PEDRO MARIA HEREDIA DEL RIO (1775 – 1852)

PEDRO MARIA HEREDIA (1775 – 1852)

di Carmine Alvino e Javier Sorribes y Gracia


(immagine tratta dal componimento "Cio ch'e un bastimento spagnuolo" di Remigio Rodriguez Del Alamo, edito da Pedro Maria Heredia del Rio nel 1842)

LA BIOGRAFIA DI MARIA HEREDIA GRAZIE AL LONTANO PRONIPOTE. DOTT. JAVIER SORRIBES Y GRACIA

Nel sec XIX° – cosa più unica che rara nella storia dei processi di canonizzazione - si è assistito incredibilmente a diverse cause postulatorie per restaurare il Culto dei Sette Angeli. 

Protagonista indiscusso di questa straordinaria iniziativa fu il teologo spagnolo PEDRO MARIA HEREDIA DEL RIO . 

Si tratta di un erudito, politico, poeta e scrittore spagnolo che mosso da incredibile fervore salvò il culto degli Arcangeli. 

Recentemente, il dott.  Javier Sorribes y Gracia, pronipote di Pedro Maria Heredia ci ha contattato onorandoci della sua amicizia concedendoci gentilmente di pubblicare, una biografia approfondita del suo Avo , che noi mettiamo a conoscenza dei nostri amatissimi lettori.

Altre notizie si trovano in 

NASCITA

Pedro Heredia del Río, nacque il 15 settembre 1775.

E' stato sottotenente il 20/07/1793, diplomato tenente di fanteria con stipendio, per la distinta difesa di Irati il ​​29/05/1794, tenente il 31/3/1795 , Capitano il 14/07/1795.

 Si ritirò con giurisdizione senza stipendio, il 28/03/1800.

Tornò a servire nella campagna andalusa contro il generale Buonaparte Dupont nel 1808, con i suoi fratelli D. Segundo come cappellano e D. Tomás come avventuriero, e sotto il governo della nazione fu aggiunto dalla reggenza di questo al Stato Maggiore di Cadice nella classe di Capitano di Fanteria nell'aprile 1810 ( i suoi nemici avevano preso parte dei suoi possedimenti  fino a quando non lasciarono la Spagna libera, e una volta che il Re fu riportato al suo trono, si ritirò di nuovo con licenza assoluta dall'esercito, indossando l'uniforme e riottenendo il privilegio).

Pedro Heredia del Río era conosciuto a Cabra come il "Capitano delle commedie" proprio per il suo rifiuto di tutti i tipi di spettacoli teatrali ai suoi tempi. Viveva a Cabra lungo la strada Priego e a Córdoba, in via Heredia, che prende il nome in onore dei suoi antenati.

Pedro aveva una reputazione di uomo profondamente religioso, scrisse numerosi libri e pubblicò anche altri autori, ma lo fece sempre a proprie spese e non vendeva i libri, li regalava ai suoi amici. 

Contrasta la sua carriera militare con la sua vita devota e studente di religione.

Due zii dei suoi genitori servono come un punto di possibili influenze familiari: D. Francisco Manuel de Heredia Cabrera y Medrano (1710-1776), zio di suo padre, era il colonnello, guardia in corpo con Felipe V e capitano dei draghi della regina a alla fine della sua vita fu il gesuita padre Manuel, missionario nelle Indie; Dà.

Teresa Jacinta de S. Joseph, zia di sua madre, era Madre Teresa Jacinta de S. Joseph, una carmelitana scalza professa nel 1705 nel convento di Santa Ana e San José a Madrid, situato dal 1616 al 1810 nell'attuale Plaza de Santa Ana de Madrid, essendo in quell'anno 1810 saccheggiata e demolita dalle truppe di Bonaparte.

Nel 1815 Pedro Heredia trovò la lettera "Il soldato cattolico nella guerra religiosa" che padre Diego José de Cadiz aveva scritto a suo nipote Antonio Ximenez y Caamaño nel 1794, ( padre Diego José de Cadiz morì nel 1801).

Pedro Heredia del Río scrisse al re Fernando VII, proponendo che questa lettera fosse distribuita al corpo dell'esercito e della marina e ai cappellani e collegi militari.

Il Re vide con particolare soddisfazione la richiesta del Capitano addetto allo Stato Maggiore, e di conseguenza decise di ringraziarlo e di tenerlo presente d'ora in poi, era il 19 giugno 1815.  

Pedro Heredia del Rio ha contribuito , a sue spese, alla stampa  di  una parte delle copie e il 19 dicembre 1815 il re ordinò che fossero distribuite all'esercito.

Nel 1824 Pedro Heredia  scrisse al re offrendo le sue dimissioni agli stipendi che gli corrispondevano come addetto allo Stato maggiore di Cadice.

C'è una devozione speciale per gli angeli ad Aguilar de la Frontera, per la quale Pedro Heredia aveva scritto nel 1823 una raccolta di varie memorie e preghiere in onore dei santi angeli, e in particolare dei loro sette principi, per eccitare la loro devozione. Secondo il suo pensiero  ogni regno ha il suo angelo tutelare.

Pedro Heredia scrive di nuovo al re nel 1824 e gli chiede di emanare una bolla papale per stabilire la preghiera all'angelo custode, come avviene in altri regni, e per stabilire un parte all'Angelo Custode in ringraziamento per i benefici ricevuti, e per implorare la sua assistenza in tutte le necessità del Regno, e si offre di sopportare a sue spese le spese che la spedizione a Roma provocherà. 

Il re accetta volentieri e Pedro Heredia del Río fa un pellegrinaggio a Roma nell'estate del 1825 insieme a suo fratello Segundo. "Sono arrivati ​​a Roma il 16 ottobre, ottenendo il Santo Giubileo, e poco dopo essere arrivato a Roma era già molto conosciuto per la sua straordinaria pietà, per la sua virtù esemplare e per la sua conoscenza.

GIUNGE A ROMA NEL 1825 - IMPLORA IL RICONOSCIMENTO DELLA VIRGEN DE LA SIERRA E  DIVIENE AMICO DEL CARD. ZURLA E GLI VIENE CONSEGNATO IL CORPO DI SAN FELICIANO MARTIRE

Nell'anno 1825, Don Pedro M.ª de Heredia, già con il grado di capitano e accompagnato da suo fratello Don Segundo, marciarono in pellegrinaggio a Roma per partecipare il Santo Giubileo: lì potè dare esempi pubblici della sua straordinaria pietà, della sua virtù esemplare e della sua conoscenza religiosa. 

Uno dei suoi obiettivi era anche di implorare davanti alla Santa Sede la dichiarazione di un miracolo della Vergine della Sierra.

Egli ricostruì questo miracolo, secondo cui, la Vergine aveva miracolato un tale  di nome Juan Granados, di 30 anni, cui la Madre CEleste aveva ridato la vista dopo 30 anni di cecità. 

Era stato avviato un fascicolo nel vescovato di Cordova, ma la causa non stava avanzando, quindi Don Pedro decise di andare a Roma e insistere lì.

Pur non ottenendo l'uspicato riconoscimento, ebbe il merito di diffondere la fama del miracolo in tutto il Vaticano, così da apparire persona virtuosa e venerabile, nonchè degna di considerazione.

