S. ERMOLAO DEI 10.000 MARTIRI (III-IV° sec.)

Carmine Alvino

Il presbitero Joannes Tamayo Salazar nel terzo volume del suo "Martirologio Hispano" ovvero: " Anamnesis, sive commemoratio omnium sanctorum Hispanorum, pontificum, martyrum, confessorum, virginum" edito nel 1655, ci parla di Sette Angeli che apparendo visibilmente ad alcuni soldati preannunciarono il  loro futuro martirio: tra questi S. Ermolao di Toledo.

Si tratta di una ennesima testimonianza dell'uccisione dei 10.000 martiri cristiani in armenia (II° secolo), che si aggiunge oltre all'agiografo proprio dell'avvenimento, anche a quello di S. Agazio, con le quali questo agiografo condivide pedissequamente la narrazione della scenza.

Ciò si legge negli atti di Sant' Ermolao, Vescovo di Toledo, e morto in armenia, a pag. 586 del terzo volume del martirologio nei c.d. "Atti del Vescovo Toletano Ermolao, in Spagna, martire in Armenia, ricavati da varia autori".

Secondo taluni il personaggio in questione sarebbe il patrono della Città di Calci nel Pisano. Furono forse i Crociati a trasportare, da Costantinopoli a Pisa, le reliquie di Ermolao, elevato agli onori dell'altare e patrono della città di Calci. Ma questo personaggio, legato alla suddetta vicenda leggendaria, precede di almento 300 anni S. Pantaleone di Nicomedia (275-305) che le fonti vogliono suo discepolo. Tuttavia vi è da dire che S. Agazio che partecipò allo stesso evento, presenta come data di nascita (275-304-6). Come si vede dunque  scarse sono le notizie che riguardano questo santo, apostolo cristiano, e i cicli temporali non sembrano combaciare. La città di Calci lo vede precettore di Pantaleone suo discepolo, più illustre di lui in seno alla società del tempo.

Pantaleone si incontrò con Ermolao, prete e evangelizzatore della fede. Percorrendo le vie della Betinia, nell'Asia minore, annunciava il Vangelo. Stava in Nicodema quando invitò Pantaleone a trattenersi con lui.

Pantaleone, un giovane medico, gli rispose che nutriva una sola ambizione e cioè giungere a guarire le infermità che affliggono gli uomini. Ermolao replicò che lui poteva indicargli il modo di risanare anche lo spirito dei sofferenti e gli parlò di colui che con un solo cenno guariva ogni specie di malattia. Fu allora che il medico si sentì interessato. Accettò di essere istruito e di lì a poco volle ricevere il battesimo cristiano. Condotto davanti all'imperatore non abiurò. Confesso di essersi fatto cristiano e si disse pronto a versare il suo sangue per Gesù. Fu sottoposto a tortura e quindi condannato al supplizio. Impavido, affrontò il martirio e insieme al suo precettore Ermolao ed ai suoi condiscepoli.

Secondo l'autore dell'agiogragfo invece, collocato al giorno 22 di giugno del breviario , S. Ermolao fu di origine spagnola, ovvero della città di Toledo, ma la cronotassi dei Vescovi dell'Arcidiocesi di questa città non contempla nessun Ermolao.

L'autore riferisce che: "S. Ermolao , le cui origini erano ignote, insossò i medesimi  paramenti  della Chiesa Patriarcale,  dopo lo spagnolo S. Onorato di Cuenca ,  vescovo di Toledo, dove, morto il quale, ne assunse i santissimi offici , accrescendo e custodendo le pecorelle a lui affidate.  Senonchè dopo un po di tempo trascorso a governare la diocesi, ...infiammato dallo zelo della fede, e chiamato da una divina illuminazione, decise di lasciare Toledo e dirigersi a Roma. E affinchè eseguisse più facilmente questo intento  elesse come suo successore Aulo Pelagio Agrippa , cui affidò l'incarico  di amministratore della Diocesi e così giungendo a Roma e visitando venerabilmente i luoghi santi si affrettò per giungere in Armenia  al tempo in cui sia gli Agareni che gli Eufratensi si ribellarono all'impero Romano. E per reprimere la loro ferocia,  l'Imperatore Adriano  diresse contro di loro Nove mila soldati che stazionavano parte in Alessandria verso Tigri, e mise a loro capo Agazio, Primicerio ed  Eliade . Senonchè, avendo  i soldati Romani veduto la moltitudine dei nemici , atterriti si voltarono indietro , ed interrogandosi a vicenda, sul perchè fossero stati scossi da un così grande timore, e ritenendo che gli dei si fossero indignati contro di loro, perchè non avevano voluto fare sacrifici in loro onore, prostratisi innanzi ai loro idoli, offrirono dei sacrifici. Ma  scagliandosi ancora contro i nemici, colti da maggiore spavento, di nuovo si diedero alla fuga. 

