S. URIELE QUARTO DEI 7 ARCANGELI


SIMBOLI ICONOGRAFICI

{Seguiva Uriele, coperto di bianca tunica talare e di una sopravveste con maniche a guisa  di dalmatica, di color verde rimesso e di giallo . scendendogli sul davanti dalle spalle ed incrociandoglisi al petto una stola segnata di croci nere; impugnava con la destra una spada ignuda orizzontalmente sulla persona, tenendone colla manca la punta; dal lato sinistro splendevagli ai piedi una fiamma - Gioacchino di Marzo}

La raffigurazione mistica del FORTE COMPAGNO URIELE , venuta fuori dalle sacre immagini di Palermo, e descritta da mons. Tommaso Bellorosso, gli vede attribuiti questi simboli:

  • Sacro diadema d'oro. Dal greco διάδημα e dal latino diadema, col significato di "oggetto che cinge", il diadema è un ornamento del capo, utilizzato nell'antichità dai nobili per rimarcare la loro dignità e dagli imperatori quale simbolo di sovranità. Veniva utilizzato anche da alcuni sacerdoti per particolari attività legate al culto. Tale simbolo designa l'Arcangelo come un "nobile gerarca" del paradiso di straordinaria dignità.
  • Abito di diacono  sotto una dalmatica {sopravveste} , coperto da una serie frange bianche , e attraversato sul petto, come una croce da una stola bianca contrassegnata da alcune croci nere - { secondo Mongitore,  candida tunica talare , formata da una veste, con maniche a forma di dalmatica , dipinta di verde e di giallo:  } secondo la regola del sacerdote, affinchè appaia armato delle armi spirituali per sconfiggere  per noi i demoni . {Nella liturgia cristiana, la stola descritta designa la striscia circolare pendente  nella parte anteriore e posteriore della tunica, tessuta con la lana bianca di due agnelli offerti ogni anno al papa nella festa di s. Agnese, ed ornata di sei crocette e di frange nere: è un'insegna riservata di diritto al pontefice e agli arcivescovi metropoliti, che la indossano nei pontificali per simboleggiare la loro unione al sommo pontefice}. Nei primi secoli i Papi usavano una vera pelle di agnello poggiata sulla spalla. Poi entrò nell'uso un  nastro di lana bianca, intessuto con pura lana di agnelli allevati per tale scopo. Il nastro portava alcune croci, che nei primi secoli erano in nero, oppure talvolta in rosso.  Le 6 croci nere  di seta  ricordano le ferite di Cristo, una su ogni coda e quattro sull’incurvatura. L' allegoria è quella dell’agnello del Quarto Canto del Servo di JHWH (Is. 53,7), che di fronte ai suoi tosatori non si lamentò, ma si sacrificò come Alleanza; profezia di Gesù, Agnello che toglie il peccato del mondo (Gv. 1,29), che accettò di morire crocifisso per salvare l’umanità: “dalle sue piaghe siamo stati guariti” (cfr. 1Pt. 2,25) … le croci trafitte dagli spilloni che anticamente fermavano il pallio sulla casula, indicano proprio le ferite del Crocifisso.  Oltre a questo, il pallio indica la potestà che, in comunione con la Chiesa di Roma, il Metropolita esercita sulla propria provincia ecclesiastica. 
  • Una spada nuda, tenuta con la mano destra trasversalmente sul petto, la punta della spada trattenuta dalla mano sinistra, in segno di chiusura , protezione e purificazione. La spada, oggetto all'apparenza freddo e metallico ha invece molteplici significati simbolici: essa è un archetipo di forza e di giustizia che si ritrova in tutte le culture. La spada, come simbolo della volontà divina, anima e protegge i giusti, punisce gli ingiusti e simboleggia il Verbo divino. Secondo l'apostolo Paolo: "La spada dello spirito... è la parola di Dio” E.F. 16-17 .  Nell’Apocalisse di Giovanni  il Verbo Personificato (il Cristo) infatti è rappresentato da  una spada a doppio taglio i cui due fili taglienti stanno a significare il duplice potere di giustizia: combattere il “male” e difendere i “giusti”. Tale immagine è stata mutuata dalla Cavalleria Mistica. In tal senso , Raimondo Lullo (Cfr."Libro dell’Ordine della Cavalleria”) scrive: “Al cavaliere si dà la spada, che nella forma è simile alla croce, per significare che, come N.S Gesù Cristo vinse sulla croce la morte, nella quale eravamo incorsi per il peccato di nostro padre Adamo, così il cavaliere dovrà con la spada sterminare i nemici della Croce. E poiché la spada ha due tagli e la Cavalleria è fatta per mantenere la giustizia, che consiste nel dare a ciascuno il suo, per questo la spada vuol dire che, per mezzo di essa, il cavaliere deve mantenere la Cavalleria e la Giustizia”.Nella "Genesi", si narra che Dio avesse posto due cherubini armati di spade di fuoco a guardia del sentiero che conduceva all'Albero della Conoscenza.  
  1. SPADA TENUTA PER LA PUNTA - SIMBOLO DELLA CAVALLERIA MISTICA  - I Cavalieri Crociati, prendendo la spada per la punta e tenendone alta l'impugnatura con l'elsa a croce, la trasformarono in un simbolo della Cavalleria mistica, lanciandosi nelle Crociate al grido di «Deu lo volt!». Essi erano soliti mettarla addirittura con la punta a terra e la due mani appoggiate sui lati dell'elsa in occasioni particolari. La simbologia del gesto oltre che rivolgere verso il basso la parte più pericolosa (ci si può fare un trattato su volgere verso il basso le spade e verso l'alto le armi da fuoco) ci fa pensare anche ad un appoggiarsi alla croce. Il simbolo della Spada poi, in senso mistico, spirituale, ma anche esoterico, assume un diverso significato a seconda di come è collocata nello spazio circostante. Ad esempio, nel linguaggio iniziatico, la spada diviene discendente quando presenta appunto la punta - cioè la parte più tagliente -  verso il basso, rappresentando il potere sacro che scende e redime con il fuoco.   
  2. SPADA TENUTA PER LA PUNTA - SIMBOLO DELLA VIRTU' DELLA PAZIENZA- Uriele  è lo spirito del nascondimento, della pazienza e della perseveranza, elargito da Gesù in determinati momenti difficili, rimasti perlopiù sconosciuti alla memoria dei fedeli. È invocato nella resistenza, protezione e difesa contro le vessazioni diaboliche e sovente per chiedere lumi e aiuti celesti. La spada non è sguainata, ma trattenuta, ad indicare che , il protetto deve santificarsi non soltanto con il coraggio o la rapidità dell'azione, ma anche con la perseveranza , la resilienza e la sopportazione delle difficoltà. Uriele dunque indica difesa, e contrappone la sua azione a quella di Michele, che indica un vero e proprio attacco. La sua posa ci comunica che talvolta siamo costretti a subire situazioni difficoltose cui non possiamo opporci, e in queste circostanze, ci viene in aiuto il forte compagno Uriele, che vigila come fuoco sempre acceso.
  3. SPADA RIVOLTA VERSO IL BASSO E CONSEGUENTE LINEA DI FUOCO -  In questo intreccio pare dominante l’associazione con il fuoco o addirittura al lampo, per la rapidità appunto lampeggiante della sua estrazione dal fodero. La forma allungata della lama, trae bagliori dalla luce e sprizza scintille nel cozzo del ferro con il ferro, vedendo esplicitarsi il suo legame con la fiamma, rafforzato dal fatto che nello scontro essa  pare guizzare e sibilare proprio come una fiamma, il cui fuoco d’origine non può essere che il cuore del guerriero, colui che pone il suo essere, la sua volontà, nell’arma e la anima della propria energia.  Nella sua pratica di contrapposizione e divisione l’operare della spada assomiglia a quello della luce, che si oppone all’indistinto delle tenebre e all’oscurità dell’ignoranza. 
  • FIAMMA POSTA IN BASSO ALLA SINISTRA VICINO AI PIEDI  - La fiamma rappresenta la molteplice capacità del fuoco di accendere, riscaldare, illuminare e bruciare. Il Fuoco pulisce dalle scorie e sublima l’essenza verso un destino di perfezione. Osserva Jean Charlier da Gerson (1363 –1429) teologo e filosofo francese e Cancelliere dell'università di Parigi, nel “Tractatus VIII” , del suo “Collectorium super Magnificat” che l' : «… Angelo URIELE,  ... significa “fuoco di Dio, poiché “Ur” significa fuoco, “El” Dio... Poi lo Spirito Santo scese sugli Apostoli in lingue di fuoco, fattosi URIELE uno per ciascuno (o in singole parti) ... URIELE, il cui officio è incendiare dolcemente i reni e il nostro cuore, consumare la sporcizia (lordura)dei vizi, accendere tutto quanto il cuore verso le virtù, fare un olocausto come sacrificio di riparazione, che è un profumo soavissimo per Dio.Può, non lo neghiamo, bastare il nome di Angelo, poiché è messaggero del Signore, ma appare opportuno aggiungere qualcos’altro, poichè quest’Angelo è spirito, e fiamma di fuoco, poiché risplende nell’intellettoe arde nell’amore. Lo Spirito Angelico sollevò Elia per mezzo di un carro di fuoco, che precedentemente aveva infiammato entrambi i due comandanti dei cinquanta uomini scendendo dal cielo. La Legge fu promulgata per mezzo di angeli attraverso un mediatore [Gal 3,19] , quanto fuoco si sarà avvampato , lo dice la storia. Era custode del Paradiso una spada di fuoco. Poi lo Spirito Santo scese sugli Apostoli in lingue di fuoco, fattosi URIELE uno per ciascuno (o in singole parti).Che avviene poiché, questo URIELE riduce coloro che infiamma in cenere, attraverso il timore e l’umiltà di spirito , addolcisce attraverso la pietà e la mitezza, contro la durezza lapidea del cuore, scioglie nel pianto mediante la conoscenza della propria fragilità,rinvigorisce mediante la liquefazione (bollitura) e lo scioglimento degli umori fluidi, da cui giunge presso l’anima e una congrua fame e sete, lo rende docile al consiglio e alla misericordia, raffina e purifica il cuore verso l’intelligenza. Infine, determina il buon gusto e la pace interiore per mezzo del rinnovamento della giovinezza, così come dell’aquila, dei cervi, dello sparviero e del serpente. Annota queste sono tutte similitudini, le quali opera attraverso la metafora in noi il nostro URIELE, se il nostro medesimo animo non avrà fattoostacolo alla nostra anima assieme con il cuore e lo spirito».».   In tal senso, la fiamma posta ai piedi di Uriele, rappresenta il rito discendente del potere sacrale di Dio, e la purificazione della mollezza, con il fuoco penitenziale. La lettura è la stessa del dottore Cristianissimo Juan Charlier da Gerson (sotto).
