POSIZIONE DELLA CHIESA: e delle altre confessioni cristiane e non cristiane

 

POSIZIONE ATTUALE DELLA CHIESA CATTOLICA SUL CULTO DEI SETTE ARCANGELI  - PRESTARE ATTENZIONE  ! 

  • LA CHIESA CATTOLICA riconosce attualmente, all'interno della propria liturgia, il culto di "dulia" solo a 3 Angeli con il proprio nome: Michele, Gabriele Raffaele visto il Sinodo Romano II del 745. 
  • Di altri Spiriti la Chiesa non ammette culto alcuno e devozione; non ha predisposto per essi alcuna liturgia. 
  • La Chiesa Cattolica sembra però non proibire una preghiera generica purché personale (dunque priva di alcun crisma di pubblicità e/o propalazione esterna e pubblica), al gruppo dei Sette Assistenti (Tb 12,15 - Ap 1,4 - Ap 8,2) , purché il lettore sappia che non ha formalizzato su di essi né riflessioni, né dottrina e né fonti di magistero. 
  • Essa non si esprime su questo culto e non può farlo, perché non ne possiede l'interpretazione autentica, anche  perché su di essi  non si è raggiunta una conoscenza uniforme, per cui la "prudenza" del Papato  non consente al momento di definire con certezza questa verità.
  • Tuttavia  il «Direttorio su  Pietà Popolare  e  Liturgia» al cap. VI, che s’intitola : «La Venerazione per  i Santi  e i Beati» (208-247), concede agli Angeli questi attestati: «Nel corso dell’anno liturgico la Chiesa commemora la partecipazione degli Angeli agli eventi della salvezza, e ne celebra la memoria in alcuni giorni particolari: il 29 settembre quella degli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, il 2 ottobre quella degli Angeli Custodi; ad essi dedica una Messa votiva, il cui prefazio proclama che «la gloria di Dio risplende negli Angeli»; nella celebrazione dei divini misteri si associa al canto degli Angeli per proclamare la gloria del Dio tre volte santo (cf. Is 6, 3) e invoca la loro assistenza perché l’offerta eucaristica «sia portata sull’altare del cielo, davanti alla [...] maestà divina»; alla loro presenza celebra l’ufficio di lode (cf. Sal 137, 1); al ministero degli Angeli affida le preghiere dei fedeli (cf. Ap 5, 8; 8, 3), il dolore dei penitenti, la difesa degli innocenti contro gli assalti del Maligno; implora Dio perché mandi, al termine della giornata, i suoi Angeli a custodire gli oranti nella pace; prega perché gli spiriti celesti vengano in soccorso degli agonizzanti e, nel rito delle esequie, supplica perché gli Angeli accompagnino in paradiso l’anima del defunto e custodiscano il suo sepolcro. Lungo i secoli i fedeli hanno tradotto in espressioni di pietà i convincimenti della fede riguardo al ministero degli Angeli: li hanno assunti come patroni di città e protettori di corporazioni; in loro onore hanno innalzato celebri santuari come Mont-Saint-Michel in Normandia, san Michele della Chiusa in Piemonte e san Michele al Gargano in Puglia, e stabilito giorni festivi; hanno composto inni e pii esercizi»,
  • ma di poi  all’art. 217, non manca di esprimere alcune perplessità: « La pietà popolare verso i santi Angeli, legittima e salutare, può tuttavia dare luogo a deviazioni, ad esempio:…se le vicende quotidiane della vita vengono lette in modo schematico e semplicistico, quasi infantile, attribuendo al Maligno anche le minime contraddizioni, e per contro, all’Angelo Custode successi e realizzazioni, le quali poco o nulla hanno a che vedere con il progresso dell’uomo nel suo cammino verso il raggiungimento della maturità di Cristo. E’ da riprovare anche l’uso di dare agli Angeli nomi particolari, eccetto Michele, Gabriele e Raffaele che sono contenuti nella Scrittura».
  • Per i Santi invece,  non è prescritto un analogo precetto, salvo un breve inciso : « Nel corso dei secoli, infatti, «la moltiplicazione delle feste, delle vigilie e delle ottave, e anche la complicazione progressiva delle diverse parti dell’anno liturgico» avevano «spesso portato i fedeli a devozioni particolari, così da dare l’impressione di scostarsi alquanto dai misteri fondamentali della redenzione divina». 
  • Questo perché la Chiesa sente la devozione agli Angeli come una sorta di «esperienza al limite», che potrebbe mettere in crisi i caratteri propri dell’intero apparato. Difatti, il sentimento religioso verso gli Angeli pare trascendere e a volte travolgere l’angusto ambito di una stretta ortodossia avendo punti di contatto con altri movimenti religiosi, un po’ come accade per il culto alla Vergine Maria, venerata anche il altre fedi .
  • Allo stesso modo della Santa Madre celeste, anche gli  Arcangeli, essendo venerati e riconosciuti generalmente in quasi tutti i credi, possono essere straordinari ambasciatori di pace e rispetto nel mondo, facendo comprendere che,  in un modo o nell'altro,  siamo tutti fratelli[2].

