DOTTI TEOLOGI E LETTERATI
Alcuni testi dell'autore
IL PROBLEMA APOLOGETICO E DELLE SISTEMAZIONI
- La Chiesa Cattolica, non propugna con la medesima spinta esegetica, la devozione agli Spiriti Angelici, anzi, addirittura, in molti casi ne scoraggia il culto, cosa di cui chi vi parla è stato testimone diretto!
- Al contrario si assiste ad un culto quasi idolatrico molto spesso condotto verso le persone dei Santi, le cui immagini soverchiano e quasi cancellano quella di Nostro Signore: ma questo atteggiamento viene dalla Chiesa tollerato. Tale nuovo orientamento risponde a quello che possiamo identificare come un cambio del paradigma formativo o dell’assetto interpretativo delle fonti sacre, attraverso uno spostamento da una prospettiva dogmatica del ministero angelico ad una prospettiva riduzionista, svalutativa ovvero addirittura inconsistente e non necessaria alla salvezza.
- La conseguenza è semplice: dovendosi la gerarchia ecclesiastica costituirsi sulla base di quella celeste, mancando la prospettiva devozionale dell’Angelo, anche la gerarchia degli uomini ne viene scossa e diviene disarmonica, forse smettendo da attingere dal corpo sacro immediatamente superiore ad essa.
- Per questa ragione, prima di parlare dell’apocalittica di Amadeo, è bene, dunque, fare un excursus, su alcuni concetti di base in seno all’Angelologia Cattolica che riteniamo di dover dare a voi che prendete parte a questo convegno, nel tentativo di dimostrare che da Semplice Angelo inutile, Gabriele diviene uno spirito di prim’ordine.
IL PROBLEMA DELLE SISTEMAZIONI
- Non può parlarsi di angelologia cattolica se non si fa riferimento a 3 grosse differenziazioni in tema di spiriti angelici.
- Ciò perché, l’angelologia cattolica, invece, si basa e si struttura sulla Tradizione Eccelsiastica , sulla quale ha prodotto una indagine speculativa, la quale, trova solo in parte riferimento nel Sacro Testo: ecco il motivo per il quale sussiste oggi una grossa difficoltà di individuarne correttamente contorni certi.
- Possiamo verosimilmente dividere tutto ciò che il cattolicesimo ha espresso in tema d’Angeli in 3 principali gruppi:
Le TEORIE SISTEMATICHE, le TEORIE RIEPILOGATIVE e i COMMENTI DOTTI
- Le prime, che chiamiamo - TEORIE SISTEMATICHE - si contano sulle punte delle dita, e sono quelle che hanno avuto il merito o forse l’ardire di strutturare un sistema delle intelligenze angeliche in modo organizzato, all’interno di un quadro coerente, gerarchizzato, completo, ordinato e retto da Nostro Signore Gesù Cristo.
- Si tratta di 3 gigantesche strutturazioni che, tralaltro, irrompono nella storia della chiesa in modo misterioso, sganciate quasi completamente da qualsiasi riferimento, religioso, storico dottrinario e documentale precedente, e dotate del sacramento del mistero, le quali, come pietre monumentali o giganteschi megaliti, permangono stabili nel tempo.
- Esse sono inarrivabili, poiché irraggiate evidentemente dalla luce divina, seppur non prive di difetti dovuti al mezzo umano, al tempo e allo stato di conoscenza di colui che doveva manifestarle.
