P. POMPEO SARNELLI VESCOVO DI BISCEGLIA ( 1649 – 1724)

Pompeo Sarnelli vescovo di Bisceglia ( 1649 – 1724)

Nacque a Polignano a Mare  il 16 gennaio 1649.

All'età di quattordici anni, il forte interesse verso gli studi ne provocò la fuga di casa verso la capitale partenopea, dove proseguì gli studi sotto la guida di autorevoli maestri.

Venne ordinato sacerdote il 14 marzo 1672.

Venuto nel 1691 al pontificato Antonio Pignatelli col nome di Innocenzo XII, su proposta dello stesso Orsini, Pompeo Sarnelli fu eletto vescovo di Bisceglie, facendovi solenne ingresso il 18 maggio del 1692.

Entrato in possesso della diocesi di Bisceglie fu anche delegato apostolico della diocesi di Molfetta.

Durante l'episcopato, avendo ereditato la tutela spirituale di circa 6000 anime, egli divise il suo tempo fra la zelante amministrazione della diocesi e l'indefessa cultura delle lettere: oggi viene ritenuto tra i maggiori scrittori del suo tempo[2].

Implacabile nel combattere la dilagante rilassatezza dei costumi laici ed ecclesiastici nella città di cui era vescovo[3], si attivò alla ricerca delle origini della stessa, intensificò l'istruzione religiosa, curò il decoro delle sue chiese.

Scrittore di vasta erudizione, nella sua vita scrisse e diede alle stampe ben oltre 59 opere che ebbero vasta diffusione e ristampate in diverse edizioni nei secoli successivi.

L'attività del Sarnelli fu rivolta anche verso il recupero del Seminario e del vetusto Palazzo Vescovile di Bisceglie.

Nel 1710 Sarnelli pubblicò in lingua italiana le "Annotazioni sopra il libro degli Egregori del s. profeta Henoch" (Venezia: Antonio Bortoli, 1710), un'opera fondamentale per gli studi sugli Apocrifi dell'Antico Testamento in quanto si tratta del primo commentario in Europa sul Libro di Enoch basato sui frammenti di Giorgio Sincello, secondo l'edizione del 1703 di Scipione Sgambati.

 

Nelle sue «Annotazioni sopra il libro degli Egregori del s. profeta Henoch apocrifo», tratta di Uriele e specificamente dei Sette Arcangeli, nominati in questo testo apocrifo

CA P. X. Dell Arcangelo Uriele, uno de Sette spiriti assittenti al Trono di Dio.