A causa del suo buon nome il 10 ottobre 1827, per decisione di papa Leone XII, gli fu donata una reliquia di San Feliciano, un vetro macchiato del suo sangue, estratto dalle catacombe dove fu sepolto il martire romano, dai tempi di Diocleziano.  Fu proprio il   Cardinale D. Plácido Zurla, dell'Ordine di San Benedetto, Vicario generale di Papa Leone XII e giudice ordinario della sua curia romana e del suo distretto, - FUTURO PROTAGONISTA DELLE CAUSE a  consegnarli, su richiesta di Sua Santità, il corpo di San Feliciano Mártire, e  il sacro  vetro macchiato del suo sangue, estratto dalle catacombe dove fu sepolto.

Ottenuti i permessi, D.Pedro commissionò che la reliquia fosse inserita in un'immagine di cera con l'effige del santo martire, e non volendo conservare per sé il sacro corpo di San Feliciano, dopo averlo esposto alla pubblica venerazione in varie chiese del Roma (Capilla de Santa Cita, chiesa di Santa Cruz de Luca), lo inviò in Spagna, per essere consegnato a suo fratello D. Tomás, vicino di Aguilar de la Frontera.

Era sua intenzione che San Feliciano ricevesse il culto in una delle cappelle di cui D. Pedro era patrono a Cabra: quella di Santa Catalina, nella chiesa di Santo Domingo de Guzmán, o in quella del Sagrario della parrocchia di La Asunción e Angeles, dove lui ei suoi fratelli erano stati battezzati. Il Santo Corpo giunse al porto di Malaga l'8 maggio 1845, fu riconosciuto da una commissione di canonici, che trovarono un vetro rotto, ma le reliquie intatte.

Portarono l'urna al convento di Santa Elena, sostituirono il vetro e sigillarono la testa delle viti con quella di quella chiesa cattedrale, certificandolo dal Vicario capitolare. Le reliquie furono esposte lì e il fervore per i miracoli attribuiti era tale che dovettero installare una recinzione, ed era sorvegliata da un checkpoint della Guardia Civile. D. Tomás de Heredia inviò i suoi figli José e Fulgencio con 8 uomini di Aguilar a guidare il Santo. Partirono da Malaga il 12 giugno 1845, arrivando il 24 a casa di Tomás ad Aguilar.

L'immagine di San Feliciano rimase ad Aguilar fino alla morte di D. Tomás de Heredia, avvenuta il 28 marzo 1856. Sua figlia, Sig.ra Petronila, sposata con D. Modesto Sánchez Vida, per stabilire il loro domicilio a Cabra, portarono con sé San Feliciano, restaurarono e dipinsero la Cappella di Santa Catalina nella Chiesa di Santo Domingo de Guzmán, ponendovi l'urna con il corpo di San Feliciano nel 1857 ". La direzione finale è stata effettuata a Cordoba, davanti all'autorità ecclesiastica superiore, il sacerdote e storico D.Fulgencio María de Heredia Cabrera y Vida, nipote di D. Pedro Heredia Del Río, figlio di D. Tomás Heredia Del Río, e fratello di Petronila e José.

MORTE DI PEDRO MARIA HEREDIA A ROMA

D. Pedro morì a Roma nel 1853 (alcuni dicono 1852) .

A questo punto le biuografie spagnole non registrano, il fatto per cui passerà alla storia, per coloro che venerano gli Arcangeli.
Oltre ai documenti rinvenuti dallo scrivente, la vicenda è tratteggiata, con invero troppo fariseismo e una ricostruzione imprecisa dal Cardinale Bartolini; il quale comunque andrà ad identificare PEDRO MARIA HEREDIA DEL RIO, come il PERSONAGGIO PIU' IMPORTANTE NELLA STORIA LITURGICA, DEVOZIONALE DEI SETTE ARCANGELI.

OPERE DI PEDRO MARIA HEREDIA

Il nostro autore, scrisse opere di carattere poetico a sfondo religioso.

  • Fu sicuramente l'autore della presunta "Lettera inviata" a Fray Diego José de Cádiz, datata Ronda il 6 gennaio 1813.
  • Pubblicò una raccolta di numerose memorie e preghiere in onore dei santi angeli, e in particolare dei suoi sette principi (Cordova, 1823, con una Errata sic corrige, Cordova, 1813).
  • Si occupò dell’istituzione in Spagna della festa dell’Angelo custode come risulta da “De bello Hispaniae ab anno 1793 ad annum 1814 ubi humilis poeta suam exiguam”.

Appartengono all’autore pure:

  • De bello Hispaniae ab anno 1793 ad annum 1814 ubi humilis poeta suam exiguam ;   edito nel 1846; Notizia S. Beggae viduae ex Martyrologio Romano - 1841;
  • Collectio Brevium Memoriarum in Honorem Sanctorum Martyrum Decem Mille in Monte Ararath Crucifixorum Et Aliorum  - Roma 1840 ;
  • Defensio domus regii saltus Irati die 17. maii 1794. Edito nel  1831 ;
  • Historia sanctorum martyrum Cordubensium Ruderici: et Salomonis, Argimiri.  ;
  • Colección de varias memorias en honor de la gloriosa Santa Ursula, virgen y mártir y de sus compañeras, las once mil vírgenes y mártires", obra del Capitan retirado Don Pedro María Heredia y Río, publicada en Córdoba en el año 1819.

PEDRO MARIA HEREDIA E I SETTE ANGELI

In onore dei Sette Arcangeli scrisse 2 testi dedicati, ma ne celebrò la memoria indirettamente anche in altre pubblicazioni.

  1. La prima e molto corposa è una disquisizione teologica sul settenario, di rara complessità: Colección varias memorias y oraciones en honor de los Santos Ángeles, y en especial de sus siete príncipes, para excitar á su devoción / por Don Pedro María Heredia y Rio.-- En Córdoba : En la Imprenta de Don Luis de Ramos y coria, 1823
  2. La seconda, con l'acronimo J.M.J. ha come titolo "De septem spiritibus qui in conspectu throni dei sunt", breve componimento pseudo - poetico celebrativo del 1838, in cui il settenario è celebrato senza i nomi, forse per non andare contro il sentimento delle cause.   

PROTAGONISTA DI UNO STRAORDINARIO MOVIMENTO DI POPOLO

Novello Antonio lo Duca, PEDRO MARIA HEREDIA DEL RIO  fu protagonista indiscusso delle cause di restaurazione del culto dei Sette Angeli, soppresso a Palermo, da monsignor Mormile intorno al 1816. 

Avvenuto ciò, sul presupposto che si trattasse di offici concessi non dal Vaticano, ma dai regnanti di Spagna, dal 1826 al 1831, presentò 5 cause innanzi a Leone XII, Pio VIII, e Gregorio XVI,  per cercare di restaurare il culto dei Sette Arcangeli. 

Nel 1800 assistiamo addirittura - CASO PIU' UNICO CHE RARO NELLA CHIESA ROMANA -  alla presentazione alla Santa Sede di ben 6 CAUSE PER L'APPROVAZIONE E LA RESTAURAZIONE DEL CULTO DEI SETTE ARCANGELI, cinque delle quali furono proposte dal nostro teologo.

LA STORIA DI QUESTO STRAORDINARIO AVVENIMENTO CAUSATO DALLA ELIMINAZIONE DEL CULTO DEI SETTE SANTI ARCANGELI PROTETTORI E PATRONI DI PALERMO !

Nel capoluogo siciliano, il culto dei Sette Angeli, rimasto saldo nell’omonimo monastero, con tanto di bolle papali di approvazione e di indulgenze ecc, almeno fino ai primi anni del XIX  venne barbaramente eliminato.