- Queste teorie, afferiscono esclusivamente a 3 BLOCCHI di lavori e precisamente le teorie di :
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PSEUDO – DIONIGI - (specificata ed analizzata dal vicentino padre GIOVANNI MARANGONI nel 1800) o teoria dionisica , la quale è andata ad individuare un sistema certo di tutte le intelligenze angeliche divise in 9 cori e 3 gerarchie;
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SANTA FRANCESCA ROMANA (specificata da MARIA GIOVANNA DELLA CROCE di Rovereto nel XVII secolo) la quale ha individuato all’interno della medesima gerarchia un ulteriore diversificazione , suddividendo ciascun coro in ulteriori 9 stazioni, per un totale di 81 nuovi sub – cori;
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AMADEO DA SYLVA - (specificata da don ANTONIO LO DUCA e Tommaso Bellorosso nel 1500) o teoria amadeita, la quale ha interessato il vertice della gerarchia, collocando in cima ad essa i Sette Santi Angeli, di cui al libro di Tobia capitolo 12,15 e all’Apocalisse di San Giovanni 1,4
- Non costituisce una teoria sistematica quella della veggente e neo dottore della Chiesa Ildegarda Von Bingen, la quale, riproduce nelle sue visioni , lo schema , seppur riletto alla luce della divina influenza, di Pseudo - Amadeo
- Abbiamo poi le seconde teorie - TEORIE RIEPILOGATIVE - che si limitano al commento, o a fornire informazioni e deduzioni intorno a queste grandi strutturazioni. Seppur le stesse siano o possano essere dotate di grande rilievo, non possono da sole, se non raramente, confutare il sistema complessivo di queste strutturazioni, a meno che non siano sorrette a loro volta da un ulteriore e diversa teoria sistematica. Il tentativo pertanto, da parte di alcuni teologi di sovvertire teorie sistematiche proponendo teorie riepilogative, non solo si dimostrerà infruttuoso, ma altresì inutile, se non sorretto dalla luce divina!
- Infine abbiamo un terzo gruppo minoritari - i c.d. DOTTI COMMENTI – che si limitano a mere menzioni, più o meno consapevoli, di quelle che al loro tempo erano le teorie sistematiche o riepilogative più praticate e in voga, che nulla aggiungono di nuovo al sistema.
PER QUANTO RIGUARDA LE TEORIE SISTEMATICHE, il primo e più completo tentativo di strutturare le intelligenze angeliche è avvenuto con lo Pseudo Dionigi, celebre autore del IV-V° secolo, sul quale pesa ancora oggi il posizionamento di San Gabriele in una posizione infima nel Cielo.
- Egli sistemò all’interno di un suo scritto – Le Gerarchie Celesti - le intelligenze angeliche in 9 Cori, raggruppandoli rispettivamente in 3 Gerarchie:
- Serafini Cherubini e Troni (1), Dominazioni, Virtù Potestà (2), Principati, Arcangeli e Angeli (3).
- Questa sistemazione costituisce ancora adesso la base della Angelologia classica, ma nel corso dei secoli questo sistema, ritenuto quasi di fede, ha subito degli scossoni.
- Nel commento e nella specificazione che ne fa il padre vicentino GIOVANNI MARANGONI, possiamo osservare una dottissima riepilogazione, di questa tripartizione gerarchica degli Angeli.
- Nel trattato - De' Santi Angeli custodi, dodici meditazioni, con altrettante lezioni - , edito a Roma per i tipi di Zempel nel 1736, a pag. 123 circa, il protonotaio apostolico offre una lezione esegetica su quella che è ancora l’attuale strutturazione gerarchica, dogmatica ed interpretativa delle celesti intelligenze, normalmente praticata seppur incompleta, come vedremo.
- Egli sostiene che l’increata Potenza di Dio, per rappresentare negli Angeli più perfettamente anche la Trinità delle Divine Persone, distinse quel grande esercito in Tre Gerarchie ovvero in tre Sacri Principati .
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La più alta , e suprema si chiama “EPIPHANIA” cioè “prima , e più alta cognizione” , o manifestazione che Iddio fa di Se Stesso agli Angeli, che la compongono ,perché più da vicino Lo assistono , e Lo contemplano , e li fa ardere del Suo Amore .
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La seconda si chiama invece “HYPERHANIA”; cioè “manifestazione di mezzo” , poiché a questi Angeli Egli si comunica , e attraverso di essi, alle altre Creature, con le Opere della sua Potenza , ordinando lorodi togliere gli impedimenti dalle medesime.
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La Terza si chiama “HYPOPHANIA”, cioè “manifestazione inferiore” poiché per mezzo di questi Angeli, Iddio manifesta agli uomini le sue leggi, gli rivela la sua volontà , ed i suoi segreti, secondo la capacità di ciascuno di loro .
- Queste Gerarchie poi hanno la loro intima distinzione , costando ciascuna, di tre CORI ovvero Ordini, fra di loro diversi, per proprietà, doni, perfezioni e bellezze.
- A questo punto torniamo rapidamente a Dionigi, dal quale si origina, come detto, il quadro sistematico aggiornato dal Marangoni nel secolo XVIII°.
