S. GABRIELE SECONDO DEI 7 ARCANGELI


SIMBOLI ICONOGRAFICI

{A manca poi di Michele stava il Gabriello, in volto a lui simile, rivestito pur di due tuniche , bianca quella di sotto ed fino ai piedi, l'altra più corta e vermiglia con fasce d'oro; una bianca clamide gli si annodava al petto ; egli teneva nella man destra una face chiusa entro una lanterna , e nella sinistra uno specchio di verde diaspro venato vagamente di macchie rosse - Gioacchino di Marzo }

La raffigurazione mistica del NUNCIO GABRIELE ,  venuta fuori dalle sacre immagini di Palermo, e descritta da mons. Tommaso Bellorosso, gli vede attribuiti questi simboli:

  • Sacro Diadema d'Oro. Dal greco διάδημα e dal latino diadema, col significato di "oggetto che cinge", il diadema è un ornamento del capo, utilizzato nell'antichità dai nobili per rimarcare la loro dignità e dagli imperatori quale simbolo di sovranità. Veniva utilizzato anche da alcuni sacerdoti per particolari attività legate al culto. Tale simbolo designa l'Arcangelo come un "nobile gerarca" del paradiso di straordinaria dignità.
  • Volto molto simile a Michele poiché il divino Gabriele è secondo nell’ordine dei Principi Assistenti e sullo stesso piano con Michele per meriti, avendo annunciato il più grande mistero cristiano: l' Incarnazione . In molte apparizioni, i due Arcangeli sono indistinguibili. La estrema somiglianza potrebbe alludere al libro di Daniele, dove Gabriele dice: « Michele, uno dei Primi Prinicpi mi è venuto in aiuto ed ancora... in questo non mi aiuta se non Michele»; ed allora la somiglianza è simbolo della cooperazione celeste dei due Arcangeli alla salvezza.
  • Due tuniche, quella di sotto bianca lunga fino ai piedi e l'altra di sopra, più corta, di colore rosso contraddistinta da fasce  di color d'oro. Bianca clamide allacciata al petto  { dal greco χλαμΰς, “mantello”, specificamente la clamide era un corto mantello di lana leggera che si allacciava su una spalla (o sul petto o alla gola) con una fibbia, lasciando scoperto un fianco e un braccio, sovrapponendo i due lembi in modo tale da coprire tutta la parte superiore del corpo. Gli antichi Greci lo portavano come indumento sia civile sia militare sopra la tunica, soprattutto andando in viaggio o a cavallo; aveva forma di rettangolo, con taglio a semicerchio sul lato superiore, ed era fermato con una fibbia sul petto o su una spalla}  . La veste rossa sopra una sottoveste bianca, fa pensare all'abito del vescovo. Gabriele è l'altra faccia di Michele, e simbolizza il potere religioso e sacro. Da questo punto di vista, mentre il messaggio di Michele era diretto ai fedeli, che devono essere militi nel mondo, quello di Gabriele è diretto ai chierici, che devono essere annunciatori del mistero di Dio.  {Gabriele porta inequivocabilmente la stola pontificia}
  • Una lanterna nella mano destra con una fiaccola ardente  chiusa al suo interno -  Gabriele è l'illuminatore diretto di Dio, colui che sta alla sua presenza secondo Luca. Ciò rivela la sua appartenenza alla specie dei Serafini, quella  più eminente e più prossima a Dio, che irraggiati da Dio, poi infiammano gli altri. L'immagine allora si rifà alla teologia angelica dello pseudo - dionigi. La verità discende dal principio sovraessenziale che è Dio, attraverso un gioco di specchi, ai Cori inferiori. In tal senso molti inseriscono nell'imamgine di Gabriele la luce della lampada che illumina lo specchio riflettente. Come la luce scende da Dio fino ai cori inferiori illuminandoli e purificandoli così fa il sacerdote, che illumina i fedeli, istruendoli sulla via di Dio.
  • LAMPADA COME COMUNICAZIONE DEI MISTERI DIVINI - L'immagine pare rispecchiare la parabola evangelica di Marco 4,21 sulla lampada, quando Gesù, voltosi ai discepoli: «Diceva loro: «Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere? Non c'è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce» o ancor meglio secondo la testimonianza di Luca 8,16-17: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce. Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce». La lampada così diviene illuminazione dei misteri divini, che fa di Gabriele il nuncio per eccellenza, avendo comunicato all'umanità il più grande dei misteri: l'incarnazione del Verbo di Dio.
