Il celebre Vescovo di Meaux Giacomo Benigno Bossuet (1627 – 1704)

Carmine Alvino

Jacques Bénigne Bossuet (Digione, 27 settembre 1627 – Parigi, 12 aprile 1704) scrittore, vescovo cattolico, teologo e predicatore francese, inserito presso i Gesuiti di Digione, ricevendo una istruzione umanistica,  a 15 anni, andò a Parigi, presso il Collegio di Navarra, avendo come maestro Nicolas Cornet , filosofo e filologo.Dopo aver ricevuto il sacerdozio e il titolo di dottore, lasciò Parigi per stabilirsi a Metz, dove dove egli era stato nominato canonico. Spesso chiamato a Parigi, cominciò ad acquisire una grande fama grazie ai suoi sermoni e ai suoi panegirici dei santi. Predicò in avvento e in quaresima di fronte alla regina madre e al re, e operò tra i Protestanti un gran numero di conversioni, tra le quali si citano quelle di Turenne, di Dangeau e di Mademoiselle de Duras: fu per favorire queste conversioni che scrisse la sua Exposition de la doctrine de l'Eglise (“Esposizione della dottrina della Chiesa”). Il 21 settembre 1670, divenne vescovo di Condom. In quello stesso anno e negli anni seguenti, pronunciò le sue 6  Orazioni funebri, nelle quali faceva risuonare con eleganza la nullità delle conquiste umane: capolavori di un'eloquenza senza precedenti nell'antichità. Divenne precettore del delfino  Luigi di Francia (1661-1711), figlio del Re Luigi XIV e di Maria Teresa di Spagna. Nel 1681, una volta completata l'educazione del delfino, fu nominato vescovo di Meaux e da quel momento si dedicò alle incombenze dell'episcopato, tra cui le frequenti prediche, e lottò, nella veste di teologo, contro i Protestanti. Scrisse il celebre Catéchisme de Meaux (“Catechismo di Meaux”, 1687) e compose per i religiosi della sua diocesi le Méditations sur l'Evangile (“Meditazioni sul vangelo”) e le Elévations sur les Mystères (“Innalzamenti sui misteri”). Celebre la sua contesa Bossuet con Fénelon, che propendeva per il quietismo (Complesso di dottrine religiose del sec. XVII, che predicavano il fiducioso abbandono mistico del fedele in Dio, svalutando ogni attività di meditazione teologica). Questo importantissimo autore nell “L'Apocalisse. ovvero la rivelazione dell'apostolo san Giovanni coll'esplicazione di mons. Jacopo Benigno Bossuet vescovo di Meaux  , Trad. dal linguaggio francese di Selvaggio Canturani. Consagrata a mons. Gasparo Negri vescovo di Città Nova.  Edita a Venezia  nel 1732, si distende a parlare dei Sette Angeli, risolvendo la questione sulla loro esistenza in questo modo, al Capitolo 1, pag. 49 :

« A Septem Spiritibus…Gli interpreti e i Padri stessi sono divisi sopra questo passo: alcuni intendono lo Spirito Santo per rapporto a quanto è scritto in Isaia  XI.2  Spiritus Domini…Spiritus Sapientiae, Intellectus,  eC, dove lo Spirito Santo, Uno nella sua sostanza, , è come moltiplicato in sette, perché si distribuisce con sette doni principali. Altri intendono sett’Angeli che sono rappresentati  come i primi: Tobia XII.15  per rapporto a’ sette Principali Signori del Regno di Persia.  Esth I.14 . e si vedono nello stesso libro:  Septem lampades ardentes… qui sunt septem spiritus Dei. IV .5 Cornua septem & oculos septem ( dell’Agnello) qui sunt septem spiritus Dei missi in omenm terram. V.6 e più espressamente: septem Angelos  stantes in conspectu Dei VIII.2. In favore della prima interpretazione si dice che è difficile intendere che sett’Angioli siano  le sette corna,  cioè la forza,  e i sett’ occhi, cioè la cognizione dell’Agnello: dove parlando dello Spirito Santo per rapporto a’ sette doni, tutto sembra meglio convenire, e s’intende benissimo che que’ sette spiriti,  cioè que’ sette doni, sono mandati dall’Agnello in tutta la terra, perché da Gesucristo sono diffusi i doni dello Spirito Santo.  E qui tuttavia un grand’inconveniente . Perché oltre l’essere il senza esempio  il personalizzarsi di codesta maniera i doni, salutando per parte loro come parte di persona distinta i Fedeli e le Chiese;  vedesi ancora che i sette Spiriti qui sono posti avanti al Trono di Dio. IV.4 e sono come sette lampadi  ardenti avanti al Trono di Dio  IV.5  Ora conviene allo Spirito Santo  l’essere in Trono , e non avanti al Trono,  come semplice ornamento del Tempio di Dio. E potrebbesi dire che i sett’Angioli sono le corna  e gli occhi dell’Agnello, nello stesso senso che i Magistrati  principali sono gli occhi del Principe  e gli stromenti della sua potenza; il che parimenti conviene agli Angioli  piuttosto che allo Spirito Santo  eguale al Figliuolo. Si ha potuto vedere nella Riflessione dopo la Prefazione,  ciò che S. Giovanni ci ha insegnato  della gran parte che hanno gli Angioli nella nostra salute; questo gli ha dato luogo di salutarci in loro nome  e di desiderarci beni si grandi da parte loro.  Vedasi ancora sopra questi Sette Spiriti il cap. III.I . Coloro che pensano non esser bene che si mettano gli Angioli con Dio,  e con Gesucristo, hanno lasciato in dimenticanza il passo di San Paolo: Testor Coram  Deo & Christo  Jesu, & Electis  Angelis.  I. Tim.V. 2 . Che se mettesi Gesucristo  dopo gli Angioli ciò forse può essere considerato secondo la sua natura umana, per la quale vien posto un poco più basso degli Angioli: minuisti  eum paulo minus ab Angelis, secondo il Salmo  VIII.6.  e secondo S.Paolo  Ebre II.7.9. e nulladimeno rilevandolo subito con elogi degni di lui…».