  • FIAMMA POSTA IN BASSO VICINO AI PIEDI - FERVORE INCESSANTE E INCANDESCENTE.  I cristiani sono seguaci di Colui che disse: Lo zelo della tua casa mi divora. Non è un caso che la fiamma sia posta vicino ai piedi, perchè rende evidente il movimento incessante ed impetuoso di colui, la cui "fiamma interiore" non si spegne impegnandosi per la venuta del Regno di Dio. In vari episodi della Bibbia, Dio viene rappresentato dal fuoco incessante e inestinguibile. Ad esempio in  1Re 18:24 si dice: " Voi invocherete quindi il nome del vostro dio e io invocherò il nome dell'Eterno; il dio che risponderà mediante il fuoco è DIO"  e da solo con la sua fede infuocata, il profeta Elia dimostrò agli ottocentocinquanta profeti di Baal che l’Eterno è Dio. Li sfidò ad invocare il loro dio affinché mandasse dal cielo il fuoco per bruciare l’olocausto, ma Baal non rispose alla loro prolungata supplica, mentre alla preghiera di Elia l’Eterno rispose immediatamente mandando dal cielo un fuoco che consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la polvere, e prosciugò l'acqua che era nel fosso. Re 18:38. Osserva il sacerdote Lirio Porrello che nella Bibbia il fuoco simboleggia:         la purezza, perché distrugge tutto ciò che è infiammabile e quindi purifica;     la consacrazione, perché solo un cuore che arde per Dio ed è pronto a testimoniare con franchezza può avere un’intensa vita di preghiera;     la presenza e la potenza di Dio. Chi possiede questi elementi è senza dubbio infuocato per il Signore, mentre non può averli chi non ha il Suo fuoco dentro di sé. Vedendo una chiesa piena di figli infiammati d’amore per Lui, che con entusiasmo, spontaneità e trasporto, liberi dai rigidi e freddi schemi religiosi Lo lodano, onorano e adorano, il cuore di Dio esulta, si compiace e tra loro manifesta la Sua presenza! Anche il credente infuocato per Dio, però, corre il rischio di spegnersi se si lascia travolgere dagli eventi negativi della vita, se si chiude in sé e si allontana dalla chiesa e dai fratelli, i soli che possono sostenerlo nella fede e col loro fuoco alimentare il suo. 
  • 1° SIGNIFICATO POSTURALE - CHIUSURA E DIFESA - Uriele vigila sull' Inferno { negli apocrifi è l'Angelo del tartaro} impedendo ai demoni di penetrare fuori dalla Geenna di Fuoco. Per questo è il forte compagno difensore. Gli atti dei Santi di Gennaio, al Tomo I, presentano S. Uriele pronto a scacciare Satana e  il suo sottoposto Exigone, che volevano ghermire Martina. Alla vista di Uriele, il demone esclama: «Mi hai consegnato al Grande Angelo Uriele, che ha completamente bruciato ogni mia via di uscita». Fu inviato da Cristo Signore, Sacramentato alla Venerabile suora placentina, Maria di San Francesco, come si legge nella sua "Vita della venerabile serva di Dio Maria De San Francisco llamada comunemente la rozas, professa en la orden tercera de N.P.S. San Francisco", ove si legge che , mentre la stessa : «... pregava il Signore, con molte lacrime, per il soccorso divino ...  crescendo nella sua anima quella oppressione diabolica, sentì come se uscisse  dal Santissimo Sacramento, questa voce: QUI STA URIELE, CHE TI DIFENDA !   Con la voce recuperò il respiro, e le fu fortificato il suo petto nella speranza della divina clemenza». Alla Venerabile e Serva di Dio, Maria di San Francesco, secondo quanto rivela la  : Biografia y escritos de Maria Antonia de Jesus Tirado fundadora del Beaterio Jerezano del Santisimo Sacramento (1740-1810)"  l'Angelo le disse che : «se lo avesse pregato sarebbe stato sempre in sua compagnia e difesa e che era gradimento di Dio che fosse sua devota» e «...Durante la sera sentì una voce che le diceva: “ Antonia perché non scrivi? Vai a scrivere perché non verrà da te il diavolo, perché sto io in tua difesa!”. Io gli domandai chi fosse , e rispose: “ Sono Uriele, vuoi vedermi?”.  Io gli risposi di si, che lo volevo vedere, perché è molto bello. Io lo vidi e lui mi disse: “ Non sono bello, amica?” Io gli dissi di si. Poi rispose “Addio, perchè vado a fare visita ad un’altra amica che tengo sotto la mia protezione!” e così sparì lasciando il mio spirito così tanto allegro che non possono misurarlo – voi potete farlo!”» . Da queste molteplici manifestazioni, si ricava l'officio mistico del forte compagno, simbolizzato dalla posizione della spada nuda. Secondo il Canonico Tommaso Bellorosso, come egli apprese attraverso diversi colloqui tenuti con anime private e , sotto comando di obbedienza, con vergini ossesse, la punta della spada di Uriele, sarebbe puntata diritto negli occhi spirituali dei Demoni,  perchè sarebbe proprio Uriele quell’Angelo che tiene le chiavi dell’Abisso. Giovanni nella sua Apocalisse al capitolo XX  disse: “Vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell'Abisso e una gran catena in mano. Afferrò il dragone, il serpente antico - cioè il diavolo, satana - e lo incatenò per mille anni; lo gettò nell'Abisso, ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni”.  Per questo motivo, sostiene il  Bellorosso,  gli Spiriti Maligni si terrorizzano al suono di quel nome “ Uriele” , in quanto avrebbe l'officio di chiudere i vincoli del regno infernale, e scagliarci dentro i demoni malvagi.
  • 2° SIGNIFICATO POSTURALE - Potrebbe riferirsi alle parole di Nostro Signore a Pietro, la notte che fu catturato  tratte dal Vangelo di Matteo (26,52), dove Gesù esclama: “Omnes qui acceperint gladium, gladium peribunt” (ovvero: Tutti quelli che metteranno mano alla spada di spada periranno). Dunque Uriele potrebbe invitare a riporre la spada, a non sguainarla, e ad utilizzare la fiamma della fede al suo posto. 
  • 3° SIGNIFICATO POSTURALE - SACRALITA' DEL SUOLO - URIELE CAMMINA SUL FUOCO  - "Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!” Così l'Angelo del roveto ardente, a Mosè in Esodo 3,1-6. Secondo Sant'Isidoro di Siviglia: «Uriele si interpreta Fuoco di Dio, così come leggiamo che fosse apparso il fuoco nel roveto». Così anche lo stesso Uriele profetizza nel Iv di Esdra .  Ebbene , nell’ultima visione del libro si legge questa nuova rivelazione di S. Uriele che conferma la tesi del Santo - Dalla Settima Visione - : “…Il terzo giorno accadde che io sedessi sotto una quercia, ed ecco che una voce uscì da un rovo di fronte a me, e disse: "Ezra, Ezra!". Io dissi: "Eccomi, o Signore", alzandomi in piedi. Mi disse: "Certo io mi sono rivelato in un rovo, ed ho parlato a Mosè quando il mio popolo era schiavo in Egitto. Lo inviai, e fece uscire il mio popolo dall'Egitto; lo feci salire sul monte Sinai, lo tenni presso di me per molti giorni, gli narrai molte cose mirabili, gli mostrai i segreti dei tempi, gli feci conoscere la fine delle epoche, e gli detti un ordine dicendo:  "Queste parole le renderai note, e queste le terrai nascoste...”. Il fuoco dunque è sinonimo della sacralità del suolo che si calpesta, ed Uriele ne è posto a guardia come custode.
  • 4° SIGNIFICATO POSTURALE - SBARRAMENTO - CAMBIO DI DIREZIONE E CONVERSIONE.  La posizione di Uriele, è quella del milite che invita a non proseguire. La spada è trattenuta in posizione di attesa, impedisce il transito e invita a tornare indietro. Al Ven. Giovan Vincenzo Ferreri, viene detto che Uriele "era Carità di Dio" e che era solito "  scaldare il petto, e dar’ispirazioni e aiuti, per convertire le genti". Il suo ministero impedisce il transito verso vie sbagliate; il pellegrino deve voltarsi indietro e cambiare strada, ripercorrendo i propri passi e riportandosi sul giusto sentiero. Uriele ha dunque l’officio mistico di riscaldare il cuore di coloro che ne entrano in contatto così che possano convertirsi. Il suo nome viene traslato per analogia da “Fuoco di Dio” a “Carità di Dio” in quanto la conversione non può avvenire se Dio, mediante la sua Carità non ci avesse preventivamente guardato dalla Croce, riscattando i nostri peccati con i suoi patimenti. Per questa ragione, Antonio lo Duca accosta ad Uriele il secondo motto che recita: "l’amore s’infiammi focoso".

