I POTENTI NEMICI
Studi , ricerche, collezione di materiale e traduzioni
Avv. Carmine Alvino
Nel Testo Sacro gli Arcangeli, si contrappongono a particolari demoni cui è stato dato un grande potere di nuocere all'umanità. Benchè si siano formate varie correnti di pensiero su queste contrapposizioni, dall'esame delle fonti ebraiche di tradizione, e di quelle midrashico e targumiche, emerge un quadro molto sfaccettato e particolareggiato sui demoni, tanto che ci ha costretto ad una totale riscrittura dell'articolo. Per prima cosa giova precisare che, come l' Angelo Gabriele rivelò nel libro di Daniele a quell'antico profeta (Dn 10,13) esisteva un antico gruppo di esseri primordiali o primi creati, di cui faceva parte S. Michele uno dei primi principi che ne era il capo secondo il sentimento di Dn 12,1 (Michele il gran principe) e come anche l' Apostolo San Giovanni, ottenne di sapere nella sua Apocalisse al capitolo 12,9 anche Satana, il grande drago e antico serpente - , i cui termini identificativi, primi e antico, in greco si rifanno alla parola Arcaios e Artontes, la cui etimologia ebraica unica e identica è Harishom o Rosh, cioè antico (si ricordè il bereshit della Genesi cioè in principio).
Dice Gabriele : «…Michele, uno dei primi prìncipi, mi è venuto in aiuto…» [Dn 10,13] che in greco recita : « Μιχαηλ εἷς τῶν ἀρχόντων τῶν πρώτων», dove si nota che con questa espressione, Gabriele rivela l’esistenza di un gruppo di Primi Spiriti più antichi degli altri, come anche riferivano i primi padri della Chiesa. In ebraico, il medesimo passo della Tanakh è (vocalizzato) : mîḵā’ēl ’aḥaḏ haśśārîm hāri’šōnîm, dove la parola ebraica «ROSH», che ricorre peraltro anche all’inizio della Genesi - c.d. IN PRINCIPIO - identifica una primazialità non solo gerarchica ma anche cronologica.
La parola «ROSH», viene tradotta dalle LXX, con il termine «ARCHÈ», che significa appunto prinicipio o origine, e la Bibbia greca infatti, inizia con la frase «EN ARCHÈ» ἐν ἀρχῇ (in principio) omologa dell’ebraico: «BERESHIT» .
Questi ἄρχοντες – Arconti: parola delle LXX, che traduce l’ebraico SARIM (Principi); sono dunque non solo primi, ma anche i più antichi.
Il Libro di Tobia ce li indica «in numero di sette Santi Angeli, che portano le preghiere dei Santi e sono ammessi innanzi alla gloria del Santo».
Non esistono al momento ritrovamenti qumranici del passo di Tb 12,15, mentre l'opera in questione è pervenuta semi integralmente dalla quarta caverna di qumran. I riferimenti ebraici del libro di Tobia, circolanti prima del ritrovamento, non sono che varianti 500 e di molto successive all'originario testo che ci è pervenuto in greco in almeno 3 varianti principali denominate G1 - G2 e G3, le cui importanti e più aderenti all'originario semitico sono il G1 (Codice Alessandrino e Vaticano ) e il G2 (Codice Sinaitico), le quali attestano di Tb 12,15 in questo modo:
- VARIANTE GRECA–CODICE ALESSANDRINO / VATICANO (detto: GI) - «Io sono Raffaele, uno dei sette santi angeli, che portano lassù (o presentano) le preghiere dei santi e sono ammessi davanti alla gloria del Santo» [ἐγώ εἰμι Ραφαηλ εἷς ἐκ τῶν ἑπτὰ ἁγίων ἀγγέλων οἳ προσαναφέρουσιν τὰς προσευχὰς τῶν ἁγίων καὶ εἰσπορεύονται ἐνώπιον τῆς δόξης τοῦ ἁγίου].
2A VARIANTE GRECA / CODICE SINAITICO (detto: א[1] o GII) - «Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che stanno al servizio di Dio e che hanno accesso al Signore glorioso» [ἐγώ εἰμι Ραφαηλ εἷς τῶν ἑπτὰ ἀγγέλων οἳ παρεστήκασιν καὶ εἰσπορεύονται ἐνώπιον τῆς δόξης κυρίου ] .
Giungendo al Capitolo 12, del libro di Daniele si dice che Michele, tra questi, ha un ruolo singolarmente superiore poiché è , (nella variante Teod.) «ὁ ἄρχων ὁ μέγας» cioè l’ “Arconte per eccellenza”, locuzione omologa a quella di Arcangelo nel Nuovo Testamento.