I SETTE ARCANGELI NELLE ALTRE RELIGIONI

  • TRADIZIONE EBRAICA  - Il Talmud Babilonese [3] contiene un ‘importante “osservazione”  sui Santi Arcangeli, al capitolo primo – Me-Emathaj – “Da quando”, che appunto recita: «  Disse R. Elazar bar Abinà: è superiore quanto fu detto di Michele (Arcangelo) a quanto fu detto di Gabriele, perché di Michele sta scritto « E volò verso di me uno dei Serafini» (Is 6,6), mentre per Gabriele sta scritto: « E l’uomo Gabriele che io vidi nella visione, al principio, volare ecc.» (Dan 9,21). Da dove risulta che la, si tratta di Michele? Disse R. Johanan: (si rileva dal) ripetersi della parola: «Uno». Qui (in Is. 6,6) sta scritto: « E volò verso di me uno dei serafini» , e la (In Dan 10,13) sta scritto: « Ed ecco Michele, uno dei primi principi in mio aiuto».  Fu insegnato: Michele in un (volo) solo (senza riposo compì la sua missione), Gabriele in due voli, Elia (profeta) in quattro, l’ Angelo della morte in otto, e nel tempo dell’epidemia uno solo».  Michele e Gabriele sono Arcangeli ma sono associati ai Serafini di Isaia in virtù della regola ermeneutica chiamata : «SENTENZA UGUALE».  Si tratta della seconda delle regole che vanno sotto il nome di Hillel, secondo cui, nel Testo Sacro, è possibile stabilire delle correlazioni e rapporti tra testi che presentino non assomiglianze reali e contestuali, ma semplicemente verbali. Nel caso di specie, il Talmud Babilonese associa i due contesti verbali « Allora uno dei serafini volò verso di me» (Is 6,1) e « Michele, uno dei primi prìncipi, mi è venuto in aiuto» (Dn 10,13), onde specificare che quei due Arcangeli, Michele e Gabriele, sono proprio i due Serafini di Isaia, vista  la contiguità e vicinanza delle due forme testuali.  L’insegnamento di Rabbì Elazar Bar Avinà, in altra edizione italiana del Talmud, recentemente tradotto  è più eloquente[4]: « [domanda]…Da che cosa si desume che la parola “echad” (“uno”) si riferisce a Mikhael? [risposta] Disse rabbì Yochanan: Si ricava dalla ghezerà shawà (analogia) tra la parola “echad” usata qui e la parola “achad” usata altrove, perché è scritto qui: uno dei serafim volò verso di me (Is 6:6) e è scritto li : …Ed ecco , Mikhael, uno dei principi di primo livello, venne in mio aiuto (Dan. 10:13)…».   Michele e Gabriele, sono dunque Principi di primo livello, come risulta dal confronto delle due versioni in lingua italiana dei due passi del Talmud. Tale circostanza risulta anche dalla letteratura apocrifa. I cicli di Enoc Etiopico (Libro di Enoc) e di Enoc slavo (Libro dei Segreti), presentano al vertice di tutte le Gerarchie Sette Arcangeli Principi, massimi esecutori dei Giudizi divini. Ciò si evince in Enoc Etiopico  nel capitolo IX,1:  « Allora Michele, Gabriele, Suriele e Uriele guardarono dal cielo e videro il molto sangue che scorreva sulla terra e tutta l'iniquità che si faceva sulla terra» nonché dal capitolo XX: «…E questi sono i nomi dei santi angeli che vigilavano:  Uriele, uno degli angeli santi, quello dei tuoni (mondo) e del tremore (tartaro);  Raffaele, uno degli angeli santi, quello degli spiriti (anime) degli uomini;  Raguele, uno degli angeli santi, vendicatore del mondo e delle luci (sul mondo degli astri) ;  Michele, uno degli angeli santi, che era comandato sulla bontà degli uomini, (e) sul popolo;  Sarcaele (Sarachiel), uno degli angeli santi che era preposto sugli spiriti degli uomini che fanno errare gli spiriti;  Gabriele, uno degli angeli santi, che era preposto sui serpenti (i Serafini n.d.a.) , sul Paradiso e sui cherubini; Remeiele, uno dei santi angeli, cui Dio ha datoautorità ai resuscitati. Degli Arcangeli questi sono i sette nomi »[5] [Enoc 20];  Si evince dal Libro dei Segreti di Enoc, dove sono presenti sette Arcangeli superiori, chiamati i «sette gloriosi» , come nel capitolo XIX :  « Gli uomini mi sollevarono di là e mi fecero salire al sesto cielo. Là vidi sette angeli radunati , brillanti e gloriosi molto e i loro visi risplendevano come un raggio di sole; non c'é differenza di viso o di dimensione o di variazione dei vestiti» . I Sette Santi Celesti sono nominati anche nel c.d. Libro dei Giubilei,  dove questi “arcangeli” sono chiamati  «Angeli Faciei» ovvero «Angeli del Volto». Lo si ricava in diversi capitoli: « l'"angelus faciei", in conformità all'ordine del Signore, disse a Mosé: "Scrivi tutte le cose della creazione, in qual modo il Signore Iddio compì, in sei giorni, tutta la Sua creazione e nel settimo giorno si riposò, lo santificò per tutti i secoli e lo pose a segno di tutta la sua opera. (Scrivi) che nel primo giorno creò i cieli che (sono) in alto, la terra, le acque ed ogni spirito che serviva al Suo cospetto, gli "angeli faciei", gli angeli della santità…»   [Giubilei II,1];«Poiché, fin dal giorno della loro creazione, così (é) la creazione  di tutti gli angeli "faciei"  e di tutti gli angeli della santità, ed Egli (Iddio) considerò 12 gli angeli della santità per la santità e santificò Israele affinché (gli israeliti) fossero con Lui e con i Suoi angeli santi» [Giubilei 15,27];«E dia il Signore, a te e alla tua stirpe, grande onore e avvicini a S‚ stesso, più di tutti (coloro) che (sono) di carne, te e la tua stirpe, affinché Lo serviate nel Suo santuario come (Lo servono) gli "Angeli faciei" e i santi». [Giubilei 31,14] .
