IL MISTERO DI MONTEVERGINE (in costruzione)

Principali testi di riferimento:


ECHI SETTENARI NELLA CITTA' DI AVELLINO

La Città situata alle pendici del Monte Partenio, capitale della Hirpinia Felix, ha come stemma l’Agnello mistico, posto sull’Apocalisse di San Giovanni, chiusa con i 7 Sigilli. Peraltro, 7 sono anche le contrade che partecipavano e partecipano oggi al c.d. Palio della Botte, riportato in auge da don Emilio Carbone, parroco della Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, nel Vecchio Centro storico .

Esse erano e sono: (1) Bellezze (Bellizzi Irpino),(2)Parco del Principe (Rione Parco, Contrada Archi, Tuoro Cappuccini), (3)Porta Beneventana (Rione Aversa, Valle, Contrada Baccanico), (4) Porta Napoli (Corso Vittorio Emanuele, Viale Italia, Contrada Bagnoli), (5) Porta Puglia (via Francesco Tedesco, Borgo Ferrovia), (6)Terra (Duomo, Via Nappi), (7) Tuoppolo (Rione San Tommaso e Rione Mazzini).

Inoltre 7 erano anche gli Arcangeli dell’Icona della Madonna di  Montevergine (Mercogliano – Avellino), posta nell’omonimo santuario del Partenio, prima che, nel 1600 circa, in corrispondenza dell’uscita degli Annales Ecclesiastici del Cardinale Cesare Baronio, uno degli oppositori del culto dei Sette Divini Assistenti, venisse cancellato l’ Angelo posto nell’ angolo a destra del Trono di Maria (a fianco una delle copie non espurgate del sec. XVI). Sul punto rimandiamo al nostro testo - Il Mistero di Montevergine – Edizioni Segno 2012


LA CELEBRE ICONA DI MAMMA SCHIAVONA NASCONDE UN SEGRETO ?

Ci perdonerà il lettore se, prima di dare inizio al nostro lavoro di ricerca, ci soffermeremo molto brevemente sulla storia devozionale dei Sette Arcangeli per una migliore comprensione dell’argomento che trattiamo.  Siamo ben consci che qualche riga non potrà esaurire il complesso delle questioni teologiche sollevate da tale gravoso argomento dottrinario, poco conosciuto, al quale in passato abbiamo dedicato ben otto pubblicazioni, alcune delle quali scritte assieme al noto angelologo vaticano Marcello Stanzione, senza esaurirne peraltro tutte le problematiche. Ci limitiamo qui ad offrire soltanto brevi accenni di “angelologia”, o per meglio dire, utilizzando un vocabolo forse un po peregrino, di “arcangelologia”, sperando che il lettore non ne rimanga troppo annoiato. È bene iniziare rammentando che il Signore, come insegna la dottrina cattolica,  nella sua infinita misericordia ha disposto che ad ogni uomo fosse affidato un custode particolare, un Angelo, capace di  illuminarlo e proteggerlo nelle avversità della vita.  Ma agli Angeli non è affidato solo il compito di custodire singoli individui. Sono infatti chiamati a proteggere anche le famiglie, le collettività umane più ampie fino ad estendere la loro tutela ad intere nazioni. A Fatima, un sublime Spirito celeste si palesò ai tre pastorelli dicendo di essere l’Angelo del Portogallo. Nel Libro di Daniele si legge che l’Arcangelo Gabriele si sarebbe portato presso gli Angeli della Persia e della Grecia per soccorrere il popolo eletto. In varie apparizioni , veggenti  e mistiche scorsero anche gli Angeli delle congregazioni religiose, delle chiese o delle semplici parrocchie.  Anche per queste ragioni, i Teologi affermano che gli Angeli, sono a loro volta organizzati gerarchicamente in vari ordini progressivamente discendenti da Dio verso l’uomo. Ammettendo dunque ordinamenti gerarchici anche tra gli Angeli, conseguentemente si deve anche ammettere l’esistenza di Spiriti più sublimi rispetto ad altri, posti a comando di interi ordini o gerarchie. Comunemente i capi degli Angeli sono chiamati Arcangeli[1]. Il prefisso “Arca” posto immediatamente prima della parola Angelo (Messaggero), significa essere a capo, e dunque etimologicamente la parola Arcangelo designa proprio il “comandante degli Angeli”.  Per i rabbini ebrei, gli Arcangeli erano sicuramente gli spiriti più a diretto contatto con la divinità.  La tradizione ecclesiastica, da Dionigi Aeropagita in poi, con alcune differenze, accredita l’opinione che esistano nove Cori Angelici[3], divisi rispettivamente in tre Gerarchie ognuna composta di 3 Cori. Eppure nel Testo Sacro non si trova mai menzione specifica del numero dei Cori degli Angeli. Sappiamo in ogni caso che, innanzi al Trono di Dio sussistono Sette Primi Assistenti e ciò viene chiaramente rivelato nel Libro di Tobia dall’Arcangelo Raffaele (Tb. 12,15) , il quale disse: “ sono uno dei Sette Angeli sempre pronti a entrare alla presenza di Dio” [4].

