I SETTE ARCANGELI A TERMINI IMERESE NELLA CHIESA DI SANTA CATERINA! UNA DELLE PIU ANTICHE RAFFIGURAZIONI, RISALENTE ADDIRITTURA AL 1486!

La costruzione della chiesa, pur non riconducibile ad una data certa, si fa risalire alla prima metà del quattrocento, ossia al periodo in cui cominciò a consolidarsi il dominio spagnolo in Sicilia e fu avviata la costruzione o la ricostruzione di un numero considerevole di chiese dopo le distruzioni causate dalle guerre contro gli angioini. Di contro, l'arciprete don Vincenzo Solito fa risalire la costruzione della chiesa intorno al 1508: "ne medesimo tempo fu ornata la città di Termini di due belle chiese, una dedicata alla gloriosa Vergine e Martire S.Cathjerina e, l'altra sotto il patrocinio del Precursore di Christo Giobattista.

Et entrambe sono adesso Confraternite o Compagnie".Di grande pregio all'interno è la decorazione, attribuita ai fratelli Nicolò e Giacomo Graffeo e corre lungo le pareti est ed ovest, raffigura episodi della vita di Santa Caterina. La narrazione è disposta su due ordini sovrapposti separati da un fregio con didascalie in lingua siciliana. I pannelli ornavano tutte e quattro le pareti ed erano disposti in due fasce, una superiore e l'altra inferiore.

Come un vero e proprio scrigno, la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria di Termini Imerese custodisce un tesoro artistico e linguistico di grande valore. In trentadue pannelli, affrescati verosimilmente tra il XV e il XVI secolo dai fratelli Nicolò e Giacomo Graffeo e dal frate domenicano Nicolò Spalletta da Caccamo, prende vita la storia della Santa titolare, patrona di filosofi, notai, oratori, sarte e nutrici. Un racconto fatto di immagini dal sapore spagnolo, rese espressive e dinamiche dal gesticolare dei personaggi e arricchite da iscrizioni in dialetto siciliano del tempo.

A rendere unica questa piccola chiesa, è anche la presenza affascinante dei Sette Arcangeli, forse una delle primissime riproduzioni locali eseguite in seguito alla riscoperta del loro culto a Palermo agli inizi del XVI secolo.

Essi sono raffigurati con molti dei simboli rinvenuti nelle antiche icone di Palermo, ma senza i nomi:

  • Michele, ben visibile al centro, con stendardo e croce vermiglia, e palma della vittoria
  • Gabriele , a destra di Michele, con lo specchio di diaspro e la lanterna.
  • Raffaele a sinistra di Michele, mentre tiene con la mano, probabilmente il piccolo Tobia, e gli indica la strada da percorrere
  • Uriele, dall'opposta banda e vicino a Raffaele, mentre in mano tiene il Libro di Esdra (o il Libro della Vita mostrato al profeta Esdra) e nell'altra probabilmente la Fiammao la spada .
  • Geudiele, ben visibile, a sinistra di Raffaele, con la Corona d'Oro e il Flagello a tre funicelle.
  • Sealtiele, a sinistra di Geudiele con le mani giunte in segno di preghiera.
  • Barachiele, all'estremità opposta, anche se non ben visibile, mentre pare tenere in mano una rosa e con l'altra il manto o un cesto fiorito.

Sotto gli affreschi, molto danneggiati si leggono dei motti:

  • In corrispondenza di Michele - Michael , Victoriosus
  • In corrispondenza di Geudiele, alcune lettere che farebbero presagire il motto "Remunerator".

Si tratta degli stessi motti rinvenuti a Palermo, nella Chiesa, di Sant'Angelo!

Potremmo essere di fronte alla rappresentazione più autentica della forma originaria - archetipica di quello straordinario e perduto dipinto o addirittura coeva, tenuto conto che la biblioteca Hertziana data l'affresco 1486 cioè risalente addirittura prima della scoperta degli affreschi di Sant'Angelo !