La Messa approvata e concessa dal Cardinal del Monte a Palermo e alla Sicilia, nonchè l'Officio che  il Sacerdote Antonio lo Duca aveva composto a Roma e che parimenti si recitava a Palermo forse sulla scorta pure di altra concessione del suddetto Cardinal Legato, proseguirono ad aver luogo nel Calendario del Clero Palermitano fino all'inizio del XIX secolo, allorquando entrò a reggere quella Chiesa Metropolitana Monsignor Mormile. 

Questi avvedutosi che l'Officio e la Messa dei sette Angeli unitamente ad altri Offici si recitavano dal Clero Palermitano senza alcun Decreto della Sacra Congregazione dei Riti, ma solamente in forza di qualche peculiare concessione fatta in grazia dei Vice Rè, che governavano la Sicilia sotto il dominio dei Monarchi di Spagna - in realtà erano state concesse approvazioni di diversi Papi, come narra Antonio Mongitore -  stabilì di cancellarli dal Calendario Diocesano.

La vicenda è ben rassunta pure da un testimone dell'epoca secondo cui :“ nell’ anno 1816 o 1817  ritrovandomi in Palermo, ed avendo avuto pelle mani una Appendice degli Officii proprii dei Santi Patroni , e Cittadini della anzidetta città e Diocesi , domandai a diversi ecclesiastici eruditi, perché non si recitavano più tali Officii proprii, e codesti mi risposero , che si recitarono dal Clero Regolare, sino all'epoca in cui fu fatto Arcivescovo di Palermo il Monsignor Mormile, il quale avendo esaminato tale appendice degli Officii proprii dei Santi, osservò che si recitavano non per Decreti della Sagra Congregazione dei Riti Sagri , ma per un Privilegio concesso ai Vescovi delle Spagne, che in allora godeva anche la Sicilia, come soggetta al Dominio del Regno delle anzidette Spagne , ma che non essendo più soggetta alle Stesse, ed avendo la Sicilia il suo Sovrano particolare, non poteva più godere di tale Privilegio , …perciò proibì la recita di tali Officii proprii” [testimonianza del padre Giovanni Battista della Vergine Addolorata - procuratore generale degli agostiniani scalzi -  1832]. 

Si venne così a sapere che il lo Duca per mezzo dell'allora Vice-Re' Ettore Pignatelli, Duca di Monteleone aveva ottenuto dal Cardinal Legato del Monte quell'approvazione; e successivamente stando il medesimo a Roma ottenne anche l'approvazione e concessione dell'Officio dei Sette Arcangeli.

Nel 1825 il Cavaliere Spagnuolo  Pietro Maria Heredia del Rio caldissimo propagatore al pari del lo Duca dell'invocazione e culto dei sette Angeli eccitò fortemente il Cardinal Gravina Arcivescovo di Palermo a presentare insieme un'istanza al Sommo Pontefice - LEONE XII -  affinchè per ordine della sacra Congregazione dei Riti si riapprovassero l'Officio e la Messa nella Diocesi Palermitana; e fosse anche estesa tale concessione al Clero Romano, e a quello di tutto l' orbe cattolico.

Il Cardinale Arcivescovo - Gravina, si mostrò favorevole ai desideri del Cavaliere Spagnolo, e si formulò così la prima istanza, a cui sottoscrissero più di cento fra i Cardinali, Vescovi, Vicari Capitolari, Abbati e Superiori Generali di Ordini Religiosi.

Leone XII che sedeva allora sulla Cattedra di S. Pietro rimise la vicenda alla Sacra Congregazione dei Riti, affinchè  decidesse sul merito della domanda.

Esaminato il sommario dei documenti, in data 16 dicembre 1826 la Congregazione si riunì per decidere sulla questione, l'esito del quale fu  "Negative in omnibus". 

Soffrì di mal animo il Cavaliere Heredia della risposta negativa della Sacra Congregazione dei Riti, e preso consiglio da vari illustri personaggi, domandò una nuova udienza, che gli fu accordata.

Pertanto avendo presentato ai Padri Porporati una nuova posizione ricca di prove storiche e di sentenze di Teologi ed avendo in essa risposto a tutte le difficoltà contestategli dal Promotore della Fede e segnatamente a quella del Decreto di S. Zaccaria Papa e del suo Sinodo II Romano, si propose di nuovo la petizione alla Sacra Congregazione dei Riti adunati nel giorno 27 Settembre 1828 la cui rispsta fu ancora più perentoria "In Decisis, et amplius“.

Il Cavaliere Heredia non si diede per vinto dalla parola amplius che nei giudizi presso le Sacre Congregazioni vieta qualunque ulteriore discussione della causa; ma attendendo un tempo più favorevole,  decise di rimanere nel silenzio.

Morto Leone XII, gli successe Pio VIII, al quale porse una terza petizione, corredata questa volta da decine di lettere postularotire provenienti da tutto l'orbe cristiano. La prematura morte di Pio VIII non consentì alcuna ulteriore decisione in merito.

A Pio VIII successe Gregorio XVI. Nello stesso giorno della intronizzazione Pedro Maria Heredia lo pregò di accordargli una quarta proposizione della Causa dei sette Angeli innanzi al supremo Consesso dei Riti.

In seguito,  avendogli presentato una nuova istanza con l'elenco di tutti i personaggi illustri che ad essa accedevano; il Sommo Pontefice in data  13 Giugno 1831 la remise semplicemente alla Sacra Congregazione dei Riti. Fece quindi distribuire una quarta posizione con altre delucidazioni alle opposte difficoltà; ma la Sacra Congregazione nell'adunanza ordinaria del 12 Novembre dello stesso anno, tenendo fermi gli effetti della clausola amplius, neppure volle discutere quella causa rescrivendo: "Standum decisioni 16 Decembris 1826“.

Allora nel giorno  28 dello stesso mese di Novembre,  l'Heredia per mezzo del Cardinale Giacomo Giustiniani, Segretario dei Memoriali ottenne dal Papa un rescritto di poter rimettere in corso la causa per la quinta  volta.

Per capire meglio la questione dobbiamo allora focalizzarci su questo atto formale: il rescritto [ dal latino rescriptum, pp. neutro di rescribĕre, scrivere in risposta]. Nell'antica Roma, in epoca imperiale, atto con il quale l'imperatore esprimeva un parere su punti controversi di diritto prospettatigli dai privati o dai giudici.  Nel diritto canonico il rescritto è un atto dell'autorità ecclesiastica, munita di giurisdizione, che, su istanza del richiedente, concede una grazia o risolve una controversia. Particolare importanza assumono i rescritti pontifici detti decretali. Secondo alcuni studiosi i rescritti hanno natura di leggi, poiché possono essere anche contrari al diritto vigente. Secondo altri avrebbero natura di atti amministrativi essendo rivolti a un singolo caso o a una singola persona. La validità del rescritto è subordinata alla veridicità dei fatti esposti; ne deriva che i vizi del rescritto sono la surrezione (reticenza nell'istanza) e la orrezione (esposizione di falso nella medesima).

Non piacque però quel rescritto al Cardinal Pedicini, Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti e ai Prelati officiali di essa, non avendo, secondo il suo parere, espressamente derogato agli effetti della clausola amplius

Cionondimeno poichè  il Sommo Pontefice Gregorio XVI espresse l'intenzione di favorire il Cavaliere Heredia nel fare quella concessione all'udienza del 18 Gennaio dell'anno successivo 1832, la quinta causa fu nuovamente ammessa e in virtù di questo rescritto pontificio fu presentata per la quinta volta al giudizio della Sacra Congregazione dei Riti nel giorno 7 Aprile 1832.