{Le figure di S. Michele e S. Uriele sono complementari. Michele, con la spada sguainata verso l'alto scaccia via i Demoni, Uriele con la spada verso il basso li chiude nell' Abisso, come da tradizione di Enoc Etiopico. La protezione dei due Arcangeli è un formidabile strumento esorcistico contro tutte le forze del male}.

altri simboli successivi:

  • La torcia accesa
  • Il libro di Esdra e il rotolo delle profezie, funzione escatologica per eccellenza.
  • Il disco solare

DISVELAMENTO SEGRETO DELL'IMMAGINE

  • L'uomo di fede, durante il proprio tragitto terreno, può errare, e per questo è necessario che si fermi e cambi strada e direzione  non potendo più proseguire (spada posta trasversalmente). Da disorientato, può allora intraprendere un nuovo cammino, tornando nuovamente sulla via della fede (fiamma). L'orientamento dei fedeli è ministero dei sacerdoti (stola con croci nere), che diventano altrattanti Uriele, manifestando ai fedeli sperduti la luce di Dio.

SULLA SCORTA DI QUESTA SIMBOLOGIA, ANTONIO LO DUCA E TOMMASO BELLOROSSO, HANNO COSTRUITO PER  IL FORTE COMPAGNO URIELE  QUESTA ANTIFONA : 

Antifona di Uriele il Forte Compagno

O Uriele , fulgore della divina Maestà e vigore di potestà invitta , o fiamma della carità avvampata, illumina le nostre menti , affinchè non siamo indotti in tentazione. Umilmente ti preghiamo che ti degni di difenderci con la spada della tua potestà.

V. Distendi , ti chiediamo, la tua spada, O Santo Uriele.

R. In aiuto dei tuoi devoti.

 Preghiera

-  O Dio  che,  per l’incomparabile tua clemenza, hai concesso ai tuoi fedeli  il Beato Uriele, ministro di illuminazione della tua ineffabile carità, per ardente e vigile tutore che scaccia via le tentazioni del demonio , ti preghiamo affinchè  noi, che ricorriamo alla difesa di cotanto splendore, discacciate le tenebre dalla nostra mente, possiamo conoscere quelle cose che sono per noi salutari, e che in tutto fuggiamo le segrete macchinazioni del demonio. Per Cristo Nostro Signore Amen.

 

Antonio lo Duca, ha poi aggiunto al motto di Uriele, il forte compagno la frase:   - l’amore s’infiammi focoso  - 


SIGNIFICATO DEL NOME: Lux vel ignis Dei - Luce o fuoco di Dio

URIELE :    אוּרִיאֵל    ‘ûrı̂y‘êl , il nome è presente  in 1 Cronache 15,5

<>·אוּרִים ‎ ‘ûrı̂ym - luci; brillantezza oracolare delle figure del pettorale del sommo sacerdote - anche fiamma e fuoco, l'atto del bruciare.

אֵל ‎ ‘êl  Elohim – Dio secondo etimologia comunemente accettata.


Dalla quarta lettera dei Sette Arcangeli

"Al vincitore che persevera sino alla fine nelle mie opere, darò autorità sopra le nazioni; le pascolerà con bastone di ferro e le frantumerà come vasi di terracotta, con la stessa autorità che a me fu data dal Padre mio e darò a lui la stella del mattino".


NELLE FONTI APOCRIFE E PSEUDOEPIGRAFE

ENOC ETIOPICO (I° SECOLO a.C) : Uriele  fu il grande protagonista dei cicli di Enoch etiopico, spesso invocato in compagnia degli altri tre Arcangeli canonici:

Enoc 9:1 Allora Michele, Gabriele, Raffaele e Uriele guardarono dal cielo e videro il molto sangue che scorreva sulla terra e tutta l'iniquità che si faceva sulla terra.  E si dissero fra loro: ―la terra, nuda, ha gridato la voce dei loro clamori fino alla porta del cielo. Ed ora, dunque, o Santi del cielo, le anime degli uomini vi implorano dicendo‖. ―Portate il nostro caso innanzi all'Altissimo.
Enoc 20:1 E questi sono i nomi dei santi angeli che vigilavano:  Uriele, uno degli angeli santi, (quello) dei tuoni e del tremore;
Enoc 21:5 Ed Uriele, uno degli angeli santi, quello che era con me e mi guidava, mi disse: ―O Enoc, perché domandi, ti informi, chiedi e ti preoccupi?
Enoc 21:6 Quelle sono, di fra le stelle, quelle che trasgredirono l'ordine di Dio Altissimo e sono state legate qui fino a che si compiano diecimila secoli, il numero (cioè) dei giorni (della pena) del loro peccato. E di colà io andai in un altro luogo più tremendo di questo e vidi una cosa tremenda: un grosso fuoco colà ardente e fiammeggiante e, in esso, una spaccatura la (cui) fine era fino al fondo, pieno di grandi colonne di fuoco che vi si facevano discendere ed io non potetti osservarne né le misure né la grandezza e fui incapace di vederne l'origine. Allora dissi: ―Come è spaventoso questo luogo e pauroso a vedersi. Allora Uriele, uno degli angeli santi che stava con me, mi parlò e mi disse: ―Enoc, che cos'è questo tuo temere in tal modo e (questo) tuo stupore per questo luogo tremendo e innanzi a questa afflizione?. Allora Uriele, uno degli angeli santi che stava con me, mi rispose e mi disse: ―Questo burrone maledetto è per i maledetti in eterno. Qui si raduneranno tutti coloro che dicono, con la loro bocca, contro il Signore, parole sconvenienti e dicono, a proposito della Sua gloria, cose gravi. Qui li raduneranno e sarà il loro tribunale.”.  

VITA DI ADAMO ED EVA O APOCALISSE DI MOSE’  o  Storia e vita di Adamo ed Eva, i primi uomini, quale fu rivelata da Dio al suo servo Mosè quand'egli ricevette dalla mano del Signore le tavole della Legge (che sanciscono) l'alleanza, istruito (in questo) dall'arcangelo Michele. L'Apocalisse di Mosè è un apocrifo dell'Antico Testamento, (I secolo d.C.). Appartiene al genere apocalittico.

[40] E allora parlò all'arcangelo Michele: "Va' in paradiso, nel terzo cielo, e portami tre lenzuoli di lino di Siria". E Dio disse a Michele, Gabriele, Uriele e Raffaele: "Stendete i lenzuoli sul corpo di Adamo, portate l'olio profumato e versatevelo sopra". E così facendo resero al cadavere gli onori funebri (che gli erano dovuti). Proseguì il Signore: "Si porti anche il corpo di Abele". Portarono degli altri lenzuoli e fecero lo stesso anche con lui, poiché era rimasto insepolto dal giorno in cui suo fratello Caino lo aveva ucciso. Ché il malvagio Caino si era dato molto da fareper nasconderlo, ma non vi era riuscito. La terra, infatti, non voleva accoglierlo accampando queste ragioni: "Non accoglierò un altro corpo, finché non ritorni a me la terra che mi è stata tolta per plasmare (l'uomo). Allora degli angeli lo avevano preso e deposto sulla (nuda) pietra, finché non fosse morto suo padre; e per ordine di Dio furono sepolti tutt'e due nei dintorni del paradiso, nel luogo in cui Dio aveva trovato il fango (con cui aveva plasmato Adamo). E Dio inviò sette angeli nel paradiso, che ne presero molte essenze e le piantarono nella terra. E poi presero i due corpi e li seppellirono nel luogo dove avevano scavato e costruito (una tomba).[56] “..Si deve sapere che Dio fece e plasmò Adamo nello stesso luogo in cui nacque Gesù, cioè nella città di Betlemme che si trova al centro del mondo: e là il corpo di Adamo fu fatto con il fango che gli Angeli, cioè Michele, Gabriele, Raffaele e Uriele portavano dai quattro angoli della terra. E quella terra era candida e pura come il sole, bagnata da quattro fiumi, cioè il Gihon, il Fison, il Tigri e l'Eufrate; e l'uomo fu creato ad immagine di Dio, e (Dio) alitò sul suo volto il soffio della vita, cioè l'anima. E com'è bagnato da quattro fiumi, così il respiro gli è statofornito da(i) quattro venti…”.
[57] Adamo era già stato creato ma non aveva ancora ricevuto un nome, quando il Signore disse ai quattro angeli di cercargli un nome. E Michele si diresse ad oriente, dove vide la stella orientale di nome Ancoli, e ne prese la prima lettera. Gabriele si diresse a Sud, dove vide la stella meridionale di nome Disis, e ne prese la prima lettera; Raffaele andò a Nord, dove vide la stella settentrionale di nome Arthos, e ne prese la prima lettera; Uriele si recò ad occidente, dove vide la stella occidentale di nome Mencembrion (?), e ne prese la prima lettera. Una volta che ebbero portato queste lettere, il Signore disse ad Uriele: "Leggi queste lettere"; ed egli le lesse e pronunciò: "Adamo". E il Signore disse a sua volta: "Sia questo il suo nome".