- Nel suo trattato sulle “GERARCHIE CELESTI”, collocò gli Arcangeli, all’interno dei suo noto sistema di 9 Cori e 3 Gerarchie, nella posizione più infima del cielo, dopo i semplici Angeli, ribadendo che (cap 10,) il loro messaggio è in realtà molto inferiore a quello dei Serafini:“le intelligenze del primo ordine, che si avvicinano di più alla Divinità, santamente iniziate dagli augusti splendori che ricevono immediatamente, si illuminano e si perfezionano sotto l'influenza d'una luce a un tempo più misteriosa e più evidente; più misteriosa perché é più spirituale e dotata d'una maggiore potenza di semplificare e di unire; più evidente, perché, attinta alla sua scaturigine, brilla del suo splendore primitivo, ed è più intera e penetra meglio in quelle pure essenze. A questa prima gerarchia obbedisce la seconda, questa comanda alla terza, e la terza é destinata alla gerarchia degli uomini. In tal modo, con divina armonia e giusta proporzione, esse si elevano, l'una per mezzo dell'altra, verso Colui che é il sommo principio e la fine di ogni bell'ordine”.
- In altre parole l’Aeropagita, inserisce il Coro degli Arcangeli, all’interno di un sistema gerarchico e rigido in cui l’illuminazione celeste, diviene via via più imperfetta, scendendo progressivamente da un Coro ad un altro.
- In tal modo, l’autore non si cura dell’Evangelico “Missus Est A Deo”; frase che S. Luca afferma con riferimento al messaggio condotto a Maria da San Gabriele, latore del Mistero dell’Incarnazione del Verbo, limitandosi invece a precisare, inopinatamente, che lo stesso Angelo, è, per tradizione biblica depositario di un messaggio solamente mediato, e dunque imperfetto per sua natura:“Un altro teologo, Ezechiele, ci fa sapere che il Signore gloriosissimo che regna sui Cherubini, emanò nella sua adorabile giustizia questo decreto che sotto ai paterni castighi che dovevano correggere, come è stato detto, il popolo d' Israele, gli innocenti sarebbero stati benignamente separati dai colpevoli. Questa disposizione fu comunicata al primo dei Cherubini, i cui fianchi brillano sotto una cintura di zaffiri ed è vestito con la veste ondeggiante dei pontefici. Nel tempo stesso ricevette l'ordine di trasmettere il segreto divino agli altri angeli armati di scuri. A lui poi venne particolarmente ordinato di traversare Gerusalemme e di apporre un segno sulla fronte degli uomini innocenti; e agli altri fu detto: «Seguitelo attraverso alla città; colpite, e che l'occhio vostro non si lasci commuovere; ma non accostatevi a quelli che portano il segno». E non é per simile ordine che un angelo dice a Daniele: «Il decreto è pronunziato»? (Daniele IX, 23) e che uno spirito del primo ordine va a prendere dei carboni ardenti in mezzo ai cherubini? (Ezechiele X) E non riconosciamo ancor più nettamente questa distinzione gerarchica degli angeli, vedendo un cherubino porre quei carboni nelle mani di quell'altro, che é rivestito della stola sacra? vedendo che chiama l'arcangelo Gabriele e gli dice: «Fai intendere questa visione al profeta» (Daniele VIII, 16) e imparando infine tutto ciò che riferiscono i teologi che trattano dell'ammirabile subordinazione dei cori angelici? Tipo augusto che la nostra gerarchia deve riprodurre con quella perfezione che le é possibile, per essere come un riflesso della bellezza degli angeli e per elevarci, con l'aiuto del loro ministero, verso il principio assoluto d'ogni supremazia e d'ogni autorità”.
DA QUI L’INCONGRUENZA CHE DIO SI SAREBBE SERVITO DI UN ANGELO MOLTO IMPERFETTO O INFIMO, PER PORTARE IL MESSAGGIO PIU’ PERFETTO (SE STESSO) AD UNA DONNA, DUNQUE, RITENUTA NON COS’ PERFETTA DA POTERLO SOSTENERE DIRETTAMENTE.
LA CIRCOSTANZA CHE ALL’EPOCA DI PSEUDO – DIONIGI IL DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE NON SOLO NON ERA PROCLAMATO MA NEANCHE CONOSCIUTO DEVE FAR RIFLETTERE SULL’ ERRORE DECISIVO DI QUESTA TEORIA, CHE INFICIA ANCORA OGGI IL PANORAMA ESEGETICO CATTOLICO E GRIDA VENDETTA!