Siccome nelle varie discussioni si era agitata la questione sulla validità del culto dei sette Angeli, ed il Sommo Pontefice aveva accordata la quinta udienza solamente a riguardo dei molti ed illustri personaggi che avevano firmato la petizione, così fu variato il titolo di essa: " Restaurationis cultus, et adprobationis Officii et Missae in honorem septem Sanctorum Angelorum. Instantibus Centumviginti octo Viris in Ecclesiastica Dignitate constitutis; et ad relationem E". et R". D. Card. Odescalchi") Ponentis rescriptum fuit , In Decisis, et in omnibus ad formam mentis Sanctitatis suae panditae in Rescripto diei 18 Januarii 1832“. 

Ma quel rescritto pontificio disponeva che dopo quest'ultimo perentorio giudizio della S. Congregazione dei Riti si dovesse questa causa sul culto dei sette Angeli seppellire in un perpetuo silenzio: dunque il decreto di Zaccaria fu inviolabilmente osservato. 

Tutto sembrava così perduto, ma a ripriere i giochi, ci pensò il Re Ferdinando delle Due Sicilie, il quale, grazie al Cardinale Patrizi, intorno al 1858, propose una nuova istanza innanzi a Sua Santità Pio IX. Questa sesta proposizione, è stata da noi individuata all'interno della Bibliteca Pontificia Antonianum, dove giaceva silente. Il motivo di questa sesta proposizione fu probabilmente la notizia che Sua Santità ebbe della proficua protezione dei Sette Arcangeli, elargita alla Sua Persona , all'indomani della fuga precipitosa da Roma, verso Gaeta, laddove fu accolto dal Re Ferdinando. In quell'occasione, il Pontefice, in contatto epistolare con la veggente Maria Domenica Barbagli, fu informato che i Sette Arcangeli avevano miracolosamente scortato Sua Santità durante quel pericoloso viaggio, e per tale motivo, il Bonito realizzò in commemorazione di tale evente, un quadro dedicato ai Sette Principi angelici che pare essere quello ancora presente nella Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta.

La causa fu dunque ripresentata all'attenzione del Santo Pontefice Pio IX istante il medesimo Re Ferdinando II a nome dell'intero suo Popolo, nel 1858 con un titolo parzialmente diverso - Adprobationis Officii et Missae in honorem Septem Archangelorum ante Dominum et Agnum adstantium -. 

Risulta evidente il tentativo di superare le "praecedentes propositiones", attraverso una richiesta di approvazione del gruppo dei Sette Arcangeli e degli offici loro dedicati senza i nomi controversi che avevano generato perplessità. A tal fine il Cardinale Patrizi invocò le clausole di approvazione degli offici liturgici statuiti da Benedetto IV, in base alle quali, una liturgia può essere concessa se viene recitata da oltre cento anni, e la sua origine perveniene da tempi immemorabili. 

L'esito della stringata istanza non è ancora nota, ma stiamo svolgendo le indagini del caso.


ELENCO  DELLE 6 PROPOSIZIONI  E  LORO  CONTENUTO 


1826 - La Prima Causa postulatoria innanzi a Leone XII

Esito: pronuncia negativa, eccezion fatta per Pedro Maria Heredia del Rio cui si concesse di officiare la messa dei Sette Angeli in modo privato -

La Causa fu presentata,  nel 1826 innanzi a Papa Leone XII, con relatore il cardinale Zurla e istanti: l’arcivescovo di Palermo Gravina e il dotto spagnolo Pedro Maria Heredia del Rio.

Conteneva al suo interno una prima esposizione delle vicende storico devozionali che portarono alla instaurazione del culto degli Arcangeli da Palermo a Roma, per opera del pio sacerdote, Antonio Lo Duca. La difesa dei postulanti viene affidata alle deduzioni di Cornelio a Lapide  per confutare l’operato nefasto dei controdeduttori, tra i quali il Cardinale Albizzi.

Il Sommario Addizionale alla causa contiene questi allegati

n. 1° : Una epistola dell’Arcivescovo di Palermo { Mio Padrone:  nel momento in cui ricevei la sua pregevolissima del 12 prossimo passato Novembre diedi quelle disposizioni convenienti per soddisfare a V. su quanto desidera sapere intorno al culto delli Sette Angeli, ed in risultato le mando unito alla presente un libro nel quale si descrive l’istoria di detto Monastero colla descrizione degli Angeli, e tutto altro che V. brama sapere; di più le diriggo  l’ufficio che soleva dirsi, ma che al presente più non si recita, per mancanza dell’approvazione apostolica, per la quale V. può impegnarsi di ottenere: Queste sono tutte le notizie che ho potuto trovare, e credo che altre non possano trovarsi in quest’isola. Intanto  rassegnandomi etc B.L.M. =  suo affezionatissimo, sicuro servitore = P. Card. Gravina”}.

n. 2° : Excerptaa P. Cornelio a Lapide in cap. I Apoc.exceptis adnotationibus factis ab autore Dissertationis traditae Emo Relatori

n. 3°: L’officio che si sarebbe dovuto approvare e cioè:  {Dominica Secunda post Pascha, in festo SS. mi Septem Angelorum nostrae Ecllesieae Titularium, et Urbis Panormi Patronorum; Duplex Prime classis cum Octava}

N. 4° un sommario con gli eventi di Antonio Lo Duca


1828 - la Seconda Causa apostolica innanzi a Leone XII

  • Esito: pronuncia negativa con clausola amplius

  • Riassumiamo la vicenda attraverso le parole del padre Pedro Maria Heredia: BEATISSIMO PADRE {...Il patrocinatore della Causa dei Sette Angeli abbenchè nella Congregazione Ordinaria dei Sagri Riti tenuta li 16. Decembre dello scorso anno abbia avuto una negativa , purè avendo trovato nuovi documenti per unirli al già distribuito sommario , supplica per la facoltà di riproporre alla S, C. la stessa Causa , e si lusinga di ottenere tale permesso sì perchè non fu apposto nella contraria risoluzione V ampiixis , e si perchè non è passata in cosa giudicata …}

  • Questa tra tutte le cause apostoliche era sicuramente la più significativa, perché conteneva una elencazione esauriente di tutte le prove a favore della legittimità dei nomi dei Sette Arcangeli, scoperti nella “Tabula” di Palermo: SS. Michele,  Gabriele , Raffaele, Uriele, Sealtiele, Geudiele, Barachiele.  Riportava inoltre: le due Visioni mistiche avute dal Lo Duca per la costruzione della Chiesa di Santa Maria degli Angeli, la parte centrale del 5° rapto (estasi) della Apocalypsis Nova, una censura molto importante allegata all’opera di Andrea Serrano, la testimonianza dei codici napoletani, veneziani, ebraici con i nomi, le orazioni e la messa, ed infine la clamorosa apparizione dell’arcangelo Geudiele a Madrid presso il monastero delle Signore Reali Scalze. Il corpo centrale della causa era tutto incentrato sulla meritevolezza del culto dei Sette Arcangeli, sull’efficace protezione delle spedizioni missionarie in Asia e nelle Indie Orientali e sulla confutazione delle tesi dell’Albizzi.

