IL CARDINALE FRANCESCO ALBIZZI (1593 – 1684)

Studi e ricerche

Avv. Carmine Alvino


 

IL CARDINALE CESENATE ALBIZZI (1593 – 1684)  TORMENTO DEL CULTO DEGLI ARCANGELI

A Roma invece, si registra nel XVI° secolo , una vera e propria epurazione del nome dei Sette Arcangeli, fomentata dal Cardinale Francesco Albizzi.

Verso la fine del sec. XVII , ad Amsterdam venne pubblicata un’opera senza licenza, scritta dal Cardinale cesenate Albizzi (o Albizio o degli Albizzi), (1593-1684) , denominata “Sulla Incostanza nella Fede”, nella quale, il famoso inquisitore rivelava di aver provveduto egli stesso a far cancellare i nomi dei Sette Angeli, che erano riportati su alcuni cartigli dipinti nel quadro di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, in un documento del 1625 (inserito nella prefata opera).

In realtà lo stesso inquisitore registra il dissenso dell’altro famoso collega Gastaldo ( Joannes  Thomas Gastaldus da Alassio – 1655  il quale scrisse il trattato “De potestate angelica siue de potentia motrice, ac mirandis operibus angelorum atque doemonum, dissertatio”) che invece era apertamente a favore del culto.

Cerchiamo di riassumere cosa disse il prelato.

“ Ho da dire alcune cose sulle rivelaizoni di Raimondo Lullo.

Si deve anche sapere che soprattutto qualche donnetta confessa di godere della visione del proprio Angelo Custode sull’esempio delle Sante Cecilia, Francesca Romana e di altre Sante, le quali sono state rese degne di tali visioni, e sulle quali si deve procedere con cautela, specialmente se afferiscono ad un qualche Angelo che sia chiamato con un nome particolare. Infatti è certo, che la Chiesa non riconosca che tre nomi di Angeli soltanto, appunto Michele, Gabriele e Raffaele; come fu detto nel Concilio Romano celebrato sotto il Pontefice Zaccaria, anno 745, durante il quale fu condannata l’orazione di quello scellerato di Adalberto, che in essa, sotto il nome di Angeli particolari, invocava i demoni. Che confermò lo stesso Pontefice nell’ “Epistola a Bonifiacio 9” dove Baronio difese la verità di quel concilio ad annum 745 num 36., Serario “in notis ad Epistolas Sancti Bonifacii”, Bimio “in noctis eiusdem Concilii”, del quale parla anche Gastaldo “de Angelis tom I distinct 2 quest. 3 art. 4 quastincula I.”, Alberghino in Man . cap. 18 sect. 3 § 3. Num 4, Tommaso Hurtado trac. 5. Cap. 5 resolut. 71, Martin del Rio lib. 2 disquis. Cap. 4 quaesti. 4 ed anche riportato dai Teologi Giovanni di San Tommaso, Granado e Araux, Serario, chiamati in causa da Gastaldo, “loco superius citato”. Per quanto Giovanni Ludovico dela Cerda “in libro de excellentia Caelestium Spiritum cap. 5” si sforza di riconoscere con Suario “in cap. 12 Thobia”, e Alfonso Salmerone (to. 3 tract. 3) altri nomi di Angeli oltre Michele , Gabriele e Raffaele, che fossero stati recepiti per utilità presso pii uomini cattolici e Filone Giudeo “de antiquitatibus Biblicis” dica che l’Angelo, che apparve alla madre di Sansone era chiamato Phadael e Fernellino “lib. I de abditis rerum causis” dimostri che avesse supinamente accettato per sè quelle sentenze, secondo le quali l’Angelo Custode dei nostri primi parenti venga chiamato Raziel, di Abramo Zarhiel, di Isacco Riphael, di Giacobbe Peliel cioè Mirabile di Dio, e di Mosè…,  nonidmeno, le stesse siano congetture dei cabalisti come disse lo stesso Cornelio a Lapide in “Cap. 32 Genesis”, ciò che anche individuava quell’empio di Maresius in “collegio Theolog. Loc. 5 num. 36 in fin . pag. 102 a me” . Disse anche lo stesso Cornelio a Lapide in “I Apocalipsis” che al Beato Amodeo furono rivelati i nomi dei sette principali Angeli, che stanno innanzi a Dio. Non è così da accettarsi tale sentenza, poichè certamente su quelle rivelazioni possiamo sicuramente dubitare, che quei nomi di Angeli siano veri, poichè le “rivelazioni” del Beato Amodeo non sono confermate dalla Chiesa, come nota Araux  che cita “in fine tractatus de Angelis”, Gastaldi loc. cit.pag. 594 vers. Di cui è risposto con lo stesso Araux.  Resta solamente la difficoltà che proviene dalla Chiesa di Palermo dedicata ai suddetti Sette Angeli, i cui nomi sono: Michele virtuosus, Gabriel Nuncius, Raphael Medicus, Uriel Fortis Socius, Ichudiel Remunerator, Barachiel Adiutor, Scaltiel Orator, della  quale fanno menzione Alberghino “in Man cap. 18 sect. 3 § 3, il quale attesta che fosse considerata di santa memoria,  Alessandro Settimo,  che allora aveva inziato a esercitare l’incarico dell’ inquisizione di Mileto , Gastaldi “loc. cit.” che dice, che anche a Roma è visibile simile pittura sull’Altare di Santa Maria degli Angeli, che è vero nel dipinto dell’Altare maggiore, collocata in quel luogo da un certo Presbitero Siciliano: perciò non è per nulla strano, se da un abuso della chiesa Palermitana questo esemplare fosse stato affisso lì. Tuttavia io procurai che i detti nomi venissero cancellati. Risponde Gastaldo, che a Roma e a Palermo sono permessi quegli altri suddetti nomi , dunque non sono illeciti, così se altri nomi siano imposti alla collettività dei fedeli o con il consenso di parecchi. Ma questa risposta non pare giusta , meglio quindi rispondere con Araux loco cit. Da questa testimonianza tanto fallace non si possa di poi arguire, cha sia lecito che sotto nomi d’Angeli siano venerati con culto pubblico, ogni cosa che emerga in culto privato e/o segreto, infatti, come ho detto, le relazioni del Beato Amedeo non sono approvate dalla Chiesa: del resto l’Inquisizione Spagnola raccoglie la censura, mentre lo stesso scrive, che i nomi degli Angeli di tal guisa debbano essere eliminati, come dal decreto emanato nell’ anno 1644 . Ma temo che la Chiesa di Roma non abbia approvato siffatti nomi, lasciando agli Inquisitori e agli Ordinari dei Giudici della Sicilia il giudizio su di essi: “certo infatti è, come dice Hurtado loc. cit. tract. 5. Cap. resolut. 71 num. 1678, che non sia lecito pubblicare nomi di Angeli buoni tranne i tre enumerati nella Sacra Scrittura Canonica e al contrario dire, che vi sia sospetto di eresia se siano esposti particolarmente alla pubblica venerazione, come accade a Palermo.  Infatti fino a che punto giunga un qualunque culto privato, se emerga qualche rivelazione fatta ad un uomo cattolico e fornito di virtù, del nome del Suo Angelo Custode, come dice lo stesso Hurtado essersi verificato a Giovanni della Croce[1], il cui Angelo custode era chiamato Lauriel, che può fare uso sotto tale nome al predetto Angelo, certamente non sarà reso lecito il suo culto pubblico senza l’approvazione della sede Apostolica, ne venerati sotto finta pietà i demoni, come molto bene avverte lo stesso Hurtado loco superius citato. Presso di me, tuttavia, quella rivelazione di Giovanni della Croce rimane sospetta, non infatti consta che gli Angeli che apparvero a Santa Cecilia, nè i Custodi di Santa Francesca Romana, o di Santa Teresa, delle cui visioni furono rese degne, avessero qualche nome particolare: Perciò su questo è da insistere molto, affinchè non siano introdotte novità sotto la specie di qualche culto religioso. Per questo d’ora in poi, coloro che portano brevi cose con nomi sconosciuti, che si attribuiscono agli Angeli, siano tacciati di essere inconstanti nella fede, e sospettati di superstizioni ereticali, come notava Carena tit 12  9 . num 55. 2 dopo di lui Alberghin. In man. Dict. Cap. 13. Sect. 3 3. Num . 3 versic. Superstiio etiam hereticalis est (..).

