S. ANDREA DI CESAREA (VII° SEC.)
- I Sette Angeli trovarono dunque in Andrea di Cesarea (VII° sec.) un autorevolissimo difensore!
- Egli fu vescovo di Cesarea dopo San Basilio il Grande, e scrisse i suoi "Commentari all’ Apocalisse" dopo quelli di San Giustino martire e di Sant'Ireneo.
- Dei Sette Spiriti , di cui parla Giovanni nel capo I°, cosi dice: "Per septem porro spiritus, septem angelos, quibus Ecclesiarum cura et gubernatio demandata est, accipere licet. Hi enim, tamquam disparatis potestatis cum supremo illo numine, omniumque Regina triade, non connumerantur, sed tamquam primarii illius servi et administri una cum ipsa interdum nominantur. Cuius rei illustre exemplum subministrat nobis divus Paulus. ait enim: - Testor coram Deo, et Jesu Christo, et electis angelis -" « Inoltre, attraverso i sette spiriti, è lecito interpretare i sette angeli, ai quali è richiesta la cura e il governo delle Chiese. Questi infatti sebbene di diseguale potenza con quel Nome Supremo, e con la Regina di tutta la Triade, non sono qui esplicitati: ma sono talvolta nominati assieme a lei come suoi Primi Servitori e ministri . Un illustre esempio di ciò ce lo illustra il Divino Paolo, infatti dice: affermo che presso Dio, e Gesù Cristo e gli Angeli eletti (superiori) etc etc».
- Al capo II°, giunto alle parole “Filii in spiritu in Dominica die” fa l'elogio del giorno settimo, e testifica che i Sette Angeli furono ammessi anche da Ireneo, come si è detto più sopra: "Ad quam rem designandam magnus Iranaeus septem quoque coelos totidemque angelos caeteris excellentiores initio a Deo conditos scriptum reliquit", ovvero « Il Grande Ireneo lasciò scritto che proprio Sette Cieli e Sette Angeli più eccellenti di tutti gli altri furono creati all’inizio da Dio».
- Inoltre nel capo III° aggiunge : "probabile fit autem per semptem stellas septemve angelos, quos Iranaeus et Epiphanius intelligentium coelorum nomine alicubi exprimunt , totius universi gubernationem , quae in dextera Christi , sicut omnes quoque terrae fines, sta est, hoc loco significari": e cioè che « ... sia probabile che per le sette stelle o i sette Angeli che Ireneo e Epifanio esprimono talvolta sotto il nome di Intelligenze celesti, e che sono nella destra di Cristo, si indichi in tal modo il governo di tutto l’universo creato così come di tutti i confini della terra…».
- Ancora nel capo X° al paragrafo IV.5,6 - Et septem lampades ardentes ante thronum" precisa che: "Per septem hos spiritus , aut septem angelos caeteris praestantiores cum Iranaeo accipere oportet" , si deve necessariamente convergere, anche, secondo quanto riferisce Ireneo : « Per sette Spiriti o Sette Angeli più eccellenti degli altri ...».
- E nel capo LIV° 9,10 "Forsan, ut Beati Iranaei sententia, septem condidi sunt dies, et septem caoeli, et septem angelis caeteris prestantiores", afferma che: « ... come la sentenza del Beato Ireneo, sette sono i giorni creati, sette i cieli e sette gli Angeli più eccellenti degli altri etc».
Dai quali passi si ricava che Andrea, sostiene che vi siano Sette Angeli “più eccellenti degli altri, da Dio creati per primi”.
- Andrea crede che a custodia delle sette Chiese asiatiche stiano questi sette Angeli supremi e dunque confuta l'obiezione di quei moderni teologi, i quali rifiutano di intendere i Sette Angeli nel saluto apostolico di Giovanni, perchè ve li scorgono nominati insieme alla Triade ed a Gesù Cristo, ed apporta in prova l’ esempio di San Paolo: “testor coram Deo, et Christo Jesu, et electis Angelis”.
- Andrea dunque, ammise l'esistenza dei Sette Angeli nell'Apocalisse, senza trovarvi tutte quelle difficoltà, che vi trovarono altri. Vide i Sette Angeli nei Sette Spiriti del capitolo primo, nei Sette Spiriti di Dio del capitolo terzo, nelle sette lampade che ardono dinanzi al trono, e neppur sospettò che i Sette, i quali suoneranno le trombe, possano esser diversi dai Sette, che verseranno le coppe dell’ira.
- In tutto il suo commento non ci parlò che di un solo settenario, formato di Angeli, ch'egli chiamò “sette Angeli, più eccellenti degli altri, a cui è affidato il Governo e la Guida della Chiesa” sul modello del precedente commento di Ireneo di Lione.