  • Riportiamo  in sintesi le 18 prove di legittimità del culto, ciascuna di esse efficacemente documentata:

  1. Testimonianza dalla Biblioteca Vaticana.
  2. Testimonianza estratta dalla Biblioteca Angelica con orazioni dei Sette Angeli in un certo pio libretto impresso a Roma nel 1595.
  3. Testimonianza delle orazioni dei medesimi Sette Angeli in un sermone italiano del 1606 per Niccolò Aurifico de Bonfigli, Teologo Carmelitano.
  4. Testimonianza dalla Biblioteca Angelica. Sul culto dei Sette Angeli alle Terme di Antonio lo Duca, sulla fondazione di Santa Maria degli Angeli.
  5. Relazione dello stesso culto promosso da Antonio lo Duca alle terme, di Pietro Bombelli , le cui opereRelatio eiusdem cultus ab Antonio Duca in Thermis statuti, ex Petro Bombelli.
  6. Testimonianza della Biblioteca Vaticana, del Padre Annibale Cartusiano, Benedetto Tromby sulla seconda visione di Antonio lo Duca…
  7. Fondazione della Chiesa di S. Maria degli Angeli nelle Terme diOttavio Pancirolo edito a Roma nel 1600
  8. Sulla stessa fondazione, altra edizione tratta dalla Biblioteca Vatcina del 1625
  9. Testimonianza dal Codice nella Biblioteca Vaticana esistente nei libri di Francesco de la Pena, decano spagnolo della Sacra Rota.
  10. Altra testimonianza in un codice della Biblioteca Vaticana.
  11. Altra testimonianza dallo stesso codice, che sembra contenere un frammento della supplca di Antonio Lo duca al Sommo Pontefice..
  12. Quinto Rapto del Beato Amodeo da Sylva presso Pietro de Alva nella Biblioteca Virginale, edizione di Madrid 1649, pag. 686
  13. Della novena a San Raffaele scritta dal Servo di Dio Didaco de Celada, Missionario Apostolico.. dove si parla dei Sette Angeli e di altri Ministeri
  14. Del P. Francisco Garcia, celebre scrittore della Società di Gesù, in una sua operadove commissiona la devozione sui nomi dei Sette Angeli.
  15. Di un certo pio opuscolo in devozione dei Sette Angeli con i loro nomi e offici, con la licenza dell’illustrissimo Vescovo dopo l’approvazione del Rettore del Collegio Gaditano, S.J. Gadibus edito nell’anno 1756
  16. P. Andrea Serrano , della compagnia di Gesù, Procuratore e Missionario nelle Province delle Indie, nelle sue Opera sui Sette Angeli.
  17. Culto del Sesto Angelo dei nostri Sette nel Regio Monastero delle Scalze di Madrid, del cui medesimo S. Pio V concesse la Messa e l’Officio.
  18. Rescritto a favore della Messa dei Sette Angeli, di propria mano di Sua Santità ad istanza del Postulatore , in data 15 agosto 1827

1830 - La terza Causa innanzi a Pio VIII o più esattamente le Epistole Postularorie di Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e Generali dell’Ordine per rispristinare il culto dei Sette Angeli ,  1830 innanzi a Pio VIII.

Ecco l’elenco di tutte le postulatorie presentate nel 1830 innanzi a Pio VIII: 1) Filippo Filonardi Arcivescovo di Ferrara. 2) Placido Tudini Arcivescovo di Biella. 3) Massimo Mazlun Arcivescovo di Mira. 4) Gregorio Baghinanti Arcivescovo di Teodosiopo in Armenia. 5) Basilio Tomaggian Arcivescovo di Dyrrichium in Macedonia. 6) Giacomo, Vescovo di S. Severino (oggi diocesi di Camerino - S. Severino – Marche). 7) Stanislao Lucchesi Vescovo di Foligno. 8) Francesco Saverio Domeniconi Vescovo Aletrino. 9) Domenico Moreno Vescovo di Cadice in Spagna. 10) Matteo Franco de’ Pii Operatori Vescovo di Catanzaro. 11) Stefano Vescovo di Orope. 12) Pietro Ignazio Marolda Vescovo di Marsico e Potenza. 13) Michele Vescovo di Oria. 14) Fortunato Maria Vescovo di Civita Castellana. 15) Antonio Baldini Vescovo di Neocesarea e Canonico dell’Arci basilica lateranense. 16) Bartolomeo Vorrone Vescovo di Sessa Aurunca. 17) E. Cardinale Giuseppe Marrozzo Vescovo di Novara. 18) Gaspare Bernardi Vescovo di Viterbo. 19) Francesco Maria Vescovo di Massa. 20) Rainerio Vescovo di Pisa. 21) Gaetano Bonanni Vescovo di Norcia. 22) Giovanni Arcivescovo di Efeso. 23) Albertino Vescovo di Nicosia. 24) Gregorio Vescovo di Agathopoli. 25) Michele Vescovo di Cuneo. 26) S.R.E. Cardinale Cesare Brancadoro e Arcivescovo Firman. 27) Salvatore Lettieri Vescovo Neritonense nel Regno di Napoli. 28) Giuseppe Maria Pellicano Vescovo di Gerace nel regno di Napoli. 29) Ignazio Giovanni Cadolini, Vescovo di Cervia. 30) Michele Palmieri Vescovo di Monopoli nel regno di Napoli. 31) Francesco Maria Ciprianio Vescovo di Veroli. 32) Paolo Vescovo Illerdense in Spagna . 33) Costantino Vescovo di Filippo. 34) Gelasio Vescovo di Cariati nel regno di Napoli. 35) Eustachio Arcivescovo di Siponto. 36) Giuseppe Adeodati Vescovo Apuano in Etruria. 37) Sabastiano Vescovo di Arezzo in Etruria. 38) Giovanni Vescovo di Tiferno. 39) Pietro Antonio Vescovo di Segni. 40) Vescovo di Sutri. 41) Andrea Vescovo di Lucera. 42) Giuseppe Lastaria  Vicario Capitolare della sede Vacante dell’Arcidiocesi di Amalfi nel Regno di Napoli. 43) Vincenzo Maria Armentano vEscovo di Mileto. 44) S.R.L. Cardinale Jacopo Giustiniani Vescovo di Imola. 45) Maran Vicario Generale della Diocesi Rutinense in Gallia. 46) Domenico vescovo di Catania. 47) Nicolai Vescovo di Patti in Sicilia. 48) Pietro Tasca Vescovo di Cefalù in Sicilia. 49) Francesco Maria Vescovo di Oppido nel regno di Napoli. 50) Aloisio Maria Vescovo di Montalto. 51) Carlo Maria Cernelli, Arcivescovo di Chieti nel Regno di Napoli. (-) ancora un’altra postulatoria di Andrea Portanova Vescovo di Lucera. 52) Cardinale Belisario Cristaldo in Roma. 53) Filippo Speranza Vescovo Caputaquense nel Regno di Napoli. 54) Emanuele Maria Arcivescovo e Vescovo di Sant’Agata dei Goti e Accerra nel Regno di Napoli. 55) Giuseppe Vescovo di Marsi . 56) Giuseppe Marcellino Vescovo di Lublino nel Regno di Polonia. 57) Gabriele Arcivescovo di Sorrento nel Regno di Napoli. 58) Stefano Csech Vescovo Cassioviense in Ungheria. 59) Pietro Antonio Arcivescovo di Corinto. 60) Scherubino Scalo  Vescovo Portoghese. 61) Seconda Postulazione di Matteo Franco, Vescovo di Catania. 61) Nicola Arcivescovo di Camerino. 62) Giovanni Vescovo di Segovia. 63) Federico Cao Vescovo di Zama e Vicario Apostolico nel Regno di Ava & Pegù nelle Indie Orientali. 64) Aloisio Maria Cardelli Arcivescovo di Smirne. 65) Aristaceo Arcivescovo Cesarense. 66) Isaia Vescovo  di Bobbio e Piacenza. 67) Giuseppe Saviero Poli, Vescovo Tursi. 68) Giuseppe Maria Amorelli Vescovo di Siracusa in Sicilia. 69) Giovanni Francesco Cappelletti, Vescovo di Ascoli nello Stato Pontificio. 70) Giovanni De Simone, Vescovo di Conversano nel Regno di Napoli. 71) Vincenzo Maria Maniero Vescovo di Bari (Rubense) e Bitonto.  72) Nicola Caputo Vescovo di Lecce nel Regno di Napoli 73) Vescovo di Lodi. 74) Giovanni Battista Vicario Generale del Capitolare della Diocesi di Terni nel Regno Austriaco. 75) E.R. Cardinale Pietro Gravina, Arcivescovo di Palermo

