell’esimio dottore, senza aver avuto alcuna rivelazione.
[descrizione dell’antico dipinto e delle varie scene n.d.a. ]
- In quella pittura, nella PRIMA SCENA si vede il Creatore dei Cieli e della terra;
- nella SECONDA SCENA si vede la creazione dei nove ordini degli Angeli, dove il primo è LUCIFERO dipinto in modo arguto, sul quale il solo Creatore estende la sua mano, ed è lecito che appaia come primo perché più splendente degli altri Spiriti, manifestato con ali tanto rosse che imbiancano il resto del corpo, affinchè [….110/b], gli altri che vengono dopo di lui , sono veduti infiammati nello stesso ordine e questi ordini sono distinti – come dicemmo - in vari toni di colori differenti.
- Poi nella TERZA SCENA si vede (lucifero) alzato dalla sua sedia altissima con volto pieno di furore, giunto assieme a 6 principi di diversi ordini e l’eminente sedia dello stesso è collocata a lato di Dio Onnipotente.
- Successivamente nella QUARTA SCENA al cospetto del Trono di Dio , una coraggiosissima coorte di Angeli fa giustizia degli apostati mentre dodici principi armati offrono se stessi in nome di tutti i 9 ordini degli Angeli rimasti fedeli alla maestà divina per combattere contro i ribelli e per condurli fuori dal Regno Eterno, il primo dei quali conduce il vessillo della croce: infatti […111/a] quella battaglia fu una lotta intellettuale dal sommo settenario e sacrosanto congresso; dal Coro dei Serafini ne uscirono fuori 4 più degni mentre invece dagli altri 8 Cori, apparve un principe di ogni Coro, (rimanendo saldi) nella fede e nel desiderio della divina maestà.
- Segue poi una QUINTA SCENA in cui si vede un ultimo conflitto e la cacciata dei potenti spiriti ribelli dalle loro sedi e si vede la medesima sedia sulla quale sedeva il principe cospiratore rimasta vuota, e di quei dodici principi armati quattro principali [in posizione di vittoria], dei quali solo MICHELE era contraddistinto da una asta con vessillo e da uno scudo segnati dalla croce, mentre gli altri Angeli, dotati di semplici armi e di un clipeo, con un’asta avente il segno della croce percuotevano i nemici trasformati in orride bestie, mentre Lucifero veniva trasformato in un mostro orrendo che portava sulla testa quattro corna - per questo l’apostolo Giovanni nel capitolo XII vide il dragone avere dieci corna…[111/a] - .
- Dopo questa battaglia, poi, nella SESTA SCENA si vedeva “la mangiata del pomo” e l’espulsione del progenitore dal paradiso terrestre per mezzo di un Angelo di fuoco che fu del gruppo degli Assistenti ,
- dopo di questa SETTIMA SCENA, dove si vede l’ospitalità di Abramo verso i tre uomini divini e
- nell’ultima e OTTAVA SCENA il loro banchetto quando ne vide 3 e ne adorò 1 ,
- sotto le surriferite scene si vede il sacrosanto gruppo dei SETTE PRINCIPI ASSISTENTI in forma umana e giovanile.
- L’autore di questa pittura ha dunque voluto dischiudere i grandi misteri di Dio , imitandone la natura per mezzo di un’arte ingegnosa.
- Fu di singolare prudenza, dal momento che compose un libro che sia i dotti che gli incolti avrebbero potuto in gran parte capire e più facilmente!
- Le pitture e le immagini sono infatti ... i libri e le scritture degli uomini semplici, e dunque è conveniente che i curiosi non siano privati della conoscenza delle immagini dei suddetti sette principi assistenti , così come quel dipinto contiene le stesse, fino a quando la suddetta storia avrà spiegazione più approfondita.
CAPITOLO 2 – DELL’IMMAGINE DI SAN MICHELE
- Perciò il primo principe si trova in mezzo a loro, coperto di una corazza dotata di un mantello rosso, dimostra il vigore della virtù infuocata e una tenace efficacia , così come insegna il dottore delle Gerarchie.
- Tuttavia l’Ordine di questo sacrosanto consiglio (gruppo) non è secondo la rivelazione del venerabile Amadeo che mi sembra più aderente alla verità.
- Forse l’autore della pittura fu inesperto nel conservare il vero ordine nello stesso modo dell’augustissimo collegio.
- Infatti, per come ritengo , il dipinto precede Amadeo di cento anni , ma ritorniamo a S. Michele sotto i cui piedi giace l’orribile principe di questo nostro mondo; tiene nella destra il vessillo della croce, nel cui segno e trofeo fu sconfitto e scacciato via quel grande e rabbioso dragone.
- Quello infatti fu un segno di salvezza in quel mirabile conflitto tra tutti gli Angeli [112/a] , per mezzo della cui visione tutti i superbi furono presi da orrore e tremore … sotto l’immagine di San Michele è scritto il suo nome: MICHELE VITTORIOSO, alludendo alla vittoria ottenuta nella battaglia contro i superbi nemici .
- Poiché anche oggi Michele difende i fedeli o gli eletti contro i nemici e conduce alla vittoria, per tale ragione è detto VITTORIOSO in quanto colmo di queste vittorie.
- Infatti questo nome tra tutti quelli in uso significa “dotato di un’azione vincente” .
- A ciascun principe è infatti attribuito il significato del suo ministero, ma non, come dicono altri, perché si ritenga che i nomi siano affibbiati a quei principi dagli uomini, se non da Dio stesso o dagli altri Angeli o da se medesimi all’inizio di quella famossissima battaglia, dal momento che se gli uomini avessero conosciuto i nomi di quegli Angeli che assistono innanzi a Dio, Raffaele non avrebbe detto a Tobia: « sono uno dei sette che assistiamo davani al Signoe » né Gabriele avrebbe detto a Zaccaria « Io sono Gabriele che assisto innanzi a Dio».
- Conosciuto infatti il nome di Raffaele , avrebbe immediatamente compreso che fosse stato uno dei Sette Assistenti.
- Né è del pari sconveniente che il nome di Michele sia stato rivelato nei Cieli , quando si oppose a lucifero , desideroso di prendere il posto di Cristo e di essere simile all’Altissimo e al quale disse: « Chi è come Dio?» , quasi dicesse Dio è uno e non vi sono altri dei, e così peraltro viene chiamato Michele, cioè « Chi è come Dio».
- E subito dopo cantò quel cantico che fu rivelato al santo Salmista al salmo 112 (113 nella numerazione attuale) che recita: « Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto e si china a guardare nei cieli e sulla terra?» [ salmo113,5-6] In cielo ha rispecchiato il Sette Principi Assistenti e il cuore dei seguaci che si umiliarono combattendo la superbia di Lucifero, e tutti i quali, Dio esaltò secondo i meriti di ciascuno ….
CAPITOLO 3 – DELL’IMMAGINE DI SAN GABRIELE
- Vicino a San Michele si vede Gabriele, con il volto molto simile a Michele allo stesso modo in cui questa somiglianza fraterna è stata rivelata al venerabile Amadeo , e poiché il divino Gabriele è il secondo nell’ordine dei Principi Assistenti , lo stesso porta come segni distintivi, la speranza, l’eminenza e la vicinanza al Trono di Dio , affinché, veduta la sua immagine dopo quella di Michele, immediatamente, sia percepito nella sublime e primaria maestà dei Sette Assistenti.
- Nella sua destra porta una lanterna con una fiaccola ardente, affinché si comprenda essere della specie dei Serafini più eminente e più prossima a Dio, il quale infiamma se stesso, come gli stessi in modo copioso, infiammano gli uni gli altri, ardono e portano infatti dentro di loro tutta la bellezza della speranza divina , decorati in modo meraviglioso … per mezzo di quella candela accesa si intende che il medesimo Gabriele e i suoi compagni sono tutti infiammati e per mezzo di tale immagine lo si indica fare parte dei Primi Principi Assistenti , ed è per questo che è chiamato NUNCIUS DEI inviato di frequente e nell’Ordine degli stessi Principi secondo dopo Michele.
- E che per questo anche gli assistenti sono inviati e ciò appare chiaro nello stesso Gabriele.
- Inoltre lo stesso Principe porta nella sinistra uno specchio di diaspro verde, rosseggiante di qualche macchia rossa, così come scrive Giovanni , nell’apocalisse capitolo IV°: « Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono».
- Ed infatti la proprietà di questi due colori di confortare ed infiammare è simbolizzata dallo specchio , come è detto nell’ultimo capitolo dell’ Apocalisse « Poi venne uno dei sette angeli … e mi parlò: … Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino» attrvarerso il quale manifesta l’incomparabile bellezza degli stessi assistenti che sono come uno specchio lucido , privo di ogni macchia … è scritto il nome di questo suddetto Principe GABRIEL NUNCIUS …»
Antifona di San Gabriele Nuncio
L’Angelo entrò da Maria e disse: Ave piena di Grazia, il Signore è conte te, tu sei benedetta tra le donne!
R. L’Angelo del Signore annunciò a Maria. Alleluia
V. E concepì dello Spirito Santo. Alleluia
Preghiamo - Preghiera:
- O Dio amatore della salute umana, il quale. mandasti Gabriele principe assistente , e ministro della tua fortezza ad annunciare alla gloriosa Vergine Immacolata il sacramento dell'Incarnazione del Figlio Tuo Signor Nostro Gesù Cristo , umilmente ti preghiamo, e domandiamo, che giungendo noi sotto protezione di un tanto grande Paraninfo, per la sua intercessione , ti degni di concederci la fortezza contra i nemici visibili e invisibili. Per Cristo Nostro Signore Amen.
CAPITOLO 4 – DELL’IMMAGINE DI SAN RAFFAELE
- Raffaele a destra di Michele si mostra vestito di due tuniche ornate con frange bianche sotto un pallio , come fosse sovraccaricato e legato per un viaggio .
- Con la destra conduce Tobiolo che porta a sua volta un pesce affinché ecciti gli spettatori alla contemplazione della storia e dei miracoli che sono scritti nella sacra scrittura del libro di Tobia, dove si legge che un certo enorme pesce , fosse balzato fuori dalle acque del fiume Tigre verso il figlio di Tobia che scosso dalla paura non sarebbe stato capace di prenderlo se l’Angelo non l’avesse aiutato, affinchè lo trascinasse a riva, ne prelevasse le interiora ed estraesse dallo stesso, per conservarlo, il cuore, il fegato e il fiele che l’Angelo insegnò essere necessari per produrre medicamenti.
- Infatti disse che se avesse posto parte del cuore sui carboni ardenti , il suo fuomo avrebbe liberato, tanto un uomo quanto una donna da ogni genere di demoni , affinchè gli stessi non potessero più giungere da loro,
- il fiele invece serve per ungere gli occhi qualora ci fosse stata un’albugine e ne sarebbero stati sanati … perciò in detta pittura è scritto RAPHAEL MEDICUS
Antifona di San Raffaele Medico
Il Principe Raffaele disse: Io sono uno dei Sette che stiamo innanzi al Signore. E illuminò il cieco Tobia, afferrò il demone e lo relegò nel deserto.
V. Pace a voi, non temete. Alleluia
R. Il Signore ha esaudito le vostre preghiere. Alleluia
Preghiamo - Preghiera
- O Dio , che per tua ineffabile bontà ordinasti il beato Raffaele come compagno per i tuoi fedeli pellegrini, e da principio lo facesti medico degli infermi; ti preghiamo supplichevoli che, a noi che domandiamo l'aiuto del suddetto principe assistente, spalanchi la via della salvezza e che ci conceda la salutare medicina dell' infermità , tanto dell' anima , quanto del corpo. Per Cristo Nostro Signore Amen.
CAPITOLO 5 – DELL’IMMAGINE DI SANT' URIELE
- Secondo l’Apocalittica di Amadeo, segue Uriele che è il quarto nell’ordine e non invece il sesto secondo questo dipinto.
- Che sia il quarto dei sette Principi, al contrario, lo rivela lui stesso nel capitolo V° di Esdra, al Libro III° dove mostra che è affidata allo stesso la quarta tromba della cui voce, che suona a lungo, ha rivelato più cose, e di cui scrisse Giovanni verso la fine del capitolo 8 della sua Apocalisse.
- Chiunque volesse conoscere l’autorità DI S. Uriele presso la Maestà Divina, legga il Libro Terzo di Esdra, al capitolo IV° e comprenda quante cose ha rivelato delle quali si leggono anche nella suddetta Apocalisse e in Daniele e che istruì Mosè e lo protesse.
- Chi dunque è devoto di S. Uriele prenda il terzo libro di Esdra, e sarà condotto sulla via della salvezza se avrà conservato quella dottrina.
- Questo grande principe è molto potente e la sua spada è contro i nemici del genere umano.
- Uriele infatti significa in latino “illuminazione di Dio” e dall’autore del dipinto è appellato FORTIS SOCIUS, per indicare che lo stesso è istituito da Dio difensore dei fedeli cristiani, la cui immagine effigiata è in un elegantissimo abito di diacono sotto una dalmatica, coperto da una serie di frange bianche e sulla dalmatica porta una stola bianca segnata da croci nere secondo la regola del sacerdote, affinchè appaia armato delle armi spirituali per sconfiggere per noi i demoni … nella mano destra stringe una spada trasversalmente sul petto .
- Con la sinistra invece stringe la parte estrema della spada e nelle sue vicinanze, in basso, è dipinta una fiamma , per mostrare il significato del suo nome.
- Difatti in lingua caldaica viene chiamato UR/URI – in latino fornace o si dice fiamma di fuoco.
- Per questo Uriel significa “ILLUMINAZIONE DI DIO” e questa seconda azione della Trinità Divina verso gli stessi Primi Principi Assistenti, i quali a loro volta purgano, illuminano e perfezionano essi stessi tutti gli Angeli della Prima Gerarchia , e questi a loro volta lo fanno per quelli della Seconda Gerarchia, i quali trasferiscono i loro doni nella Terza Gerarchia …
disvelamento di un segreto celeste da parte di Tommaso Bellorosso su Uriele al pdf 119/120 n.d.a.
- Spesso ebbi un colloquio con uno spirito che possedeva una certa vergine, sui Sette Spiriti Assistenti , dei quali molte cose ci sono ignote, e seppi, sempre per il tramite di quel medesimo spirito maligno che si turbava al solo nome di Uriele , mostrando diversi segni di orrore e timore.
- Interrogato da me sul motivo per il quale non tremava di paura anche per i nomi degli altri Principi Assistenti, rispose: « Tu non comprendi le cose che sappiamo e manifestiamo; guardami come se avessi davanti a me quest’angelo raffigurato in quella pittura, perché se lo avessi contro di noi, capiresti il motivo del filo della sua spada puntato nei nostri occhi e così ho potuto in qualche modo sussurrarvi il senso delle loro parole velate.
- Questo è quell’Angelo che tiene le chiavi dell’Abisso.
- Giovanni nella sua Apocalisse al capitolo XX° disse: “Vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell'Abisso e una gran catena in mano. Afferrò il dragone, il serpente antico - cioè il diavolo, satana - e lo incatenò per mille anni; lo gettò nell'Abisso, ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni”.
- Credo che sia proprio questo il motivo per cui quello Spirito Maligno si terrificava alla suono di quel nome “ Uriele” .
- Infatti così come per natura essi sono tutti bugiardi , l’altra natura (cioè quella angelica n.d.a.) attinge essa con il loro timore … alcuni opinano che (Uriele) fosse l’Angelo che parlava con Mosè , descritto in Esodo, dal roveto ardente e incombusto, cosa che viene fuori dalle parole dello stesso S. Angelo Uriele che parla ad Esdra nel capitolo settimo del Terzo libro …»
Antifona di San Uriele Forte Compagno
O Uriele , fulgore della divina Maestà e fortezza dell'invitta potestà , o fiamma della carità avvampata, illumina le nostre menti , affinchè non siamo indotti nella tentazione. Umilmente ti preghiamo che ti degni di difenderci con la spada della tua potestà.
V. distendi , ti chiediamo, la tua spada, O Santo Uriele.
R. in aiuto dei tuoi devoti.
Preghiamo - Preghiera
- O Dio che, per l’incomparabile tua clemenza, hai associato ai tuoi fedeli il Beato Uriele, ministro della tua illuminazione di carità ineffabile, come ardente e vigile tutore che scaccia le tentazioni del demonio , ti preghiamo che, noi, i quali ricorriamo alla difesa di tanto splendore, discacciate le tenebre dalla mente nostra conosciamo quelle cose che sono per noi salvifiche , e che in tutto fuggiamo l'insidie segrete del demonio. Per Cristo Nostro Signore Amen.
CAPITOLO 6 – DELL’IMMAGINE DI SAN SEALTIELE
- Sealtiele è collocato al quinto posto del Sacro Gruppo dei Sette non secondo l’ordine del dipinto, ma secondo la rivelazione [ di amadeo n.d.a.] .
- Inoltre questo principe è dipinto con un abito di un umile oratore, con un volto dimesso e supplicante, il cui mantello è di colore bianco , la tunica smanicata invece di colore rosso , ma dotato di frange di color d’oro.
- Infatti l’albedine, in modo veemente significa il candore e la vicinanza della luce divina … mentre sulla proprietà del colore rosso nulla aggiungo perché ne ho già parlato.
- Il titolo ovvero l’indicatore del suo ministero è ORATOR.
- Infatti … l’ordine distribuito bene e prudentemente nel governo umano del Regno Terreno viene condotto li dalle potenze dei Cieli, ma tra le diverse cure di pastorale carità di questo sapiente principe quella che si mostra essere più degna di ogni protezione è la cura nella scelta e nella elezione dei suoi amati e accetti ministri, dell’uomo che sia forte e timorato di Dio nell’uso di carità verso il prossimo, nonchè capace e competente avvocato e peroratore nella curia Regia, delle cause di coloro che mancassero di idoneo patrocinio e difesa di un ottimo avvocato, sia come rei che come attori …
- Il clementissimo Dio, non tanto volle soltanto mandare il suo unico Figlio Unigenito a redimente sia i primi progenitori che i posteri , ma ha costituito come avvocato davanti al Suo Cospetto uno dei suoi amati e intimi sette assistenti , affinchè assieme al suo esercito proteggesse tutti gli uomini fedeli, per i quali prontamente pregare; e questo patrono eletto da Dio è chiamato Sealtiele , infatti tanto quanto la preghiera viene eseguita dai migliori, tanto presto viene esaudita.
- Questo è il potente principe immacolato, sapientissimo e sovrabbondantissimo di caritatevole incendio, che in questo officio di avvocatura , sembra molto simile a Cristo Stesso …
- Inoltre questo Principe, percepisce i segreti della maestà divina, e conosce tutti i misteri divini sin dall’inizio, e tutti i sensi nascosti della Sacra Scrittura e per lo stesso risulta chiarissima la medesima Apocalisse di Giovanni .
- Dunque gli è nota ogni cosa e tutte le volte che invochiamo il suo patrocinio, sarà per noi copiosa ed efficace la preghiera volta a impetrare per i penitenti la misericordia di Dio.
- Pertanto fu molto conveniente per la Provvidenza Divina che dagli inizi del mondo abbia eletto e istituito un avvocato per tutto il genere umano, quando non c’era ancora speranza di misericordia, ne fossero stati scelti coloro che intercedessero, così come lo sono ora.
- Né si deve dubitare che costoro abbiano dopo al Beata Vergine, rifugio nello scudo di Sealtiele, e di tutti gli altri Principi Astanti.
[disvelamento di un altro segreto celeste da parte di Tommaso Bellorosso ]
- E per rendere più incisiva , una meditazione di tal genere, non voglio tacere un qual certo colloquio infernale che ho avuto un'altra volta con quello spirito satanico, di cui ho già fatto menzione in questo libro, ma il cui ragionamento fu di tale portata, che nulla è sfuggito dalla mia memoria, (dopo che quello spirito negletto mi aveva rivelato molte cose) sulla potenza, altezza e maestà dei Sette Principi Assistenti.
- Difatti un certo giorno che mi appariva affabile e placido nel rispondere lo interrogai sulla potenza dei Sette maggiori Principi Assistenti e affinché non smettesse di parlare , perché stava dicendo qualcosa di importante; non lo interpellai ma gli permesi di parlare come volesse.
- Così lo stesso mi disse: « Vicario - difatti allora ero vicario dell’Arcivescovo di Palermo, mons. Sorrentino – se vuoi ricordarti delle mie parole non mi fare domande su queste cose ogni volta che te le ho date per certe perché questi Sette Principi Assistenti davanti al Trono divino hanno una grande importanza sia in cielo, sia in terra, che fino all’ Abisso , e sebbene è giusto che ogni bene scorra prima da Dio , nondimeno per mano di questi principi sono governati sia gli uomini che l’intero mondo, e questi sono proprio quelli che confortarono Pietro e Paolo e altri dei vostri martiri e li rinsaldarono nella vostra fede cristiana» e dopo queste cose mi interrogò dicendo: « Dimmi, ti chiedo, chi sono quelli che ritieni essere i maggiori nemici dei cristiani? » al quale quesito non fui capace di rispondere velocemente , così lo stesso mi schernì dicendomi: « Sei Vicario e non conosci queste cose?» , cui seguì un discorso molto astuto e aggiunse : « Non avete peggiori nemici di noi demoni, dal momento che non desideriamo nè il vostro corpo, né i vostri beni, ma solo la vostra anima ; per questo Cristo disse: “E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna” e sebbene non abbiamo una potestà assoluta di inviare le anime nella Geeena di fuoco , tuttavia con tutte le nostre forze lavoriamo per persuaderle ad andare nel luogo infernale e compiamo molti altri mali per sovvertire il mondo e tutto il genere umano se non fossimo trattenuti dagli stessi Angeli.
- Ma ora dimmi – ti domando – chi è il nostro più grande avversario che ci trattiene e ci ostacola, affinchè non scateniamo tempeste sulla terra e sui mari, e non distruggiamo , le città, gli alberi, le piantagioni e i frutti della terra, e il parto (feto) nell’utero donne, e molti altri mali?
- Forse i vostri Santi ce lo impediscono ?
- In verità, in verità, se gli stessi fossero davvero i vostri difensori , sicuramente ce ne saremmo già occupati, se non ci fossero questi Sette Principi degli Angeli e il loro esercito!!
- I vostri santi, infatti, furono uomini fatti di carne putrida come siete voi , e non è loro demandata questa protezione ; né gli stessi sono a conoscenza del nostro dolo e delle nostre abilità, né del pari intendono il nostro modo di combattere, ma questi Sette Principi e i loro seguaci (comprendono 122/b) tutte le nostre iniquità, gli stessi infatti sono valorosi e abitualmente preparati ai nostri assalti, e sanno come vincerci e annientarci , ma voglio soltanto che tu sappia una cosa: quando invocate l’aiuto dei Santi, gli stessi intercedono per voi e per mano degli stessi principi ottengono numerose grazie; quando invece vi rifugiate direttamente da questi Principi, se domandate cose giuste , non vi sono date preghiere ma fatti, perché sono potenti ministri e ufficiali di Dio e conoscono ottimamente tutte le cose che avverranno”.
- Le parole surriferite non si discostano dalla testimonianza del Santo Areopagita, tratte dal capitolo delle libro delle Gerarchie.
- Questi Principi sono chiamati comandanti perché conducono coloro che vogliono ottenere l’accesso a Dio e a quella sacrissima Luce di Dio , e dunque gli Angeli e i Santi inferiori ricorrono dapprima a questi primi e più intimi principi di Dio così che appaiano essere vicini anche loro al Trono di Dio.
Antifona di San Sealtiele Oratore
Gran ministro nella richiesta della misericordia di Dio, e nobile difensore di tutti i fedeli, ti preghiamo, o Beato Sealtiele, che consideri la nostra fragilità umana; così da non abborrire i nostri gravi eccessi , e non disdegni di pregare sempre per noi e di imitare il nostro Redentore Gesù, il quale sedendo alla destra del Padre Dio Eterno , s’è degnato d'essere nostro avvocato.
o San Sealtiele ti invochiamo in aiuto
Affinchè ci ottieni il perdono dei Nostri Peccati
- O Dio, fonte abbondantissimo delle misericordie ,che per i peccati della fragilità umana hai voluto che presso di te [Non solo Gesù Cristo Signore Nostro ma anche] il Beato Sealtiele dall’inizio fosse il ministro supplice della tua misericordia; umili ti preghiamo, per mezzo del patrocinio di un tale patrono e per la preghiera di un tale oratore, che ti degni di liberarci da tutti i mali imminenti e di cancellare le nostre iniquità secondo la moltitudine delle tue misericordie . Per Cristo Nostro Signore Amen.
CAPITOLO 7 – DELL’IMMAGINE DI SAN GEUDIELE (EGUDIELE)
- L’ immagine di San Geudiele indica anche Gesù, perché quando viene inviato si riferisce alla Seconda Persona della Divina Trinità, che è Cristo Sapienza del Padre.
- Difatti Geudiele , in latino significa Buon Consiglio di Dio .
- Geudiele dunque si mostra essere un vice Cristo, dispensatore universale santissimo ed elargitore e distributore di ogni bene, giudice dei vivi e dei morti … e queste cose indica il suo proprio nome , perché dal nome deriva il suo ministero così come dalle insegne che porta.
- Geudiele infatti è chiamato REMUNERATORE , nella destra tiene una corona regale , nel braccio sinistro tiene un flagello, tiene cinto il capo di un serto di rose bianche.
- Sotto il pallio talare è dotato di una veste bianca dotata di filamenti, così come detto altrove.
- Il pallio è di due coloro cioè all’infuori verde e all’interno rosso, per significare i misteri o il significato di cui si è parlato precedentemente.
Cominciamo a parlare del serto di rose bianche.
- Cristo infatti - come dissi – è sposo di ogni vergine.
- Perciò gli viene dato un nome e Geudiele custodisce le fanciulle che conservano la verginità di Cristo, così come è attestato dalla storia della vergine e martire Sant’Agnese e parimenti della vergine Santa Cecilia e dei martiri cui l’Angelo custode consegnò la corona di rose bianche del paradiso dotata di un meraviglioso profumo, di cui fu ricolmata l’abitazione , come premio di aver conservatò la verginità.
- Difatti l’impegno principale dei Principi Assistenti, e procacciare eletti affinchè siano riempite le sedi rimaste vacanti dai superbi nemici.
- Per tale ragione , preferiscono maggiormente le vergini, e soprattutto gli umili.
- La verginità è amica e accetta agli Angeli, e così come fossero delle nozze terrestri, allo stesso modo la verginità riempie il Paradiso di nozze.
- Lo stesso Angelo Custode di sant’Agnese, in quel turpe luogo, resuscitò dalla morte il figlio del prefetto romano, che era stato soffocato dal diavolo volendo usare la forza contro la vergine.
Per questo porta nella destra una corona regale d’oro, che in primo luogo è segno di vittoria, che non si concede se non si è dapprima combattuto.
- Lo Spirito Santo che ispira i profeti dice nella seconda lettera a Timoneo, capitolo 2: « Anche nelle gare atletiche, non riceve la corona se non chi ha lottato secondo le regole … - e - Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione» [ 2 Tim 2,5 -4-7/9].
- E pure Giacomo nella prima lettera al primo capitolo dice: « Beato l'uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano» . [ Giacom. 1,12] .
- Perciò qualunque sia quell’avversario con cui dobbiamo combattere, se vinceremo otterremo la corona della gloria … ma sul mistero della suddetta corona occorre da parte nostra una dichiarazione affinchè sia reso reso evidente a tutti che la coronazione appartenga a Cristo, in cui vece invia Geudiele.
- Il profeta Esdra al libro quarto, capitolo secondo dice: « Io Esdra, vidi sul monte Sion una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, e tutti lodavano assieme il Signore con cantici, e nel loro mezzo, c’era un giovane alto (nobile) di statura, più eccellente rispetto a tutti gli altri, e metteva corone sul capo di alcuni di loro, e veniva maggiormente esaltato. Io invece ero sorpreso dal miracolo. Allora interrogai l’Angelo e dissi: “ Chi sono quelli, o signore?”.
- Il quale rispondendo disse: “Quelli sono deposero via la loro tunica mortale e presero quella immortale, e confessarono il nome di Dio : ora sono coronati e ricevono le palme”.
- E dissi all’Angelo: “Chi è quel giovane che pone su di loro le corone e consegna nelle loro mani le palme?”.
- Il quale rispondendo disse: “Egli è il Figlio di Dio, Colui che confessarono nel secolo”. Io invece cominciai a glorificare loro che stettero fortemente nel nome del Signore.
- Allora mi disse l’Angelo: “Va e annuncia al mio popolo, quali e quane meraviglie del Signore Dio vedesti!”» [ IV Esdra 2].
- Ed anche Giovanni nell’Apocalisse dice: « Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita. [ Ap 2,10]» e si nota nella passione dei 40 martiri (di cappadocia n.d.a.) … per tali ragioni, questo principe è detto REMUNERATORE, perché anche Cristo è Remuneratore secondo i meriti di ciascuno…
- Inoltre nella sinistra questo principe tiene un flagello dotato di 3 funicelle nere e questo strumento indica la disciplina che corregge o la giustizia che punisce … non si deve dubitare che l’autore della pittura volle assoggettare le immagini delle cose visibili alle cose invisibili, così come ne attesta il dottore angelico secondo cui l’Angelo è solito correggere gli uomini.
- Così si legge nel capitolo 22 dei Numeri di Balaam: « quando il Signore aprì gli occhi a Balaam ed egli vide l'angelo del Signore, che stava sulla strada con la spada sguainata. Balaam si inginocchiò e si prostrò con la faccia a terra. L'angelo del Signore gli disse: “Perché hai percosso la tua asina gia tre volte? Ecco io sono uscito a ostacolarti il cammino, perché il cammino davanti a me va in precipizio. Tre volte l'asina mi ha visto ed è uscita di strada davanti a me; se non fosse uscita di strada davanti a me, certo io avrei gia ucciso te e lasciato in vita lei”. “Và pure con quegli uomini; ma dirai soltanto quello che io ti dirò”. Balaam andò con i capi di Balak » . [ Numeri Cap 22].
Inoltre questo flagello significa giustizia che punisce.
- Nel secondo libro dei Re capitolo 24° [ In realtà è 2 Samuele 24,15 , Tommaso è caduto in errore n.d.a.] , siamo ammoniti così « Così il Signore mandò la peste in Israele, da quella mattina fino al tempo fissato; da Dan a Bersabea morirono settantamila persone del popolo. E quando l'angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per distruggerla, il Signore si pentì di quel male e disse all'angelo che distruggeva il popolo: «Basta; ritira ora la mano!».
- Ora l'angelo del Signore si trovava presso l'aia di Araunà il Gebuseo.
- Davide, vedendo l'angelo che colpiva il popolo, disse al Signore: «Io ho peccato; io ho agito da iniquo; ma queste pecore che hanno fatto? La tua mano venga contro di me e contro la casa di mio padre! » .
- Infatti il flagello di Dio talvolta è strumento di puruficazione degli uomini, talvolta di vendetta …
- Inoltre l’Angelo ama l’uomo più degli stessi suoi parenti e poiché fa le veci di Cristo è chiamato REMUNERATORE.
- Il pallio di questo principe , come dopra ho detto in modo intrinseco è di colore rosso, con filamenti verdi, affinchè si sappia che questo principe sia infiammato di virtù, vigore e robustezza di giovenutù. Euchidiel chiamato in ebraico, che in latino significa Buon Consiglio di Dio, è come Cristo il cui soprannome, nel capitolo 9 del libro di Isaia è chiamato Angelo del Buon Consiglio…
Antifona di San Geudiele Remuneratore
O Geudiele , vigile testimone dell' opere nostre ed allo stesso modo, ministro remuneratore della sapienza di Dio , custode delle Vergini , che dai la corona a chi legittimamente combatte, e che castighi col flagello quelli che hanno errato, dacci consiglio e aiuto , ti preghiamo ancora , che presto ci liberi dall’ osceno cadere nel peccato.
V. O Signore, previenici con la tua misericordia
R.Prima che proviamo, a causa dei nostri peccati, il flagello della tua ira.
Preghiamo - Preghiera
- O Dio onnipotente , e giusto estimatore di tutte le opere, che per mezzo di San Geudiele ministro del tuo ottimo consiglio, e da te costituito remuneratore dei buoni ci conferisci i premi, e che infliggi ai reprobi, in vero, la punizione: umilmente ti preghiamo ,che a noi che imploriamo il nome di un principe tanto bene consigliante, e giustamente remunerante, la tua illuminante grazia diriga gli atti nostri nella tua legge , e annulli il flagello che ci dovresti mandare per i nostri peccati. Per Cristo Nostro Signore Amen.
CAPITOLO 8 – DELL’ IMMAGINE DI SAN BARACHIELE
- Il settimo principe è chiamato Barachiele , che in latino significa Benedizione di Dio , e dall’autore della pittura è soprannominato AIUTANTE (AUSILIATORE).
- Nella piega del mantello porta con entrambe le mani un mucchietto di rose bianche , che si vede contemplare con il volto , come se fossero colme di grande mistero, e perché così come per Geudiele, i vestiti hanno una gran significato, e così come ho spiegato sopra, i principali imitatori e ministri sono i preferiti dello Spirito Santo, i quali sono come gli Apostoli, e gli odori degli Apostoli erano profumatissimi di ogni virtù così come dice il dottore dei gentili nella seconda epistola ai Corinzi capitolo 2° « Siano rese grazie a Dio, il quale ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza nel mondo intero! Noi siamo infatti dinanzi a Dio il profumo di Cristo fra quelli che si salvano e fra quelli che si perdono; per gli uni odore di morte per la morte e per gli altri odore di vita per la vita».
- Difatti, il buono e vero pastore deve compiere sette doveri : il primo – deve estrarre fuori dalle fauci del lupo e/o del dragone le sue pecorelle; il secondo deve sanare le pecorelle ferite dal dragone con l’unguento dei sacramenti ; il terzo, curate le pecorelle deve anche pascerle, così come il Signore ordinò di fare a Pietro; il quarto, le deve sostenere, condurle e dirigerle lungo la via della salvezza; il quinto , deve mantenere un’assidua vigilanza sul suo gregge; il sesto, se sarà stato necessario dia la sua vita per le sue pecorelle; il settimo, introduca le sue pecorelle in pascoli lieti e sicuri e protetti; come Cristo vero e sommo pastore, li ha compiuti tutti, tutte le quali sono indicate per mezzo dello stesso Angelo ministro dello Spirito Santo… per questo principe porta un mazzetto di rose bianche, il cui odore è gradevolissimo , affinché metta in mostra quale debba essere l’irreprensibile vita del pastore , affinché sia di esempio per le sue pecorelle e mostrando le sue buone opere , attraverso le essenze delle sue virtù, conduca le sue pecorelle sulla via della salvezza, come loro capo e buon pastore…Infatti il prelato deve abbracciare entrambi gli aspetti della vita, quella attiva e quella contemplativa. È istituto infatti a pascere le sue pecorelle, sia con le parole che con i fatti, affinché i sottoposti s’ingrassino nei pascoli di ogni spirituale aroma ed odore, attraverso la soavità dell’odore di una vita integra del prelato, riponendo la loro fiducia nelle preghiere del loro ottimo pastore, i profumi del quale salgono al cielo. Infatti Dio esaudisce più facilmente le preghiere dei buoni pastori, e sono i medesimi sacerdoti che Giovanni nell’ Apocalisse cap. 5 dice avere: « ciascuno un'arpa e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi» [ Ap 5,8] … Barachiele è soprannominato AIUTANTE (AUSILIATORE).
- Paolo nella lettera agli ebrei capitolo 13 dice, utilizzando le parole del profeta : « Il Signore è il mio aiuto, non temerò. Che mi potrà fare l'uomo?».
- Per questo il ministero di questo Principe, espresso da quella pittura, allude a quelle particolari attività che deve prestare il pastore alle sue pecorelle , cioè soccorso e aiuto.
Antifona di San Barachiele Ausiliatore
O San Barachiele, ministro dei doni dello Spirito Santo, della Benedizione e della grazia divina, prega che Dio ci infonda lo spirito di fortezza, lo spirito della sapienza , lo spirito della verità, col quale possiamo resistere all' insidie dei demoni; alla fragilità del corpo e del mondo , nonché alle tenebre e al peccato, e che possiamo adoperarci in opere sante.
V.Dacci, Signore, i doni dello Spirito Santo
R. Per intercessione di San Barachiele che assiste innanzi a te.
Preghiamo Preghiere
O Dio, dispensatore di ogni bene, concedi a noi, ti preghiamo, l’aiuto e la grazia tua, senza la quale non possiamo far nulla , affinchè per la inspirazione dello Spirito Santo , noi che ci accostiamo alle buone opere , meritiamo di avere S. Barachiele ausiliatore, a discacciare i dubbi delle nostra menti , affinchè conosciamo quelle cose che ci sono nocive , e rasserenati i sensi nostri, siamo fatti capaci delle benedizioni e della tua grazia eterna. Per Cristo Nostro Signore Amen.
CAPITOLO 9 – PERCHE’ L’UNIONE DEI SANTI ANGELI NELLA CHIESA TRIONFANTE OTTIENE DA DIO LA GRAZIA DI UNA MOLTITUDINE INCOMMENSURABILE DI SANTI, ED IL SUO NOME VIENE LODATO ATTRAVERSO I NOMI DEI SETTE PRINCIPI ASSISTENTI, E DA ESSI SONO CONTEMPORANEAMENTE , MONDATI, ILLUMINATI E PERFEZIONATI, E LA CURA E IL PATROCINIO DI TUTTI LORO SONO INNALZATI ALLA GLORIA CELESTE..
- Per mezzo della dottrina angelica del divino Aeropagita, sulle Gerarchie , capitolo IV, ricaviamo in che modo i primi assistenti si raccolsero intorno alla prima luce, e gli stessi attinsEro per primi quelle folgori e percepirono i segreti di Dio, e meritarono tutti di conseguire il sopranneome Angelico, e condussero quelle rivelazioni più sublimi verso di Dio, e per questo mediante i suddetti primi Angeli la luce divina è comunicata a noi , gli stessi e prima della legge, a quegli illustri santi padri e dopo la legge a tutti quelli che furono di Dio , li spinsero e li istruirono sulla via della verità , allontanandoli dall’orrore e dalla vita profana, ai quali rivelavano le visioni occulte , e predicevano loro molte cose che dovevano accadere. Il dottore dei gentili nella lettera agli ebrei, capitolo primo, dice: “Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?”.
- Infatti, come spesso abbiamo dimostrato, poiché questi principi furono i maggiori nell’incendio della carità, cercano maggiormente di guadagnare le anime di ciascuno.
- Sono pertanto descritti come occhi, la cui dignità e potenza è dichiarata nell’ Apocalisse di Giovanni, in moltissimi passi; la quale è dedicata alla Santissima Trinità, e poi ai Sette Principi che sono collocati subito dopo di Dio, che è composta con una partizione settenaria e contiene sette visioni, e sette sigilli, e di sette azioni dei Sette Angeli.
- Per questo tutti gli Angeli che vedono quella moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di cento quarantaquattromila , segnati da ogni tribù dei figli d'Israele e di ogni nazione, costituiscono la moltitudine infinita della nuova legge, che i Sette Principi Assistenti, in modo eccellente, condussero a Dio, e ne condurranno altri fino a che si adempierà il numero degli eletti secondo la provvidenza divina.
- Rendono grazie a Dio e Lo adorano e lo glorificano e lodano, nell’aula celeste, le proprietà dei succitati nomi: I predetti nomi dei Sette Principi assistenti davanti a Dio, sono infatti molto graditi a Dio . Questo si legge chiaramente in un passo del capitolo settimo dell’ Apocalisse , dove , mentre tutti gli Angeli cantano, enunciano pure queste parole: “Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen".
n.d.a. : disvelamento mistico di Ap 7,12 , riflettendo il capitolo è paragrafo invertiti rimandano alla celebre battaglia di Michele e i soui Angeli in 12,7 -
Che questa proclamazione avvenga infatti ancora oggi nell’aula celeste , lo rivelò, nella nostra presente età, grazie all’Apocalisse di Giovanni, una certa suora di santa vita, subito dopo la sua morte a Mantova, ad una certa sua consorella , sollecitata da lei su ciò che fanno i beati in quella patria celeste. Ella rispose: “ Cantano le suddette parole e cioè [Benedictio, et claritas, et sapientia, et gratiarum actio, honor, et virtus, et fortitudo Deo nostro in sæcula sæculorum. Amen.] Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen”. Questi nomi infatti di ringraziamento divino , significano e celebrano i nomi dei Sette Principi degli Angeli, che qui si ripetono e si ripresentano nuovamente in modo molto più pertinente:
Infatti dalla “benedizione” [εὐλογία in greco] sorge il nome di BARACHIELE , che in latino suona: Benedizione di Dio,
Dallo “splendore” [δόξα in greco] delle opere divine viene fuori l’illuminazione di Dio, che è il significato del nome ebraico di URIELE, inoltre
dalla Sapienza [σοφία in greco] di Dio sboccia il buon consiglio di Dio, che è il nome GEUDIELE in ebraico.
Peraltro dall’azione di grazie [εὐχαριστία in greco] appare manifestamente chiaro che Dio viene adorato e glorificato , o per via dei doni richiesti e dallo stesso concessi, o per la misericordia elargita da Dio, officio che compete a SEALTIELE, che in latino significa RICHIESTA DI DIO, e che, poiché assiduamente prega per i fedeli, è chiamato ORATORE.
Invece l’onore [τιμή timē in greco] , dopo che a Dio, si deve attribuire ai SETTE ANGELI ASSISTENTI, e specialmente al loro capo MICHELE per la familiarità e la vicinanza che ottiene dalla prima luce … E poiché il primo principe e comandante , dopo di Dio, è il divino Michele, si concede allo stesso un nome di grande onore, così come la chiesa medesima canta nella sua solennità: Ecco l’Arcangelo Michele, preposto del Paradiso, colui che i cittadini Angelici onorano.
Nome che in RAFFAELE ha significato molteplice per curare quelli che sono affetti da mali - infatti i miracoli avvengono attraverso la curazione delle infermità per cui la POTENZA divina si esplica attraverso il Principe Raffaele - e negli altri angeli del suo gruppo, (vedi il Salmo 102): “Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere, suoi ministri, che fate il suo volere”.
Dopo queste caratteristiche che si attribuiscono in modo particolare a quegli Angeli Sommi, enunciamo infine la virtù della FORTEZZA che si attribuisce principalmente all’Eterno Padre e il cui nome esprime GABRIELE, mediante le suddette parole di lode dalla Chiesa che viene retta dallo Spirito Santo ….
Per sette giorni domenicali ... si loda la Trinità con i Sette Principi Assistenti, affinchè essi siano propizi presso Dio a beneficio dei Cristiani.
- Infatti, questi sette spiriti mostrano la potenza di Dio così come da Giovanni nel cap. II° dell’ Apocalisse, che dice colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle, che sono i Sette Angeli ecc. Ecco in che maniera vengono dunque manifestati ed espressi i nomi dei Sette Principi Assistenti e in modo velato nell’Apocalisse da Giovanni; ed alludendo ai medesimi palesò i Sette Angeli nel capitolo VII°, i nomi e le caratteristiche dei quali non è necessario esprimere oltre, in quanto si è detto già oltremodo abbastanza nei precedenti capitoli, se non aggiungendo che i nomi succitati dimostrano ancor più chiaramente essere condotti dai Sette Angeli in eterno verso quel celebratissimo ma non sempre ben compreso gruppo angelico, che con fare declamatorio abbiamo dichiarato provenire dalla luce del comando divino.
CAPITOLO 10 – EPILOGO
- Abbiamo dunque indicato, in modo sicuramente non ottuso, che quell’immagine di cui abbiamo parlato all’inizio dell’opera, sia stata rivelata in un luogo nascosto come se si trattasse di un libro segreto e una volta ignoto, ma in grado di essere compreso sia dai dotti che agli ignoranti, e aggiungemmo che, tutta quella storia li raffigurata fosse stata divisa in una serie di scene separate, colma ciascuna , così come si percepisce dalla sola spiegazione dell’immagine, di particolari segreti e segni, laddove è espresso:
- nella TERZA SCENA lo scellerato e superbo Lucifero che immagina di collocare il suo trono in alto e divenire così simile all’Altissimo mentre viene corteggiato da sei principi, ed invece
- nella QUARTA SCENA dodici Principi che si avvicinano al Trono di Dio in rappresentanza di tutta l’armata angelica, armati di spada e bramosi di fare giustizia degli apostati, mentre
- nella QUINTA SCENA i ribelli vengono ricacciati da quattro principi, ed emerge da ciò un chiaro segno che lo scontro non deve essere stato così breve, così come nel seguente libro della battaglia angelica, si dimostra chiaramente.
- Per questo, osservammo diligentemente e in modo oculato che le tre scene di quella pittura e cioè: la terza, la quarta e la quinta, spieghino il vero significato dei tre versi decacordi della Vergine cioè:
- “praestitit robur per brachium suum dispersit superbos cogitatione cordis ipsorum” ,
- “desiderium detraxit potentes de sedibusque et exaltavit humiles” e
- “Esuriéntes implévit bonis: et dívites dimísit inánes”
- atteso che effettivamente in questi versi è contenuta assieme a quella battaglia angelica, sia la pena dei dannati che il premio dei buoni!
- Ha spiegato – cioè con la forza di Michele e dei suoi Angeli - la potenza del suo braccio – che è la Passione del Suo Figlio come detto in Apocalisse XII° - , ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello!
- Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore – perché essi non prevalsero e non ci fu più posto per loro in cielo - così come viene ben detto nella medesima Apocalisse XII° ; essi infatti desiderarono il traditore di Cristo e la sua morte, e questi furono i desideri del diavolo, così come ne attesta Giovanni nel capitolo VIII° dicendo: - voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro, Egli è stato omicida fin da principio – perché non poté uccidere Cristo durante quella ribellione come avrebbe voluto, ma in seguito, con il Suo Avvento, soddisfò i suoi desideri grazie ai giudei e a Giuda Iscariota.
- I desideri del cuore di Lucifero e dei suoi Angeli si vedono dunque nella Terza Scena, dove egli siede ancora in gloria, mentre è servito dai sei Angeli Principi, e in quel pensiero, ritennero essi tutti di essere potenti e ricchi, mentre gli Angeli umili, che umiliarono se stessi a Dio, cui Lucifero e i suoi sodali non vollero sottomettersi, furono innalzati al di sopra di ogni gloria fino a divenire Principi Assistenti, mentre Egli, rovesciò i superbi dai loro troni con somma forza, precipitandoli fino all’Abisso, perché gli umili che fecero giustizia degli apostati furono colmati di premi eterni, mentre i rinnegati che speravano di essere ricolmati delle ricchezze grazie al traditore del mondo, precipitarono vuoti e miseri.