- Nonostante a S. Gabriele sia stato affidato nientemeno il compito di annunciare l’Incarnazione del Verbo di Dio, Dionigi, pare relegarlo dunque, nella posizione più infima del Cielo.
- Inoltre, sempre svalutativa appare l’interpretazione dell’autore con riguardo all’altro Arcangelo, ovvero S. Michele, relegato addirittura tra i semplici Angeli:“Per questa ragione e rispetto a noi, il nome di Angeli si adatta meglio a loro che ai primi, poiché le funzioni del loro ordine ci sono più note e riguardano il mondo più da vicino. Infatti, bisogna pensare che la prima gerarchia, più prossima per il suo ordine al santuario della Divinità, governa la seconda con mezzi misteriosi e segreti; che la seconda, a sua volta, accogliendo le Dominazioni, le Virtù e le Potenze, guida la gerarchia dei Principati, degli Arcangeli e degli Angeli in modo più chiaro della prima, ma tuttavia più occulto della terza; e che questa infine, meglio conosciuta da noi, regge le gerarchie umane, l'una per mezzo dell'altra, affinché l'uomo si innalzi e si volga a Dio e comunichi e si unisca con lui, seguendo gli stessi gradi per i quali, mediante la meravigliosa subordinazione delle varie gerarchie, la divina bontà ha fatto discendere verso di noi le sante emanazioni della luce eterna. Perciò i teologi assegnano agli Angeli la presidenza delle nostre gerarchie, attribuendo a S. Michele il governo del popolo ebreo, e ad altri il governo di altri popoli (Daniele X); poiché l’Eterno ha limitato le nazioni in ragione del numero degli Angeli (Deuteronomio XXXII)”,in tal modo addirittura disconoscendo apertamente l’appellativo che troviamo in: Giuda 1,8 – l’Arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive”, o addirittura in Dn 10,13 - però Michele, uno dei primi prìncipi, mi è venuto in aiuto e io l'ho lasciato là presso il principe del re di Persia – ovvero ancora in Dn 12,1 - Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo.
- Peraltro, e ciò appare dirimente ai fini di una giusta critica moderna dell’ impianto angelologico operato dall’Aeropagita;nelle Gerarchie Celesti non viene fatta alcuna menzione di San Raffaele Arcangelo, né dei “sette Angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà di Dio”, di cui al 12° capitolo del Libro di Tobia.
- E questa mancata collocazione peserà moltissimo sulla esatta individuazione della posizione degli Arcangeli, nonché sulla preminenza di San Gabriele tra le schiere Angeliche.
- A ben vedere, inoltre, all’interprete che si accosti alla lettura dell’opera dionisiaca non potrà sfuggire una evidente aporia della stessa, relegata verso la fine della Gerarchia Celeste, ove Dionigi, fingendo di essere interpellato sulla completezza del suo sistema celeste, dal suo giovane interlocutore, gli risponde inaspettatamente in questo modo: “se tu mi obietti, o Timoteo, che io non ho fatto menzione di tutte le virtù, funzioni e immagini che la Scrittura attribuisce agli Angeli, io risponderò confessandoti il vero, che cioè in certi casi avrei avuto bisogno di una scienza che non perché di questo mondo, e di un iniziatore e di una guida; e ti dirò anche come certe spiegazioni che io ometto siano implicitamente racchiuse in ciò che ho spiegato. Così ho voluto nel tempo stesso serbare in questi discorsi una giusta misura ed onorare con il mio silenzio le sante profondità che io non posso scandagliare”.
- Dunque l’Aeropagita, o chi per esso, tradisce la circostanza che molte delle angeliche Virtù e dei loro interventi ed immagini, sono avvolti nell’arcano, che egli appositamente lascia nel venerando silenzio dei primi secoli.
- Sostiene Giovanni Mongelli, celebre autore di “Gli Angeli” delle edizioni Michael, che a causa di questa estrema difficoltà di risalire con esattezza alla corretta individuazione degli scopi, dei ruoli e degli ordini degli Angeli, la teoria Dionisiaco – Tomistica non può che essere accantonata in attesta di una nuova sistemazione.