Ma come un Angelo del Signore giunse intorno a loro, il Vescovo Ermolao, sapendo che non pochi di loro fossero ispanici, si rivolse a tutti dicendo: «  Chi dubita che gli dei dei gentili siano demoni ? E se fossero demoni, in che modo potrebbero darvi aiuto? Se invece voleste credere in Cristo, vero Dio, otterreste sicuramente vittoria dei nemici !» . Ed avendo risposto tutti che avrebbero voluto credere in Cristo, Ermolao immediatamente cominciò a fortificare tutti in modo virile .

Il giorno seguente, iniziata la lotta, tutti implorando insistentemente l'aiuto di Cristo, fecero uno scatto verso i nemici, vedendo che il S. Vescovo, il quale precedentemente li aveva confortati, li avesse già preceduti presso l'esercito nemico: massacrano virilmente i barbari, li mettono in fuga , e molti dei sopravvissuti li fanno annegare nel lago. Ottenuto questo straordinario trionfo, Ermolao condusse i soldati sulle sommità del monte Ararath , posto a cinquecento stati di distanza dalla città di Alessandria, e sendendo in mezzo a loro , li istruiva loro maggiormente sulla fede in Cristo . E immediatamente si aprirono i Cieli , e (i)  Sette Angeli scendono visibilmente presso di loro,  predicendo loro le cose future, rendendoli forti  alla passione del martirio. E appena si allontanarono dai loro occhi, i Santi Martiri, stabiliti saldamente nella fede e nell'amore di Gesù Cristo, rimasero trecento giorni a pregare sul monte, sostentati soltanto da pochissimo cibo».

Fermiamo qui la nostra narrazione, del tutto simile ai racconti della Passione di S. Agazio, soltanto per indicare che ai 9 mila, si aggiunsero poi altri mille soldati, che sopportarono i martirio e che l'anno in cui il Santo fu trucidato in croce in croce, assieme a S. Agazio stesso, i cui corpi, grazie all'intervento degli Angeli furono condotti sul monte ararath, è indicato nella biografia al  giorno decimo delle Kalende di Giugno dell'anno  134.

Secondo le fonti che abbiamo rinvenuto i Diecimila martiri furono,  un gruppo di soldati romani che, guidati da sant'Acacio, si convertirono al Cristianesimo e vennero per questo crocifissi sul Monte Ararat, in Armenia, per ordine dell'imperatore romano.

I diecimila martiri sono menzionati due volte nel Martirologio Romano: la prima il 18 marzo: "A Nicomedia i diecimila santi martiri che vennero uccisi di spada per aver confessato Cristo" e la seconda il 22 giugno: "Sul monte Ararat il martirio dei diecimila santi martiri che vennero crocifissi." e questa è forse la data di riferimento anche per il nostro Ermolao. 

Anche l'avvenimento è datato secondo secolo, e dunque , concorda con il dato del Martirologio Hispano. 

A risolvere l'enigma della collocazione temporale forse la circostanza, riferita nello stesso MArtirologio Hispano che, "molto tempo dopo, poichè il Vescovo di Toledo, successore di S. Ermoalo, venne a sapre che i sacri resti  del Santo giacevano senza l'onore della sepoltura,  li fece collocare in un sepolcro in modo onorifico, nell'anno 396" cioè circa 200 anni dopo.

Forse è questa la motivazione per cui appare posticipata la morte del Santo.