IL PADRE CARMELITANO GIUSEPPE MARIA QUILICI

Carmine Alvino

Il reverendo padre  Giuseppe Maria Quilici di Lucca (XVII sec.), carmelitano della congregazione di Mantova,  Maestro e Dottore di Teologia , definitor perpetuo,  vicario generale della medesima Congregazione Carmelitana di Mantova , fu autore di numerose opere apologetiche [cfr Biblioteca volante, 4 di G. Cinelli Calvoli, Ed. 1747 pag. 111 e  Della Storia Letteraria Del Ducato Lucchese Libri Sette Di Cesare di Cesare marchese Lucchesini pag. 28 in nota 2) ]

Fu anche parente del noto predicatore Massimiliano Deza.

Tra i suoi lavori si ricordano   

  • Panegirico sacro in lode di S. Antonio di Padova. Lucca 1659.
  • Motivi di divozione verso i Santi Angeli custodi. Lucca. 1659 e  di nuovo ivi 1683.;
  • Li due precursori di Cristo. Firenze . 1668 ; 
  • Le sorti di Pistoia, orazione panegirica fatta in Pistoia nel giorno di S. Mattia apostolo. Pistoia. 16
  • I trionfi di S. Maria Maddalena de' Pazzi. Firenze. 1670. Lucca. 1685. 
  • Il legato apostolico espresso nella vita di S. Pietro Tommaso Carmelitano. Lucca. 1674 ed ivi 1683.
  • Il Prosata d'Abelmeula discepolo d'Elia ec. Lucca 168a. 
  • Autunno sacro. Lucca. 1683
  • La memoria d'un giusto ec. Lucca 1685. 
  • La dama disingannata da Santi Padri e teologi morali col fondamento della sacra scrittura. Lucca. 1690 
  • Lo splendore di Chiaravalle. Lucca. 1691
  • L'infelicità fortunata de' tribulati. Lucca. 1695. - 
  • La monaca perfetta riconosciuta nella vita della madre suor Elisabetta de' Nobili religiosa di S. Nicolao Novello di Lucca. Lucca. 1702. in 4. La vita è scritta dalla stessa religiosa, e il P. Quilici vi aggiunse il proemio, la descrizione dell'estrema malattia e della morte, e la seconda parte in cui si narrano le cristiane sue virtù - 14. Confessarius manuductus . Dopo la prima edizione a me ignota fu di nuovo stampato in Lucca negli anni 1683, 1697. 1701

Ai fini della nostra indagine , merita sicuramente analisi il suo "Autunno sacro, cioe raccolta di varie opere del p. maestro, e dottore collegiato, f. Giuseppe Maria Quilici di Lucca," edito per il Marescandoli nel 1683,

In quest'opera si distende a parlare diffusamente dei Sette Arcangeli in modo approfondito.


MOTIVO  XII - Se in questo Choro si diano sette Angeli Principi,

CVriosa è la materia, di cui dobbiamo trattare, quindi è principali Benesattori dell'Huomo che maggior chiarezza e lunghezza richiede: - muovesi questo dubbio per lo parlare di Raffaelle al fortunato Tobia già che gli disse ego enim sum Raphael Angelus , unus ei septem, qui astamus ante Dominum . Dunque sette sono gli Angeli principali assistenti, non meno al Trono d'Iddio, che alle vicende degli Huomini. Questo attestato di Raffaele ha mosso alle Specolationi gli Scrittori più dotti; già che per sentimento di Beda, e d'altri molti, solet enim universitas septenario numero designari; quindi altro non volle dir l'Angelo, per sentimento di questi, colle parole, unus ex septem, che uno della moltitudine Celeste, così Vgon Cardinale, la Glosa interlineare, il Lirano, e molti altri. Ecco le parole d'Vgone, unus ex septem ex universitate Angeloru, que septenario significatur, quia vita nostra septé diebus agitar, vel propter septiformem Spiritum quo repleti sunt boni. Diansi pace questi Scrittori, che l'oppinion contraria senza dubbio è più certa. Eccone le ragioni. 