L’Apocalisse di San Giovanni (Ap 1,4), si apre inoltre con un misteriosa salutazione alle sette Chiese d’Asia,  da parte di colui che era, che è e che viene, e dei :” sette spiriti che stanno davanti al suo trono”. Durante il corso dei secoli ci si è sempre chiesti chi fossero questi Sette Spiriti innanzi al Trono di Dio e se essi designassero o meno il gruppo di Angeli Assistenti rivelati nel Libro di Tobia (12,15)[5].  Cornelio a Lapide, celebre commentatore dell’Apocalisse, avanzò l’opinione che con tale espressione si dovesse intendere: “ la piena e perfetta provvidenza di Cristo nel costruire e vigilare la sua chiesa, promuoverla, aumentarla e conservarla, la quale provvidenza è esercitata da sette Angeli primari che sono nel suo Palazzo come Principi e per essa governatori degli altri Angeli custodi degli Uomini, di tutta la chiesa e del mondo”.  

I primi padri della Chiesa, sostennero fortemente l’esistenza di “.. sette Principi primogeniti degli Angeli, per cui mezzo Iddio presiede a tutti gli uomini e per questo sono chiamati suoi occhi nell’Apocalisse (Clemente Alessandrino), che, “più eccellenti delle celesti squadre” (S. Ireneo),  “visitano tutta la terra, compatiscono le nostre miserie…” (Ribera), ai quali peraltro “è affidato il Governo e la Guida della Chiesa..” (S. Andrea Cesariense).

La pia devozione a questi Santi Assistenti, è stata però avversata nei secoli.  Si sono succeduti momenti storici in cui questi Sette Spiriti erano a volte osannati e ossequiati, a volte denigrati, disprezzati e addirittura profanati. Furono soprattutto alcuni porporati a non volere che la tradizione cattolica celebrasse definitivamente il culto dei Sette Angeli, mentre, al contrario, umili sacerdoti ne propugnavano l’importanza e cercavano di diffonderne la devozione. Si rifiutava l’idea che si trattasse di un numero reale, assumendo che il sette identificasse un numero allegorico, le Sette Virtù o i Sette Doni dello Spirito Santo.

Nel 745 d.c., il Concilio Romano II, presieduto da Papa Zaccaria, ridusse la venerazione agli Angeli soltanto ai tre menzionati nelle Sacre Scritture, condannando le invocazioni “magiche” di due presunti vescovi, Adalberto e Clemente[6].  

Nonostante ciò, il sentimento religioso verso questi Divini Assistenti  non si è mai spento e personalità molto importanti della Chiesa Cattolica ne professarono aperta devozione nei secoli.  Tra i più recenti e più noti, si ricordano Sant’Annibale Maria di Francia che raccomandò il movimento rogazionista ai Sette Spiriti Assistenti, San Giustino Russolillo che li raccomandò ai suoi vocazionisti,  il Beato Bartolo Longo, pio fondatore del Santuario di Pompei, che ne promosse il culto attraverso i suoi scritti e consacrò loro anche un dipinto attualmente presente nella nota Cattedrale,  Santa Faustina Kowalska (apostola della Divina Misericordia) e Santa Margherita Maria de Alacoque (apostola del Sacro Cuore di Gesù) che ebbero addirittura “uno dei sette angeli” come proprio custode, ed in estrema sintesi, il sac. Antonio lo Duca, il pio promotore del culto nel sec. XVI, cui si deve la costruzione della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma.

Il lo Duca , infatti, rinvenne nel 1516 d.c. assieme al vicario dell’Arcivescovo di Palermo, Tommaso Bellorosso, un antico affresco in una antica chiesetta posta a due passi dalla Cattedrale, nel quale erano rappresentati i Sette Primi Assistenti con i propri nomi e simboli devozionali.

