INVIATO IN STAMPA - IL LIBRO PERDUTO DI TOMMASO BELLOROSSO !!!
Gent.mi lettori
vi informiamo di aver inviato in stampa alle Edizioni Segno di Udine, il testo : Il libro perduto di Mons. Tommaso Bellorosso", sunto delle parti più importanti parti arcangeliche del manoscritto XG5 dell' "Opus de septem Spiritibus".
Il palermitano Tommaso Bellorosso (1475/6 - 1539) fu uomo distinto per dottrina e pietà. Protonotario apostolico, canonico, teologo, mistico e scrittore, nel 1516, mentre sovraintendeva sulla Chiesa palermitana, ebbe la fortuna di rinvenire un affresco raffigurante i Sette Arcangeli assistenti collocato all'interno della vetusta chiesetta di Sant'Angelo collocata a pochi passi della Cattedrale.
Da qui, acceso da un grande fervore devozionale nei confronti dei principi celesti, ritenendo maturi i tempi per la proclamazione della loro mistica esistenza e per la definitiva vittoria della monarchia spagnola sui potenti nemici della cristianità, cercò di propagarne il culto a Palermo e più diffusamente in tutti i possedimenti spagnoli.
Quando il 20 agosto del 1535 l'imperatore Carlo V° giunse a nel capoluogo, Bellorosso gli consegnò l’ opuscolo celebrativo intitolato: “Dei Sette Spiriti che stanno davanti al Trono di Dio, all' Imperatore Carlo V°” che fu stampato per i tipi di Antonio Maida .
Tommaso viene ricordato soprattutto per il suo: “Opus de Septem Spiritibus” (1535) ritrovato solo nella seconda metà del secolo scorso.
Si tratta di una cinquecentina in latino scritta a mano e rimaneggiata probabilmente dallo stesso autore – anche se ci sono dubbi - costituita di due manoscritti distinti, ambedue presenti nella biblioteca Centrale della Regione Siciliana, e identificati ai segni: X.G.5. (Proemio + libri 1-3 ) e XIV.F.4 (libro 4).
I manoscritti ci sono stati inviati in formato digitale dalla Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, con prot. 2595 del 30.11.2018 a seguito del pagamento dei diritti di autore per il solo uso - studio, da cui abbiamo tratto le presenti traduzioni, che gli amati lettori potranno trovare ancora in corso sul nostro sito : settearcangeli.it[2] .
Sulle modalità di ricomposizione del testo, rimandiamo all’articolo: “Per la storia degli autografi di Tommaso Bellorusso”, del prof. Federico Martino, secondo cui, nella seconda metà degli anni sessanta dello scorso secolo, il ricercatore Paul Oskar Kristeller (1905 – 1999), segnalò l’esistenza (cfr. - Iter Italicum. A finding list of uncatalogued or incompletely catalogued humanistic manuscripts of the Renaissance in Italian and other libraries, Brill, Leiden 1995) , nella Biblioteca Nazionale di Palermo (attuale Biblioteca centrale della Regione Siciliana), di due autografi del Bellorosso. Essi erano: il trattato «De duabus Madalenis» e un frammento, comprendente il solo quarto libro, dell’«Opus de Septem Spiritibus in conspectu troni dei astantibus».
Gli altri tre libri erano stati già rinvenuti dalla prof.ssa Carmen Salvo (cfr “La biblioteca del viceré. Politica, religione e cultura nella Sicilia del Cinquecento”, del 2004) , venendo così a ricostituire l’intera opera. Vi è da dire che l’attribuzione dell’opera al Bellorosso si deve ad un altro autore, ovvero al canonico Giuseppe Ferrigno (XIX sec), rettore del seminario Arcivescovile di Palermo , il quale, venendo in possesso del manoscritto, correggendo la passata attribuzione che volevasi individuare nell’autore Antonio lo Duca, esplicitamente scrisse: «L’autore è certissimamente Tommaso Bellorosso inventore dell’immagine dei Sette Angeli di Palermo».