Prima, oltre alcuni passi della Scrittura, che questo accennano, vi è non minore autorità di Padri, d'Altari eretti a questi, di traditioni antiche . Discorriamo così sopra il citato Testo ego enim sum Raphael Angelus unus ea septem. Se questo passo non si deve intenddere litteralmente di sette, come sarà vero il documento delLume de Dottori, che afferma, che sempre debbonsi i luoghi della scrittura litteralmente intendere, quando da questa intellettione non risulta cosa contraria. E che inconveniente in assegnare questi sette Potentissimi Principi?  Udite Clemente Alessandrino fra gli altri, septem sunt, quorum est maxima potentia, primogeniti Angelorum Principes. Giovanni dice nelle sue divine rivelationi à septem Spiritibus, qui in conspectu throni eius sunt, e Cipriano il Santo ci scrive Angelis eptem, qui assistunt, et conversantur ante faciem Dei, sicut Raphael Angelus in Tobia dicit.
Ma tralasciamo l'autorità, degl'Interpreti, se non vogliamo comporre in vece d'un piccolo ristretto un Volume; e, solo leggasi un luogo più manifesto del diletto Profeta, et vidi septem Angelos stantes in conspectu Dei, e data sunt illis septem tuba nel Apocalipsi all'ottavo. Aggiongo notato il luogo, perche mi par necessario, già che è convincente l'autorità.
Quello, che habbiamo detto, e che mordicus affermiamo con numeroso stuolo di Sacri Interpreti, e teologi, vien , dalle antiche Pitture (che pur sempre hanno probabilità) stabilito. Nel famoso Regno della Sicilia, nella bella Città di Palermo, fù consacrato antico Tempio al nome Augusto di questi sette Gloriosissimi Principi, se crederemo a Padri, Salmerone, e Mazelli, Huomini di Santa vita,e d'incorrotta dottrina. Venetia, che siede Regina sù le ripe dell'Adriatiche sponde, per sentimento di molti, ha tenuto espressi in Mosaico anticamente nella Chiesa del suo Protettore S. Marco,questi sette Gloriosissimi Principi. E Roma stessa maestra di verrità in molte Chiese, e Pitture, adora questi potentissimi Principi: nella Chiesa fra l'altre molte del Giesù, degno attestato della Christiana pietà del Cardinale Alessandro Farnese nella Cappella degli Angeli, nella Tavola dell'Altare i medesimi sette Principi sono dipinti. E benche potesse qualche scropoloso produrmi le parole del Concilio Romano, in cui Zaccaria sommo Pontefice fù presente, non plusquam trium Angelorum nomina agnoscimus, Michael, Gabriel, Raphael, rispondo, che non fù intento di questo Santo Concilio il decider questo per verità infallibile, ma lo disse incidenter, essen doverissima massima, che ogni parola così detta non è articolo di verità, ma quello, che, come tale, il Concilio Santamente decide; è pure volle inferire, che questi tre nomi ci sono noti da'libri Canonici della Scrittura, e non più. Et è verissimo. Che poi questi 7 Principi siano del Choro de Serafini, molti Scrittori l'affermano, e da passi della Scrittura da noi riferti almeno conietturalmente si cava. Felice Mondo dunque, se le sue regole, e sue fortune riconosce da Creature si belle, da Principi sì sublimi.


MOTIVO XIII Quali siano i nomi, e l'Etimologia di questi glo riosissimi Principi, e l'ordine tra di loro.