  • LAMPADA COME VEGLIA SPIRITUALE - Alternativamente l'immagine della lampada accesa si riferisce anche alla Parabola delle Vergini, dimostrando come si deve sempre stare all'erta, e non far spegnere mai la fiamma della fede. Ciò accade in Matteo 25 dove si vedono : « dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi».  In tal senso la lampada accesa designa la "veglia spirituale" del credente , CHE NON SI  FA TROVARE IMPREPARATO DAL RITORNO DELLO SPOSO CHE E' IL CRISTO..  È l’immagine della Chiesa chiamata ad attendere con gioia il SUO ritorno . È un’immagine che rimanda all’interpretazione rabbinica del coro delle fanciulle nel Cantico dei Cantici, l’immagine cioè dei discepoli che portano la luce della Legge (Torah) e vegliano nell’attesa del Messia. 
  • LAMPADA COME INVITO ALLA PUREZZA SPIRITUALE - Ancora la lampada accesa è simbolo personale del credente in Matteo 6,22-23 perchè  «La lampada del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!». La fiamma accesa invita il credente a rimanere luminoso davanti a Dio. La lampada ci ricorda così  l’invito di Gesù a essere luce del mondo; ci ricorda la lampada che non può essere messa sotto il moggio, ci ricorda che non si può sprecare la vita, non ci si può nascondere sotto un secchio per evitare di vivere; ci ricorda ancora la città sul monte che fa luce al viandante per indicargli la meta, come la nostra vita dovrebbe aiutare gli altri a ritrovare la direzione.
  • LA LAMPADA COME ASPETTO ESSENZIALE DEL SIMBOLISMO VOCAZIONALE - Nell'Oriente antico - scrive  "GIUSEPPE DE VIRGILIO"  che:https://www.notedipastoralegiovanile.it/index.php?option=com_content&vie... -  "la luce era considerata un elemento di Dio stesso. Similmente nell'Antico Testamento la manifestazione di Dio nel cosmo e nella storia è accompagnata da teofanie nelle quali prevale l'elemento luminoso, simbolo della presenza misteriosa e della potenza salvifica di Jahwe.  Si può quindi affermare che la luce è il riflesso della gloria di Dio, è come la veste di cui egli si copre (Sal 104,2) "... il suo splendore è come la luce, bagliori di folgore escono dalle sue mani: raggi escono dalle sue mani" (Ab 3,4). Lo splendore della gloria divina si rivela come "manifestazione di un progetto". Luce e vocazione sono quindi intimamente uniti dal simbolismo teofanico. All' interno dell'esperienza profetica spicca la presentazione della figura del messia descritta mediante un simbolismo luminoso e la sua venuta è vista come "giorno di grande luce" per il popolo che camminava nelle tenebre (Is 8,22-9,1).  Dio nel suo manifestarsi illumina e coinvolge il cosmo e i singoli personaggi nell'avventura della chiamata. La luce va intesa quindi come aspetto essenziale del simbolismo vocazionale: luce e vocazione appartengono al mistero di Dio che si rivela e si compie nella storia. In tal senso, trova ancor più senso il SENTORE CHE L'ATTIVITA' DI GABRIELE SIA D'APPANNAGGIO MAGGIORMENTE DEI SACERDOTI CHE HANNO RICEVUTO LA CHIAMATA.
  • Lo Specchio di diaspro verde nella mano sinistra, contraddistinto da alcune macchiette rosse - Con il termine diaspro (parola di origine persiana) si indica una roccia sedimentaria mono-mineralogica, ossia formata da un unico minerale chiamato anch’ esso diaspro, di composizione silicea, sostanzialmente di composizione simile al quarzo, contenente alcune impurità, solitamente atomi di ferro che conferiscono alla roccia vivaci colorazioni , rendendola ricercata come pietra preziosa per la lavorazione in opifici. Il diaspro presenta fratture concoidi (bordi taglienti come quelli del vetro o del quarzo) ed è molto compatto e resistente, tanto da risultare un materiale utile per la produzione di punte, lame e altri utensili . Il diaspro è utilizzato nella simbologia ebraica come una delle pietre del pettorale del Sommo Sacerdote e in quella cristiana, come scrive Giovanni , nell’ Apocalisse, al capitolo IV: « Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono». Il senso apocalittico del Diaspro è dunque l'immagine del Figlio di Dio che detta gli ordini. Non a caso alcune raffigurazioni  ortodosse di Gabriele vedono comparire sul diaspro alcune lettere. Gabriele dunque è visto come principale esecutore degli ordini di Dio sul modello del libro di Daniele 8,15-16, in cui si dice: «ecco davanti a me uno in piedi, dall'aspetto d'uomo; intesi la voce di un uomo, in mezzo all'Ulai, che gridava e diceva: «Gabriele, spiega a lui la visione». 