- Nella SESTA SCENA, invece si vede un Angelo infuocato, che stringendo una spada, conduce fuori dal paradiso terrestre i nostri progenitori, perchè Dio aveva comandato agli stessi Angeli Assistenti che avevano introdotto Adamo con la sua donna in Paradiso , di espellerlo via da li e di custodire in eterno quel luogo, poiché sarebbero divenuti i custodi di tutto il genere umano, il cui esordio era costituito dai primi uomini, e dunque per merito dei medesimi, questa cura è affidata agli Angeli più accesi nell’amore divino; ed infatti,
- uno di loro, a causa dell'ordine divino, non espulse insensatamente quei primi parenti, perché fu mosso a ciò non dall’ira ma dalla compassione per il fatto che erano stati traditi da quell'astutissimo serpente che non avevano mai visto in precedenza, e perciò, dovendo fare penitenza, furono rinvigoriti dallo stesso Angelo , perché resi certi che il Figlio di Dio avrebbe assunto da loro la carne umana, avendo intenzione di redimere tutte le loro colpe, e fare salvi tutti i loro posteri rimasti fedeli e questa consolazione fu necessaria affinché essi non disperassero di salvarsi, ma attendendo una redenzione più lunga di quanto erano stato eternamente scelto per loro,
- e così da quel momento i Principi Assistenti cominciarono a condurre i mortali sulla via della salvezza.
- Non importa se la Genesi al capitolo III° ci dice che il Cherubino fosse stato posto alla custodia di quel Paradiso di Delizie, perché gli Assistenti , superiori e abbondanti in ogni proprietà, contengono le proprietà di tutti gli ordini inferiori, e ritenuti per questo senz'altro capaci di illuminare sulle conoscenze segrete, così come insegna il divino Areopagita al capo nono della Gerarchia Celeste, e per questo godono delle medesime proprietà degli ordini inferiori. e rivendicano a sé i loro nomi (come quello di Cherubino spiega in nota l'autore n.d.a.) .
- Infine nella SETTIMA e OTTAVA scena si vede Abramo, ospitare nel campo di Mamre tre uomini divini, servendo loro un pranzo solenne, non senza motivo se non per farci comprendere che quei santissimi ospiti fossero del sacratissimo gruppo dei Sette Principi Assistenti, così come abbiamo già precedentemente ricordato.
- Infatti tutto quel dipinto contiene in sé tutta la storia dei predetti Sette Spiriti Assistenti.
- Altre cose ancora risultano espresse a beneficio del nostro intelletto, e quanto sia necessario estrarre dalle loro immagini , non prive di misteri ancor più meravigliosi, non ci sarà noto mediante il nostro talento, ma come attesta il divono areopagita al succitato cap. VI° noi non possiamo conoscere che soltanto con la permissione di Dio, quelle cose che gli angeli contemplano in loro stessi* il testo è incomprensibile abbiamo dunque sintetizzato attingendo direttamente da Ger. Coel. cap. VI
FINE
LIBRO TERZO
(MS.X.G.5 traduzione in ultimazione )
I°: QUANDO FURONO CREATI GLI ANGELI, DIO FORMO’ LA LEGGE E DIEDE ORDINI A TUTTI GLI ANGELI DI RISPETTARLA; ALLORA SORSE TRA GLI STESSI UNA GRANDE BATTAGLIA!
- Riferisce Platone che il mondo fosse stato creato da Dio, gli stoici ritenevano al contrario che la causa degli uomini venisse soltanto dalla materia. Noi proclamiamo , invece, che siamo stati creati dal nulla da Dio, ma per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo, come sostiene Paolo n nel Cap. 1° della Lettera agli Ebrei, ed Ignazio nella terza delle sette lettere ai Tarsi*.
- E poiché quello nato da una donna, è figlio di Dio, e quello che è stato crocifisso, è il primogenito di tutte le creature e il Verbo di Dio, e lo stesso fece ogni cosa per ordine del Padre, cosa che comprova anche l’Apostolo dicendo:« un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose» [ I Corinti 8,6], perché c’è infatti un solo Dio e un solo mediatore tra Dio e gli uomini, che è quello ‘uomo Gesù Cristo, che è immagine dell’invisibile primogenito di tutte le creature, per mezzo del tutta tutte le cose che sono in cielo, in terra e sotto terra sono state create, visibili e invisibili, e lo stesso sta al di sopra di tutti, e tutto è contemplato in Lui, come dice Giovanni al capitolo primo: « tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste » [Giovanni 1,3].
- Cristo dunque è il creatore meraviglioso di tutte le sostanze celesti, così come sostiene l’angelico Areopagita nel suo capitolo IV° del libro gerarchico, nonché il dispensatore di ogni natura intellegibile, come sostiene S. Ignazio nella lettera 76 agli smirnensi* e come dice il divino Dionigi nel capitolo secondo del libro gerarchico, sulla creazione degli angeli. Infatti, come la verità ha dimora nelle Sacre Scritture, per cui Dio fece ogni cosa infinitamente bene, per cui era stato giusto dividere da tutte queste meravigliose intelligenze, le cose spirituali e intellettuali dalle cose umili alle terrene*.
- Dio creò invece gli Angeli dalla sua sola bontà, rendendoli partecipi ed amici della sua gloria e bontà ineffabile.
- Così statuì infatti l’angelico dottore areopagita nel capitolo quarto. Disse: « Prima di tutto bisogna riconoscere che Dio ha compiuto un atto d'amore donando a tutte le cose la loro propria essenza ed elevandole fino all'essere: poiché non spetta che alla causa assoluta ed alla sovrana bontà di chiamare alla partecipazione della sua esistenza le diverse creature, ciascuna secondo il grado del quale é naturalmente capace»[ Ger. Coel. IV.I]. Pertanto tutte le cose che sussistono in ragione della provvidenza divina, si reggono tutte per mezzo di quella somma divinità da cui proviene ogni cosa che di essa partecipa.
- Peraltro, è scritto che nulla si comunica che non sia soggetto al principio di ogni cosa. Pertanto tutte le cose inanimate, tutte le cose che sono, vengono da Lui, e giacchè ci sia ogni cosa è la stessa divinità da cui proviene ogni cosa che di essa partecipa.
- Peraltro, è scritto che nulla si comunica che non sia soggetto al principio di ogni cosa. Pertanto tutte le cose inanimate, tutte le cose che sono, vengono da Lui, e giacché ci sia ogni cosa è la stessa divinità che supera ogni cosa con la sua essenza.
- Inoltre, tutte le cose hanno vita da questa che al di sopra di esse è la vita stessa, e che tutte le vivifica , affinché vivendo, la ottengano. Pertanto le cose razionali e intellettuali dello stesso, sia poste perfettamente al di sopra di ogni mente od intelletto, nonché dirette alla la perfetta sapienza che le insegna. sono felici nella partecipazione con la divinità.
- Inoltre Dio, dall’eternità ha decretato di non concedere quella gloria inaccessibile né l’eredità celeste ad alcuna creatura intellegibile senza i meriti del suo Figlio Unigenito che lo giustificasse, e per questo il Figlio entrò come uomo Dio nella Sua gloria, per l’umiltà, l’obbedienza e la passione, come Paolo nella Lettera ai Filippesi , capitolo secondo disse: « umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce Per questo Dio l'ha esaltato» [ Fil 2,9] e Luca lo segue al capitolo 24° dicendo: « Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria» [ Lc 24,26]. Fu necessario farlo attraverso quel Verbo e ne indicò la necessità mediante il decreto immobile del Padre. [Tommaso aggiunge una nota indecifrabile 140/A] Dunque se non si ha riguardo per quel Figlio Dio ed uomo cosa potrebbe accadere allora per le creature? Per questo Cristo è stato reso erede, cui è sottoposta ogni cosa in cielo come in terra così come si canta nel Samo 8°: « tutto hai posto sotto i suoi piedi»[ Salmo 8,7] e testimonia l’apostolo dei gentili, anche nel capitolo II° della Lettera agli Ebrei, dichiarando : « Avendogli assoggettato ogni cosa, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso» [ Ebr.2,8].
- Ed è vero che gli Angeli, furono creati già conoscenza la il bene ed il male, e comprendendo Dio loro Creatore, resi intelligenti ed arguti ognuno secondo la sua specie, che (come dice la sacra accademia dei Teologi), ed avevano, essendo più nobili delle creature, immagini di tutte le cose inferiori già loro infuse da Dio, che i Teologi chiamano specie congregate (riunite), che tuttavia non pervengono o danno inizio alla conoscenza, ma solo ad agire, e soprattutto Lucifero in quelle prime, che superava di molto tutti gli altri nei doni naturali, dei quali scrisse del felicissimo stato originario e della sua eccellenza rispetto a tutti gli altri angeli, Ezechiele nel capitolo ventottesimo e trentunesimo, le cui parole furono interpretate da S. Gregorio, e a queste seguono poche differenze. Egli disse: « I cedri non l'uguagliavano nel giardino di Dio, i cipressi non gli assomigliavano con le loro fronde, i platani non erano neppure come uno dei suoi rami: nessun albero nel giardino di Dio lo pareggiava in magnificenza» [ Ez 31.8]. Inoltre le suddette parole indicano , l’eminenza, la bellezza e la contemplazione degli Angeli superiori perché si dice che non fu creato ad immagine e somiglianza di Dio, come avvenuto per l’uomo, ma fu creato come segno di somiglianza di Dio. Volle in seguito mostrare il suo primato e la sua potenza: « in Eden, giardino di Dio, tu eri coperto d'ogni pietra preziosa: rubini, topazi, diamanti, crisòliti, ònici e diaspri, zaffìri, carbonchi e smeraldi; e d'oro era il lavoro dei tuoi castoni e delle tue legature, preparato nel giorno in cui fosti creato [ Ez.28,13] rivelando dunque che nove erano le pietre preziose tanto quanto nove sono gli ordini Angelici, gli onori e l’ornamento dei quali furono tutti detenuti in origine da Lucifero.
- Il profeta volle lodarlo anche aggiungendo, nello stesso capo : «Tu eri un modello di perfezione, pieno di sapienza, perfetto in bellezza [31.14] oppure: «Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa; io ti posi sul monte santo di Dio e camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Perfetto tu eri nella tua condotta, da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità» [31.15] intendendo chiaramente per quelle pietre di fuoco quegli eccelsi spiriti, delle cui infuocate proprietà scrisse ancora il profeta nell’inno: « Egli fa i suoi angeli pari ai venti, e i suoi ministri come fiamma di fuoco ,[Ebr.1,7] che assistono davanti al Trono di Dio, che ora sono sette, ma dei quali un tempo Lucifero fu il primo e della cui dignità Gregorio scrisse ancora di più, chiamandolo come il “principe di questo mondo”, [segue un periodo difficile con diversi errori ortografici che non consentono una chiara ricostruzione, si procede a tentoni 140_B], da cui sono tutti i mali, e considerata la loro rovina dopo che Dio non risparmiò quel principe che, tanto primato aveva in Cielo, perché Lucifero aveva fino ad allora ricevuto così tanti e tali benefici e così grandi doni con pienezza di scienza, per cui, desiderandosi di conoscere la verità dell’accaduto*, nacque una così grande battaglia tra gli spiriti angelici, resi vigorosi da grande ingegno , da cui si originò la causa dell’infedeltà, della sedizione e della ribellione dal loro Giustissimo e mitissimo e munificentissimo Creatore di ogni creatura, sommo bene!
- Poiché , come si diceva, si desidera la vera conoscenza di quell’antichissimo e famosissimo scontro, che fu reale, ma prodotto non con la forza delle armi, bensì dal vigore intellettuale dell’antico dragone, affinché si dia inizio al racconto, si deve sapere che anche nel nostro animo sussistono potenzialmente quattro segni di battaglie erra: La prima tra l’istinto sensitivo e intellettivo, per mezzo dei quali ci curviamo verso le cose assegnate.
- La carne infatti lotta contro lo spirito e viceversa.
- La seconda battaglia è tra l’intelletto e la volontà, affinché esso non abbia a scegliere ciò che la volontà respinge.
- La terza battaglia è tra una volontà e l’altra, perché ciascuna , in diverso modo, vuole cose diverse mentre la quarta sorge tra intelletto e intelletto a causa delle diverse opinioni o delle opposte ragioni !
- Dalle cose appena dette, quella battaglia Angelica, fu tripla, atteso che in essi infatti, vi sono tre elementi: intelletto, la volontà e la facoltà* (rimandiamo alla filosofia mediavale di cui nulla sappiamo).
- Infatti per via della ragione tutta la comunità angelica era divisa tra spiriti buoni, e malvagi che sentivano diversamente, condotti a cose contrarie per il massimo effetto della loro volontà dando ascolto, con le loro facoltà a cose opposte.
- Così gli Angeli rimasti fedeli si rendevano conformi alla divina volontà, mentre gli apostati li accusavano, e per questo sorse quella battaglia oltremodo famigerata, nel modo in cui fu fatta e da questa potentissima causa, tra le sostanze spirituali, di cui parla anche l’accademia dei Teologi, per similitudini e ragioni che sembrano verosimili, dato che però nessun libro della Sacra Scrittura del Vecchio Testamento parla espressamente di quella battaglia, né Cristo lo espresse apertamente, se non dicendo che soltanto poche cose della caduta del primo principe dei demoni.
- Luca, al capitolo decimo infatti dice: « Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore» [ Lc 10.18]. Pertanto, alle rivelazioni ricevute da qualche santo, sulla battaglia e sul motivo di quell’apostasia devono convergere tutte le nostre indagini!
- Quelli che infatti ricevettero quella medesima rivelazione furono san Bernardino da Siena e l’ispanico Amadeo, uomo di santa vita e quella vedova di grande santità chiamata Brigida , i cui scritti corroborano per larga parte i sacri testi, e specificamente la testimonianza dell’ Apocalisse di San Giovanni apostolo.
- Tuttavia, quella battaglia fu in realtà una disputa acutissima della legge e dei comandi divini, ritenuti dai reprobi essere assolutamente ingiusti, e affinché i nostri amati lettori, possano percepire più facilmente e chiaramente quel grande conflitto, abbiamo deciso di rivestire questa discussione di un modo retorico, affinché ciascuna parte abbia le ragioni a difesa della sua fazione !
- Quanto invece il combattere per gli Angeli, sia in realtà un contendere su ragioni opposte, ce lo insegna Daniele nel capitolo 10° dicendo: « Ora tornerò di nuovo a lottare con il principe di Persia che mi si è opposto per ventun giorni» [Dn 10,13 e 20] affinché non si esaudisse la preghiera di Daniele, per la liberazione del popolo ebreo, che si trovava imprigionato presso il re dei Persiani, il beato Gregorio nel capitolo ottavo del libro “Moralia” spiega che il Principe di Persia fosse un Angelo buono che sapeva, grazie coabitazione con i figli di Israele che molti persiani si erano convertiti al culto e all’adorazione dell’unico Dio e dunque pregava Dio, che non lasciasse partire il popolo ebreo dalla Persia, presentando il motivo della salvezza di molti contro l’intenzione dell’Angelo o del Principe Custode di Daniele e quale comizio ci fu con Gabriele, Angelo custode di quel profeta, favorito da Michele, che era il preposto di tutto il popolo ebreo, né diversamente si deve credere che se non fosse stato un Angelo buono, poiché i malvagi temono i buoni, ai quali non possono resistere, S. Ignazio di Antiochia, nella lettara quarta così apostrofa Lucifero dicendogli : « Vedesti quell’uomo perseverare in rigoroso digiuno per quaranta giorni, e quaranta notti senza nessun soccorso di umano alimento e gli Angeli che lo servivano e che tu temevi » [Igna. Antichia lett. ai filippesi] , e tanto ancora di più temette il demonio, quando Michele Primo Principe e comandante dopo Dio, lo contrastò, dato che quelle battaglie significano argomenti subdoli così come Farisei e Sadducei proponevano a Cristo, e il salmista, nel salmo 139 dice: « Salvami, Signore, … da quelli che tramano sventure nel cuore» [rectius Salmo 140,2-3].
- Ecco in che maniera gli Angeli ,possono tendere speculativamente a diversi buoni fini, e ciascuno resistere all’altro, e in che modo combattevano, cioè discettavano e disputavano tra loro!
- E poiché ciò non fu deciso subito, perché ciascuno resisteva alle ragioniu dell’altra parte, dunque dopo venuto giorni di scontro, ancora la lite non era stata decisa, e allo stesso modo si deve credere di quella grande battaglia fatta in cielo, che non a torto fu chiamata battaglia o scontro perché fu una resistenza, e dove non c’è impeto contrario non vi può essere scontro, ma allora sorse una sedizione massima che andava contro i comandi di Dio ovvero della legge giusta e ingiusta, e poichè qualla angelica, infatti, è più forte di quella umana, anche il conflitto fu più potente, nei quali entrarono le congetture di Lucifero che furono ritenute se non addirittura invincibili, almeno conformi alle regole di ragione, nonché ai promulgati comandi divini, come, esaminando gli argomenti di lucifero, appariva chiaro.
- Per questo si deve credere fermamente che quello scontro non fosse stato un atto subitaneo e precipitoso, almeno fin quando non furono dapprima vinti e battuti i nemici , e le opposte ragioni! Dunque la contesa ovvero il combattimento Abbe uno spazio non così breve , perché non era ancora il termine della misura del corso del sole, in quanto gli Angeli erano ancora erranti e non confermati in grazia di Dio.
- È giusto che fossero stati creati tutti in grazia, quando ancora non erano stati creati i motori dei cieli, dal cui moto, si origina la misurazione del tempo, fino a che non terminò quello scontro, e non fu ottenuta la vittoria grazie alla legge e ai comandi di Dio.
- Per dipiù i demoni, da quella comune opinione che immediatamente dopo la creazione furono persuasi*, accusano la divina maestà dell’ingiustizia, con la quale, indifesi e inascoltati, da spiriti nobilissimi vennero rovesciati dai Cieli verso gli inferi, non perché così accadde realmente, ma solo per corroborare questa vana opinione*, cosa che non può dirsi di quella santissima sapienza che in orine ammoni quel primo uomo, cui diede molti comandi affinché li rispettasse.
- Infatti i proto parenti ebbero molteplici decreti da Dio, come indicai nel mio libro sulla monogamia di Sant’Anna nella concezione della Immacolata Vergine, e così svelo S. Uriele nel terzo libro di Esdra, capitolo settimo, dicendo: « è per loro che ho fatto il mondo, ma quando Adamo trasgredì i miei comandamenti, quel che era stato fatto venne giudicato» [ IV ESdr. 7.11-12], e dopo che i comandamenti di Dio vennero trasgrediti, egli non fu subito condannato, ma dapprima chiamato e interrogato da Lui, e una volta ascoltato, emise sentenza contro il serpente, e poi contro la madre di tutto il genere umano, ed infine contro Adamo, condannato dalla sua stessa confessione, mentre Lucifero, invece, fu il trasgressore dei suoi comandi, quando era stato ammonito di osservarli, e ciò si ricava dalle parole del divino Ignazio nella lettera quarta ai Filippesi [pseudo-ignazio], che dice: « Il sapiente deve essere maledetto, perché il bene è non sapere. L’ignoranza è infatti piena di disobbedienza» e poco dopo dice nella stessa lettera: « L’ignoranza in cui sei incorso una volta per l’alterigia, infatti laddove qualcuno viene incriminato per disobbedienza – segue – ha tralasciato il proprio comando; ma non sarebbe incorso nell’alterigia, se il comando non fosse stato leso».
- Per questo Lucifero sicuramente comprese i primi comandamenti, e poi i moniti, per questo può dirsi che lui ed i suoi seguaci furono comunque ammoniti, affinché obbedissero alle leggi divine, e ai comandi divini contro i quali avrebbero voluto opporsi.
- Fu dunque necessario preliminarmente dibattere, e a beneficio di tale assunto, utilizziamo dapprima la ripetizione del primo assunto dell’argomento di sopra, riferito al capo decimo di Daniele secondo cui gli Angeli possono combattersi, e ciascuno resistere all’altro durante le discussioni inerenti i diversi buoni fini di ciascuno e quanto al primo intervallo, così viene indicato in ventuno giorni di combattimento con il principe di Persia, e Gabriele, parlando a Daniele, allo stesso modo gli rivelò con riguardo a quel primo scontro, durante il quale tutti gli Angeli, non ancora confermati in grazia, furono ancora pellegrini, e perciò sottoposti ancora al loro libero arbitrio, affinché meriti e demeriti sorgessero dalle proprie caratteristiche e dalla loro libera volontà, e le ragioni dei superbi tendevano ad un comune opportunità, onore e dignità, ed avevano tutti un fine positivo perlomeno apparente!
- Pertanto si trattò di una disputa di non poco lasso di tempo, dal momento che, infatti, ciascuno preferiva per sé il bene piuttosto che l’altro, così come in quello scontro tutte queste cose potessero considerarsi sia chiare che confuse tra loro, ed la volontà dei rivali tenesse il mezzo tra la volontà di Dio da una parte e quella del diavolo dall’altra, a motivo della diatriba e della scelta da compiere.
- Infatti la volontà di Dio, nella sua scelta, è del tutto immutabile, e non ha bisogno di consulto alcuno, perché la sua conoscenza non ha limiti, ed è una in tutto, e in questo modo tutto vede e percepisce contemporaneamente, e per questa ragione non può errare, mentre la volontà del diavolo, non conosce se non soltanto tramite un previo consulto, che non è divino, dunque per tutto quel lasso di tempo necessario al consulto, potè errare nella scelta della decisione, mentre ancora era pellegrino, cioè libere di scegliere tra il bene e il male, ma dopo aver compiuto quella scelta, rimase perennemente ferma in quella sua scelta malvagia.
- Gli Angeli buoni, invece, conformandosi a Dio, e scegliendo il bene furono confermate nella grazia perpetua, mentre i malvagi perseverarono nella loro cattiva intenzione ostinandosi nei delitti compiuti e mai volendo correggersi ed è per questo che la loro volontà divenne irrevocabile, peccando in modo dirimente esponendosi alla caduta irreparabile data dal permanere nel peccato, e la caduta divenne per loro la morte eterna, per cui da quel momento non fu data loro possibilità di redimersi!
- Così la volontà dei contendenti teneva il mezzo tra la volontà di Dio e la volontà degli Angeli, che rimase mutabile dopo la scela così come lo era prima sensibile perciò di modificare ciò che si era scelto tra il bene ed il male, infatti tutta la vita dei contendenti, è una via fino al termine della morte, ed in questo modo essi non peccano finché non raggiungono la morte inclusiva*non sappiamo cosa significhi teologicamente.
- Infatti lo spirito incorporeo, non è mai privato della capacità di agire, mentre l’uomo, una volta fuori dal corpo, è privato della facoltà di agire essendo un uomo pellegrino, mentre è vero che quando è ancora in vita può cambiare dall’essere cattivo mediante la penitenza, e così questa mutazione appartenne al primo uomo, a cui fu apprestato un rimedio attraverso la passione di Cristo, per cancellare il peccato, a beneficio dello stesso dei proto parenti e di tutta la loro posterità mutati per effetto della volontà di un nuovo patto predisposto, pronti a fare ammenda mentre fossero sulla via del peccato, ma quei posteri di Adamo che non rispettarono il patto die progenitori, e non peccarono così come gli Angeli cattivi, concordarono però con la ribellione di Lucifero, e divennero per questo peccatori, venendo in perpetuo privati del rimedio della Redenzione, perché in perpetuo rimasero ostinati. Risulta ora chiaro cosa indica il libero arbitrio e la consultazione degli Angeli, i buoni dei quali possono fare battaglia tra sé in grado di durare non poco tempo!
*****
- Ma ritorniamo alle dispute di Lucifero, a causa delle quali fu prodotto un grande scontro (come dicemmo), che sentirai da me narrare, che fu compiuto così all’inizio, quando lo spirito maligno e potente avvampò di grandissima ira in sé, e urlando diceva: «Chi insegna queste cose?», così come Agostino, Girolamo o un altro dottore scrisse, considerando vana la comune opinione, secondo cui gli spiriti maligni, non possano venire da Dio, perché non diede loro la legge e non li favorì*. Paolo nel capitolo terzo dei Romani insegna che : « Per mezzo della legge si ha solo la conoscenza del peccato» [Rom. 3,20], per cui, poiché era stata posta nell’intelletto angelico la legge, con la conoscenza del peccato [143/a incomprensibile] , la battaglia scoppiò per questa medesima ragione, per la quale si dice che Lucifero, non sarebbe potuto contemporaneamente divenire nè il traditore dell’universo, né sedere alla destra di Dio, e nella maggior parte della sua gloria, se avesse voluto ciò avidamente, poiché essendo cose equivalenti li bramò avidamente con il suo libero arbitrio [il periodo è complesso e difficile e non sappiamo Tommaso cosa abbia voluto realmente dire 143_a] e, a causa della volontà divina, concupì iniquamente contro l’intelletto del suo Creatore, dal momento che soltanto Cristo, in quella mente eterna, era predestinato , affinché divenisse, mediante la sola ed unica ipostasi del Verbo divino, una sola cosa con la carne umana, e con questo mistero, attraverso gli asprissimi tormenti della morte , desiderasse divenire il Redentore e Glorificatore del genere umano, così dal venirne esaltato in eterno e divenisse re dell’universo, e il suo nome venisse posto al di sopra di ogni nome nei Cieli, cosa che Lucifero non poteva ignorare.
- Infatti il primo uomo Adamo, durante quel suo assopimento (come precisò Agostino), conobbe perfettamente l’ Incarnazione del Verbo Divino, così come il primo Angelo, che fu di gran lunga il più eccellente, previde il sublime trono preparato per Cristo che per l’onore che avrebbe acquisito, sarebbe stato elevato al di sopra di ogni principato e potenza celeste e posto alla destra di Dio, e per conseguenza non ignorò il mistero dell’Incarnazione , e che sarebbe stato il grandissimo avversario di Cristo in Cielo e Terra, perché sussistette in lui quell’incitamento ad ottenere quella eguaglianza con Dio, così come Cristo stava per conquistare, e che era assolutamente sacrilego volere a causa della volontà di Dio, che è legge eterna e nella cui conformità sussiste ogni tipo di giustizia, e chi invece desidera qualcosa contro questa legge, offende in modo straordinario la maestà divina.
- Ci sono tuttavia alcuni speculatori che aggiungono che dopo la creazione degli Angeli, creata la legge da doversi promulgare per gli abitanti dei cieli e per ogni creatura, che adorassero preventivamente assieme a Dio anche il Cristo sia Dio che avrebbe ottenuto sia in cielo che in terra ogni [143/b non capiamo], e cui tutti gli Angeli si sarebbero dovuti sottomettere ed umiliare, e per questo motivo Lucifero arse di odio mortale e superbissimo contro il Cristo che avrebbe voluto uccidere e distruggere del tutto, così come disse Giovanni al capitolo 8° dicendo: « Egli - cioè il diavolo - è stato omicida fin da principio» [Gv 8,44] .
- E poiché non poteva fare ciò contro il Cristo, allora simbolizzato in Adamo, fece allora ciò che poteva contro Adamo e Cristo in simbolo , e quando il Signore fece vedere da lontano tra quegli spiriti nobilissimi, che ci fossero alcuni superbi e malvagi come massimamente il principale era Lucifero, volle inserire altresì in essi , che avevano un ingegno infuso e una mente oltremodo perspicace un’immagine vivida dei primi parenti di cui sarebbero stati i creatori se avessero obbedito, e contemporaneamente volle anche metterli alla prova per avere su di loro l’onore del Signore, a cui ogni volontà dovrebbe tendere, e dal momento che ciascuna creatura, è di per se stessa prona all’amore di sé stessa, mentre invece Dio innalza gli umili e mette alla prova quelli più in alto, come ce ne attesta il canto del Salmo 137 : « eccelso è il Signore e guarda verso l'umile ma al superbo volge lo sguardo da lontano» [Salmo 138.6] e il martire S. Policarpo dice ai Filippesi che: « Dio volge lo sguardo a ogni cosa e nulla gli sfugge», né pensiero, né coscienza né qualche segreto del cuore, mentre per vincere e punire i trasgressori della divina volontà, come insegna Paolo nella lettera ai romani, capitolo 8°: «La legge infatti provoca l'ira; al contrario, dove non c'è legge, non c'è nemmeno trasgressione» [ Rom. 4.15], e proprio a motivo di ciò che ci è stato insegnato, che la volontà eterna è legge, il sommo creatore mostrò agli apostati oscuri cavilli e creò in cielo la prima legge che poi Cristo promulgò in terra.
- Matteo al capitolo 23° insegna: « chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato» [ Mt 23.12] perché Dio :« ha tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti – per confonderli - e le hai rivelate ai piccoli»[Mt 11.25], come anche dice Paolo ai Corinzi , nel capitolo primo, per cui quella creazione della legge fu allo stesso modo necessaria, come lo stesso apostolo aggiunge nella lettera ai Romani cap. 7° : « Senza la legge infatti il peccato è morto e io un tempo vivevo senza la legge. Ma, sopraggiunto quel comandamento, il peccato ha preso vita » [ Rm 7,8-9] e pertanto, fatta santa la legge, santo, giusto e buono risulta essere anche il comandamento : «perché il peccato apparisse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento» [ Rm 7,13] .
- Insegna infatti il divino Dionigi nel capitolo quarto del libro gerarchico in che modo la creazione della legge resa ai Santi Principi era effigie della legge divina e della creazione più sacra che vi fosse in cielo.
- Disse infatti : «le Scritture non insegnano forse che Dio dette egli medesimo i sacri comandamenti a Mosè, per farci sapere che quella legge non era che la figura di un'altra santa e divina economia? E nondimeno i nostri maestri affermano che essa ci fu trasmessa dagli Angeli, per farci vedere come sia nelle esigenze dell'ordine eterno che le cose inferiori s'innalzino a Dio per mezzo delle cose superiori. E questa regola non riguarda soltanto quegli spiriti fra i quali passano direttamente relazioni di superiorità o di inferiorità, ma anche quelli che fanno parte dello stesso grado; volendo il sovrano autore di ogni ordine che in ogni gerarchia vi siano potenze costituite in primo, secondo e terzo grado, affinché le più elevate siano guida e maestre delle altre nelle opere della purificazione, della illuminazione e della perfezione» [ Ger. Coel. IV.III].
- Per questo, quella legge allora creata fu fatta per umiliare i superbi ed esaltare gli umili [Lc 14,11], e comprova tale assunto il canto della vergine gloriosa che disse: « ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili» [ Lc 1,52] e nel Salmo 119 sta scritto: « Tu minacci gli orgogliosi; maledetto chi devìa dai tuoi decreti » [ Salmo 119,21].
- Ecco dunque in che modo, molteplici furono i comandamenti, alla cui prima legge l’Apostolo Giacomo alludeva nel capitolo quarto: « Non sparlate gli uni degli altri, fratelli» [Gc 4.1], e: « Ora invece vi vantate nella vostra arroganza; ogni vanto di questo genere è iniquo» [Gc 4.16], è fu proibito dall’inizio, perché nacque da quella infetta radice e dal primo semenzaio luciferino, dal quale – dicemmo – sorsero superbia e disobbedienza di quegli spiriti che non vollero obbedire alla legge e ai comandamenti del Signore, mentre sull’umiltà, il divno salmista nel salmo centodiciottesimo della vittoria degli Angeli, che una volta pellegrini osservarono allora la legge promulgata da Dio e non divennero superbi, né esaltarono loro stessi, cantò: «Beato l'uomo di integra condotta, che cammina nella legge del Signore…Non commette ingiustizie, cammina per le sue vie. Tu hai dato i tuoi precetti perché siano osservati fedelmente» [ Salmo 119.1-3,4] e quali fossero qui comandamenti di Dio lo abbiamo già detto prima, aggiungiamo il seguito.
II° - LUCIFERO NON FU ESPULSO SUBITO DOPO CHE FU CREATO
- Ma se non vogliamo retrocedere ad una contesa tra teologi, sullo spazio di tempo dalla creazione degli Angeli fino alla caduta dei malvagi, perché Lucifero non cadde subito dopo la sua creazione, come è ritenuto da parecchi teologi, infatti stesse ancora in grazia per un tempo non modico, e ciò viene corroborato dal profeta Ezechiele, al capitolo 28° , dove afferma: «Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa; io ti posi sul monte santo di Dio e camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Perfetto tu eri nella tua condotta, da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità».
- Non deve infatti minimamente dubitarsi che i re di Tiro, veri nemici di Dio, non fossero altro che ministri e particolati membra di Satana, nel Vecchio Testamento, indicati specificamente contro coloro che da Dio venivano chiamati per essere suoi Santi Profeti, alludendo spesso a Satana come loro capo smascherando le loro antiche faccende e le pene loro inflitte.
- Erano infatti inganni, istigazioni e stimoli di Satana che provenivano dal re di Tiro, ed evidenti a Dio contro i suoi eletti, volti ad estirpare quel seme mediante il quale tutti i popoli sarebbero stati benedetti .
- Poiché non riuscì a distruggere il primo uomo per evitare che un uomo divenisse l’Eterno Verbo, tentava disperatamente di distruggere il popolo eletto a cui era stata fatta la promessa di un Redentore. Così Satana seppe e vide Cristo entrare in Giuda, e lo stesso Cristo allora disse a Satana , come anche statuì S. Cirillo - : « Quello che devi fare fallo al più presto» [ Gv. 13,27].
- E poi Giovanni soggiunse che « Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo», perché Cristo allora guardava Satana ansioso bramando che Giuda lo tradisse e perciò disse : « Quello che devi fare fallo al più presto», quasi come se volesse dire “ Non me ne faccio nulla di te e delle tue macchinazioni perché di mia volontà vado ad immolare me stesso , così come infatti è scritto, e quanto più rapidamente tu lo farai, tanto rapidamente ne rimarrai abbattuto!”.
- Proprio per questo, anche Zaccaria faceva memoria di Satana sotto la persona del re di Tiro, alludendo alla sua grande felicità e ai doni inestimabili che possedeva per mezzo di Dio prima della sua ribellione, e tutte queste cose lo condannano ora alla vergogna e ad un dolore più grande.
- Per queste ragioni, quando il profeta Zaccaria dice: « Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa; io ti posi sul monte santo di Dioe camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Perfetto tu eri nella tua condotta, da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità» [ Ez. 28,14-15], si deve comprendere che prima di ogni cosa, quello scontro avvenuto tra tutta la popolazione angelica fosse stato davvero ingente e incomprensibile alla mente umana, sebbene non ignoriamo che tutti fossero sottoposti al loro libero arbitrio, e ricavavamo facilmente, il furore e la folle ira nonché l’insano sconvolgimento dei una così grande ribellione della fazione dei demoni mentre, dalla fazione dei buoni rimasti fedeli, lo zelo ardente nei confronti del loro Creatore, cosicché immediatamente si potesse sospendere quello scontro, protetto l’onore della giustizia, atteso che le ragioni di Lucifero, non erano del tutto discordanti come si è detto prima.
- Per queste ragioni quando Dio disse al profeta: « da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità» [ Ez.28.15] , si deve del tutto respingere quell’opinione che afferma che quando fu creato immediatamente sarebbe caduto.
- Infatti da questa vana opinione si può quasi supporre che egli sia divenuto il Principe di questo mondo, come se fosse stato creato già pessimo, quando la verità fu che lo stesso fosse stato creato giusto e perfetto, e non per breve tempo «camminò in mezzo a pietre di fuoco, perfetto nella sua condotta” [ Ez 28.25].
- Per quelle “pietre di fuoco” si devono intendere infatti quegli altissimi sette spiriti dotati delle proprietà del fuoco, i quali più prossimo sono al primo fuoco inconsumabile che è Dio.
- Appartengono dunque a quella nobilissima specie angelica, di cui il primo era Lucifero, e per questo motivo procedeva in mezzo a loro come il più degno di onore, e questo incedere senza pausa potrebbe essere stato minimo.
- Inoltre soggiunge « da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità» [ Ez.28.15] , inserendo il “da quando” per indicare un lungo spazio di tempo, non intendendo il giorno come misurato dal corso giornaliero del sole, che allora - come già abbiamo detto – non esisteva affatto, dato che non erano stati ancora assegnati al moto gli Angeli, in quanto gli stessi erano ancora pellegrini, ma non volle esprimere convenientemente il senso della profezia a beneficio della nostra intelligenza se non dicesse: « da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità» [ Ez.28.15], dunque non si deve ammettere quell’opinione secondo cui quando Lucifero venne creato cadde immediatamente.
- Anzi, milita il primo che è stato creato, e poi collocato in quel paradiso celeste, e così infatti dallo stesso profeta viene scritto « da quando sei stato creato» e «preparato nel giorno in cui fosti creato. Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa; io ti posi sul monte santo di Dio e camminavi in mezzo a pietre di fuoco» [Ez. 28,13], per cui abbiamo ricavato il vero senso di queste espressioni, che non subito come sia stato immaginato da Dio il primo patto, lucifero ne venisse immediatamente scagliato via dai Cieli, ma lo stesso era stato comunque sottoposto all’aspettazione di Dio.
- Infatti è scritto: « Perfetto tu eri nella tua condotta, da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità. Crescendo i tuoi commerci ti sei riempito di violenza e di peccati; io ti ho scacciato dal monte di Dio» [ Ez. 28,15-16].
- Da ciò ricaviamo dunque ben tre incrementi del patto iniziale, per cui infine, a ciò che è giusto ed equo conseguì il giudizio di Dio, e concepita in mente quella prima iniquità, successivamente non mediante un solo ed unico atto bensì mediante atti molteplici veniva colmata, e di nuovo, dovendo difendersi da quella prima iniquità il patto iniziale venne rotto! Pertanto : «finché fu trovata in te l'iniquità» cioè la moltitudine delle sue opposizioni e «ti sei riempito di violenza e di peccati» [ Ez. 28,16] non così breve fu il tempo trascorso per combattere quell’iniquità di quel primo ed antico animo nelle creature celesti affinché si informassero gli Angeli eletti che il Giudizio di Dio fosse giusto, perché appariva invece incorreggibile quel ribelle.
- Al riguardo l’esimio dottore Landulfo {pensiamo si tratti forse di: Landolfo Iuniore, conosciuto anche come Landolfo di San Paolo in latino Landulphus Junior sive de Sancto Paulo; Milano, 1077 circa – dopo il 1137 a lui si opponeva invero anche Landolfo Seniore, o Landolfo il Vecchio (1050 circa – 1110 circa), è stato uno scrittore e presbitero italiano. È conosciuto soprattutto come autore di un'importante cronaca della città e diocesi di Milano. Non deve essere confuso con Landolfo Iuniore, quasi coevo e autore anch'egli di una storia di Milano, né con Landolfo Cotta, fanatico sostenitore della fazione ecclesiastica opposta a quella di Landolfo Seniore.) nella seconda sentenza, d. 4, colloca nella creazione e successiva caduta degli Angeli, quattro intervalli:
- Il primo quando gli Angeli furono creati perfetti in origine e nella originale giustizia, senza che la grazia divina compisse alcunché in quanto , durante quell’intervallo, furono sottoposti unicamente al loro libero arbitrio;
- Il secondo, durante i quali i buoni si convertirono al male ed al peccato, amando se stessi in modo spropositato; dunque in questo intervallo, i buoni ottennero la grazia mentre i malvagi opposero ostacoli ed impedimenti alla conversione verso l’originaria costituzione originaria e dunque non accolsero la grazia divina;
- Il terzo intervallo, in cui i malvagi presentarono vari nuovi patti tentando i buoni, ed in questo lasso avvenne lo scontro in Cielo descritto in Apocalisse 12 , di cui in modo diffuso daremo spiegazione;
- Il quarto intervallo, avvenne quando i buoni ottennero i premi eterni, e i malvagi le pene irrevocabili.
- Per questo lo stesso Landolfo, colloca nella creazione e successiva caduta degli Angeli alcuni intervalli , opinando che nella prima i demoni erano originariamente buoni come dice la Genesi al capitolo primo: « Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» [ Gn 1,31], durante la seconda l’intervallo, opposero ostacoli cercando di impedire la grazia gratuitamente elargita, nella terza persistettero nella resistenza a Dio compiendo diversi crimini, e nella quarta caddero.
- Pertanto tra il primo ed il secondo intervallo ci fu un intervallo collegato all’uso del libero arbitrio durante il quale non peccarono, e per questo osserva che nel quarto intervallo furono ricompensati i buoni, mentre i malvagi furono condannati. Pertanto, secondo l’opinione del suddetto dottore, sono collocati, quattro diversi tempi di divisione e distinzione di stato e attività compiute , in vario modo dagli stessi Angeli, e con lo stesso Landolfo concordano diversi dottori del Libro Sacro, ma dal corretto giudizio del Landolfo, viene considerato come vero soltanto l’intervallo espresso nella Sacra scrittura, ovvero solamente il primo , cioè quando si dice: « Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» [ Gn 1,31], attiene a ciò che era stato fabbricato nel sesto giorno e che vide che era completato.
- Se dunque quello fu il primo intervallo cui seguì il settimo giorno la caduta dei demoni, la divisone del tempo potrebbe computarsi in quattro intervalli, in quanto iniziando dal primo giorno della creazione degli Angeli, fino alla loro caduta e calcolando sette giorni come afferma il testo Sacro: «In principio Dio creò il cielo e la terra» [ Gn1,1] ricaviamo che con il termine Cielo fosse stata già prodotta ed edificata quella gloriosa città che ricorda il Salmista nel canto 86° dicendo : « Di te si dicono cose stupende, città di Dio» [ Salmo 87,3], città infatti non si deve intendere “cittadini”, dunque Dio creò il Cielo Empireo e i suoi abitanti, cioè gli Angeli, e così nella città giunsero i cittadini, e questa creazione avvenne presumibilmente all’inizio del primo giorno , ed è per questo che i dottori, dicono che tra la creazione degli Angeli e la caduta dei demoni, intercorse un piccolo intervallo dal principio dell’aurora fino alla creazione della luce e alla divisione delle tenebre.
- Tuttavia il maestro Gerardo di Odone {Francescano (Chateauroux, Indre, 1273 - Catania 1348). Fu ministro generale dell'ordine dal 1329 al 1342 e seppe superare il dissidio apertosi tra l'ordine e papa Giovanni XXII nella questione della povertà, inducendo il capitolo di Perpignano (1331) a deporre il generale Michele da Cesena. Sostenitore strenuo di Giovanni XXII, G. fu dal 1331 suo legato in Sicilia, Inghilterra, Ungheria; Clemente VI lo creò (1342) patriarca di Antiochia e vescovo di Catania. Scrisse di filosofia e teologia} nel suo secondo libro delle sentenze, distinzione quarta , questione quarta, sostiene che quell’intervallo, si collocasse nello spazio ridotto di sette giorni tra l’inizio della creazione e la conversione dei buoni, e la creazione e ribellione dei malvagi.
- Perciò senza il pregiudizio delle sentenze dei più saggi, per questa doppia ragioni, si prova dapprima che gli Angeli fossero statu creati il primo giorno e così sostiene il maestro e da noi è stato dichiarato in modo ad esso conforme, e cui si aggiunge la comprova dell’argomento che gli Angeli resi malvagi dopo la caduta non furono più tanto così buoni e giusti, come lo furono i buoni dopo la caduta dei primi, ma nel settimo giorno dal primo istante della loro creazione, furono davvero buoni, per cui dal primo istante della creazione fino alla caduta dei malvagi passarono sette giorni, cui prova il testo scritto dicendo: « Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» [ Gn 1,31] e nel sesto giorno «Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre» [ Gn 1,4] ed infine nel settimo giorno Dio li benedisse.
- Sempre la Genesi al capitolo 2° affinché possa desumersi egualmente l’argomento contrario, gli Angeli cattivi non ottennero alcuna benedizione dopo la caduta, ma l’ottennero invece nel settimo e per questo se non si fossero corrotti nel settimo giorno, cosa che prova il capitolo 2° della genesi: «Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto.» [ Genesi 2,1-3 lo riportiamo in toto rispetto a Tommaso per meglio capire] cioè aveva prodotto tutte le creature, conseguentemente tutte le creature ottennero la sua benedizione nel settimo giorno, e ciò si dice perché infatti, quello spirituale si produce in un solo istante, come il sole che genera il raggio nell’istante, per cui la prima operazione degli Angeli fu o la conversione o la disobbedienza e per questo in un singolo istante furono già resi o convertiti o disobbedienti.
- A questa obiezione risponde il predetto dottore, che la prima operazione angelica non constò in realtà nella conversione o nella disobbedienza, ma soltanto nella contemplazione, che si produsse in loro nel settimo giorno, ammirando stupendamente le meravigliose cose prodotte nei sei giorni precedenti, e ciò è conforme alla ragione, se non per quanto, quel sant’uomo sostiene all’opposto interpretando la divina rivelazione, quando si dice: «Dio benedisse il settimo giorno» [Gn 2,3] ovvero benedisse tutte le creature senza le opere, quella benedizione fu accolta quasi come fosse una licenza o un mandato ricevuto, perché aveva creato ogni cosa e soprattutto quelle razionali, perché aveva compiuto l’officio promesso.
- Invece gli Angeli, una volta viste queste stupende opere, possono dirsi essere stati divisi in tre parti, ma tutti continuarono nell’amore di sé, ma una parte nell’amore della bontà, in un’altra nell’amore della Divina Giustizia, l’ultima infine, nell’amore delle sue proprietà ed eccellenze, e fu proprio questa terza ed ultima parte ad incorrere nella rovina, di cui parla il capitolo 12° dell’ Apocalisse che dice: « la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti e ss. » [ Ap 12,4] ,per cui non fece nulla se non avere una stupenda ammirazione, per il Cielo come subito fu prodotto dal nulla e stesso, assieme alle altre straordinarie opere, che tutti gli uomini possono ancora ammirare durante il corso della loro vita, ecco in che modo, può essere chiaramente provato, che quegli intervalli che il dottore Landolfo aveva individuato non fossero in ogni caso più brevi di quei sette giorni di quanto molti potrebbero esserci con la nostra opinione, ma le cose che noi abbiamo ricavato dalla rivelazione divina, sembrano più conformi alla verità così come quella verità si rileva più approfonditamente dal capo dodicesimo dell’ Apocalisse, cosicché non andiamo oltre ad indicare altre suggestioni.
- Per questo sorvolando sulle opinioni degli altri dottori, andiamo avanti sull’inizio della descrizione della nostra opera, con cui confortare lo spirito del sommo lettore.