  • TRADIZIONE ISLAMICA - Anche la religone islamica conosce degli Angeli superiori a tutti. Michele e Gabriele sono nominati direttamente nel Corano nella  Sura II,  Al-Baqara (La Giovenca): « 98. chi è nemico di Allah e dei Suoi Angeli e dei Suoi messaggeri e di Gabriele e di Michele, ebbene [sappia che] Allah è il nemico dei miscredenti».  Gabriele , in particolare, è stato il latore del Corano, il tramite tra Allah  e il Suo Inviato . Egli è l’Arcangelo più grande. Secondo la tradizione ha seicento ali. Il Profeta Muhammad ha visto varie volte Jibril – Gabriele; generalmente si presentava con un aspetto umano, ma in due occasioni il Messaggero lo vide nella sua forma originale.  E in un hadith del profeta, questi  rispose: « Quello era Jibril, non l'ho mai visto nel suo aspetto se non i queste due occasioni. L'ho visto scendere dal cielo, la grandiosità della sua creazione copriva ciò che c'è tra il cielo e la terra» .  Gabriele, fu inviato a Maria, durante l’annunciazione assumendo  le sembianze di un uomo perfetto. Tra gli Angeli chiamati negli annali islamici Al Mokarrebun, e che maggiormente si avvicinano al Trono di Dio, spicca Israfil o Is - RAFAEL , l'Angelo incaricato di suonare la tromba nel giorno del Giudizio Universale. Dopo i quattro eventi descritti nel Corano che preannunciano la fine del mondo: il Cielo si aprirà [LXXXIV - 1], il sole abbandonerà la sua orbita [LXXXI - 1], la Terra sarà scossa da un grande terremoto [XCIX - 1], la Luna sarà oscurata [LXXV - 9],  l'angelo Israfil soffierà tre volte nel Corno. Una prima volta per seminare il terrore, la seconda per fermare la vita e tutte le creature viventi, e l'ultima per far resuscitare i defunti di ogni epoca e comunicare a ciascuno il Verdetto Finale che, scritto su una tavoletta, sarà letto dallo stesso Israfil. Di questo illustre Angelo si narra che abbia un milione di teste, ognuna delle quali ha un milione di bocche, ciascuna bocca munita di un milione di lingue, ed ognuna di queste lingue parla un mlione di differenti linguaggi coi quali canta giorno e notte le lodi di Dio[6]. È inoltre presente anche l’Angelo Uriele, chiamato Esdrail o Isdrail , scritto anche Azrael, Azrin, Izrael, Azriel, Azrail, Ezraeil, Azraille, Azryel, Ozryel[7], che  ha quattro facce, e quattrocento ali, e il suo intero corpo consiste in occhi e lingue, il cui numero corrisponde a quello delle persone che abitano la Terra, del cui numero tiene traccia in un Libro Celeste, nel quale registra e cancella senza sosta i nomi delle persone rispettivamente quando nascono e quando muoiono. Nelle credenze escatologiche musulmane Izrail è l'angelo che separa dal corpo l’anima dell’uomo subito dopo il decesso: tale distacco avverrebbe dolcemente o violentemente secondo il valore morale dell’individuo. Il Corano descrive che Izrail non conosce il momento in cui la persona muore fino a quando Dio glielo rivela, e al Suo comando, l'Angelo della Morte si precipita verso il morente, separa l'anima dal corpo e lo restituisce a Dio. Per questa ragione Izrail è anche considerato l'angelo al servizio del clero e del dolore, poiché aiuta le persone a fare la pace con Dio prima di morire e conforta le persone care che i moribondi hanno abbandonato imboccando la via dell'oltretomba. Di questo incarico divino di Izrail è fatta menzione nella sura XXXII del Corano : «L'angelo della morte che si occuperà di voi, vi farà morire e poi sarete ricondotti al vostro Signore».
  • YAZIDISMO - I Sette Arcangeli hanno un ruolo importante anche nella tradizione Yazida. La figura più importante dello yazidismo (dal persiano yazd, «angelo») è Melek Ta’us, il cosiddetto Angelo Pavone, secondo tale fede,  uno dei Sette Angeli ai quali Dio ha affidato il mondo, un Angelo inizialmente caduto, che poi si è riscattato agli occhi di Dio e  che è divenuto simbolo del bene . Egli  viene celebrato per la sua natura buona e per la sua potenza di creatore. Da un certo punto di vista, potrebbe essere paragonato all’Arcangelo Michele.[8]  
  • ZOROASTRISMO - Anche lo Zoroastrismo o il Mazdeismo[9] conosce i Sette Arcangeli che si trovano intorno al Trono di Dio (Ahura Mazda).  Il saggio signore, ha infatti generaro sette entità chiamate «amesa spenta» ovvero i Benefici Immortali, che gli sono sempre accanto e hanno collaborato alla creazione de mondo, intervenendo nelle sue varie fasi. «Ora sebbene queste entità», come scrive M. Bussagli, «non possano essere considerate  angeli nel senso cristiano, giudaico, o silamico del termine, è altrattanto vero che per questo duplice carattere di emanazione della divinità assoluta e di “spiriti” che governano gli elementi, gli Amesha Spenta hanno molte affinità con il pensiero neoplatonico e giudaico», caratteristiche che per molti aspetti  sono collegabili ai sette arcangeli posti intorno a Dio per celebrare la sua Gloria.[10] Nell' Avestah, libro sacro dello Zoroastrismo, leggiamo che un dualismo eterno regge il mondo, con la lotta continua tra Ahura e Ariman , l’Arcangelo del Male. Mazda lotta con i suoi Sette Arcangeli contro questo Spirito Maligno a capo di altrettanti Capodemoni. Gli iranici e i persiani combattono per il Dio della Luce,  allo scopo di sottomettergli il mondo, di ordinarlo secondo i dettami del bene e di restituirgli la primitiva purezza. A tal fine, i regnanti persiani  avevano il costume di porre sette “satrapi” innanzi al loro trono . Una eco di tale conoscenza è ancora nel libro di Ester. Sul modello dei Sette Amesha Spenta , difatti il Re Assuero teneva come quelli : « …più vicini a lui … Carsenà, Setàr, Admàta, Tarsìs, Mères, Marsenà e Memucàn, sette capi della Persia e della Media che erano suoi consiglieri e sedevano ai primi posti nel regno»  [Ester 1,14].