  • DIASPRO COME SIMBOLO DI SAN PIETRO - LA FORTEZZA DELLA FEDE - Il Diaspro è simbolo d’invincibilità, previdenza, pacatezza dei sensi; è l’emblema di S. Pietro e della fortezza nella fede.    È la gemma di San Pietro, poiché è la prima pietra dell'Apocalisse, e significa fortezza nella fede. La fortezza per resistere alle difficoltà proviene, dunque, dall’unione con Cristo mediante la fede, come dice san Pietro: resistite fortes in fide!, resistete saldi nella fede[22]. In tal modo si può dire, in un certo senso, che il cristiano si trasforma, come Pietro, nella roccia sulla quale Cristo si appoggia per edificare e sostenere la sua Chiesa
  •  IL DIASPRO o ELIOTROPIO (diaspro sanguigno) - AMULETO DI FORTEZZA  E PROTEZIONE { DA CUI IL NOME GABRIELE} .  Il suo uso principale era  legato all’aspetto fisico ed è di aiuto per aumentare la forza fisica. L’Eliotropio aumenta la produzione di globuli rossi e migliora la circolazione e la salute del sangue. Proprio questo suo legame al sangue la rende anche una pietra adatta ad agevolare il parto.
    Un tempo veniva usata per abbassare le febbri e come talismano per una buona salute. Per la sua caratteristica di portare “invincibilità“, dona alla mente la sicurezza necessaria per affrontare qualunque difficoltà.
    Il verde è un colore rilassante, e bisogna essere calmi per affrontare il nemico. Il rosso stimola invece coraggio. E’ quindi il giusto mix per diventare persone sicure di sè, senza paure e senza ansie. L’Eliotropio non è una pietra spirituale, ma per via del richiamo al sangue è stata utilizzata dalla Chiesa nel Medioevo per creare cammei con l’effigie del Cristo, in quanto il sangue richiamava il suo sacrificio per la salvezza dell’umanità. Noto anche come Diaspro sanguigno, l’Eliotropio è una pietra utilizzata in magia da più di 3000 anni, soprattutto dagli egizi e dai greci. Esso veniva utilizzato come amuleto sul quale venivano scolpite immagini a scopo protettivo e per curare le ferite di guerra e le malattie del sangue. Quest’ultimo utilizzo è stato suggerito dalla natura semplicemente per il suo aspetto: le macchioline rosse richiamano proprio l’immagine del sangue. Nell’antica Babilonia l’Eliotropio era portato per sconfiggere i nemici, per aprire le porte e per abbattere le mura. Spesso veniva indossato dai soldati per evitare colpi mortali ma anche per curare le ferite in quanto se veniva premuta sul taglio, arrestava l’emorragia. La leggenda più conosciuta attorno a questa pietra è quella del potere di rendere invisibili chi la indossa, se consacrata assieme all’omonima erba. Ovviamente non si intende un’invisibilità fisica quanto il fatto che, probabilmente, portare l’Eliotropio con sè donava così tanta sicurezza e calma, che si sarebbe passati inosservati tra i nemici.
  • DIASPRO COME PREFIGURATORE DELLA VERGINITA' DI MARIA  E DEL SACRO FEMMININO Il diaspro, in tutte le sue varietà, è stato considerato a lungo sacro. Un potente amuleto di protezione capace di difendere tanto dai problemi fisici tanto da quelli spirituali. Uno dei più pregiati diaspri del mondo antico era proprio il diaspro verde, una varietà rara che varia da un verde pallido a un colore molto profondo. - Veniva donato alle donne in dolce attesa perché si dice che fosse di supporto a gestire i fastidi della gravidanza. Non solo, aumentava anche la fertilità per chi cercava di avere un figlio. In tal senso è simbolo del femminino e di Maria, come preconizzazione della sua Divina Maternità.
  • DIASPRO E LANTERNA come Luce e Oscurità.  La lanterna illumina la nostra oscurità, e mette in luce i nostri pensieri, simbolizzati dalla lastra di pietra. Infatti, lo specchio fatto di diaspro verde (diaspro) illuminato dalla luce della verità, riflette le buone e cattive azioni dei popoli, proclama alle persone i segreti  di Dio, per la salvezza dell'umanità. la lampada accesa infine, è simbolo della verità che Cristo fa risplendere nel cuore di chi Lo accoglie, e del calore del Suo amore. 