III° - PER QUALE MOTIVO NACQUE QUEL GRANDE CONFLITTO TRA GLI ANGELI
- Mentre tutti gli angeli esistevano nei loro puri principi, il Signore per provare la loro obbedienza e fedeltà, sul fatto di amare il Signore Dio loro più di loro stessi, e di rispettare i suoi comandamenti – infatti l’amore di sé e la superbia precipitò i luciferiani nella dimenticanza di Dio, come disse il divino Areopagita nel capitolo nono, perché l’errore più micidiale per loro fu l’amore di se stessi e la superbia – per queste ragioni, Egli manifestò loro la sua segreta decisione di voler creare l’uomo dalla polvere della terra, e infuse nelle loro menti, affinchè lo vedessero realmente, l'immagine della creazione futura dell’uomo cioè del corpo umano dai quattro elementi colmi di miserie e sudiciume, e fece questo per provare maggiormente i superbi.
- In seguito mostrò loro anche la decisione di prendere la natura umana e di assumere la forma di quell’uomo futuro che doveva divenire, dicendo a tutti: « Io sarò uomo e l’uomo sarà Dio, e se sarà Dio, allora sarà anche il vostro Signore, il vostro Re e il vostro Principe e vostro creatore e voi tutti vi sottometterete alla Sua potenza. Lo venererete e lo adorerete come fate con me , perché Lui Stesso ed Io saremo una sola Persona e saremo da voi adorati con una unica e sola adorazione. Ho deciso altresì di anteporre a tutti voi anche quella Donna che ho scelto come Mia Madre: sarà la vostra Regina, La onorerete e La venererete come Madre di Dio e del Vostro Signore. Questo Voglio, Questo Comando, Questo Ordino! Coloro che abbiano fatto queste cose e abbiano voluto obbedirmi vedranno il Mio volto e si rallegreranno della mia Visione Divina in cui risiede in eterno il bene di ogni bene. Coloro che però non abbiano voluto obbedire a quest’ ordine, precipiteranno da questo luogo verso un luogo di tenebre, nelle nebbie e nelle caligini eterne e non otterranno quei doni dei quali voi che obbedirete, sarete rivestiti, ma saranno privati della Mia Grazia e saranno precipitati in un luogo nel quale non vorranno rimanere, perennemente anelando quella grazia, in cui ora sono immersi, senza poterla raggiungere mai. Dette queste cose quella visione scomparve» [IIa Estasi del Beato Amadeo] .
- Lasciò dunque tutti nella capacità del proprio libero arbitrio e alle proprie mani di ciascuno, affinchè si confrontassero e decidessero tra loro cosa volessero fare dei suddetti comandamenti e della legge del Signore.
- Infatti tutte le creature razionali sono create in tal modo che non incorrano nella di porre fine a se stesse, e questa fu la tentazione delle celesti intelligenze, in cui il primo dei loro principi cominciò ad esserne contrassegnato delirando a poco a poco, a causa della sua superbia ed impazienza, e della presunzione e dell’arroganza di Lucifero e dei suoi sodali, nonché del loro rifiuto ad obbedire alla legge e ai comandamenti del Signore, al capitolo settimo del libro terzo, S. Uriele ne proibisce la dichiarazione al profeta Esdra dicendo: « Non sei certo un giudice migliore del Signore, tu, n‚ sei più saggio dell’Altissimo. Perciò, periscano pure i molti che ora sono vivi, piuttosto che venga trascurata la legge prescritta da Dio. Dio infatti, a coloro che venivano (alla vita), ordinò esattamente, quando vi venivano, cosa fare per vivere, e cosa osservare per non essere puniti; ma loro non se ne convinsero, e non gli dettero ascolto, e per s‚ concepirono vani pensieri, proponendosi inganni delittuosi, ed affermando per di più che l’Altissimo non esisteva; non riconobbero le Sue vie, disprezzarono la Sua legge, negarono i Suoi patti, non credettero ai Suoi precetti, e non portarono a compimento le Sue opere. E’ per questo, Ezra, che il vuoto è per chi è vuoto, e il pieno per chi è pieno! »[ IV Esdra 7,19-25].
- Se si esaminano le parole appena dette nella bilancia intellettuale , si tratta di tutti comandamenti divini, cui corrispondono tutte le elucubrazioni, le ostinazioni e le risposte egli spiriti superbi, e conclude « il vuoto è per chi è vuoto» perché Dio, come disse la gloriosa vergine: « ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi».[ Lc 1,53] e S. Ignazio nella quarta lettera ai Filippesi, chiama Lucifero «falsificatore della legge di Dio e nemico legittimo, istigatore, dragone, apostata, serpente schiacciato».
- Inoltre degli Angeli cattivi, il principe Uriele rivelò quelle cose che abbiamo già detto, così come sono state corroborate nelle cose appena narrate e il dottore dei gentili, S. Paolo, intese le stesse cose, e scrivendo agli ebrei, nel capitolo secondo parlando della disobbedienza e della punizione degli Angeli cattivi, e alludendo ai suddetti comandamenti divini, e alla permissione dice: « Proprio per questo bisogna che ci applichiamo con maggiore impegno a quelle cose che abbiamo udito, per non andare fuori strada Se, infatti, la parola trasmessa per mezzo degli angeli si è dimostrata salda, e ogni trasgressione e disobbedienza ha ricevuto giusta punizione, come potremo scampare noi se trascuriamo una salvezza così grande? Questa infatti, dopo essere stata promulgata all'inizio dal Signore, è stata confermata in mezzo a noi da quelli che l'avevano udita, mentre Dio testimoniava nello stesso tempo con segni e prodigi e miracoli d'ogni genere e doni dello Spirito Santo, distribuiti secondo la sua volontà» [ Ebr. 2,1-4] .
- Paolo accolse dunque l’esempio da quei nobilissimi spiriti, che trasgredirono la legge volendo esaltare a causa del comando del Signore e non vollero rispettare i comandamenti di Dio, e rifiutarono i premi derivanti dall’obbedienza, e stabilite le pene della disobbedienza, vollero piuttosto subire e per questo fu pronunciato un discorso duro ed eterno per quegli Angeli che combatterono a lungo dall’altra parte, «Ma gli Angeli buoni li vinsero per mezzo del sangue dell'Agnello» [c.f.r. Apocalisse] - e dissero - «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo» [Ap 12.,10] come afferma Giovanni nel dodicesimo capitolo della sua Apocalisse.
- Certamente, infatti, nessuno può essere beato fuori dal predetto regno, o sotto un altro re e così allora, grazie ai meriti della Passione di Cristo, quelli ottennero la vittoria come è avvenuto ora che la Passione si è compiuta, grazie alla quale ricevettero la giusta ricompensa di misericordia, come è scritto nel capitolo undicesimo dell’Apocalisse : « Il settimo angelo suonò la tromba e nel cielo echeggiarono voci potenti che dicevano: "Il regno del mondo appartiene al Signore nostro e al suo Cristo: egli regnerà nei secoli dei secoli. Amen » [ Ap 11,15].
- Che faremo dunque noi a cui è stato dato quel rimedio che pretendevano anche alcuni di quegli Angeli cattivi che non volevano associarsi né a Dio né a Lucifero, dato che proprio a causa di Cristo, Dio creò gli Angeli e allo stesso modo gli uomini e a nostro beneficio viene detto da Cristo a noie comandato quanto rivela Marco nel capitolo 16°: « Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» [Mc 16,16].
- Al di fuori di questa fede non vi può essere dunque salvezza alcuna e proprio perché quella fede è vera, e tutte le creature sono soggette a Dio, e perchè Dio è onnipotente, disse « questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono» [ Mc 16,17] e a seguire.
- E sulle predette parole di Paolo conosciamo che quegli angeli che avevano trasgredito i comandamenti di Dio e furono disobbedienti alla legge creata, ottennero la giusta ricompensa poiché disprezzarono la grazia di Dio mostrata e concessa loro, preferendo infatti a Dio i luoghi infernali, non sottomettendosi al Dio uomo, e alla sua madre, alla cui antica e malvagia scelta del diavolo alluse S. Ignazio, nell’epistola quarta ai Filippesi, facendo dire alla persona di Cristo: «Vai satana nei luoghi che ti sei scelto , vai dove sei stato scagliato dalla tua malizia!» mentre Paolo aggiunse nell’esempio indirizzato agli stessi ebrei, tutte le cose segrete che aveva appreso dagli Angeli apostati e disobbedienti, per insegnare loro le ragioni evidenti per obbedire alla fede cristiana, senza la quale nessuno può essere salvato, poiché ci sono due stati possibili, cioè di beatitudine e dannazione ...
segue una pagina semi incomprensibile, annerita e scurita dall'inchiosto in cui si intervallano, in più calligrafie e note una serie di profezie e visioni della caduta di Lucifero, di davvero difficilme comprensibilità, per cui giungiamo direttamente al primno testo comprensibile che continua il precedente discorso ovvero a 149_a
- Ma torniamo all'assemblea degli Angeli mentre tutti ascoltano il consiglio, i comandamenti e le promesse della divina maestà, al sentire i precetti della Quale, immediatamente Lucifero si infiammò nell’animo, e subito sorse una certa protesta come un fragore che risuona nelle onde del mare, che si propagò attraverso tutta la compagine delle celesti intelligenze.
- E nel primo atto del dubbioso consiglio, i pii e gli umili cominciarono a rinsavire e a scegliere la parte più assennata e giusta, a capo della quale ci fu Michele, mentre i superbi si associarono a Lucifero principe di tutti loro, respingendo con vemenza la legge e i comandamenti di Dio, e poiché lucifero era il più capace e nobile di tutti e per ciò in grado di sovvertire profondamente con i suoi malvagi e capziosi argomenti, la legge e i comandamenti di Dio, e mostrarsi come avversario universale, avendo egli percepito altresì che la sede di Cristo figlio di Dio, sarebbe stata collocata nelle altezze celesti, scelse per sé, tra i suoi sodali, sei principi più potenti degli altri, così come si vede in quell’antica pittura, poiché appartenenti tutti all’ordine eminentissimo di cui egli stesso era il primo, mentre ne rimasero fedeli al Signore solo sette i quali intese divenire i suoi più acerrimi avversari. E contemplando così le sue fulgentissime doti, allo stesso primato di Lucifero, quale uno dei primi spiriti creati alluse il cantore dello spirito nel Salmo 81° dicendo dei giudei, ciechi e ostinati nell’inimicizia con Cristo: « Io ho detto: «Voi siete dei, siete tutti figli dell'Altissimo». Eppure morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti» [Salmo 82,6-7]. Con il quale Dio minaccia i Giudei di una caduta simile alla caduta di Lucifero, che indica come uno dei potenti
{ qui c’è una differenza con la traduzione CEI 74, mentre il testo latino recita effettivamente 81,7 (latino): Vos autem sicut homines moriemini et sicut unus de principibus cadetis! Mentre in greco 7 ὑμεῖς δὲ ὡς ἄνθρωποι ἀποθνῄσκετε καὶ ὡς εἷς τῶν ἀρχόντων πίπτετε , cioè cadrete come uno degli Aronti o uno dei principi}
- cioè come uno dei primi principi degli Angeli, cioè i Giudei otterranno le pene di lucifero perché trascurarono di divenire come dei per mezzo di Cristo, mentre scelsero di essere figli del diavolo e di compiere i suoi desideri contro Cristo.
- Così {Giovanni nel capitolo 8° soppesando esattamente lo splendore della bellissima natura angelica e la vile ed abietta condizione del genere umano, mediante l’opera che può dirsi di ciascuna parte*} Lucifero reso stolto e accecato dalla superbia e dall’ira, avvampò nel suo animo, e decise immediatamente di aggredire quella incauta popolazione angelica volendo fare un discorso pomposo e artificioso per far convergere tutti verso di sé, e volendo mettere a rischio opportunamente la loro dignità e quello stato felicissimo, lo sparpagliò in giro, ed è giusto che quella locuzione da Angelo ad Angelo sia mentale, perché gli Angeli sono esseri incorporei e non si servono della lingua per comunicare, ma ciascuno percepisce i pensieri dell’altro, noi invece sparpagliamo quella capacità della mente con i discorsi umani, affinchè la considerazione del nostro animo possa essere percepito da ogni uomo.
- Pertanto ascoltiamo, raddrizzate le nostre orecchie, Lucifero quando ancora sorgeva al mattino come Principe di tutti gli spiriti celesti, mentre parla nel meraviglioso teatro dell’esercito degli Angeli
IV° - IL DISCORSO DI LUCIFERO A TUTTI GLI ANGELI
« Carissimi compagni dei Cieli, avete udito, la nuova ed irridente proposta e l’ empia legge, empia, seppur data a noi da Dio nostro, ed emanata contro la nostra dignità ed eccellenza angelica, a causa della quale, voi dubbiosi ed agitate, state esitando, ma se mi avrete ascoltato attentamente, accoglierete i miei consigli, per non sminuire così facilmente la nostra dignità, così come oggi temete, e che da quella nuova e stupenda apparizione di Dio sotto l’immagine di un uomo, fatta appena poco fa, avete chiaramente compreso quanto la natura umana sia di condizione inferiore a noi tutti, mentre l’uomo è simile nella vanità e i suoi giorni passano come ombra, e mentre vive è fatto colmo di miserie, già avete compreso, che si deve creare da quattro elementi ciascuno contrario all’altro , avvolto dal freddo e dalla fame, dalla sete e dalla fatica e da varie malattie, il quale sarà consumato dalla putrescenza e dai vermi, costretto a sopportare una lotta interna e continua tra la carne e l’anima, poiché la carne avrà desideri contro lo spirito e sarà agitata dagli affanni, e così gravata da questi mali il suo intelletto andrà incontro alla stupidità. La donna invece, è di gran lunga inferiore all’uomo, perché è più stupidamente incostante, timida, incapace, impura e legata all’uomo da gravi condizioni* incomprensibile 150_b e possiede altre impure condizioni, orride a dirsi! Noi invece abbiamo il primato su di ogni creatura, perché siamo, puri, luminosi e brillanti, incontaminati*150_b, senza macchia, prudenti, pieni di scienza, eterni, impassibili, giusti, pii, conoscitori delle cose future, intenti alle divine lodi, e per quanto possiamo ci adoperiamo per compiere cose simili a Dio, per cui, essendo la nostra natura di molto più eccellente della natura umana, poiché siamo stati creati per primi, e dopo che fu ornato questo cielo empireo, che avevamo più vicino di ogni altro, assistiamo davanti a Dio e siamo pronti assiduamente a servirlo. Per cui non sussiste alcuna giusta o perfetta ragione, per cui voglia assumere proprio quella vile ed infima forma umana piuttosto che la nostra davvero splendida natura e che così dio divenga uomo, a causa del quale, stabilì di costituire pure moltissimi uomini, facendoli divenire alcuni pari a noi, ed altri, come sospetto, addirittura maggiori di noi! Ma ciò che risulta più insopportabile è che ci ha anche ordinato di adorare e venerare addirittura quella semplice donna, priva di alcuna divinità, che ha scelto come madre e di riunirci tra noi, per stabilire se noi che siamo più eccellenti, vogliamo o non vogliamo sottometterci, ad esseri inferiori, in tal modo mortificando il nostro status, la nostra dignità e il nostro grado, innalzando gli ultimi al posto dei primi, cosicché tutti potranno intercedere, il sommo aldilà venga meno e gli indegni vengano resi più degni dei degni contro il diritto e la legge e qualsivoglia decoro di onestà! Cosa dunque pensate di fare fratelli miei celesti sapientissimi ? Non dovrebbero forse essere giusti o equi i comandamenti del Signore Dio nostro, e le cose che lo riguardano non dovrebbero essere più sante delle altre ? Dov’è, mi domando, allora la sua eccelsa potenza, la sua equanimità, la sua giustizia, il suo decoro, dove l’amore per noi *incomprensibile 151_a ? Vuole infatti all’improvviso modificare i nostri ordini e i nostri diritti, i nostri onori e le nostre dignità, che ci ha donato liberamente e con costanza, mentre ora ci sottomette ad infime figure ! Non ce lo comanda la sua incomparabile carità a noi che lo assistiamo più da vicino e che lo serviamo incessantemente, affinchè al di sopra di noi non venga esaltato l’uomo Dio, ma addirittura, una certa femminuccia ! Non è forse più utile la grandezza e la beneficenza verso i suoi veri eletti ? Consiste davvero in questo la sua illuminazione per renderci partecipi dei suoi segreti se non apparire noi in quello stato e rendendoci della sua bontà soltanto questo: questo voglio e questo vi comando, la mia volontà sia sufficiente alla ragione ! È dunque questo il suo amore, questa la sua benedizione, questa la grazia di cui parliamo e che speriamo di ricevere da lui ? Sono davvero queste la libera richiesta di grazia e il favore della sua divina magnanimità ? Ci ha relegato a svolgere incarichi di poca importanza in un qualche insignificante ambito di servizio, ed a stento riusciamo ancora a parlare; non promette nulla per il futuro, né concede nulla allo stesso modo, come se noi lo avessimo leso in qualche modo ! Peraltro non ci vuole concedere doni gratuitamente, o promuoverci a sedi più sublimi, se dapprima non subiamo il nostro disonore, e ci sottomettiamo a chi è inferiore a noi e per convincerci di questa stoltezza e insensatezza, vuole addirittura sminuire la sua Stessa Maestà, a scender fino alle cose più minime, infime, caduche, vili, fetidi, purulenti e imperfette, e magari non ci permettesse di restare in pace in questo potente e sommo stato in cui ci troviamo, ma ciò che è più spiacevole sta nel fatto che non ci vietò di restare inerti, ma ci minaccia anche di scagliarci via da questo cielo verso luoghi tenebrosi , nebulosi e caliginosi, e di privarci così dei nostri doni e della grazia concessaci ed anche del modo a lui simile con cui possiamo distintamente conoscere le cose, in modo da condannarci alla perpetua perdita di ciascuna delle abbondanti grazie concesse se non rispettassimo i suoi comandamenti o trascurassimo una simile gloria ! Speravamo certamente che un così ottimo medico preparasse qualche rimedio alle ferite del dolore nostro, e mitigasse ed edulcorasse le evidenti offese che ci impone di subire, e se Dio è davvero Eccelso ed Onnipotente e Sapientissimo, dov’è allora la sua forza inespugnabile, dov’è il suo buon consiglio, visto che vuole umiliarsi in tal modo per assumere quella carne umana così corruttibile , colma di così tante miserie – come dicemmo - , stabilendo così di regnare sotto forma umana e che lo stesso venga adorato in Cielo e in terra da tutti! Ma ciò che esaspera l’animo nostro e che ci abbia ordinato, che veneriamo una certa femminuccia che ha scelto in madre, e che non sarà Dio, che sarà esaltata sopra di noi, e che la consideriamo come nostra Signora e Regina, cosa che certamente, nessuno sano di mente, approverebbe, ma se ha deciso così e lo ha siglato con la sua altissima decisione, di assumere un’altra forma, perché vuole sottometterci ad un uomo da rendere più nobile di tutti noi ? Perché certamente questo giudizio deve essere più giusto, razionale e conveniente per tutti , e non può essere fatto diversamente ? Tra noi eminentissimi Angeli ce ne sono moltissimi del cui novero uno può preferirne un altro, e qui si trovano già i grandi principi, come Michele e Gabriele, che sono tra loro molto simili, e ci sono io, che sono degno, tanto quanto loro e godo di pari onore, di cui non è necessario parlare, dato che mi conoscente chiaramente. Se dunque Dio non vuole conferire questi sommi onori a qualcuno di noi, né assumere qualcuno di noi per quella massima dignità, lo voglio e desidero invece io ardentemente né rinnego che io stesso voglia essere fatto simile a Dio, dato che sono molto maggiore e molto più degno dell’uomo nonché il primo tra tutti gli angeli, e per questo voglio che l’uomo adori me e non invece io lui, e soprattutto non voglio venerare o adorare quella donna perché ciò va contro ogni onore e decoro della divinità angelica, di conseguenza, se mi avrete ascoltato e avrete concordato con me, cosa di cui non dubito, confido che tutti voi concorderete con me, perché mi preoccupo dell’onore, del decoro e della dignità di tutti: per questo sostenetemi voi tutti, e collocate la mia sede in alto e così sarò simile all’Altissimo, cosicché la natura angelica acceda ad uno stato più elevato, e sarà affrancata più profondamente , affinchè Dio non diventi quel suo uomo, ma sia fatto angelo cosicché l’angelo diventi Dio ed io esalterò tutti voi che mi favorite, cosicché diverrete anche voi altissimi come Dio, ma quelli che tra noi saranno contrari io li priverò del mio amore reciproco, e sarò per loro un nemico perpetuo, ed essi lo diverranno per me! Difatti non accetterò nessuna sua salda sentenza e nessun medesimo decreto divino, né mai adorerò quell’uomo e soprattutto sua madre, né riconoscerò mai come giusto quei comandamenti di Dio! Inoltre ritengo affetto da ingiustizia ed empietà, quanto dalla perversa decisione divina espressa innanzi a noi tutti, e poiché sono il primo davanti a tutti noi, dichiaro questa mia sentenza irrevocabile, e questa mia decisione ferma così come perpetuo anche questo mio decreto! Minacci dunque Dio tante tenebre e caligini quanto vuole, io non mi muoverò mai da questa valutazione, né consentirò che la nostra dignità angelica e la nostra eccellenza primaria vengano sminuite, né sottometterò me stesso ad un uomo o ad una donna, e se Dio dice che sarà una e una cosa sola col Figlio, rimanga pure con Lui così com’è e se davvero vuole dare a quel figlio che mai vidi prima quell’onore divino, non accolga la forma umana bensì quella angelica. Coloro che tuttavia non sono d’accordo con noi , stanno con lui e non sono degni della nostra amicizia. Ho parlato»
V° - DELLA BATTAGLIA ANGELICA CON L’INTERPRETAZIONE DEL CAPITOLO 12 DELL’ APOCALISSE DI GIOVANNI
- Non appena lucifero ebbe finito di parlare, quei sei Principi che si scelto prima immediatamente , si misero di fianco a lui, tramando molte cose nel loro animo, poiché quell’invito che aveva appena fatto, in realtà aveva una coda acuminata, e gonfia di velenoso inganno, con la quale Lucifero trascinò «giù un terzo delle stelle del cielo» [ Ap 12,4] , cioè degli Angeli, così come insegna Giovanni, nel capitolo 12° della sua Apocalisse.
- L’intenzione dolosa di lucifero di occupare la sede di Dio e l’avversario di Cristo e l’angelo venisse fatto Dio , come intese il divino Ignazio, che nella quarta epistola ai Filippesi, apostrofando lucifero dice: « Non mi manca il tuo antico intento né ignoro che procedi curvo e con inganno».
- Lucifero aveva dunque prodotto un giudizio contro il giudizio di Dio, e poiché appariva sapientissimo davanti a tutti gli Angeli, questo giudizio che aveva proposto loro, che cioè uno dei primi tre principi assistenti venisse assunto alla destra di Dio, e divenisse Dio. Il dottore dei gentili , comprese ciò dicendo nel capitolo 2° della lettere agli ebrei: « Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura» [ Ebre. 2,16].[segue nota che no traduciamo in quanto inutile 152_b].
- Per cui è chiaro che egli volle divenire un uomo Dio e non assumere forma Angelica come invece desiderava Lucifero.
- Per questo sorse una grande ribellione , dove i superbi decisero di amare se stessi di più che Dio loro Creatore. Una parte si divisero in favore di Lucifero, mentre tutti i restanti Angeli, dotati di animo buono e mite, che riflettevano in modo più corretto ed alto sui misteri di Dio, si raggrupparono intorno ai principi più potenti, il cui indefesso capo era S. Michele, mormorando contro la superbia di Lucifero tutta la bontà, la giustizia e la sapienza di Dio.
- Per questo tutta la compagine angelica fu divisa in due fazioni di cui l'una composta dai superbi amò talmente se stessa da giungere a disprezzare Dio, mentre l’altra composta dagli spiriti più umili, amò a tal punto dio loro Creatore, da arrivare al disprezzo totale di se stessi, per cui la contesta o meglio quella mormorazione, si erse come una specie di soffio di vento che percorse, ripeto, tutta quella superna civiltà angelica, dove molti avevano l’animo incerto, molti si agitavano al pensiero della decisione di Dio di dover assumere l’umanità per cercare di capirne il fine , mentre la maggior parte diceva di non volerne sapere nulla se Dio voleva essere uomo, cercando col proprio animo di comprendere cosa volessero essere, e avvertendo Lucifero di non blandire troppo se stesso e che il suo primato tra di loro dovesse essere rimosso, perché ardendo in un amore così sfrenato per se stesso arrivò a sfidare Dio, mentre gli Angeli buoni e rimasti fedeli, avanzavano con un così grande amore per Dio, che disprezzarono se stessi, accordando poca stima alla propria dignità ed eccellenza, e dunque così come viene mostrato in quell’antica pittura, 12 principi armati portando sulle loro lance il segno dei Dio vivente, e tra loro San Michele, con il vessillo fulgidissimo della croce si vedevano tutti li bramosi di ottenere giustizia, come il canto di Maria, declama: « ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi» [ Lc 1,53] arrivare li a nome di tutta la restante parte degli spiriti rimasti fedeli alla divina Maestà, implorando il suo divino aiuto, ed offrendo inoltre ciascuno se stesso, per combattere contro gli apostati, poiché , come dice l’Apostolo Paolo ai Corinzi, capitolo 9° « Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama Dio ama chi dona con gioia» [ 2 Cor. 9,7], e più correttamente, i primi 4 principi di quelli provennero dal gruppo dei Sette Principi Assistenti, in nome di tutto l’ordine serafico, mentre ciascuno dei restanti 8 di quei Principi si offrirono a nome del proprio coro di appartenenza, ciò perché, come già ho detto in precedenza, quello scontro fu in realtà una contesa tra angeli umili e superbi, e fu più che giusto che, quelli che tra loro erano gli spiriti più eccellenti combattessero con il principale: Lucifero, dal momento che, coloro che sono più vicini a Dio sono molto più sapienti, ed insegnano agli altri Angeli inferiori, come indica il divino Areopagita, nel capitolo Iv della sua opera Angelica, dicendo, infatti: « volendo il sovrano autore di ogni ordine che in ogni gerarchia vi siano potenze costituite in primo, secondo e terzo grado, affinché le più elevate siano guida e maestre delle altre nelle opere della purificazione, della illuminazione e della perfezione.» [Ger. Coel. IV.III].
- Per questo, si prepararono a combattere contro lucifero unicamente i Sette Principi degli Angeli, e così come viene effigiato in quella pittura, si adoperarono nello scontro angelico, solo i primi quattro principi assistenti , patrocinatori dell’ intero ordine serafico, vincendo mediante l’utilizzo di innumerevoli argomenti, lo stesso dragone. e scagliando giù, una volta vittoriosi, i nemici, i quali, come si apprende da un libro più segreto {*non è dato sapere quale fosse furono Michele, Gabriele , Raffaele e Uriele} .
- E poiché Dio conosceva ogni cuore, dato che la sua scrutazione è infallibile, la sua grazia apportò ogni bene incomparabile, di scienza, illuminazione, e fulmine, affinchè ottenebrassero vittoria sui nemici [il periodo è un po frastagliato , abbiamo cercato di scremare cose inutili 153_B]
BREVE RESOCONTO DELLO SCONTRO E DELLA CADUTA DEGLI APOSTATI
- Cosa invece accadde dopo che lucifero aveva finito di parlare, lo ha rivelato Giovanni Evangelista nel capitolo 11° dell’ Apocalisse dicendo: « Allora si aprì il santuario di Dio nel cielo e apparve nel santuario l'arca dell'alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine» [ Ap 11,19].
- Ebbene in queste parole che si leggono nel capitolo 11 dell’ Apocalisse di Giovanni, è contenuto l’argomento del capitolo successivo , il 12° che certamente devono essere esaminate in modo alto ed accurato, così come disse S. Girolamo, che ciascuna parola dell’ Apocalisse contiene un sacramento, e che questa Apocalisse è più profezia che riveli segreti di Dio, soprattutto presenti e futuri, così come concordò anche lo stesso dottore trilingue ? delle cose passate.
- Dunque fu rivelato il combattimento di quei famigeratissimi angeli, dal fatto iniziale, dopo aver riferito e nascosto moltissimi misteri in un senso perlopiù oscuro. Invece questo capitolo dodicesimo dell’Apocalisse non contiene tanto un oracolo delle cose passate, prevedendo invece quelle future, perché Giovanni si preoccupava molto delle eresie e delle divisioni nella Chiesa, e dunque prevedendo le future contese, nella Chiesa di Dio, specie sulla concezione della gloriosa vergine, volle ovviare con la divina rivelazione a questo veleno della sedizione nella chiesa, e per questo motivo mostrò sotto una immagine sapientissimamente allegorizzata che la madre di Dio fosse stata ornata dall’eternità di dodici privilegi, e specificamente il privilegio della preservazione e dell’esaltazione sull’immacolata natura angelica, e l’estinzione del veleno dell’antico serpente, che è il nemico indefesso di Cristo, e della sua immacolata Madre, ai quali non volle umiliarsi e sottomettesti, ma al contrario, da spirito meraviglioso e bellissimo rispetto a tutti quanti gli altri Angeli ,e dotato di grazia inestimabile, tramutarsi in orrido mostro ed essere scaraventato nei luoghi delle tenebre ed ardere nella fornace eterna, che elesse a sua medesima dimora, come attesta lo stesso S. Ignazio, nella quarta epistola ai Filippesi, da me già precedentemente espressa.
- Infatti quando Dio raccolse a sé gli Angeli buoni non permise più che essi si sottomettessero agli inganni di Lucifero, affinchè fossero pronti ad obbedire ai suoi comandamenti, atteso che essi anteponevano la divina volontà alla propria, amando Dio più di se stessi, desiderando e vedendo quella stupenda unione e quell’indissolubile vincolo della divinità con l’umanità, e sapendo che una donna tale e di simile grandezza, che meritò di divenire madre di dio, e al cui grado, nessuno degli Angeli maggiori, poteva arrivare, per quanto posso percepire da quella sacratissima Apocalisse di Giovanni, divisa in due, e nel capitolo venti, fu rivelato a Giovanni lo stato della Chiesa Militante, dal suo esordio fino alla sua fine, o meglio alla sua esaurimento, nel quale stato predisse tutte le opinioni vane, gli errori, le eresia e le sette in mezzo a tutti gli altri mali che avrebbero turbato questa Chiesa Universale , come già lo stesso Giovanni scrisse nel suo Evangelio, per resistere alle eresie che sarebbero sorte in oriente dalle insidie e le astuzie del dragone, affinchè eliminando alcuni errori e contestazioni ovvero false opinioni scrisse le suddette parole alla fine dell’undicesimo capitolo dell’apocalisse, come argomento del capitolo seguente, e successivamente e successivamente dal medesimo capitolo dodicesimo, espresse in pieno una serie di segni grandi e meravigliosi di cui
- il primo insegna quale fu davvero la causa della ribellione degli Angeli,
- il secondo rivela se la caduta dei cattivi fosse nota a tutti gli Angeli, per i misteri della incarnazione, della passione, e della Redenzione universale che doversi somministrare attraverso il Cristo, figlio di Dio deificatore dell’uomo.
- Il terzo riferisce quali furono i delitti degli apostati, che indica esser stati disobbedienti e superbi, dopo essere stati preliminarmente informati del premio che sarebbe derivato dall’obbedienza e della pena della disubbidienza, come avvenne quello scontro, e in che modo i buoni prevalsero,
- ed infine il quarto mostra in che modo dall’inizio dei tempi, la beata vergine madre, non ancora creata, venne mostrata ad ogni Angeli, già preservata nella carne da ogni macchia di peccato, e da doversi venerare ed esaltare al di sopra della natura angelica, come Regina e Signora ornata di 12 dignità , che il Serpente Antico sarebbe divenuto l’acerrimo nemico della beata vergine, e che grazie ad esso sorgerà un autore di opinioni false ed errate, nonché un bugiardo fabbricatore di illazioni atte a negare la presenza della Gloriosa Preservazione della Vergine prevista eternamente da Dio , e che per merito del drago, l’ inventore di queste opinioni false ed errate fu scagliato dal Cielo verso l’abisso, con la cui espulsione vengono ammoniti tutti affinchè si astengano dal proferire le stesse false opinioni sulla concezione della Madre di Dio e non si avvicinino alla caduta del dragone, con cui avrebbero assentito.
- Inoltre, poiché le cose che mi sono state dette non mancano di opinioni contrarie, di cui ce n’è una secondo cui non tutti gli Angeli seguaci di Lucifero avrebbero compreso il mistero dell’Incarnazione, poiché se avessero davvero compreso questo mistero non sarebbero caduti, ma solo Lucifero lo comprese realmente, mentre l’altra opinione è che tutti gli Angeli buoni avrebbero compreso il mistero dell’Incarnazione con l’Ascensione del Signore, finché non disse: « Chi è costui che viene da Edom, da Bozra con le vesti tinte di rosso? Costui, splendido nella sua veste, che avanza nella pienezza della sua forza? » [ Is. 63,1] Contro le quali opinioni sicuramente da eliminare, Giovanni scrisse il capitolo 12° dell’ Apocalisse in che modo a tutti gli Angeli buoni e cattivi, nessuno escluso, fu manifestato ogni cosa sul mistero dell’Incarnazione del Verbo, in cui ogni persona angelica e umana avrebbe dovuto credere così come Redentore Universale: e che ciò sia così lo insegna lo stesso Giovanni, mediante la stessa rivelazione, sotto l’immagine di una donna che stava per partorire scorta prima della battaglia, ed è proprio per il figlio di Dio fautore ed autore delle vittorie che disse: « essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio » [ Ap 12,11].
- Dunque quella vittoria giunse dai meriti della Passione di Cristo, cui tutti gli Angeli buoni avevano creduto, e a cui si sottomisero , umiliando se stessi, e come per mezzo del sangue dell’Agnello ottennero la vittoria sui nemici, allo stesso modo, per i meriti dello stesso, furono tutti confermati in grazia ed ottennero tutti quei grandi doni.
- Tuttavia, secondo i meriti degli stessi e da Cristo che è il creatore degli Angeli, nonché capo e distributore di tutte le creature intellegibili, per questo per mezzo di Cristo tutti gli angeli buoni furono redenti tanto per la vittoria ottenuta, quanto per la confermazione nella grazia della beatitudine eterna, mediante il sangue dell’Agnello, e grazie alla testimonianza del loro martirio. [ Tommaso qui inserisce una intera nota 155_a semi incomprensibile] Se dunque gli angeli buoni furono salvati ed ottennero la vittoria perché credettero, in Cristo, e si sottomisero e si umiliarono è conveniente che gli Angeli cattivi, furono abbattuti, perché non vollero credere in Cristo, né vollero sottomettersi e umiliarsi, e , in questo modo, tutti ebbero vera conoscenza di Cristo, perché nessuno può negare ciò che non conosce, né può legittimamente meritare punizione per un crimine che non ha compiuto per sua conoscenza acquisita, altrimenti sarebbero stati puniti ingiustamente, per cui tutti i demoni conobbero Cristo, a cui non vollero, sottomettersi né umiliarsi, e per questo giustamente vennero condannati. Luca nel capitolo 8° dice che un giorno si vide un uomo andare incontro a Cristo urlando e disse a gran voce: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!»[ Luca 8,28] Ecco dimostrato che Cristo era conosciuto dai demoni.
- Per questo a quelle parole « Chi è costui che viene da Edom, da Bozra con le vesti tinte di rosso? Costui, splendido nella sua veste, che avanza nella pienezza della sua forza? » [ Is. 63,1] viene risposto che quelle parole non furono proclamate per ignoranza ma per ammirazione considerando quanti passi erano stati fatti per la redenzione di ogni creatura. Inoltre la medesima ignoranza non poté attingere alcuno degli Angeli, perché era necessario che ciascuno si umiliasse per essere salvato.
- Inoltre, dalla sentenza del divino Dionigi, al capitolo 4 si dice che agli Angeli fu affidato dall’inizio il compito di condurre gli uomini alla vera conoscenza di Cristo affinchè si salvasse … 155_a con nota incomprensibile Ciò viene confermato dal suo stesso maestro Paolo {solo nel 1800 si saprà che l’autore delle Gerarchie Celesti non è il vero santo convertito da Paolo all’areopago !} nella lettera agli Ebrei capitolo primo dove dice: « Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza?» [ Ebre. 1,14].
- Queste parole di Paolo riguardano gli eletti dall’inizio del mondo fino alla fine, che devono essere istruiti dal ministero degli Angeli, al fine di poter essere oggetto dell’eredità divina. Pertanto Dio ha aperto il suo tempio cioè la sua umanità mostrandosi , come dissi, nella forma di uomo.
- Infatti il tempio del Dio verissimo, è detto principalmente umanità di Cristo, poiché in essa abitò il Verbo divino mediante l’unione personale sotto un’unica ipostasi, tempio di cui parlò Cristo stesso nel capitolo 2° di Giovanni, dicendo: « Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere» [ Gv 2,19] spiegando il medesimo Evangelista, che con queste parole, Cristo intendeva “il tempio del suo corpo” così come dichiara il divino Ignazio, nell’epistola sesta agli Smirnesi, dove disse: « la Sapienza edificò da sé la propria casa, pertanto il Verbo, cioè il Tempio Stesso, distrutto dai nemici, risuscitò il terzo giorno», e fu manifestata * il periodo è frastagliato per errori e cancellature l’umanità di Cristo nell’intelletto angelico, ponendo i confini per il contesto, perché i Cieli si dicono anche angeli, come il Salmista declama nel salmo 8: « sopra i cieli si innalza la tua magnificenza» [Salmo 8,2] e nel Salmo 12: « Su tutti i popoli eccelso è il Signore, più alta dei cieli è la sua gloria» [rectius 113,4] .
- Gli Angeli, sia buoni che cattivi sono rappresentati attraverso il Cielo del periodo secondo, alla fine. Disse infatti “in cielo” per intendersi “l’intelletto di tutte le angeliche esistenze”, e cioè fu veduta da tutti gli Angeli, l'arca della tua potenza cioè la Vergine Madre ancora increata promessa ai santi principi e ai profeti del Vecchio Testamento, nel cui utero immacolato avrebbe trovato casa e sarebbe stato personalmente cinto il Dio fatto uomo per nove mesi, e in seguito sempre singolarmente avrebbe abitato e trovato requie per grazia di Dio, della quale arca, la cetra dello Spirito Santo, ha cantato questo carme: « Alzati, Signore, verso il luogo del tuo riposo, tu e l'arca della tua potenza.» [ Salmo 131,8].
- Fu infatti proprio questa deifera arca, prescelta dall’eterno che una volta vista, «Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine» [ Ap 11,19].
- Correttamente sotto queste poche parole, si nasconde una certa epitome ovvero un breve compendio di tutti i misteri e i segreti , che riguardarono le cose svoltesi in Cielo dalla creazione della natura angelica fino all’orribile caduta e ciò viene spiegato nel capitolo successivo il 12° dell’ Apocalisse che è pieno di grandiosi segni e fino a qui, non ancora chiaramente compreso
VI° – PREPARAZIONE DELL’INTERPRETAZIONE DEL DODICESIMO CAPITOLO DELL’APOCALISSE
- In seguito, avendo Dio compreso l’animo ribelle e maligno di Lucifero e dei suoi sodali, e l’odio capitale che gli stessi riversavano soprattutto verso Cristo e sua madre, per maggiore loro confusione e sobbollimento di furore, ma allo stesso modo di gioia e consolazione dei buoni spiriti assetati di vedere questa Madre di Dio e il suo parto immacolato senza necessità di seme umano, i quali dicevano: « Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza» [ Salmo 85,8], fece apparire la Beata Vergine ancora increata in quella figura e nella foggia piena di misteri come viene scritto da Giovanni nel capitolo 12° dell’Apocalisse, affinchè tutti gli Apostati, confusi dal dolore si torturassero, ma nella mente degli Angeli buoni, tutti i pensieri empi di insidie, inganni e furori nonché di odio capitale di Lucifero e dei suoi complici, venissero manifestati sotto l’orrenda forma del dragone, mediante una visione mentale allusiva al dolo di Lucifero e dei suoi complici, affinchè gli Angeli non venissero più ingannati da loro!
- Infatti il drago, insidia in modo occulto, così come disse il divino Agostino, dello stesso, in un sermone di un certo martire: « Si chiama diavolo poiché è sia leone che drago, cioè Leone per impeto e Drago per l’ insidia; il Leone infatti opportunamente si adira, mentre il Drago occultamente insidia» e proprio in quella forma fu visto dagli Angeli, affinchè ne prevedessero le sue circonvenzioni e insidie, così come non fu consentito a Lucifero di tentare i progenitori in un’altra forma benigna, che non soltanto sotto l’aspetto di serpente affinchè essi prevedessero e temessero anticipatamente l’occulto ingannatore e insidiatore.
- Lucifero infatti si sforzava di ingannare tutti gli angeli , ma la caduta degli Angeli superbi, veniva manifestata in modo più segreto a tutti gli Angeli buoni, ma in verità, affinchè tutte le cose suddette venissero manifestate in modo velato e oscuro, Giovanni fu ispirato dalla descrizione di una tempesta inaudita ed insolita scoppiata in aria, a somiglianza della quale venne dallo stesso descritta quella ribellione e quella contesa celeste tra gli angeli ribelli e quelli rimasti fedeli e umili che allora furono illuminati da Dio.
- Infatti come ben disse S. Giacomo: « Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia» [ Giac.4,6] affinchè conoscessero i misteri dell’Incarnazione; infatti mediante la predetta similitudine con cose visibili, le cose predette, spirituali ed imperscrutabili possono essere più facilmente da noi comprese.
- Pertanto, dopo che si aprì il santuario di Dio cioè dopo che venne manifestata l’umanità di Cristo, e apparve nel santuario l'arca dell'alleanza, cioè Maria Vergine ancora increata che lo avrebbe portato in grembo, cioè per opera dello Spirito Santo, “Ne seguirono folgori” [ cfr. Ap 11,19], cioè illuminazioni per aiutare così gli Angeli buoni ,a percepire il mistero della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria e poi , al tempo opportuno, dell’Incarnazione e dell’unione della divinità con l’umanità, ed i meriti ineffabili della Passione di Cristo, per la redenzione universale.
- Ciò che vide in spirito il santo salmista, furono le medesime illuminazioni come risulta dal Salmo 75°: « Splendido tu sei, o Potente, sui monti della preda; furono spogliati i valorosi» [Salmo 76,5] e voci, scoppi di tuono, ricordati nel capitolo precedente, e disse: « i sette tuoni fecero udire la loro voce» [ Ap 10,3] per significare proprio quei Sette Angeli che sono chiamati Tuoni, sia dal Salmista che da S. Cipriano, i quali hanno le sette trombe, e proprio questi sette che erano superiori a tutti, si opposero a Lucifero!
- Pertanto quei tuoni, sono le contestazioni e le dispute dei Sette Principi Assistenti sul rispetto dovuto alla legge e ai comandamenti di Dio , e queste dispute vennero da illuminazioni, così come i Tuoni si mostrano preannunciati dalle folgori.
- Affianca i Tuoni con le voci, affinchè comprendiamo che non si trattasse realmente di tuoni, ma di turbamenti mentali e di conflitti intellettivi poiché sono voci articolate secondo l’umano sentire cosicché siano comprese da noi!
- E si fece un “terremoto e una tempesta di grandine”, parole che significano inoltre, che gli Angeli ribelli erano stati dapprima ammoniti, mentre ancora erano pellegrini, di obbedire ai comandamenti di Dio, prima di essere espulsi dalle loro sedi, così come di solito dapprima si sente il terremoto, e poi giunge la rovina, e sotto quella similitudine del Terremoto viene espresso l’ammonimento universale, come la terra contenendo anche tutti gli edifici molto mediocri e piccoli, che possono subire una sicura rovina, e così, tutti gli Angeli vennero ammoniti, vale a dire a ciascun ordine o specie che esisteva in Cielo, e Giovanni, continuando nella sua Similitudine sulla tempesta, disse “tempesta di grandine”, cioè cadde in numero copioso, ma non disse che vi fu una grande rovina di edifici, di castelli o di città come di solito capita dopo un terremoto, così come invece aveva detto proprio nello stesso capitolo undicesimo poco prima: « In quello stesso momento ci fu un grande terremoto che fece crollare un decimo della città » [ Ap 11,13], ma quella “tempesta di grandine” cadde, perché egli voleva intendere invece, la caduta degli spiriti maligni, che caddero proprio come poderosi chicchi di grandine, duri o congelati, ma ciascuno freddo in modo diverso, e reclameranno con stridore di denti gli effetti del grande danno sui frutti della terra.
- Per questo viene detto che venne una “tempesta di grandine” per mostrare la grande moltitudine degli Angeli caduti , che furono resi pesantissimi, grazie al fatto di non voler rimanere in Cielo, e divennero perciò congelati, e resi duri dall’ostinazione, perché dopo il dibattito che fecero, rimasero, fermi nelle posizioni di prima, e congelarono come grandine, resi freddi perché privati del calore del fuoco della carità divina, e ineguali perché caddero ciascuno in ragione del loro diverso ordine, da tutti i cori Angelici verso questo mondo sensibili, per portare danno al genere umano, se non intervenisse la divina provvidenza, mediante il ministero degli Angeli buoni.
- Ecco in che modo S. Giovanni Evangelista, sotto una breve descrizione delle tempesta, di solito utilizzato come elemento comico per i poeti, espresse interamente la rivelazione dei misteri delle cose celesti, così come è stato da noi precedentemente spiegato, e poiché – come dissi – questa rivelazione è stata fatta con riferimento agli avvenimenti relativo alla formazione del mondo, e prevede le cose future, dunque viene descritta subito dopo che i sette sigilli furono aperti, e suonarono le sette trombe, che rimandano soltanto ad immagini delle cose future, di cui quattro di queste trombe detengono misteri inerenti specificamente questo capitolo 12° e
- con la prima causa di questi misteri viene indicato che l’apostasia degli angeli cattivi fosse dipesa unicamente dall’uomo Dio che Lucifero invidiò totalmente, e rifiutò di adorarlo, e dalla gloriosa vergine sua madre, cui ostinatamente rifiutarono di volersi sottomettere, e ti avverto o lettore, che questa ostinazione di rifiutare la madre di Dio, sarebbe divenuta la causa della rovina anche di quegli spiriti maligni, che decisero di umiliarsi al Dio fatto uomo, ma non vollero abbassare il proprio spirito davanti alla Madre Sua, che non sarebbe stata Dio ma una semplice madre di un uomo divino , a cui soltanto essi volevano sottomettersi, e non ad altri,
- con la seconda ogni angelo fu informato del mistero dell’incarnazione
- con la terza furono indicati a tutti gli spiriti maligni che erravano, per insubordinazione e orgoglio, così come disse S. Ignazio,
- La quarta causa di questa rivelazione fu la già prevista contesa nella Chiesa di Dio sul mistero dell’Immacolata Concezione della Gloriosa Vergine, dalla quale Giovanni, che fu presente alle esequie della Vergine, con tutti gli apostoli, sussistendo la disposizione divina, così come disse il divino dionigi, nel capitolo quarto dei Nomi Divini, sulla virtù della preghiera, non potè più prontamente manifestarla se non mediante un discorso simbolico, e poiché questo modo di spiegare tra i fedeli della Concezione della Beata Vergine [vi è una piccola incomprensibile notula 157_b], appare un errore e genera addirittura scandalo nella Chiesa, appena finito il capitolo 12° Giovanni nel seguente capitolo 13° inizia ad inserire altre figure di eresia,
[Inizia una lunga parte dedicata al profeta Maometto, da noi deprivata degli elementi che potrebbero offendere gli interessati di provenienza islamica, ma che lasciamo perché contiene alcune parti significative ]
- ...Tuttavia, anche nel Corano di Maometto si legge che sarebbe avvenuta la ribellione di Lucifero, poiché non volle adorare Adamo, ma non si deve intendere Adamo come simbolo di Cristo, ma solo in modo metaforico: il libro del Corano è infatti chiamato collezione dei misteri divini; atteso che Maometto per ottenere seguaci che provenissero da qualsiasi luogo , compose un libro di segreti di Dio, in cui racchiuse molti misteri che provenivano direttamente dalla bocca degli Apostoli e dei loro discepoli, ... e che si trovava in una certa dottrina, chiamata (come dicono gli Ebrei) cabalistica, che deriva dalla testimonianza dei Santi Padri e come indica il divino Areopagita, amico della beata Vergine e discepolo di Paolo {ancora una volta si nota l’errore di identificazione del personaggio erroneamente ritenuto il santo del I° secolo} nel capitolo terzo dei Nomi Divini, sulla virtù dell’orazione.
