PADRI DEI PRIMI SECOLI

 

I Primi Padri della Chiesa si dichiararono tuttavia pronti a foraggiare tale credenza. Clemente Alessandrino, nel libro sesto degli Stromati , giunto al terzo precetto del capo decimosesto, dove è comandato di santificare le feste, si trattiene sulle proprietà del numero settenario. Nel meglio della discussione il celeberrimo scrittore erompe in queste luminosissime parole:  

“Sette meritatamente sono quelli in cui risiede un sommo potere; sono questi i sette Principi primogeniti degli Angeli, per cui mezzo Iddio presiede a tutti gli uomini e per questo sono chiamati suoi occhi nell’Apocalisse”.

Non può trovarsi testimonianza più bella di questa sui Sette Angeli.  Clemente riteneva dunque valida la sentenza di quei Padri, i quali credevano che i Sette Angeli furono creati prima che tutto il resto delle celesti schiere chiamandoli appunto “Protoktistoi” ovvero “Creati per primi”.  Nell'opera intitolata Hypotyposeon, scritta da Clemente Alessandrino, e sventuratamente perduta, al quinto libro, si trovava un altro passo, dove i Sette Angeli erano apertamente riconosciuti. Ma la memoria di quel passo, benché smarrito, ci è in parte pervenuta grazie all’autorità di San Massimo:“..anche il divino Giovanni nell’Apocalisse riporta alcuni Angeli di straordinaria dignità e leggiamo che sette siano i principali in Tobia, ed anche presso Clemente nel quinto libro  dell’ Hypotyposeon”.  San Cipriano, vescovo di Cartagine, nella lettera a Fortunato “De exhortatione martirij”, mentre apporta diversi esempi di uomini santi, che resistettero ai crudeli  tormenti dice: “ …Così anche i sette fratelli uniti nel martirio, come nella disposizione divina i primi sette giorni dell’anno, i settemila continenti, come i sette spiriti o sette Angeli che assistono e conversano innanzi al volto di Dio”,   facendo notare la familiarità che essi Sette Angeli hanno con Dio, perché non solo assistono, ma conversano dinanzi al Trono. Come bene si nota, Cipriano, così scrivendo, aveva sottocchio il testo di Tobia e lo interpretava in modo simile a quello che fu adoperato da Sant’ Agostino e dalla versione greca.  Agostino traduce:  “sono uno dei Sette Angeli che stiamo innanzi alla santità di Dio” e la versione greca “sono uno dei Sette Santi Angeli che offrono le orazioni dei santi e sono ammessi alla presenza della gloria del Santo”. Nei tre libri delle testimonianze contro i Giudei, Cipriano torna a presentarci l'augusto settenario degli Angeli. Volendo provare che la Chiesa aveva partorito alla fede un maggior numero di figli di quello che non fece la Sinagoga , il gloriosissimo vescovo e martire , dopo aver apportato altre testimonianze, così continua:  “Paolo scrisse alla sette Chiese…. Come ai Sette Angeli, che assistono e stanno inannzi al volto di Dio, così come l’Angelo Raffaele dice in Tobia, come la lucerna settiforme nel tabernacolo del martire e i sette Occhi di Dio che osservano il mondo  e la pietra con i sette occhi, come disse Zaccaria e i Sette Spiriti e i sette Candelabri nell’Apocalisse, e le sette colonne sulle quali la Sapienza edificò la sua casa ”.

