IL P. BENEDETTINO FRANCISCO BLASCO DE LANUZA (1595 -1661)

Carmine Alvino

Nel 1652 fu pubblicato un libro dal titolo espressivo di - “Patrocinio de angeles y combate de demonios...: es una ilustracion de los beneficios que hazen los Angeles de la Guarda à los hombres”  -.

Il testo era stato scritto dal frate Francisco Blasco Lanuza. Teologo, benedettino e letterato, nato nel 1595 a Sallent de Gállego ,  comune spagnolo in Provincia di Huesca di 1.080 abitanti situato nella comunità autonoma dell'Aragona   e morto nel monastero di San Juan de la Peña  nel 1661,  di cui fu abate, presidente della sua congregazione e due volte deputato del regno Cerca di Aragona.

Dal 1638 fino al suo ingresso nell'ordine di San Benedetto  servì come rettore di Sandiniés, piccola località situata nel comune di Sallent de Gállego. Intervenne in modo preminente nei casi di possessione demoniaca a Tramacastilla  e in altri luoghi della Valle di Tena .  

Tra i suoi scritti spiccano:

  • Catalogo delle iscrizioni sepolcrali reali trovate nel Pantheon del Monastero Reale di San Juan de la Peña;
  • Beneficio dell'Angelo del Nostro Guardiano ed effetti del governo di Dio invisibile; e
  • Patrocinio de Ángeles y Combate de Demonios, l'opera più ampia sull'argomento scritta in spagnolo nel XVII secolo e che descrive  la possessione demoniaca della valle di Tena.

Quest’ultima opera incorpora l'intensa esperienza vissuta dallo stesso sulle montagne di Jaca (Huesca) durante il suo periodo come pastore di Sandiniés dove fu dichiarata una grave epidemia di possessione demoniaca nella medesima località e nella vicina Tramacastilla che durò  cinque anni (1637-1642) e che interessò almeno sessantadue donne.

Come capo spirituale della città, Francisco personalmente fu incaricato di esorcizzare molti dei posseduti per tutta la durata del male , chiamata secondo le sue stesse parole  " feroce invasione di eserciti infernali" .

Quella di Lanuza sugli Angeli  è un’ opera voluminosa, di quasi milleduecento pagine e si compone di tre parti  ed è dedicata a San Michele.

Il suo scopo principale è molto chiaro come dal suo titolo: illustrare i vantaggi che gli angeli custodi apportano agli uomini . 

Il primo libro è dedicato, naturalmente agli angeli. La sua intenzione principale è dimostrare con tutti i mezzi l'esistenza degli angeli custodi e la protezione che esercitano sugli uomini. Egli dice che Dio manda i suoi santi angeli per custodire gli uomini, per via  della guerra eterna sostenuta dal genere umano contro i demoni.
 Il numero degli Angeli secondo l’autore è impossibile da determinare; la sua narrazione segue  la sistematizzazione  della Scolastica,  basata in gran parte sul pensiero dello pseudo Dionigi. Per questo egli dice che: « tutti gli angeli siano divisi in tre gerarchie e nove ordini per  governare tutte le creature e realizzare la salvezza di gli uomini…” , elenca dunque i cori dell’Angelologia classica, per come sono riconosciuti dalla tradizione»  .
Per quanto riguarda la nostra ricerca, il padre dice: «  Ci sono anche sette angeli superiori che hanno il governo mondiale sotto la loro custodia (Miguel, Gabriel, Rafael, Salatiel, Iduchiel, Baraquiel e Uriel) , e attraverso tutti questi ordini angelici, governa la pietà divina, la salute del genere umano, con mirabile e invisibile ordine, con continua attenzione e vigilanza, gli stessi spiriti angelici ci accompagnano in tutti i pericoli…».
L’argomento è affrontato in interi capitolo e risulta perfino difficile da sintetizzare.
Una prima menzione si trae dal capitolo V dal titolo : “Che sette Angeli superiori , come Principi e Capitani generali, tengono sotto la loro custodia il governo del mondo. Di questi sette, dice la Sacra Scrittura, che assistono davanti al Tronon di Dio”, e qui dice in estrema sintesi, confrontando i testi di Zaccaria 3 e 4, dell’ Apocalisse, e le testimonianze rese da Clemente Alessandrino e i teologi Corneli, Serario, Blas Viegas ed altri, che essi sono Sette Occhi del Signore che come sette lampade girano il mondo.


La vicenda segue nel paragrafo 1, intitolato "come si intende che questi sette Angeli sono assistenti e ministranti", e qui contesta la classificazione secondo cui gli assistenti non potrebbero ministrare e viceversa, concludendo per un protettorato generale e omnicomprensivo di questi Spiriti, secondo cui la Sacra Scrittura, in linea di massima, non farebbe distinzione di ministero.
Ancora nel paragrafo secondo, affronta il problema “di quale coro siano questi sette Angeli”, cerca di individuare di quale coro o gerarchia siano questi Arcangeli, citando le parole dei teologici che ne parlarono da Vasquez a Suarez.
Blasco la Nuza, dopo aver analizzato i Sette Angeli in generale arriva a esprimere una teologia importantissima sull’ Arcangelo Uriele, che probabilmente è stato utilizzato dal frate benedettino nel comabbimento contro i demoni. Il nome di Uriele è annunciato in diversi capitolo, sempre con titoli di accellenza e nobiltà, richiamando i Santi padri che ne paroarono.
Ne parla nel Capitolo VI : “ Gli Angeli si paragonano alle altre creature. Si dichiara il nome di Uriele”, dove passa a trattare di alcuni teologi che ammisero questo nome, spiegando che “ Uriele, è nome eccellente di Angelo Custode, ed è il nome principale con cui invocare il proprio Angelo, perché si interpreta ignis dei , come Urias – Ur che significa fuoco, ed El che significa Dio, e poiché il nome di Angelo tiene il suo significato nelle azioni e nei benefici che ci concedono e nell’incendiare le anime all’amore di Dio , Uriele è nome più appropriato degli altri a designare un Angelo custode”. 

Passa poi l’autore a enumerare i Santi e i Teologi che ne parlarono sul presupposto del Iv libro di esdra, ed infine introducendo Juan De Gerson, che ne fece un’esegesi accurata.


Il nome è poi clamorosamente affrontano nuovamente  , nella Terza Parte del Libro Terzo, al capitolo IV intitolato “che non solo gli angeli custodi assistono le anime del Purgatorio ma  escono a chiedere l'elemosina dei suffragi per loro", dove improvvisamente afferma : “… Gli Angeli di Dio sono fuoco, come dice il profeta Davide “Qui facit angelos suos flammas ignis” (…) E proprio un Angelo di una di quelle fiamme si chiama Uriele, come abbiamo provato, che si interpreta ignis Dei, fuoco di Dio (..) Così il benedetto Uriele è una spada di fuoco per il demonio, perché non gli permette di toccare la piccola anima in sua custodia”.