  • "Questo Arcangelo è mentovato spesso negli Apocrifi d'Esdra, dove parla delle sue visioni, perché Uriel vuol dire Luce di Dio; e però chiamasi così quell'Angelo, che si manda ad illuminar' e rivelare.
  • E benché il Concilio Romano, sotto Zaccaria, dica: non conoscere, se non tre nomi di Angeli, cioè Michael, Gabriel, e Raphael; e se vi fono altri nomi, essere più tosto de' demoni, che degli Angeli: nondimeno vuol dire, che questi tre nomi di Angeli conosce dalla divina scrittura, come aggiunge il Concilio, e che questi soli pubblicamente si celebrano, e s' invocano; ma non danna gli altri, se non gl'inventati dagli Eretici, quali erano quelli, che dal Concilio fono detti nomi di demoni, finti da Adelberto Eretico e forse anche Mago.
  • Così spiega Cornelio à Lapide nelle sue note sopra gli Apocrifi di Esdra, che vanno nel fine della Sagra Bibbia nelli quali c. 4.v. I. & 36. fono nomi Uriel, e Jeremiel: ed aggiunge: Quis enim neget Angelos, sicut plurimi sunt, ita & plurima habere nomina, perinde ac demones ? Aptè autem dicitur  Uriel, idest ignis, aut lux Dei. Jeremiel, idest Magnitudo Dei: lifque veteres ufos patet ex Aretha in c.9. Apocalypfis.
  •  E nei Commentari sopra l'Apocalisse cap. 1. dice: Urielis Nomen admittit S. Ambrosius in lib. 3. de Fide ad Gratian. 2. Isidorus lib.7.cap. 5. illudque habetur in Missa Mozarabum, quæ extat Tom. 4. Biblioth. SS. Patrum; apud Albertum Magnum, Bonaventuram, Prado, Sixtum Senensem, & alios  quos citat Alcazar.not.4.bic in fin.
  • Né lascerò qui d'aggiungere, come in Sicilia, Napoli, Venezia, Roma, ed altre Città d'Italia è celebre la memoria de' sette beati spiriti, che fono assistenti al Trono di Dio, chiamati,
  • Michael: Quis est ut Deus ? perché combatte à pro degli uomini contra il superbo Lucifero. Apocal. 12. 1.
  • Gabriel: Fortitudo Dei: perché annuncia le opere forti di Dio, e le guerre, come in Daniele: ed alla Beata Vergine.
  • Raphael: Medicina Dei, perché curò la cecità di Tobia: 
  • Uriel: Lux vel Ignis Dei; perché illumina gli uomini nella cognizione di Dio, e gl' infiamma nell'amore del medesimo:
  • Sealtiel. Oratio Dei; perché prega per gli uomini, e gli fueglia ad orare;
  • Jehudiel: Confessio,vel laus Dei: perchè esorta gli uomini alla confessione, e lode di Dio:
  • Barachiel: Benedictio Deis perché ci procura i benefici di Dio, e c'induce à benedire, e ringraziare Dio.
  • Si dipingono in questa forma.
  • S. Michele, che preme co piedi Lucifero, nella finiftra tiene una verde palma: nella destra la lancia, nella cui sommità è un bianco vessillo colla Croce rossa, che all' asta fi avvolge.
  • S.Gabriele porta nella destra una lanterna colla candela ac cefa, nella finiftra uno fpecchio di Jafpide verde punteggiato di rosso. S. Raphaele nella finiftra foftenta una pisside,e colla destra guida il giovanetto Tobia, che porta il pesce preso, per la bocca.
  • Uriel, colla destra tiene la nuda spada traversa avanti il petto, e dalla finistra presso i piedi arde una fiamma.
  • Sealtiel.col volto, e con gli occhi bassi, e colle palme delle mani congiunte avanti al petto fà sembianza di orare.
  • Jebudiel porta nella destra manoluna Corona d'oro, e nella sinistra un flagello distinto con tre funicelli neri.
  • Barachiel porta nel seno del pallio rose bianche.
  • Di qual ordine siano non è certo: altri vogliono, che fiano Archangeli, altri Principati, altri Cherubini, altri Serafini, dicendo di essi Clemente Alessandrino 6. stromat. Septem sunt Primogeniti (non perché creati prima degli altri, perché tutti gli Angeli furono creati insieme; ma primi dignitates, excellentia; come spiega San  Girolamo quelle parole di Giob cap. 40. Initium viarum Domini, detto di Lucifero.) quorum maxima est potentia, primogeniti Angelorum Principes. E San Giovanni da questi sette spiriti, come da principali ministri (non come da Autori) domanda la grazia a' suoi: siccome chi ha il favore degl' intimi cortigiani del Rè, hà la grazia del medesimo.
  • In Palermo dov'è la Chiesa dedicata à questi sette Archangeli, era Rettore di questa Antonio Duca, Sacerdote di vita pia, ed innocente, il quale per frequenti visioni avute, venne à Roma nel 1527 per promovere il culto de' medesimi, e trovare, o far ergere loro una Chiesa. E dopo molte orazioni, e digiuni, illuminato da Dio conobbe le Terme di Diocleziano essere à ciò destinate, per havervi quivi servito alla fabbrica quarantamila Cristiani, e diecimila Martiri fra quali furono eccellenti sette Martiri, San Ciriaco, San Largo, San Smaragdo, San Sisinno, San Saturnino, sovvenuti da San Marcello Papa, e da San Trafone. Nell' anno adunque 1551 furono purgate le Terme, e dedicate da Filippo Archinto Vicario Generale di Papa Giulio III  alla Beata Vergine circondata da sette Angeli.  Ma per le guerre, ito il luogo in dimenticanza, fu di nuovo rivelato dal Cielo, che ad onore de' Sette Angeli si ristorasse il Tempio, onde Papa Pio IV lo fece ridurre in miglior forma di Tempio da Michel' Angelo Buonarota, insigne Architetto, e lo stesso Papa lo consacrò a' 5 di Agosto del 1561 e vi fece venire li Certosini, che stavano a Santa Croce in Gerusalemme; che poi i sommi prontefici Pio V e Gregorio XIII illustrarono  con Privilegi ed ornamenti come si hà dalla Cronica della detta Chiesa presso  i Padri di quella Certosa; dove si legge, che molti ossessi  sieno stati quivi liberati colla invocazione de' sette Archangeli. In una loro effigie  stampata in Antuerpia nella  maniera descritta, con molto  giudizio, vi sono queste parole espresse. Gratia vobis  Pax abeo, qui est,  & qui erat, & qui venturus  est.

CAP. XI. Come i sette beati Spiriti esercitano le sette doti della Divina Providenza, e si oppongono a' sette Spiriti seduttori che tentano de' sette vizi Capitali à quelle opposti.

