PUBBLICHIAMO GRATUITAMENTE QUI IL NOSTRO NUOVO LIBRO: LA GERARCHIA CELESTE E' STATA RESPINTA.

Gentilissimi,  abbiamo deciso di allegare gratuitamente agli usufruitori del sito il Libro La Gerarchia Celeste è stata respinta, in formato pdf, liberamente scaricabile da chiccessia.

Si è trattata di una scelta non facile, ma che ha dovuto tener conto sia delle esigenze degli editori cui l'abbiamo proposto, che altresì della bassa diffusività trattandosi di un testo diretto ad un pubblico molto ridotto di persone.

In seguito il libro sarà pubblicato nella sezione appositamente creata degli studi arcangelici

Un saluto e un ringraziamento a chi vorrà leggerlo.

Carmine Alvino


INTRODUZIONE: UN CAMBIO DI PROSPETTIVA INIZIATO SOLO NELL’ULTIMO SECOLO!

Negli Atti degli Apostoli, al cap. 17,32-34, viene citato per nome, un singolare personaggio, tale Dionigi, che Paolo sarebbe riuscito a convertire al Cristianesimo assieme alla donna Damaris, davanti ad una rumorosa e scettica assemblea. Il testo biblico afferma: « Ma alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionigi membro dell'Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro». La tradizione ecclesiastica successiva, ha attribuito a questo notabile convertito un “corpus” di scritti costituito da quattro opere: De Coelesti Hierarchia, De Ecclesiastica Hierarchia, De Divinis Nominibus, De Mystica Theologia e dieci lettere, che ebbero una larghissima diffusione per tutto il Medioevo. L’autore, peraltro, non cerca minimamente di allontanare da sè questa identificazione, anzi la sostiene con alcune testimonianze, che indussero in confusione interpreti e teologi del tempo, nonché anche celebri uomini di Chiesa, i quali finirono così per attribuire la paternità di questi antichi scritti proprio a quel Dionigi, santo e martire del I° secolo della Cristianità convertito da Paolo. Non vi era infatti nulla che facesse sospettare il contrario, perché: l’autore si dichiara discepolo di un certo Ieroteo e insieme con lui allievo di san Paolo, proprio quello che lo avrebbe convertito sull’ Areopago;scrive una lettera all’apostolo Giovanni esule a Patmos; dice di avere assistito da Eliopoli all’eclisse di sole avvenuta alla morte di Gesù, avvalorando l’ipotesi che si trattasse di un testimone oculare dell’avvenimento; aggiunge di essere stato presente, insieme con l’apostolo Pietro e con Giacomo «fratello del Signore», addirittura alla morte della Vergine Maria ; conferma questa ambientazione ricorrendo ad alcune delle sue lettere, indirizzate ad un certo Policarpo, che fu davvero discepolo di Giovanni, come sappiamo dal suo apprendista Ireneo e al vescovo Tito, realmente amico di Paolo, a cui è diretta una lettera dell’epistolario. Inoltre il monaco Gaio, destinatario delle prime quattro lettere del nostro autore, non poteva non identificarsi con il Gaio a cui è indirizzata la terza lettera di Giovanni. Solo a partire dall’età rinascimentale è stato tuttavia accertato che gli scritti del “Corpus” sono a tutti gli effetti degli pseudoepigrafi ! I primi dubbi sulla autenticità furono formulati da Lorenzo Valla, il quale obiettò che il Dionigi «filosofo» (gli si era attribuito anche questo appellativo), non poteva essere il Dionigi ateniese convertito da Paolo, che era invece un giudice. La giusta osservazione del Valla fu recepita successivamente anche da Erasmo da Rotterdam e da altri umanisti, ma nell’insieme non ebbe eco, né allora, né nei secoli seguenti, almeno fino all’inizio del secolo XIX°. Infatti, proprio alla fine dell’ 800, J. Stiglmayr e H. Koch provarono, in modo indipendente l’uno dall’altro, che quelle opere risalgono alla fine del secolo V° o all’inizio del secolo VI° , ma sicuramente non al I°. Tutti e due mostrarono infatti che la lunga sezione dei Nomi Divini di pseudo – Dionigi, che tratta del problema del male, dipende da un trattatello di Proclo sullo stesso argomento. Gli studi del secolo passato, tranne poche voci discordi, che sono rimaste isolate, hanno confermato le conclusioni dei due benemeriti studiosi1 . Ciò che invece resta chiaro e che l’opera di falsificazione, è stata prodotta da un ingegno di una certa potenza d’inganno e costruita su presupposti talmente verosimili da indurre in errore perfino i dottori della Chiesa !!! Per tali ragioni – grazie a questo ingengoso stratagemma ordito dal grande impostore che ha assunto le mentite spoglie di Dionigi Areopagita - si è prodotto un grave fraintendimento liturgico ed una illecita commistione di fonti sacre e profane nella tradizione della Chiesa. Il mondo stabile della Scrittura, con i suoi crismi e le sue certezze è stato allora capovolto a tutto vantaggio di esegesi eterodosse, grazie ad una costruzione dogmatico-interpretattiva capace di distogliere l’esegeta dal vero senso della parola di Dio! Si trattava, in realtà, di: « […] UN SISTEMA PROFONDAMENTE ANTICRISTIANO » come lo ha definito il Papa emerito Benedetto XVI° , rivelatosi però compiutamente ai credenti solo nell’ultimo secolo, grazie alla diffusione – come detto - degli studi indipendenti di Stiglmayr e Koch , i quali arrivarono a definire l’autore 1 Per la verità, nel tentativo di delineare con più precisione la collocazione storica e la figura dell’autore, alcuni (e primo lo stesso Stiglmayr) hanno cercato di dare un nome all’ignoto autore. Ma in tale campo non si è raggiunto alcun risultato sicuro. Si sono fatte pure e semplici ipotesi, talvolta suggestive o magari verosimili, ma che sono rimaste sempre pure e semplici ipotesi. di questi scritti come “un grande falsario!”. Il prof. Giovanni Reale, celebre studioso della materia, in un suo famoso articolo sul Corpus Dionisiacum e sui problemi legati alla sua identificazione, presentava allora ai lettori il seguente grave interrogativo: « […] si può immaginare la posizione ermeneutica in cui viene a trovarsi il lettore che oggi legge il Corpus Dionysiacum con la consapevolezza che il suo autore non è il santo Dionigi ma un falsario, e addirittura con alle spalle l’ipotesi che non sia neppure un cristiano, ma addirittura un avversario del Cristianesimo, o comunque un autore che intendeva assorbire il Cristianesimo nel Neoplatonismo (o il Neoplatonismo nel Cristianesimo). E allora, cadono nel nulla tutte quelle pagine che hanno esaltato, in passato, tanti pensatori e lettori del Corpus Dionysiacum (in tempi moderni addiritturaEdith Stein)?». Il problema si fa allora tanto più grave se si considera che l’opera sulle Gerarchie Celesti, che ha prodotto in seno all’angelologia cristiana, un sistema estremamente chiuso e apparentemente perfetto, ha in pratica eliminato dalle fonti, il gruppo divino degli Arcangeli del Trono, riducendone numero e funzioni. Se sia oggi possibile recuperare il senso originario dei passi in cui essi compaiono, scoperta la straordinaria opera di falsificazione, ed eliminate tutte le inutili superfetazioni dello pseudo Dionigi, lo capiremo procedendo insieme all’amato lettore con la presente analisi!