Postulazioni Private n. 1  Vincenzo Maria d’Addiego e Giuseppe Colasanti - Generale e Procuratore Generale della Religione delle Scuole Pie; n. 2 Gioacchino Ventura Generale dell’Ordine di S. Gaetano; n.3 Onorio di S: Teresa Generale dell’Ordine dei Fratelli Scalzi della beatissima Vergine  Maria del Monte Carmelo; n. 5 Giuseppe Maria Mautone Procuratore Generale della Congregazione del Santissimo Redentore; n. 6 Bernardino Maria Marsicano Vicario Generale dell’Ordine di S: Francesco di Paola; n. 7 Generali dei Chierici Regolari; n. 8 Aloisio Vassia, Vicario Generale della Congregazione dei Chierici secolari della Dottrina Cristiana - Pietro Maria Heredia del Rio

Esito: causa riaperta ma subito sospesa per la morte del Papa

Le cronache parlano di questo documento come di una addenda, ma noi per motivi di semplificazione abbiamo preferito attribuire al suddetto il crisma di “causa” perché in effetti nella medesima, almeno nella parte iniziale sono riprodotte le richieste già formulate nelle due precedenti istanze. Dopo la negazione con clausola “amplius”, che cioè comportava la irricevibilità di successive istanze, Pedro Maria Heredia del Rio ricorse nuovamente al Sommo Pontefice, Pio VIII, dato che non si era formata cosa giudicata, affinchè annullasse tale decreto, che a quanto pare fu avversato  soltanto da un teologo: Albizzi.

Il Sommo Pontefice si era degnato infatti di promettere tale grazia di rivisitare il termine della questione e di allungare per qualche mese la verifica affidata a P. Brandimarta innografo della sacra congregazione.

Le prove già presentate nelle due precedenti istanze non furono sufficienti per accordare l’approvazione generalizzata del culto, benché tuttavia, l’allora Papa Leone XII non avesse avuto difficoltà a concedere a padre Pedro Maria Heredia, la celebrazione della messa dei Sette Angeli in via però esclusivamente privata. A quanto pare il Papa, disse che non vi fosse difficoltà per la messa, ma che le circostanze del tempo esigevano limitazioni per estenderla alla generalità dei cristiani. Il terzo responso vide questa volta la presenza di decine  di suppliche o epistole postulatorie di moltissimi cardinali, arcivescovi o semplici presbiteri che abbiamo indicato.


1831 - La Quarta Causa innanzi a Gregorio XVI

Elenco Postulatori: oltre a Pietro Maria Heredia del Rio: 1) Vescovo di Squillace, 2) Nicola Vescovo di Maronea nel regno dei Parti (infedeli), 3) Antonio Maria Scalabrini Vicario e Procuratore Generale dei Chierici Regolari, 4) Salvatore Pascale Procuratore Generale della Congregazione dei Pii Operatori, 5) Domenico Secondi Ministro generale degli Ordini Conventuali di S. Francesco,  6) Marico di Maria Procuratore Generale dei carmelitani Scalzi, 7) Giuseppe di S: Francesco procuratore generale degli Ordini scalzi della SS: Trinità della Famiglia Spagnole, 8) Abate Del Reale Monastero di S. Susanna dell’Ordine dei Cistercensi e delle famiglie dei Trappisti di Spagna, 9) Vescovi di Albarracino in Spagna, 10) Vescovo Nocera nello Stato Pontificio, 11) Vescovo Lincieno, 12) Vescovo Noscano nel Regno di Napoli.

ESITO: ragioni di economia e di tempo ostano alla concessione.

Morto inprovvisamente Papa Pio VIII, più di novanta dignitari ecclesiastici presentarono nel 1831 la Quarta Causa (terza secondo le cronache ecclesiastiche) per l’approvazione del culto dei Sette Arcangeli, questa volta innanzi al nuovo Papa Gragorio XVI. Il relatore, Avv. Giovanni Rosatino, riassumeva l’esito dei precedenti pronunciamenti, meravigliandosi della tanta pietà nascente dal culto dei Sette Astanti che aveva generato così tante richieste da parte di Cardinali, Vescovi e semplici sacerdoti, i quali domandavano insistentemente la restaurazione del culto angelico dei Sette Principi. Richiamava alla memoria tutte le bolle di conferma che sia Paolo III, sia Gregorio XIII, che Clemente VIII, (tra gli altri) avevano elargito al Monastero dei Sette Angeli di Palermo, e che quindi ne avevano approvato apertamente la legittimità.

Dopo aver delineato a grandi linee lo stato dell’approvazione della messa, l’insigne relatore formulava così la nuova istanza, riassumendo l’esito dei precedenti tre pronunciamenti:  « BEATISSIMO PAPA La devozione degnissima verso li Sette Angeli che stanno avanti al Trono di Dio fu motivo che presso la Sacra Congregazione dei Riti se ne domandasse l'approvazione dell'Officio e Messa , che sino ai tempi nostri era in uso a Palermo; ma nella Congregazione ordinaria del 16 Dicembre 1826 fu risposto “negativa”, che fu confermato con la clausula amplius nella Congregazione del 27 Settembre 1828 a motivo ( per quanto sappesi poi ) che niun Vescovo, ma solo un privato n'era il Postulatore, il quale peraltro ha risposto a tutte le difficoltà che gli sono state opposte. Non mancarono dopo le desiderate petizioni di Cardinali, Arcivescovi , Vescovi, e Capi di Religiose famiglie, dimostranti l'ardente brama di ottenere la detta approvazione, e dilatare tal culto dei sette Angeli. Stampate pertanto queste postulatorie (si riferisce alle lettere del 1830 innanzi a Pio VIII n.d.a.) con breve memoriale ritornossi di nuovo in Congregazione il giorno 17 Luglio 1830 senza che la Causa fosse posta in foglio e credè far rimanere la cosa come era , ordinando che ulteriormente non si ricevesse simile istanza , su di ciò però si reclamò alla sa. me. di Pio VIII, il quale prevenuto dalla morte non potè communicare alla Postulazione alcuna determinazione. A fine quindi di non vedere inutili li pii desideri di tanti ragguardevoli Postulatori, si prega la Santità Vostra a degnarsi di far risorgere tal Causa coll' ordinare che sia esaminata in piena Congregazione di Cardinali e Consultori addetti ai Sagri Riti  ovvero deputare una Congregazione particolare composta di Cardinali addetti al S. Officio e Sacri Riti, o come meglio crederà la S. V. levando la detta clausula amplius etc e qualunque resoluzione contraria etc. Alla Santità di Nostro Signore  PAPA GREGORIO XVI» .