In vero tale disposizione ha natura di decreto

Feria 5 –Giorno 13 di Marzo 1625 dall’anno della nscita di Nostro Signore Gesù Cristo.


Come potete notare voi stessi cari lettori, il ragionamento di Albizzi, si presetrebbe da un punto di vista processuale a notevoli censure, potendo essere bollato per infondatezza in fatto e diritto processuale.

  • In primo luogo, lo stesso inquisitore registra il parere opposto del collega Gastaldo, suo pari, e dunque non è certo che l’opinione che egli stesso esprima traduca quella di tutta la maggioranza della compagine inquisitoriale
  • In secondo luogo, il “motu proprio” che lo aveva indotto a far cancellare i nomi dal dipinto di Santa Maria degli Angeli, non era stato autorizzato da nessuno, e dunque allo stato è illegittimo e si tratta di un evidente abuso.
  • In terzo luogo, tradisce lo stesso Albizzi la circostanza che la Chiesa Romana abbia approvato i nomi, lasciando agli inquisotori il giudizio sulle rivelazioni private, dunque, a tenore di quanto affermato, proprio per maggiore cautela, avrebbe dovuto consultare una commissione di esperti per valutare i fatti relativi all’instaurazione del culto dei Sette Angeli a Roma, dal che avrebbe certamente appurato che fosse ben più che legittimamente instauratosi.
  • In quarto luogo, la sua “sentenza” non registra l’approvazione del nome di Uriele, nella messa in Officio a San Gabriele di Papa Leone X, disposizione questa che è sovrordinata allla sua nota e che dunque prevale.

In conclusione, siamo di fronte ad un mero parere, seppur proveniente da un alto rappresentante della Chiesa, per giunta espresso in uno scritto edito senza licenza ed allo stato completamente illegittimo, come d’altra parte precisato dai padri postulatori delle cause di approvazione del culto dei Sette Angeli.

 


Albizzi, spinto da una incomprensibile acrimonia, dunque, promosse questa censura, rendendo anonimi gli Angeli del dipinto di Santa Maria degli Angeli alle Terme di Diocleziano.

 

 

 

 

[1]

[2] Il Mistero di Montevergine, la devozione dei Sette Arcangeli celeta all’interno della celebre icona della Madonna – Carmine Alvino; Edizioni Segno 2012

[3] Francisci Blanchini... opuscula varia nunc primum in lucem edita ex ejus ... pag. 17 e ss