ICONOGRAFIA DI MATRICE CRISTIANO - CATTOLICA

  • Chinato innanzi Alla Vergine in attesa spasmodica del suo fiat. 
  • 3 fiori di Giglio , che rappresentanto la Verginità perpetua di Maria, prima, durante e dopo il parto.

DISVELAMENTO SEGRETO DELL'IMMAGINE

  • Il sacerdote o il vescovo (tunica rossa e bianca) fortificandosi nella fede in Cristo (diaspro verde), e nel suo sangue versato (macchie rosse sul diaspro sanguigno) illumina i fedeli (lanterna) rinvigorendoli nella  fede e nella vigilanza perpetua e spirituale (fiaccola accesa), grazie al coraggio nell'accettazione della propia vocazione e all'annuncio dei misteri di Dio. Nel diaspro intriso di sangue ma non perforato, l'immagine della verginità perpetua di Maria, non intaccata dal parto verginale dell' Eterno. 

SULLA SCORTA DI QUESTA SIMBOLOGIA, ANTONIO LO DUCA E TOMMASO BELLOROSSO, HANNO COSTRUITO PER  IL NUNCIO SAN GABRIELE  QUESTA ANTIFONA : 

Antifona di San Gabriele Nuncio

L’Angelo entrò da Maria e disse: Ave piena di Grazia, il Signore è conte te, tu sei benedetta tra le donne!

R. L’Angelo del Signore annunciò a Maria. Alleluia

V. E concepì dello Spirito Santo. Alleluia

Preghiera:

- O Dio, amico della salvezza umana, che hai inviato Gabriele,  principe assistente e ministro della tua fortezza ad annunciare alla gloriosa Vergine Immacolata il sacramento dell'Incarnazione del Figlio Tuo,  Signor Nostro Gesù Cristo , umilmente ti preghiamo, che fuggendo noi sotto la protezione di un così grande Paraninfo, per la sua intercessione , ti degni di concederci la fortezza contra i nemici visibili  e invisibili. Per Cristo Nostro Signore Amen.

Al motto di Gabriele Nuncio, il Lo Duca aggiunge: - Lo Spirito Santo giungerà su di te - 


SIGNIFICATO DEL NOME: Fortitudo Dei – Fortezza di Dio

גַּברִיאֵל ‎ gabrı̂y‘êl - da Daniele 9,21  

גֶּבֶר ‎ geber - uomo coraggioso o potente guerriero, valente o uomo in senso generico;

ovvero

גָּבַר gâbar - essere forte per prevalere sull’avversario, agire in modo insolente, superare qualcuno, essere grande, essere potente, rafforzare, essere più forte, essere valoroso;
אֵל ‎ ‘êl  (Elohim – Dio secondo etimologia comunemente accettata).


Dalla seconda lettera dei Sette Arcangeli: 

Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte".


NEL TESTO SACRO

Dn. 8, 15-16 . "Mentre io, Daniele, conside¬ravo la visione e cercavo di comprenderla, ecco davanti a me uno in piedi, dall'aspetto d'uomo; intesi la voce di un uomo in mezzo all'Ulai, che gridava e diceva: "Gabriele, spiega a lui la visione"

Dn. 9, 20-21 "Mentre io stavo ancora parlando e pregavo e confessavo il mio peccato e quello del mio popolo Israele e presentavo la supplica al Signore Dio mio per il monte santo del mio Dio, mentre dunque parlavo e pregavo, Gabriele, che io avevo visto prima in visione, volò veloce verso di me: era l'ora dell'offerta della sera"