Il documento conteneva nuovamente tutte le contrapposte e significative tesi sull’esistenza o meno di questo culto devozionale, e senza scendere nella difficoltà dogmatica del medesimo, possiamo riassumere tutti i quesiti riducendoli in due interrogativi: l’uno sulla bontà del culto pubblico per i Sette Arcangeli, l’altro sulla possibilità che gli stessi possano essere nominati. Nel fare ciò si richiamavano alla memoria tutti gli argomenti precedentemente analizzati,  riguardanti le figure iconografiche angeliche di Antonio Lo Duca, il valore della sua scoperta devozionale, la questione inerente la natura soprannaturale o meno del dipinto di Palermo, le visioni del Beato Amodeo da Silva, la necessità di prevedere un culto proprio dei sette, le personalità ecclesiastiche che ammisero i nomi degli arcangeli, e le loro testimonianze in merito.

n.b. Durante la quarta proposizione il PROMOTOR FIDEI riconobbe la bontà del 4 nome degli Arcangeli, cioè quello di Uriele, il quale verosimilmente poteva essere riconosciuto: presentiamo la pagina dove viene fatta la concessione ai promotori; il che avrebbe dovuto condurre ad una separazione della causa principale da quella secondaria:

N.B. particolare dell'animadversio: cioè della critica specifica alla proposizione della causa di canonizzazione di quel pio personaggio .

In questo caso il Promotore della Fede, deve , seppur a malincuore cedere sul nome di Uriele: « ...Sul nome di Uriele, si risponde, che è noto, poich+è si legge nel libro Apocrifo di Esdra, e così negli scitti dei Santi Ambrogio, Isidoro, Beda, Bonaventura e nella lamina trovata nel sepolcro di Maria moglie dell'Imperatore Onorio, come ci narra il Cancellieri. Per tali ragioni, seppur malvolentieri, affinchè non sembri inflessibile, è giusto che vi conceda questo nome» !!!


1832 - La Quinta Causa innazi a Gregorio XVI

Postulatori: 1) Emin. e Rever. Signor Cardinale Giustiniani 5, aprile 1830; 2)  Emin. e Rever. Signor Card. Brancadoro 21 Aprile 1830;  3) Emi et Rmi D. Card. Cristaldi 31 Maggio 1830; 4) Emin. e Rever. Signor Card. Gravina 28 dicembre 1825; 5) Illustr. e Rever. Signor Arcivescovo di Ferrara. ; 6) Illustr. e Rever. Signor Arcivescovo di Mira.  7) Illustr. e Rever. Signor Arcivescodo di Teodosiopoli (Armenia). ; 8) Illustr. e Rever. Signor Arcivescovo di Durazzo 9) Illustr. e  Rever. Signor Arcivescovo di Neocesarea  ; 10) Illustr. e  Rever. Signor Arcivescovo di Pisa; 11) Illustr. e  Rever. Signor Arcivescovo di Efeso ; 12) Illustr. e  Rever. Signor  Arcivescovo Niconiense ; 13) Illustr. e  Rever. Signor Arcivescovo di Filippi; 14) Illustr. e  Rever. Signor Arcivescovo di Siponto e Vasto; 15) Illustr. e  Rever. Signor Arcivescovo di Città di Castello ; 16) Illustr. e  Rever. Signor Arcivescovo di Chieti ;  17) Illustr. e  Rever. Signor Arcivescovo di Sant’Agata dei Goti. 18) Illustr. e  Rever. Signor Arcivescovo di Sorrento. 19) Illustr. e  Rever. Signor Arcivescovo di Corcira (Corfù)  20) Illustr. e  Rever. Signor Arcivescovo di Camerino. 21) Illustr. e  Rever. Signor Arcivescovo di Smirne 22) Illustr. e  Rever. Signor  Aricvescovo di Cesarea. 23) Illustr. e  Rever. Signor Vescovo di Bugello (Lugano). 24) Illustr. e  Rever. Signor Vescovo di San Severo. 25) Illustr. e  Rever. Signor Vescovo Fulginate (Foligno). 26) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo Aletrinense 27) Illustr. e  Rever. Signor Vescovo di Cadice (Spagna) 28) Illustr. e  Rever. Signor Vescovo di catacense  29) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Oropa 30) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Marsi e Potenza  31)  Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Oristano  32) Illustr. e  Rever. Signor  di Civita Castellana , Orte e Gallese 33) Illustr. e  Rever. Signor Vescovo di Susa  34) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Viterbo e Tuscia . 35) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Massa  36) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Norcia. 37) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Agatopoli (sede soppressa di Costantinopoli)  38) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Como  39) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo Neritonense (Regno di Napoli) 40) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Ieropoli (Frigia)  41) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Cervia. 42) Illustr. e  Rever. Vescovo di Monopoli 43) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Veroli  44) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo Illerdense (Spagna) 45) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Cariati  46) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Apuania 47) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Arezzo 48) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo  di Città di Castello 48) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Segni 49) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Sutri e Nepi (Le sedi vescovili di Nepi e di Sutri furono unite dal 1435 al 1986 ) 50) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Lucera  51) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Mileto 52) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Catania  53) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Cefalù  54) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo  Patti (sede della Chiesa cattolica suffraganea dell'arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela)  55) Illmi et Rmi Signor  Vescovo di Oppido  56) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Mont’alto  57) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo Caputaquense (La Chiesa vallense solo dal 24 novembre 1945 viene indicata con tale denominazione. Sorta come "chiesa pestana" nel IV secolo, si denominò "caputaquense - vallense" dal 16 luglio 1851, allorché da essa venne staccata la diocesi di Teggiano. Attualmente abbraccia quasi tutta quella parte della provincia di Salerno denominata cilento e che nel primo millennio della nostra era veniva indicata col nome di Lucania ) 58) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Sant’Agata dei Goti . 59) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Marsi (Oggi Diocesi di Avezzano) 60) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Lublino (Polonia)  61) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Cissa  62) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo Dionisense (in Arabia) 63) Illustr. e  Rever. Signor Vescovo di Segonia  (Corsica) .  64) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Zama e Vicario Apostolico del Regno di  Ava e Pegu (Ava e Pegu, oggi Arcidiocesi di Yangon - Birmania) . 65) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Bari  66) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Anglona e Tursi (oggi diocesi di Tursi – Lagonegro)  67) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Siracusa 68) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Ascoli 69) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Conversano (oggi Diocesi di Conversano – Monopoli)  70) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Ruvo e Bitonto  ( oggi arcidiocesi di Bari-Bitonto - L'unione delle diocesi di Bitonto e Ruvo perdurò fino al 1982; il 30 settembre di quell'anno infatti la Santa Sede procedette alla nomina di due vescovi distinti per le due sedi. Sulla diocesi di Bitonto fu nominato Andrea Mariano Magrassi, che era già arcivescovo di Bari: in questo modo Bari e Bitonto furono unite in persona episcopi.) . 71) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo della Licia (Turchia oggi soppressa).  72) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Lodi.  73) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Squillace. 74) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo Maronita . 75) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Albarracin (Spagna). 76) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Nocera. 77) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Lione (Francia).  78) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Nusco (oggi l'arcidiocesi di Sant'Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia). 79) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Strasburgo. 80) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Mondoñedo-Ferrol.  81) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo Maroniense e Coadiutore Aladense in Irlanda.  82) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo Cinese e Vicario Apostolico.  83) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Foligno che è succeduto a quello che fece la XXIV. 84) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Assura (rovine presso Zanfour nell'odierna Tunisia - è un'antica sede episcopale della provincia romana dell'Africa Proconsolare, suffraganea dell'arcidiocesi di Cartagine). 85) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo Amerino. 86) Illustr. e  Rever. Signor  Vescovo di Assisi. 87) Reverendissimo Vicario Capitolare della Sede Vacante dell’Arcidiocesi di Amalfi nel Regno di Napoli. 88) Vicario Generale della Diocesi di Rodez in Francia per il Vescovo Assente.  89) Vicario Generale della Chiesa di Lipari in Sicilia. 90) Generale e Procuratore Generale dell’Ordine delle Scuole Pie.  91) Generale dei Chierici Regolari dell’Ordine di San Gaetano. 92) Generale dell’Ordine di San Geronimo della Congregazione di Pisa. 93) Generale dell’Ordine dei Francescani Scalzi della Congregazione italiana della Beata Maria del Monte Carmelo. 94) Procuratore Generale dell’Ordine dei Redentoristi. 95) Vicario Generale dell’Ordine di San Francesco di Paola della Provincia d’Italia. 96) Preposito Generale dei Chierici Regolari di San Paolo. 97) Vicario Generale della Congregazione dei Chierici Secolari della Dottrina Cristiana. 98) Vicario e procuratore Generale dei Chierici Regolari Ministri degli Inferimi. 99) Procuratore Generale della Congregazione delle Opere Pie. 100) Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali di San Francesco. 101) Per il Vicario Generale dell’Ordine dei Predicatori. 102) Vicario Generale dell’Ordine dei Cappuccini. 103) Vicario Generale dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi. 104) Vicario Generale dei Minori Osservanti e Riformati di San Francesco. 105) Vicario Generale  dell’ordine degli Eremiti di Sant’Agostino. 106) Commissario e Procuratore Generale dell’Ordine degli Eremiti Scalzi di Sant’Agostino. 107) Abbate dei Visitatori con il Vicario Procuratore Generale dei Monaci Camaldolensi. 108) Procuratore Generale degli Eremiti Camaldolensi di Toscana. 109) Generale del Terzo Ordine di San Francesco. 110) Abbate e Preside Generale del Sacro  Ordine Cirstercense. 111) Abbate del Reale Monastero di Santa Susanna dell’Ordine Cistercense e della Famiglia dei Trappisti in Spagna. 112) Signor Procuratore dei Monaci di San Basilio. 113) Preposto Generale della Congregazione dei Chierici Scalzi della Santissima croce e Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. 114) Vicario Generale dell’Ordine di Sant’Antonio Abate degli Armeni. 115) Procuratore Generale dei Carmeitani Scalzi della Congregazione della Spagna. 116) ocuratore Generale dell’Ordine della Famiglia degli Scalzi della Santissima Trinità della Spagna. 117) Procuratore Generale di tutto l’ordine della Santissima Trinità per la Redenzione dei Carcerati  et del Ministro del Collegio della Città  dello stesso ordine della Provincia di Castiglia. 118) Procuratore Generale dell’Ordine dei Minori per la Famiglia Ultramontana. 119) Aloisi Belluccetti Canonico Lateranense 120) Venanzio Zarlatti, Vicario Curiale  Lateranense. 121) Canonico Annibale Righi Vicario perpetuo della Sacrosanta Basilica Iulia Callistina di Fonte D’Olio. 122) Fra Gaspare Sorrentino, della Parrocchia di Sant’Andrea delle Fratte. 123) Frate Giovanni Meron della Parrocchia di Sant’Adriano nel Foro Romano. 124) Frate Salvatore Pallares, Guardiano del Convento dei Santissimi Quaranta Martiri e di San Pasquale in Trastevere. 125) Frate  Cherubino de Arienzo dell’Ordine dei Minori Regolari dell’Osservanza, Lettore Giubilato, humilissimamente con altri esponenti. 126) Monache del Venerabile Monastero dei Sette Angeli di Palermo.