  • CRISTIANI ORTODOSSI - Anche la Cristianità Ortodossa celebra i Sette Arcangeli[11] che stanno dinnanzi al Trono di Dio, i quali sono: Michele, Gabriele, Raffaele, Varachiele, Gudiele, Salatiele e Uriele. Secondo questa tradizione,  Michele in Italiano  viene erroneamente tradotto come interrogativo "chi è come Dio?" mentre in ebraico Miha significa "forza": il suo vero significato è "Potenza di Dio". Quando preghiamo san Michele Arcangelo? Per tutte le battaglie del corpo e dello spirito, per rimanere saldi nelle tentazioni e nei digiuni.  Gabriele significa "Uomo di Dio" e non è un caso che l'Arcangelo Gabriele fu mandato da Dio alla santissima Vergine Maria per annunciare il suo parto: il nome era indicativo della sua missione. L' Arcangelo Gabriele aveva inoltre già svolto la funzione di messaggero presso altri grandi personaggi della storia biblica, come il profeta Daniele e  Zaccaria. Viene dunque pregato per i viaggi (in quanto messaggero).  Raffaele significa "Comandante Divino" ed è famoso per aver protetto Tobia e Sara nella loro notte di nozze, e per aver guarito il padre di Tobia dalla cecità: viene invocato per la guarigione dell'anima e del corpo.  Varachiele significa "Benedizione Divina" e nel Terzo Libro di Enoch viene descritto come comandante di 496.000 Angeli e appartiene al Coro dei Serafini. Viene ritenuto dalla Tradizione ortodossa come comandante degli Angeli delle case, coloro che proteggono le nostre abitazioni.  Gudiele è l' Angelo del Pentimento, colui che motiva gli esseri umani a pentirsi e a cercare Dio. Sebbene non sia molto conosciuto, la tradizione lo identifica come uno degli Arcangeli più potenti, con miriadi di Angeli al suo comando.  Salatiele  significa "Il più alto servo divino" ed è l'Arcangelo responsabile di raccogliere le preghiere degli uomini e portarle a Dio. E’ quindi un arcangelo dal ruolo importantissimo: ricordiamocelo quando preghiamo. Viene menzionato nel Libro di Ezdra.  Uriele, il cui nome significa "Luce divina", è l' Angelo che spiegò al profeta Ezdra i misteri di Dio, ed è responsabile di gestire la luce e le energie create da Dio, secondo la Tradizione ortodossa.  È singolare che questi nomi siano proprio quelli rinvenuti nella celebre «Icona di Sebatopoli» in Crimea . Quest’opera viene riportata  dal  p. Ch. Cahier, nel suo lavoro “Caractéristiques des saints dans l'art populaire” tomo primo, lettere A – F, edito a Parigi nel 1867 a pag. 33, e nella raffigurazione si vedono i 7 Arcangeli, con le medesime attribuzioni iconografiche e i medesimi nomi  sopra descritti, come seguono: Arcangelo Michael (che schiaccia il drago); Arcangelo Gabriel (con specchio di diaspro e giglio fiorito su cui scende la colomba dello Spirito Santo); Arcangelo Rafael (con in mano il piccolo Tobia e il medicinale miracoloso); Arcangelo Ouriel o Uriel (con un vestito formato da croci nere con in mano una spada nuda); Arcangelo Salathiel  (con le mani conserte in atto di pregare); Arcangelo Egoudiel  (con la corona e il flagello a tre corregge); Arcangelo Barachiel (con un manto pieno di rose da distribuire).
  • MONDO COPTO - Secondo i nostri fratelli Cristiani Copti d’Egitto e d’Etiopia[12],  gli Angeli hanno sette capi superiori che sono gli Arcangeli che stanno dinanzi al Trono di Dio, ascoltano gli ordini del Signore e portano, anche, i doni di Dio agli uomini. Sono citati nell’Apocalisse riferiti col nome di “sette spiriti”, e nel libro di Daniele col nome di “primi principi” (Dn 10: 13). Tra loro vi sono l’Arcangelo Gabriele (Dn 8: 16, Lc 1: 19), l’Arcangelo Michele (Dn 10: 13) e l’Arcangelo Raffaele (Tb 12: 15). I copti dell'Egitto esprimono venerazione per tutti i Sette Arcangeli: Uriele è considerato ambasciatore dell'umanità dinanzi a Dio, supplice per i peccatori che sperano nella sua intercessione, guaritore che  sigilla l’olio santo per i malati[13]. Il loro Santo più famoso Gabra Manfra Qeddus, fu scortato dai Sette Arcangeli durante un particolare episodio descritto da  Paolo Marassini, in  vita", "omilia", "miracoli" del  santo gabra manfas qeddus[14] La loro fede è nata molto prima di Cristo e di Maometto. Una religione antica di millenni derivata dal profeta Zarathuštra nata in Persia nel VI secolo a.C. È stata la religione più diffusa dell’Asia sino all’islam. per salvare gli uomini della città di Gabotà; in questa  occasione scesero tutti e Sette negli inferi . Gli Arcangeli hanno dunque la più larga preferenza nel mondo copto. Essi sono sette e sono conosciuti tutti per nome. Quando compaiono in contesti narrativi portano i tradizionali costumi angelici (tunica, himation, sandali). In battaglia, o quando i valori richiamati sono quelli del combattimento o della difesa armata, vestono abiti militari. Il vero Arcangelo, il principe della milizia celeste è Michele. Straordinaria è la devozione che l'Egitto Gli porta, incomparabilmente superiore a quella degli altri tre:  Gabriele, Raffaele e Uriele (Suriele)[15]. La loro fede è nata molto prima di Cristo e di Maometto. Una religione antica di millenni derivata dal profeta Zarathuštra nata in Persia nel VI secolo a.C. È stata la religione più diffusa dell’Asia sino all’islam. La loro fede è nata molto prima di Cristo e di Maometto. Una religione antica di millenni derivata dal profeta Zarathuštra nata in Persia nel VI secolo a.C. È stata la religione più diffusa dell’Asia sino all’islam.
  • TESTIMONI DI JEOVA - Per i Testimoni di Jeova, S. Michele è talmente importante, da esser addirittura identificato in Gesù Cristo. La Watchtower Society insegna che Gesù è esistito come Michele l’ Arcangelo prima di venire sulla terra ed è diventato nuovamente Michele alla sua Resurrezione.  Dichiarano che Gesù era solo un uomo quando era sulla terra, e quando è morto, l’ “uomo” Gesù ha cessato di esistere, venendo poi elevato come “creatura spirituale”, e divenendo l’arcangelo Michele: «Così l’evidenza indica che il Figlio di Dio era conosciuto come Michele prima di venire sulla terra ed è conosciuto anche con quel nome da quando è tornado in cielo dove risiede come Figlio spirituale glorificato di Dio»[16] . Nel tentativo di dimostrare che Gesù è Michele l’ Arcangelo, i Testimoni di Geova spesso citano  Daniele 10:13 dove Michele è mostrato come “uno dei principi capi” e 1  Tessalonicesi 4:16 ove si dichiara, «Perchè il Signore stesso scenderà dal cielo con un grido, con la voce d’arcangelo, e con la tromba di Dio…»   I Testimoni di Geova usano questo versetto per provare che Gesù è Michele l’arcangelo perchè viene “con voce d’arcangelo”. 