Lc. 1, 15:  "Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti il lieto annuncio"

Lc. 1, 26-27:  L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria


SPIRITO DI MASSIMA GERARCHIA

Nel Vangelo di Luca, nel primo capitolo,  notiamo la presenza dell’Arcangelo Gabriele, arrecare la notizia della nascita di due famosi personaggi. In primo luogo egli si presenta all’anziano Zaccaria, a portargli l’  Annunzio della nascita di Giovanni Battista. L’evento in sé considerato, non deve essere valutato dall’interprete come qualcosa di comune, in quanto si stava annunciando la nascita del precursore di Cristo. Mentre dunque Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso [Lc 1,9], ed ecco apparirgli Gabriele ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: "Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni!". Zaccaria però, a causa della fragilità della costituzione umana, gli rispose: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni! ». L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo».  La proclamazione dell’Angelo Gabriele «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio», OLTRE A ESSERE GARANZIA DI PROVENIENZA DEL MESSAGGIO – ESSENDO CONOSCIUTO DALLE TRADIZIONI EBRAICHE CHE GABRIELE ERA IL DIVINO MESSO APPARSO A DANIELE -   come abbiamo più volte sostenuto nei nostri testi ci ricorda qualcosa: una espressione che ricorre spesso intorno ai “primi Angeli o Arconti” di Daniele. Se si prende il testo greco si capisce meglio in senso del discorso: [Lc 1,19] ὁ {l’} ἄγγελος {angelo} εἶπεν  {rispose} αὐτῷ {gli} :· Ἐγώ  {io} εἰμι  {sono} Γαβριὴλ {Gabriele}  ὁ {che}   παρεστηκὼς  {sto}  ἐνώπιον {davanti o alla presenza}   τοῦ  {di}  θεοῦ {Dio}. L’Angelo è descritto come «colui che e presente» ὁ παρεστηκὼς (parestekos) -, part. perf. di παρίστημι[1] (paristemi) che significa esser posto, collocato, essere presente e/o posizionato davanti a Dio, proprio «DI FRONTE A LUI, DAVANTI A LUI», e pertanto, da questa spiegazione etimologica ricaviamo che Gabriele vede Dio direttamente in volto vista anche la nobiltà del suo comando nonché l’ ordine e la perentorietà del suo Giudizio: «Non sai che io Sono Gabriele, proprio quello che sta davanti a Dio?» . L’espressione sto al cospetto, fa riferimento proprio ai Malackim Panim bibilici, descritti nei precedenti capitoli. Difatti la parola greca  ἐνώπιον (enopion) significa stare davanti al volto di Dio (Panim) , stare davanti alla sua Presenza: ergo «Gabriele afferma di essere un Angelo della presenza». L’espressione usata Γαβριήλ ὁ παρεστηκὼς ἐνώpιον τοῦ θεοῦ,  presa nella sua interezza ricorda un’altra espressione Neo Testamentaria. Quella di Apocalisse 1,4 - dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, - , che in greco suona καὶ {e} ἀπὸ τῶν {dai} ἑπτὰ {sette} pνευμάτων {spiriti}  ἃ {che} ἐνώpιον {davanti} τοῦ {al} θρόνου {Trono} αὐτοῦ {Suo},  o di Apocalisse 8,2 - Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe ἑpτὰ {sette} ἀγγέλους {Angeli}  οἳ {che} ἐνώpιον {davanti}  τοῦ {a} θεοῦ {Dio}  ἑστήκασιν {stanno in piedi} – eso con (hoi enopion tou Theou hestekasin) laddove si consideri che il termine ἑστήκασιν – hestekasin  più che stare in piedi significa: stare in attesa, di suonare sette trombre ovvero le  - epta salpinges - σάλπιγγες (salpinges) . Ancora una volta il termine – enopion – conferma Gabriele come uno dei Malackim Panim, cioè gli Angelo del Volto. ei mesi più tardi, quest’Angelo, che sta davanti al volto di Dio, o alla presenza di Dio, fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe [Lc 1,27].  Viene chiaramanete detto che l’Angelo è mandato da Dio, di fatti, proco prima aveva dichiarato che sta ritto davanti a lui e quindi che non ha bisogno di mediazione alcuna. In greco suona: ἀπεστάλη [fu mandato]  ὁ {l’} ἄγγελος {Angelo} Γαβριὴλ {Gabriele} ἀπὸ {da} τοῦ θεοῦ {Dio} . «NON C’ERA BISOGNO CHE NESSUN ALTRO LO INVIASSE, POICHÉ GABRIELE SI TROVA GIÀ VICINO A DIO, COME DETTO PRIMA!»

