I SERVI DEI SETTE SPIRITI ASSISTENTI !
Studi, ricerche e approfondimenti
Avv. Carmine Alvino
Personalità clamorose, i Servi dei Sette Spiriti, sono stati Sant'uomini, direttamente illuminati da Dio, che hanno originato, propagato ed alimentato nei secoli il culto dei Sette Arcangeli del Trono di Dio.
- Certamente, il vero e proprio profeta dei Sette Angeli, fu San Giovanni Evangelista, Supremo Teologo. Questi sette li troviamo magnificati nella Sua Apocalisse, specialmente al capitolo primo allorché in estasi, all’ Apostolo delle Divine Predilezioni furono offerte : «Grazia e pace … dai Sette Spiriti che stanno innanzi al suo Trono» come in Ap 1,4. Di loro, l’ Apostolo più amato dal Signore, ne parla ancor meglio al cap. ottavo dove afferma apoditticamente, sulla scorta della traduzione CEI del 2008 (ma non di quella del testo CEI del 1974 che traduce diversamente): «Vidi i Sette Angeli che stanno ritti davanti a Dio» - Ap 8,2[2], e con tale espressione, conferma la sicura esistenza di sette Spiriti - ambasciatori celesti , gli unici a poter entrare, a preferenza degli altri messi divini, innanzi alla divina Presenza, i quali assistono l’Eterno, come: « sette lampade “ardenti” davanti al trono» come in Ap 4,5.
- Tale rivelazione si accorda pure con le antiche leggende ebraiche.
- La Pirkè di Rabbi Eliezer, opera aggadica-midrashica sulla Torah, che contiene esegesi dei racconti biblici, datata all’incirca VIII° secolo, al capitolo 4.3 contiene un verso impressionate che attesta della presenza degli Arcangeli come intravisti proprio da San Giovanni : « Quattro classi di angeli ministranti, assistono e lodano il Santo e Benedetto: il primo campo è guidato da Michele alla sua destra, il secondo campo da Gabriele alla sua sinistra, il terzo campo da Uriele davanti a Lui, e il quarto campo da Raffaele dietro di Lui; e la Shekhinah del Santo e Benedetto è al centro. Egli è seduto su un trono alto ed onoato. Il suo trono è elevato e sospeso nell'aria. L'apparizione della Sua gloria è come il colore dell'ambra. L'ornamento di una corona è sulla Sua testa, e il Nome Ineffabile è sulla Sua fronte. Una metà della Sua gloria è fuoco, l'altra metà è grandine, alla sua destra c'è la vita e alla sua sinistra c'è la morte. Ha uno scettro di fuoco nella sua mano e un velo è steso davanti a lui, e i suoi occhi corrono avanti e indietro per tutta la terra, e i sette angeli, che furono creati per primi, ministrano davanti a lui entro il velo, e questo velo si chiama Pargod».
- San Giovanni vide ripetutamente i Sette Angeli ma il Magistero della Chiesa, come detto, rimane ancora cauto, preferendo interpretazioni più allegoriche.
- La motivazione di tale prudenza, mutuando non a caso le categorie mediche, come se trattassimo di un vero e proprio cancro diffusosi nelle fonti sacre, ha una eziologia multifattoriale, difficile da sintetizzare e soprattutto da disinnescare in poche battute.
I 4 SERVI CHIAMATI AD EMENDARE I TERRIBILI ERRORI
- Nel 1461 frate Amodeo Da Sylva, straordinario anticipatore dei movimenti di riforma del cattolicesimo, dato per santo dall’ordine francescano, chiamato a Roma come confessore del Papa Sisto IV, presso San Pietro in Montorio fu tratto in estasi dall’Arcangelo S. Gabriele, il quale gli rivelò i nomi dei 7 primi spiriti innanzi a Dio: S.Michele, S.Gabriele, S. Raffaelle, S. Uriele, S. Sealtiele, S. Geudiele, e S. Barachiele che mai cessano di procurare la salvezza. Queste visioni furono raccolte in uno scritto denominato “Apocalypsis Nova”, che destò enorme meraviglia, mista con uno straordinario timore, che ancora oggi l’attanaglia, spiegando in essa il senso della rivelazione giovannea.