Troviamo magistralmente enumerati i tre libri sacri che ci parlano dei Sette Angeli e le principali testimonianze che vi si apportano. Dapprima il libro di Tobia colle parole dell'Angelo Raffaele e poi i tre principali passi di Zaccaria.  In questo senso li cita pure San Cipriano. È chiaro dunque che il santo scrittore mette di seguito l’ uno dopo l’altro i passi di Tobia, di Zaccaria e di Giovanni, che ai Sette Angeli si riferiscono, giacchè immediatamente dopo parla dei Sette Spiriti dell’Apocalisse, alludendo al versetto del capo primo.  Sant’ Ireneo, nel libro primo “Cantra Haereses”, al capo quinto, ha queste parole:“..i Sette cieli, d’altra parte, che dicono essere intelligenze celesti, li assegnano agli Angeli”.   Il suddetto Passo è stati inteso da molti a favore dei Sette Angeli, e siccome fu tramandato nel testo greco da Epifanio, il quale riporta il lunghissimo tratto d’Ireneo, fu creduto che anche quest'altro Padre avesse riconosciuto l'angelico settenario. È da sapere inoltre che S. Andrea Cesariense, nel capo secondo del suo commento all'Apocalisse, cosi afferma:“ il Grande Ireneo lasciò scritto che in origine da Dio furono creati proprio sette cieli e altrettanti sette Angeli più eccellenti degli altri ”. E nel capo terzo:   “ Sia probabile che  infatti per le sette stelle o sette Angeli che Ireneo e Epifanio esprimono talvolta sotto il nome di Intelligenze celesti, e che sono nella destra di Cristo,  si indichi in tal modo il governo di tutto l’universo creato  così come di tutti i confini della terra…”. E nel capo decimo:  “ Per questi sette Spiriti o Sette Angeli più eccellenti degli altri come per Ireneno  è necessario..”.  E nel capo cinquantatre: “Per esempio come la sentenza del Beato Ireneo, sette sono i giorni creati, sette i cieli e sette gli Angeli più eccellenti degli altri etc. “. Donde manifestamente si comprende esser cosa certissima sia per Andrea Cesariense, che per S. Ireneo e per conseguenza anche per S. Epifanio, che avessero compreso l'esistenza di Sette Angeli supremi.  I Sette Angeli trovarono inoltre in Andrea Cesariense un autorevolissimo difensore. Egli fu vescovo di Cesarea dopo San Basilio il Grande, e scrisse i suoi commentari all’ Apocalisse dopo quelli di San Giustino martire e di Sant'Ireneo. Dei Sette Spiriti , di cui parla Giovanni nel capo primo, cosi dice: “ Questi infatti  sebbene di diseguale potenza con quel Nome Supremo, e con la Regina di tutta la Triade, non sono elencati:  ma sono invece nominati come Primi Servitori e ministri di Quello talora con la medesima. Un illustre esempio di ciò ce lo illustra il Divino Paolo, infatti dice: affermo che presso Dio, e Gesù Cristo e gli Angeli eletti (superiori) etc etc”. Alle parole “Filii in spiritu in Dominica die”  fa l'elogio del giorno settimo, e testifica che i Sette Angeli furono ammessi anche da Ireneo, come si è detto più sopra:  “Per questi sette Spiriti si intendono Sette Angeli a cui è affidato il Governo e la Guida della Chiesa.  (..) Il Grande Ireneo lasciò scritto che proprio Sette Cieli e Angeli più eccellenti di tutti gli altri furono creati all’inizio da Dio”. Dai quali passi si ricava che Andrea, nello stesso modo che afferma S. Ireneo , sostiene che vi siano Sette Angeli “più eccellenti degli altri, da Dio creati per primi”. Andrea crede che a custodia delle sette Chiese asiatiche stiano questi sette Angeli supremi e dunque confuta l'obiezione di quei moderni teologi, i quali rifiutano di intendere i Sette Angeli nel saluto apostolico di Giovanni, perchè ve li scorgono nominati insieme alla Triade ed a Gesù Cristo, ed apporta in prova l’ esempio di San Paolo: “testor coram Deo, et Christo Jesu, et electis Angelis”. Andrea Cesariense dunque ammise i Sette Angeli nell'Apocalisse, senza trovarvi tutte quelle difficoltà, che vi trovarono alcuni. Vide i Sette Angeli nei Sette Spiriti del capo primo, nei Sette Spiriti di Dio del capo terzo, nelle sette lampade che ardono dinanzi al trono, e neppur sospettò che i Sette, i quali suoneranno le trombe, possano esser diversi dai Sette, che verseranno le coppe dell’ira. In tutto il suo commento non ci parlò che di un solo settenario, formato di Angeli, ch'egli chiamò “sette Angeli, più eccellenti degli altri, a cui è affidato il Governo e la Guida della Chiesa”.   L'Apocalisse trovò un altro celebre commentatore, ed i Sette Angeli un altro autorevole difensore in Areta Vescovo di Cesarea nella Cappadocia. Egli camminò fedelissimo sulle orme di Andrea Cesariense , suo antecessore. Non si sa certamente in quale secolo sia vissuto, perche dalla biblioteca Lugdunense è collocato nel sesto, e da Bellarmino e da altri moderni critici, all’inizio del decimo.   I sette Spiriti , di cui parla Giovanni nel saluto apostolico del capo primo, son così interpretati da Areta: “ Alcuni per questi sette Spiriti hanno inteso l’azione dello Spirito Santo. Ma in vero ritengo che maggiormente si debba approvare, se per mezzo di questi si comprendano gli Angeli, non perciò che si debbano ammettere al consorzio dell’Onnipotente Trinità, o che sia necessario che riteniamo che quelli siano con Quella di eguale onore, ma (siano intesi come) servi od anche ministri….”.  Confuta, come ben si vede , la difficoltà di quei teologi, che temono d'intendere i Sette Angeli nei Sette Spiriti, perchè da Giovanni son nominati immediatamente dopo la Triade. Sulle sette Chiese, a cui scrisse Giovanni, così ragiona: “ Sette soltanto sono le Chiese alle quali fu comandato che inviasse le cose che vide: non perché altrettante siano le città dell’Asia, ma perché si comandi di fare ciò in quelle, che abbiano obbedito alla evangelica predicazione. O anche (come fu detto più ampiamente) a causa di ciò il numero settenario sia conforme a questo secolo corruttibile, dal momento che evidentemente rispoende il secolo futuro all’osservanza del sabato. Per questa ragione anche sette cieli e altrettanti Angeli superiori agli altri come scrisse l’episcopo Ireneo”.  I Sette Spiriti di Dio, che insieme alle sette stelle stanno in potere di Cristo, sono interpretati riconoscendo in loro i Sette Angeli. Così anche in altri noti passi dell’Apocalisse.  Ci sono stati lasciati altrettanto commenti favorevoli ad una identificazione del settenario descritto nell’Apocalisse di San Giovanni con l’omologo gruppo di Sette Santi Spiriti Assistenti. Il vescovo S. Vittorino di Petovio, martire della persecuzione di Diocleziano, tra le sue opere scrisse i “Commentarii in Apocalypsim Ioannis” ("Commento dell'Apocalisse di Giovanni"), in cui si nota una certa tendenza millenarista. In riferimento all’Apocalisse 7,2 egli scrisse:  “Leggiamo nel Vangelo che sono mandati dal Cielo le orazioni della Chiesa da un Angelo e che sono accolte e diffuse contro l’ira e che per mezzo degli Angeli sia distrutto il Regno dell’Anticristo; infatti dice: “Pregate per non cadere in tentazione, ci sarà infatti una grande miseria quale non ci fu dall’origine del mondo, e se il Signore non avesse abbreviato quei giorni non sarebbe salva alcuna creatura. Dunque manderà questi sette grandi Angeli per battere il regno dell’Anticristo”  (Comm. V.III – CSEL 49,83).