S. ERMA (II° SEC.)

Carmine Alvino
  • Attinenze al tema dei Sette Angeli parrebbero rinvenirsi anche nell’opera chiamata “Il Pastore di Erma”, tenuta in gran conto da tutti i Santi Padri.

  • Si tratta di un testo paleocristiano di genere apocalittico, composto nella prima metà del II° secolo D.C..  

  • Prende il nome dal personaggio principale della V° Visione, l'Angelo della Penitenza, il quale appare ad Erma nelle vesti di pastore.

  • Sebbene non sia inserito nel canone biblico, il Pastore di Erma godette di un'ampia fortuna tra i cristiani del II° secolo, tanto che alcuni Padri della Chiesa lo considerarono Sacra Scrittura.  Sant’ Ireneo citava il Pastore di Erma come scrittura ca­nonica. Clemente Alessandrino era dello stesso parere. Eusebio faceva sommi elogi del libro, affermando che il dubbio sparso da certuni fu la ragione per cui non potè più considerarsi come canonico. Dello stesso ne fa un elogio anche S. Girolamo. Altri Padri e scrittori lo citarono, finché il Concilio Romano sotto Gelasio Papa lo dichiarò apocrifo.  

  • Secondo le prove che ne adducono i più celebri investigatori delle an­tichità cristiane e il sentimento e il giudizio dei Padri della Chiesa, è probabile che l'autore del libro fosse quell' Erma, di cui fece menzione San Paolo nell'epistola a' Romani, scrivendo: “…Salutate Asìncrito, Flegosìnte, Erme, Pàtroba, Erma e i fratelli che sono con loro…” [Rm 16,25] , e che secondo il martirologio romano fu uomo di grande santità.

  • Il libro dunque di cui parliamo è scritto probabilmente da un Santo, ed appartiene all'età apostolica.  

  • Tratta della edificazione del corpo mistico della Chiesa, rappresentato da una Torre d’Avorio, che va a formarsi progressivamente mediante la solerte opera degli Angeli in comunione con le sante virtù, e gli uomini in grazia di Dio.

  • Alcuni autori, esaminando l'opera in questione, arrivarono a sostenere la tesi, neanche troppo peregrina,  che la conoscenza dei Sette Arcangeli, fosse stata volutamente “nascosta”, in queso antico testo.  

  • Ad esempio, il sacerdote Giuseppe Ferrigno, autore dell'opera "i Sette Angeli Assistenti al Trono di Dio", in due volumi, edita a Palermo per i tipi di Camillo Tamburello  nel 1879, propose una sua attenta analisi con cui spiegò il motivo di questo orientamento esegetico.

  • Il Pastore di Erma  comprende tre parti:

  • La pri­ma, che veste forma apocalittica, è intitolata le Vi­sioni:

  • la seconda, che prende forma didattica, i Pre­cetti:

  • la terza, che va con forma parabolica, le Simi­litudini.

  • La tesi del Ferrigno è che la “dottrina dei Sette Arcangeli” sia stata nascosta volutamente in questo testo e che pertanto costituisca parte di quello che egli definisce “Disciplina Arcani” ovvero una parte della Rivelazione Pubblica che doveva rimanere segreta finquando Dio non avesse voluto rivelarla.

  • Per corroborare questa sua tesi, egli passa ad analizzare la Visione Terza, allorchè si dice: “ … Avendo molto digiunato, chiesi al Signore che mi manifestasse la rivelazione che aveva promesso di farmi conoscere per mezzo di quella vecchia. Nella stessa notte mi comparve la vecchia e mi disse: "Poiché hai bisogno e premura di conoscere tutto, vieni nel campo ove coltivi il farro e verso l'ora quinta ti apparirò e ti mostrerò ciò che devi vedere". Le chiesi: "Signora, in qual luogo del campo?". "Dove tu vuoi". Mi scelsi un bel posto nascosto. Mi prevenne prima che le parlassi e le dicessi il luogo. "Verrò là dove tu vuoi". Mi trovai, fratelli, nel campo. Contai le ore e mi recai nel luogo ove decisi di recarmi. Vedo collocata una panca d'avorio e sulla panca giacere un cuscino di lino, con sopra disteso un velo di lino finissimo. Vedendo tali cose e che nessuno v'era nel luogo, rimasi stupito. Ebbi un tremito, mi si rizzarono i capelli e poiché ero solo mi assalì come un brivido. Tornato in me stesso e ricordatomi della gloria di Dio, presi coraggio. Inginocchiato confessavo di nuovo al Signore i peccati, come prima. Essa venne con i sei giovani che avevo visto anche precedentemente, mi si avvicinò e mi stette ad ascoltare, mentre pregavo e confessavo i miei peccati. Toccandomi dice: "Erma, cessa di pregare per tutti i tuoi peccati; prega anche per la giustizia perché tu ne riceva qualche parte per la tua casa". Mi solleva con la mano e mi porta alla panca e dice ai giovani: "Andate a costruire". Dopo che i giovani se ne andarono, rimanemmo soli e mi disse: "Siedi qui". Le dico: "Signora, lascia che si seggano prima i presbiteri". Essa risponde: "Ti dico siediti". Volevo sedermi alla destra e non me lo permise, ma mi accenna con la mano di sedermi alla sinistra. Mentre riflettevo e mi addoloravo perché non mi aveva lasciato sedere alla destra mi dice: "Sei afflitto, Erma? Il posto della destra è di altri, di quelli che sono piaciuti a Dio ed hanno sofferto per il suo nome. Manca molto a te per sederti con loro. Ma persevera, come già fai nella tua semplicità e vi sederete con loro tu e quanti faranno ciò che essi hanno fatto e subiranno ciò che essi hanno subito…” [Erma III,IX].