- Molte sono le cose segrete rivelate agli Apostoli e ai discepoli, ma l’Evangelista fu inibito in qualche modo dal rivelarle come allo stesso modo, fu in qualche modo inibito Giovanni dal riportarle nella propria visione dell’Apocalisse, così come lo stesso lo rivela apertamente nel capitolo decimo dell’ Apocalisse dicendo: « udii una voce dal cielo che mi disse: "Metti sotto sigillo quello che hanno detto i sette tuoni e non scriverlo» [ Ap 10,4].
- Per questo, allo stesso modo, fu proibito agli Apostoli e ai Discepoli di non scrivere qualcosa di segreto, che solo successivamente avrebbe comunicato a voce attraverso dei Santi perfetti nella fede, così come disse Ignazio, nella prima sua lettera ai Tralliani , con queste parole: « Non potrei scrivervi cose celesti? Ma temo di recarvi danno essendo voi piccoli. Perdonatemi! Non potendo assimilare vi congestionereste. Anch'io sebbene sia incatenato e mi sia possibile concepire le cose celesti, le gerarchie angeliche e le schiere dei principati, le cose visibili e invisibili, non sono ancora un discepolo. Molte cose ci mancano per non essere pure abbandonati da Dio».
- Tuttavia poiché molti di quei discepoli che sembravano perfetti , disobbedirono, così come Nicola, uno dei Sette discepoli di buon animo, e di cui si legge nel capitolo sesto degli Atti degli Apostoli, che non rimasero veritieri dopo che rivelarono ad altri le stesse loro opinioni confuse alle cose divine che ottennero dagli Apostoli, Maometto, ottenne allo stesso modo, alcuni segreti degli Apostolo, che non erano stati scritti e non erano pubblici e li inserì nel suo volume dei segreti, detto il Corano , in cui ... disse che mentre pregava un giorno fu condotto dall’Angelo Gabriele, dalla Mecca in Gerusalemme, dove ascese al quinto cielo, con l’angelo fino all’oratorio di Dio, da cui ottenne il Libro del Corano, in cui, così come facevano i profeti anticamente, inserì Dio che parlava direttamente, e divise il libro in capitoli, e scrisse molte cose in lode di Cristo, e della sua Santissima Madre, così come si legge nel capitolo Al Baqara dove tra le altre cose attesta che Cristo fu annunciato a Sua Madre per mezzo dell’Angelo e dallo spirito Santo Santificato e Concepito, per virtù divina, nel grembo della sua santissima e purissima vergine madre al di sopra di ogni altra donna.
- Ecco in che modo, nella Chiesa dei primi secoli, tra gli altri segreti che ottenne dagli apostoli, e dai loro discepoli, c’era anche il segreto dell’Immacolata Concezione,della Vergine Gloriosa, comunicato loro direttamente, mentre per noi invece nel capitolo 12°, per non sorvolare sul Sacramento dell’immacolata concezione, che è unita alla predetta battaglia, quelle dignità incomparabili della Gloriosa Vergine, e segnatamente quella della Sua concezione Immacolata che vengono percepite grazie al significato della veste di sole e dalla luna posta sotto i suoi piedi [periodo molto confuso di non chiara costruzione 158_b] ! cioè a dire gli Spiriti Maligni ,che a mala pena la sopportarono, per la loro superbia, perché la stessa, fu resa più pura ,degna e nobile degli stessi Angeli, che desiderarono abbandonare quella felicità, in cui rimasero coloro vollero accogliere la Madre di Dio come propria Regina .
- E per questo s. Ignazio disse in che modo Cristo, disse a Lucifero: « Vai in quei luoghi che tu stesso hai scelto!» nella quarta lettera ai Filippesi, in quanto gli stessi non poterono più disporre, per loro stessa scelta, della sapienza divina, scendendo dalle sommità celesti fino agli inferi [158_b].
- Ma torniamo alla battaglia prolungata cioè al conflitto della disputa degli Angeli, e prima di iniziare appare necessario, rivelare la prima parte del capitolo 12° con più spiegazioni.
VII° - INTERPETAZIONE AMMIRABILE DEL CAPITOLO 12° DELL’APOCALISSE DI GIOVANNI E IN PRIMO LUOGO DELLA MANIFESTAZIONE INIZIALE DELLA MADRE DI DIO NON ANCORA CREATA A TUTTI GLI ANGELI {INIZIA UNA PARTE STROARDINARIA IN CUI SI NOTANO I SETTE ARCANGELI PROFERIRE DEI DISCORSI SULLA BASE DEI LORO NOMI: COSTRUZIONI PRODOTTE IN PARTE SULLA DIRETTIVA DELLA V ESTASI DI AMADEO IN PARTE SULLA SCORTA DI PRIVATE LOCUZIONI DI TOMMASO. CONCLUDIAMO PER LA VALENZA PARZIALMENTE MISTICA DELLO SCRITTO CHE SEGUE}
- Giovanni dichiara pertanto che nel santuario di Dio nel cielo, apparve l'arca dell'alleanza aggiungendo : «Nel cielo apparve poi un segno grandioso» [ Ap 12,1] cioè l’effige della madre di Dio apparve e fu rivelata nella mente degli Angeli. Descrisse in seguito in che cosa consistette quell’apparizione dicendo: « una donna vestita di sole» [ Ap 12,1] , cioè la Vergine Immacolata, che fu collocata come l'arca dell'alleanza nel mezzo del sole, cioè nell’incendio della carità divina, così come declama il salmista nel salmo 18°: « Là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale, esulta come prode che percorre la via.» [ Salmo 19,6], e così come nel capitolo sull’immagine di S. Gabriele, nel secondo libro di questo volume, con leggerezza otteniamo e ricaviamo le suddette parole davidiche sul vero Gesù e ancor meglio sulla corona delle 12 stelle splendente sul capo: « Tolse dalla testa di Milcom la corona … essa fu posta sulla testa di Davide» [ 2 Samuele 12,30] e allude allo stesso significato del medesimo profeta, il canto del Salmo 44: « alla tua destra la regina … gemme e tessuto d'oro è il suo vestito. E' presentata al re in preziosi ricami» [ Salmo 45,10-14/15] e questo Salmo molto si addice al significato dell’incendio della divina carità rappresentato dal medesimo sole, e al significato della corona delle 12 stelle, che allude ai 12 particolari privilegi di cui fu dotata questa gloriosa Vergine, così come ella stessa canta direttamente nel suo carme divino al capitolo primo di Luca, esclamando: « Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome» [ Luc 1,49].
- Tuttavia l’immagine del “drago rosso, con sette teste” che “si pose davanti alla donna” vestita di sole, costituiva anche dimostrazione per tutti gli Angeli buoni, perché la donna era cinta dello splendore del sole, affinchè il respiro dell’antico ed insidioso dragone, non si potesse più avvicinare a lei, per quanto grandemente lo stesso sarebbe divenuto autore del peccato, e tuttavia quel sole di giustizia, non avrebbe mai consentito che il seppur minimo respiro o odore o umore di quel veleno potesse, nemmeno per un sentore percepito da lontano, attingere la carne della beata Vergine!
- [159_a vi è un piccolo elemento che non abbiamo compreso] Sbagliano molto, dunque, quelli che vanno affermando che la Beata Vergine alla termine della sua vita, avesse pregato per desiderio degli altri figli di Adamo, attraverso l’angelo, che vedesse la forma orribile del demonio, cosa che predicano impudentemente anche in pubblico.
- Al contrario, alla madre di Dio, fu già all’inizio, conferita la potestà di calpestare la testa del dragone, così come, già nel terzo capitolo della genesi, si legge che gli schiacciò la testa per sentenza definitiva pronunciata da Dio Onnipotente.
- Quella potestà conferita infatti a Cristo sia in Cielo che sulla terra, come dall’ultimo capitolo di Matteo, parimenti per grazia, fu donata alla Madre Sua su ogni suo nemico!
- Per tali ragioni, la donna non temerà mai il suo servo, né il suo servo temerà mai la donna, ma queste falsità confondono il cuore degli sprovveduti, affinchè il diavolo appaia aver avuto la potenza sulla madre di Dio di apparirLe e tentarLa verso la fine della sua vita, attraverso il peccato originale, così come accade generalmente nella posterità di Adamo: cosa che costituisce un orrenda menzogna, poiché ella né fu preservata ed affinchè venisse manifestatamente espresso questo privilegio di preservazione dall’eternità, la detta donna appariva “con la luna sotto i suoi piedi” a causa dei tradimenti che incontrava dappertutto sul suo cammino, che significa il peccato, e delle imperfezioni della carne umana che la madre di Dio calpesta sotto i piedi, perché ne è fatta eccezione la sua persona, e che si originano in quanto espulsi da quel difetto [il periodo è arzigogolato e di non facile comprensione 159_a_e_b], e così come Regina del Cielo in cui ci sono tutte le stelle, ovvero tutti gli Angeli ornamento del Cielo Empireo, Giovanni, poco più avanti indicata le stelle per gli Angeli, dicendo: « la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo » una volta veduta ella avere quella “corona di dodici stelle” perché da tutti gli Angeli fu Ella allora accolta come Regina di tutti alla quale si attribuisce la gloria regale, attraverso 12 gradi di dignità, dei quali la stessa è stata infine adornata dall’eterno.
- Inoltre i 12 privilegi, ovvero le 12 dignità della Vergine Gloriosa, sono stati già spiegati chiaramente nel mio libro “sulla monogamia di Sant’Anna” e che tuttavia, sebbene li fossero stati sparsi un po’ ovunque, in questo luogo conviene che si esprimano tutti assieme.
- E la prima di queste dignità fu quell’unica predestinazione grazie alla predestinazione del Figlio sopra ogni creatura.
- La seconda dignità fu che la stessa increata, sin dall’inizio stette amatissima e graditissima innanzi al cospetto di Dio, e per nessuna ragione o nessun istante di tutto il tempo, dall’immensità dell’eternità, fu vista mai da Dio con occhio torvo
- La terza dignità è che dall’inizio fu vista, increata, da tutti gli Angeli, e accettata come Regina e Signora di tutti e come madre di Dio immacolata e purissima sopra ogni creatura
- La quarta dignità fu la creazione e la santificazione della sua anima che fu seconda solo a quella di Cristo, colma di ogni grazia e più lungamente decorata in tutti i doni e le grazie rispetto a quella dei progenitori
- La quinta dignità fu la Sua gloriosa concezione, poiché non fu mai privata di quella grazia , atteso che dall’eterno fu unita con Dio, [e , sebbene Eva, fu concepita senza macchia, tuttavia la stessa madre di Dio, figurata più a lungo nel tempo , la stessa eva – il periodo diviene incomprensibile per via della notula abbastanza oscura e di difficile intellegibilità 159_b ],
- La sesta dignità fu l’infusione santificata con inclusione di ogni scienza e di tutte le cose divine. Per questo, da Isaia fu chiamata “profetessa” come da cap. 8° : « Poi mi unii alla profetessa, la quale concepì e partorì un figlio» seguono deduzioni in prolissa nota perlopiù inutili e alcune superfetazioni 159_b].
- La settima dignità fu quella conoscenza precoce, della dottrina divina e della scienza, che dall’utero materno ebbe in modo più perfetto di quanto l’ebbero i primi parenti, rispetto ai quali, la stessa vergine era di gran lunga più perfetta, atteso che essa stessa, già nel grembo materno, cominciò a meritare e non a demeritare, come già accaduto ai progenitori, che furono sedotti a peccare contro il loro creatore.
- L’ottava dignità fu la sua presentazione al tempio, quando, avendo raggiunto i tre anni di età , riuscì a salire i quindici gradini, e consacrò la sua verginità a Dio. Ebbe anche il dono della preghiera colma di sapienza e dottrina di una donna di trent’anni, con stupore di tutti quelli che le erano attorno.
- La nona dignità fu la sua nascita da un matrimonio così casto e santissimo che non ve ne fu uno simile dall’inizio del mondo fino a quel momento, ne da quel momento fino alla fine dei tempi
- La decima dignità fu il suo santo matrimonio, con la novità del miracolo della fioritura del bastone secco e della discesa della colomba su S. Giuseppe, e con voto di entrambi di conservare la propria casta verginità, aiutando Dio per il restante.
- L’undicesima dignità fu che concepì e partorì ma non per mano di uomo,[ Dn 2,34], perché deve essere dotata di verginità perpetua quella Madre di Dio, Regina del Cielo e della Terra che ha la potestà di schiacciare la testa del dragone e di annientare tutti gli eretici.
- La dodicesima dignità fu che la sua carne fu la carne del figlio libera da ogni odore di peccato e allo stesso modo da ogni corruzione , l’anima della quale spogliò il Purgatorio e dopo 15 ore riassunse il corpo e ascese nelle porzioni più alte del cielo vicino al figlio suo, e al di sopra di tutti i Cori degli Angeli , e per questo incinta per opera dello Spirito Santo [ Matteo 1,18] , come risulta dalle medesime parole del primo capitolo dell’Evangelista Matteo, il quale a sua volta allude all’oracolo del profeta Isaia: « Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio » [ Matt 1,23], mentre invece Giovanni, dice di questa donna: « La donna, quando partorisce, è afflitta» [ Gv 16,21], parole scritte da un punto di vista più umano, affinchè detta visione apparisse oscura fino alla venuta del tempo previsto da Dio, sulla vera conoscenza di questo mistero che non si sarebbe dovuta riferire al parto della Beata Vergine, ma al desiderio degli Angeli Buoni che desideravano ardentemente vedere il predetto uomo Dio nella sua essenza, e ne invocavano la venuta. Per questo tale desiderio ebbe inizio negli Angeli buoni, e successivamente fu presente nei progenitori, e negli altri santi padri fino all’avvento di Cristo. Ma ritorniamo al desiderio di quella Vergine gloriosa, che è primizia che desidera la redenzione e la pienezza della gloria, come disse l’Apostolo ai romani, nel capitolo 8° : « ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Poiché nella speranza noi siamo stati salvati» [ 8,23] [segue nota finale 160_b che non traduciamo in quanto incomprensibile]
DEL DRAGO CON SETTE TESTE
- Correttamente, volle S. Giovanni, manifestare quell’odio capitale , quella superbia inaudita, quella corrotta invidia luciferina verso Cristo e Sua madre, e per questo motivo quello commesso dai luciferiani, fu come primo capo della ribellione un delitto di Lesa Maestà, e descrisse anche che l’altra figura vista fosse stata nel cielo e cioè nella mente degli Angeli, in un certo qual modo atta ad incutere terrore, per l’eccessivo furore contenuto in lei, e quasi come per la domanda e l’attesa risposta di tutti, disse: « Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra» [ Ap 12, 3].
- Inoltre, proprio qui viene promulgato che tutti i ribelli furono privati di ogni grazia e di tutti i doni spirituali, ma il suo nome è insigne ed ammirabile perché era stato assegnato da Dio, ma la sua memoria fu cancellata dal libro della vita mentre veniva conservata nella mente dei colpevoli del primo capo della ribellione di Lesa Maestà , così come abbiamo dichiarato prima.
- Ma questa visione non fu comunicata a tutti gli Angeli, ma soltanto a quelli buoni e rimasti fedeli, affinchè i cattivi spiriti comprendessero da soli la propria caduta, ma – come dissi – poiché quello visto fu un "grande drago", gli Angeli buoni furono subito informati affinchè non venissero circuiti dalle insidie e dagli inganni di lucifero e dei principi suoi sodali, come allo stesso modo furono informati i progenitori che furono tentati da lucifero nella forma del serpente, atteso che a lucifero non fu consentito assumere un’altra forma- come disse Sant’Agostino - , così da renderli preventivamente edotti delle insidie e degli inganni del serpente, e in seguito Adamo, resistette sette volte alle insidie, mentre Eva era più sapiente, e aveva anche compreso chi fosse quel serpente, ma Adamo, cadde alla settima tentazione a causa proprio dell’appetito di Eva, e così ambedue furono poi scacciati via.
- Quel grande dragone fu dunque ritratto in questo modo grazie al grande primato che aveva, e "possedeva anche sette teste ed era di colore rosso", perché dopo aver visto la Madre di Dio, la disprezzava violentemente essendo circondata da un così grande splendore e dotata di quel regale abito poiché era stata eletta ad essere la Regina di tutti, e perché il suo figlio promesso era il Re dei Re, ma vedendo splendere di meno sotto i suoi piedi , esplose in un’ira incomparabile che scaturisce dal sangue infiammato del cuore, e per questo appariva di colore rosso, e specialmente nei suoi occhi draconici, che sembravano iniettati di sangue con cui terrorizzava i presenti, e avvampò in un odio così grande che avrebbe voluto divorare Cristo, e Sua Madre.
- Inoltre quel drago sembrava avere sette teste, poiché d’accordo con lui si erano aggiunti sei principi suoi fedeli, così come fu manifestato chiaramente in quella antica pittura e tutti portavano un diadema sul capo, poiché erano appunto dei principi degli Angeli. e avevano deciso di dividere tra loro il governo del mondo così come, in seguito, Dio divise il governo del mondo tra i Sette Principi Assistenti, e da ciò viene manifestato il peccato di Avarizia, e si vedeva il drago avere confisse “dieci corna” che significavano i crimini capitali , di cui sulla testa del dragone luciferino, quattro corna restavano erette, così come indicato in quella antica pittura, perché furono immediatamente compiuti quattro crimini : cioè la Superbia, l’invidia, L’Ira e l’Avarizia, (di cui si è detto n.d.a.) e tuttavia tutti questi delitti avvennero nel primo capo di Lesa Maestà, infatti la Superbia e l’Avarizia sono dichiarate dalla beata Vergine nel capitolo primo di Luca, come segue: « ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi» [Lc 1,51-53] .
- Queste parole denotano infatti il peccato di Superbia , quando dicono - ha rovesciato i potenti dai troni - perché corrispondo alle parole di Lucifero che disse: « Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo» [ Is 14,14].
- L’ Ira viene fuori come si è visto dallo stesso contesto di questo capitolo 12, contro il genere umano e ancor più violentemente contro gli eletti, sulla terra e sull’acqua, perché il drago, fu precipitato verso di voi uomini avendo una grande ira, e per questo fu visto di colore rosso, (come già dicemmo), ma poiché “la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra” si comprende da ciò il raggiro e l’inganno nel comportamento dello scorpione.
- Paolo, nella seconda lettera ai Corinzi, capitolo secondo, dice: « per non cadere in balìa di satana, di cui non ignoriamo le macchinazioni» [ 2 Cor.2,11], poiché infatti essendo gli Angeli seguaci di Lucifero, di ingegno perspicace, sanno che Dio è il loro creatore e Lucifero, in ogni caso, una sua creatura, affinchè non pensiamo che essi siano caduti in una crassa ignoranza, da voler abbandonare il loro creatore ed adorare una sua creatura, ma poiché Lucifero li persuase l’impresa e lo sforzo erano necessari per la dignità e l’esaltazione comune di tutti affinché non si sottomettessero ad un uomo e ad una donna, solo per questa ragione, non apparivano combattere per se stesso.
- Le ragioni difatti di voler accogliere la natura angelica piuttosto che quella umana apparivano a loro insuperabili, né la proposta di poter creare un altro dio [161_b] … e per questo essi, persuasi, elessero Lucifero, ma il suo segreto intento era invece quello di elevare se stesso, e non gli altri, sopra tutti. Infatti come dice S. Agostino ,sulla grazia del Nuovo Testamento: « perché la Superbia odia la compagnia, e per quanto sia in sé, ogni persona orgogliosa vuole distinguersi da sola» [de Gratia Novi Testamenti, Epistola 140 ] poiché perversamente imita Dio sul quale vuole regnare, e i cui amici odia con la stessa intensità, e questo voleva intendere anche S. Ignazio, sull’intelligenza luciferina, nell’ Epistola Quarta ai Filippesi dicendo: « perché la Croce di Cristo fu l'inizio della sua dannazione, l'inizio della morte, l'inizio della distruzione» [Iv Lettera ai Filippesi] , perché infatti taluni avevano deciso di negare la croce, di provare vergona per la passione, di ritenere fatale invocare la progenie della vergine, volendo cancellare quella odiosa natura…162_a non traduciamo per rispetto di altri credi.
- Perché il capo dell'esercito ha molte forme di furto del senso, si contraddice , deduce una cosa ma ne mostra un’altra , perciò fin dal principio cominciò ad usare la stessa astuzia con quella terza parte di stelle cui rivelò una cosa ma ne mostrò un’altra e così li ingannò tutti conducendoli verso il baratro.
- Quando invece dice che “la sua coda trascinava”, l’uso del tempo al passato imperfetto, voleva indicare che ancora non li ha scagliati in modo completo , poiché prima della fine dello scontro, erano ancora tutti pellegrini , e gli angeli cattivi potevano ancora cambiare direzione, ma quando dice però “le precipitò sulla terra” va inteso dopo che essa li trasse completamente in inganno, a causa del quale, i cattivi spiriti furono scagliati verso i luoghi infernali dalla divina potenza
DELL’ODIO DI LUCIFERO VERSO CRISTO E LA BEATA VERGINE
- S. Giovanni, proseguendo immediatamente queste cose, dice: « Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato» [ Ap 12,4] .
- Correttamente mediante quel - si pose davanti – Giovanni ci indica l’innalzamento del corpo del drago all’ira e al furore per mezzo dei quali si mostrava ritto dinanzi a lui, bramando ardentemente secondo il suo desiderio e la sua immaginazione, di uccidere Cristo se fosse divenuto equivalente al figlio di Dio, (allo stesso modo che aveva immaginato di fare Erode nel capitolo II di Matteo).
- È chiaro che, dopo che fu scagliato via a causa della sua luciferina ribellione, che non solo Lucifero desiderava non essere sottomesso a Cristo e conseguentemente adorarlo come Dio, ma desiderava anche, per invidia, distruggerlo completamente, e poiché si descrive l’immagine del dragone, è fatto d’uopo utilizzare il verbo divorare che è proprio del drago, che avrebbe voluto inghiottire e sopprimere Cristo fino in fondo [segue nota lunghissima e incomprensibile di non chiara collocazione all’interno del testo 162_a].
- Invece quel suo sforzo e desiderio pernicioso che Lucifero ebbe in quel famosissimo scontro, lo dichiarò Giovanni nel capitolo 8° quando disse ai Giudei: « voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio » [ Giovanni 8,44].
- Quanto detto costituisce una testimonianza utilissima senza timore di smentita, se non per questo che disse: “Egli è stato omicida fin da principio”, mentre non disse “Fu omicida”, perché quell’omicidio, egli lo aveva desiderato e immaginato, anche se non potette portarlo a termine !
- Per questo i superbi lo sono nel proprio cuore, così come li chiamò la sapientissima vergine nel capitolo primo di Luca: « ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore» [ Lc 1,51], essi infatti furono tutti condannati come se avessero realmente compiuto il loro crimine, e ciò giustamente perché fecero tutto ciò che era in loro potere per compierlo, e allo stesso modo, con il Crimine di Lesa Maestà, del primo capo, viene punito anche ciò che è solo immaginato e voluto, che diviene sufficiente alla condanna e si uccide colui che forma nel suo cuore il desiderio di omicidio, perché la legge divina condanna pure i desideri mortali di compire il peccato con il consenso della volontà, ma senza le successive turpi opere.
- Per questo, infatti … 162_b , lo stesso fu il desiderio di Lucifero dall’inizio, che Cristo indicò attraverso il desideri dei Giudei, di cui parla Giovanni al capitolo 7° : « intanto cercate di uccidermi » [ Rectius Cap. 8,37] disse Gesù ai Giudei, che successivamente crocifissero il Signore della Gloria.
- Allora Cristo indicò che quello non fosse un solo desiderio di Lucifero o dei Giudei, ma una pluralità di desideri, affinchè , poiché i giudei compirono quattro delitti, così come Lucifero, vi fossero così eguali desideri e delitti in numero e qualità, allo stesso modo sembra indugiare Giovanni, e non vi è dubbio alcuno che allora sia i Luciferiani che i Giudei furono colpevoli entrambi del primo capo di Lesa Maestà, e dovevano essere puniti con la stessa pena, così come attesta anche s. Citaredo, nel Salmo 81 dicendo: « Eppure morirete come ogni uomo, cadrete come uno dei potenti» [ Salmo 82,7 versione greca parzialmente diverso da CEI 1974], perché quasi simili furono i desideri ovvero i delitti.
- Infatti il Drago desiderava divorare e inghiottire Cristo, e cancellarlo del tutto, mentre i giudei, sono detti aver avuto lo stesso desiderio che si ricava dal libro di Geremia cap. 11°: « Abbattiamo l'albero nel suo rigoglio, strappiamolo dalla terra dei viventi» [Ger 11,19] il loro desiderio era come quello dei demoni, come canta il Salmista nel Salmo 21°: « Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo» [Salmo 22,8] e afferma Luca al capitolo 23°: « Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto» [Luca 23,35].
- Per la stessa ragione, gli Apostati derisero i comandamenti di Dio sulla pena che sarebbe stata applicata, poiché non c’erano ancora né le caligini, né le tenebre, mentre Lucifero desiderava distruggere il Figlio e la Madre e prendere il governo del mondo e il seggio di Cristo così come ho provato precedentemente. Ma anche i Giudei ebbero lo stesso desiderio, così come si ottiene dalla parabola della vigna con la torre nel mezzo , cap. 21 di Matteo che dice: « Costui è l'erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi l'eredità» [Mt 21,38].
- I detti giudei infatti desideravano la morte del Figlio di Dio e di sua madre, dei seguaci di Cristo e di tutti i cristiani, così come lo desiderano i demoni, che privati della grazia, rimasero fermi nella loro ostinazione allo stesso modo del diavolo. « Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro» [Ap 12,5].
- Era sufficiente dire “figlio” ma aggiunse “maschio” cioè potente, severo, invitto e giusto, o più prestante che è più giusto così come dice anche S. Dionigi, aggiungendo - destinato a governare tutte le nazioni -. Quando dice - tutte le nazioni- intende tutto il mondo in cui abitano tutte le genti, nessuno escluso, così come dice Paolo nella lettera agli ebrei , capitolo secondo: « e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi.» [Ebre 2,8], perché quando l’Apostolo dice - ogni cosa – intende che non lasciò nulla che non gli fosse sottomesso, per cu quando dice - tutte le genti – dobbiamo intendere tutti gli abitanti della terra, così come disse anche la Beata Vergine nel capitolo primo di Luca: « D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» [ Lc 1,48]. Nello - scettro di ferro – invece, si deve intendere Cristo, Figlio di Dio, del quale il cantore dello Spirito Santo esclamò: « Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra. Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai». » [ Salmo 2,9].
- Poiché si dice che Cristo governerà con scettro di ferro, si fa riferimento qui a tre proprietà: 1) la prima è che nulla gli può essere nascosto e nulla di male rimarrà impunito 2) la seconda e che punirà in modo più grave e più perentorio, nessuno infatti può nascondere il viso alla sua ira 3) La terza è che come uno scettro di ferro non si flette, e similmente la sua sentenza una volta emessa non può essere revocata. Dopo che la pena viene comminata essa è eterna. Difatti, prima fra tutti quanti gli altri, il drago fu punito con lo scettro di ferro, e condannato per il crimine di Lesa Maestà.
- Conoscendo Dio infatti l’odio e l’ira capitale di lucifero contro il figlio suo, ispirò Giovanni a fare uso di parole appropriate, secondo il costume umano, affinchè sembrasse difendere il Figlio, come egli attesta nel capitolo 8° dove Cristo dice: « Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite» [ Gv 8,29] . Inoltre Giovanni dice: « e il figlio fu subito rapito verso Dio e verso il suo trono» [ Ap 12,5] , trono a cui anelava salire Lucifero, affinchè gli Angeli buoni comprendessero che il medesimo trono appartenesse al Figlio di Dio e non ad altri, e perché Lucifero appariva desiderare e rubare con la sua forza e la sua potenza sia la sede di Cristo che la sua stessa qualità sul trono, così come il dottore dei gentili espresse nel capitolo secondo ai Filippesi dicendo: « Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome » [ Filipp. 2.5-8], che è quello appunto di Gesù Cristo.
- Per tali motivi Lucifero desiderava occupare la sede di Cristo e la qualità come anche insegna Isaia al capitolo 14° apostrofando Lucifero nel modo che segue: « Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora?... Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo.» [ Isaia 14,13-14].
- Giovanni poi prosegue dicendo: « La donna invece fuggì nel deserto ove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. » [ Ap 12,6 segue nota incomprensibile sul deserto ].
- Sparì perché stava per scoppiare la guerra [ 12,7].
- Nutrire significa infatti difendere qualcuno dai nemici, soprattutto dai demoni, ed è infatti comune dottrina preparare con le proprie forze e fare tutto ciò che è necessario per il buon pastore, così come afferma Alcuino.
- Nelle parole: « Pasci le mie pecorelle» [ Gv 21,16] infatti, tutte queste cose furono fatte nella mente degli Angeli, per mostrare l’onnipotenza di Dio contro Lucifero, e i suoi seguaci, che avrebbero voluto uccidere Cristo, e schernivano le parole di Dio minacciate loro con la rovina e l’espulsione nelle tenebre e nelle caligini. Essi infatti non tenevano nessun conto ancora di quelle predette sciagure , poiché gli elementi non erano stati ancora divisi, né i cieli erano stati ancora mossi. Per questo, con irrisorietà esclamavano: « Dove sono quelle tenebre e quelle caligini ?» [ Dalla Seconda Estasi di Amadeo da Sylva] .
- Allora Dio disse al figlio : « Siedi alla mia destra!», cioè accogli innanzi a tutti gli Angeli il possesso del Tuo Trono, e lo scettro della tua potenza, per governare tutte le creature in Cielo e sulla Terra.
- A tal fine Paolo disse nel primo capitolo della Lettera agli Ebrei : «A quale degli angeli poi ha mai detto: Siedi alla mia destra?» [ Ebrei 1,13] con cui Paolo voleva dire in che modo davanti agli Angeli e contro Lucifero furono pronunciate da Dio le predette parole, perché ciò che non disse ad alcuno degli Angeli lo disse soltanto al Figlio Suo! «Siedi alla mia destra! finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi»[ Ebrei 1,13] finchè cioè non abbia espulso gli spiriti disubbidienti dal Cielo fino alle profondità della terra, che è lo sgabello dei piedi di Dio segue breve annotazione.
- Infatti dalla terra furono separati gli elementi e apparve conseguentemente arida, e proprio per questo Dio la chiamò terra nel primo capitolo della genesi dicendo: « Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto. E così avvenne. Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare» [ Genesi 1,9-10] cui segue: «fu sera e fu mattina: terzo giorno» [ Genesi 1,13], mentre nel capitolo 6° del Libro Terzo di Esdra, si dice: « Il terzo giorno comandasti alle acque di raccogliersi nella settima parte della terra, mentre sei ne prosciugasti e le conservasti, perché da esse ci fossero quelle che servissero davanti a Te, seminate e coltivate» [ IV° Libro di Esdra, 6,42].
- Fu allora che Dio scagliò via gli spiriti ribelli, perché fu preparato il luogo adeguato alle loro pene* segue breve omelia di san gregorio che non citiamo 164_b .
- Infatti, con la separazione degli elementi, cominciarono a essere mossi anche i cieli e la terra, e cominciarono ad esistere le nubi e le caligini, e cominciò a germogliare la terra.
- Per questo il Signore disse - ! finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi – e per questo fu rivelato al principe dei profeti, nel Salmo 109 : «Siedi alla mia destra,finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi» [ Salmo 110,31] , poiché, come dissi gli elementi non erano stati ancora separati, né gli Angeli erano stati assegnati ai moti celesti, e per questo motivo non furono ancora espulsi, ai quali fu in seguito assegnato un luogo più confacente alla loro condanna segue lunga nota incomprensibile , parole che furono dette da Dio, dall’inizio, e che costituiscono terrore per i demoni.
- Come dice Luca nel suo 22° capitolo, e Giovanni al capitolo 8° i Giudei, cercarono spesso di trovare l’occasione propizia per uccidere Cristo, ma non fu permesso loro, perché non era giunta l’ora e l’impero delle tenebre. Cristo infatti vedeva le inside del diavolo, che aveva sempre scansato nascondendo la sua umanità mediante la sua divinità, quando come dice Matteo capitolo 22° : «Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme» [ Matteo 22,34] e il diavolo li incitava all’ira e al furore contro Gesù, e: «Gesù chiese loro: «Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?». Gli risposero: «Di Davide». Ed egli a loro: «Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo: Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi?» [ Matteo 22,41-44], ricordando subito i demoni che queste parole che avevano udito erano stati proferite contro di loro all’inizio, e che al sentirle erano fuggiti.
- Per cui cessate le influenze diaboliche, essi pertanto non furono « in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo», per provare che Cristo non fosse stato il figlio di Davide secondo la divinità.
SVELAMENTO SEGRETO CELESTE SUL SENSO OCCULTO DEL MAGNIFICAT N.D.A.
- È sufficiente preferire il primo discorso, ma dalla interrogazione, Cristo Signore richiamò quella prima domanda per ricordare, secondo il senso, che i demoni ascoltarono allora e fuggirono, odiando maggiormente anche i 3 versi del decacordo divino proferito dalla Santa Vergine, che così recitano: «Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore» [ Lc 1,51] fino alle parole: «Ha rimandato a mani vuote i ricchi». Infatti con questi tre versi del canto, la Vergine Sapientissima ci ha aperto il motivo dei delitti e della conseguente caduta dei demoni nonché dell’esaltazione degli Angeli buoni.
- E della medesima fuga dei demoni, fece memoria anche S. Ignazio, nella quarta Lettera ai Filippesi sulla potenza e sui miracoli di Cristo, rimproverando il demonio : “Come fa a non essere Dio colui che resuscita i morti, cura gli storpi, purifica i lebbrosi, ridà la vista ai ciechi e trasforma l’acqua in vino ?».
- Allora dunque, disperse quell’esercito demoniaco con la parola *segue lunghissima e articolata nota che non traduciamo [165_a] mentre invece la donna, cioè la madre di Dio ancora increata, fuggì : «fuggì nel deserto, ove Dio le aveva preparato un rifugio» cioè ritornò nella mente divina, dove fu amata, prescelta e predestinata e scritta nel libro dell’eternità, “per essere nutrita” ovvero adornata dei suoi privilegi volti all’aumento della sua gloria “per milleduecentosessanta giorni”, cioè fino al tempo del suo concepimento.
- Se si riflette bene lo stesso tempo era stato collocato nel precedente capitolo, dove dice: «Ma farò in modo che i miei due Testimoni, vestiti di sacco, compiano la loro missione di profeti per milleduecentosessanta giorni» [Ap 11,3], i quali: «dopo tre giorni e mezzo…si alzarono in piedi » [ Ap 11,11].
- Se avesse voluto intendere realmente degli anni, come chiaramente percepiamo, avrebbe lasciate dette parole diverse come si legge negli Atti degli Apostoli non si comprende il seguito ma inserì un tempo per noi offuscato perché misurato nell’eternità divina, fin al punto che non sarà veduta quell’Arca Deifera, mentre non proferisco parola della dimensione del tempo, perché nell’oracolo dei profeti, la misura del tempo viene sempre espressa in modo oscuro e sotto un senso nascosto, così come possiamo ricavare in Daniele dall’immagine della statua di Nabucodonosor che in un dato tempo sarebbe stata spaccata da una pietra giunta dal monte [cfr Dn 2,31 e ss] , e in che modo si ritengono settimane, nonché in altri oracoli divini.
- La prima rivelazione, tuttavia, è del tempo già trascorso dall’inizio del mondo, che ritengo comprenda anche il tempo dell’avvento del Signore, fino alla costituzione della Chiesa. «Ne seguirono folgori» cioè illuminazioni divine, «voci, scoppi di tuono» e «Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli» Ap 12,7] .
- La rivelazione di Giovanni insegna in che modo Michele, allora, fu reso il primo di tutti gli Angeli sommi, e per questo spettava maggiormente combattere a lui e ai suoi Angeli ovvero, ai sui confratelli e compagni, dello stesso ordine e dignità, e allo stesso modo deve intendersi del dragone, e dei suoi Angeli. - Scoppiò quindi una guerra nel cielo – cioè scoppiò una grande colluttazione e disputa nella mente degli spiriti più eccelsi, sulla decisione, sulla legge e sui comandamenti della Divina Maestà.
- Infatti i primi Assistenti precedono tutti gli altri spiriti, in dignità e abbondanza di prime folgori, come anche insegna il divino Dionigi, nel capitolo quarto del suo libro gerarchico con queste parole: « che queste sante apparizioni avvengono per l'onore dell'adorabile maestà, sotto il velo di simboli meravigliosi e tali che la natura possa sopportarli» [Ger. Coel IV.III non siamo sicuri dell’attribuzione].
- Ed è per questo che proprio a loro spettò questa contesa, sul primato di Lucifero, che espresse un discorso sulla necessità di contestare e disobbedire ai comandamenti divini, e che provocò – come dicemmo - una grande disobbedienza nella milizia angelica.
- Abbiamo riportato più sopra la testimonianza di Daniele, in nota 165_b e ciò è proprio quello che S. Gregorio volle inserire nell’omelia al capitolo 15° di Luca, interpretando il nome di Michele che in latino significa “chi come Dio?” sul modo in cui combattere significa in realtà dibattere con diverse ragioni, affinchè Lucifero, sedasse tutti e confondesse il loro animo, grazie alla sua superbia, cattiveria, temerarietà, ai suoi inganni e macchinazioni, e San Michele, che era il primo così come è il primo tra i primi principi assistenti, e che sono detti anche i Sette Tuoni che emettono voci per convincere i luciferiani, ingaggiò per tali ragioni battaglia contro Lucifero supplicando il silenzio di tutti, e per parlare in lingua umana così esordì
INIZIA COME DICEVAMO UNA LUNGA PAGINA DI MISTICA CHE RICALCA PROFETIVAMENTE DA VICINO LA QUINTA ESTASI DEL BEATO AMADEO, PROVOCANDO LA CREAZIONE DEI NOMI DEI SETTE ARCANGELI. STRAORDINARIO MOMENTO DI COSTRUZINE MITO-POIETICA E ALLEGORICA DI UNA PAGINA SCONOSCIUTA DELLA TRADIZIONE CRISTIANA. N.D.A.
DISCORSO DI SAN MICHELE
- { Poiché noi tutti, dell’una e dell’altra parte, proveniamo da una medesima generazione e da un unico principio creatore, a ragione , dobbiamo abbracciarci a vicenda, per un amore reciproco e incomparabile, che deve essere tale che sempre anteponiamo la volontà di Dio, a ciò che ci è più comodo, al nostro onore e alla nostra dignità, e a lui piuttosto che a noi stessi, perché Dio creatore nostro deve essere amato sopra ogni cosa.
- Pertanto vola con l’amino e soppesa accuratamente, la legge, i comandamenti e la decisione della maestà divina, che non è affar tuo, come ti ho ripetuto, poiché hai percepito esattamente tutte le parole del Signore, contro le quali, non so, con quale prudenza, con quale parere e con quale audacia , o lucifero, hai potuto proferire quel tuo discorso così artificioso e temerario , che sembra mostrare superficialmente una qualche forma di ragione, sebbene, a giudizio di chi ti ascolta, risulta essere colmo di menzogne, superbia e scelleratezza, e , come già di ho spiegato, anche di grande pazzia! Certamente, nessuno dei nostri, nega che tu sei grande, degno ed eminente, dotato di ingegno raro e di eccellente conoscenza, ma dovresti anche sapere da dove hai ricevuto dei beni così grandi, poiché li hai ricevuti infatti da colui che ti creò, dal tuo creatore, la cui grandezza, dignità, abbondanza di doni, sapienza e onnipotenza, ti supera di gran lunga, che nessuno può eguagliare, perché egli è di gran lunga più potente di tutti noi, che ci creò unicamente per via della sua innata bontà.
- Per questo tra creatura e creatore non vi può essere alcun paragone e alcuna eguaglianza, ma per quanto grandi e molteplici doni accresciuti in te puoi contemplare, tanto, non lo puoi minimamente negare, sei vincolato al tuo donatore, e «se Dio non attribuisce nulla a noi Angeli perché non è tenuto a farlo, cosa porta via a te o a me?» [c.f.r. Seconda Estasi di Amadeo da Sylva – discorso di San Michele a Lucifero].
- Ciò che abbiamo e quanto abbiamo ce lo ha concesso Dio unicamente per la sua grande generosità; dio inoltre, ci ha concesso già tutto, perché ci creò quando ancora non esistevamo. Cosa t’ importa se Dio vuole unire assieme la sua divinità con l’umanità, cosicché venga adorato sotto forma di un uomo e non di un angelo, e che ciò sia concesso solo ad una sostanza corporea e non ad una incorporea dato che l’anima dell’uomo diverrà simile alla nostra.
- Comprendo infatti che, come hai detto poco fa, l’uomo sicuramente sarà colmo di grandi ed infinite miserie, ma so anche che il Dio fatto unico uomo sarà dotato di ogni perfezione della divinità (o da questa unità), e che sarà reso, per quanto sarà possibile alla natura umana, di poco inferiore agli Angeli sommi, e che Dio lo coronerà di gloria ed onore, collocandolo al di sopra di tutte le sue opere e metterà ogni cosa sarà sotto ai piedi di colui (che sarà manca il verbo o una parte sintattica) il Re dei re, Signore dei Signori nonché Giudice dei vivi e dei morti, cui si piegano tutti coloro che stanno sulla terra, sotto terra e nei cieli e in questo modo « il Signore giudicherà gli estremi confini della terra; darà forza al suo re ed eleverà la potenza del suo Messia» [ 1 Sam 2,10] , il quale, per la pienezza della grazia che noi ottenemmo in misura molto maggiore, ed è di gran lunga migliore di tutti noi Angeli. Per quel che riguarda colei che sarà resa Madre di Dio e Regina e Signora Nostra; da quella stessa manifestazione e apparizione con la quale Dio ci mostrò una volta la madre di Dio ancora increata ricaviamo facilmente che ella sia stata dall’eternità preveduta e prescelta, pura, immacolata e colma di ogni grazia, e dotata di privilegi e dignità incomparabili rispetto a tutti quanti gli Angeli, e benedetta tra tutte le donne, dall’inizio alla fine, che noi vediamo già assistere, come regina dei Cieli, alla destra di Dio, amatissima innanzi al suo volto e dotata di un vestito decorato da una grande varietà di colori; infatti è circondata dal sole di giustizia, e da essa viene respinta ogni macchia di contrarre il peccato della carne. Meritatamente, dunque può diventare la nostra Signora, meritevole della nostra adorazione e della nostra ottima venerazione, perché è la Madre di Dio Creatore nostro, perché «tutto è stato fatto per mezzo del Verbo, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste» [ Gv 1,3] e così in qualche modo, può essere chiamata madre degli Angeli, perché suo figlio è il nostro capo, e se, o lucifero, ti manca la ragione per la quale dio ha voluto assumere la forma umana e non quella angelica, non devi per questo tormentarti così veementemente, perché Dio non è vincolato a noi da alcun obbligo o liberalità, per manifestarti i suoi misteri. Infatti : « Sono grandi le sue opere, e profondi i suoi pensieri. Lo spirito insensato non intende e lo stolto non capisce !» [ cfr. Salmo 92,6] poiché « è retto il Signore, in lui non c'è ingiustizia» [ Salmo 92,16].
- Per te deve essere sufficiente la tua propria coscienza più di mille prove, perché sai che Dio è uno e trino, e creatore nostro giustissimo, clementissimo, Onnipotente oltre ogni limite e sapientissimo; né ignori dunque che non vi possa essere nessuna ingiustizia, nessun errore, nessuna debolezza, né che qualcosa avvenga contro la sua volontà, laddove vi sono comandamenti giustissimi e rettissimi.
- Infatti: «i detti del Signore sono puri, argento raffinato nel crogiuolo, purificato nel fuoco sette volte» [ Salmo 12,7] .«La via di Dio è diritta, egli è scudo per chi in lui si rifugia. Infatti, chi è Dio, se non il Signore?» [Salmo 18,31-32].
- È sbagliato dunque che tu, che sei un suddito, pronunci un decreto contro la legge divina, «La legge del Signore è perfetta» [Salmo 19,8], e se Dio ordina che nessuno esalti se stesso, ma soltanto quello colui può tutto ottenga l’esaltazione, «Chi è pari al Signore nostro Dio che siede nell'alto e si china a guardare nei cieli e sulla terra?» [Salm0 112,5-6] e attribuisce i premi secondo i meriti di ciascuno?
- Certamente la sua sanzione si deve ritenere giusta e santa , perché lui è il Santo dei Santi, e il più giusto dei giusti, e ciò che piace a Dio, non può dispiacere a noi, e poiché Dio ordina, noi lo dobbiamo fare, ma quello che vuole soppesare il comandamento o il beneplacito del suo giudizio divino, è davvero stolto! Pertanto «se lui lo vuole, sottomettiamo non soltanto all’uomo dio, ma anche al legno, al bastone o alla pietra, qualora egli lo riterrà decoroso per noi» [c.f.r. Seconda Estasi Beato Amadeo – discorso di San Michele] perché che viene fuori dal suo cuore è per noi un pio e benefico .