IL CULTO MINORITARIO NELLA CHIESA CATTOLICA

  • Sebbene gli Arcangeli godano di una festa liturgica loro dedicata, la Chiesa cattolica li celebra con culto minore , perché non solo ha inopinatamente previsto una loro degradazione e sottoposizione ad altri 7 Cori di Spiriti, più o meno reali, ma li ha addirittura ridotti di numero, espellendo l’Arcangelo Uriele e non concedendo alcuna valenza ontologica e salvifica ai Sette interamente considerati.  Per questo, la Chiesa tutta ,  così come la stragrande maggioranza dei credenti in Cristo, omette di ricordare  il celebre e sacro gruppo dei Sette Divini Assistenti  affidatari di numerosi e importantissimi compiti di salvezza, loro concessi da Dio, nel giorno del 29 settembre di ogni anno, celebrando  solo i santi Arcangeli: Michele, Gabriele e Raffaele.
  • Tale errore, perché di questo si tratta, non solo impedisce oggi la conoscenza di personaggi importantissimi e di primo piano con riferimento alla nostra salvezza, ma priva il credente della chiave interpretativa corretta per analizzare interi passi del libro della Rivelazione, allo stato, dopo duemila anni di storia della Chiesa, ancora quasi del tutto incompresa.   
  • Non è ancora chiaro peraltro,se questo culto sia o meno ufficializzato e se, se ne permetta una qualche forma di venerazione più o meno evidente;molto è lasciato alla sensibilità dei credenti.  