Nel 1832 veniva intentata una quinta causa, con nuovo memoriale e sommario, ad istanza di ben centoventotto uomini di Chiesa.  All’interno della causa venivano elencate ancora una volta, le ragioni di legittimità il culto, la grande devozione popolare ancora esistente, verificabile anche solo analizzando l’elevato numero di postulatori, che avevano sottoscritto il documento. La causa tentava altresì di dirimere le controversie mai sopite sul valore da conferire al settenario numerico, se cioè attribuirgli carattere simbolico o meramente numerale. 


1858 -  La Sesta Causa innanzi a Pio IX

Titolo: Adprobationis Officii et Missae in honorem Septem Archangelorum ante Dominum et Agnum adstantium / Sacra Rituum Congregatione Emo et Rmo Domino Card. Constantino Patrizi relatore, praefecto e ponente - ISTANTE Pientissimo ac serenissimo Utriusque siciliae Rege Ferdinando II Cum Universo Suo Populo - Romae 1858

Nel 1858 , a distanza di ben 26 anni dall'ultima proposizione, si è assistito a Roma al debutto di una nuova ripresa della causa presentata questa volta per il Cardinale Patrizi e per il Re Ferdinando II, che interviene a nome di tutto il popolo delle Due Sicilie.

Sappiamo che il Cardinale Costantino Patrizi,  fu vicario generale di Sua Santità per la città di Roma dal 22 dicembre 1841. Arciprete della basilica di Santa Maria Maggiore (24 maggio 1845), partecipò al conclave del 1846 nel quale venne eletto papa Pio IX.

Merville, nella sua opera - Pneumatologia degli Spiriti -  aggiunge ancora che “la Causa è attualmente sospesa”; in pratica fino ad oggi.

Per evitare di cadere nei tranelli che impedirono l'approvazione degli offici liturgici dei Sette Arcangeli, il Patrizi evitò sapientemente di parlare dei nomi, focalizzandosi sulla bontà scritturistica dell'intero gruppo. 

Per ottenere l'approvazione il Cardinale Patrizi, assunse le clausole di approvazione liturgica del Papa Benedetto XIV in particolare la seconda secondo cui una liturgia va approvata in base a questo principio  "se per tempus excedens centos annos fuerit recitata Missa et fuerit recitatum officium in honorem alicuius Servi Dei Licet continuatio tum celebrationis tum  recitationis non pregressa sit usque ad tempus quo pro recitatione supplicatur".

Altro principio di riferimento sempre tratto dal Sommo Pontefice Benedetto IV è poi il seguente: " ...cultus qualitas desumi potest aut ex iusdem vetusto et nobili initio, aut ex magno siusdem cultus apparatus".

Il Cardinale Patrizi ha dunque osservato che per l'officio liturgico e la messa dei Sette Arcangeli, ambedue questi principi fossero validi e dunque, meritasse l'approvazione liturgica unitamente ad una uniformità procedurale comunemente utilizzata per l'approvazione dei culti di vari Angeli custodi locali o degli Arcangeli : Michele, Gabriele e Raffaele.


VALUTAZIONE GLOBALE DELLE CAUSE

È la prima volta che nella storia della Chiesa, ben sei cause apostoliche, sottoscritte peraltro da quasi duecento tra Cardinali, Vescovi, Arcivescovi, Sacerdoti,Generali  di Ordini, provenienti da tutto l’orbe cattolico, non siano riuscite ad ottenere dal Soglio di Pietro la restaurazione di un culto, interprete di centinaia di miracoli documentati ed eventi straordinari.

Eppure tale movimento di popolo per la restaurazione di questa devozione deve essere stato davvero eccezionale visto l’alto numero dei postulatori.

Evidentemente si scorge nella negazione del culto un’attività demoniaca molto chiara, la quale ha voluto proditoriamente oscurare una devozione, che qualora fosse nuovamente celebrata certo costituirebbe un aiuto straordinario per tutti i fedeli cattolici.