IL TEOLOGO FRANCISCO DE RIBERA (1537 - 1591)
Francisco de Ribera
- Esegeta (Villacastín, Segovia, 1537 - Salamanca 1591); sacerdote, prof. dell'univ. di Salamanca, entrò poi nella Compagnia di Gesù (1570) dedicandosi all'insegnamento della Sacra Scrittura secondo il metodo della esegesi letterale, caratterizzato da larga erudizione patristica.
Confessore di s. Teresa di Ávila, ne scrisse la biografia (Vida de la madre Teresa de Jesús, 1590).
Le sue opere sono prevalentemente commenti a libri della Bibbia: In librum XII prophetarum commentarii (1590 e varie altre edizioni successive); In Epistolas ad Hebraeos commentarii (post., 1598); In Evangelium secundum Johannem commentarii (post., 1625).
E proprio in quest’ultima opera, giunge ad pronunciare una corretta esegesi sui Sette Arcangeli, che lui dichiara esistere nella celebre visione giovannea, come sette entità personali non alegoriche.
nell’edizione del 1603, dopo varie speculazioni commenta:
pag.30 al Capitolo 1 § septem spiritibus, punti 25 e 26 : « Questi sette Spiriti sono dunque sette grandi Angeli , che primeggiano sugli altri per dignità, a cui è affidata la cura della salvezza umana. Concordano con questa sentenza S. Ireneo e Clemente Alessandrino , come è attestato da Aretha nel suo quarto libro. Clemente infatti nel libro 6 degli stromati così afferma: “septem sunt quorum est maxima potentia, primogeniti angelorum principes & per quos Deus omnibus hominibus providet” e per questo sono anche chiamati occhi di Dio nell’apocalisse capitolo V: “ Et vidi: et ecce in medio throni et quatuor animalium, et in medio seniorum, Agnum stantem tamquam occisum, habentem cornua septem, et oculos septem: qui sunt septem spiritus Dei, missi in omnem terram” e degli stessi parla anche il profeta Zaccaria al capitolo 4 “Septem isti oculi sunt Domini, qui discurrunt in universam terram” . E al capitolo 8 leggiamo pure : “ Et vidi septem angelos stantes in conspectu Dei: et datæ sunt illis septem tubæ.” E ai capitolo 15, 16 e 17 leggiamo, ai passi loro dedicati dei Sette Angeli che hanno la cura di tutta la terra. E che sia una cosa evidentissima lo ricaviamo in Tobia 12,15 dove si dice : “Ego enim sum Raphaël angelus, unus ex septem qui adstamus ante Dominum”. Da ciò ci appare che di loro venga detto “assistere davanti al Signore” , cioè essere al Suo cospetto, come coloro che assistono e non sono inviati , nello stesso modo che esprime il libro di Daniele al cap. 7 …, ma sono detti assistere ovvero essere al cospetto del Trono perché sono a portata di mano , affinchè vadano ovunque Dio volesse inviarli».
Ne parla poi a pag. 170, al capitolo Iv, sul versetto 5, punto 24 dove dice
: « … “et septem lampades ardentes ante thronum, Coloro che si rappresentano in queste lampade, lo stesso evangelista lo indica subito dopo : “qui sunt septem spiritus Dei”, dei quali ho già detto sopra al cap. 1 - 25 , cosa che provano anche andrea cesariense e Ireneo. In modo molto evidente, ai Sette Spiriti ai quali è affidata la provvidenza di tutti gli uomini , sono rappresentati nelle lampade che ardono davanti al trono, dal momento che illuminano gli uomini con la luce trasmessa da Dio e comunicano la testimonianza della provvidenza divina tra gli uomini e a tutti coloro che la ammirano da lontano; così come le lampade ardenti sono vedute da lontano da tutti quelli che le guardano...»
Completiamo l’esegesi molto complessa con la pag. 278 al cap. 8, verso 2, altra parte significativa sui sette Angeli, in cui dice:
« … “Et vidi septem angelos stantes in conspectu Dei”, ritengo che questi sette Angeli ai quali è rimessa soprattuto la cura di tutti gli uomini, ed ora lo sterminio e le pene di coloro che furono empi, che non vollero ascoltare Dio o obbedire ai loro consiggli, e ciò viene indicato dalle parole in greco , nei quai è aggiunto l’articolo , quando si dice “septem Angelos”, e stantes e cioè ἶδον τοὺς ἑπτὰ ἀγγέλους οἳ ἐνώπιον τοῦ θεοῦ ἑστήκασιν, come se dicesse … io vidi proprio quei sette angeli, di cui esclama che assistono davanti a Dio, cioè, come anche già dissi al capitolo uno che stanno al cospetto del suo trono. Ed è proprio così che vuole intendere giovanni aggiungendo l’articolo , quando parla delle cose che abbiamo ricordato in precedenza. Per questo quando l’interprete giunge sul passo “stare al cospetto di Dio”, il significato deve intendersi come se dicesse “ l’officio dei quali è stare davanti a Dio”; essi stanno al cospetto di Dio così come dice degli stessi il capitolo 1 et a septem spiritibus qui in conspectu throni ejus sunt, la spiegazioni delle cui parole abbiamo già detto essere di “angeli che stanno al cospetto di Dio” .