ORACOLI SIBILLINI - (latino: Oracula Sibyllina), talvolta detti Pseudo-sibillini, sono 12 libriin greco di contenuto assai eterogeneo, scritti in esametri e contenenti varie profezie circa eventi storici futuri; prendono il nome dai Libri sibillini.   Il loro nucleo originario (libri 3-5) fu composto tra il II e il I secolo a.C.; il testo originario fu poi rielaborato e ampliato in ambiente cristiano, tra il I e il VI secolo, con evidente scopo apologetico.  Il nome di Uriele Arcangelo è citato nei Libri Sibillini dove è interpretato come l’Angelo che custodisce le chiavi degli inferi e attende di aprire le porte del Giorno del Giudizio:  

libro II.215  – quando i messi immortali del Diotereno, Michele, e Gabriele con Raffaele e Uriele verranno, del male che dianzi ha commesso ogni uomo già bene informati, fuooridalla nebbiosa oscurità condurranno al giudizio tutte le anime , dinanzi al Tribunale del grande Dio Eterno, chè uno solo è immortale
libro II.230  “implacabili, infrangibili e inflessibili son nell’Ade le chiusure mostruose delle porte tutte di bronzo. Uriele però, il messo gagliardo, subito le spezza e le abbatte e tutte le larve, coperte di lutto, al giudizio di Dio conduce

APOCALISSE DI PIETRO -  è un'apocalisse composta in greco ellenistico nella prima metà del II secolo (probabilmente attorno al 135) e attribuita (pseudoepigraficamente) a Pietro apostolo, che narra del suo viaggio in paradiso e all'inferno guidato dal Signore (Gesù). Perduto per secoli, attualmente ne sono conosciute due versioni discordanti: una in greco trovata nel 1886-1887 presso Akhmim in Egitto,[1] e una in ge'ez (la lingua etiopica classica) trovata nel 1910.[2]

Capitolo 4.45  - Al comando di Dio, il grande Uriel infonderà loro l'anima e lo spirito: è lui, infatti, che fu preposto da Dio per la risurrezione dei morti, nel giorno del giudizio.
Capitolo 6.25 - L'angelo del Signore, Uriel, farà venire le anime dei peccatori che perirono con il diluvio, tutte quelle che abitano negli idoli di ogni genere, nelle statue fuse, nei simboli lascivi, nelle pitture, le anime di quanti dimorano sulle colline, in pietre e lungo le strade, che gli uomini chiamano dèi: saranno bruciate con essi nel fuoco eterno. Quando tutti costoro saranno distrutti con le loro abitazioni, inizierà la punizione eterna.
Capitolo 7.12 - Presso questo luogo di punizione vi saranno uomini e donne ciechi e sordi, dagli abiti bianchi. Si accalcheranno l'un l'altro e cadranno su carboni ardenti da un fuoco che non si spegnerà più. Sono quelli che facevano l'elemosina dicendo: "Siamo giusti presso il Signore!", ma non cercavano la giustizia. Ezrael, angelo del Signore, li farà uscire dalle fiamme e stabilirà per essi un castigo e una punizione. Ecco la loro punizione: un fiume di fuoco nel quale cadranno tutti quanti sono giudicati. E' Uriel che li porrà là ; e appresterà ruote di fuoco alle quali uomini e donne resteranno appesi in forza del turbinio della rotazione, mentre quanti saranno nella fossa bruceranno. Sono i maghi e le streghe. Di tali ruote di fuoco ve ne sarà in ogni punizione per mezzo del fuoco: saranno innumerevoli.

LETTERA DEGLI APOSTOLI - (latino: Epistula Apostolorum) è un apocrifo del Nuovo Testamento scritto in greco antico tra il 130 e il 170 e pervenuto in copto ed etiopico.  Ancora una volta Uriele è uno dei quattro Arcangeli maggiori, che accompagnarono cristo fino al quinto firmamento, durante la sua discesa (versione a cura di Mario Erbetta – Gli Apocrifi del Nuovo Testamento, Lettere e Apocalissi, marietti Editore)

capit. 13 – Ed ecco, ora, quanto ci rivelò nel suo discorso: mentre stavo per venire quaggiù e lasciare il Padre d’ogni cosa, passando dinanzi ai cieli, mi rivestii della sua sapienza e della forza del suo potere. Mi trovai nei cieli e passai dinanzi agli Arcangeli  e agli angeli nella loro somiglianza, come se fossi uno di loro, fra le signorie e le potestà . Io passai loro traverso perché possedevo la sapienza di chi mi aveva inviato. Ora Michele è duce degli Angeli, insieme a Gabriele, Uriele e Raffaele. Essi mi seguirono fino al quinto firmamento, pensando nel loro cuore che fossi uno di loro. Tale potere grandioso l’ebbi dal Padre. In quel giorno armai gli arcangeli di una voce meravigliosa, in modo che potessero andare all’altare del Padre per servire e compiere il ministero fino al mio ritorno da lui  

VANGELO APOCRIFO DI BARTOLOMEO, quando l’apostolo chiede a satana di spiegargli l’origine del suo peccato, il diavolo gli risponde:

 “Io sono stato il primo ad essere creato. Poi fu creato Michele che il Signore ritenne degno di ogni virtù e, avendo obbedito, restòfedele ai comandamenti divini. Il terzo ad esserecreato fu Raffaele, il quarto Gabriele, il quinto Uriele, il sesto Zataele e poi altri sei che non posso nominare. Questi dunque difendono il trono di Dio.  Mi castigano sette volte durante il giorno, e nella notte mi portano sette volte nella perdizione e spezzano tutta la mia forza.  Questi sono i dodici Angeli difensori che stanno davanti al trono di Dio: questi sono gli angeli creati per primi; dopo viene tutta la moltitudine degli altri angeli”.

PREGHIERA DI GIUSEPPE -  apocrifo dell'Antico Testamento scritto in greco tra il I e II secolo d.C., di origine giudaica o giudeo-cristiana. Pervenuta in frammenti (16 linee su 1100 originali).  Nel libro apocrifo giudaico intitolato Oratio Josephi è un dialogo tra Giacobbe patriarca e gli Angeli Uriele e Rafaele.

"io, Giacobbe, chiamato Giacobbe dagli uomini, mi chiamo invece Israele, sono stato chiamato da Dio Israele, uomo che vede Dio, in quanto sono il primogenito di ogni essere vivente vivificato da Dio»…. quando venni da Mesopotamia di Siria, uscí Uriel, l'angelo di Dio, e disse che io discendevo sulla terra e mettevo dimora fra gli uomini e fui chiamato con il nome di giacobbetesto apocrifo di epoca tarda, probabilmente scritto in spagnolo nel XIV secolo. L'attribuzione è a Barnaba apostolo.

(URIELE E IL LIBRO DI ESDRA)

Per il quarto libro di Esdra, la circostanza della conoscenza Sacra dell’Angelo Uriele, ivi nominato, costrinse alcuni Santi a citare direttamente tale Angelo nelle loro opere. Tale orientamento è continuato fino ad oggi. Il IV LIBRO DI ESDRA (90 d.c. circa) ,è  il più importante testo pseudoepigrafo CRISTIANO e da testimonianza diretta dell’ Angelo Uriele, propalatore dei segreti di Dio, in almeno due occasioni rendendolo il grande protagonista del racconto:

Mi rispose un Angelo che mi era stato inviato, e che si chiamava Uriele, e mi disse: "Con l'animo così turbato per questo mondo, vorresti comprendere i disegni dell'Altissimo?". Dissi: "Sì, mio signore". Mi rispose e disse: "Sono stato inviato ad indicarti tre vie, ed a proporti tre parabole;  se mi spiegherai una di queste, anch'io ti mostrerò le vie che desiderivedere, e ti insegnerò il motivo per cui esiste il cuore maligno". [IV ESDRA 4,1].
 Io digiunai, gemendo e piangendo come mi aveva comandato l'Angelo Uriele. Dopo il settimo giorno, accadde che i pensieri del mio cuore si fossero fatti davvero oppressivi, ma la mia anima riacquistò lo spirito di intelligenza, e presi di nuovo a rivolgere parole all'Altissimo  [IV ESDRA 5,20]
Accadde che ecco, mentre le parlavo, il suo viso d’improvviso prese a risplendere fortemente, ed il suo volto si fece simile ad un lampo, tanto che ebbi gran paura ad avvicinarmi a lei, con il cuore pieno di spavento, pensando cosa ciò potesse essere. [26] Ed ecco che d’improvviso emise un grido altissimo e terribile, tanto che la terra fu scossa dal rumore. [27] Guardai ed ecco che la donna non mi appariva più, ma c’era una città costruita, ed era visibile un luogo dalle poderose fondamenta. Mi impaurii e gridai a gran voce: [28] “Dov’è l’angelo Uriele, che era venuto la prima volta da me? Perché è lui che mi ha fatto venire in questo così grande turbamento; la mia preghiera è stata resa inutile, la mia orazione disprezzata!”.[29] Ma mentre io così stavo parlando ecco che venne da me l’angelo che era (già) venuto da principio, mi vide, [30] ed ecco che giacevo come un morto, del tutto uscito di mente; mi prese la destra, mi confortò, mi rimise in piedi e mi disse: [31] “Cosa ti succede, e perché sei turbato? Perché ti si è turbata la mente, e tutti i sensi dell’animo?”.[IV ESDRA 10,28 e ss]