  1. Ne sette beati Spiriti delli quali habbiamo parlato nel Capitolo antecedente, Ruperto riconosce sette attributi di Dio, nelli quali consiste l'intiera perfezione della Divina Providenza; cioè 1. la Sapienza. 2. la Fortezza. 3. la Beneficenza. 4. l'Equità. 5. la Pazienza. 6. le Minaccie. 7. la Severità. E ne' primi quattro furono fimbolezzati i quattro Animali, che tiravano il Carro di Dio. (Ezechiel. 1.) l'Aquila per la sapienza, il Leone per la fortezza, il Bue per la beneficenza, l'Huomo per l'equità.
  2.  Queste sette doti della divina Providenza si oppongono a' sette vizj capitali: cioè 1.la fapienza alla fuperbia. 2. la fortezza all' accidia. 3. la beneficenza all' invidia. 4. l'equità all'avarizia. 5. la pazienza all' ira. 6. le minaccie alla gola. 7. la feverità alla lussuria.
  3. Or siccome Dio esercita quelle virtù per gli sette beati Spiriti, così Lucifero incita à que vizj per sette suoi satelliti; delli quali così specula San Vincenzo Ferrerio (ferm. 1. in Domin. XV. post festum Trinitatis.) Noi troviamo, dice. Egli, nella Sagra Scrittura sette demon, che tentano de' sette vizj. Il primo è Leviatan,che tenta di superbia. Job. 41. Ipse est Rex super omnes filios superbiæ. E stà ben applicato, perchè come habbiamo commentato sopra dette parole: Leviathan, s'interpreta additamentum ; e sopra la superbia si fondano tutti i peccati: Initium omnis peccati est fuperbia. Eccl 10. Il secondo si chiama Asmodeo, che tenta di lussuria, di cui è chiaro in Tobia 3. 8. Et dæmonium nomine Asmodaus occiderat eos mox vt ingress fuissent adeam. Asmodai vuol dire peccati abundantia perche dove arde la libidine, ivi abbondano i peccati. Il terzo, che tenta d'invidia, si chiama Beelzebub, di cui Lucæ 11. In Beelzebub Principe dæmoniorum ejicit dæmonia perchè così dissero gl'invidiosi. Si può dire ancora, che Beelzebub s'interpreta Vir Muscarum: e le Mosche pare, che sieno invidiose, guastando i cibi, e le bevande, sicchè muovano à nausea. Eccl. 10. 1. Muscæ,morientes perdunt fuavitatem unguenti. Il quarto, che tenta di gola dicesi Beelphegor, di cui Davide Pfalmus 105. Initiati sunt Beelphegor, & comederunt sacrificia mortuorum. Si può dire ancora, che benche Beelphegor sia lo stesso, che Priapo, deus tentiginis, pure la gola somministra le forze : e però si dipingeva colla bocca aperta perche Beelphegor si può spiegare babens in ore. Il quinto, che tenta d'ira, e fa indurare i cuori, dicesi Baalberith, di cui Judic. 9.4. de sano Baalberitb conduxit sibi viros; cioè l'irato Abimelech. Baalberith,s'interpreta Deus faederis: e degl'iracondi, e precipitosi al male, si può dire con Isaia 2.8. 15. Percusserunt fædus cummorte: & cum inferno fecerunt pactum. Il sesto, che tenta d'accidia si dice Astaroth: di cui r.Reg.7 e 6 Auferte deos alienos de medio vestri Baalim, & Aftaroth, & præparate corda vestra Domino, servite ei soli. Baal fignifica l'idolo maschio, e Aftaroth detta da' Greci Astarte l'idolo femmina: Astaroth in Ebreo vuol dire Pecora, stolido animale. Il settimo, che tenta di Avarizia, si dice Mammona. Matt. 6. 24. Non potestis Deo servire & Mammona. Il Signore qui dice più tosto Mammona, che Diabolo; per dinotare, che, Radix omnium malorum est cupiditas, quam quidam appetentes erraverunt à fide. 1. Tim.6. 10. Mammona in Ebreo significa tesoro nascosto. Ed in lingua Cartaginese,Mammon si chiama il guadagno.
  4.  Ora San Tomaso (i. 9. 112. artic. 2. ad 2.) dice, che gli Angeli superiori mandano gl'inferiori, li quali per ragion dell'ufficio ricevono la denominazione da quelli, dalli quali sono mandati: così quel Serafino, che purgò le labbra d' Isaia, se fù Angelo inferiore, potea dirsi Serafino, perché mandato dal Serafino à far l'ufficio di Serafino. Cosi tutti  i ducento Egregori cattivi  possono dirsi Asmodei, perchè fecero l'ufficio di Asmodeo  e tanti peccati fecero abbondar nel Mondo  che vi fù mandato un diluvio à lavarlo.