Tale parola corrisponde secondo il sentimento degli antichi legislatori greci, alla massima magistratura suprema dell’Arcontato ateniese, cioè al titolo che spettava al capo dell’ ordine dei 9 Arconti, appunto l’ Arcon o Megas, o il Rex Arcon, che è S. Michele.
Il Testo ebraico come ricordato prima, usa le parole «achad hassarim harishonim» per indicare questo gruppo di vertice o di primi principi; mentre per San Michele, la Tanakh di Daniele 12 , individua il termine «gran principe» con la locuzione «Sar Haggadol», dove « שַׂר śar » sta per principe, o capo , mentre la parola «gran» corrisponde all’ebraico « גָּדוֹל gadol », che significa « grande in ogni senso, cioè possente, nobile in assoluto».
Ciò posto, vi sono dei «Principi più nobili, ma anche più Antichi » che abbiamo visto stare al vertice delle Gerarchie degli Angeli, di cui S. Michele, è il più nobile, nonché anche il capo.
Era d'altra parte questa l'idea di S. Clemente di Alessandria, che nei suoi Stromateis, al terzo libro della sua trilogia , già nel III° secolo, li recensiva come gruppo primordiale di straordinaria potenza, precisando nel Capitolo V / 6 che : « il candelabro d'oro ha anche un altro significato allusivo, come segno del Cristo, non soltanto per la foggia, ma anche perchè irradia della sua luce in molti modi e a più riprese coloro che il Lui credono e sperano e a lui guardano attraverso il ministero dei protoctisti. E dicono che i sette spiriti che riposano sul trono fiorente della radice di Jesse sono i Sette Occhi del Signore » e - capitolo VI - : « Sette meritatamente sono quelli in cui risiede un sommo potere; sono questi i sette Principi primogeniti degli Angeli, per cui mezzo Iddio presiede a tutti gli uomini e per questo sono chiamati suoi occhi nell’Apocalisse». (lat: …Septem quidem sunt, quorum est maxima potentia Primogeniti Angelorum Principes, per quos Deus omnibus hominibus praesidet). Il testo greco di questa affermazione è molto più eloquente: epta men eisin oi thn megiothn dunamis econtez prwtogonoi aggelon arcontes epta.
Del medesimo sentimento anche San Cipriano San Cipriano mostra una certa conoscenza del Libro di Tobia, che cita a piene mani, traendo interi brani da un prototipo originario che non sappiamo se redatto in greco e/o in latino. La prima fonte si trova nel LIBER DE ORATIONE DOMINICA ovvero TRATTATO SUL PADRE NOSTRO , dove riportabndo il passo di Tobia 12,15 afferma : «Ego enim sum Raphael, unus ex septem Angelis justis qui assistimus et conversamur ante claritatem Dei (Tob. XII, 11-15.)» ovvero «Infatti io sono Raffaele, uno dei sette angeli giusti che stiamo davanti e conversiamo con la maestà di Dio» (Tb 12,11-15). Ritorna sulla circostanza anche nel saggio “DE MORTALITATE” o “SAGGIO SULLA MORTE” dove afferma al CAPITOLO O PUNTO N. 7: «Ego enim sum Raphael unus ex septem Angelis sanctis qui assistimus et conversamur ante claritatem De» cioè «Io sono Raffaele, uno dei sette Angeli Santi che assistiamo e ci tratteniamo dinnanzi a Dio».
Stessa conoscenza pare trasfusa pure nel c.d. Pastore di Erma, testo paleocristiano di genere apocalittico, composto nella prima metà del II° secolo D.C. e tenuto in gran conto da tutti i Santi Padri. L'unione della Terza Visione ove si discute dei seguenti personaggi: «I sei giovani che costruiscono chi sono?" "Sono i santi angeli di Dio creati per primi, cui il Signore affidò tutta la sua creazione per accrescerla, farla progredire e governarla. Per mezzo loro sarà mandata a termine la fabbricazione della torre". "Chi sono gli altri che trasportano le pietre?". "Anch'essi sono angeli santi di Dio; ma i sei sono superiori.», con l' Ottava Similitudine: «Ascolta, mi dice, questo grande albero che copre piani e monti e tutta la terra è la legge di Dio data a tutto il mondo. Questa legge è il Figlio di Dio che fu annunziato sino ai confini della terra. I popoli che sono sotto l'ombra sono quelli che hanno ascoltato la predicazione e creduto in Lui. L'angelo grande e glorioso è Michele che ha il potere su questo popolo e lo governa» vanno misticamente a formare il famoso settenario spirituale.