- I teologi riepilogativi, tuttavia, che ancor oggi si rifanno al pensiero di Dionigi, collocano San Michele, e conseguentemente San Gabriele e San Raffaele, nel coro degli Arcangeli, inteso come il 2° Coro più basso nel Cielo. Questa è l’origine dell’errore esegetico, dogmatico, interpretativo ed anche liturgico, che ha attinto la figura di San Gabriele. Come vediamo quindi, si apre una lacuna ovvero un vulnus che doveva essere colmato nei secoli successivi.
IL BEATO AMADEO DA SYLVA
- Ci penserà direttamente S. Gabriele, tra i sec. XV e XVI a dirimere ogni controversia sulla sua posizione gerarchica, sulla sua nobiltà e potenza nel cielo, apparendo a frate Amadeo in quel di San Pietro a Montorio a Roma, al quale rivelerà ciò che nei secoli era dato per presupposto, incerto o addirittura errato.
- Il presbitero Beato Amadeo de Silva y Meneses (1420-1482), nasce a Ceuta (attuale territorio spagnolo), una volta territorio portoghese.
- Giunto in Italia per seguire le orme di San Francesco, e protagonista di eventi straordinari e miracolosi, propugna una riforma dell’ordine, chiamata amadeita , che seguiva in modo radicale l’insegnamento del poverello di Assisi.
- Salito a Roma al soglio pontificio Sisto IV (1471-1484), francescano e fervido ammiratore di Amadeo, la Congregazione ottiene un importante riconoscimento: con la bolla “PASTORIS AETERNI” del 24 marzo 1472, Sisto stabilisce che ad Amodeo sia affidata la direzione dei conventi con tutte le prerogative concesse ai superiori dell’ordine e la facoltà di fondare altri conventi.
- Nello stesso anno, inoltre, lo chiama a Roma, nominandolo segretario particolare e suo confessore e gli dona, con la bolla del 18 maggio 1472, la Chiesa di San Pietro a Montorio, con il monastero attiguo che, un tempo abitato da suore francescane, si trovava ancora in uno stato di abbandono.
- Amadeo si trasferisce quindi sul Gianicolo dove rimane per qualche anno, nella contemplazione e nell’esercizio della carità.
- Negli anni romani, tra 1471 circa e 1482, riceve in estasi da San Gabriele una serie di visioni, che, tramite un suo scrivano (il Biondo poi sostituito), trascrive e racchiude in un libro dal nome di Apocalypsis Nova delle straordinarie visioni mistiche concessegli dall’Angelo Gabriele.
- Tale apocalittica consta di 8 Rapti o Estasi mistiche, e di un’appendice I Sermoni, opera che di recente siamo riusciti a tradurre integralmente e poter così apprezzare in lingua italiana.
- Il nucleo profetico portante è costituito dei primi 5 Rapti (o estasi) e dal rapto 8, dove sono narrati i nomi dei Sette Angeli e altri segreti celesti che dovranno essere promulgati in un prossimo futuro da un “pastor” scelto da Dio allo scopo, che secondo quanto riferito dal teologo francescano Pietro Galatino, sarà un nuovo Pietro, come Amadeo avrebbe scritto sull’immagine del futuro pastore che gli fu mostrata proprio da San Gabriele, sul quale avrebbe impresso una frase di Nostro Signore simile a quella che segue: come su Pietro ho fondato la mia chiesa, così la rifonderò su un nuovo Pietro!
- Leggendo l’intera opera, si nota poi “un nucleo di informazioni unitario” che si ripete ciclicamente da estasi in estasi, intorno al quale sono andate via via concentrandosi e sviluppandosi tutte le successive spiegazioni che l’Amedeo ha ricevuto dall’Arcangelo Gabriele irraggiato dallo Spirito celeste una e più volte, ad ogni successiva estasi, costituito principalmente da 7 contenuti, continuamente reiterati:
- 1) Innanzi al Trono di Dio vi sono sette Angeli che adorano la Sua potenza.
- 2) Questi Sette superano ogni altro Spirito angelico e umano.
- 3) Questi Sette sono però inferiori alla SS.ma Vergine Maria e a Cristo.
- 4) Questi Sette si distinsero particolarmente durante la celebre battaglia nei cieli durante la quale acquisirono i loro 7 nomi .