A tal proposito  SAN BERNARDO , nella celebre omelia sull’evangelico “Missus Est” riferito all’ Arcangelo Gabriele, scrive: “.. L’Evangelista dice dunque “l’Angelo Gabriele fu mandato da Dio”. Non penso che questo Angelo sia tra quelli minori, che hanno per loro compito abituale di eseguire frequenti ambascerie verso la terra per un motivo qualsiasi; lo si capisce con certezza proprio dal suo nome, che tradotto significa “Forza di Dio”, e anche perché  non si dice che sia mandato da qualche altro spirito più importante di lui, come di solito accade, ma da Dio stesso.  Per questo dunque si è qui posto “da Dio]”; e per ciò si è detto “da Dio” , affinchè non si pensi che Dio abbia rivelato il suo progetto,  prima che ala Vergine, a qualcuno sia pure degli altri spiriti beati,  se non solo all’Arcangelo  Gabriele. Egli  solo dunque tra gli Angeli fu trovato di tanta eccellenza da essere degno di tale nome e di tale messaggio. E il nome non è in disaccordo con il messaggio A chi infatti più conveniva annunicare “Cristo potenza di Dio” ,se non a chi è onorato da un nome simile? Cos’altro è infatti la fortezza, se non la potenza?...”


APPARIZIONI IN CUI ESPRESSAMENTE SI DICE CHE E' UNO DEI SETTE SPIRITI

Fu lo stesso Gabriele a confermare nei secoli, quanto riferito a Zaccaria ,  padre del Precursore di Cristo, specificando meglio il suo Evangelico: Ego sum Gabriel, qui asto ante deum. Nelle apparizioni successive, aggiunge il numero di questi assistenti.

  SANTA RESTITUTA DA SORA, custodita in vita dall'Arcangelo Gabriele, che la aiutò a sopportare l'atroce persecuzione di Aureliano, si pose un giorno  in preghiera chiedendo a Cristo l'invio del Santo Nuncio. Le apparve l'Angeloche affermò la sua divina appartenenza agli Hassarim Harishonim (primi principi) e le rivelò quanto segue:  « Io sono l'Arcangelo Gabriele, uno dei Sette che assistiamo sempre innanzi al Signore, e il Signore mi ha inviato ad aiutarti e confortarti affinchè il diavolo invidioso non possa vincerti».

S. FRANCESCO SAVERIO MARIA BIANCHI, rivendica e ribadisce tale appartenenza mistica, come risulta dal resoconto di un episodio della sua biografia: «...Un giorno (racconta uno dei testimoni) ritirandosi secondo il solito, dalla visita di una Chiesa, prima di giungere  al largo di Portanova, un facchino con una sporta in testa camminava verso di noi, ed era al punto di urtare nel Venera-bile il quale camminando, com’era solito, a capo chino, e cogli occhi quasi chiusi, non avvertì il pericolo. Io sicuro che, non potendo noi scansarci, perchè accosto al muro, avesse egli stesso il facchino scansato noi. Ma questi continuando, era già prossimo ad urtare il °Servo di Dio, quando ad un tratto cadde a terra senza sapere come, rovesciando il suo carico. Dissi io: - Grande Angelo Custode avete voi!- ed egli rispose: - E’ uno dei sette che assistono davanti al trono di Dio -, Considerai questa risposta, e giunti che fummo alla sua stanza, tanto l’importunai per saperne il nome, che finalmente il Venerabile mi disse che era l’Arcangelo S. Gabriele...».

 Proprio per questo il BEATO AMODEO DA SYLVA, vede S. Gabriele celeste anfitrione e attestatore di questa sua appartenenza, mentre gli rivela nella prima estasi questa verità: «... Sette Angeli siamo che veneriamo la Madre del Nostro Dio e precediamo tutti gli altri (..) il primo di quelli di noi è Michele che non trova nessuno né tra gli uomini né tra gli angeli che gli sia più degno; è lui che ha combattuto con il grande drago Lucifero e lo ha sconfitto, e poi io Gabriele sono il secondo, mi segue Raffaele, e Uriele segue Raffaele, ed altri a noi» .