DEPOSITO ORALE (alcune delle molteplici testimonianze)

 SANT’ AMBROGIO (337 – 397)  - DOTTORE DELLA CHIESA -   vescovo, teologo e santo romano, una delle personalità più importanti nella Chiesa del IV secolo, fu  quello che ebbe di  Esdra i sentimenti più favorevoli, e che teneva come canonico l’Arcangelo Uriele. Di Esdra parlava diffusamente nel suo Libro “Il Bene della morte – De Bono Mortis”, ove non solo presentava quest’opera come “canonica”, ma aggiungeva addirittura alcuni passi di questo libro per mostrare ai pagani che quanto essi hanno di buono lo hanno ricavato dai “nostri libri”, cioè tra i testi di divina ispirazione, tra cui ricomprendeva, indubbiamente,  anche questo testo. Egli diceva ad esempio:  «…così come leggiamo nel libro di Esdra: poiché quando sarà giunto il giorno del Giudizio la terra restituirà coloro che ora dormono in essa, la polvere coloro che vi abitano in silenzio, i depositi le anime che sono state loro affidate e si rivelerà l’Altissimo sul trono del giudizio (IV Esdra, VII, 52). Queste sono quelle abitazioni delle quali dice il Signore:  Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto (Giovanni 14,2). Ma mi servo degli scritti di Esdra, affinchè i gentili conoscano che, quelle cose che ammirano nei loro libri di filosofia, le hanno tradotte invece dai nostri…» [3]  [De Bono Mortis X,45] ;e poi ancora continuava , allegandolo come Scrittura Sacra, un’altra volta : «…Chi è maggiore dei due, Esdra o Platone? Infatti Paolo segue gli scritti di Esdra e non quelli di Platone. Esdra rivelò secondo quella rivelazione in sé recata, che i giusti staranno con Cristo, staranno con i Santi. Per questo Socrate dice (allo stesso modo) di  aver fretta di raggiungere quei suoi dei, e quei suoi uomini famosi. Pertanto le cose che si leggono nelle lettere dei filososi sono nostre,  ed egli non fa altro che presentare quelle cose di cui non aveva un proprio testimone: noi invece abbiamo l’autorità dei precetti divini…» [De Bono Mortis XI,51] [4]  ; rivelando ai suoi lettori che l’Esdra del IV°  libro , parlò inspirato dal Divino Spirito, ed è per questo che deve innalzarsi al di sopra dei filosofi.  S’ esprime con la stessa forza nel secondo libro del “Trattato sullo Spirito Santo” : « Se anche si legge il seguente passo: Ecco colui che forma i monti e crea lo spirito che manifesta all’ uomo qual è il suo pensiero, che fa l’alba e le tenebre e cammina sulle alture della terra, Signore, Dio degli eserciti è il suo nome (Amos 4,13) . Se anche fanno questioni sul fatto che si dice  che lo spirito sia creato, Esdra non insegna che lo spirito venga creato, quando dice nel quarto libro: “Il secondo giorno creasti ancora lo spirito del firmamento…» (IV Esdr VI,41)” [5] [De Spiritu De Spiritu Sancto, liber secundus cap. 6,49]; e nel discorso “sulla morte del fratello Satiro” , suo fratello , come ad esempio nel capitolo 64, 68 e 69 del primo libro: «…Sostenuto dunque da tali virtù, eretto sopra i pericoli, piangerò più per desiderio che per perdita. Mi invita la stessa opportunità della morte, affinchè decidiamo di andare avanti maggiormente con la grazia, piuttosto che addolorarci; difatti è scritto  che il dolore proprio deve spandersi nel dolore comune (IV Esdr. X, 11 et seq.)…»[6] ; «…Ripeto dunque: la Sacra Scrittura è la tua consolazione; giova infatti soffermarsi sui tuoi precetti e sulle tue sentenze. E’ più facile che abbiano fine il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge (Lc 16,17)! Ma già ascoltiamo le cose che sono scritte: Ora, perciò, tieni per te il tuo dolore, e sopporta con coraggio la disgrazia che ti è capitata,  perché, se accoglierai come giusto il giudizio di Dio, riceverai in tempo tuo figlio, e sarai lodata fra le donne …(IV Esdr. X, 15, 16)[7] »; «…ma ecco che ascolto ciò che dice la scrittura: Non fare di questi discorsi, ma lasciati persuadere di quale sia la sciagura di Sion, e consolare dal dolore di Gerusalemme.  Tu vedi, infatti, come il nostro santuario sia stato reso deserto, il nostro altare demolito, il nostro tempio distrutto;  il nostro salterio annientato, i nostri inni ridotti al silenzio, la nostra esultanza dissolta; la luce del nostro candelabro estinta, l’arca della nostra alleanza spogliata; le nostre cose sacre contaminate, e il nome che è invocato sopra di noi profanato; i nostri (uomini) liberi oltraggiati, i nostri sacerdoti arsi, i nostri leviti andati via prigionieri; le nostre vergini svergognate, le nostre mogli violentate; i nostri giusti rapiti; i nostri piccoli consegnati, i nostri giovani resi schiavi, i nostri forti resi deboli.  Ma quel che è più di tutto, vedi come il sigillo di Sion sia ora annullato della sua gloria, e consegnato nelle mani di coloro che ci odiano.  Tu, perciò, scuoti la tua grande tristezza, deponi da te (questi) tanti dolori, in modo che il Forte possa riconciliarsi con te, e ti conceda requie l’Altissimo, riposo dalle tue fatiche!”.(Esdra X,20 et seguenti.)»  [De excessu fratris sui Satyri, cap 64-68, 69] [8] e anche nella “lettera ad Oronziano” (che non citiamo)  dove  consiglia la lettura d’Esdra, per provare che le anime sono d’una sostanza più sublime che non il corpo.  In sostanza, come il lettore può notare, allega più di una volta questo testo, presentandolo e citandolo come scrittura canonica.

Sant’Ambriogio, a conferma del culto apprestato ad Uriele, citava l’Arcangelo ne nel trattato della “De Fide ad Gratianum Imperatorem”, alla parte terza, capo III° affermando che la natura angelica, seppur non comparabile a quella divina, in Dio diviene anch’essa immortale, dunque non muore, asseriva: «Neque a prejudicium trahas quod non moritur Gabriel, non moritur Raphael, non moritur Uriel ovvero: “tu non tragga a pregiudizio che non muore Gabriele, non muore Raffaele e non muore Uriele».

 SAN BONAVENTURA DA BAGNOREGIO, DOCTOR RERAPHICUS (1221 – 1274)  - DOTTORE DELLA CHIESA -. cardinale, filosofo e teologo italiano, soprannominato “Doctor Seraphicus”, che insegnò alla Sorbona di Parigi e fu amico di San Tommaso d'Aquino, nella terza parte del suo “Centiloquio”, al capitolo 18 , nella sezione XVIII “de custodia hominum per Angelos”, affermava che Uriele è nome di Santo Angelo perché riportato all’interno del IV° Esdra, che è Scrittura Canonica: «…così Uriele, che si interpreta, colui che risplende a Dio, o che appare a Dio, o fuoco di Dio o incendio di Dio: la quale doppia interpretazione significa che per mezzo del suo ministero siamo  illuminati nella verità, e infiammati nella carità. Gli Angeli, infatti, sono inviati perilluminare il nostro intelletto e infiammare il nostro affetto,  e se non in senso pratico , almeno dispositivamente  . Di questo nome Uriele si legge nel terzo di Esdra, poiché questo Angelo viene inviato per consolare il popolo di Dio, che  veniva oppresso dagli stranieri…» [9].

  SANT'ALBERTO MAGNO , - DOTTORE DELLA CHIESA -  (1206 –1280) detto “Doctor Universalis”, conosciuto anche come Alberto il Grande o Alberto di Colonia, pregava direttamente Uriele in magnifici esercizi spirituali accanto al nome degli altri 3 Arcangeli, nella liturgia rivenuta all’interno del corpus di esercizi del teologo e biblista Giorgio Vicellio, c.d. “Exercitamenta Syncerae Pietatis Multo Saluberrima”, del 1555 e solo così è stato possibile risalire a questo pio esercizio chiamato da tutti gli autori passaticon il titolo di “litania vicelliana” di Sant’Alberto. Riportiamo dunque il titolo e l’invocazione ai soli quattro Arcangeli di Alberto Magno, vescovo di Ratisbona: «S. Uriele prega per noi. Padre, degnati di mandare dal cielo anche S. Uriele, che ci infiamma sempre col fuoco del Tuo amore e ci rende memori e grati di tutti i beni che a noi provengono dalla celeste paternità,; e nei mali che nascono per i nostri peccati, per tua ripartizione, ci renda o cauti nel trarci in salvo per mezzo tuo o pazienti nel sostenerli; per Nostro Signore. Amen» .