Tale conoscenza pare dunque chiaramente celebrata nell'apocalisse di San Giovanni, ove si nota al capitolo 1° allorché in estasi, all’Apostolo delle Divine Predilezioni furono offerte : «Sette Spiriti che stanno innanzi al suo Trono» e ancor meglio al cap. 8 : « i Sette Angeli che stanno ritti davanti a Dio» [Ap 8,2] e con tale espressione, si conferma la sicura esistenza dei sette ambasciatori celesti , gli unici a poter entrare, a preferenza degli altri spiriti innanzi alla divina maestà, i quali assistono l’Eterno.
La conferma deriva anche dalle fonti midrashiche. Riferimento ai Sette Angeli si ritrova in modo esplicito, e con una immagine identica a quella dell'apocalisse nella c.d. Pirkè di Rabbi Eliezer opera aggadica-midrashica sulla Torah, che contiene esegesi dei racconti biblici. L'opera è stata ampiamente apprezzata e diffusa nel corso della storia giudaica e lo è tuttora fu composta verso l'VIII secolo in una regione sotto il dominio islamico. Al capitolo 4.3 la Pirke contiene un verso impressionate che abbiamo tradotto in italiano e attesta della presenza degli Arcangeli come intravisti proprio da San Giovanni : « Quattro classi di angeli[1] ministranti ministrano e lodano il Santo e benedetto: il primo campo (guidato da) Michele alla sua destra, il secondo campo (guidato da) Gabriele alla sua sinistra, il terzo campo || (guidato da) Uriel davanti a Lui, e il quarto campo (guidato da) Raphael dietro di Lui; e la Shekhinah del Santo, benedetto Lui, è al centro. È seduto su un trono alto ed esaltato. Il suo trono è alto e sospeso nell'aria. L'apparizione della Sua gloria è come il colore dell'ambra. E l'ornamento di una corona è sulla Sua testa, e il Nome Ineffabile è sulla Sua fronte. Una metà (della Sua gloria) è fuoco, l'altra metà è grandine, alla sua destra c'è la vita e alla sua sinistra c'è la morte. Ha uno scettro di fuoco nella sua mano e un velo è steso davanti a lui, e i suoi occhi corrono avanti e indietro per tutta la terra, e i sette angeli, che furono creati per primi, ministrano davanti a lui entro il velo, e questo (velo ) si chiama Pargod».
Tutte queste fonti legittimano a pensare che i Sette Principi degli Angeli, dai primi Padri della Chiesa erano considerati letteralmente i «Sette Arconti degli Angeli creati per primi» , e cioè identificati con la categoria del arcon / comandante richiamata in diversi brani sia del Vecchio che del Nuovo Testamento, in virtù del fatto che detengono la massima potenza o forza (meghioton dunami ). Se dal Libro di Daniele giungiamo fino all’Apocalisse di San Giovanni, passando per il libro di Tobia, troviamo perfettamente rispecchiata quest’idea verticistica di Spiriti nel dodicesimo Capitolo, dove neanche a farlo apposta Michele, torna ancora una volta, nella straordinaria immagine della battaglia celeste. Qui si dice: « Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli » [Ap 12,7] .
Orbene, l’angelologia classica, avendo oltraggiato nome, ruolo e posizione di San Michele, spiega questo passo, asserendo che tale lotta fu tra spiriti di non pari livello, perchè Michele, avrebbe combattuto Satana dal basso della penultima ordinazione angelica, che è quella degli Arcangeli.
Tale sentimento nel contraddire il Testo Sacro, pone un problema epistemologico, che va dunque risolto, onde comprendere che esiste una fetta imponente di Testo Sacro, volutamente non compresa.
Eh si perché, facendo riferimento al passo testè citato, si notano delle contiguità molto forti con il Testo di Daniele.
Difatti S. Giovanni ci descrive , un essere chiamato: (1) « grande drago» e (2) «serpente antico».
Il primo elemento, viene individuato dalle LXX con il seguente termine: «ὁ δράκων ὁ μέγας» ( O Drakon o megas) , frase che ci ricorda qualcosa:
- Daniele 12,1 - Michele, il gran principe - ὁ ἄρχων ὁ μέγας
- Apocalisse 12,7 - Satana il Grande Deago «ὁ δράκων ὁ μέγας»
Il secondo elemento, viene individuato dalle LXX come segue « ὁ ὄφις ὁ ἀρχαῖος» ovvero «Ofis Arcaios» .
La parola Ofis - ὄφις designa il Serpente , il tentatore dei primi progenitori.
Colui che in Gan Eden, cioè nel giardino dell’Eden, fece peccare Adamo, causando la veicolazione del male nel mondo, e la perdita della comunione con Dio.
Il testo sacro grida dunque a chiare lettere che questi due facevano parte di una prima progenie angelica da cui verosimilmente, il grande drago e/o l'antico serpente si è poi staccato, andando a costituire un gruppo di pericolosissimi nemici i c.d. PRINCIPI DEI DEMONI.
Tale categoria è di precisa individuazione biblica.