 SUOR  MARIA LATASTE  ricevette da Nostro Signore una grande rivelazione su San Gabriele:  «...Quando giunse l’ora, nel mezzo dei tempi, mandò il suo angelo, uno dei sette che rimangono sempre in adorazione davanti a lui e ai quali affida l’esecuzione dei suoi ordini, quello chiamato Gabriele, cioè potenza di Dio, oppure Dio e l’uomo. E non è senza motivo che egli porta il nome, Forza di Dio, perché doveva essere l’erore che annunciava la grande manifestazione della forza e del potere che risiedono in Dio; Dio e uomo, perché doveva annunciare la grande meraviglia di un Dio fatto uomo. Egli è un angelo, e uno dei più potenti della corte di mio Padre, ed egli viene nella stanzetta di Maria, colei che mio Padre aveva scelta per darmi alla luce sulla terra. È il cielo che comunica questa grande notizia alla terra; è un angelo che la comunica a una vergine; è il più bello degli angeli che parla alla più santa delle creature; è l’angelo di Dio che parla alla madre di Dio....».

MARIA VALTORTA vede San Gabriele (13 settembre 43 -  Quaderni)  addirittura sotto la croce, insieme a San Michele e agli altri componenti dei Sette Arcangeli , gli unici a essere presenti, neanche il Padre Celeste, al dolore di Gesù e di Maria: «... L’arcangelo Michele, che voi invocate nel Confiteor, ma secondo la vostra abitudine, con l’anima assente, era presente alla mia morte in Croce. I Sette Grandi Arcangeli che stanno in perenne davanti al Trono di Dio, erano tutti presenti al mio sacrificio. (..)Gabriele e i suoi celesti compagni curvi sul dolore di Gesù e di Maria, impossibilitati a sollevarlo, perché era l’ora della Giustizia, ma non assenti da esso, hanno raccolto nel loro intelletto di luce, tutti i particolari di quell’ora, tutti, per illustrarli, quando il tempo non sarà più, alla vista dei risorti: gaudio dei beati e condanna prima dei reprobi, anticipo a questi e a quelli di ciò che sarà dato a Me, Giudice supremo e Re altissimo...».


ALTRE APPARIZIONI IN CUI E' UNO SPIRITO SUPREMO

SANTA GEMMA GALGANI così parla invece di S. Gabriele rivelando al lettore la sua potenza nei Cieli: «...Appena dal Divin Padre fu decretata l’imbasciata grandissima da inviarsi all’umile Maria, doveva decretarsi ancora il portatore di tanto annunzio. E per questo ne fu scelto uno che stava più vicino al trono dell’Altissimo, e questo fu l’Arcangelo Gabriele (che significa Fortezza di Dio)».

 Il REV. PADRE LAMY , che aveva S. Gabriele come custode, asseriva dello stesso quanto segue: « L’Arcangelo Gabriele è più alto di tutti gli altri angeli. A lui io riconosco uno spirito di una categoria superiore».


CORRISPONDENZE DI S. GABRIELE NEL SANTO ROSARIO

Con davvero pchissima difficoltà potrà verosimilmente immaginarsi l’azione di San Gabriele corrisposta misticamente nell’enunciazione dei misteri della Gioia, tanto è vero che gli stessi iniziano con la sua Annunciazione. Difatti tutti e cinque i misteri celebrano un annoncio speciale all’umanità, e simbolizzano l’Officio dell’Angelo, vero e solo nuncio celeste.

1) L'Annunciazione dell'Angelo a Maria Vergine   - Gabriele annuncia a Maria la nascita del Verbo

2) La Visita di Maria Santissima a Santa Elisabetta - S. Elisabetta annuncia a Maria di essere la Madre del Figlio di Dio

3) La Nascita di Gesù nella grotta di Betlemme - Gli angeli annunciano ai pastori la nascita del Salvatore 

4) Gesù viene presentato al Tempio da Maria e Giuseppe  - Il profeta Simenone annuncia a Maria che il bambino sarà segno di contraddizione e le future sofferenze della madre.

5) Il Ritrovamento di Gesù nel Tempio - Gesù bambino annuncia ai genitori che dovrà predicare nel tempio del Padre Suo celeste


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