- Per la qual cosa non posso meravigliarmi abbastanza di te, o lucifero, poiché nessuna ignoranza può difenderti, avendo osato con le prime tue parole, affermare che il comando del Signore Nostra sia malvagio e iniquo, nonostante « giusto è il Signore, ama le cose giuste; i retti vedranno il suo volto» [ Salmo 11,7]; Chi è dunque come Dio ? «Non c'è sincerità sulla tua bocca, è pieno di perfidia il tuo cuore» [Salmo 6,10], «ma Dio è verace e senza malizia; Egli è giusto e retto» [Deut 32,3-4], chi è dunque come Dio ?
- Sebbene chiunque tenta qualcosa contro Dio, si sforza inutilmente.
- Tu invece hai osato formare una legge contro la legge del Signore Dio tuo, una decisione contro la sua decisione, e portare una sentenza contro la sua sentenza.
- Non è forse lo stesso quel padre tuo cui appartieni e che ti fece e ti creo?
- Hai abbandonato dunque dio tuo creatore, e ti sei allontanato da Dio tua salvezza, dal momento che lo accusi di ingiustizia, malvagità e ingratitudine, e ciò che ancora più stupido, di stoltezza, disprezzando certamente il figlio !
- Desidero sapere allora da dove vomiti un simile veleno, tanta scelleratezza e così tante blasfemie!
- Hai già abbandonato Dio che ti ha generato, e ti sei dimenticato del creatore Dio tuo!
- Così imprudentemente, in modo empio e scellerato osi insozzare il nome dell’altissimo?
- Da dove vengono le tante menzogne che modelli allontanandoti dalla verità ?
- Da dove arriva tanta temerarietà, una così grande pazzia e tale nefanda presunzione che pensi addirittura di uccidere dio, e desideri esser simile al Dio, a cui non vuoi appartenere, perché vuoi essere padrone di te stesso, * 167_b brano incomprensibile, ma « adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo renderai culto» [ Matt 4,10] .
- Chi è come Dio ?
- Prometti inoltre a te e a questi miei fratelli cose che sono infondate poste solo in minima parte nella tua potestà, ma non rifletti che sia tutto vuoto, e quelli che non sono d’accordo con la tua diabolica cospirazione, o che non seguiranno la tua evidente stoltezza, li minacci di inimicizia, i quali non li riterrei essere sani di mente, se cadessero nella medesima tua cecità di mente, se ti dessero ascolto, i quali invece giudicano le vertigini del tuo ragionamento nonché te stesso votato all’ira e alla scelleratezza .
- «Preserva la lingua dal male, le labbra da parole bugiarde» . [Salmo 34,14] e « Non tenere la testa così alta, non parlare in modo così arrogante! » [Salmo 74,4-5?]. « Preferisti il male al bene, la menzogna al parlare sincero» [Salmo 52,5], ma «Il volto del Signore è contro i malfattori, per cancellarne dalla terra il ricordo» [Salmo 34,17] .
- Perché, o lucifero, non finisci di ammirare a tal punto te stesso, non termini di amare te piuttosto che Dio, non finisci di volerti paragonare al dio fatto uomo, e di invidiare la sua madre immacolata! Non vuoi allontanarti dunque dalla superbia, dall’odio, dall’invidia e dall’avarizia, e sottometterti al Signore Dio Tuo, che è mite e umile di cuore, e la cui misericordia è infinita. Di piuttosto: « Le tue mani mi hanno fatto e plasmato; fammi capire e imparerò i tuoi comandi» [Salmo 119,73]!
- Sottomettiamoci dunque all’uomo dio e alla sua gloriosa genitrice, poiché è malvagio e scellerato affliggersi, tormentarsi per i beni altrui, e bramare ciò che non conviene!
- Non disprezzare il consiglio, che da te stesso conosci bene !
- Alle altre parti del tuo discorso non rispondo poiché Gabriele, e gli altri miei fratelli sono già pronti a confutare tutti i tuoi errori e ad esortarti a ravvederti assieme ai tuoi compagni.}
DISCORSO DI SAN GABRIELE
- { «Poiché sono il secondo dopo il grande principe Michele, piacque a questi miei eccellentissimi fratelli, che io aprissi il pensiero della mia coscienza a te, o lucifero, e a tutti gli altri che sono qui presenti.
- Risponderò dunque ai tuoi errori e alle tue detestabili presunzioni e ai tuoi morsi, con la fortezza divina, della quale, per puro caso, infatti, il Principe Michele non ha parlato, lasciandone a me l’onere.
- Per tali ragioni, per quanto e così grandi furono le risposte rese da Michele, fratello nostro, lo avete già visto tutti, e poiché ad una scienza così abbondante non è necessario aggiungere null’altro di arguto e saggio, o lucifero, qui io risponderò soltanto a quella parte del tuo discorso che lede maggiormente la maestà della divina fortezza, e che per nessuna ragione va lasciata nell’oblio, ma domando che tutti quanti voi alziate verso di me la vostra mente, poiché per questo motivo, la condizione di tutti si riflette anche sulla salvezza di ciascuno. Lucifero, appare correttamente negare che in Dio vi sia fortezza, volendo umiliare se stesso ed assumere la carne umana, cosa che lo condurrebbe inevitabilmente alla debolezza d’animo e allo stesso modo puoi affermare che lo stesso sia stato vigliacco, poiché comunicò a noi i suoi segreti mostrando la forma dell’uomo che vuole assumere e quella della sua genitrice immacolata nel cui grembo decise di essere generato , e successivamente, volle subire quella condizione umana svantaggiosa per tutti e servile per la redenzione del genere umano.
- A ciò aggiunse inoltre che noi adorassimo l’uomo dio, e non solo ci sottomettessimo a lui, ma anche alla sua genitrice, come regina e signora di tutti gli spiriti celesti, e ci ordinò che se avessimo voluto osservare e obbedire ai suoi comandamenti , saremmo stati confermati nella grazia e saremmo rimasti per sempre beati, mentre se invece li avessi respinti saremmo caduti nella dannazione eterna.
- Tuttavia, in queste parole, non vedo sussistere in Dio alcuna forma di debolezza o impotenza.
- Al contrario, vediamo noi tutti appalesarsi una somma potenza e una somma fortezza, poiché vuole congiungere la sommità del paradiso con la sua parte estrema, così da conseguire quella vittoria che è propria della fortezza.
- Per questo, laddove dio si è degnato di comunicarci i suoi grandi segreti a cui non sarebbe tenuto , non vedo cadere alcuna debolezza, ma piuttosto grande potenza, clemenza , somma carità e laddove propone il premio agli obbedienti e pene ai trasgressori, evidenzia le parti estremamente eque della sua giustizia e potenza , ma ti obbliga , o lucifero, di arrenderti affinchè tu possa dichiararti vinto da questa unica ragione, poiché nessuno di noi può negare che Dio sia sapiente: il sapiente infatti non è vinto dal timore, non cambia dopo aver bevuto*169_a, non si innalza nelle prosperità , né affonda nelle disgrazie , infatti laddove c’è la sapienza, c’è la virtù, la costanza, e c’è anche la medesima fortezza. Pertanto, non c’è santo come lo è il Signore, come non ce ne è un altro all’infuori di lui, né c’è qualcuno forte come è il Signore Dio Nostro.
- Hai osato, o Lucifero, bestemmiare l’ elargitore di fortezza, la fonte della giustizia, il padre della sapienza, l’oceano di tutte le virtù, ed ancora, ha biasimato la sua fortezza, ed hai commesso un esecrabile delitto di temerarietà, giudicando tu lui, affinchè l’eccesso di amore che hai concepito in te stesso, non divampi egualmente in te ed in altri simili a te in questo amore smodato per se stessi, inducendo loro la cecità della mente e presumendo cose che a voi non si addicono affatto.
- Se Dio infatti vuole conferire la sua somma dignità ad un uomo e non a te cui non è obbligato, non per questo motivo devi invidiare Dio e l’uomo, né divenire superbo, tentando di offendere la Maestà Divina, o proclamare a tutti che quel precetto sia ingiusto, dal momento che ciò che proviene dalla volontà di dio Nostro, è giusto, buono e santo, né dobbiamo dubitare di rispettarlo!
- In dio non vi possono essere, errori, ignoranza e ingiustizia, ciò che ad egli aggrada è ottimo, perciò tutto ciò che egli stesso vuole, la cui volontà non può che volere senza vizio alcuno, è necessario che sia retto e giusto.
- Per questo se a Dio, Creatore Nostro, piace assumere la forma umana piuttosto che quella angelica, anche a te, o lucifero, e a noi tutti, ciò deve piacere, e tanto più fortemente dobbiamo vincolarci a ciò, tanto più ci ordina di obbedire a cose vili.
- Pondera queste cose, o lucifero, « che dimentichi Dio, perché non si adiri e nessuno si salvi» [Salmo 50,22] , «perché le braccia degli empi saranno spezzate, ma il Signore è il sostegno dei giusti» [Salmo 37,17] .
- Lascia andare la follia in cui sei caduto, o Lucifero, e ritorna al clementissimo signore e Creatore tuo, che è mite, e alla sua misericordia eterna.
- Egli è infatti la fortezza di tutti noi, e protettore delle salvezze del suo Cristo. Umiliati all’uomo dio e alla madre sua, e declama: «Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore» [ Salmo 18,1-2].
- Ed alle altre tue ingiurie, che rimangono ancora illese, risponderanno in modo sapientissimo questi miei fratelli che giungono qui.
DISCORSO DI SAN RAFFAELE
- { Nessuno sano di mente, che abbia avvolto l’animo nelle tue gonfiatissime parole, o lucifero, può evitare di primo impulso un moto di ammirazione o soprattutto stupirsi del tuo discorso inondato di ingiurie e di ogni sorta di empietà , costruito in modo davvero empio, contro Dio Creatore tuo, ed è per questo giusto che da questi due Principi Assistenti, Michele e Gabriele, siano giunte sapientissime risposte alle parti più gravi della tua scelleratezza e siano state demolite le tue introduzioni gonfiate di temerarietà.
- Nondimeno, poiché hai asserito che ti sia stato inflitto una grande e dolorosa ferita da quella ingiuria, che , sostieni dio ti avrebbe provocato, che ti ha voluto sottomettere non solo all’uomo dio ma anche ad una certa donna, che dio non sarà, e ti renderà uguale ad alcuni uomini, o innalzerà addirittura altri al di sopra degli angeli, che sono per natura più nobili, e poiché ti sembra ancora più doloroso il supplizio dell’eterna dannazione nelle tenebre dell’abisso che, a causa di un dolore così grande, ti sta per essere somministrato al posto della medicina, ho ritenuto opportuno, in poche parole, dissipare le nere nubi che ottenebrano la tua mente, tentando di spiegarti quale medicamento ti sia più necessario.
- Inoltre, non dubito che la medicina ti sarà indispensabile , non ad ottenere la divinità che brami, ma a purificare i morsi della superbia, dell’ira, dell’avarizia e dell’invidia, con i quali strenuamente ti affatichi, a causa dei quali, se vieni, non immeritatamente, posto innanzi all’eterno supplizio, poiché neghi il medico della vita, non vuoi riconoscere l’autore dei medicamenti, disprezzi il tuo creatore, che non vuoi venerare come padre pietosissimo e benefico, tuttavia vuoi , non vuoi, costringi a temerlo come severo giudice e vendicatore dei tuoi delitti !
- Infatti, quella pena che il signore ha stabilito per te è la degna medicina per i tuoi mortali delitti. Apri allora gli occhi della mente, e osserva, in quale precipizio stai cadendo, o misero, con quali illusioni hai effigiato il tuo animo, che evidente voragine ti sei preparata ?
- Rimuovi le nubi , espelli l’oscurità dalla tua mente, abbandona gli erronei inganni, ritorna sulla tua retta via della verità e ricorda le parole del Signore che dice: « Sono io che dò la morte e faccio vivere; io percuoto e io guarisco e nessuno può liberare dalla mia mano» [Deut. 32,39] e se Dio ti ha prescritto umiltà, non vantarti, poiché il Signore : « ha plasmato il cuore di ciascuno e comprende tutte le loro opere» [Salmo 33,15]. Infatti egli è il medico sapientissimo, che non erra nella conoscenza delle malattie, e così come le cose calde si curano con quelle fredde e viceversa, così il Signore Dio nostro, Medico per eccellenza, stabilisce medicamenti contrari al peccato, prescrivendo la continenza per i lussuriosi, la generosità agli avari, la mansuetudine agli iracondi, l’umiltà ai superbi, per la qual cosa non solo ha voluto mettere alla prova tutti quanti noi, ma : «umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» [Filipp 2,8].
- Non è dunque necessario che io renda ancor più chiare le mie parole, poiché sei ferratissimo ,e il più eccellente di tutti noi, ma ti metto soltanto in guardia da quello da cui hai acquisito questa tua eccellenza: conforma la tua volontà ai divini comandamenti, non sforzarti di saperne di più !
- Che t’importa? Trattieni la tua lingua , trattieni l’animo adirato, cessa di invidiare, affinchè non possa esser ritenuto senza merito da tutti. «Hai amato ogni parola di rovina, o lingua di impostura. Perciò Dio ti demolirà per sempre, ti spezzerà e ti strapperà dalla tenda e ti sradicherà dalla terra dei viventi. » [Salmo 52,6-7].
- Sottomettiti una buona volta all’uomo dio, e alla sua genitrice insieme a noi, che nulla toglie al tuo primato che mantieni tra noi, né come farnetichi gli ordini saranno rivoltati.
- Ritorna dunque al Signore Dio tuo, che: «Risana i cuori affranti e fascia le loro ferite» [Salmo 147,3] che appresta la sua pietosissima medicina non ai sani ma agli ammalati, non ai giusti ma ai peccatori, per toglierti il velo di cecità che ti opprime, e asportare la ferita della superbia, e per questo esclama: «Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge» [Salmo 119,18]!
- Non confuterò vigorosamente altre più cose delle tue mordaci lamentele, ma ho voluto soltanto difendere la benevolenza medica di Dio che tu hai falsamente contestato, lasciando a questi miei fratelli il compito di dibattere con te , i quali sono potenti per natura e sapienza}
DISCORSO DI SANT' URIELE
- {« Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?» [Salmo 27,1] .
- Mi rivolgo proprio a te, o Lucifero, che hai prodotto un discorso così tanto ingegnoso, da attrarre molti dei nostri fratelli nella tua erronea decisione , rendendo molti altri dubbiosi, che se il Principe Michele e gli altri miei fratelli non ti si fossero opposti con argomenti così validi ed evidenti, ne avresti sicuramente deviati molti di più.
- Poiché noto tuttavia che molti dei tuoi discorsi lasciati ai miei fratelli sono rimasti ancora intaccati, e desidera ora fortemente controbattere, come ciascuno di noi sette assistenti, quello che tra tutti gli altri maggiormente arde del fuoco della divina carità, e vuole dibattere con te e con i tuoi grandi complici, dei quali parecchi mormorano contro il comando divino , negando che sia preposto l’uomo dio a tutti quanti noi, torturandosi del fatto che a quella divinità non giunga alcuno di noi, e si tormentano moltissimo, poiché riflettono che dovrà essere preferita a tutti gli Angeli una certa donna, che non sarà dio, sapendo altresì che alcuni uomini saranno fatti uguali agli Angeli, e altri saranno addirittura promossi a maggiori altezze, al di sopra di ciascuno di noi, tutte cose che ti appaiono essere sia ingiuste che inique, né hanno alcun peso per costoro che si ritengono tanto più giusti, da non poter conferire quest’onore ad un uomo piuttosto che ad un Angelo .
- Pertanto cercherò le ragioni opportune pe rispondere maggiormente a quella parte del tuo discorso dove ti lamenti che ti sia stata negata dal primo fattore l’illuminazione divina volta alla conoscenza di questi segreti celesti. In seguito confuterò le tue altre illazioni.
- Senza dubbio sull’illuminazione divina, per conoscere i segreti divini, non ti puoi lamentare affatto, poiché Dio stesso è luce inesauribile che illumina ogni cosa, e sia a te che a tutti quanti noi, ha manifestato l’incarnazione, la passione la resurrezione del suo Cristo, e l’ascensione di sua madre, e lo stato degli uomini eletti, senza che Dio, per nessun motivo, sia stato costretto a rivelarci tali segreti , se non per sua stessa volontà.
- In che modo invece, se non per grazia, o per qualche altro motivo, queste cose dovrebbero essere fatte se non ve le rivelasse, essendo esse collocate nel loro oblio, se infatti, tu Lucifero, e i tuoi seguaci non siete in grado di percepire davvero la causa, di quella decisione *costrutto molto intricato 171_b ?
- Dio stabilì di divenire uomo, infatti, non per colpa del Signore pietosissimo, ma per colpa vostra, che per superbia ed invidia avete opposto un velo alla illuminazione divina cosicché essa non possa più penetrare nell’intimità del vostro cuore.
- E la luce delle luci vi è stata nascosta, poiché avete scambiato la scienza con l’ignoranza, la carità con l’invidia, l’umiltà con la superbia, la visione con la cecità e la luce con le tenebre, ma non dubito che altri di questi miei fratelli, proclameranno ancor saggiamente questa ottima e meravigliosa decisione di Dio.
- Quando invece dici che sarebbe più giusto che Dio, assumesse la natura angelica piuttosto che quella umana, vorrei sapere da te perché Dio dovrebbe essere obbligato più a noi che all’uomo o la ragione, per la quale, colui che fece ogni cosa, e concede tutto per la sua incommensurabile generosità, senza aver bisogno di nulla, può contrarre un debito.
- Certamente, non vedo perché o lucifero tu possa essere più degno di onore dell’uomo, non ti contesto che tu sia più nobile di lui, ma non ti riconosco più degno. « Siccome nessuno può essere chiamato degno, allora non può essere ritenuto più degno!» [in realtà questo discorso appartiene a S. Raffaele, come si evince dalla quinta estasi di amadeo da Sylva – discorso di San Raffaele.] se non lo rendesse degno Dio stesso, «che chiama all'esistenza le cose che ancora non esistono» [Rom. 4,17], che rende degni gli indegni , giusti i peccatori e puri gli impuri, che giustifica i malvagi e resuscita i morti e trasforma le infermità in virtù!
- Perché dunque ti vuoi vendicare di questa dignità?
- Se Dio ha voluto anteporre a tutti noi quella donna che hai voluto perseguitare con ineludibile odio ed invidia , ciò non è avvenuto ingiustamente.
- Infatti se voi non contestate che dio anteponga un uomo a tutti quanti voi, sarete costretti a dichiarare che sia privilegiata anche la sua genitrice poiché verrà onorata dal figlio di Dio di cui siamo sudditi: ed essa, che Dio ci ha mostrato in un così grande splendore e maestà, è davvero degna della nostra grande venerazione, affinchè tutti noi desideriamo onorarla come nostra Regina.
- E se vorrà rendere anche alcuni uomini uguali o addirittura maggiori di ogni Angelo, dovete pensare che questi « saranno più o meno vicini a quell’ Uomo Dio» [Quinta estasi del Beato Amadeo – discorso San Raffaele] nell’osservanza dei suoi comandamenti e la loro carità innanzi a Dio non sarà inferiore alla nostra carità. «Dimmi dunque Lucifero, quale dei tuoi onori Dio ti porta via, se vuole conferire quell’onore all’uomo dio» [c.f.r. Quinta estasi del Beato Amadeo – discorso San Raffaele], perché non è obbligato a darti nulla, né ti indebolisce rispetto ad un altro. «E se l’uomo non fosse stato creato, no diverreste forse più potenti di quanto non siete già ? Cosa avreste ricevuto da Dio se non ciò che siete e vi fu promesso ?» [c.f.r. Quinta estasi del Beato Amadeo – discorso San Raffaele].
- Volete forse essere più giudici di Dio, o saperne più dell’altissimo , che non trascura la propria legge e i propri comandamenti, ma conosce le sue vie, ricusa i raggiri dei delitti e demolisce i pensieri di vanità, perchè o Lucifero, « il vuoto è per chi è vuoto, e il pieno per chi è pieno» [IV Esdra 7,25].
- Giustamente è malvagio, e certamente è iniquo, o lucifero, invidiare un bene altrui che non è per te dannoso.
- Sii disponibile, «affinchè la luce di Dio risplenda in te» ! [ c.f.r. Quinta estasi del Beato Amadeo – Discorso di Uriele] Non ti rendi conto, o infelice, «come si è annerito l'oro», [ Lament. 4,1] e che il sole è stato avvolto dalle tenebre! Chiedi perdono! [ c.f.r. Quinta estasi del Beato Amadeo – Discorso di Uriele]
- Riconosci la verità, e rimani in essa, trova quiete nella volontà divina.
- Rimuovi la trave dalla tua mente e dal tuo cuore, affinchè vi penetri la luce inesauribile, sotto il cui comando, ti umilierai all’uomo dio che vive nei secoli dei secoli e alla madre sua e regina nostra, poiché così ritornerà la tua luce e con voce supplice potrai innalzare nuovamente gli occhi e la mente a Dio , oceano immenso di clemenza, cantando Faccio ritorno da te, o Signore, poiché: «E' in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce».[Salmo 36,10].
- Non aggiungo altre cose, poiché sono qui presenti tre miei fratelli principi , che desiderano venire a combattere con te, e ribaltare le tue scellerate lamentele che hai proferito contro Dio}
DISCORSO DI SAN SEALTIELE
- { Questi quattro principi, fratelli miei hanno parlato cosi eloquentemente, con così tanta eleganza e così sapientemente, che se davvero vuoi dirti proprietario della tua mente, non avresti nessun indugio a curvare la tua durissima cervice, ma non mi inganno, vedo un così grande amore ardere in te stesso, e sopravvalutare così tanto la tua nobilissima specie, che si deve maggiormente venerare , che tu, così indurito, e non conoscendo cose migliori di questa , desideri seguire cose peggiori .
- Per questo non puoi andare oltre, se non attraverso l’ evidente cecità della tua mente e la tua furente pazzia: per cui ho deciso di combattere con te in difesa soltanto della divina misericordia e richiesta che tu ritieni esser stata scacciata tanto da te, ma poiché moltissimi tuoi seguaci non so cosa vanno blaterando o gracchiando in modo tra loro discordante, mentre uno nei va dicendo una , ed un altro proferisce una opinione diversa, tutte immerse in grandi vaneggiamenti, non ritarderò a rispondere sia a te che ai tuoi furiosi compagni, uno dei quali , come portatore di misericordia, si sforza di persuadere tutti gli Angeli, dicendo che se Dio vuole assumere la natura umana, lo faccia pure , ma nello stesso modo assuma anche la natura angelica e in questo modo la richiesta di entrambi sarà soddisfatta, dal momento che tra due mali è preferibile scegliere il male minore «Una volta che è stato deciso che Dio divenga uomo, se anche un Angelo sarà stato Dio, sarà stato un male minore» [cfr Quinta estasi del Beato Amadeo da Sylva] , dichiarazione che larga parte dei tuoi rifiuta , e tuttavia oscillano e dibattono, quale degli angeli debba essere assunto a questa somma dignità’ . Alcuni approvano questa sentenza neutrale, mentre altri, desiderano che Dio divenga uomo, e per la stessa ragione Dio divenga anche Angelo, ma con questa scriminante che cioè che gli Angeli e gli uomini adorino l’Angelo Dio, ma solo gli uomini venerino l’uomo dio e non invece gli Angeli .
- Ma in ogni caso tutti tendono al medesimo fine che per nessuna ragione gli Angeli si sottomettano all’uomo. Altri inoltre aggiungono che se gli uomini non vogliono sottomettersi ad un Angelo, questo non deve importarci, basta che gli Angeli non siano sottomessi agli uomini. Altri più equitativamente sembrano proporre una condizione, che cioè gli angeli adorino l’uomo Dio, e gli uomini l’angelo Dio, ma tutti sembrano d’accordo in questo e che cioè venga soltanto adorato quell’unico uomo, e nessun altro oltre a lui. Ecco, o Lucifero, in che modo, da un tuo errore ne sembrano scaturire migliaia e l’alleanza a cui ti sei appoggiato non è così tanto d’accordo con te , infatti si tormenta in varie sentenze e se anche negli stessi tuoi seguaci è stata conferita la capacità di decidere questa contesa, o lucifero, in realtà non sei ancora certo di raggiungere quella somma dignità che così tanto brami. Non ti accorgi tu stesso assieme ai tuoi quanto vi sono contrarie la vostra insensatezza, infelicità e miseria?
- Non c’è nessuno di meglio che possa portare contro di te una sentenza e che inorgoglisca poiché ti sei creato una guerra intestina, e sei più certo della rovina che della salvezza. Infatti coloro che sono d’accordo con te, non pensano le stesse cose che pensi tu, né ti seguono affinché tu sia fatto dio e per disprezzare il creatore, ed adorare una creatura, se non perché con animo sereno non vogliono subire quella soggezione di adorare un uomo deificato e sua madre, e così sono afflitti assieme a te dal medesimo morbo della superbia ; infatti questi tuoi infelicissimi seguaci che vogliono portare concordia, la appesantiscono di molte condizioni, e finiscono per parlare in modo davvero stolto. Dimmi per quale ragione voglio sottomettersi a dio loro creatore, sotto condizione, grazie alla quale, possono stabilire una legge contraria alla volontà del Signore, che è al di sopra di ogni legge. Con quale potestà vogliono investigare la sua divina volontà, se Dio non vuole ?
- Non sono forse questi sforzi uguali alle vostre forze ?
- Perché cianciate o miseri ?
- Perché brontolate ?
- Riconoscete infine – vi dico – la vostra stoltezza !
- Sottomettete i vostri desideri alla divina volontà ! «Un uomo sarà Dio, non un Angelo!» [Quinta Estasi del Beato Amadeo – Discorso di San Sealtiele] e gli «Angeli adoreranno quel Dio fatto di carne, e venereranno la sua genitrice immacolata. Non vuole che gli uomini adorino un Angelo !» [cfr Quinta Estasi del Beato Amadeo – Discorso di San Sealtiele] , ma che l’Angelo adori l’uomo dio !
- Ed inoltre, tu o Lucifero, non puoi lamentarti rettamente e in nessun modo della carità, della misericordia di Dio e della grazia di libera richiesta a Dio, poiché in nessuno di noi risplende così tanto la carità e la misericordia di Dio che in te; che comprensibile 173_b fosti creato da Dio e decorato di così tanti doni che pare nessuno abbia tra noi.
- Per ciò ti allontanasti da Dio contro il quale hai tramato una inaudita ribellione generale. Egli invece, ti attende in modo davvero paziente, affinché faccia ammenda e per non rimproverarti direttamente lo fa attraverso di noi, così da far ritorno al suo gregge, e ritornare ad essere ubbidiente e fedele.
- Forse questi compiti sono contrari alla carità e alla misericordia divina che neghi facendo si che l’ingratitudine che rinfacci a Dio tuo benefattore si ritorca contro di te.
- Eppure non ti fu mai sottratta la facoltà di domandare grazia a Dio, così da rendere giuste, in tal caso, le tue ragioni , perché il dispensatore di ogni bene, non ha mai allontanato la mano della sua incomparabile generosità.
- « Cerca la gioia del Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore» [Salmo 37,4] « loda e benedici il suo nome; poiché buono è il Signore, eterna la sua misericordia, la sua fedeltà per ogni generazione» [Salmo 100,4-5]. Medita dunque questa parole, o Lucifero, perché: « La bocca del giusto proclama la sapienza, e la sua lingua esprime la giustizia» [Salmo 37,30], e chi ha orecchi per intendere intenda!
- Non aggiungo altro , poiché questi due miei fratelli che sono qui, difenderanno le restanti virtù di Dio, che con fare violento bramasti di macchiare}.
DISCORSO DI SAN GEUDIELE
- Sebbene, al tiro avvelenato, che hai occultato, contro la sapienza e il buon consiglio di Dio, i due Principi e miei fratelli, Michele e Uriele, in modo impeccabile, diedero una tale risposta con la quale tutti i buoni spiriti ammisero di esser stati convinti* modifichiamo il senso della frase riportando un pronome diverso vista la presenza di un probabile errore, nondimeno, poiché la difesa del buono e sapientissimo consiglio della divina maestà, sembra spettare specialmente a me, affinché tu o Lucifero, e i tuoi complici, non possiate adoperare da una pretesa ignoranza, lo scudo delle vostre scuse, rivelerò, grazie all’illuminazione divina da me ricevuta, cosa sia questo Consiglio di Dio, mediante il quale Egli non volle assumere la natura Angelica ma piuttosto la carne umana. Grande infatti fu quella sentenza, che professò il Principe Michele, quando disse: «Come sono grandi le tue opere, Signore, quanto profondi i tuoi pensieri. Lo spirito insensato non intende e lo stolto non capisce» [Salmo 92,6-7], per cui ricaviamo che gli insipienti e gli stolti non siano capaci di conoscere il disegno divino, perché nessuno è degno se non lo avrà reso Dio stesso. «Grande è il nostro Dio, la cui sapienza è infinita, e il cui giudizio e consiglio nessun altro conosce da se stesso, se non quello al quale Egli l’abbia voluto rivelare! Ma rispondetemi voi, che volete tanto più conoscere, quanto più forte vaneggiate. Non conviene forse al completamento dell’Universo, che in esso si cerchi, ogni perfetta combinazione che può avvenire ? Questo non lo potete negare ! Vi si trovano infatti tre elementi: Dio, sostanza e accidenti. La sostanza infatti, è duplice , una corporea e l’altra spirituale, pura come l’ Angelo. L’altra corporea è pura allo stesso modo di come sono le pietre e il legno. Inoltre, poiché poteva esistere una sostanza che nascesse in parte corporea ed in parte incorporea, come sarà l’uomo » [Quinta Estasi del Beato Amadeo – discorso di San Geudiele], ditemi, se Dio non avesse prodotto nella sua mente questa sostanza, «forse non sarebbe mancato al mondo una così grande perfezione perché non era sufficiente che fosse separatamente prodotta la sostanza corporea da quella incorporea, restando così separate l’una dall’altra, ma era necessario che fossero create entrambe connesse» [Quinta Estasi del Beato Amadeo – discorso di San Geudiele].
- Fu dunque abbastanza naturale, che da queste due sostanze se ne creasse una, e che quella divenisse Dio, «cosicché ogni cosa si riunisse e congiungesse in uno soltanto. Infatti nell’ uomo sono riuniti assieme sia l’elemento corporeo che l’ incorporeo, e conseguentemente nello stesso uomo sarebbero stati riuniti anche gli accidenti corporei a quelli incorporei . Ma restava soltanto una cosa e cioè che l’uomo si unisse a Dio affinché le proprietà dell’uomo di adattassero a Dio e quelle di Dio si adattassero all’uomo e così in una sola cosa avvenisse un’unione perfetta , e in qualche modo, ogni cosa divenisse Dio, poiché chiamandoLo uomo dio, nel quale vi è essere, vivere e pensare, e nel quale vi saranno entrambe le sostanze ed entrambi gli accidenti, lo chiameremo conseguentemente “Ogni – Cosa ” . Per tali ragioni, poiché anche l’uomo sarà Dio, in cui esistono tutte le cose, in qualche modo tutte le cose diverranno Dio, tutte saranno colmate da Dio e Dio ricolmo di tutto, poiché tutte le cose sono contenute e vivono in Lui stesso ed esistono in modo più sublime che considerate in se stesse, non tuttavia nello stesso modo in cui sono tutte nello stesso, come cose separatamente considerate secondo il proprio essere in lui , ma come saranno quando assumerà l’umanità dentro di Sé. Non ti meravigliare dunque, se vuole assumere l’umanità piuttosto che la nostra natura angelica, dal momento che assumendo l’umanità; assume anche noi, perché l’anima di quell’uomo si accorda alla nostra. Ma se avesse assunto uno di noi, come desiderate non assumerebbe altri Angeli differenti per specie, così come ha deciso ora assumendo l’umanità »[Quinta Estasi del Beato Amadeo – discorso di San Geudiele], che beatificherà, totalmente costituita sia di anima che di corpo.
- Non devi sorprenderti, dunque, di questa meravigliosa, super necessaria e stupenda relazione della divinità con l’umanità! Raccogli il dolore, l’odio e l’invidia, e non prendere una decisione contraria a quella divina, perché Dio disperde ogni piano e biasima ogni pensiero, «mentre il piano del Signore sussiste per sempre, i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni» [Salmo 33,11]. «Non moltiplicare i discorsi superbi, dalla vostra bocca non esca arroganza; perché il Signore è il Dio che sa tutto e le sue opere sono rette» [1 Samuele 2,3] .
- Sottomettetevi dunque alla divina volontà, e siate subordinati all’uomo dio, proclamando: « medito i tuoi insegnamenti» [Salmo 119,99] e « miei consiglieri i tuoi precetti» [Salmo 119,24].
- Infatti poiché il consiglio di dio vi era stato nascosto, vi è stato manifestato ora attraverso di me, e l’ignoranza non può proteggervi oltre, perché la superbia e l’iniquità saranno d’ora in poi i vostri accusatori innanzi a Dio, perché negando infatti la Sapienza di dio, negate suo Figlio, e non restate oltre nella verità ma rimanete bugiardi.
- Chiedete perdono, dunque, e non indurite a lungo i vostri cuori nella vostra malvagità.
- Già il settimo Principe nostro fratello, sta per parlare, pronto, come al suo solito, a discutere sapientemente di ciò che cosa resta ancora da contestare}
DISCORSO DI SAN BARACHIELE
- {Da queste azioni compiute ho chiaramente percepito che questi potenti miei fratelli principi, che in modo davvero elegante, ricercato e davvero saggio hanno parlato e dibattuto con te Lucifero e con i tuoi seguaci, abbiano ottenuto per sé il glorioso ed eterno nome di quel medesimo aspetto della divinità di cui sostennero la difesa,
- Come Michele, che dopo aver folgorato con quelle parole te, che desideravi farti simile a Dio, ed averti detto: “Chi come Dio ?” si trovò attribuito il suo stesso nome Michele, che si interpreta appunto “Chi è come Dio ?”.
- Gabriele invece, per aver confutato vittoriosamente te che contestavi la fortezza divina, provandoti che non c’è nessuno forte come Dio Nostro, congiunse quel nome incomparabile a se che si interpreta “Fortezza di Dio”.
- Raffaele inoltre, che indicò come Dio sia medico perfettissimo ed artefice di ogni medicina, ha ricevuto proprio quel nome pietosissimo, che significa “Medicina di Dio” e che tu negavi essere in Dio !
- Il quarto principe Uriele meritatamente viene chiamato “Illuminazione di Dio”, poiché contro la tua falsa opinione mostrò che Dio sia Luce inestinguibile di ogni luce e che ogni intelletto è illuminato da Lui. Per questo disse «Il Signore è mia luce e mia salvezza» [Salmo 27,1].
- Poiché poi, hai negato la misericordia di Dio e la facoltà di domandarla, che hai anche tu affermato sia adibita per tutti, a te Sealtiele ti rispose specificamente dicendo: «Cerca la gioia del Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore» [Salmo 37,4] e così propose la difesa di quest’aspetto della divinità che attiene alla richiesta della misericordia divina e così godé in eterno dell nome che si interpreta “Petizione di Dio”.
- Con grande sapienza ha poi respinto le tue urla contro il buon consiglio divino, emessi da te e dai tuoi complici, questo mio fratello che mi precede, e che ottenne un grande nome, appellandosi Geudiele che significa proprio “Buon Consiglio di Dio”.
- Resta infine a me l’onere di difendere la benedizione di Dio, che non dobbiamo mai maledire, come tu hai fatto, ma benedire incessantemente, la cui benedizione non manca mai a coloro che lo benedicono a loro volta. Per questo: «Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode» [Salmo 34,2] , poiché benedicendolo essi erediteranno il cielo, mentre i maledicenti andranno in rovina, e grazie a questo mio impegno e lotta contro di voi ribelli, non temo che non mi sia dato il nome Barachiele.
- Per cui, voglio sapere « Perché ti vanti del male o prepotente nella tua iniquità? Ordisci insidie ogni giorno; la tua lingua è come lama affilata, artefice di inganni» [Salmo 52,3-4].
- E così, grazie alle tue subdole esortazioni, hai condotto larga parte dei nostri fratelli, verso la peRdIzione eterna.
- Considera dunque cosa fai, o Lucifero, che «Dio è grande ed Egli solo ha compiuto meraviglie» [Salmo 136,4]. Stai attento a non allontanarti da lui. « Vedendo, i giusti saran presi da timore e di lui rideranno: «Ecco Lucifero che non ha posto in Dio la sua difesa, ma confidava nella sua grande ricchezza e si faceva forte dei suoi crimini» [Salmo 52,8-9]. « Temete il Signore, nulla manca a coloro che lo temono» [Salmo 34,10].« Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di aiuto» [Salmo 34,16] . Se non vi convertirete « Non tornerà forse ad affilare la spada, a tendere e puntare il suo arco? » [Salmo 7,13] perché « Improvvisa divampa la sua ira. Beato chi in lui si rifugia.» [Salmo 2,12].
- Non vi sto dicendo queste cose senza motivo, ma per spingervi a rispettare l’ordine divino!
- «Convertitevi o voi dal cuore accecato, convertitevi! Ecco Dio Nostro Benedetto nei secoli dei secoli, vi attende e benevolmente aspetta la vostra conversione» [c.f.r. Quinta Estasi del beato amadeo – discorso di San Barachiele] poiché « il Signore, si ricorda del suo amore e della sue misericordie» [variamente cfr Salmo 25,7] che sono in ogni secolo, se farete ammenda.
- State andando dritti verso l’abisso e le tenebre inferiori » [c.f.r. Quinta Estasi del beato amadeo – discorso di San Barachiele], così come il Signore si accompagna a color che non volete seguire.
- Glorificate il Signore Creatore Nostro, ed esaltiamo il suo santo nome in Lui.
- Benedite il Signore « Egli solo ha compiuto meraviglie » [Salmo 136,4] perché « il Signore è Dio e che non ve n'è altri fuori di lui» [Deuteronomio 4,35] in cui si trova la sublime luce della giustizia e non può esserci in lui alcuna traccia di iniquità}.
CAP VIII – IN CHE MODO LUCIFERO ESORTÒ I SUOI PRINCIPALI SEGUACI A RISPONDERE ASSIEME A LUI AGLI ARGOMENTI E ALLE OBIEZIONI DEI SETTE ASSISTENTI
- Dopo che i Sette Principi Assistenti finirono di parlare, e già tutta la fazione luciferina si vedeva ben delimitata, tutti gli Angeli buoni ardendo di zelo, unirono ciascuno il proprio spirito con quello del grande Principe Michele, mentre gli angeli cattivi cominciarono a escogitare tra loro cose nuove e a creare diversi argomenti per non essere visti soccombere , mostrandosi falsamente ancor più spavaldi, soprattutto quei sei che si erano uniti e congiunti strettamente al grande dragone, e ciononostante restavano confusi nel loro spirito , ma poiché ciascuno voleva apparire più sapiente dell’altro, per la diversificata superbia di poter trovare nuovi argomenti, non tendevano le mani alla verità.
- Così si producevano in giravolte e non sembravano d’accordo in nulla.
- Invece lucifero, che era il capo dei ribelli, giustamente rimaneva anche lui interiormente confuso, desiderando di essere visto come vincitore e per questo con i suoi seguaci derideva le minacce e le pene stabilite per loro.
- E poiché, come dissi, gli elementi non erano stati ancora divisi, e dunque il luogo delle loro pene non era stato ancora separato, per mantenere salde le forze, desiderava mantenere uniti e concordi i suoi principali seguaci, e per renderli più malvagi degli altri, e per blandirli, concesse loro un momento in cui ciascuno di loro potesse esprimere un proprio discorso, allo stesso modo in cui avevano fatto i Sette Principi Assistenti, ma poiché non si udivano parlare singolarmente venendo meno la grazia divina, perché come disse S. Giacomo: « Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia» [Giac. 4,6], se dunque dà la grazia agli umili, conseguentemente viene a mancare ai superbi in modo che uno parlava in un modo, un altro in modo differente, per tale ragione Lucifero appariva ai Sette Principi Assistenti, rispondere una cosa unica per tutti loro, mentre gli altri drizzavano gli orecchi e si limitavano a sostenerlo.
- E poiché attraverso la loro visione capivano che il pensiero espresso era il loro, ciascuno non ostacolava l’altro nell’indicare ragioni ed argomenti, e per questo Lucifero assieme ai suoi seguaci cominciarono a dire:
DISCORSO UNITARIO DI LUCIFERO E DEI SUOI PRINCIPI COMPLICI
- Dal momento che sembrate voler difendere la parte più giusta, cionondimeno, ci appaiono abbastanza boriose quelle vostre parole, piene di veleno e tormento, che siete andati in giro a spargere come fulmini. Noi tuttavia poco considereremmo i vostri rimproveri e le vostre minacce, se non per aggiungere alcune arringhe nei quali vogliamo apparire ancor più perfettamente modesti.
- Difatti abbiamo ascoltato la vostra magniloquenza e i vostri arguti postulati, che avete intessuto contro le nostre irreprensibili ragioni, grazie alle quali, non ci vogliamo preoccupare minimamente dell’umile e costernato animo vostro, visto che, preoccupandovi troppo di quell’ingiusto ordine, avete anteposto coloro che sono più umili a quelli più nobili, gli indegni ai degni, e gli onori degli altri alle vostre stesse dignità e conosciamo perfettamente tutto ciò di cui parlare e andate blaterando per evidente codardia.
- Certamente non mostrate un retto giudizio, né ci sembra che possa giungere alle nostre prudenti orecchie un degno responso verso quelle cose che noi con prontezza abbiamo opposto a quelle dette da voi. «Infatti ciascuno di noi deve desiderare per sua stessa natura un bene per se stesso piuttosto che per un altro e dunque, ciascuno, deve desiderare maggiormente per sé il massimo bene. Siccome questo è il dono più eccellente e più nobile, lo dobbiamo rivendicare per noi piuttosto che per l’uomo! Per questo la legge che ha impartito, secondo siano dati ai più degni cose più degne cui è giustissima, e infatti, siccome noi siamo più degni di qualunque uomo, dunque, quel dono così degno deve essere maggiormente dato a noi piuttosto che all’uomo. Diteci allora: Dio non ordinò forse noi Angeli allo stesso modo, stabilendo la legge che i più degni per natura, fossero tali anche nei meriti e nelle ricompense ? Se dunque, nessuno nega, che ha correttissimamente ordinato che siano date cose più degne a coloro che sono più degni, perché dunque ora attribuisce cose più degne ad un uomo così tanto indegno rispetto a noi ? Se sostenete che ha deciso ciò giustamente ne consegue inevitabilmente che ci avrebbe ingiustamente disposti ed ordinati in cori distinti , concedendoci gratuitamente dei doni in base allo stato naturale di ciascuno. Se al contrario ci avesse diviso in modo giusto, non potreste negare affatto che sia stato poi successivamente ingiusto rendendo per grazia maggiore di noi, l’uomo che ci è di gran lunga inferiore per natura. Di conseguenza non può essere ritenuto giusto ciò che Dio ha ordinato contro di noi ed a favore dell’uomo. Non è certamente conveniente, o Principe Michele, non è chiaramente giusto, o Gabriele, e tutti voi Angeli che resistete alle mie ottime ragioni che Dio voglia anteporre a noi tutti l’uomo! In una cosa così ingiusta non gli si deve assolutamente obbedire! Vogliamo infatti sapere da voi se Egli non diverrebbe davvero ingiusto rendendo primo l’ultimo Coro e il primo Coro l’ultimo? E quanto di più, infine, se anteponesse addirittura quell’uomo , che è inferiore all’ultimo coro degli Angeli, al Coro Supremo, sollevandolo addirittura, come fa ora, al posto degli spiriti più nobili ! I miei ragionamenti sono così evidenti che non necessitano di alcuna argomentazione a sostegno » [cfr Quinta Estasi del Beato Amadeo – Discorso di Lucifero e Beelzebù].
- Dite per questo che noi siamo ciechi e che siamo nelle tenebre, tuttavia «siete proprio voi ad essere nelle tenebre, perché, avete dimenticato la vostra nobilissima natura, ed anzi la mandate letteralmente a fondo; di un uomo volete farne un Dio e desiderate per questo sottomettervi a chi è largamente più indegno di voi. Grande è la vostra demenza in questo, perché volete abbassare voi che siete nobili ed elevati e innalzare al vostro posto quelli che sono invece più vili e umili». [cfr Quinta Estasi del Beato Amadeo – Discorso del solo Lucifero]
- Ma ce una cosa che maggiormente ci spinge a meravigliarci di voi che vediamo non particolarmente timidi e vili, temendo il supplizio eterno che non è nella natura delle cose. «Diteci, vi chiediamo, dove si trovano quelle nubi e quelle caligini, dov’è quell’ Abisso» [cfr Quinta Estasi del Beato Amadeo ], quel fuoco, quel luogo tenebrosissimo con cui Dio minaccia di distruggerci ?
- Certamente questi sono soltanto spauracchi, perché non accadranno realmente.
- Sarete certamente più assennati se, verrete anche voi dalla nostra parte nel difendere la vostra dignità assieme a noi, così come si confà alla vostra magnanimità, per non sembrare così tanti turbati e impacciati nell’animo, essendo ormai dimentichi della vostra nobiltà ed eccellenza.
- Inoltre poiché lo stesso Lucifero ha intenzione di aggiungere soltanto alcune altre cose cediamo il resto a lui e affinchè parli direttamente, mettiamo fine ai nostri discorsi.
DISCORSO DEI QUATTRO PRINCIPI ASSISTENTI MICHELE, GABRIELE, RAFFAELE E URIELE CONTRO LUCIFERO E I SUOI SEGUACI
- {Le nostre parole vi appaiono rigonfie , poiché siete voi ad essere rigonfi di superbia e le nostre esortazioni, o fratelli nostri, vi appaiono inoltre come inutili arringhe perché oramai siete rimasti privati della divina carità .
- Per queste ragioni sembrate ancor più preparati noi, a scagliarci contro le vostre ingiurie, che viceversa.
- Noi infatti, non adoperammo contro di voi, nessun odio, nessuna ingiuria o rivalità, ma vi parlammo per troppo zelo di carità verso la giustizia, e soltanto per il vostro bene e per la vostra salvezza, come anche voi ben sapete, avendovi solamente avvertito di quanto vi siete ormai separati da Dio Creatore Vostro, e così divenendo molto più solti e finendo per indurire estremamente ancor di più i vostri cuori.
- Tuttavia, poiché Dio ordina di non farvi mancare i nostri consigli, né le dimostrazioni e le risposte ai vostri temerari attacco contro la divina volontà, vogliamo rispondere anche alle ultime vostre contestazioni, affinché nessuno di voi maledetti sia da noi lasciato senza risposta, per cui ci sorprendiamo non poco che voi sembrate negare ciò che invece risulta chiarissimo ad ogni intelletto.