- Nell’ anno 1516 d.c., un pio frate siciliano, Antonio Lo Duca, chiamato nel capoluogo siculo per insegnare canto liturgico ai chierici, rinvenne
- assieme al dotto protonotaro mons. Tommaso Bellorosso, canonico della chiesa metropolitana di Palermo , a due passi dalla cattedrale di Palermo, nella quale si vedevano raffigurati i Sette suddetti Arcangeli, con i propri nomi e simboli devozionali proprio come intravisti dall’Amodeo quanche decennio prima e apparentemente corrispondenti a quelli di Sebastopoli. Michele il Vittorioso ; Gabriele, il Nuncio ; Raffaele il Medico ; Uriele, il forte compagno ; Sealtiele, oratore ; Geudiele, remuneratore ; Barachiele, ausiliatore. Grande fu la gioia della popolazione palermitana per la scoperta delle sacre immagini. Antonio Mongitore racconterà che, il Pretore e i Senatori di Palermo, con il Vicerè Pignatelli fondarono la Confraternita dei Sette Angeli e elessero gli stessi a protettori della città. Gli stessi scrissero il 23 febbraio 1524 al Sommo Pontefice Clemente VII esponendo nella loro lettera che, la scoperta dell’Immagine degli Arcangeli era avvenuta in tempi “fieramente dibattuti dalle minacce dei Turchi e dalle guerre frà’ Cristiani” affinchè “invocandoli attraverso il loro patrocinio si sperimentasse la favorevole protezione degli stessi”. Nel 1527 giunto a Roma, il Lo Duca, deciso a far sorgere nel centro della cristianità una chiesa dedicata ai Sette Astanti, con il patrocinio del Cardinal dal Monte e di dotti uomini versatissimi nelle sacre lettere, elaborò una messa, che fu anche diverse volte celebrata nei mesi successivi, e dopo essere giunto a Venezia, si fece dipingere una copia di un antico mosaico esistente all’interno della Basilica di San Marco, con la Vergine circondata dai Sette Arcangeli (quadro oggi collocato sull’altare maggiore della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma). Antonio scrisse anche un piccolo libretto di orazioni ai Sette Angeli, chiamato “Septem Principibus Angelorum orationes cum Antiquis imaginibus”, corredandolo con misteriose raffigurazioni, riproducenti l’antico affresco trovato a Palermo.Questo libretto fu edito diverse volte, e riprodotto in diversi Salteri e libri di Preci, come quello dedicato alla Beata Vergine Maria di San Bonaventura da Sorrento, nelle’dizione madrilena del 1679 e 1697 e nella “Selva d’Orazioni” del sacerdote e teologo, Niccolo Aurifico de Bonfigli . Nell’anno 1553, avvenne a Roma una fatto di grandissimo spavento e raccapriccio, in quanto si verificò inspiegabilmente un aumento dei casi di possessione che si erano addirittura estesi ad intere congregazioni. Tra i luoghi maggiormente infestati, vi era il Monastero delle Orfanelle in Santa Maria Felice, dove c’erano sessantasei sorelle e otto monache ossesse, e soprattutto il monastero di San Silvestro dove sette monache furono per molto tempo maltrattate e tormentate dagli Spiriti Maligni. Difatti per queste non fu sufficiente il ricorso alla medicina tradizionale e neanche alle pratiche di liberazione comuni, attraverso digiuni, preghiere e esorcismi.Sennonchè finalmente, grazie alle orazioni e alla messa dei Sette Arcangeli, di Antonio Lo Duca, inviate alla Badessa del monastero da un certo Bernardino Gindotto, loro medico, che abitava nella dogana ed era amico di Giulio III, tutte furono liberate per intercessione dei 7 Principi degli Angeli. Questo miracolo di liberazione, fu tenuto occulto per alcuni mesi, ma poi lo stesso dottore Bernardino lo comunicò per gratitudine verso quei divini principi, in quanto una di queste fanciulle liberate era proprio sua figlia. Per tali ragioni, il pio Antonio subito rese pubblico il miracolo descrivendo l’avvenimento in una lettera indirizzata al Card. Di Trani nel Novembre 1553. Nel 1555, Antonio fece ristampare a Roma la Messa e le Orazioni dei Sette Arcangeli, che riportiamo in Appendice, precedentemente impresse a Venezia nel 1543 assieme all’epistola che nella stampa di Venezia era indirizzata ai pii lettori, che a Roma fu stampata nell’officina di Vincenzo Lucchino a Campo dei Fiori, dove furono concessi i diritti di stampa a Matteo Luongo tenente del Vicario di Roma di Papa Paolo IV. Nel 1561 venne terminata la edificazione della Chiesa di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma. Tutti conoscono la meravigliosa storia della cappella sistina e di come Michelangelo l’abbia dipinta, e con quale sforzo. Poco si sa della circostanza che Michelangelo fu stretto amico di Antonio lo Duca, e maestro del nipote di costui, Jacopo, e che era stato incaricato di costruire la chiesa dedicata agli Spiriti Assistenti al Trono di Dio di cui pare che iniziò la fabbrica, poi portata a termine dal nipote di Antonio. La stessa chiesa fu poi consacrata da Pio IV nel 1561.
- Nel 1800 assistiamo incredibilmente a sei cause postulatorie per restaurare il Culto dei Sette Angeli. Nel capoluogo siciliano, infatti, il culto dei Sette Angeli, era rimasto saldo nell’omonimo Monastero, con tanto di bolle papali di approvazione e di indulgenze ecc, almeno fino ai primi anni del XIX secolo allorchè accadde un fatto davvero spiacevole per la cittadinanza palermitana, quando l 'Arcivescovo di Palermo il Monsignor Mormile, esaminato l'appendice degli Officii proprii dei Santi Arcangeli e osservando che si recitavano non per Decreti della Sagra Congregazione dei Riti Sagri , ma per un Privilegio concesso ai Vescovi delle Spagne, proibì la recita di tali Officii proprii. Si scatenò dunque una gara di solidarietà e pietà, per restaurare il culto dei Sette a Palermo capeggiata dal novello Antonio lo Duca, il Cavaliere cabrense , Pedro Maria Heredia del Rio, grazie al quale tra il 1826 e il 1858 furono presentate innanzi ai Papi del tempo sei cause per la restaurazione del culto dei Sette Arcangeli con richiesta di estenderlo a tutto il mondo cattolico. Pedro Maria decise inoltre di allegare alle predette interpellanze centinaia di lettere postulatorie di Cardinali, Vescovi e Sacerdoti, d’Italia e del mondo, onde sortire l’effetto di veder di nuovo riconosciuta tale devozione, in quanto Leone XII aveva invitato l’istante, il dotto Teologo ispano, a trovare sostegno nella generalità dei fedeli cattolici.
Noi devoti dei Sette Arcangeli, veneriamo queste grandi personalità, ponendo su di esse la massima considerazione e la somma devozione in terra sopra tutti gli altri santi, beati, mistici e veggenti cristiani!