- 5) Maria Vergine, durante l’Annunciazione, ottenne di sapere esattamente gli sviluppi di questa guerra e ricevette lumi celesti sull’esistenza dei Sette Angeli, dei loro nomi, e dei motivi che portarono all’Incarnazione del Verbo, e poi propalò questi contenuti agli Apostoli.
- 6) Non è vero, come disse Dionigi, che gli Arcangeli costituiscono il Coro tra i più infimi nel Cielo, anzi con tale termine, sostiene l’Amadeo, ci si riferisce ai Sette Supremi Principi di tutte le Schiere.
- 7) Per tali ragioni, sono pochissimi quegli uomini che possono dirsi superiori agli Angeli, anzi ve ne sono soltanto due, Gesù Cristo, e la sua Santissima Madre, Maria Vergine, gli unici che superano in potenza i Sette. Gli uomini che prepongono i Santi, ai Sette Arcangeli, sono degli stolti ed errano molto svilendo la nobiltà dei Sette che Lo Assistono, ora e in futuro-
- Appare completamente stravolta la Angelologia di Dionigi Aeropagita ed anche la nostra responsabilità, che tanto culto attribuiamo ai santi e così poco agli Angeli, pare intaccata e perturbata.
- Anzi molto spesso è lo stesso Gabriele a scagliarsi contro questa “deminutio” del suo ruolo celeste.
- Introdotti dunque i Sette Angeli ecco che il discorso si allarga fino ad anticipare uno dei motivi che troverà ampio svolgimento nel Rapto V°, ovvero la battaglia celeste di Apocalisse 12 è i motivi del suo verificarsi.
- E qui avviene una importante confessione che forse non tutti i fedeli sono pronti ad accettare: anche gli Angeli hanno potuto peccare, perché, abbagliati dalla propria bellezza e conoscenza rifiutarono di obbedire a Cristo, in una occasione davvero decisiva.
- Ma cosa accadde? Avvenne che il Signore, per provare la lealtà dei suoi sudditi celesti, si presentò in un dato momento nella forma del futuro uomo che avrebbe assunto una volta accolta la carne umana ordinando loro di adorarlo in quella forma, comunione tra materia e spirito.
- Ma ciò non fu sufficiente perché rivelò altresì che la donna da cui sarebbe nato, sarebbe divenuta altresì la loro regina e come tale preposta a ciascuno di loro.
- Tra tutti gli Spiriti, allora lucifero cominciò a seminare una dottrina corrotta, sostenendo di non voler adempiere all’ordine divino, perché bramava di essere egli stesso Dio e di non riconoscere la superiorità di un essere naturalmente a lui inferiore.
- San Michele per primo seguito da San Gabriele e da tutti gli altri si opposero a lui e lo vinsero, sicché assieme ai suoi folli seguaci furono scagliati in un luogo infernale lontano da Dio.
- Per tali ragioni, diverse volte nell’opera San Gabriele, pur affermando che non esistono Angeli come lui nel Cielo, ammette che tuttavia egli nelle Celesti Gerarchie occupa il secondo posto dopo San Michele, colui che ha combattuto il diavolo e lo ha vinto.
ANTONIO LO DUCA
- Singolare, ma non agli occhi del credente, l’accadimento che coinvolse, il sacerdote Siciliano Antonio lo Duca, il quale, nel 1516 fu chiamato a Palermo dal protonotaro apostolico Tommaso Bellorosso, il quale gli affidò la cura della vecchia Chiesa di San Michele Arcangelo, vicino l’odierna cattedrale, nel luogo che oggi si chiama “ Sett’ Angeli ”.
- All’interno della Chiesa, dopo aver dato inizio alle opere di restauro, i due sacerdoti ebbero misteriosamente a trovare, le Visioni di Amadeo da Sylva, dipinte ed affrescate sulle pareti della Chiesa, con il Sette Arcangeli in bella mostra e sotto di loro tutti i Cori. E tra questi Sette, vi era l’immagine di San Gabriele, il Nuncio. Oggi questa Chiesa non esiste più e neanche il culto dei Sette arcangeli, santi patroni di Palermo. Tuttavia ci racconta qualcuno che, vi è ancora una antica usanza, un po inconsapevole di portare sette margherite nella cattedrale …