- Difatti nessuno può contestare che: «il primo e sommo intelletto non possa errare in alcun modo, né che la prima, somma ed ottima volontà possa minimamente volere qualcosa in modo errato o disordinato. Poiché, così come la negazione presuppone l’affermazione e l’odio presuppone l’amore e l’imperfetto ciò che è perfetto, così l’ignoranza e l’errore presupporrebbero la conoscenza in un altro e il ben volere in qualcuno più degno di Sé ! Ed in tal modo l’ Eccellentissimo avrebbe qualcuno di più eccellente di Sè e il Degnissimo qualcuno di ancor più degno, l’ Immutabile diverrebbe soggetto a mutamento e il Perfettissimo potrebbe divenire più perfetto. Deve essere pertanto certo ed evidente per tutti che l’ Ottimo non possa volere male, né sottoporsi ad alcuna legge, poiché ogni legge viene da lui e poiché Egli è buono da se stesso, ne consegue necessariamente che per sua natura non può divenire cattivo e ingiusto. Cosa sono dunque queste cose che presumete e temerariamente avete l’ardire di voler fare indirettamente anche a Dio ? Perché Lo giudicate ingiusto se vuole rendere l’uomo più eccellente di noi ? Anche se ciò vi sembra ingiusto, ingiusto tuttavia non può esserlo, a meno che voi non possiate credere che ciò che è rettissimo possa dirsi obliquo. È vero che ciascuno deve desiderare per sé un bene, soprattutto se è il più grande di tutti, ma solo se tale scelta sarà stata nelle sue reali possibilità! Ma se Dio ordina che quel bene spetti ad altri, e non a chi lo desidera, si deve obbedire a Dio, perché è soltanto Lui che dobbiamo amare al di sopra di ogni cosa. E il bene che mi spetta, anche se piccolissimo, posso desiderarlo di più che un grande bene per un altro. Ciò, infatti, lo devo volere per lui e non per me, proprio perché Colui che non è debitore di nessuno vuole attribuirlo a lui e non a me. Anche gli uomini non ci sono inferiori nelle facoltà, infatti il nostro intelletto e il loro, la nostra volontà e la loro non variano nella loro natura. L’ obbedienza e l’atto appartengono alla stessa e medesima signoria . Anche se la nostra natura è più nobile della loro; non lo sono tuttavia le loro facoltà. Ma ammettiamo che le nostre siano più degne. Da dove abbiamo ricevuto questa dignità ? Non l’abbiamo ricevuta forse da Dio ? E in base a quale diritto o a quale legge ? Solo per beneplacito della Sua volontà ! Egli dunque non attribuisce mai le cose più degne ai più indegni ! Difatti, nessuno è degno presso Dio, se non colui che Egli Stesso abbia reso degno ! Difatti attribuendo le cose più degne, rende maggiormente degni anche coloro a cui le conferisce. E se anche siamo più degni degli uomini per natura, non lo siamo tuttavia per questo compito. Perciò, onde attribuire, senza ingiustizia, cose più degne ai più degni, è necessario non solo che costoro siano realmente più degni a riceverle ma anche che, colui che le concede e le elargisce, sia costretto a farlo da una legge, un diritto o per una ragione, con i quali attribuire ad uno piuttosto che ad un altro. Ma colui che ci concesse gratuitamente questi privilegi, maggiori o minori, secondo le nostre naturali capacità, lo fece spontaneamente e liberamente. Pertanto, se avesse agito in altro modo, non per questo sarebbe stato ingiusto. Peraltro non ha anteposto noi all’ uomo in assoluto, bensì soltanto all’ uomo – Dio» [Quinta estasi del Beato Amadeo – risposta di San Michele ed altri a Satana] per cui se avrete considerato in maniera ponderata le nostre risposte, in nulla risulteremmo privati della nostra angelica nobiltà , e neanche che l’umile sia elevato sopra di noi, né gli ordini angelici né sarebbero sconvolti, o che l’uomo sarebbe preferito a noi, ma solamente che vogliamo adorare l’uomo Dio e la sua genitrice.
- E tutte queste cose le facciamo non per timore, né per negligenza, per animo rattristato o per ignoranza, ma per fortezza, solerzia, per generosità, corretta conoscenza e santa obbedienza, e per incendio d’amore verso Dio, creatore nostro, alla cui volontà vogliamo essere conformi.
- Dunque, non potete ritorcere , le vostre tenebre, cecità e stoltezze contro di noi, poiché questi mali hanno ghermito solo voi, e non anche noi!
- Non per questo termineremo , desiderosi anche della vostra salvezza, di ammonirvi affinché possiate così ripagare Dio, Vostro Creatore, generosissimo dispensatore di ogni bene, e non vogliate più irritarlo o irridere i suoi comandamenti e le sue giuste minacce contro le vostre disobbedienze, e se anche ora non vi sono state mostrate le tenebre, le caligini, e l’eterno Abisso, non per questo dovete ritenerle cose che non accadranno : « perché egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste» [Salmo 33,9], perché: « Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall'alto il Signore. Egli parla a voi con ira, vi spaventerà nel suo sdegno» [Salmo 2,4-5]. Temete pertanto che Dio non vi dica: « Mi resero geloso con ciò che non è Dio, mi irritarono con i loro idoli vani … Un fuoco si è acceso nella mia collera e brucerà fino nella profondità degl'inferi… Sì, vicino è il giorno della loro rovina e il loro destino si affretta a venire»[Deut.32,21-22-35]. Vedete che « Io sono il Signore e non v'è alcun altro. ! » [Isaia 45 ,6] .
- « Amate il Signore, voi tutti suoi santi; il Signore protegge i suoi fedeli e ripaga oltre misura l'orgoglioso» [Salmo 31,24].
- « Non siate come il cavallo e come il mulo privi d'intelligenza [Salmo 32,9].
- «Come fieno presto appassiranno, cadranno come erba del prato … poiché i malvagi saranno sterminati, ma chi spera nel Signore possederà i Cieli» [Salmo 37,1-2-9].
- Riconoscete che il Signore è Dio e che è Lui ad aver creato noi, e non noi Lui!
- Avete già ascoltato la sua voce , non vogliate indurire ancora a lungo i vostri cuori, ma invece: «pensate a fare ammenda « o miserabili e convertitevi» [Quinta estasi del Beato Amadeo – Discorso di San Barachiele] al Signore, perché: « Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature.» [Salmo 145,9] ma: « Improvvisa divampa la sua ira - come dice Barachiele fratello nostro - Beato chi in lui si rifugia» [Salmo 2,12] perché il Signore Regnerà in Eterno dei Secoli dei secoli.
- E a quelle cose che Lucifero stesso era stato indotto a dire da voi, risponderà nostro fratello il Principe Michele, su nostro incitamento, mentre noi non abbiamo intenzione di aggiungere null’altro}
DISCORSO DI LUCIFERO
- Belzebù e gli altri cinque miei fratelli hanno parlato in modo dotto ed eloquente, e senza variare il senso al significato delle parole, così come dovrebbero fare spiriti che restano saldi e che hanno per sé amor proprio rispetto agli altri. Io invece che ho parlato, mantengo salde nel mio animo queste cose, che devono restare impressa nella vostra mente e non rinuncerò mai a queste mie vigorose ragioni.
- Ciononostante desidero sapere da voi che cosa mi concede Dio oltre a ciò che mi spetta: sé è davvero corretto assuma piuttosto me a quella eccellenza divina, « Mi basterebbe che potesse assumere me e che così io divenissi Dio e ciò per me sarebbe meglio, più eccellente» [Quinta estasi del beato Amadeo – nuovo discorso di Lucifero], più glorioso, che se io sia obbligato ad adorare l’uomo dio, perché io farò distinzione tra umanità e divinità, non adorerò la prima, anzi piuttosto la rifiuterò, poiché io mi oppongo con tutto il mio animo che possa più a lungo adorare un uomo a me inferiore!
- Ed «anche se sia un Dio uomo- come vuole - non può obbligarmi per nessuna ragione ad adorare o a venerare un uomo!» [Quinta estasi del beato Amadeo – nuovo discorso di Lucifero] e soprattutto quella donna che ha scelto – come dice – per madre, che non sarà dio, e per questo non potrà mai essere anteposta a me.
- Pertanto, che i suoi comandamenti siano giusti o ingiusti, per nessuna ragione piace né a me né ai miei seguaci.
- Se fossero giusti come voi affermate, allora avrebbe agito giustamente conferendo questo dono della divinità a me.
- E se Dio tutto ciò che vuole, lo vuole giustamente, perché non ha voluto fare ciò, che sembra dubbio appare la cosa più giusta ?
- Inoltre è giusto che molti dei miei compagni abbiano pensato ad altre condizioni più eque cercando di indurre concordia, tuttavia non approvo nessuna di quelle condizioni, per cui non mi piacciono né alcuni di quegli accomodamenti né le vostre esortazioni, poiché per nessuna ragione, nessuna legge, nessun via, nessun patto, o per nessun modo potrà portare l’uomo ad essere non dico superiore a me, ma neanche sullo stesso piano.
- Parlate pure dunque, e proclamate o prevedete ciò che volete, questa è la mia irreprensibile sentenza, questa è la mia volontà.
DISCORSO DI SAN MICHELE CONTRO LUCIFERO E I SUOI ALLEATI
- { Se non ritorni in te stesso o Lucifero, che sei ancora dotato di una certa inamovibile durezza di cuore: subirai pene ancora maggiori.
- Se ancora puoi, allontanati dunque da questa tua furiosa invidia!
- Poiché questi miei fratelli, assieme a me, risposero a te e ai tuoi seguaci, confutando tutti i vostri ingiusti reclami, e tutte le vostre malvage richieste in modo talmente colto ed esauriente, che a me sembra non si possa null’altro aggiungere, tuttavia, affinché non appaia così indifferente alla volontà di Dio, che volle che tu e i suoi seguaci doveste essere ammoniti per mezzo delle esortazioni e delle preghiere dei mie fratelli, anche due o tre volte, com’è indole del Nostro Creatore, ti risponderò in breve su quella tua ultima congettura falsa e piena di disperazione, chiedendoti se non desideri allontanare la tua pazzia: non delirasti abbastanza fino a questo punto , e come scuoti te e i tuoi che siete fermi nell’errore, sai anche che noi Sette Principi e tutti gli altri, che sono umili e obbedienti, restiamo ancor più saldi dei sassi nell’ amore divino, e senza chiederne il motivo, vogliamo ciò che Dio vuole, per questo, tutti gli strali scagliati costantemente da te e dai tuoi, nonché tutte le censure che utilizzate contro i comandamenti di Dio risultano essere del tutto vani! Infatti non è tuo compito giudicare se è più corretto o meno, o più giusto o meno, l’operato di Dio, perché nessuno può essere giudice delle opere divine.
- Nessuno è infatti come Dio e se anche tu non neghi che sei una semplice creatura, così come non puoi minimamente negare di essere sottomesso al tuo creatore, perché: « Il Signore fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire » [1 Samuele 2,6].
- Non posso non adirarmi per la tua scellerata superbia e della tua perfida ostinata e gelidissima.
- Vuoi davvero fare distinzione tra divinità e umanità, ammetterne una e respingere l’altra ?
- In tal caso, ti assicuro che se quell’uomo è Dio, che tu lo voglia o meno, finirai per adorare l’uomo senza alcuna distinzione, proprio perché quell’uomo diverrà Dio, e Dio sarà fatto uomo. Desisti dunque, o povero illuso, da questa tua detestabile superbia, finiscila di disprezzarci e di deridere la divina potenza, poiché: « Grande è il Signore e degno di ogni lode, la sua grandezza non si può misurare» [Salmo 145,3], « Il Signore, piega il suo cielo e scende, tocca i monti ed essi fumeranno» [Salmo 144,5].« Si arresta e scuote la terra, guarda e fa tremare le genti; le montagne eterne s'infrangono, e i colli antichi si abbassano » [Abacuc 3,6]; « Il fuoco uscirà dalla sua ira, e chi lo potrà spegnere? Si agiterà, e che non lo temerà? Tuonerà, e che non ne proverà terrore? Se il Signore manda qualche castigo, chi non rimarrà consumato dal suo volto? La terra tremerà dalle sua fondamenta, il mare sarà sconvolto fin dai suoi fondali, e le sue onde e i suoi pesci saranno turbati a causa del suo volto e della gloria della sua potenza! Perché forte è la sua gloria che scocca la freccia, e acuta la sua punta, che viene scagliata dalla stessa, scagliata fino ai confini del mondo » [4Esr. 16:9 e ss] .
- Scuoti la tua mente, o Lucifero, a sentire le parole del Signore che dice: « Non abiterà nella mia casa, chi agisce con inganno, chi dice menzogne non starà alla mia presenza» [Salmo 101,7] .« farò vendetta dei miei avversari, ripagherò i miei nemici» [Deut. 32,41].
- Certo è giunta l’ora della tua rovina.
- Mi sembri totalmente avvolto nell’oscurità e reso tutto rosso dal furore e dall’ira, e dai tuoi occhi sembri scagliare fiamme di fuoco.
- O infelice, presto cadrai nelle tenebre e nell’ Abisso, né sarai più assistito dalla potenza del Signore, egli infatti disprezzerà in eterno le tue malefatte!
- Desideri infatti andare verso quel luogo dal quale non farai mai più ritorno! « Del Signore ... saranno abbattuti i suoi avversari! L'Altissimo tuonerà dal cielo» [Samuele 2,10] .
- Il Signore regnerà infatti in eterno, nei secoli dei secoli, mentre ai superbi sarà proibito l’accesso ai cieli. O Lucifero, « Hai amato la maledizione: ricada su di te! Non ha voluto la benedizione: da te si allontani!» [Salmo 109,17].
- Infine, la tua ostinazione, non attenderà né altri moniti , né, tantomeno altre esortazioni, ma solo la tua severissima sentenza, secondo la quale sarai scacciato dal mezzo della casa di Dio e assieme a te periranno i tuoi seguaci}
DISCORSO DI SAN MICHELE AGLI UMILI ANGELI RIMASTI FEDELI
- Non diamo più spazio, così come ci ha ordinato l’Altissimo, ad altri avvertimenti ed esortazioni, da parte nostra, abbiamo a lungo sopportato non senza un grandissimo slancio di carità, senza aver nulla ottenuto, poiché i loro cuori sono rimasti molto induriti e « Questi insolenti, ci hanno troppo calunniato, ma con tutto il nostro cuore osserviamo i precetti del Signore » [Salmo 119,69].
- Essi « Dimenticarono le sue opere e le meraviglie che il Signore aveva loro mostrato» [Salmo 78,11]. « Dell'orgoglio si fanno una collana e la violenza è il loro vestito. Esce l'iniquità dal loro grasso, dal loro cuore traboccano pensieri malvagi. Scherniscono e parlano con malizia, minacciano dall'alto con prepotenza. Levano la loro bocca fino al cielo e la loro lingua percorre la terra. » [Salmo 73,6-9]. « Dicono: «Come può saperlo Dio? C'è forse conoscenza nell'Altissimo?» [Salmo 73,11] .
- Ci minacciano anche con il loro odio incancellabile meditando di aggiungervi anche la loro perpetua inimicizia, e si prendono gioco del Signore, perché li minaccia di rovesciarli e con le caligini e le tenebre, che ancora non vedono.
- Ciononostante, «restate forti o fratelli miei , siate allegri e saldissimi e riprendete coraggio, o voi tutti che sperate nel Signore» [Salmo 31,25], poiché: «La nostra difesa è nel Signore, egli salva i retti di cuore» [Salmo 7,11].
- Presto diciamo: «Come sono distrutti in un istante, sono finiti, periscono di spavento! Come un sogno al risveglio, Signore, quando sorgi, fai svanire la loro immagine.» [Salmo 73,19] «Ecco, perirà chi da te si allontana, tu distruggi chiunque ti è infedele.» [Salmo 73,27].« Il Dio che ci ha cinto di vigore e ci ha reso integro il mio cammino, ha addestrato le nostre mani alla battaglia, le nostre braccia a tender l'arco di bronzo.» [Salmo 18,33-35]; «Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero. Appaga il desiderio di quelli che lo temono, ascolta il loro grido e li salva» [Salmo 145,18-19].
- Per questo fortifichiamo la nostra armatura con i meriti di Nostro Signore Gesù Cristo, e imponiamo sulla nostra fronte il Segno del Dio Vivo e nel sangue dell’Agnello immacolato cantiamo, poiché certa è la vittoria nostra e otterremo i premi della benedizione eterna , come il Signore Nostro ci ha predetto, e, supplichiamo dunque Dio Creatore Nostro, che divida tutti gli elementi, e ordini di render manifeste i luoghi delle tenebre e delle caligini in cui saranno scagliati i malvagi ribelli, in pagamento delle pene eterne che hanno meritato, condannandoli ad abitare l’inferno per via dei loro crimini}.
- Ed il Signore allora aggiunse: {Poiché tutti gli Angeli rimasti fedeli ed obbedienti hanno riconosciuto gli apostati si sono mostrati spietati a causa del loro durissimo cuore, per render nota a tutti la loro fedeltà, ciascun coro elegga un principe oratore, sebbene il primo ordine dei Serafini ha già conferito la sua rappresentanza a quattro più potenti assistenti} .
- Così tutti quanti questi 12 Principi , uniti ed infiammati di divino amore, e sazi e dissetati di giustizia, come espresso in quell’antica pittura fecero accesso innanzi alla Trinità Divina, parlando in nome di tutto quanto l’esercito degli Angeli, affinché tutti gli apostati e i riballi fossero scagliati via dalle loro sedi, e sprofondati secondo iloro meriti verso i luoghi deputati loro da Dio.
DISCORSO PROFERITO A DIO DAI QUATTRO ANGELI ASSISTENTI CIOE’: MICHELE, GABRIELE, RAFFAELE E URIELE, E DAGLI ALTRI OTTO PRINCIPI ORATORI IN NOME DI TUTTI I RESTANTI ANGELI
- { «Sorgi, Signore, e siano dispersi i tuoi nemici e fuggano da te coloro che ti odiano» [Numeri 10,35] .
- « Grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio» [Salmo 86,10] .
- « Tu sei terribile; chi ti resiste quando si scatena la tua ira?» [Salmo 76,8].
- Ecco i tuoi nemici hanno creato delle trappole per noi « Aguzzano la lingua come serpenti; veleno d'aspide è sotto le loro labbra» [Salmo 140,4]
- « La loro bocca dice menzogne e alzando la destra giurano il falso» [Salmo 144,8]. « quanti dicono: «Per la nostra lingua siamo forti, ci difendiamo con le nostre labbra: chi sarà nostro padrone?» [Salmo 12,5] .
- « I superbi ci insultano aspramente, ma non deviamo dalla tua legge» [Salmo 119,51].
- « Torpido come il grasso è il loro cuore, ma io mi diletto della tua legge». [Salmo 119,70].
- « Giunga fino a te la nostra preghiera, tendi l'orecchio al nostro lamento». [Salmo 88,3].
- Giunge già il tempo e non resta altro che tu pronunci la tua sentenza contro i ribelli, che sono stati più volte ammoniti di fare ritorno a te o Signore, e che furono lasciati per lo spazio di breve tempo nel loro libero arbitrio, e da te lasciati liberi di redimersi. Ma il loro cuore si è congelato, per cui, Signore, mostra loro la tua giustizia, affinché i tuoi nemici siano annientati, e disperdi tutti gli operatori di ingiustizia, perché scompaiano nei secoli dei secoli.
- «Ma tu, Signore, rimani in eterno, il tuo ricordo per ogni generazione» [Salmo 102,13].
- « Perché hai alzato le tue mani sui prepotenti, vedendo la prosperità dei malvagi» [Salmo 73,3 parz. Disco] .
- « Recida il Signore le labbra bugiarde, la lingua che dice parole arroganti» [Salmo 12,4].
- «Fa piovere su di loro carboni ardenti, gettali nel baratro e più non si rialzino.» [Salmo 140,11], scaglia i ribelli nell’inferno e tutti coloro che si dimenticano di Dio.
- «Riversa su di noi la tua giustizia, raggiunga loro la tua ira ardente» [cfr Salmo 69,25] .
- Forma l’Abisso dove dai pena ai tuoi nemici e a quelli che dicono che Dio non sia vicino a loro e che le loro iniquità restino per sempre sulla loro via. Sorgi, o Signore, e glorifica la tua mano, non dimenticarti dei tuoi mandati, ricolmaci dei tuoi beni, affinché glorifichiamo il tuo nome nei secoli dei secoli}.
CAP IX - IN CHE MODO FURONO ESPULSI I RIBELLI CON INTERPRETAZIONE DEL CAPITOLO DODICESIMO DELL’APOCALISSE
- Il Signore « dal suo tempio ascoltò la voce dei suoi Angeli, e al suo orecchio pervenne il loro grido» [Salmo 18,7] e così pronunciò sentenza contro gli ostinati ribelli ed apostati, « La terra tremò e si scosse; vacillarono le fondamenta dei monti, si scossero perché egli era sdegnato» [Salmo 18,8] contro i superbi . « Il Signore tuonò dal cielo, l'Altissimo fece udire la sua voce: grandine e carboni ardenti. Scagliò saette e li disperse, fulminò con folgori e li sconfisse» [Salmo 18,15 ], moltiplicò le saette e li scosse, « Allora apparve il fondo del mare, si scoprirono le fondamenta del mondo» [Salmo 18,16] , « al cielo fece udire la sentenza: sbigottita la terra tacque» [Salmo 76,9].
- Queste parole del divino Salmista nel Salmo 17 [rectius18] e 75 [rectius 76] si accordano perfettamente con le poche parole finali del capitolo XI dell’Apocalisse , laddove si dice: «Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine» [ Apoc 11,19].
- Poiché con la caduta dei demoni furono scosse tutte le fondamenta della terra, il divino salmista, nel salmo 81° omettiamo essendo presente una frase potenzialmente lesiva della sensibilità di alcuni nostri lettori , … così come ce ne attesta anche S. Giovanni nel capitolo 8° , fu giusto che i figli imitatori del diavolo loro padre, scontassero le medesime pene, dicendo: «Non capiscono, non vogliono intendere, avanzano nelle tenebre; vacillano tutte le fondamenta della terra. Io ho detto: «Voi siete dei, siete tutti figli dell'Altissimo. Eppure morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti.» [Salmo 82,5-7].
- Ecco in che modo con la caduta dei demoni furono separati gli elementi e così rivelate le fondamenta della terra, poiché, l’Abisso, assorbì in se Lucifero, e si suoi seguaci, mentre quelli fedeli e umili ora sono esaltati, e fatti simili al Dio Altissimo.
- Ci fu un grande terremoto con la separazione degli elementi, separati i quali dal tempio, i demoni, dov’era, e non accortisi di nulla sulla creazione della terra, caddero nelle tenebre e nelle caligini dell’Abisso, come grandine, le cui proprietà si addicono ai demoni cioè al congelamento, alla pesantezza e alla freddezza poiché furono lasciati inizialmente liberi nella loro propria volontà, salvo successivamente, privati dell’amore di Dio, divennero come induriti , freddi e congelarono nella loro superbia ed invidia, e come tante pietre della grandine che cadono, raggiunsero il fondo, la grandine è infatti sempre dannosa e non cade mai senza che sia proferita ingiuria, specialmente per gli effetti prodotti da quella sopraggiunta sciagura, così i malvagi demoni, sono pronti a offendere, e mai cessano di nuocere.
- Infine, ne è seguita “una tempesta di grandine grande” dato che allo stesso modo, c’è poca differenza tra i demoni chi maggiore che minore, ma la terza parte costituì’ appunto la grandine degli spiriti malvagi, come Giosuè dice al capitolo 10° (n.d.a. : Coloro che morirono per le pietre della grandine ), quando dopo che il popolo di Dio ebbe combattuto con il popolo degli Amorrei , giunsero dal popolo chiamato dei (*) non siamo stati in grado di identificare tale popolazione 185_a fino a Zota (*) non siamo stati in grado di identificare questa città biblica giunse una grossa grandine che ruppe le spade del popolo di Dio e tra i (*) non siamo stati in grado di identificare tale popolazione 185_a la casa della superbia e dell’ira. Poiché infatti i diavoli non potettero restare nei Cieli, fu necessario che cadessero in profondità, e la tempesta si riferisce ad una mente troppo indurita. Zota (*) si interpreta Troppella cioè “trappola o laccio” con la quale si acchiappano i topi grazie ai nostri tranelli, così anche il diavolo fu preso in trappola, e della stessa gabbia per topi ebbe rivelazione S. Ignazio nella quinta lettera ai Filadelfiesi: « Vi prego pertanto, nel nome del Signore, che, coloro che pentendosi rientrassero nell'unità della Chiesa, voi li possiate accogliere con ogni sorta di benevolenza cosicché per mezzo del servizio e della indicazione incomprensibile 185b siate resi come il laccio del diavolo e così resi degni di Gesù Cristo e della salvezza eterna otteniate il Regno di Dio, infatti così come egli fu catturato dal demonio, per mezzo della disubbidienza e della ostinazione, così i fedeli si sforzano di fare prigionieri, ai quali per primo Dio disse: “Non devi amare te più di me, perché resterai impigliato nella rete, se non farai la mia volontà”» [c.f.r. testo dell’epistola ai Filadelfiesi non corrispondente a quello rinvenuto]. Per questo il diavolo è detto indurito fino ... , fino all’ostinazione, e per questo fu imprigionato nell’Inferno, e questa dunque ci servì come ottima similitudine (X) 185_b ci sono delle cose che rimangono ooscure in questo capitolo e non comprendiamo.
- La Grande tempesta di grandine è espressa al singolare a significare che andò perduto un altissimo numero di spiriti, ma dobbiamo ora giungere a quella bellissima contemplazione in cui siamo stati del capitolo 12° dell’Apocalisse, allorquando, Giovanni dice con riguardo agli Angeli rimasti fedeli: « Essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio» [Apoc 12,11] a cui ricaviamo che “Michele e i suoi Angeli” abbiamo ottenuto da Lui il Segno della Croce contro i ribelli che è il Segno del Dio vivo, col quale l’Agnello immacolato, fu immolato , così come in quell’antico dipinto in cui si evidenzia il segno della Croce: contro i ribelli che è il Segno del Dio vivo, col quale l’Agnello immacolato, fu appeso, così come in quell’antico dipinto viene raffigurato il segno della Croce, sebbene soltanto Michele conduce il vessillo della croce, ma non si deve dubitare che lo stesso abbia proclamato a tutti il nome di Gesù dio e uomo che vive nei secoli dei secoli, perché diviene nome di testimonianza , proclamandolo :Viva Gesù, Viva Gesù, Viva Gesù, perché invocato in tal modo e proclamato da tutti, tutti gli Angeli, avendo il segno della croce sulle loro fronti difesero Dio contro i nemici, che manifestarono una volontà contraria e il Primo Principe Michele prese il vessillo della croce sfolgorante, e con voce possente gridò assieme a Raffaele, Gabriele e Uriele, così come si vede in quel dipinto : «siano confusi gli empi, tacciano negli inferi. Fà tacere le labbra di menzogna, che dicono insolenze contro il giusto con orgoglio e disprezzo» [Salmo 31,18-19] .
- Dette queste parole e veduto il vessillo splendente della croce, così afferma S. Ignazio nella quarta lettera ai Filippesi, come da me spiegato nel capitolo sull’immagine di S. Michele. Dice infatti: «Questo trofeo della croce è contro la potenza del diavolo che vedendolo s’impaurì, e ascoltandolo cominciò a temere» e poco dopo aggiunge: «la Croce di Cristo fu l'inizio della sua dannazione, l'inizio della morte, l'inizio della distruzione» [loc. cit. Iv Lettera ai Filippesi].
- La croce è infatti il segno della rovina del diavolo…186a e nel giorno del giudizio il medesimo segno atterrirà e condurrà i demoni e tutti i dannati nell’Abisso.
- Irruppe dunque , immediatamente sul dragone e sui suoi seguaci paura, terrore e spavento per la potenza del braccio del Signore e non potendo resistere alla divina volontà , ricadevano l’uno sull’altro (X) segue nota incomprensibile che spiega perché essi furono mutati in mostri 186_a].
- Allora furono divisi gli elementi, e « si scoprirono le fondamenta del mondo» [Salmo 18,16] e così come una terribile e improvvisa tempesta di grandine, essi caddero verso la terra nell’Abisso e nel baratro, cioè in quei luoghi che avevano essi stessi scelto per sé, così come dice il divino Ignazio, nell’epistola IV ai Filadelfiesi (X) segue nota che non traduciamo 186_b .
- « Ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Fu precipitato sulla terra il grande drago, il serpente antico, colui che cade come folgore come dice S. Ignazio, e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.» [cfr Ap 12,8] e pronunciate queste parole, con animo colmo di stupore e ammirazione, nei confronti di un così grande primato dei cieli, contro chi non era stato convinto dall’umiltà di Dio di voler assumere la carne umana, come anche dice Esdra al capitolo 7° del terzo libro: « ma loro non se ne convinsero, e non gli dettero ascolto, e per s‚ concepirono vani pensieri» [ IV ESDRA 7,22] e poiché i farisei *utilizziamo questo termine meno spregiativo sono paragonati ai demoni nei delitti commessi contro Dio, e così come Paolo disse su di loro che se avessero riconosciuto la gloria del Signore, non lo avrebbero mai crocifisso, allo stesso modo può dirsi del dottissimo Lucifero, che se si fosse convinto del fatto che Dio aveva deciso di eleggere gli umili piuttosto che quelli più alti, non si sarebbe mai così fortemente opposto alla volontà divina, né mai suppose che Dio potesse associare a se cose umili e infime, avendo intenzione di accogliere la forma del servo.
- Dove invece si dice “ma non prevalsero” si deve ritenere appunto che i malvagi avessero anche loro intenzione di espellere i buoni dal cielo, e proprio questa fu quella grande tempesta di grandine che lo stesso Giovanni commemora e, continua “non ci fu più posto per essi in cielo”, perché furono completamente cancellati dal libro della vita.
- Quando infatti dice “posto” si devono intendere quelle sedi celesti dalle quali ciascuno di loro fu scagliato via, così come anche dice Luca nel capitolo primo dell’Evangelo: « ha rovesciato i potenti dai troni» *nota che tralasciamo [ Lc 1,52].
- Dove dice inoltre: “non ci fu più posto” si intende la caduta irreparabile dal Cielo empireo.
- Si dice inoltre “fu precipitato” , poiché fu cacciato via dalla divina giustizia, non senza un violento impulso …187°_b .
- Quando dice “Quel” (in latino ille) questo pronome va pronunciato con enfasi , intendendo colui che prima apparteneva alla cittadinanza angelica (*) non traduciamo nota inutile e che aveva osato contestare i comandamenti divini, proprio “quel” drago che desiderò uccidere Cristo e Sua Madre, proprio quello che, possedeva così tanta eloquenza e astuzia, da riuscire a sedurre la terza parte degli Angeli e poi tutto il mondo.
- Viene chiamato “serpente”, poiché inganno con grande astuzia, seducendo i progenitori.
- È chiamato anche “grande” poiché è il “principe di questo mondo”.
- E’ detto “antico” da Giovanni, in ragione del tempo e non invece, a motivo dell’epoca in cui l’Apocalisse venne scritta.
- È dunque scaltro proprio in ragione della conoscenza e della grande sapienza” (*)si avverte che abbiamo proceduto ad una ricomposizione del testo 187_a, e “lo chiamiamo il diavolo” perché passo dai buoni ai cattivi, “e satana”, perché con questa parola si allude alla sua prima caratteristica di ribellarsi al Suo Creatore.
- Lo chiama “satana” anche perchè architettava sempre nuove insidie contro Cristo; infatti Luca al capitolo 22° dice: « Allora satana entrò in Giuda» [ Lc 22,3], perchè per ostacolare più facilmente prese la forma di un angelo buono, come anche dice Paolo al capitolo 11° della sua Lettera ai Corinzi: « perché anche satana si maschera da angelo di luce» [ 2 Corinzi 11,14] per ingannare e sedurre tutta la terra (X) c’è nota su san Basilio che non traduciamo 187_a indicando l’ ampio potere che satana ha in questo mondo per tentare e sedurre tutti e che nessun altro essere dannato può avere oltre satana in questa vita.
- Le parole di Cristo si accordano perfettamente con questa sentenza quando dice: « viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me » [Giovanni cap 14,30], e la sua proiezione sulla terra, così come disse altrove della caduta degli Angeli, fu locale, e anche i suoi Angeli furono li mandati, anche se non dice proiettati con violenza (*) qui si deve tener conto delle diverse versioni di Apocalisse 12,7-9 che in latino appunto recita “et angeli ejus cum illo missi sunt “ così come viene detto per lucifero (x) in latino a differenza dei suoi angeli solamente “missi” per lucifero si utilizza il termine projectus est in terram! , poiché erano meno potenti di lui, e una volta atterrato il loro principe, conseguentemente, essi seguirono la sua caduta senza fare resistenza.
- Invece una certa parte di loro che non volle unirsi né a Dio, né a Lucifero, furono relegati sulla terra e nelle caligini, poiché furono dichiarati nemici di Dio, come si ricava dalle medesime parole di Cristo, nel capitolo 11° di Luca, quando dice: « Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. » [ Lc 11,23].
- Il divino Ignazio chiama questi spiriti Aerei e terreni nella sua epistola agli Efesini dicendo: « Non c’è nulla di meglio che ottenere la pace, in cui si annulla ogni zelo degli spiriti aerei e terrestri» e poiché essi caddero da vari Cori, segue così Paolo nella lettera agli Efesini : « La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti» [Efesini 6,12].
- Ottenuta dunque questa vittoria fu più che giusto che Michele principe di tutti, avesse donato la palma e la corona della vittoria trionfale, attribuendo a tutti onori ed compiti secondo i propri meriti, e venendo così tutti confermati in una grazia abbondantissima.
- E i Sette Principi Assistenti, come dissi, furono esaltati sopra gli altri spiriti, per stare più vicini a Dio, per ottenere qualsivoglia grazia per aver conseguito una vittoria simile e così gloriosa e per salmodiare e cantare lodi a Dio, secondo quelle parole di Giovanni, che dopo aver visto l’Arca dell’Alleanza disse: « Ne seguirono … scoppi di tuono» e alle stesse cose si accorda il canto di Davide: « Alzati, Signore, in tutta la tua forza; canteremo inni alla tua potenza» [Salmo 21,14] e Giobbe al capitolo 38 parlò di concerti e canti di giubilo, che produssero gli Angeli verso Dio quando conobbero che Cristo Dio si stava per incarnare congiungendo la divinità all’umanità, e così riconciliando gli Angeli con l’umanità, dicendo: « chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio?» [ Giobbe 38,6-7].
- Le stelle del mattino sono appunto gli Angeli, il che anche Giovanni, nel suddetto capitolo 12°, non dimenticò di dire, appena finita quella battaglia e dicendo infatti: « Allora udii una gran voce nel cielo che diceva: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, poiché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi lo hanno vinto per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio poiché hanno disprezzato la vita fino a morire. » [ Apocalisse 12,10-11] .
Difatti, avendo giustamente ottenuto la vittoria sui nemici, i vincitori conseguirono la salvezza e la beatitudine eterna da parte di Gesù Cristo, Redentore Universale.
Per questo dice “per mezzo del sangue dell'Agnello” ucciso cioè dall’eternità e per questo, tutti gli Angeli credettero in Cristo quale Redentore Universale, per mezzo del quale vennero salvati, e non fu più nessun altro tra loro che ignorò il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione cristiana, e attraverso i cui meriti, tutti sono stati salvati come dice Paolo ai Colossesi, nel capitolo primo: « poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. » [ Colossesi 1,16] e poco dopo aggiunge: « Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli» [ colossesi 1,19-20].
Se dunque anche gli Angeli immacolati furono redenti, certamente questa redenzione differisce non sussistendo in ragione del peccato come quella che fu apprestata ai nostri progenitori , ma maggiormente a causa della corona della vittoria e della grande potenza, che dimostrarono essi divenendo cooperatori ed emulatori delle azioni divine, così come anche dice la Vergine gloriosa: « ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili» [ Luca 1,52] e coloro che si dimostrarono più umili degli altri, e più combatterono, ottennero premi ancora maggiori, ed infatti, Michele e gli altri suoi sei compagni mostrarono una maggiore umiltà in se stessi, rispetto alla quale tutti quanti si inchinarono, e con più forza si distinsero in combattimento, e proprio per questa ragione, i Sette Assistenti sono celebrati ed esaltati ai massimo onori al di sopra di tutti gli Angeli, e fu realizzato il Regno di Dio Nostro, perché il Regno dei Cieli, fu allora formato , con un consiglio e una cittadinanza di ogni grado e di ogni diversificazione militare , quali e quante si addicono al Regno dei Regni e al Signore dei Signori.
E il Salmista nel Salmo 102 dice: « Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono e il suo regno abbraccia l'universo» cioè (*) diamo un cambiamento dovuto dalle divergenze linguistiche consegna il regno agli Assistenti e ai ministranti che cantano in questo regno celeste, poiché è stato ordinato secondo ciascun Principe Arcangeli dei celesti Cori, eserciti, legioni, diversità militari, e costituiti quali moti dei cieli questi Angeli assistenti e ministranti, la terra venne divisa in 7 regioni proprio secondo il numero dei 7 Principi governatori delle stesse, secondo quanto insegna lo stesso Areopagita e furono anche assegnati dei custodi per ogni Regno, Provincia, città, municipio ed altri luoghi, ed infine degli Angeli custodi dei singoli uomini, ad alcuni dei quali vengono assegnati ministri primari ed altri compiti secondo i meriti di ciascuno.
E Proprio grazie a tutte queste cose venne allora costituito il Regno di Dio; e molte altre cose è giusto che siano in quel regno, e in quell’Aula celeste, di cui non viene data ai mortali alcuna conoscenza. Questo Regno celeste fu infatti proprio quello rivelato a S. Ignazio, così come egli ce ne attesta direttamente, nella prima epistola ai Tralliani : « cominciò allora ad essere manifestata la potenza di Cristo, figlio di Dio», e che ciò fu manifestato e rivelato direttamente a lui secondo le parole di Matteo, nell’ultimo capitolo: « Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra» [ Matt 28,18] in cui per la potenza e i meriti della sua Passione, i vincitori ottennero vittoria sui nemici, e per questo nell’ Apocalisse di Giovanni si dice: « per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del loro martirio», proprio con riguardo a Cristo che è il “testimone fedele”, e che aveva acceso un così grande odio, scaltrezza e sedizione nella repubblica angelica, che quell rimasti fedeli e che successivamente risultarono vincitori, sembravano quasi vacillare, come tormentati per via dell’invidia e della superbia degli apostati, essendo resi dubbiosi, che nessuna creatura fosse ormai pronta ad amare soltanto se stessa, ma poiché avevano una mente buona e incline all’umiltà, ottennero l’illuminazione divina – come già dissi – sulla verità e sulla scelta della parte giusta e per questa ragione « hanno disprezzato la vita fino a morire», cioè non amarono più così tanto se stessi ma piuttosto Dio, cosa che a causa delle illusioni luciferine li avrebbe condotti fino alla morte, cioè fino alla caduta e alla rovina - la caduta fu infatti la morte dei ribelli - ma essi fecero ritorno, mentre ancora potevano, sulla retta via e non peccarono più come i ribelli in modo tanto irreparabile (*) non capiamo cosa voglia dire Tommaso 189_b, ma si convertirono ad un cuore retto e sincero avanti al loro Creatore, come infatti dice Giovanni : « poiché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte.» [ Ap 12,10] affinché i demoni sapessero che ovunque compiano azioni malvage o maledicano qualcuno, si trovano ancora davanti al cospetto di Dio, così come ce lo attesta il divino Salmista nel salmo 138 quando dice: « Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti» [ Salmo 139,8].
Dio infatti si trova ovunque, e dunque ovunque i demoni attaccano i fedeli, nuocciono loro davanti al cospetto di Dio giorno e notte.
Allude dunque al tempo dei santi padri e dei profeti, (x) manca il soggetto e il periodo è alquanto oscuro n.d.a. i quali il demonio sempre accusava di delitti una tempo preparati contro la divina maestà, attraverso quell’antico popolo, infatti così come quegli antichi padri giorno e notte non cessavano di pregare per la redenzione del popolo eletto, così si legge nel capitolo quarto del terzo libro di Esdra, dove le anime dei Santi in primo luogo pregavano per la redenzione degli stessi, e allo stesso modo il diavolo non cessava di accusarli giorno e notte per impedire quella redenzione, e così quando Giovanni lo chiamò “serpente antico” alluse a quei loro tempi, cioè a quell’età antica più lontana dell’anno mille, ma non invece al momento della sua caduta e della sua rovina, e correttamente lo chiamò per questo “colui che seduce tutta la terra” , essendo adorato ovunque prima dell’avvento di Cristo, e divenendo di fatto il “Principe di questo mondo”, così come disse il Signore stesso : « viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me » [Giovanni cap 14,30].
«Esultate, dunque, o cieli, e voi che abitate in essi» [Apoc. 12,12], gioite o voi tutte creature celesti perché gli Angeli buoni non scelsero lucifero e non hanno amato la loro vita fino a morire , ma si umiliarono piuttosto innanzi all’uomo dio e alla Madre sua contro la volontà del malvagio Lucifero, la cui rovina insegna quanto grande fu la indicibile potenza divina (*)il capitolo termina con una lunga nota incomprensibile dell’autore che nulla aggiunge al racconto 190_a .
CAP X – POICHE’ AI SETTE PRINCIPI ASSISTENTI FU SPECIFICAMENTE ASSEGNATO IL COMPITO DI RENDERE GRAZIE A DIO PER LA VITTORIA CONSEGUITA E DI LODARE IL NOME DI DIO IN RAPPRESENTANZA DI TUTTI GLI ANGELI PERCHE’ IN ESSI SI TROVANO TUTTE LE VIRTU’ DEGLI ANGELI IN MANIERA ANCORA PIU’ AMPIA E TUTTI QUANTI LORO SONO ILLUMINATI DA QUESTI SETTE
- È vero che, poiché particolarmente si addice agli Angeli predisporre (*) non siamo riusciti a capire il verbo utilizzato le divine lodi e ringraziare per gli ineffabili benefici della Divina Maestà che allora iniziarono ad apparire e a rifulgere meravigliosamente, perché tutti gli Angeli buoni e rimasti fedeli, conseguirono quei premi e doni di gloria eterna che Dio aveva promesso loro se avessero rispettato i suoi comandamenti, e che furono distribuiti secondo i meriti conseguiti da ciascun Angelo, e siccome i Sette illustri Assistenti sono tra tutti gli spiriti che presiedono i maggiori governatori davanti al Trono di Dio, similmente risultano anche essere i primi e maggiori nel comporre e pronunciare lodi e ringraziamenti innanzi al cospetto della Divina Maestà , e nello stesso modo in cui, durante quel grande conflitto, ciascuno di loro , ardentissimamente, a seconda della loro forza combatterono e lottarono per la sconfitta della parte luciferina, allo stesso modo, risulta giusto che ciascuno di loro, dopo aver conseguito la vittoria sui nemici, tenga un discorso in lode della divina maestà.
- Pertanto, ottenuti da tutti silenzio ed attenzione, giunge il Primo Principe Michele e inizia a declamare le lodi divine:
DISCORSO IN LODE DEL SIGNORE DI SAN MICHELE
- Celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome [Salmo 34,4]
- Che esaudì le nostre preghiere e corse in nostro aiuto
- Egli stesso ci affidò la protezione dei suoi comandamenti, e ha spianato la via ai nostri passi [Salmo 18,37]
- Tu ci hai cinto di forza per la guerra, hai piegato sotto di noi gli avversari [Salmo 18,40]
- Signore, quanti sono i nostri oppressori [salmo 3,2] li hai catturati tutti
- E non ci convertimmo completamente finché non li sconfiggemmo e li rovesciammo del tutto
- Né poterono restare lì, perché caddero sotto i nostri piedi
- Lo stolto pensa: «Dio non esiste». Sono corrotti, fanno cose abominevoli, nessuno fa il bene. [Salmo 53,2]
- Più nessuno ti temeva o Signore, neppure uno [Salmo 14,3]
- Tu hai calpestato il superbo Lucifero come un vinto, con braccio potente hai disperso i tuoi nemici. [Salmo 89,11] perché
- Tuoi sono i cieli, tua è la terra, tu hai fondato il mondo e quanto contiene; [Salmo 89,13] il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati, [Salmo 89,13]
- Chi è come te, o Signore ? [Salmo 35,10] , non devi nulla a nessuno e ad alcun uomo!
- Grazie alla tua generosità in noi ogni cosa è perfetta,
- Tu sei sapiente, sei giusto, sei pio, sei retto,
- In te non c’è ingiustizia, in te non può cadere nessun errore!
- Per questo i tuoi comandamenti sono giustissimi,
- I superbi mi insultano aspramente, ma non devìo dalla tua legge.[Salmo 119,51]
- Beato noi Angeli di integra condotta, che camminiamo nella legge del Signore.[Salmo 119,1] maledetto chi devìa dai tuoi decreti. [Salmo 119,21]
- Tuo Figlio Gesù è la dritta via, verità infallibile e vita eterna.
- Fummo tutti pellegrini, ma non abbiamo deviato il nostro piede dal solco della tua legge.
- Non fu permesso ai tuoi nemici scrivere un decreto contro la tua legge.
- Poiché la stessa è rettissima, dunque di deve rispettare la tua santissima volontà
- Come sono grandi le tue opere, Signore, quanto profondi i tuoi pensieri! [Salmo 92,6]
- Lo spirito insensato non intende e lo stolto non capisce: [Salmo 92,7]
- Tu hai dispersi i tuoi avversari; ha dimostrato una sovra grande fortezza; la tua destra, o Signore [Deuteronomio 15,6]
- E per noi giunse salvezza e virtù, e costituisti un Regno Eterno nel Tuo Cristo.
- Pertanto ti rendiamo grazie meravigliose per così tanti e numerosi benefici e per l’incomparabile vittoria che ottenemmo mediante il sangue dell’Agnello, suoi tuoi nemici
- Rendiamo grazie per quanto possiamo e siamo capaci di fare a Dio Padre, al Verbo Divino incarnato ed all’Amore indissolubile di entrambi perché ci liberaste da quello spirito di errore
- che esaltava e celebrava se stesso, e sollevandosi fin dove poteva e così tanto del pari glorificandosi;
- Senza dubbio è uno spirito rozzo e pieno di errori, seduttore subdolo e superbo, arrogante, prolisso, confuso, privo di misura, oscuro e presuntuoso, dalle cui insidie e false illusioni, tu, Signore Gesù Cristo, ci hai per sempre liberato.