STATO ATTUALE DEL RICONOSCIMENTO:  PROIBIZIONI, UFFICIALIZZAZIONI, VIOLAZIONI DEL TESTO E FALSE APPLICAZIONI.

  • Delle tre macro gerarchie dello pseudo - Dionigi la Chiesa Cattolica ha mantenuto l'incongruenza del basso posizionamento degli Arcangeli, collocati non nella prima, ma nell'ultima gerarchia dei cieli in violazione e falsa applicazione di: Dn 10,13 ; Dn 12,1 ; Gs 5,14; Zc 4,10; Tb 12,15; Lc 1,19; Lc 1,26  Ap 1,4; Ap4,5; Ap 5,6; Ap 8,2; ecc.
  • Con questi termini si individua una erronea esegesi del testo letterale della rivelazione biblica applicata e predicata dalla Chiesa in chiave contro-intuitiva rispetto alla percezione immediata e al sentimento ispirato del fedele e dell'interprete.
  1. Con riferimento infatti alla corretta esegesi di Daniele 10,13 e 12,1: la Chiesa attualmente non conferma l'esistenza reale dei c.d. Primi Principi (cfr Clemente Alessandrino) quali esseri straordinari più potenti degli altri nella Gerarchia angelica.
  2. Con riferimento a Zc 4,10: la Chiesa  non conferma che esistano realmente "sette occhi" percorritori del mondo, che costituiscono i primi emissari dell'Agnello immolato come da Apocalisse 5,6.
  3. Con riferimento a Tb 12,15: essa non conferma l'esistenza di Sette Angeli assistenti davanti al Trono, come sette individualità distinte e personali, preferendo erroneamente una formulazione simbolica di questa proclamazione dogmatica.
  4. Con riferimento al combinato sentire dei passi di Lc 1,19 e Lc 1,26: la Chiesa non conferma né che Gabriele sia uno dei Sette intorno al Trono, né che, tantomeno, sia stato inviato direttamente da Dio, ma preferisce un'interpretazione allegorica che lo vede inviato da altri Angeli superiori. 5. Con riferimento ai passi decisivi di Apocalisse: 1,4 ; 4,5 ed 8,2: la Chiesa Cattolica non conferma che innanzi al Trono di Dio vi siano Sette Spiriti o Sette Angeli, e che i Sette Spiriti siano proprio i Sette Angeli, ovvero ancora  che esistano Sette Angeli - Fiaccole accese in imperitura lode e benedizione dell'eterno
  5. Con riferimento poi alle singole figure di Michele, Gabriele e Raffaele e Uriele: 
  6. non approva, né conferma che Michele, Gabriele e Raffaele siano Angeli Serafini,  essendo ritenuti semplicemente "Arcangeli" afferenti al penultimo Coro Angelico delle 9 Gerarchie di pseudo - Dionigi,  cioè collocati o collocabili, addirittura nella ultima Gerarchia detta: "Ipofania", cioè "bassa manifestazione" e che facciano parte di un gruppo liturgico-devozionale di Sette Arcangeli. elimina Uriele apertamente dal consesso dei Santi, tuttavia
  7. a seguito di nostre specifiche indagini documentali, liturgiche, scritturistiche e mistico profetiche, si è appreso che diversi  suoi rappresentanti - teologi, sacerdoti, e  perfino  santi,  beati e veggenti cattolici, abbiano ammesso espressamente e per questo mantengano il “quarto nome” come afferente alla tradizione orale della Chiesa sullo stesso modello dei genitori di Maria: Anna e Gioacchino mai nominati nella bibbia, o addirittura per via della sua presenza in Esdra IV°. In virtù di tale circostanza la Chiesa Cattolica appare tollerare senza dulia
  8. specifica e senza devozione, seppur in modo non generalizzato, il nome “Uriele”, come riferito ad un  quarto Angelo o Arcangelo dell’ 8° Coro angelico ciò grazie: all'approvazione del nome di Uriele di alcuni Papi (Silvestro e Leone X),  a) b) di diversi Dottori della Chiesa (Ambrogio, Isidoro, Beda, Alberto Magno, Bonaventura, Lorenzo da Brindisi) e  c) di particolari uomini di grandi capacità intellettive (Cornelio di Lepido; Giovanni Gerson; Nicola Serario )  ed  d) e soprattutto al decreto apposto - per questo medesimo motivo -  alla Bibbia Sisto-Clementina:  «Oratio Manassae, necnon libri duo, qui sub libri Tertii et Quarti Esdrae nomine circumferuntur, hoc in loco, extra scilicet seriem Canonicorum Librorum, quos sancta Tridentina Synodus suscepit, et pro Canonicis suscipiendos decrevit, sepositi sunt, ne prorsus interirent, quippe qui a nonnullis sanctis Patribus interdum citantur, et in aliquibus Bibliis Latinis tam manuscriptis quam impressis reperiuntur», ovvero : «La Preghiera di Manasse, così come i due libri conosciuti sotto il nome di Terzo e Quarto di Esdra, sono relegati in questo luogo, cioè, al di fuori della serie dei libri canonici che il Santo Sinodo Tridentino ha ammesso, e ha stabilito che siano da tenersi per canonici affinché non vadano assolutamente perduti, dal momento che sono stati diverse volte citati da moltissimi Santi Padri e si ritrovano in qualche Bibbia latina sia all’interno di manoscritti che di testi stampati».
  9. La situazione fu ben inquadrata dal celebre inquisitore p. Tommaso Gastaldi, nel suo “De Potestate Angelica”, al Tomo I, al capitolo “se altri Angeli abbiano nomi propri e quali ?”, a pag. 593, dell’Edizione Romana del 1650, dove candidamente afferma che:  «... Si conferma in secondo luogo, che Santo Ambrogio, Isidoro, Bonaventura ed Alberto, nonché la Messa degli Etiopi utilizzassero il nome di URIELE, riferendo tale circostanza il Serario come dalla 14^ questione. Si risponde che noi non neghiamo che la repubblica Cristiana possa imporre nuovi nomi d’Angeli particolari dai loro particolari ministeri; diciamo solo che il nome di URIELE non è proibito, ma soltanto non viene recepito universalmente da tutta la Chiesa, dunque non se ne può fare uso in preghiere pubbliche…Dunque il Concilio non ritenne che il nome di URIELE non fosse di un Angelo Santo, ma soltanto disse nel merito che Adalberto poteva esser giudicato di aver invocato con qui nomi dei demoni e non degli Angeli…».