La scoperta del dipinto generò nella cittadinanza palermitana grandissima commozione , tanto è vero che i sette furono presto nominati custodi di Palermo, ed Antonio, mosso da profonda pietà e rinnovata devozione, decise così di diffonderne nuovamente il culto nel centro della Cristianità. Nonostante queste testimonianze favorevoli, la Chiesa non pare aver mai completamente accettato il culto dei Sette Arcangeli.

Anzi, alcuni ecclesiastici profusero tutte le loro energie per eliminare nomi/immagini/riferimenti dei Sette Arcangeli da ogni dipinto, quadro od altra opera d’arte nei quali fossero venuti a trovarsi.

Tale censura potrebbe avere coinvolto anche un celebre dipinto in passato mai minimamente accostato alla devozione dei Sette Arcangeli.

Stiamo parlando della miracolosa Icona di “Mamma Schiavona” dell’Abbazia di Montevergine, da quasi nove secoli, il più noto e venerato santuario mariano della Campania, meta di ininterrotti pellegrinaggi.  


LA CENSURA ECCLESIASTICA:

Senonché, nonostante la saldezza dottrinale che discende dalle Sacre Scritture e la conferma che si trae dalla mistica cattolica, i sette santi angeli o spiriti assistenti, furono fatti oggetto di una straordinaria ed attenta opera di censura che coinvolse anche alcuni cardinali (Baronio e Bellarmino), i quali, come nel caso di monsignor Francesco Albizzi, arrivarono addirittura a ordinare la cancellazione dei loro nomi e delle loro immagini, da qualsiasi quadro, dipinto, scultura o documento, fossero venuti a trovarsi.

Ovunque apparvero, dunque, furono quasi sempre cancellati e con essi i loro nomi: Michele, Gabriele, Raffaele, Uriele (il cui nome nel solofrano dovrebbe dire ancora qualcosa), Sealtiele, Geudiele e Barachiele.

Fino a qualche anno fa, si pensava che la censura ecclesiastica si fosse limitata soltanto alle Chiese o Basiliche romane, come quelle di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, di Santa Maria della Pietà, ovvero del Gesù Nuovo.

Solo recentemente, si è inopinatamente appreso, che, questa silente attività di cancellazione, in realtà, potrebbe aver interessato anche altri famosi luoghi, tra i quali, sembrerebbe esserci anche il celebre Santuario Mariano del Monte Partenio.


UNA ARCANA DEVOZIONE CONTESTATA DALLA CHIESA - IL FATTO:

Qualche anno fa, mentre visitavamo il “Museo degli ex voto alla Madonna” presso il Santuario di Montevergine  di Mercogliano, ci trovammo al cospetto di un meraviglioso dipinto di grandi dimensioni, copia stabiese dell’attuale miracolosa Icona, dotata di sette particolari Angeli, che posti al di sotto del Trono di Maria, sembravano svolgere un sacro ministero, che appariva per lo più sconosciuto, almeno allora.

Ci decidemmo, così incuriositi, di svolgere alcune ricerche per appurare la presenza di altre raffigurazioni simili a quella rinvenuta nel Santuario.

Scoprimmo subito che l’originaria icona di Maria, era stata oggetto di numerose opere di ripitturazione, soprattutto a seguito di alcuni incendi avvenuti nei sec. XVII e XVIII, che all’occorrenza, ne avevano alterata , progressivamente, l’originaria struttura iconografica. Risalendo poi ad altre copie più tarde del dipinto di Montevergine, ci siamo accorti, che esse raffiguravano tutte, i medesimi Sette Angeli al di sotto del Trono, specialmente quella eseguita proprio dal celebre autore dell’icona originaria di Mamma Schiavona,  Montano d’Arezzo, per la Chiesa di Monteverginella a Napoli.

Ammettendo dunque il medesimo schema iconografico sia nella Icona di Montevergine che nella copia di Monteverginella, sulla scorta di antichissimi documenti dei sacerdoti gesuiti, del XVII e XVIII° secolo, che ne facevano espressa menzione, si è potuto scoprire che, con ogni probabilità, l’originario dipinto di Mamma Schiavona, celebrava anch’esso il biblico settenario di Angeli sotto il Trono, di cui tre di questi, sicuramente i canonici Michele (Chi come Dio), Gabriele (Fortezza di Dio) e Raffaele (Medicina di Dio), erano contraddistinti da propri attributi iconografici specifici, in parte ancora visibili.