Non intendo portar ragioni specolative, è scolastiche della maggioranza di questi beatissimi Spiriti. Trascenderebbe il fine per cui ho scritto; solo voglio rac.contarli con quell'ordine di preeminenza, che dalle più appruovate ragioni, e autorità ho potuto oculatamente cavare; E tale probabilmente l'affermo.
Michael, Gabriel, Raphael, Vriel, Barachiel, Salathiel, Icudiel.
E perche poco è sapere i nomi, se l'Etimologia non c'è nota  eccola secondo il parere a mio giuditio certissimo del Galatino.
Michael. quis ut Deus. 
Gabriel. Fortitudo Dei.
Raphael. Medicina Dei. 
Vriel. Lux  Dei
Barachiel. Benedictio Dei. 
Salatiel. Petitio Dei.
Icudiel. Laus, o Confessio Dei,
E benche il Galatino nell'ordine di Preeminenza sia in qualche parte differente da noi; nulla dimeno nell'Etimologia non dissente, quale afferma di più essere stati questi Gloriosissimi nomi da uno di questi sette Angeli rivelati al BeatoAmadeo. Ecco le"del Galatino, quorum nomina sicut unus  eoram Beato Amadeo revelavit, haec sunt, Michael, Gabriel, Raphael, Vriel, Salathtel, Icudiel, Barachtel; poco è il divario e ne nomi e nell'ordine; ma è più plausibile il primo, che così dirassi in vulgare: Michele. Gabbrielle. Raffaelle. Vrielle. Barachielle. Salatielle. Icudielle.
Questi sonos eptem lampades ardentes ante Thronum, que sunt septem Spiritus Dei, & è di Giovanni l'autorità. Questi sono quel maraviglioso prodigio, di cui gridò il sopra citato Evangelista, di et vidi aliud signum in caelo magnum, & mirabile, Angelos septem, habentes plagas septem novissimas. Questi sono quei sette occhi de'quali dicesi habentem cornua septem & oculos septem qui sunt septem Spiritus Dei miss in omnem terram, per la nostra difesa.


MOTIVO  XIIII. Quali siano i benefici, apportatici da questi beatissimi Principi.

E" sentenza de'Padri, che a questa oppinione si sottoscrivono, che immenso sia il potere di " sette Colonne, intagliate dalla mano d'Iddio per sostegno di questo Mödo excidit columnas septè, base fermissime della notra fragilità. Ma nell'esprimere i particolari di questo Celeste potere, tirano del silentio la tela, per esser maggiormente eloquenti, e loquaci in dimostrarcelo immenso, così Clemente l'Alessandrino.
Gli antichi, & alcuni moderni Rabbini Hebrei giudicarono: che questi sette Sapientissimi Spiriti fossero all'assistenzadelle sette Sfere de' Pianeti destinati da Iddio; altri a Pianeti, non alle Sfere; ma il Cannocchiale del Galileo, col ritrovar nuovi Pianeti, me li fa conoscer mendaci. Altri Nuntij, e forieri della Divina Providenza l'appellano; e parmi oppinione verissima, che in poche parole molto Potere ammettendo, esprime al vivo co' nostri obblighi la Potenza di questi.
Altri ministri (ma forse lenti) della Divina Giustitia li riconoscono, convenendosi a Rè Onnipotente sdegnato operatori sì valorosi. 
Così i sette Angeli rovesciarono sopra la Terra i sette vasi dello sdegno d'Iddio. -
Altri Protettori di S. Chiesa li riconoscono.
Altri di tutto il Genere Humano sopraintendenti Custodi  li credono, da quali nel reggere dipendano l'inferiori.
Altri difensori da sette peccati, fomentatori de sette doni dell'infinito amore, altri delle sette Virtù, cioè delle Cardinali e Teologali, altri del Serafico ardore mantici aggiustati l'appellano: così in Teresa scoprirono lor maraviglie;
Io, tutto ammettendo,dico, che sono sette primi ministri quasi di Stato del Rè Supremo, suoi Principi, e Cavalieri assistenti, per le mani de'quali ogni gratia si sparge ogni supplicasi sottoscrive; Ego enim sum Raphael Angelus, unus ex septem,qui astamus. - - - - - -
I particolarissimi offiti di ciascheduno dedurre si possono dalla già posta etimologia de loro purissimi nomi, già che degli ultimi quattro nulla si racconta ne libri Canonici della Scrittura.