 Risulta liturgicamente approvato e pregato da SAN BEDA IL VENERABILE (672 ca. – 735) - DOTTORE DELLA CHIESA -  che professò apertamente il culto dell’Arcangelo Uriele, assieme agli altri Angeli Maggiori nella sua preghiera di Colletta, facilmente rintracciabile in rete : «Gabriele sii la mia armatura; Michele sii la mia spada; Raffaele sii il mio scudo; Uriel il mio protettore».

S.  ISIDORO DI SIVIGLIA -  DOTTORE DELLA CHIESA -  (560 circa. –636) vescovo della Chiesa Cattolica, instancabile compilatore di opere enciclopediche in cui raccolse e tramandò tutto il sapere dell'epoca, partendo da fonti classiche e cristiane. Fra le sue moltissime opere, occorre citare le Etymologiae, che attingono a fonti svariatissime (scrittori classici e della tarda romanità, autori ecclesiastici ecc.). Importante anche la sua attività episcopale, della quale si ricordano soprattutto la convocazione dei concili di Siviglia (619, 625) e del 4º Concilio nazionale di Toledo (633).  Il Santo riconosceva Uriele, come quarto Arcangelo, nel settimo libro delle  “Etimologie”, parlandone con riferimento al celebre episodio dell’Esodo, quando a Mosè prostrato sul sacro monte, appare un emissario del Signore, un Angelo tutto di fuoco, in un roveto ardente: «…Uriele si interpreta Fuoco di Dio, perché lo leggiamo che apparve come fuoco nel roveto. Leggiamo anche che il fuoco fu inviato dall’alto a ricoprire ciò che era stato comandato…».

Peraltro, solo recentemente abbiamo potuto constatare che lo stesso Isidoro pregasse Uriele in proprio offici liturgici.  È datato infatti -  Madrid 1775- il c.d. «Breviario Gotico di S. Isidoro»  pubblicato su ordine del Cardinale Francisco Jimenez de Cisneros e di poi del cardinale Francisco Antonio Lorenzana. Il brevario contiene, per la festa del 29 settembre un inno a San Michele, in cui viene invocato anche l’Arcangelo Uriele: «Tu perennis Dei summi Vultum, pedesque tegis:  Invicem tribusque illis Innuens adspectibus URIELI, Gabrieli, Raphaeli socius».

 Prendendo a piene mani l’ intera espressione isidoriana, il benedettino SAN RABANO MAURO (784 - 856) , enciclopedista, organizzatore e divulgatore di cultura tra i più importanti dell'alto Medioevo. Ricordato spesso come “praeceptor Germaniae”, Rabano Mauro fu di una fecondità straordinaria. Nel “De Universo”, Libro XXII°, al Capitolo V del capitolo rubricato “De Angelis” ritenendo Uriele, per divina scrittura pari agli altri 3 Angeli, continuava a parlare di lui in tal modo:«Uriele si interpreta Fuoco di Dio, così come leggiamo il fuoco essere apparso nel roveto…». 

 Anche SAN BERNARDINO DA SIENA , (1380 – 1444) al secolo Bernardino degli Albizzeschi,  religioso e teologo italiano, appartenente all'Ordine dei Frati Minori, che nel suo “Adventuale De Inspirationibus” alla “ De Inspirationum Varietate ”, al Capo II:  “Quibus modis Angeli  sancti in animas bonas cognitiones inspirent” disse di lui: «…Il quarto (angelo) è Uriele, che si interpreta risplendente a Dio, o che appare a Dio, o fuoco di Dio o incendio di Dio  . Questa doppia interpretazione duplicata significa che per mezzo de suo ministero siamo illuminati nella verità e infiammati nella carità. Gli Angeli, infatti, sono inviati ad illuminare il nostro intelletto e ad infiammare il nostro affetto, come risulta chiaro dalle cose dette prima . Di questo nome si tratta il 4 Esdra questo Angelo viene inviato per consolare il popolo di Dio, che  veniva oppresso dagli stranieri …»[10].

Altri santi, mistici e teologi

S. Uriele Arcangelo veniva pregato da  SAN FRANCESCO BORGIA (Gandia, 28 ottobre 1510 – Roma, 30 settembre 1572), nel giorno 22 come risulta dal suo diario spirituale del quinquennio 1564 – 1570 oggi trascritto dall’autore Manuel Ruiz Jurado, nella sua Edizione Critica, per l’editore Mensajero – Sal Terrae: «…come solito aggiungi all’ora 9. Cristo, Maria e i Serafini 10. Cristo, Maria e i Cherubini 11. Cristo, Giovanni e i Troni  12. Cristo, Pietro e le Dominazioni. 13. Cristo, Paolo e le Virtù  14. Cristo, Giacomo e le Potestà  15. Cristo, Andrea e i Principati 16. Cristo, Filippo e gli Arcangeli  17. Cristo, Giacomo e gli Angeli 18. Cristo, Bartolomeo e San Michele  19.  Cristo, Simone e San Gabriele 20. Cristo, Taddeo e San Raffaele 21 Cristo, Matteo e San Uriele…» .

Per non parlare di SANT'ANNIBALE MARIA DI FRANCIA, FONDATORE DELL'ORDINE DEI ROGAZIONISTI E DELLE APOSTOLE DELLO ZELO DIVINO, che aveva una devozione fortissima per i Sette Assistenti divini, ma in modo specifico per URIELE, tanto che, come emerso  da un documento n. 0712, in una lettera datata  6/3/1912 risponde ad una sua discepola  segue: “… S. URIELE Arcangelo”, che avete sorteggiato, abbiatelo assai caro. È il quarto dei sette che stanno alla Divina Presenza. La parola URIELE viene da “uror” - brucio - perché quest’Arcangelo è tra i serafini e brucia di un fuoco tutto particolare di Divino Amore. Sarà forse l’Angelo che strappò il cuore alla vostra Santa. Domandategli l’ardente amore a Gesù Sommo Bene, prendetelo in compagnia nella S. Comunione…”. Volume 59 - DiFrancia.Net  -

Uriele viene riconosciuto poi da JEAN CHARLIER DA GERSON (1363 –1429)[21] , il c.d. dottore cristianissimo, teologo e filosofo francese, che ne parla nel Tractatus VIII°, super Magnificat dove illustra i compiti di S. Uriele chiamandolo “Fulgor Dei”: «…nel Libro di Esdra è fatta menzione dell’Angelo Uriele, la cui interpretazione significa Fuoco di Dio, è consentito a qualsiasi Angelo, al singolo viaggiatore, chiamare in aiuto Uriele il cui compito è bruciare soavemente le reni, consumare il nostro cuore, feccia di vizi, infiammare tutto quanto il cuore alle virtù, sacrificare l’Olocausto della pietà,  che innalza un soavissimo profumo a Dio. Questo Uriele riduce quelli che infiamma in cenere per mezzo del timore  e dell’umiltà di spirito, addolcisce per mezzo della pietà e della mitezza la durezza lapidea del cuore, conforta nel dolore per mezzo della medesima conoscenza della fragilità umana, rafforza il cuore per mezzo della bollitura e dello sciolgimento dell’umore fluido, donde viene presso l’anima una congrua fame e sete, lo rende docile al consiglio e alla misericordia; raffina e purifica il cuore a comprendere realmente il gusto e causa l’interna pace per mezzo del rinnovamento della gioventù…» [22].

Anche PAPA LEONE X nel 1515  approvò il nome di Uriele concedendo all’ordine di San Francesco la possibilità di invocarlo nella Messa e nell’ Officio di San Gabriele del 24 marzo di ogni anno (Vecchia Liturgia). Riportiamo in italiano la sequenza della messa tradotta da noi: - Il tempo felice ha enumerato che la sua gente ha visitato, il Dio dall’alto oriente. Questo a Maria ha annunciato, e con la sua voce ha allietato, Gabriele giungente. Il cui ventre ha depurato e di virtute lo ha adombrato, lo Spirito dell’Eminente. Come virtù insigne ha innalzato e dagli assalti c’ha preservato, del nemico potente. Come i nostri peccati ha lavato, e i doni Cristo ha esteso, di virtù del Dio vivente. E la verità ci ha svelato e sulla via ci ha indirizzato, della evangelica pace. Nella quale noi abbiamo accompagnato e sono stati elargiti ai nostri compagni, virtù angeliche. Infatti  gli invalidi sono stati sanati, e confortati con vigore, per mezzo di Raffaele splendente. Gli impuri sono mondati, e i mondati sono infiammati da Uriele ardente. Infine a Dio sono presentati, e con Cristo già beati da Michele esaminante. Rendici ti prego arricchiti, e rinforzati contro i nemici, prostrati e consacrati a Dio per Gabriele favorente - Per l’ OFFICIO DI GABRIELE, pluri - approvato e pubblicato fino alla fine del sec XVIII dai successori di Pietro, presentiamo solo le invocazioni a Uriele dall’Antifona del Benedictus - Sale già il crepuscolo, perciò inizia a splendere la luce del sole: e Gabriele ottempera ai comandi di donare la pace. Allora il cuore, i sensi e il corpo della Vergine si intimoriscono, mentre ancora si svela il segreto secondo cui partorirà  l’Emanuele, che illumini coloro che giungono nelle tenebre e conduca il sentiero della pace e Uriele rischiari la via perduta - e dall’ Ottava Lezione del III° Notturno : - Ecco quell’uomo Gabriele in forma corporale, come lo vede Daniele, sotto una folgore profetale. Cui sopraggiunge Michele, con un evento celestiale. E la sua medicina reca Raffaele, che Uriele dona al gregge sacerdotale

BEATO BARTOLO LONGO , fondatore del Santuario mariano di Pompei, che nel libro “San Michele Arcangelo e gli altri Spiriti Assistenti al trono di Maria”, dice:  “Uriele significa “Fuoco di Dio”, o “Lume di Dio”: - Ignis Dei – perché è l’Angelo che illumina la mente degli uomini, comunicando loro la cognizione di Dio, e ne infiamma i cuori muovendoli all’amore di Lui”.