LA CONFUSIONE LITURGICA:

  • Per via di tali ragioni, si conferma che la Chiesa Cattolica appresti un culto di sola Dulia, a 3 o 4 Arcangeli diversi da quelli nominati della Bibbia, poiché confusi e duplicati liturgicamente sul modello non di Spiriti Serafici ma di Angeli dell’8° Coro Angelico ascendente verso l’alto: si tratta di Angeli dunque inferiori inviati da altrettanti Spiriti di maggior classe !!!

QUESTIONI DI DEPOSITO!  RESPINTA LA CONTESTAZIONE SULLA ASSENZA DI URIELE DAL "DEPOSITUM" ECCLESIASTICO CONFUSO CON IL MERO DEPOSITO SCRITTO. 

  • Il catechismo della Chiesa Cattolica, alla sua "parte prima -  la professione della fede - sezione prima: «io credo» - «noi crediamo», al capitolo secondo  - Dio viene incontro all'uomo - ", presenta un art. 2 dal titolo: "La Trasmissione della Rivelazione Divina" , molto interessante ai fini della nostra indagine, soprattutto dai punti 75 e ss  recitando espressamente che la trasmissione del Vangelo, secondo il comando del Signore, è stata fatta in due modi: Oralmente dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, negli esempi e nelle istituzioni trasmisero ciò che o avevano ricevuto dalla bocca, dalla vita in comune e dalle opere di Cristo, o avevano imparato per suggerimento dello Spirito Santo e  per iscritto da quegli Apostoli e uomini della loro cerchia, i quali, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, misero in iscritto l'annunzio della salvezza .
  • Per tali ragioni, vi è una PREDICAZIONE ORALE CHE È POSTA SULLO STESSO PIANO DEL DEPOSITO O LASCITO SCRITTO, e ciò prende il nome di TRADIZIONE, la quale costituisce il secondo canale di riconoscimento delle verità ecclesiastiche.
  • A confermare la  duplicità del canale di canonizzazione dei Santi della cattolicità, la circostanza che due Santi di grande rilievo SAN GIOACCHINO e SANT’ANNA, - i genitori di Maria - mai nominati nei testi biblici canonici E DUNQUE NON PRESENTI NEL TESTO SACRO, ma soltanto nella tradizione apocrifa (Protovangelo di Giacomo e Vangelo dello pseudo-Matteo), sono stati lo stesso canonizzati.   
  • Su di loro, la tradizione orale e/o pseudoepigrafa, ha assunto un habitus di  «lascito scritto»  tale da rendere le loro figure canoniche, pur traendole dalla pseudoepigrafia.Uguale soluzione si adoperò per le verità relative ai Dogmi mariani e ai Regni ultraterreni, che grazie alla Tradizione Millenaria della Chiesa trovarono ingresso nel canone della Rivelazione.
  • Tale stato di cose sconfessa quanto prescritto dal direttorio, appalesando la confusione che sussiste anche con riferimento alle fonti ecclesiastiche, in che cosa realmente consista il Deposito della Fede.
  • Sconfessa l'esclusione di Uriele, sulla base di una sua presunta assenza dal Deposito Scritto.   