  • A questo punto, il giovane Erma domanda alla sua interlocutrice chi siano questi sei giovani. La risposta non tarda ad attendere: “…"Signora, la cosa è grande e mirabile. I sei giovani che costruiscono chi sono?" "Sono i santi angeli di Dio creati per primi, cui il Signore affidò tutta la sua creazione per accrescerla, farla progredire e governarla. Per mezzo loro sarà mandata a termine la fabbricazione della torre". "Chi sono gli altri che trasportano le pietre?". "Anch'essi sono angeli santi di Dio; ma i sei sono superiori. La costruzione della torre sarà mandata a termine, e tutti insieme vi gioiranno intorno e glorificheranno il Signore perché fu compiuta la costruzione della torre".

  • Secondo il Ferrigno, quella operata dal testo è un’abile mossa di depistaggio, per far cadere in errore gli sprovveduti e i curiosi.  I Neofiti non dovevano capire chi fossero quei primi Angeli edificatori della Torre (presentatisi assieme alla vecchia, al protagonista del racconto),  e soprattutto non dovevano ricercare gli stessi nel Sacro Testo, per evitare di ottenere illuminazione sul loro conto.

  • Se attentamente si considera e si studia infatti, tutto l’ intreccio della visione, anche il nostro amato lettore, vi scorgerà che il settimo Angelo non vi manca mai, anzi presiede agli stessi sei eccelsissimi ed è da loro onorato ed assecondato.  

  • Era apparso addirittura facendo le veci di Cristo, comandando e sovrintendendo alla costruzione di questo Santo Edificio: ovvero la Torre che simbolizza la Chiesa.

  • E tale settimo Angelo non è altri che S. Michele, il sommo duce della milizia del Cielo, il protettore dell’ antica Sinagoga e della Cattolica Chiesa, espressamente nominato nell’ Ottava Similitudine: “Gli dico: "Signore spiegami che cosa è quest'albero. Su di esso sono perplesso perché, dopo il taglio di tali rami, l'albero è integro e nulla appare da esso tagliato. Per questo sono esitante". "Ascolta, mi dice, questo grande albero che copre piani e monti e tutta la terra è la legge di Dio data a tutto il mondo. Questa legge è il Figlio di Dio che fu annunziato sino ai confini della terra. I popoli che sono sotto l'ombra sono quelli che hanno ascoltato la predicazione e creduto in Lui. L'angelo grande e glorioso è Michele che ha il potere su questo popolo e lo governa. Egli pone la legge nel cuore dei credenti e scruta se quelli cui la diede l'hanno osservata. Osserva i rami di ciascuno: i rami sono la legge. Vedi che molti rami sono inservibili e vi riconoscerai quelli che non hanno osservato la legge; di ognuno noterai la posizione". Gli chiedo: "Signore, perché alcuni mandò alla torre e altri affidò a te?". Mi risponde: "Quelli che trasgredirono la legge da lui ricevuta li lasciò in mio potere per la penitenza; quelli poi che furono nella legge e la osservarono sono a lui soggetti". Chiedo: "Signore chi sono gli incoronati che si dirigono alla torre?". Mi risponde: "Gli incoronati sono quelli che lottarono contro il diavolo e lo sconfissero. Essi hanno sofferto per la legge. Gli altri che hanno consegnato i rami verdi, con i germogli senza il frutto, sono quelli che hanno sofferto per la legge. Non avendola rinnegata non sono stati torturati. Quelli che hanno consegnato i rami verdi come li hanno ricevuti, sono santi e giusti. Hanno molto camminato con il cuore puro, osservando i precetti del Signore. Conoscerai il resto quando ispezionerò i rami piantati e innaffiati” [Erma Similitudine VIII, LXIX]

  • Secondo Ferrigno,  trova completa spiegazione tutto il quadro profetico appena enunciato.  Perché ai sei Angeli edificatori e primi costituiti per la costruzione del corpo mistico della Chiesa si aggiunge l’Angelo Michele, che è preposto al Salice, ovvero alla parola di Dio, e che ha anche il compito di verificare quali pietre inizialmente scartate potranno occupare le fessure necessarie a completare la torre.

  • I sei Angeli precipui insieme a questo costituiscono dunque il famoso settenario di Spiriti. E giacchè, mentre tutta la sterminata moltitudine degli Angeli pendeva dai cenni del nobilissimo senario, anche questo senario a sua volta pendeva dai cenni di quel sommo Angelo, che, secondo l’Autore altri non è che  il principe Michele, capo non solo di tutte le ange­liche gerarchie, ma anche di quei sei.

  • Egli aveva dapprima parlato a Erma sotto le sembianze della Chiesa, ed poi gli parla rivelando chi fosse. Da questo contesto, il Ferrigno trae la teoria, che la conoscenza dei Sette Angeli fosse stata occultata, soprattutto nella Gerarchia Celeste allorquando lo pseudo-dionigi, parlava alla fine del testo di “aver celato sotto arcano alcune sante profondità che non poteva scandagliare”.