SAN LEONARDO MURIALDO , il quale in un suo scritto relativo alla festività del giorno 29 settembre, festa dei Santi Arcangeli, dice: “7 sono i principali Arcangeli, di cui vedi in Tobia c. XII, 15 e Cornelio a Lapide, Commentarium in Apocalipsem, c. 1º, v. 4º, - e Commentarium in Epistolam Judæ Apostoli] v. 9. S. Clemente Alessandrino scrive: Septem sunt quorum maxima est potentia, primogeniti Angelorum principes - primi presso il trono di Dio - Tobiæ XII 15. (..) Uriele: Luce o Fuoco di Dio = poiché illumina gli uomini con la conoscenza di Dio e l’amore (..)”.

Nel XV secolo, il celebre ed eminentissimo  CARDINALE NICOLA CUSANO, o Niccolò da Cusa, teologo, filosofo e scienziato (1400 o 1401 - 1464) nella sua «Opera in quibus Theologiae mysteria plurima, sine spiritu Dei inaccessa…» , Libro VIII°, dal sermone : Michael e Angeli eius  - a pag. 603/604 parla di Uriele Arcangelo in questo modo ancora ricomprendendolo assieme agli altri suoi compagni: «...Quanto ai nomi degli Angeli dico che sono proprio i nomi dei loro Offici, in quanto sono gli ambasciatori dello Spirito. Così rammentiamo la candela ardente, come lume: poiché dalla medesima riceviamo illuminazione.  Allo stesso modo sono così nominati gli Angeli, uno Michele, l’altro Gabriele, il terzo Raffaele, il quarto Uriele, dai loro compiti, poiché ci somministrano diversi doni divini; pertanto i nomi degli Angeli terminano in “el”  אל, che significa Dio è, poiché sono ufficiali del re di Giustizia, in quanto אל (el)  è detto anche  אֱלוֹהִים  (elohim)…».

Risulta  poi riconosciuto dal mistico  frà  GERONIMO GRAZIANO  (1545 - 1614) carmelitano scalzo confessore e  fiamma spirituale di S. Teresa d’Avila, come dall’ opera "Obras del P. Jerónimo Gracián de la Madre de Dios" v.2, pubblicato dalla Biblioteca Mistica Carmelitana, Burgos 1932 dove parla in modo approfondito di San Uriele: «…Uriele fuoco di Dio è giudice maggiore dell’ Onnipotente Re, colui che infiamma il cuore dei tiepidi, patrono nelle battaglie contro le tentazioni. Presiede a tutti gli Angeli che castigano . Favorisce  gli uomini affinchè non siano puniti, amino Dio, vincano le tentazioni e ottengano la carità, lo zelo e la rettitudine. Il suo appellativo è:  “ignitus socius” cioè  Compagno Ardente.  Si dipinge vestito di colore rosso, con nella destra una spada di fuoco. Di lui si fa menzione nel quarto libro si Esdra, capitolo quarto. Questi è colui che scacciò da Paradiso Adamo ed Eva,  che impugnata la spada sguainata, si oppose a Balaam, quando si affrettò a maledire il popolo di Dio e che uccise centottantacinque assiri…».


APPARIZIONE IN CUI ESPRESSAMENTE URIELE APPARE IN AMBITO CATTOLICO

SANTA MARTINA [13]:  “O Forte Vergine Martina, ancella del grandeDioche è neiCieli, checustodisci i suoiprecetti e mi haispogliato del mioabitacolo e mi hai mostrato deforme (…)Tu invece mi haiscacciato, rivelandomi, perseguitandomi e assegnandomi al Fuoco dell’ Inferno. Non trovo luogo verso il quale andarmene.  Mi hai consegnato al Grande Angelo Uriele, che ha completamente bruciato ogni mia via di uscita.

< SAN LACTINO >[14] :“Queste sono le opere di San Lactino per le quali risplendette la sua Infanzia. Quindi al quindicesimo anno della sua età, San Lactino esortato dall’Angelo, si diresse per imparare da Comgallo abate della città di Bangor al tempo del quale era cresciuta la buona fama della religione per tutta l’ Irlanda. Era infatti l’angelo Uriele sempre da Dio assegnato alla sua custodia e suo inseparabile compagno di ogni tragitto, sul cui consiglio regolava i suoi costumi:

BEATA MARIANNA DI GESU' [15]: “L’Altissimo aveva eletta Marianna affinchè abitasse nel Tabernacolo ardente della sua sovrana protezione, affidandole per la sua tutela e custodia, l’Arcangelo Uriele come le fu subito rivelato durante i suoi numerosi colloqui con il Signore…”.

BEATO AMADEO DA SYLVA [16]: “Il primo che vedi qui è Michele, rispetto al quale nessuno né degli uomini né degli Angeli è più degno, lui è lo stesso che lottò con il grande dragone e lo sconfisse e io Gabriele sono il secondo. Raffaele mi segue e  Uriele segue Raffaele e altri a lui (..) Benedetto sia il principe Michele, primo tra tutte le creature, che con il fortissimo Gabriele scagliò nell’inferno tutti i nostri avversari. E benedetto sia lo stesso Gabriele con Raffaele e Uriele, che continuamente non cessano di procurare la nostra salvezza (..)  Anche Uriele,  nostro fratello disse:  “Risplenda la luce di Dio in te; in che modo l’oro si è oscurato, come è potuto accadere che il Sole sia stato avvolto dalle tenebre? Come è potuto venir meno Colui che  sorgeva al mattino? Chiedi venia, o misero, umiliati e ritornerà la tua luce! (...)  E dunque dove è il Padre, è il Figlio e lo Spirito Santo. Ma due Serafini erano nella circonferenza del Trono ed erano sei ali ad uno e sei ali all’altro: fluttuavano a due sul capo, a due sui piedi e ne avevano due estese sulle tibie come se volassero e con voce potente gridavano: “Santo Santo Santo, Il Signore Dio Sabaoth”. Ed erano quei due Serafini, Uriele e Barachiele (…) Trasportarono perciò, con inni e cantici, il corpo di Maria  nella valle di Giosafat, mescolati assieme ai Giudei increduli, mentre noi discepoli del Signore, e noi Angeli esultavamo e mentre  essi ugualmente accompagnavamo, io mai la lasciai, scortato dal grande esercito degli Angeli. Tuttavia io protessi l’anima, Uriele mio fratello il corpo, nel sepolcro, e con la stessa anima, una volta spogliato il Purgatorio (di anime purganti) all’alba della stessa notte, feci ritorno nella valle di Giosafat, e da quell’anima sette volte più splendente del sole nell’ultimo suo splendore. 

VENERABILE MARIA ANTONIA DE JESUS TIRADO [17]:  "Così come tornai a casa mia, un Angelo venne a sedersi accanto a me emi disse: “Guardami se sono bello!”. Gli domandai come si chiamava e mi disse che si chiamava Uriele e che lo pregassi e sempre sarebbe stato in mia compagnia e difesa e che era gradimento di Dio che divenissi sua devota. Io gettai il rosario contro di lui ed egli si mise a ridere e mi disse: “Non sono il diavolo, non temere, che ciò è vero”…Durante la notte, quando mi misi a pregare, il diavolo stava tutto impegnato a non darmi un attimo di respiro, perché aveva deciso di stare nel letto assieme a me, in modo che trascorressi gran parte della notte in sua compagnia.  Io presi da li il rosario e come mi mettevo a pregare, mi dava degli strattoni che mi facevano cadere,  fino a quando venne l’Angelo di cui ho parlato, San Uriele, e scacciò via tutti e rimase li finchè non terminò la preghiera… Quando andai a mangiare vidi l’Angelo San Uriele,  che è molto bello e tiene sei ali, e mi disse: “ Guarda che bello sono! Non vuoi  essere mia devota? Non mi vuoi,  figlia mia?  Vengo a stare accanto a te mentre mangi, perché il diavolo adesso vuole lottare molto con te!”. E mentre io mangio, i nemici fanno forza per venire dove io stavo mangiando, ma l’Angelo li scacciò  via tutti, e rimase li fin quando non finii di mangiare, arrabbiato perché non lo prego...".