- Incastonandoci nella tua pietra angolare, adornata da tante pietre preziose e nel governo del tuo Regno
- E dopo Cristo Tuo Figlio ci ha elevato innanzi al tuo cospetto, perché Egli dovrà esser crocifisso per la redenzione di tutti, , cosicché siano occupate le sedi rimaste vuote di quei tuoi nemici che furono allontanati via
- Prostriamoci faccia a terra dunque, o tutti noi angeli, fedeli ed umili, innanzi a Te Signore, dio fatto uomo e : «Alla tua destra è assisa la Regina splendente di oro e di gemme» [Salmo 45,10].
- Adoriamo e gloriffichiamo il tuo nome nei secoli dei secoli Amen
DISCORSO IN LODE DEL SIGNORE DI SAN GABRIELE
- La tua destra, Signore, terribile per la potenza, ha annientato il nemico; con sublime grandezza ha abbattuto i nostri avversari, [ Esodo 15,6-7] che non vollero far ritorno a te,
- scatenasti il tuo furore che li divorò come paglia. [ Esodo 15,6-7]
- Non ho nascosto la tua giustizia in fondo al mio cuore, la tua fedeltà e la tua salvezza ho proclamato, e non ho nascosta con questi miei fratelli, la tua grazia e la tua fedeltà alla grande assemblea. [ Salmo 40,11]
- poiché mi circondano mali senza numero, [Salmo 40,13] Mi hanno scavato fosse gli insolenti che non seguono la tua legge. [Salmo 119,85]
- Giustamente, hai disprezzo tutti coloro che declinano dai tuoi giudizi, perché ingiusto è il loro pensiero. [?]
- La verità è principio della tua parola, resta per sempre ogni sentenza della tua giustizia. [Salmo 119,160]
- Il timore del Signore è puro, dura sempre; i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti, [Salmo 19,20]
- Chi è come te fra i forti, Signore? Chi è come te, maestoso in santità, tremendo nelle imprese, operatore di prodigi? [Esodo 15,11]
- Davvero non c'è santo come il Signore, non c'è forte come il nostro Dio ! [ Samuele 2,2] per la forza del quale gli orgogliosi e gli invidiosi furono derisi e vilipesi [?]
- Ecco, sono caduti i malfattori, abbattuti, non possono rialzarsi. [Salmo 35,13]
- Ma come grandine caddero giù fino all’ Abisso della terra
- Per questo adoriamo e glorifichiamo il Signore Dio Nostro, che è nostra fortezza e nostra lode, e si è fatto nostra salvezza.
- Ogni cosa che proviene dalla tua volontà, non dubitiamo che sia giusto, buono e santo.
- Dal momento che non può volere nulla che sia viziato, è giusto e retto tutto ciò che vuoi
- In tè non può esserci né errore, né ignoranza o ingiustizia, umiliamoci dunque al dio fatto uomo e alla sua intemerata genitrice,
- Rendiamo lode e grazie a Dio, che ci formi potenza e fortezza in abbondanza contro i nostri nemici,
- Che scagliammo giù fino all’abisso profondo nel nome di Cristo e del Sangue dell’Agnello che stava da essere profuso per la Redenzione del Genere umano
- Per questo abbiamo ottenuto virtù e salvezza eterna e risplenderemo di gioia nel Regno di Dio nostro e sotto la potenza del Suo Cristo
- Che « E dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra» [Salmo 73,8] e cui ogni cosa è soggetta.
DISCORSO IN LODE DEL SIGNORE DI SAN RAFFAELE
- Non vollero riconoscere e confessare te , Signore, medico pietossissimo,
- E ti percepirono pertanto come giudice severo e vendicatore della superbia
- Quelli che rifiutarono di adorare te in cielo, sia come Dio che come uomo, Furono costretti a temerti fortemente negli inferi, mentre
- Quelli che rifiutarono il medicamento della tua misericordia, precipitarono, di là dispersi dai tuoi fulmini,
- E coloro che invece disprezzarono i tuoi pietosissimi moniti e le tue santissime esortazioni, non possono evitare le tue severissime pene
- Non vollero amare te, come loro Creatore più di loro stessi, e ti videro invece come loro distruttore e Signore onnipotente
- Superbi non credettero a tutto ciò che hai domandato,
- ed ora sono tutti costretti ad obbedire, perché Tu , o Signore, togli la vita e fai vivere, percuoti e curi.
- Non c’è nessuno che possa sottrarsi alle tue mani, Risani i cuori affranti e fasci le loro ferite [Salmo 147,3]
- Tu minacci gli orgogliosi; maledetto chi devia dai tuoi decreti [Salmo 119,21]
- Esaltiamo il Signore nella grandezza della sua potenza
- Che punisci i malvagi e ripaghi i superbi con la loro moneta
- Grande è il Signore e degno di ogni lode, terribile sopra tutti gli dei [Salmo 96,4]
- Beato l'uomo che tu istruisci, Signore, e che ammaestri nella tua legge, [Salmo 93,12]
- Sono resi miserabili e infelici coloro che non vollero dirti:
- “Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge” [Salmo 119,18]
- Hai spezzalo le forze dei superbi, mentre a noi che eravamo pellegrini obbedienti a tutti i tuoi comandamenti, hai donato la tua abbondantissima misericordia e la tua perpetua beatitudine.
- Poiché o Signore, siamo sottomessi a te, Dio e uomo, e alla tua Genitrice, Regina Nostra
- E ci facesti trionfare sui nostri eterni nemici, per mezzo del sangue dell'Agnello e grazie alla testimonianza del tuo verbo [ Apocalisse 12,11]
- Che abbiamo scagliato giù fino al fondo dell’Inferno e così il tuo Regno è stato reso sereno e felice in ogni modo
- In cui regniamo sempre intenti a conferirti ringraziamenti e lodi,
- E così incessantemente, noi dobbiamo glorificare, lodare ed esaltare il santo nome tuo, del Tuo Cristo e della sua Santissima Madre
- Che abbiamo accolto come Nostra Regina e Signora Nostra
DISCORSO IN LODE DEL SIGNORE DI SANT’ URIELE
- Veniamo a te o Signore, affinché siamo illuminati e il nostro volto ottenga il tuo splendore
- E' in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce. [Salmo 36,10] e alla luce del tuo volto camminiamo.
- E nel tuo nome esultiamo in eterno, E ci glorifichiamo nella tua giustizia
- Perché tu sei il vanto della nostra forza e con il tuo favore innalzi la nostra potenza. [Salmo 89,18]
- date gloria solamente al nostro Dio, perfetta è l'opera tua; tutte le tue vie sono giustizia [Deuteronomio 32,4]
- Hai affilato la folgore della tua spada e la tua mano inizierà il giudizio, hai fatto vendetta dei tuoi avversari, ripagato i tuoi nemici. [Deuteronomio 32,41]
- E’ un Dio verace e senza malizia; Egli è giusto e retto. [Deut 32,4]
- Con giustizia attribuisce il bene maggiore al minore e il minore al maggiore. [Quinta estasi del Beato Amadeo – Salmo di San Barachiele]
- Non sempre sono date le cose maggiori ai maggiori o quelle minori ai minori [Quinta estasi del Beato Amadeo – Salmo di San Barachiele]
- Il Primo Intelletto non può errare, l’Ottimo non può volere ciò che è male [Quinta estasi del Beato Amadeo – Salmo di San Barachiele]
- Niente il Primo, nulla è migliore dell’ottimo. [Quinta estasi del Beato Amadeo – Salmo di San Barachiele]
- Attribuisce a ciascuno come Gli aggrada, ad uno più che all’altro, ma nulla deve. [Quinta estasi del Beato Amadeo – Salmo di San Barachiele]
- Presso di lui è degno soltanto quello che lui avrà reso degno. [Quinta estasi del Beato Amadeo – Salmo di San Barachiele]
- Con giustizia antepose a noi l’uomo Dio e la sua santa Madre
- Con giustizia hai rovesciato i potenti dai troni, hai innalzato gli umili; [Lc 1,52] Ci hai mostrato, Signore, la tua misericordia
- e ci hai donato la tua salvezza. [Salmo 85,8]
- Poiché ci rallegri, Signore, con le tue meraviglie, e nell’effigie della madre tua [cfr Salmo 92,5] e così esulteremo nelle tue grandi opere.
- Cosicché i malvagi ribelli che fecero un erroneo scambio, avendo abbandonato il loro Creatore, si unirono con sofferenza al superbissimo Lucifero.
- Si consumeranno in eterno, tutti i tuoi nemici saranno dispersi, tu invece, Signore, regnerai in eterno
- Esultiamo noi tutti suoi Angeli, cantiamo ed esultiamo, cantiamo inni innanzi a Lui
- Esaltiamo il Signore Dio Nostro fatto uomo, e adoriamolo nel suo santo movimento,
- Perché nonostante Dio nostro sia collocato in cielo, voglia il cielo che possiamo vederlo anche ora nel grembo della madre sua,
- Affinché con una sola ed unica adorazione apprestiamo venerazione sia al Re che alla Regina e, così incominciamo a riparare il fallo dei nostri nemici
- E fiorisca questo suo regno di trionfi e trofei
- Ed ancora per glorificare te Signore Nostro Dio e uomo, e benediciamo il tuo santo nome nei secoli dei secoli
DISCORSO IN LODE DEL SIGNORE DI SAN SEALTIELE
- Canterò senza fine le grazie del Signore, con la mia bocca annunzierò la tua giustizia nei secoli, perché hai detto: «La mia grazia rimane per sempre»; la tua fedeltà è fondata nei cieli. [Salmo 89,1] la tua verità sarà preparata in essi.
- Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi ti invoca. » [Salmo 86,5],
- Tuttavia, poiché i superbi ti resero geloso con ciò che non è Dio, ti irritarono con i loro idoli vani; [Deut. 32,21]
- Accumulasti sopra di loro i malanni; le tue frecce esaurirai contro di loro.[Deut. 32,23]
- Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore [ Lc 1,51]
- Noi obbedienti, ci sazieremo dei beni della tua casa,
- della santità del tuo tempio, con i prodigi della tua giustizia [Salmo 65,5]
- Per questo il Signore va amato su ogni cosa, ed adorato come immortale Re dei secoli.
- Perché il Signore protegge quanti lo amano, ma disperde tutti gli empi. [Salmo 145,20]
- Noi tutti ci sottometteremo a te Dio fatto uomo e venereremo la madre tua
- Sui passi dei tuoi giusti veglierai, ma gli empi svaniranno nelle tenebre. Certo non prevarrà l'uomo malgrado la sua forza. [1 Samuele 2,9]
- Tacete, dunque, o superbi, perché avete abbandonato il Dio che via ha creato, e per questo siete stati dimenticati dal Creatore Vostro
- Avete lasciato Dio Creatore Vostro, rinunciando pertanto alla vostra salvezza .
- Avete amato voi stessi più di Dio, contro lo stesso voleste divenire come dei
- E come falsi Dei provocaste dio, e per questo cadeste dalle vostre sedi.
- Date dunque gloria a Dio Nostro, le cui opere sono perfette a giusti i suoi giudizi
- Non c’è nessuno che possa sfuggire dal suo volto, sia che abiti in cielo o in terra
- Noi, invece, confidiamo sempre in te o Signore, e cantiamo il tuo santo nome:
- Maestà e bellezza sono davanti a lui, potenza e splendore nel suo santuario. [Salmo 96,6]
- Chiunque cercherà la gioia in Te Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore. [Salmo 37,4]
- Beati coloro che abiteranno nella tua casa, o Signore, degno di lode nei secoli die secoli.
DISCORSO IN LODE DEL SIGNORE DI SAN GEUDIELE
- Dio è tremendo nell'assemblea dei santi grande e terribile tra quanti lo circondano [ Salmo 89,8]
- Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua virtù, e la tua sapienza incalcolabile. [Le Confessioni – Sant’Agostino 1,1]
- Hai disperso le decisioni dei superbi, ha disperso i pensieri del loro cuore;
- La tua decisione invece resta in eterno, ed i pensieri del tuo cuore di generazione in generazione.[cfr. Magnificat]
- O Dio, santa è la tua via; quale dio è grande come il nostro Dio?
- Tu sei il Dio che opera da solo meraviglie, [Salmo 77,14-15]
- I monti fondono come cera davanti al Signore, davanti al Signore di tutta la terra e i cieli (annunziano) davanti al Signore [Salmo 97,5]
- La tua santa legge insegna infatti che Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” [Lc 14,11].
- Pertanto i superbi che si ritenevano così ricchi, ha rimandato a mani vuote [cfr. Magnificat]
- E noi, affamati e assetati di giustizia, ha ricolmato con ogni sorta di beni
- Rallegratevi in Dio o miei fratelli celesti, poiché Dio è ottimo, perché il Signore è Santo e retto e in lui non v è ingiustizia.
- Vuole congiungere ogni cosa in uno soltanto e dunque pose ogni cosa nell’uomo dio, poiché il suo amore così volle, e così tutte le cose che erano disperse le unì assieme [cfr Quinta estasi del Beato Amadeo – discorso di San Geudiele ]
- E così Dio ha colmato ogni cosa, ed ogni cosa è ricolmata da lui. [cfr Quinta estasi del Beato Amadeo – discorso di San Geudiele ]
- Non ci si deve meravigliare se abbia assunto un uomo e non invece un Angelo, poiché assumendo l’uomo ha assunto ogni cosa, non così assumendo l’Angelo [cfr Quinta estasi del Beato Amadeo – discorso di San Geudiele]
- Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. [Salmo 98,1] ha disperso i nemici
- Il Signore ci ha manifestato la sua salvezza,
- agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia. [Salmo 98,2]
- Affinchè noi riconoscessimo te Dio fatto uomo e la tua genitrice
- Perché tu ci hai resi degni, Signore, e ci hai spalancato gli abissi profondi dei tuoi pensieri
- Ci ha dato vittoria sui nostri nemici, e ci hai rinforzato e beatificato nella gloria della tua potenza
- Adoriamo dunque il dio fatto uomo e la madre sua, voi tutti suoi angeli, potenti esecutori dei suoi comandi, che facciamo il suo volere e siamo pronti alla voce della sua parola. [cfr Salmo 103,20-22]
- Canti la nostra bocca la lode del Signore
- e benediciamo il suo nome santo, in eterno e sempre. [Salmo 145,21]
DISCORSO IN LODE DEL SIGNORE DI SAN BARACHIELE
- Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! [ 2 Corinzi 6,2]
- Ecco la pienezza della Benedizione, poiché è avvenuta la salvezza degli Angeli
- E la potenza e il Regno del Signore Dio Nostro beatissimo
- Abbiamo annientato infatti sotto il segno del Dio Vivente, tutti i nostri nemici, scagliandoli sulla Terra
- Viva dunque il Signore , Dio Mio Benedetto, sia esaltato il Dio della Mia salvezza
- Benedetto il Signore, che addestra le mie mani alla guerra, le mie dita alla battaglia.[Salmo 144,1]
- Giustamente quelli che ti maledirono, signore furono maledetti [cfr Numeri 24,9] poiché disobbedirono ai tuoi comandamenti,
- E per coloro che amarono la maledizione, essa già viene su di loro,
- Mentre coloro che non vollero la benedizione, essa è stata per loro già troppo estesa.
- Ed ora schernisci coloro che si presero gioco di te,
- Coloro che temono te piuttosto che i superbi, risero e dissero: Ecco quei malvagi che non chiamarono Dio in loro aiuto, vantandosi soltanto della moltitudine dei propri doni,
- Sono ora tormentati nell’Inferno, poiché Lo hanno fatto ingelosire con dei stranieri e provocato con abomini all'ira. [Deut.32,16]
- Ma quando improvvisa divampò la sua ira. Beati fummo noi che in te ci rifugiammo. [Salmo 2,13]
- Orami tutti noi conosciamo, Come sono grandi le tue opere, Signore [Salmo 92,7] che con infinita pazienza creasti ogni cosa.
- Pertanto siamo tutti pronti ad adorare il dio fatto uomo, e a venerare la sua genitrice.
- Adorate Dio voi tutti suoi Angeli [Salmo 103,20], Lodate il Signore e invocate il suo nome [Salmo 105,1].
- Beneditelo voi Serafini e Cherubini, Troni e Dominazioni, Virtù e Potestà, beneditelo voi Principati e Arcangeli
- Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli, potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola. [Salmo 103,20]
- Benedite la sua Santissima Madre e Regina Nostra, accogliete gli uomini come nostri fratelli e nostri concittadini nella città eterna,
- Gioiamo nelle meraviglie che hai compiuto o Signore, Dio uno e trino
- A cui sia eterna gloria e a cui, insieme a me, voi miei fratelli Principi assistenti cantate: Dio Nostro è degno di ricevere nei secoli potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione [ Apocalisse 5,12].
CAP XI – PERCHE’ DIO, UNA VOLTA TERMINATA LA BATTAGLIA ANGELICA, RINVIGORI’ GLI ANGELI RIMASTI FEDELI NELLA GLORIA ETERNA, ED ORDINO’ CHE IL MONDO VENISSE GOVERNATO DAI SETTE ANGELI ASSISTENTI.
- Poiché la massima sapienza aveva previsto tutto fin dall’inizio, per conferire tutti i suddetti beni predestinandogli agli Angeli eletti, è giusto allora ritenere che la stessa avesse già saputo dal principio quali fossero i meriti di ciascun Angelo, una volta ottenuta la vittoria sugli Apostati, e per questo conferì a ciascuno di loro eternamente quei doni della gloria, e li distribuì secondo i meriti di ciascuno: dignità e offici , attribuendoli in base a ciascuna delle specie angeliche distinte in nove cori, e rivelando per ciascuna di esse nomi specifici, come afferma, con un santo discorso, il divino Areopagita nel capitolo VI° della Gerarchia Celeste, ove dice che Essa distinse tutte le immortali sostanze celesti in nove ordini, chiamandole con vocaboli e appellativi specifici: « il nostro divino iniziatore le distribuisce in tre gerarchie, di cui ciascuna comprende tre ordini.» [Coel. Hier. VI.II] così ripartite proprio sull’immagine della Santissima Trinità e aggiunge: « la prima circonda sempre la Divinità e si unisce indissolubilmente ad essa in modo più diretto delle altre due» [Coel. Hier. VI.II] senza alcuna intermediazione di spiriti interposti, perché infatti i santissimi «i Troni e gli ordini ai quali si attribuiscono occhi ed ali, e che in ebraico si chiamano Cherubini e Serafini, sono posti immediatamente dopo Dio e meno separati da lui che gli altri spiriti. In tal modo, secondo la dottrina dei nostri illustri maestri, da questi tre ordini risulta una sola e medesima gerarchia; la prima, che è la più divina e che attinge direttamente alla sorgente gli splendori eterni. Nella seconda si trovano le Potenze, le Dominazioni e le Virtù. Infine la terza ed ultima si compone degli Angeli, degli Arcangeli e dei Principati» . [Coel. Hier. VI.II] .
- Grazie a queste parole del Santo dottore vogliamo specificamente spiegare come già dall’inizio fossero stati stabiliti i nove ordini , le tre gerarchie e i santi nomi di ciascuna di esse e, S. Ignazio, nell’ epistola VI agli Smirnesi afferma che dove c’è Cristo che è Sapienza del Padre , ogni celeste milizia lo assiste come principi della milizia della virtù divina, perché Egli è il creatore di tutte le nature intellegibili, ma si deve anche aggiungere che, come disse (il divino dottore), la prima gerarchia assiste innanzi a Dio senza la sussistenza di spiriti intermedi, e per non intendere con questi termini spiriti singoli parlò più chiaramente dopo che nominò i Serafini come posti proprio vicini a Dio, dicendo: « Esse si elevano dunque fino a lui senza intermediario, per loro propria virtù, e per il grado superiore che occupano» [Coel. Hierar. VII.II], dal momento che, così noi , nel primo libro e nel primo capitolo assumemmo che sulla Prima Gerarchia, ci sono delle Virtù Particolari, che sono chiamate “Divine Intelligenze”, per mezzo delle quali tutte le altre sostanze celesti vengono partecipate della prima castissima ed eminentissima purificazione , della perfettissima luce e della principale perfezione nella misura che queste ne sono capaci, e che queste prime virtù o intelligenze celesti, sono proprio quei Sommi Sette Principi Assistenti innanzi al Trono di Dio, dei quali il primo è Michele, e proprio a questi spiriti eccelsi, il Creatore commina il governo del genere umano dividendo il mondo in sette protettorati su sette regioni divise secondo il numero di quei nobilissimi e più perfetti spiriti , della specie che più nobile non può essere creata, così come è stato da noi chiarito già perfettamente nel primo libro di questo volume e proprio per questi primi sette Angeli governatori di tutto il mondo e di tutto l’esercito angelico, il Signore fece il discorso che segue:
DISCORSO DEL SIGNORE E CREATORE DI OGNI COSA ALL’ASSEMBLEA ED AI CITTADINI DELLA SUA GLORIOSA CITTA’
- { Sebbene su tutti i popoli eccelsi siamo e più alta dei cieli è la nostra gloria [Salmo 113,4], nondimeno guardiamo verso l'umile ma al superbo volgiamo lo sguardo da lontano [Salmo 138,6] e abbiamo infatti previsto sia che sarebbe avvenuto questo scontro tra voi e gli apostati che, allo stesso modo, che si sarebbe concluso con la vostra ed anche la nostra vittoria, visto che per noi avete combattuto .
- Per questo non vi rammaricate della caduta dei vostri fratelli, perché furono avvisati più volte e per loro non c’è più spazio né per le scuse né per l’ignoranza della nostra volontà così come anche voi avete saputo sforzandovi di ottenere la loro conversione nonché con quanto giusto animo abbiamo tollerato le loro temerarie iniziative e i loro insulti nei nostri confronti, né ciò vi sfugge, perché con questi Sette Primi Principi fratelli vostri, parlammo acutamente proprio innanzi a tutti voi, e manifestato quelle inoppugnabili ragioni a favore della parte degli Angeli Fedeli, che quanto è stato celebrato è ora giusto che sia costituito nel Nostro Regno Eterno affinché sia disposto con ordine, o con distinzione con leggi di giustizia, e i meritevoli e i fedeli venissero ricompensati secondo i loro meriti, e fossero anche nominati , in base al grado di dignità di ciascuno, i capi i vice direttori e i ministri, e avete pure voi tutti già saputo che io volessi farmi uomo e così elevare gli umili e confondere i forti, e in ciò esorto tutti che diveniate miei imitatori, in ogni bontà, clemenza e giustizia e per questo, abbiamo stabilito che quelle sedi da cui precipitarono quei ribelli e che vedete ancora vuoti, vengano colmati dal genere umano a cui vogliamo unirci eternamente, rendendo molti di loro partecipi della nostra gloria.
- Pertanto questo diverrà il vostro principale compito, affinché utilizziate ogni impegno, cura e dedizione a beneficio delle loro anime, che avrete ritenuto da noi predestinate a questa medesima gloria di cui vi abbiamo abbondantemente fatti partecipe, avendovi anche mostrato il nostro volto nel suo immenso splendore di una così purissima carità .
- Abbiamo deciso di dividervi così in 9 ordini secondo ciascuna propria specie mentre invece questi 7 Principi Nobilissimi contraddistinti da uno spirito che più nobile non può essere creato, e che come avete potuto vedere hanno combattuto ardentemente per noi, e che hanno maggiormente sostenuto il peso di tutta la battaglia sostenendo tutti voi, li costituiremo come nostri principali assistenti e primi nostri divini ministri su ogni ordine e gerarchia, intelligenze più intime e vicine a noi, che noi stessi purificheremo, illumineremo e perfezioneremo, rendendo per loro tramite, voi stessi partecipi di questa prima nostra castissima ed eminentissima purificazione, di questa nostra pienissima luce e fondamentale perfezione secondo i meriti e insegnamenti di ciascuno; come primi tra voi che attingeranno abbondantemente i raggi della nostra divina luce , con cui dolcemente e senza invidia , illumineranno i secondi, e questi gli ultimi!
- Vogliamo altresì che nessuno, fuori dal compito che sia stato da noi assegnato, osi attingere e trasferire i nostri doni alle creature inferiori e vi ordiniamo anche che i superiori e i maggiori dei rispettivi ordini divengano maestri e guide di quelli inferiori che desiderino giungere al nostro cospetto!
- Avete già visto tutta la nostra celeste creazione , i dodici segni , i sette pianeti e tutte le altre stelle, le loro forze e potenze(*)197_b ma non ancora tutte le orbite celesti, a cui assoceremo un moto grazie a quelli più potenti tra voi, e specialmente ai Sette Pianeti, Sette Intelligenze Inferiori per governare il mondo sensibile e i corpi inferiori e conviene che voi vediate anche il mare intermedio e i confini dei fiumi e questo stesso mondo diviso in tre parti a immagine della nostra trinità, e nondimeno ordiniamo che tutto il mondo venga diviso sul modello e i confini di questi pianeti o di queste sette intelligenze scelte per governarlo.
- Ma affidiamo il governo del genere umano principalmente a questi Sette Nostri Principi Assistenti, i cui nomi non abbiamo ancora espresso perché sono stati rivelati a voi durante la battaglia e gli stessi stanno presenti davanti a noi (senza spiriti inferiori 198_a) percependo direttamente la nostra divinità perché essi hanno come loro diretta superiore e maestra la nostra sola volontà, e da loro ogni vostra proprietà è trasferita a tutti , e poiché non ignoriamo le future macchinazioni dei nostri nemici contro la mia chiesa e i miei eletti, affidiamo la loro cura e il loro governo principalmente ai suddetti miei Sette Principi Assistenti nonché a quelli che furono particolarmente ordinata alla custodia sia dei medesimi eletti che delle città e di qualunque fortezza, dato che gli uomini spesso saranno inadatti a resistere a questi grandi nemici, se non faranno utilizzo dei meriti scaturenti dal vostro aiuto.
- Per questo restate vigili, e attivi nel guidare gli eletti sulla via della salvezza, ammonendoli e istruendoli e ,così mediante l’uso anche di altri mezzi , grazie ai medesimi sette assistenti, essi possano convertirsi a noi con tutto il cuore e con tutta la loro mente, per giungere dal loro Creatore, ed infine essere accolti nei rifugi eterni.
- Abbiamo anche deciso, mediante la posterità del genere umano , riempire con gli uomini tutta la terra abitabile, e per tale ragione «renderemo molto numerosa la loro discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare» [Genesi 22,17], così grazie a questa grande moltitudine riusciremo a riempire nuovamente tutte le dimore celesti, cosicché la nostra bontà e clemenza sovrabbondi negli esseri umani ricompensando le nostre amate creature, non solo quelle incorporee ma anche quelle corporee, e parallelamente risplenda la nostra giustizia contro coloro che si resero abominevoli alla nostra vista.
- Poiché inoltre il corretto governo di questo mondo ha meravigliosamente bisogno del vostro ministero, per l’ordine di ciascuna regione assegneremo uno dei Sette Assistenti, mentre specificamente, assegneremo a Michele il governo di quella parte di regione , per tutti quegli anni in cui il mio popolo eletto dovrà regnare, e nel cui mezzo il Figlio Mio dovrà operare come salvatore per la salvezza di tutti, e ciò fino al tempo della desolazione, quando trasferirò la mia Chiesa in altre nazioni, che saranno convertite per riconoscere la nostra divinità.
- Nel frattempo infatti i nostri nemici sedurranno quasi tutto il mondo opprimendo con i loro inganni, malvagità e falsità il culto della divinità nostra, e conducendo al peccato (*)198_a ciascun uomo che abbia voluto, mentre il grande dragone costituirà se stesso principe del mondo, la cui intenzione sarà condurre gli uomini, fatti a nostra immagine e somiglianza, alla perpetua e massima adorazione, e per far questo invierà, come ho fatto io con voi, tutto il suo esercito e per quante insidie preparerà e per quanti mali ordirà contro gli uomini, di cui uno dei quali il Figlio Mio vuole divenire, potrete facilmente scoprirli direttamente dal loro conciliabolo, perché le loro opere vi saranno sempre evidenti, dato che noi le conosciamo già, ma se non vorrete essere visti da loro, anche loro non potranno vedervi, saranno infatti deboli davanti a voi mentre custodite qualcuno degli eletti, ma diverranno mostruosi alla vostra vista.
- Per questo voglio che custodiate i luoghi santi affinché non permettiate che nessuno venga tentato oltre le sue forze, e fino alla consumazione dei secoli amministriate il frutto della terra agli uomini eletti, e sosteniate con gioia i peccatori verso la loro conversione, riportando con il flagello gli incostanti sulla retta via, senza omettere nulla che possa essere utile alla salvezza degli eletti.
- Tutte queste cose costituiranno dunque il vostro compito , saranno d’ora in avanti il vostro massimo ossequio, che dovrete apprestare a Dio Vostro Creatore!
- Non aggiungiamo nient’altro, poiché la nostra illuminazione divina vi illustrerà tutto ciò che sarà necessario per la salvezza degli eletti}
CAP XII – RITORNO ALLE PAROLE RESTANTI DEL CAPITOLO 12° CHE SI ATTANAGLIANO ALLA PREDETTA BATTAGLIA E ABBISOGNANO DI SPECIFICA INTERPRETAZIONE
- Dal momento che abbiamo deciso di estrarre tutte le cose suddette tanto della battaglia quanto della vittoria ottenuta contro le truppe di lucifero, dall’ Apocalisse di Giovanni e soprattutto dal Capitolo 12°, di cui abbiamo esaminato una grande parte, appare necessario ora proseguire l’intrapreso commento fino alla fine del suddetto capitolo, affinché i fedeli possano percepire il vero senso nascosto della visione, che appare come debba essere proseguita e compresa, non invece interrotta soprattutto in relazione alla gloriosa concezione della Vergine Immacolata, poiché così dai Sette Principi Assistenti è venerata e lodata come Immacolata dall’eternità, e per tali ragioni, quella voce compresa dall’Evangelista Giovanni diceva : « Ma guai a voi, terra e mare,» [Apocalisse 12,12] che per commiserazione gli Angeli avevano proferito compatendo il genere umano così come fanno ora, e poiché quel perfidissimo diavolo che osò alzare le proprie corna contro il suo creatore e pervertire tutta la natura Angelica, era stato scagliato in terra per corrompere tanto quanto poteva, la terra e il mare contro l’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio.
- Infatti in questi due elementi gli uomini vivono, [non traduciamo la piccola notula 198_b] e disse infatti ciò « pieno di grande furore» [Apocalisse 12,12] per l’invidia che provava nei confronti della Vergine Beata, e di tutto il genere umano perché vedeva che stava per essere innalzato per ricolmare le sedi lasciate libere [non traduciamo la piccola notula 198_b] . E questi demoni, sono chiamati ira e furore non solo ai capitoli 23 e seguenti dei Proverbi, ma anche dal capitolo 9°(?non siamo riusciti a trovare questo riferimento 199_a) : «La brama dei giusti è solo il bene, la speranza degli empi svanisce.» [Proverbi 23,11].
- Per questo era consumato dal “grande furore”, perché guardava se stesso essere stato scagliato a terra per causa dell’uomo “sapendo che gli resta poco tempo” [Apocalisse 12,12].
- Quando l’Angelo suggerì tutte queste parole all’Apostolo Giovanni, non dubito che lo stesso misurasse il tempo così come lo misura la conoscenza divina, che rispetto alla sua eternità tiene mille anni al posto di un giorno trascorso, e ciò lo manifestò il cantore dello spirito nel salmo 89: « Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato» [Salmo 90,4].
- Pertanto un tempo piccolo può significare anche cinquemila anni e duecentovent’otto giorni, che passarono dalla fondazione del mondo fino alla predicazione di cristo, al tempo del quale furono consumate le forze del diavolo , e lo stesso Satana scagliato nell’abisso vi fu incatenato, affinché non potesse più nuocere così come aveva fatto prima, come afferma Luca al capitolo 8°: «E lo supplicavano che non ordinasse loro di andarsene nell'abisso» [Lc 8,31].
- I demoni infatti sapevano che per l’avvento del Signore, qualcuno li avrebbe precipitati nell’abisso, non perché essi stessi prevedessero le cose future, ma ricordando tutti i detti e gli oracoli degli profeti dall’inizio su di loro.
- Lo stesso Giovanni nel capitolo 12 disse: «Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori» [ Giovanni 12,31].
- Infatti il diavolo possedeva il genere umano e i condannati al supplizio li teneva sotto la grafia dei peccatori, condannandoli, nei loro cuori infedeli, a dover adorare una creatura avendo abbandonato il loro creatore , e trascinando con violenza gli ingannati fatti prigionieri.
- Ma per mezzo della Passione e della fede in Cristo, successivamente Satana, cioè il Principe di questo mondo, è stato scagliato via dalla mente dei fedeli, e il suo regno è stato distrutto, mentre il genere umano venne liberato dalla potestà del diavolo .
- Così “il drago si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio” [Apocalisse 12,13] , la perseguitava in ragione della sua maternità.
- Successivamente il Figlio siede al di sopra di tutti gli astri celesti e al di sopra di tutta quanta la natura angelica, e per questa ragione ripete per una seconda volta Giovanni “che aveva partorito il figlio maschio” , intendendo di quel secondo parto avvenuto sulla Terra, mentre il primo parto era avvenuto in cielo sotto l’immagine della carne umana ancora increata, dove c’era ancora il Drago.
- Il secondo parto fu dunque preordinato nel tempo e per questo correttamente è chiamato Drago e non invece Satana, colui che è capace di sedurre.
- Infatti così come verso Cristo, non poté mai esercitare alcuna forza o alcuna potestà, così verso la Beata Vergine, non poté mai causare nulla di malvagio sia nei pensieri che nelle parole della sua virginea bocca, poiché con la sua purezza di cuore e con la sua vita santa superò tutte le creature celesti ed umane, venendo così circondata da un incendio divino, che impediva al drago di sputarle addosso alcun suo afflato mortale .
- E coloro che credono che la Beata Vergine avesse pregato Dio affinché non le apparisse il diavolo durante l’uscita della sua anima dal corpo, esprimono una favoletta delle vecchiette, poiché il superiore non teme l’inferiore né alla stessa tocco la medesima sorte degli uomini normali, e il libro del Transito della Beata Vergine Maria del 15 agosto è approvato per volontà della Santa Chiesa di Roma, inoltre la stessa stette , prima ancora della legge del peccato e della creazione dei progenitori, ancora increata davanti al cospetto di Dio e totalmente preservata, da ogni macchia e da ogni colpa di peccato alla destra del signore , «gemme e tessuto d'oro è il suo vestito» [Salmo 45,14].
- Per tali ragioni, la sentenza che fu pronunciata contro Adamo, e i suoi posteri non comprende la beata Vergine, che fu esclusa e preservata per i meriti del Figlio Suo, da cui fianco uscì ancor più pura, di quanto Eva immagine di lei fosse uscita dal fianco di Adamo, immagine di Cristo, poiché il testo dice che il drago dopo che fu scaraventato a terra “si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio” vincitore e trionfatore sulla morte che il diavolo, attraverso i suoi inganni aveva apprestato all’uomo, e Giovanni intese questo passo in relazione alla Beata Vergine, che il Drago voleva perseguitare per mezzo di insidie prodotte nei confronti del “resto della sua discendenza” e delle bestemmie proferite contro di lei, come ce ne attesta il Divino Ignazio nella lettera 4° ai Filippesi, dove apostrofa Lucifero dicendo: “Chi è colui che dice cose turpi contro la natura divina della vergine e la sua stirpe ?”, e nel capitolo 3° della Genesi si legge di quella antica inimicizia che la divina maestà aveva posto come segue : « Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno » [ Genesi 3,15] .
- Queste parole esprimono la divina sapienza e devono essere considerate sapientemente.
- Correttamente, dunque, poiché il Drago fu scaraventato via cadde avendo impressi in sé quella volontà contraria e quella sua ostinazione, affinché con tutte le sue forze in qualsiasi modo possibile, operasse affannosamente affinché Dio non divenisse uomo, né nascesse da quella donna, così piena di grazia, benedetta e pura, che tutti gli Angeli avrebbero dovuto adorare e venerare come Immacolata Regina loro e Madre di Dio [segue nota a margine incomprensibile 200_b .
- E pensò di poterli più strettamente ingannare, e subito rivolse l’animo alla decisione di Dio che così come per gli Angeli appena creati aveva affidato leggi e comandamenti, così aveva voluto mettere alla prova la loro obbedienza e sottomissione, come allo stesso modo pertanto avrebbe dovuto mettere alla prova i primi uomini che sperava di rendere disubbidienti e resistenti ai comandamenti di Dio, così come aveva fatto lui, confidando che essi venissero condannati con la medesima sentenza che aveva subito lui, e per conseguenza venisse cancellato l’umano genere, da cui Dio non assumesse più l’umanità, né nascesse più da sua madre.
- Dio invece, prevedendo gli inganni e le insidie di Satana apprestò preventivamente un certo rimedio per i progenitori, affinché non potessero cadere così facilmente, né gli consentì che potesse prendere la forma di un Angelo di Luce, ma del serpente, affinché i progenitori ne temessero le insidie.
- E tuttavia il serpente, siccome era una creatura astutissima si avvicinò al sesso più debole e incauto, come Paolo nella lettera a Timoteo e al capitolo primo dice: « Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione» [ 1 Tim 2,13], che aggredì sette volte, mentre l’uomo che era più sapiente gli resisteva, e dopo lunga attesa soccombette alla più amata e bella dei due coniugi dovendo forzosamente ottenere la conoscenza del bene e del male, così come fossero dei.
- Eseguita pertanto la trasgressione del mandante divino (?200_b) , dispiacque alla divina maestà, la vittoria del serpente, perché sapeva infatti che aveva instillato in Giuda quell’odio indelebile contro Cristo e Sua Madre [A lato nota incomprensibile che non traduciamo 201a], e aveva costruito impedimenti affinché la decisione di Dio, di assumere la natura umana, dalla Gloriosa Vergine, non raggiungesse il fine prestabilito.
- Pertanto Dio indignato per la maggiore confusione e afflizione prodotta dallo stesso diavolo lo maledisse confermando l’inimicizia che lo stesso serpente in modo subdolo e nascosto aveva escogitato contro la beata vergine, destinandola a partorire l’ultimo ed inevitabile autore della sua caduta e dichiarando che inutilmente avrebbe escogitato insidie contro il glorioso abitacolo di Dio, perché né il medesimo serpente, né i suoi seguaci, adopereranno inimicizia contro la Regina dei Cieli e Madre di tutti i fedeli “ che osservano i comandamenti di Dio” e vivono sotto l’amore e la protezione di una tale madre, dato che in tal modo l’inimicizia prodotta verso i suoi fedeli si trasformerà nella corona della vittoria di lei .
- In realtà, poiché sotto forma di un serpente iniettò un veleno letale contro tutto il genere umano, il Signore fece uso della similitudine di quel serpente, la cui testa viene scalciata e calpestata a morte dal piede dell’uomo, e la stessa coda del serpente, si sforza di insidiare invano il calcagno.
- Ed è per questo che il Signore disse al serpente: « questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» [Genesi 3,15] e le suddette parole delle genesi le ha ripetute Giovanni, quando disse: « Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» [apocalisse 12,17] [A lato nota incomprensibile che non traduciamo 201b] E si fermò sulla spiaggia del mare. [apocalisse 12,18].
- Con le suddette parole viene dichiarato che esiste la discendenza della donna, e che il diavolo invano combatte senza ottenere alcun vantaggio, così come quello che semina sulla riva del mare e così in nessun modo può insidiarle il calcagno la coda del serpente la cui testa è stata già schiacciata sotto il piede .
- Questa similitudine della coda che insidia, viene descritta poiché il diavolo cerca sempre nuocere con insidie e tranelli .
- Inoltre dobbiamo considerare e riflettere attentamente sulle parole di Dio e sull’ordine con cui venne pronunciata la sentenza contro i progenitori a causa del peccato!
- Infatti prima che fossero condannati i progenitori, Dio pronunciò sentenza contro il dragone, con la quale sentenza dichiarò che la Beata Vergine avrebbe schiacciato il capo del serpente, autore di ogni peccato, poiché dopo che Dio pronunciò invece la sua sentenza contro i progenitori , la beata vergine venne attratta in quella precedente in cui era già stata dichiarata vincitrice sul diavolo che avrebbe indotto i primi parenti a peccare, poiché compiuto il peccato di Adamo, la Vergine gloriosa ne era già stata preservata dall’eternità, e dunque il serpente aveva cercato a vuoto di macchiare la Madre di Dio.
- « Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila» [ Apocalisse 12,14] cioè della contemplazione altissima e dell’intelligenza delle cose divine, su ogni creatura. Si chiamate le stesse “due ali” cioè pensiero dei segreti celesti che precedevano l’origine del mondo e delle cose future fino alla fine dei secoli.
- Per questo, queste due conoscenze si dicono ali di quella grande aquila, cioè dell’intelligenza ineffabile che penetra fino al trono di Dio, verso il quale viene rapito l’intelletto della Beata Vergine. S. Gregorio, al riguardo, parlando del profeta Ezechiele dice: « mediante quella contemplazione mentre sopra noi stessi ci eleviamo, quasi come se ci sollevassimo in aria , e quasi quattro di uno, perché l’Onnipotente Figlio di Dio Signore Nostro Gesù Cristo, predica uno per tutti in modo concorde, levando gli occhi della sua mente alla divinità e volando con la scorta della contemplazione».
- Per questa ragione dopo che la Vergine Gloriosa, annientò tutte le eresie istruendo gli apostoli e i discepoli, e sostenne così la Chiesa Militante per quattordici anni dopo l’ascensione del Signore, prese il volo da questa vita verso il deserto , cioè verso quel luogo o quella sede celeste cui nessuna creatura può ascendere. Giovanni al capitolo diciassettesimo dice: « mi trasportò in spirito nel deserto» [ Apocalisse 17,3] e poi aggiunge «verso il suo rifugio » cioè alla sua propria sede collocata prima della creazione del mondo, o per dire che è conveniente che la Beata Vergine sia stata dapprima vista in Cielo ancora increata dallo stesso dragone, che tuttavia una volta scagliato sulla terra, ci fu una differenza tra la stessa Vergine Gloriosa e Lucifero, così come ve ne è tra l’aquila e il serpente, e per questo viene indicato che l’aquila viene dal demonio perseguitata invano, poiché essa vola sopra le nubi del cielo, mentre il serpento striscia per terra, e per questo tutte le sue insidie e tutto il suo veleno, non possono in alcun modo nuocere all’aquila ovvero alla Beata Vergine Immacolata, se non quando induce vertigini, e poiché Giovanni disse “per esservi nutrita ”[ Ap 12,14] allude al verbo “nutrire – (pascere in latino)” , di cui parlò all’inizio, che significa resistere agli avversari, così come insegna Sant’Agostino, nella frase: “pasci le mie pecorelle” [ Giov. 21,17] e alla stessa circostanza allude il medesimo Giovanni, dicendo come sopra, « perché vi fosse nutrita (in latino ut ibi pascant illam) » [ Ap 12,6] , perché il Signore infatti, nella sua insondabile predestinazione nutrì la beata Vergine, la cui cura pastorale era mantenuta da Dio Stesso, e non la affidò ad altri, così confondendo detrattori e calunniatori, e producendo e alimentando difensori e lodatori della dignità e specificamente della Immacolata Concezione della vergine Maria.
- Per tali ragioni, disse: “per esservi nutrita ”[ Ap 12,14], cioè protetta dalla faccia del serpente, cioè dal suo alito nocivo, affinchè non potesse mediante l’incitamento del peccato profanarla in alcun modo, e per essere difesa dalla mordacità degli eretici che il Diaavolo ha spesso spronato contro la purezza e l’immacolata concezione della vergine Gloriosa.
- Il diavolo infatti, è il creatore di tutte le eresie come insegna S. Ignazio nella lettera prima ai Tralliani, quando dice: «. Fuggite » da quegli eretici senza Dio, essi appartengono infatti al Diavolo, strumento del serpente, autore di ogni male, che attraverso la donna sedusse Adamo, padre dell’umano genere. « Fuggite questi cattivi polloni che portano un frutto di morte »[ Lettera ai Tralliani XI.1].
- A aggiunge San Giovanni che la Beata Vergine dovesse essere «nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo » [ Apocalisse 12,14].
- Comunemente, in ogni oracolo divino la predizione del tempo viene espressa in modo quasi sempre oscuro, affinché non possa essere svelata senza la divina ispirazione, perché, come ricordano gli atti degli Apostoli al capitolo primo: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta» [ Att 1,7] .
- Nondimeno, Giovanni descrisse il tempo in cui sarebbe durato lo scontro nella Chiesa di Dio, sulla concezione della vergine gloriosa, che sarà concluso - come detto – quando della Chiesa vi sarà un unico ovile, e un solo pastore ed allora si avvererà quel canto profetico della Gloriosa Vergine, al capitolo primo di Luca che dice: « ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.» [ Lc 1,48] .
- Infatti come anche abbiamo scritto nel nostro libro sulla “Monogamia e Castità di Sant’Anna”, Dio guardò allora l’umiltà della Vergine Gloriosa avendola infatti preservata da ogni macchia di peccato nella sua predestinazione, per la qual cosa sarebbe stata chiamata beata da tutte le generazioni, che sono sottoposte alla legge del peccato, dal momento che solamente lei ne fu esentata e preservata e quando disse: « tutte le generazioni » non fece eccezione di nessuno tra il genere umano.
- Per questo tutto il mondo adorerà Cristo, vero Dio e vero uomo, redentore del genere umano , figlio della vergine immacolata, e poiché oggi non tutte le nazioni credono ancora in cristo figlio di Dio, e in Maria Vergine eliminiamo un riferimento non troppo spiacevole ad appartenenti ad altre religioni 203_a per questo tutte le generazioni non la invocheranno in modo esplicito come “beata Vergine Gloriosa” , ma è detto solo che tutto il mondo adorerà Cristo così come predissero la Beata Vergine e lo stesso Giovanni nel capitolo 10°, perché allora non fu necessario che si difendesse in modo esteso l’immacolata concezione, perché ciò lo rivelerà meglio il pastore eterno così come anche lo predisse la stessa Vergine Gloriosa a Santa Brigida nel libro 6° capitolo 50° , restando in quella circostanza, il diavolo freddo, reso insicuro (x usiamo l'aggettivo contrario) e confuso da questa verità, perché sarà allora profondamente indebolito dalle altre malvage opinioni e, poiché il serpente antico non vuole avvicinarsi alla Beata Vergine, né in alcun modo macchiare il suo nome: “vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna” che rappresenta la moltitudine degli eretici, e di coloro che sono contrari alla verginità perpetua e alla purezza della Beata Vergine.
- Per questo il testo dice “vomitò” e non “andò” il medesimo serpente.
- Giovanni nel capitolo 11° dell’ Apocalisse aggiunge che: “Essi hanno anche potere di cambiar l'acqua in sangue” [ Apocalisse 11,6] , vocabolo che indica le dottrine eretiche e il libro dei proverbi al capitolo 9 dice: « Le acque furtive sono dolci» [ Prover 9,17] e così come Giovanni nel capitolo diciassettesimo dice : « Vieni, ti farò vedere la condanna della grande prostituta che siede presso le grandi acque» [ Apocalisse 17,1] cioè sul popolo degli eretici; infatti “grandi acque” identificano il popolo come se dicessimo, prendendo spunto dal decimo capitolo del Cantico dei Cantici: « Le grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo» [Rectus Cantico dei cantici 8,7] .
- Il drago vide infatti la Vergine Gloriosa rivestita di sole, e circondata dall’incomparabile ardore della divina carità, che cercava inutilmente di spegnere come si cerca di spegnere il fuoco, cioè vomitando acqua che è elemento contrario del fuoco, e per questo la divina sapienza dice “Le grandi acque non possono spegnere l'amore né i fiumi travolgerlo”.
- Il drago infatti si sforzava, con tutte le sue forze di resistere a quella carità divina che aveva eletto sua la augusta e immacolata madre sua , più santa di tutti gli Angeli, proprio perché dovendo assumere l’umanità, avrebbe dovuto esaltare l’uomo sulla natura angelica, come aveva ordinato e per questo, il serpente, cominciò a sedurre dapprima la “madre di tutte le genti”, e così inficiare tutta la massa della umana carne cosicché Dio si rifiutasse di assumere oltre tale carne, ma poiché per mezzo del peccato, versò nell’ignoranza, così come disse anche S. Ignazio, non riuscì a percepire che i suoi malvagi piani fossero già noti a Dio, avendo già apprestato così alla Madre sua il giusto antidoto alle sue velenose insidie, cioè il rimedio della sua eterna preservazione in vista dei meriti che il Figlio avrebbe conseguito per la redenzione volta alla salvazione di tutti e così Giovanni nell’apocalisse, al capitolo 17, parla di “grandi acque” indica tutti i popoli e le genti , poiché quella falsa opinione fu per impeto come un fiume così come si dice allo stesso modo delle rivolete dei popoli inferociti, e quella loro moltitudine significa la loro opinione che la Vergine Immacolata sia stata concepita nel peccato originale, spinti ciò a dire dalla sua stessa bocca ovvero dal suo veleno!
- Infatti proprio questa opinione contraria è stata suggerita da lui con una grande macchinazione e quel parere della presenza del peccato originale nella Vergine Beata, poiché quei dottori che furono di opinione contraria giustamente dubitarono senza provare rancore nei confronti di quei teologi settari, dopo costoro, resi superbi dal veleno della bocca luciferina, desiderando maggiormente gloria e lode nel difendere la loro falsa opinione, quanto piuttosto la conoscenza della verità e della più santa opinione, e allo stesso tempo, con bramosia di vanagloria, fecero scorrere veleno di superbia, invidia ed ira, trasformandosi da lodatori in insultatori e in famelici detrattori, tronfi, litiganti furiosi, faziosi, e pieni di odio contro la professione della fede e della dottrina cristiana, che condanna e proibisce tutte le cose da essi proclamate e a causa della loro ostinazione, Giovanni parlò ben due volte che quel fiume proviene direttamente proprio dalla bocca del dragone, che è risoluto contro Cristo e Sua Madre, avvertendo lo stesso Giovanni, che si faccia attenzione anche ai suoi seguaci, proprio perché il diavolo “vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna per farla travolgere dalle sue acque”[Ap 12,15] cioè dalla moltitudine di coloro che proferiscono malvagità, ed il senso è proprio che grazie a quella opinione errata, portata da questi malfattori anche la beata vergine venga travolta dal medesimo retaggio di tutto il genere umano intaccato dal peccato cosicché non possa più dirsi di lei che ne sia stata esclusa o preservata, poiché lo fu invece senza dubbio, così come chiaramente si dimostra in questo capitolo 12° dell’ Apocalisse.
- Ciò che mancava ancora sotto questa immagine dalla visione dell’ Apostolo Giovanni, dopo la donna cioè dopo il suo glorioso nome, è la "terra", che rappresenta gli umili uomini religiosi che portano la sana dottrina, in condizione di umiltà e povertà, e che vivono della massima carità, così come infine, tra le altre famiglie saranno apertamente dichiarati i veri figli di San Francesco, che vivono nella stessa condizione, perché come la terra, che è il più umile di tutti gli elementi, così Francesco fu, sia nel necessario per vivere, nel vestire, che nella vita religiosa, il più umile tra i fondatori di qualsivoglia ordine religioso, e giustamente, secondo la volontà di Dio che si serve degli umili per confondere i forti.
- Ascoltò infatti quella donna chiamata umiltà cioè la madre di Dio, che sospirava e sopportava tutto a mala pena e con grande contrizione, aver detto che quella è una falsa opinione (* periodo di difficilissima comprensione).
- Per questo Giovanni Scoto accolse sia l’ ispirazione che luce della latente verità, intercedendo la medesima Beata Vergine a favore di quell’umile uomo ed inspirandolo.
- Fu dunque più che conveniente, che l’umiltà di Giovanni Scoto, uomo religiosissimo e beato che imitava l’umiltà di San Francesco, oscurasse l ’autore della superbia e l’inventore di ogni errore nell’intento di dover scrivere la verità e di predicare il vero senso nascosto dell’immacolata concezione, disputando, scrivendo e componendo la sua dottrina (* periodo di difficilissima comprensione)..
- E per questo tutti i dottissimi uomini di quell’ordine serafico nel popolo cristiano, schernirono tutti gli scismatici in favore della gloriosa concezione della Beata Madre di Dio.
- (Dunque quella terra di cui si è appena parlato n.d.a.) “inghiottì ” cioè contrappose ed arrestò, affinché non procedesse oltre, il fiume, cioè quell’orribile e sacrilega opinione “che il drago aveva vomitato dalla propria bocca” [ Ap 12,16] mediante l’astuzia e furbizia dell’antico serpente, e per questo ripete ancora una volta che il fiume, era stato vomitato dalla bocca del drago, affinché dimostrasse più chiaramente che per mezzo dell’astuzia del diavolo, si rendesse invalida quella opinione nella Chiesa di Dio, attraverso i grandi ragionamenti e le testimonianze dei Sant’uomini che scrissero perché loro così sembrava suscitare dal proprio sentire, non invece per mezzo dello Spirito Santo che non può errare in alcun modo. Ci sono infatti altri Santi di fede irreprensibile così com’è Paolo, S. Ignazio, e il divino Dionigi, familiari (* riflettiamo ancora qui sulla questione di dionini, personaggio ritenuto afferente al secolo I) e discepoli della Beata Vergine, dalla quale appresero la verità della sua Concezione Gloriosa che confermarono essere Immacolata.
- Ma c’è anche Celio Sedulio (x V secolo è stato un poeta romano cristiano, autore dell'influente Carmen paschale) che disse lo stesso e che fiorì al tempo di Agostino, e per mezzo della sua opinione, arguta ma falsa, che però confidò che il dragone abbia potuto macchiare l’eccellenza e la purezza della madre di Dio, ed eccitare per sempre scandalo soprattutto negli uomini religiosi, e aver ritenuto il popolo cristiano in grande apostasia, cosa che fu rivelata anche da Giovanni Evangelista , sui quali argomenti ho scritto io stesso nel libro sul Santissimo Matrimonio e sulla Monogamia di Sant’Anna, progenitrice di Cristo e nonna gloriosissima ?
- Ma poiché vide il drago essersi molto adirato contro la difesa della madre di Dio, e che già la Chiesa romana, e larga parte del mondo, aveva predicato in modo maggiore e più correttamente che la purezza della Madre di dio fosse stata prevista Immacolata dall’eternità, (x non capiamo il senso della frase seguente …205 b) si accese di quella grande ira che fu all’inizio nel suo cuore contro la donna e vergine purissima, mediante quelle subdole opinioni e verso tutti i devoti e servi della Vergine Beata che asserirono che la stessa fosse stata concepita senza macchia originale perché né fu fatta eccezione e preservata!
- Infatti colui che rifiuta di obbedire al re, reca ingiuria ai sudditi: siccome l’ira è contro il re, ma si astiene dal fare battaglia, per tale ragione lasciò l’impresa di fare battaglia cui aveva dato inizio contro la beata vergine, preservata dall’eternità, e volle ingaggiare battaglia “contro il resto della sua discendenza”, iniziando da Adamo ed Eva, valutati come predestinati nella mente divina, fino alla gloriosa vergine secondo lo spirito.
- Per questo il testo dice “contro il resto della sua discendenza” (cioè di lei n.d.a.) , e non della discendenza di Adamo, che ottenne la salvezza mediante Cristo che la Vergine gloriosa partorì nel mondo, e lo stesso deve dirsi di ogni eletto, che obbedisca ai comandamenti di Dio, secondo la testimonianza di Gesù Cristo, o possiamo dire, poiché la stessa vergine fu trovata beata sin dall’inizio ,e così venerata in Cielo da tutti gli Angeli, molto prima dei progenitori, e soprattutto dopo Cristo, che fu il primo predestinato, così come attesta Davide nel Salmo scritto all’interno del capitolo del libro scritto da me, e infatti il mondo fu creato dapprima per mezzo di Cristo e poi della madre, che viene prima del figlio, conseguentemente i primi uomini creati lo furono prima per mezzo di Cristo, e solo conseguentemente poi per mezzo della vergine Madre, e così deve dirsi di tutti quelli che secondo lo spirito sono discendenti dapprima per Cristo e poi della Vergine Madre, che custodì i comandamenti di Dio e li osserva, ed essi vivono seguendo la stessa e fanno testimonianza professando la fede in Gesù Cristo: volle perciò ricomprendere tutti gli uomini eletti di entrambi i Testamenti.
- Poiché il demonio sedusse i progenitori e poi esortò Caino e tutti gli altri malvagi che errarono innanzi a Dio e innanzi al prossimo e perciò sedurrà fino alla fine del mondo: “E si fermò – cioè si placò - sulla spiaggia del mare” [ Ap 12,18] .
- Il Diavolo, cioè, in quelle cose che ha escogitato sin dall’inizio del mondo, mediante quell’astuzia espressa contro il Verbo di Dio e la madre sua, affinché non venisse nutrita sia lei che i suoi, fece ciò che fa inutilmente chi ara e semina sulla sabbia del mare, cioè con la caduta, alzò le sua corna contro il Creatore e la madre sua, come insegna il detto poetico: «Cosa fai Enone? Perché affidi semi alla sabbia ? Ari inutilmente la spiaggia coi buoi!» [Heroides, V, Oenone Paridi, v. 115]
- Dalle quali parole, la divina Apocalisse fa sapere correttamente a tutti i fedeli, che la Gloriosa Madre di Dio fosse stata concepita Immacolata e che per la stessa combatterono Sette Principi Assistenti, che vollero manifestare al popolo cristiano la verità della gloriosa concezione della stessa, i cui nomi e le cui gesta nonché il loro protettorato fino ad oggi furono nascosti, tuttavia per zelo di carità ammonisco tutti coloro che ostinatamente verso questa gloriosa concezione vanno contro la Madre di Dio affinchè essi non cadano, assieme al Dragone creatore di ogni errore, nella palude dello Stige.
CAP XIII – LA RIVELAZIONE DEL DODICESIMO CAPITOLO CHE NULLA PREDISSE DELLA PERSONA DELLA CHIESA MILITANTE NE’ DI RE COSROE RE DI PERSIA NE’ DELL’IMPERATORE ROMANO ERACLIO
- (x) Inizia una lunghissima nota che costituisce la parte iniziale del capitolo. Abbiamo deciso di tradurla perché indefettibilmente legata alla costruzione principale. Vi sono molte lacune e passi di difficile comprensione:
- Inoltre, poiché ho dato prova che lo scontro tra gli Angeli fosse avvenuto a causa dell’umanità di Cristo, e conseguentemente anche a causa della Madre Immacolata che doveva essere esaltata al di sopra della natura Angelica , direte tuttavia che niente di ciò che è stato detto sulla predestinazione della donna, madre di Dio, vestita di sole di cui fu ampiamente preannunciato, sia stato appreso quando egli aprì quel suo Tabernacolo , e lo stesso senso si avvicina anche al momento delle sue nozze.
- La Chiesa infatti è un insieme di fedeli cui non compete il rivestimento della giustizia, né che si dica che fu combattuto dall’eternità e manifestato assieme con l’umanità di Cristo, cui non può dirsi della Chiesa che invece possedette la macchia originale, e che per le stesse ragioni fu purificata come anche insegna Paolo agli Efesini, al capitolo 5°: « E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola» [ Efesini 5,25-26]. Probabilmente Paolo presuppone almeno una purificazione originale.
- Come infatti lo stesso apostolo dice, siamo tutti figli immondi, e grazie alla suddetta donna vestita di sole, con la luna posta sotto i suoi piedi, e dotata di un vestito decorato da una grande varietà di colori è necessario che quella donna anche alla Chiesa Militante, alla quale competono tutti i doni più alti della natura umana, ma significa anche “amica” Madre di Dio, piena di grazia e benedetta su tutte le donne, destinata ad un inaudito compito e ministero di grande maternità su tutto il mondo, al quale non tanto la stessa chiesa, ma anche gli altissimi e purissimi spiriti celesti si rafforzarono attingendo.
- Per questo, il passo che recita: « Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro», non deve intendersi con riferimento all’imperatore Eraclio sul quale il profeta non avrebbe potuto vaticinare, nel Salmo 2° ma con riferimento a Cristo nato da Maria Vergine, dicendo : « Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra. Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai». [Salmo 2,8-9] affinché tu non ritenga che ciò fu impossibile a Dio, che dall’inizio dei secoli avesse mostrato alle intelligenze celesti, la loro Regina e Signora ancora increata e immacolata affinché soggiacessero e si umiliassero di loro volontà a suo figlio che stava per prendere la carne umana e a sua madre, cosicché ancora increato fu da loro visto il Figlio dell’uomo che così parlò e apparve ad Adamo e agli altri profeti, come Daniele, Esdra, e a chiunque altro, poiché il Signore fa le cose che ancora non sono come quelle che sono.
Rif. Stor. N.d.a. -Figlio (626-641 circa) di Eraclio I e della sua seconda moglie Martina; incoronato e associato al trono nel luglio del 638, alla morte del padre (febbr. 641), regnò per alcuni mesi con Costantino III, figlio di primo letto di Eraclio, e quindi, morto questo (maggio 641), da solo, finché in seguito a una rivolta militare non fu deposto nel nov. 641 ed esiliato a Rodi insieme con la madre. È noto anche con il nome Eracleona. Nel 615 l'Imperatore persiano Cosroe II conquista Gerusalemme, impossessandosi anche della reliquia della Vera Croce. Con questa egli si fa adorare in maniera blasfema come dio vivente. L'imperatore bizantino Eraclio lo sfida quindi in battaglia (627); lo sconfigge e lo fa prigioniero per poi disporne la condanna a morte mediante decapitazione.
- Per tali ragioni è stata già dichiarata l’esatta interpretazione del suddetto capitolo 12° affinché non si interpreti né facendo riferimento al tiranno Cosroè né all’imperatore romano Eraclio, poiché qualunque cosa si legga sulla vera storia della vita di entrambi, non si rinverrà certamente nulla di così degno dell’ altissima e sacratissima rivelazione dell’ Apostolo Giovanni, dal momento che, il predetto Eraclio non tiene posto tra i cattolici.
- Egli, prese in moglie contro la legge e la morale, Martina figlia di sua sorella,
(n.d.a. Suo marito, nonché suo zio, l’imperatore Eraclio (610 – 641) era già stato sposato con Fabia-Eudocia, sovrana ben voluta dal popolo, che morì improvvisamente di epilessia nell’Agosto del 612, lasciando un figlio, Eraclio Costantino (incoronato nel 613 ), e una figlia, Epifania (incoronata nel 611, ad appena un anno di vita)
- e per aggiungere danno a danno, e cadere così di male in peggio, approdò all’eresia di Eutiche, portando la sua legge, che a ciascuno fosse possibile prendere in moglie la figlia della sorella, cosicché attraverso di lui tale malcostume approdò anche ad altri, e fosse reso permesso ciò che prima era vietato.
- Seppure vinse Cosroè il re dei persiani, non per sua fortezza, ma per favore divino, quando il figlio primogenito dello stesso re persiano, si accese di grande odio verso il padre, che aveva preferito il secondogenito nella successione del Regno, e allo stesso modo, pure il primogenito Eraclio stabili la restituzione dei prigionieri e dei bottini che il padre aveva portato via da Gerusalemme, in modo che consegnasse il legno della vera croce se lo avessero aiutato con le truppe romane, per annientare l’incauto padre, tuttavia dopo che lo uccise, ed avendo ottenuto vittoria sul nemico, lasciò il Regno a suo figlio, e tenne per sé il legno della Santissima Croce, dietro al cocchio trionfale, facendo ingresso da trionfatore a Costantinopoli, a capo scoperto e cinto d’alloro, mostrando nella sua mano il Trofeo della vera Croce, affinché egli stesso venisse adorato dal popolo sotto il pretesto di adorare la croce, condotto fortemente a ciò dall’esempio nefasto di Costantino, che pose la sua colossale statua sulla eccelsa e sontuosissimamente elaborata colonna nel foro costantinopolitano, che stringeva con la destra il santissimo legno della Croce, sotto il cui pretesto di adorazione c’era invece l’adorazione idolatrica della sua statua da parte di tutti coloro che vi accedevano e la scrutavano, la quale, successivamente venne colpita da un fulmine e crollò a terra sparpagliata in pezzi.
- Dio infatti non volle consentire quella commistione tra venerazione profana e adorazione divina: tutti i principi infatti sono attirati dalla superbia luciferina, che ciascuno ambisca a ricevere onori divini nonché ad essere adorato come un dio, non desiderando in alcun modo con l’animo l’umiltà del suo creatore e della Regina del mondo …(x si omette parte del discorso possibilmente offensiva di alcuni dei nostri amati lettori 207_A)
- Per tali ragioni, considerate tutte queste cose, non appare possibile in nessun modo che il detto Eraclio fosse stato preso in considerazione della divina maestà, che tutto conosce e prevede, affinché ci fosse in terra un altro San Michele, né è paragonabile altresì a Lucifero che combatte con i suoi Angeli, il re dei persiani Cosroè … (x si omette parte del discorso finale possibilmente offensiva di alcuni dei nostri amati lettori 207 B terminiamo così il breve capitolo, per noi insignificante).
CAP XIV – PREPARAZIONE PER DICHIARARE BATTAGLIA CHE IL DRAGO HA ESCOGITATO DALL’INIZIO CONTRO I FEDELI CATTOLICI
- Tuttavia, poiché dobbiamo sempre innalzare l’animo sull’opera di San Girolamo, il quale asserisce che ogni parola della divina Apocalisse di Giovanni, mantiene nascosto un grande significato, torniamo alla completa spiegazione di quelle parole che l’apostolo riferì: « Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a far guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» [ Ap. 12,17], per indagare a quale guerra faccia riferimento il testo, nonché sia le parole note che i segni del mistero che la fede cattolica riconosce, poiché la guerra in cui il diavolo fu sconfitto dagli Angeli, fu istituita successivamente contro gli uomini amici di Dio, di modo che tale guerra non abbia mai a terminare in nessun modo se non con la fine stessa della specie umana.+
- Per questo parlò di una vera e propria guerra tra i nemici e gli Angeli protettori degli eletti, e non invece di un piccolo scontro, poiché quando il diavolo si vide vinto e scagliato sulla Terra con la terza parte degli spiriti celesti, per poter maggiormente nuocere e distruggere più facilmente il genere umano, a causa del quale aveva enormemente patito, formò i suoi principi e i suoi comandanti, costituendo un esercito contrario agli altri principi e alle altre potenze celesti, e così come ci sono Angeli assegnati a persone e luoghi, per la corretta direzione di ciascuno e per ottenere la salvezza degli eletti, nonché deputati a presiedere il mondo, allo stesso modo, Lucifero, dopo la sua caduta, inviò i suoi demoni per diffondere ovunque il male, e per favorire la dannazione di tutti, mediante la scissione dell’unità della Chiesa Stessa, attraverso gli eretici e le false opinioni, e così per sovvertire il genere umano, , a causa del quale aveva enormemente patito, formò i suoi principi e i suoi comandanti, costituendo un esercito contrario agli altri principi e alle altre potenze celesti, e così come ci sono Angeli assegnati a persone e luoghi, per la corretta direzione di ciascuno e per ottenere la salvezza degli eletti, nonché deputati a presiedere il mondo, allo stesso modo, Lucifero, dopo la sua caduta, inviò i suoi demoni per diffondere ovunque il male, e per favorire la dannazione di tutti, mediante la scissione dell’unità della Chiesa Stessa, attraverso gli eretici e le false opinioni, e così per sovvertire il genere umano, (x Tommaso inserisce la numerazione 16 q 2 che confessiamo di non sapere a cosa corrisponda 208_b) a per turbare il corretto governo del mondo.
- Infatti, proprio a motivo della scaltrezza della sua natura egli riflette e architetta trame contro l’uomo che l’uomo stesso non considera (x Tommaso inserisce la numerazione 26 q 5 - 208_b) e dato che l’esperienza di vita dei demoni è di gran lunga superiore a quella dell’uomo (x Tommaso inserisce la numerazione 26 q 208_b) per via della loro lunga esperienza e della scaltrezza del loro ingegno, i demoni sembrano dagli uomini predire e preannunciare molte cose future a causa della lentezza dei loro sensi. (x Tommaso inserisce la numerazione 26 q 4 208_b) Viene inserita una nota di San Cipriano che non traduciamo in quanto inutile.
- Pertanto Lucifero stabilì , per permissione divina, per sé in questo mondo un suo protettorato o un suo regno (x Tommaso inserisce la numerazione 26 q 5 - 208_b) ed aggiunse specialmente a se altri sei potenti principi con i loro rispettivi servi per sedurre tutto l’universo mediante la diffusione dei Sette Peccati capitali, essendo opposti alle fila dei quali i sette doni dello spirito santo dei Sette Principi delle virtù, così come ho scritto diffusamente nel capitolo dedicato al numero settenario.
- Infatti come più sopra ho detto, i luciferiani caddero come perché erano congelati e ostinai in quei loro quattro delitti di Superbia, Invidia Ira e Avarizia, e accecati per via dei predetti peccati, non conobbero mai i propri errori né si riconoscono come peccatori, e per questo sussiste in loro un odio indelebile, contro Cristo e sua Madre, e contro tutti i fedeli cattolici, che vogliono accedere a quelle sedi dalle quali gli stessi demoni furono scacciati via.
- Invece Lucifero intreccia la sua tela contro Cristo, poiché egli regna e siede in quella sede e su di un trono eccelso, che egli stesso desiderava più che per diritto per vendetta, e dunque restò confisso nel suo cuore questo desiderio di regnare su tutti, affinché da tutti venisse adorato, per cui, con la medesima intenzione, si mise al governo di questo mondo sensibile, conducendo verso l’idolatria quasi tutto il mondo , e il popolo ebreo al tempo di Abramo e successivamente nei giorni di Mosè, fece adorare il vitello d’oro, ciò mentre diffondeva ovunque arti magiche , sortilegi e sacrilegi di ogni tipo, divinazioni e vari e detestabili riti e superstizioni profanazioni e costumi illeciti tra i gentili e gli altri popoli, alle cui arti non si limitò di eccitare e deviare soltanto gli infedeli ma anche i credenti, così come lo stesso Principe degli Apostoli afferma, al capitolo 5° della sua prima lettera: « Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi» [1 Pietro 5,8-9] . (x Tommaso inserisce la numerazione 26 q 4 - 209_b) .
- Infatti nell’età dei gentili avvenivano celebrazioni in onore della Dea Flora, durante le quali, a causa delle oscenità delle parole utilizzate dal popolo spettatore, alle meretrici venivano tolte le vesti, e mantenute nude così da esporre le parti intime per soddisfare la vista degli uomini indecenti, dei cui scellerati diletti, il divino Ignazio rinfaccia a Lucifero autore di ogni male . Dice infatti nella sua quarta epistola a Lucifero: « Questo infatti dapprima prepara e poi comanda agli uomini di restare nudi davanti alle donne, mentre induce nelle donne desideri illeciti verso gli uomini. Cosicché tutto ciò che ti sembra turpe, ti appaia come pudico, per indurre in te lo spirito di fornicazione » [ S. Ingazio, quarta lettera] .
- Infatti, come Lucifero era stato il più eccellente rispetto a tutti gli Angeli nei doni di natura così giustamente deve essere il più potente ed astuto di tutti i demoni. Nel capitolo terzo della Genesi si dice infatti: « Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio» [ Genesi 3,1], intendendo cioè che fosse il più astuto a diffondere il male e non qualcosa di buono, né dubito che lo stesso abbia insegnato a tutti i suoi principi, potestà e comandanti di esercito il modo in cui aggiungere e ampliare la milizia per combattere gli uomini che si sforzano di obbedire ai comandamenti di Dio e alla testimonianza di Cristo.
- Difatti tale ammaestramento ed ordine non provengono dall’impulso di qualche virtù particolare che nel diavolo non può sussistere, ma solamente per nuocere di più !
- Tuttavia non volle che qualcuno potesse ritenere iniqua questa divina permissione, dato che: « Giusto è il Signore in tutte le sue vie, santo in tutte le sue opere» [ Salmo 145,17].
- Infatti non consente che nessuno sia tentato od assalito dal diavolo al di sopra delle sue forze, se non attraverso il suo esercito, poiché quanto maggiore sarà stata la lotta per lui, tanto più grande dovrà attendere il premio .
- Pertanto, affinché abbia termine questo scontro contro il genere umano , che non è affidato se non ad un esercito ben preparato, Lucifero essendo il Principe di questo mondo, e il più astuto di tutte le creature della terra (così come afferma il Testo Sacro), ha suddiviso le sue schiere, le sue truppe, le sue legioni ed il suo esercito, nonché ha formato i suoi capi e i suoi comandanti, e li ha distribuiti per ogni regione della Terra, e aggiunse a sè - come già dissi – 6 Principi più potenti degli altri, cosicchè essi stessi, uniti a lui, attraverso i Sette delitti capitali, seducessero il mondo intero!
- Verso i quali, utilizzando un intelletto acutissimo, pronunciò la seguente orazione colma di tesi, per smuovere i loro animi:
DISCORSO DI LUCIFERO A TUTTI I DEMONI
- { Se ancora, voi tutti, non aveste compreso che Dio abbia imposto contro la nostra eccellenza i suoi comandamenti e i suoi decreti per l’esaltazione dell’uomo Dio e di sua Madre, che mentre era increata ha mostrato a noi gravida e subito pronta a partorire, né aveste prestato ascolto alle mie acute osservazioni ed eccezioni che abbiamo rivolto contro gli Angeli nostri nemici, le ripeterò volentieri ancora una volta per dibattere, affinché sappiate il motivo per il quale quegli ordini furono così ingiusti, e con quanta cura abbiamo discusso tra noi e quanto ancora sfugge ai nostri avversari, ma poiché voi combattete tutti assieme a me, e conoscete opportunamente che siamo stati ingiustamente oppressi, poiché sarebbe stato più giusto e ragionevole che Dio assumesse la natura Angelica piuttosto che quella umana che è largamente inferiore , dato che nessuno avrebbe mai potuto immaginare, che un Dio tanto puro e limpido avrebbe mai potuto immergersi nel fetore della carne umana, ed esporsi addirittura al pericolo delle tentazioni inferiori, e alle miserie ed immondizie della condizione umana, e voglia il cielo che non coinvolgesse anche noi che comprendiamo bene tutte queste cose, poiché non così stupidamente ne verremo tormentati.
- Per queste ragioni non ritorno di nuovo su cose che conosciamo benissimo.
- Ciò che infatti piacque tanto a Dio, poiché non appare giusto per nessuno di noi, né conforme alla ragione, e cioè che un Dio così grande e onnipotente preferisca assumere la forma di un servo tanto vile, rispetto a noi Angeli così nobili, per tali ragioni, io, desidero ardentemente distruggere il dio fatto uomo e la madre sua ma non ne fui capace.
- Ma non è venuta meno ogni speranza!
- Aspetterò infatti che egli venga al mondo in carne umana, e se non riuscirò a fare altro, ecciterò attraverso miei sottoposti delle false opinioni contro la madre sua, che tutti quegli Angeli nostri nemici venerano e la accolsero come loro regina non appena la videro più pura di ogni creatura e vestita dello splendore del sole .
- Per questo combattemmo con tutte le nostre forze , ma non riuscimmo in alcun modo scaraventare via dal cielo i nostri nemici , infatti fummo piuttosto noi ad essere scagliati via dai nemici nostri.
- Se avessimo vinto, avreste sicuramente conosciuto quale sarebbe stata la vostra felicità, la potenza, il grande dominio e la sovrabbondante ricchezza, che avreste avuto.
- Ma così è invece piaciuto a quel Dio così malvagio e severo, che avesse preferito a tutti noi un uomo così largamente inferiore, per esaltarlo al di sopra di noi tutti.
- In modo ingiusto e crudele volle sottometterci a lui, che siamo già stati scagliati giù sulla terra grazia a quella sua sentenza così feroce ed irrevocabile e abbiamo finito per possedere solo questo mondo inferiore, che sarà abitato dagli uomini, per perdere i quali non dobbiamo lasciare assolutamente nulla di intentato, perché per causa loro siamo caduti dal Cielo!
- Farò dunque in modo, se potrò che i primi uomini diventino disubbidienti a Dio, affinché egli si penta successivamente di aver creato l’uomo ed estingua la sua specie, disperdendo per sempre il suo seme e così Dio non sia ma più adorato dai suoi Angeli sotto quella forma, né quell’uomo dio da noi sia più così tanto temuto, o per lo meno, li priverà della sua grazia e di quella felicissima condizione in cui sono furono costituiti assieme alla loro discendenza, e Dio così non si degnerà più di divenire uomo, e dovrà accidentalmente cambiare figlio.
- Dunque, affinché ciò non accada, concentriamo tutti i nostri sforzi per distruggere ogni loro prole, figlio, propagazione, affinché il genere umano non possa più crescere, soprattutto quella discendenza scelta dall’eternità, e non possa ottenere dalla nostra rovina quella beatitudine eterna della quale noi fummo spogliati: ma se invece, poiché, accidentalmente, a causa della nostra invidia e del nostro odio, ha affidato la custodia del genere umano agli Angeli nostri nemici, non saremo in grado con quelle insidie di esser soddisfatti a causa del fatto che ottennero la custodia degli Angeli, li assedieremo così allungo con ogni genere di inganni, macchinazioni, perfidie e ambiguità fino a che non saranno stati da noi sedotti ed infine condotti alla medesima dannazione nella quale siamo anche noi !
- Infatti i primi uomini quando peccarono contro il loro creatore, furono privati di ogni senso di ragione e giustizia, divenendo per sempre inclini al peccato, assieme alla loro discendenza, che se renderemo esitanti nel peccato con le nostre macchinazioni, potremo colpire facilmente chiunque avremo voluto, soprattutto perché non saranno così saggi, perspicaci e potenti, come siamo noi.
- Avranno sete di conoscenza delle cose future, ma non avranno cognizione dei corpi celesti, allo stesso modo in cui anche noi, non conosciamo ogni cosa, ma per questo produrremo l’arte magica, e qualsivoglia genere di incantamento divinatorio, o tramite auspici e previsioni, ed altre conoscenze utili a scrutare il futuro, e creeremo moltissime altre forme di illusioni, e le compiremo cosicché se non potremo più essere adorati in Cielo, potremo essere adorati in terra, da tutti coloro cui insegneremo diversi riti e culti di sette proibite ed empie, e spingeremo moltissimi di loro a divenire simili ai sacrifici del culto del vero Dio, e non solo li indurremo ad adorarci sotto il falso nome dei pianeti, ma anche ad adorare le bestie, ma anche a manifestare pubblicamente ogni atto pornografico e osceno.
- Talvolta entreremo anche nei loro corpi, ridicolizzandoli e straziandoli a nostro piacimento, e poiché, ho visto quella donna che è stata eletta ad essere madre dell’uomo dio, è così tanto difesa dall’incendio della carità di Dio e da una grazia inesplicabile, che sia stata fatta priva di ogni macchia, tanto da non poter essere soggetta alle nostre insidie e macchinazioni, produrrò contro di lei calunnie di ogni tipo, e false opinioni, e perseguirò crudelmente tutti i suoi protetti, cosa che comando anche a voi di fare ed eseguire con il vostro ingegno, così da vendicare l’ingiuria indicibile che ci è stata inflitta, a causa di quella stessa madre e del figlio suo, e a causa del medesimo uomo, che non cesseremo mai di invidiare, poiché noi siamo e saremo i suoi acerrimi nemici, a meno che Dio non riduca le nostre forze, grazie al ricorso dei suoi Angeli, pronti a difendere l’uomo che essi custodiscono: infatti se non ci fossero gli Angeli ministri di Dio contro di noi, non ci sarebbe nessuno! Non temete che saremo sempre vincitori, dal momento che non vi è sulla terra potenza che possa paragonarsi a noi! Infatti conosciamo mille modi per far loro del male o catturarli, dal momento che siamo, risoluti e instancabili, malvagi, menzogneri, vigili solerti e costanti!
- Restate in ogni caso, sempre attenti a conoscere a quale ordine angelico apparterranno i loro difensori, affinché a costoro siano opposti tra noi quelli che sono della medesima specie, cosicché a coloro che sono maggiori non si oppongano quelli che sono inferiori o meno potenti. Perciò, per condurre in modo ancor più audace e forte, questo continuo scontro che ci sarà tra noi e gli uomini, dobbiamo formare una grandiosa milizia ed istruire un poderoso esercito assegnando i suoi principi e i suoi comandanti, cui le nostre schiere dovranno obbedire, e se qualcuno rifiuterà gli saranno date pene pesantissime.
- Ordino tuttavia, prima di tutto, che restiate tutti concordi e obbedienti al vostro Principe, poiché il gran Principe Michele, nostro insuperabile nemico, possiede altri sei Principi suoi compagni provenienti da quella nobilissima e prima avvampata specie angelica che avete visti combattere mortalmente contro di noi, molto più felici di noi ad aver seguito la divina volontà.
- Tuttavia per noi non c’è ragione alcuna che Dio, che Dio prenda la forma umana piuttosto di quella angelica, e allo stesso modo, ho scelto quelli che sono parimenti più nobili e più potenti fra noi come miei inseparabili compagni, a nome di ciascuno dei quali assegnerò un esercito potente e numeroso, attraverso cui in modo perpetuo incitare e perpetrare nel genere umano quei mortali delitti, che sono grandemente in odio a Dio, e che bastano alla dannazione di coloro che li compiono – difatti gli uomini saranno inclini ad esserne sedotti e deboli nel resistervi - di cui, quali e quanti siano quei crimini capitali, certamente non vi sfugge, e specialmente quei primi quattro che opponemmo contro il creatore nostro, in modo da avere anche noi tra gli uomini , alcuni condannati alla medesima dannazione, cosicché Dio non possa più gloriarsi di aver creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, come aveva gratuitamente concesso per loro e che aveva a tal punto reso più importante di noi.
- Pertanto, costituisce per noi cosa giusta che ciascun principe possieda nella sua officina il proprio martello e la propria incudine ,con le quali fabbricheremo una tela infuocata e spinosa, in cui seviziare gli uomini per mezzo di sette ferite mortali.
[IL NOME DEI 7 DEMONI - molto importante ai fini della nostra narrazione la esplicazione dei 7 nomi dei demoni infernali che si contrappongono ai Sette Arcangeli. Da tale conoscenza segreta è sorta una particolare dottrina di contrapposizione, oggi valida in alcuni ambienti esorcistici n.d.a.]
1 Lucifero, Principe della Superbia e Capo di tutti i demoni: sussuntore dei nomi degli altri 6 Arcidiavoli -
- E per primo ci sarò io - Lucifero n.d.a. - che porterò con me la mia faretra piena di frecce appuntite e sia come un arciere, vigile e insidioso, che come un leone che ruggisce, girerò intorno alle case degli uomini osservando i loro affetti terreni, affinché immediatamente attinga chiunque vacilli per fargli commettere qualsivoglia delitto, e così come sono stato l’artefice di ogni crimine, allo stesso modo, verranno attribuiti a me tutti quei nomi, con i quali saranno chiamati tutti gli altri nostri principi.
- A tal fine vi concederò ogni esempio, modo ed arte di cui avrete bisogno, tuttavia poiché sono il Principe di voi tutti e di questo mondo, il mio compito specificamente si attanaglierà sul peccato di Superbia che è l’origine di ogni peccato, e Regina, radice e madre di ogni vizio, ed allo stesso modo è la rovina di ogni virtù, dal momento che ogni peccato ha il gusto di superbia, poiché il peccatore se non sfidasse Dio, non sbaglierebbe mai.
- Pecca infatti non chi teme Dio ma chi intende sfidarlo in qualche modo, così come anche noi lo abbiamo sfidato e irriso, e poiché, come abbiamo saputo, l’uomo sarà anche spirituale per parte della sua anima come anche noi lo siamo, vivendo sarà però sottoposto al libero arbitrio.
- Per questo adopererò lo stesso veleno della superbia con lui, così come avvenuto con noi. Infatti chiunque viene sedotto dal desiderio “…”, sarà pertanto nostro onere, che a coloro che desiderano e bramano di possedere ogni bene ed amano smodatamente loro stessi, e sono vanagloriosi delle fortune , dei beni e delle doti sia dell’anima che del corpo, che non derivano da loro, ma da Dio loro creatore, aggiungiamo maggiori stimoli ed incendi di suprema grandezza ed esaltazione su ogni altro.
- Difatti, quando avremo abbindolati nell’ostentato amore di se stessi i suddetti uomini, riusciremo ad ottenere facilmente di far cadere chiunque in qualunque modo avremo voluto. Infatti ciascuno è per sua natura facilmente incline ad amare se stesso, così come anche noi lo fummo allo stesso modo, e così, abbandonato e rinnegato il Dio autore della loro vita e di ogni bene, per la discendenza dell’uomo non vi sarà più alcuna cura, alcuna pietà, né le opere che gli uomini avranno compiuto godranno più di considerazione, perché essi si allontaneranno da Dio, e perché si assoceranno a noi, amando più noi del loro stesso creatore, che mai videro o conobbero: mentre per causa loro noi fummo tormentati.
2 Leviatano {Giobbe 3:8 e 40:15–41:26, Salmi 74:14 e 104:26 e infine due volte in Isaia 27:1} Principe dell’Invidia -
- Il secondo Principe che sta qui più vicino a me avrà il nome di Leviatano[1] il cui perpetuo compito consisterà, assieme all’intero suo esercito, nell’eccitare i cuori degli uomini all’invidia che è figlia e compagna della superbia, cui è connessa dal medesimo astio, e sono talmente congiunte che risulta impossibile separarle! Chiunque infatti necessiterà di qualche bene che emergerà in qualcun altro , sarà come infiammato dal volerlo possedere per sé, come se spettasse a lui piuttosto che a colui al quale fu concesso, e per tale motivo lo perseguiterà con odio mortale, affinchè tutte le volte che nasca l’occasione, lo danneggi ovvero lo rovini, e se non sia stato in grado di compiere tale fatto, questo putrido livore diverrà come una specie di tarlo della sua anima, che gli divorerà ogni cosa nella mente e nel cuore , mangiando i suoi stessi sensi, corrodendogli le viscere, infiammandogli il petto , seccandogli le ossa, consumandogli l’animo nel profondo, cosicchè imputridirà tutto quanto l’uomo; ma se il principe Leviatano sarà stato scaltro, questo veleno d’invidia farà compiere imprese ancora maggiori e inaudite , cioè ad esempio: persecuzioni, esili, incendi, rapine e migliaia di morti, note d’infamia ed ogni genere di ingiuria, a causa dei quali, tutti costoro riceveranno assieme a noi la dannazione eterna della Geena.
3. Satana {Numeri 22,22, Giobbe 1,6-12; 2,1-7; Zaccaria 3, 1-2; I Cronache 21, 1 Mc 8,33} Principe dell’Ira -
3. Il Terzo principe del Nostro Regno sarà chiamato Satana[1], costituito assieme al suo esercito, per indurre gli uomini all’ira, le cui fiamme saranno facili da appiccare, perché nell’uomo vi sarà una certa parte di irascibilità che condurrà molti alla dannazione eterna, perché infatti una volta che saranno stati accesi al furore dell’ira, saranno pure inclini a creare dissenso e a non desiderare mai la pace.
Infatti se si conterranno nella discordia, non ordineranno di fare guerra , omicidi, cambi di governo, né bottini o spoliazioni, né alcun genere di sevizie e fatti disumani, ma diversamente, accecati dall’ira, avranno per sempre in odio sia Dio che la sua misericordia.
4. Behemoth {Giobbe 40,15 oggi ippopotamo} , Principe dell’ Accidia -
- Si ergerà invece per l’Accidia, Behemoth , il quarto Principe, che farà in modo che, se non sarà in grado di provocare qualche azione particolare poiché non tutti gli uomini saranno di animo energico e di corpo vigoroso, inviterà invece all’ozio , alla lentezza e all’ignavia, affinché essi non anelino a raggiungere le cose celesti, ma desiderino soltanto quelle terrene, e non compiano alcun tipo di opera buona né si affatichino a meditare sulla morte e sulla vita futura, dato che il loro cuore sarà sempre in nostro potere, e così incerti e privi di buone opere saranno rapiti verso di noi dalla morte futura.
5. Mammona {Matteo 6, 24 e Luca 16, 13}, Principe dell’ Avarizia –
- Il promotore dell’ avarizia sarà Mammona, il quinto Principe, che non cesserà mai di ingannare la gran parte del genere umano sfruttando lo stratagemma della ricchezza, atteso che nessuno vuole trovarsi in stato di povertà. Infatti gli uomini saranno subito inclini alla cupidigia, perché non c’è nessuno che non sia pronto ad ottenere sia giustamente che ingiustamente ricchezze illecite.
- Per un avaro, infatti, non sussiste nulla di santo, di pio o giusto, perché come eserciti malvagi, procedono da lui, crudeltà, frode, falsità, inquietudini della mente, violenze e indicibili avidità e affinché ne sia soddisfatto, spoglia tutte le cose divine e umane, sfidando Dio suo creatore - così come abbiamo fatto anche noi - e tutti quanti noi lo aiuteremo ad impadronirsi di quanto più tesoro possibile !
- Per raggirare un avaro, infatti, non dobbiamo essere moderati nel promettere, né sobri nel concedergli tutto ciò di cui non abbiamo assolutamente bisogno, perché lo stesso non sarà stato così capace voluto di impadronirsene, se lo lasciasse a noi, e così verrà a noi completamente spoglio e sarà punito in eterno.
6.Belzebub {Re, I, 2-16; Matt. 10:25 / 12:24-27 Sempre come principe dei demòni Beelzebub compare nella versione latina dei vangeli di Matteo, XII, 24.27; Marco III,22; Luca, XI, 18-19. Beelzebub, inoltre, compare con appellativi analoghi in Matteo, X, 25 ("padrone di casa") e in Luca XI, 15 ("capo dei demoni" - Nominato nell' Apocalittica di amadeo da Sylva, Estasi II e V, come vice di Lucifero e come quarto principe nelle Visiones di Santa Francesca Romana, - Inferno - } , Principe della Gola -
- Il Principe Belzebù inciterà gli uomini alla insaziabilità della gola, cosicché attraverso una smodata voglia di golosità e un eccessivo piacere dei cibi succulenti che saranno motivo maggior loro di nutrimento, mettano uno impegno tutto speciale nella soddisfazione del proprio stomaco, così da cadere facilmente nelle gozzoviglie e nei piaceri!
- Difatti, quel brevissimo piacere della gola si produrrà così fortemente nel senso del corpo e così tanto delizierà l’uomo, che gli sarà impossibile resistere oltre a quei gusti melliflui, per mezzo dei quali si produrranno vari e detestabili crimini libidinosi con cui gli uomini resi ciechi, si imbatteranno in vari pericoli, indebolendo fortemente le loro parti più nobili che sono in comune con tutte le creature viventi, e divenendo più simili alle bestie - infatti sprofondati così in basso, finiranno per lottare come animali - perdendo ogni modestia, personalità e senso della misura nel cibo e nel bere.
- Ed egli costruirà per loro una fucina di straordinaria bellezza per fabbricare le sue immorali e oscene armi di seduzione con le quali incalzerà una infinita moltitudine di uomini, che Dio utilizzerà come visceri da ammassare nelle nostre tenebre.
7.Asmodeo {Libro di Tobia, anche nell'Apocrifo Testamento di Salomone - qui meta demone - , nelle apparizioni di Cordova a Simone de Sousa e in quelle di La Salette, come demone della Corruzione carnale e dei costumi } , Principe della Lussuria -
- Il Settimo Principe lo chiameremo invece Asmodeo, perché spingerà gli uomini alle deformi lordure del desiderio di lussuria, per mezzo delle quali i mortali incapperanno nella cecità della loro mente, nella volubilità, nell’amor proprio e nell’odio verso Dio, nell’amore della vita peccaminosa, e nel rifiuto dei beni futuri, nella rovina del proprio corpo e della propria anima, e per questo con tutte le nostre forze dobbiamo spingere gli uomini, ai desideri della sessualità, non per procreare, ma al solo fine di soddisfare la propria voluttà, e affinché, in tal modo, pecchi in modo ancor più grave, poiché un uso legittimo può facilmente mutarsi in un abuso!
- Infatti così come nel peccato di gola i limiti del nutrimento vanno oltre il necessario a causa del piacere del gusto, allo stesso modo, a causa del desiderio carnale , essi potranno facilmente pervertire i propositi di procreazione per poggiarsi solamente sull’esecrabile desiderio di piacere [seguono diverse note che non traduciamo 213_b] e in questo modo di darsi ai piaceri più sfrenati, trarremo un amplissimo motivo di imperversare liberamente, e di indurre facilmente gli uomini a commettere tra loro sé ogni genere di nefandezza, e poiché non ci sarà tra loro alcuna unione tra uomo e donna , vi saranno tra voi, “succubi ed incubi” {classi di demoni} per spingere gli uomini a commettere accoppiamenti illeciti, ed è opportuno che li incitiate contro la consuetudine naturale , abuso che a voi, tuttavia, non darà alcuna soddisfazione, poiché – non ne dubito affatto – questi fetori vi disgustano enormemente, tuttavia non dovete evitare di allettare gli uomini affinché indeboliscano i loro medesimi corpi con questi oltraggi, cosicchè avendo in odio il loro Creatore, finiscano per cadere nelle nostre mani impeciate.
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