SECONDO IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, il "DEPOSITO" E' BIPARTITO O ADDIRITTURA TRIPARTITO CONSIDERANDO OLTRE AL LASCITO SCRITTO ED ORALE, ANCHE L'ESEGESI DEL MAGISTERO CHE FORMA NUOVI CONCETTI, ciò perchè:

  • 76 La trasmissione del Vangelo, secondo il comando del Signore, è stata fatta in due modi — Oralmente, « dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, negli esempi e nelle istituzioni trasmisero ciò che o avevano ricevuto dalla bocca, dalla vita in comune e dalle opere di Cristo, o avevano imparato per suggerimento dello Spirito Santo »; — Per iscritto, « da quegli Apostoli e uomini della loro cerchia, i quali, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, misero in iscritto l'annunzio della salvezza »
  • 77 « Affinché il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, gli Apostoli lasciarono come successori i Vescovi, ad essi "affidando il loro proprio compito di magistero" ».Infatti, « la predicazione apostolica, che è espressa in modo speciale nei libri ispirati, doveva essere conservata con successione continua fino alla fine dei tempi ».
  • 78 Questa trasmissione viva, compiuta nello Spirito Santo, è chiamata Tradizione, in quanto è distinta dalla Sacra Scrittura, sebbene sia ad essa strettamente legata. Per suo tramite « la Chiesa, nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua e trasmette a tutte le generazioni, tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede ». « Le asserzioni dei santi Padri attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che crede e che prega ».
  • 79 In tal modo la comunicazione, che il Padre ha fatto di sé mediante il suo Verbo nello Spirito Santo, rimane presente e operante nella Chiesa: « Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la Sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce del Vangelo risuona nella Chiesa, e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti a tutta intera la verità e fa risiedere in essi abbondantemente la parola di Cristo ».
  • 80 « La sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono tra loro strettamente congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine ». L'una e l'altra rendono presente e fecondo nella Chiesa il mistero di Cristo, il quale ha promesso di rimanere con i suoi « tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,20).
  • 81 « La Sacra Scrittura è la parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito divino »« La sacra Tradizione poi trasmette integralmente la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli Apostoli, ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano ».
  • 82 Accade così che la Chiesa, alla quale è affidata la trasmissione e l'interpretazione della Rivelazione, « attinga la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura. Perciò l'una e l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di rispetto ».
  • 91 Tutti i fedeli partecipano della comprensione e della trasmissione della verità rivelata. Hanno ricevuto l'unzione dello Spirito Santo che insegna loro ogni cosa 105 e li guida « alla verità tutta intera » (Gv 16,13).
  • 94 Grazie all'assistenza dello Spirito Santo, l'intelligenza tanto delle realtà quanto delle parole del deposito della fede può progredire nella vita della Chiesa: — « con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le meditano in cuor loro »; 108 in particolare « la ricerca teologica [...] prosegue nella conoscenza profonda della verità rivelata »; — « con la profonda intelligenza che [i credenti] provano delle cose spirituali »; 110 « divina eloquia cum legente crescunt – le parole divine crescono insieme con chi le legge »; — « con la predicazione di coloro i quali, con la successione episcopale, hanno ricevuto un carisma certo di verità ». 
  • 95 « È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che non possono indipendentemente sussistere e che tutti insieme, ciascuno secondo il proprio modo, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime ». 

PERCHE' SVOLGIAMO QUESTE INDAGINI ?

SECONDO IL CODICE DI DIRITTO CANONICO C'E'  LIBERTA' DI RIUNIONE ED INVESTIGAZIONE ?

  •  Can. 210 - Tutti i fedeli, secondo la propria condizione, devono dedicare le proprie energie al fine di condurre una vita santa e di promuovere la crescita della Chiesa e la sua continua santificazione.
  •  Can. 212 - §1. I fedeli, consapevoli della propria responsabilità, sono tenuti ad osservare con cristiana obbedienza ciò che i sacri Pastori, in quanto rappresentano Cristo, dichiarano come maestri della fede o dispongono come capi della Chiesa.  §2. I fedeli sono liberi di manifestare ai Pastori della Chiesa le proprie necessità, soprattutto spirituali, e i propri desideri. §3. In modo proporzionato alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa; e di renderlo noto agli altri fedeli, salva restando l'integrità della fede e dei costumi e il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la dignità delle persone.
  • Can. 214 - I fedeli hanno il diritto di rendere culto a Dio secondo le disposizioni del proprio rito approvato dai legittimi Pastori della Chiesa e di seguire un proprio metodo di vita spirituale, che sia però conforme alla dottrina della Chiesa.
  • Can. 215 - I fedeli sono liberi di fondare e di dirigere liberamente associazioni che si propongano un fine di carità o di pietà, oppure associazioni che si propongano l'incremento della vocazione cristiana nel mondo; sono anche liberi di tenere riunioni per il raggiungimento comune di tali finalità.
  • Can. 216 - Tutti i fedeli, in quanto partecipano alla missione della Chiesa, hanno il diritto di promuovere o di sostenere l'attività apostolica anche con proprie iniziative, secondo lo stato e la condizione di ciascuno ; tuttavia nessuna iniziativa rivendichi per se stessa il nome di cattolica, senza il consenso dell'autorità ecclesiastica competente.
  • Can. 218 - Coloro che si dedicano alle scienze sacre godono della giusta libertà di investigare e di manifestare con prudenza il loro pensiero su ciò di cui sono esperti, conservando il dovuto ossequio nei confronti del magistero della Chiesa.