VENERABILE ANTONIO MARGIL DE JESUS  [18]: “Sai figlia chi è il mio Angelo Custode? S. Uriel, fuoco di Dio, che lo invia il Signore a soffiare il fuoco dell’amore divino, sul mio cuore”

SERVO DI DIO GIOVAN VINCENZO FERRERI -  CAUSA ANCORA FERMA DAL 1600 [19]: "Giunta la mezzanotte e stanco Fra Vincenzo dell’Orazione, ma più da contrasti avuti, , udì la voce amica, e tutta celeste che gli disse:  Intendimi o Giovan Vincenzo, tu sei eletto da Gesù Cristo, quando era in croce e disse  Sitio. E sei una colonna di S. chiesa, ed un ornamento di lei per gli meriti della sua Santissima Passione, ed umiliati per ricevere l’Angelo Uriel. Gli disse anco che questo era l’Angelo  di S. Maria Maddalena, che era Carità di Dio, che solea scaldare il petto, e dar’ispirazioni e aiuti, per convertire le genti".

SUOR MARIA DI SAN FRANCESCO - PLACENSIA -  [20]: “..senti come se uscisse  dal Santissimo Sacramento questa voce: Sta qui Uriele, che ti difenda".

SUOR BIANCA DI GESU' - VALENSIA -  [21]: “… il Signore le mostrò  l’Angelo Uriele, dicendole anche che era uno di quelli che assistevano la Santa Madre Teresa di Gesù e che proprio a quello l’aveva assegnata per la sua custodia e protezione..”..

SUOR GIOVANNA MARIA DELLA PRESENTAZIONE - SUORA DI CLAUSURA, MISTICA E STIGMATIZZATA - TOURNAY E LILLE -  [22]: dopo aver ricevuto la Santa Ostia dalla mano del suo pastore Dio fece conoscere il nome dell' Angelo Custode del Direttore che era Uriele, cioè la «Chiarezza di Dio».

SUOR ANNA DI SAN JOSE' -  - [23]: “ Gli venne il desiderio di conoscere il nome del suo Angelo Custode, e il Signore glielo volle rivelare, dicendole che si chiamava Uriele”.

SUOR MARIANNA DI SANTA CHIARA - VILLA DE MULA - PRIORA E FONDATRICE DEL MONASTERO DELL'ENCARNACION [24] : “il Santo Custode Uriele durante un colloquio mistico:“espandi il tuo cuore, che il Divino Amore ti inspirerà. Ricerca le opere di san Giovanni della Croce, e leggi il trattato che dice: Fiamma viva d’Amore: dove troverai i termini, e le metafore per spiegare quello che opera il Signore nella tua anima”.

SUOR ANTONIA DE LA MADRE DE DIOS - OAXACA  [25]: “…Stando un giorno strettissimamente unita a Dio nella preghiera, si ridestarono in lei con un maggiore fervore che prima i medesimi desideri, e restando passivamente, sentì nello stesso tempo, che parlando il Suo Amato nel suo inerteriore le disse: “Uriele” facendole comprendere , che la sua protezione era tenuta in conto di questo Angelo…”.

SACERDOTE ANTONIO LO DUCA - FONDATORE DELLA BASILICA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI E DEI MARTIRI, MORTO IN CONCETTO DI SANTITA'  [26]: “…buona nova già è stato decretato dalla ss. trinità consacrata; donde uscivano era di cornice di fuoco, quadrata, come la porta di concistoro di palazzo, l’angelo più appresso era l’arcangelo Uriele, io lo conobbi perché si rassomigliava a uno che io avea fatto dipingere di forma rossa li tempi passati…”.

ANUB DI TEBE, SANTO MARTIRE COPTO  [27]: “… Un grande prodigio proveniente dal Cielo si fece per lui. Gli Arcangeli, Michele, Uriele e Raffaele giunti dal Cielo presero le membra del giovinetto, le unirono perfettamente bene l’una all’altra ed infine gli soffiarono sul viso un afflato vivificante e quello alzandosi rimase incolume senza alcuna lesione …”.

EUSEBIO, SANTO MARTIRE COPTO [28]:  “… Il malvagio cominciò a variare i tormenti. A un certo punto Eusebio venne tagliato a pezzi, ma il Messia discese con i Sette Grandi Arcangeli, e comandò ad Uriele di raccogliere i pezzi e lo resuscitò…”.

EUFROSINA , SANTA MARTIRE COPTA [29]: “… In questo supplizio, Eufrosina aveva perduto la vista. S. Uriele discese da lei, le rese nuovamente la vista e la fece sembrare più bella del giorno prima …”.

TAKLA HAYMANOT SANTO ETIOPE [30]: “… Ho sentito che tu sei il prediletto della Vergine Maria, (e sei) il padre dei santi monaci dei monasteri di tutto il paese di Awah, che l’Arcangelo Uriel aveva consacrato con il sangue di Cristo…”.

GABRA MANFRA QEDDUS, SANTO ETIOPE  [31]: “… E discesero i Sette Arcangeli, nella geenna infuocata, luogo dei peccatori ed in quel momento, venne Abdemalkos, l’Angelo della Gehenna, che è preposto alle pene dei peccatori e fece uscire la gente di Gabotà. Il numero delle anime che furono sottratte alla dannazione era di 30.000. Fecero tornare quelle anime guidandole gli Arcangeli Michele e Gabriele, ciascuno secondo i suoi ordini, Raffaele e Uriele, ciascuno secondo la sua tribù…”.

< GIORGYS DE SAGLA, SANTO ETIOPE - AUTORE DEL LIBRO MISTICO PORTA DELLA LUCE  >[32]: “… Mentre egli ripeteva queste parole tutto iltempo, la Nostra Signora Maria venne da lui un giorno, e gli disse in sogno: “Oh mio prediletto Giyorgis, mio servo, mantieniti questa settimana nella purezza della carne, perché Mio Figlio ti concederà, attraverso la grazia della sua generosità, lo spirito di comporre libri perché l’Arcangelo Uriele ha chiesto per il tuoamore da Mio Figlio di concederti di bere dalla coppa della conoscenza come Esdra…”.

DERSANE URAEL - OMELIA ETIOPE DI S. URIELE ARCANGELO [33] : “… Ascoltate dunque questo, cristiani d’Etiopia: non c’è nulla di tutto il dominio della Chiesa d’Etiopia che l’Arcangelo Uriele non abbia santificato con il sangue vivificante di Nostro Signore Gesù Cristo…”.


URIELE NEL SANTO ROSARIO

ll Santo Padre, Papa Giovanni Paolo II, il 16 ottobre 2003, all'inizio del XXV anniversario del suo pontificato, scrisse una Lettera Apostolica per rilanciare il Rosario, aggiungendo ed ha indetto un "Anno del Rosario" dall'ottobre del 2002 all'ottobre del 2003 nella stessa occasione che: Per l'esigente, ma straordinariamente ricco compito di contemplare il volto di Cristo insieme con Maria, vi è forse strumento migliore della preghiera del Rosario? Dobbiamo però riscoprire la profondità mistica racchiusa nella semplicità di questa preghiera, cara alla tradizione popolare. Questa preghiera mariana nella sua struttura è in effetti soprattutto meditazione dei misteri della vita e dell'opera di Cristo. Ripetendo l'invocazione dell'"Ave Maria", possiamo approfondire gli eventi essenziali della missione del Figlio di Dio sulla terra, che ci sono stati trasmessi dal Vangelo e dalla Tradizione. Perché tale sintesi del Vangelo sia più completa e offra una maggiore ispirazione, nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae ho proposto di aggiungere altri cinque misteri a quelli attualmente contemplati nel Rosario, e li ho chiamati "misteri della luce". Essi comprendono la vita pubblica del Salvatore, dal Battesimo nel Giordano fino all'inizio della Passione. Questo suggerimento ha lo scopo di ampliare l'orizzonte del Rosario, affinché sia possibile a chi lo recita con devozione e non meccanicamente penetrare ancor più a fondo nel contenuto della Buona Novella e conformare sempre più la propria esistenza a quella di Cristo. Neanche a farlo a posta Uriele, significa Luce di Dio, e viene a corrispondere al significato proprio dei cinque ultimi misteri proclamati dal compianto San Giovanni Paolo II, quella di illuminare la via della coscienza a Cristo Gesù. Parallelamente, i misteri di luce, come Uriele, non furono inizialmente rivelati dalla Madonna, ma lasciati ai secoli successivi, quando la loro comprensione si fosse stata necessaria e possibile. Ecco quali sono:

1) Il Battesimo nel Giordano - Giovanni viene illuminato sulla identità di Cristo , che attendeva

2) Le Nozze di Cana - Gli apostoli sono illuminati dal primo miracolo di Gesù sull’inizio della sua predicazione.

3) L'annuncio del Regno di Dio - Tutte le genti sono illuminati da Cristo sulla presenza del Regno di Dio nel mondo, grazie a lui vero dio e uomo.

4) La Trasfigurazione - Pietro, Giacomo e Giovanni, sono illuminati dal corpo radioso di Cristo sulla manifestazione della sua divinità e prossima vittoria sulla morte.

5) L'Eucaristia - Gli apostoli sono illuminati dall’istitutizione del Sacramento Eucaristico, segno di salvezza contro i peccati.


PIU' SOTTO IN FORMATO PDF GRATUITO LE RICERCHE DELL'AUTORE 

allegato: