San Michele e Sant'Uberto di Avranches: uno dei Sette Arcangeli nelle cronache del monte tomba.

La coincidenza formale delle espressioni “Ego asto ante Deum” ovvero “in conspectu Dei” , ritorna anche in alcune delle apparizioni più famose dell’Arcangelo San Michele (tra queste abbiamo selezionato la prima apparizione di S. Michele al Gargano, e quella del medesimo Arcangelo presso la Sacra di San Michele), in cui tale espressione viene tradotta con: “sono sempre alla presenza di Dio”. La prima apparizione richiamata si trae dal “Liber de Apparitione S. Michaelis in Monte Gargano” (Libro sull’apparizione di San Michele sul Monte Gargano) - comunemente citato come Apparitio - , una breve narrazione datata intorno all' VIII-IX secolo d.C., probabilmente una amplificazione di avvenimenti contenuti già in una precedente fonte fatta risalire al VI secolo, dalla quale emergerebbero gli elementi portanti di vicende straordinarie legate a tre prodigiosi episodi attribuiti a S. Michele. Si racconta la vicenda di un ricco signore di Siponto che, avendo smarrito il più bel toro della sua mandria e avendolo trovato dopo lunghe ricerche all'ingresso di una certa spelonca sulla sommità del monte Gargano, preso dall'ira, tenta di ucciderlo con una freccia che, prodigiosamente, tornata indietro, lo ferisce. Il vescovo di Siponto, Lorenzo Maiorano, venuto a conoscenza del prodigio, indice un triduo di digiuno e di preghiere al termine del quale l'Arcangelo gli rivolge, in sogno, queste parole: - Già ben facesti a domandare a Dio il mistero che s'ignorava dagli uomini, ossia la causa dell'uomo percosso dal suo dardo. Sappiate dunque essere ciò avvenuto per mia volontà. lo sono l'Arcangelo Michele, che assisto di continuo innanzi al trono di Dio, e volendo che questo luogo si venerasse sulla terra e si custodisse veramente, piacquemi provare con quello indizio che di tutto ciò che qui si opera e del luogo medesimo, io sono il vigilatore e il custode"[1].
Il secondo episodio che citiamo, lo ricaviamo dal testo: Chronica monasterii Sancti Michaelis Clusini (Cronaca del Monastero di San Michele della Chiusa) Edizione: G. SCHWARTZ e E. ABEGG, in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores XXX, 2, Hannover 1934, pp. 959-970, ove si parla dell’apparizione di San Michele a S. Giovanni detto Vincenzo, vescovo di Ravenna, il quale, sullo scorcio del X secolo, si racconta abbandonasse la sua carica per ritirarsi a pregare e vivere da eremita sul monte Caprasio.
Qui apparendogli, l’Arcangelo gli ripetette la celebre frase: - Ego sum Michael archangelus, qui in conspectu Domini semper assisto – Sono l’Arcangelo Michele, che sto sempre alla presenza di Dio. Il lettore capirà certamente che con tale espressione non vuol certo intendersi che gli altri Angeli non siano alla presenza dell’Altissimo, ma bensì la circostanza che S. Michele sia proprio uno degli Assistenti massimi della Trinità, cioè uno di quei principi primi evocati in Daniele.
Il terzo episodio ci è narrato nella celebre apparizione del Monte Tomba dall'agiografo -c.d. Revelatio ecclesiae sancti Michaelis archangeli in Monte qui dicitur Tumba - dove già al capitolo 1, viene finalmente introdotto il senso completo delle frasi proferite da San Michele, nelle due apparizioni precedenti: 1. Postquam gens Francorum Christi gratia insignita longe lateque undique per provincias superborum colla perdomuisset, Childeberto, piissimo principe, monarchiam totius occidui et septentrionis necnon et meridiei Partes strenue gubernante, quia omnipotens Deus non solum in omnibus gentibus verum etiam in omnibus mundi partibus quem ipse fecit per subjectorum spirituum agmina principatur, beatus Michael archangelus, unus ex septem in conspectu Domini semper assistentibus qui etiam et paradisi praepositus salvatorum animas in pacis regione collocaturus legitur, . Viene dunque confermata l'ontologia settenaria di Michele, come capo degli Angeli e uno dei Sette innanzi a Dio
[1] Iam bene fe cistis, quod homines latebat a Deo quaerendum: mysterium videlicet hominem suo telo percussit, ut sciatis, hoc mea gestum voluntate. Ego enim sum Michael archangelus, qui in conspectu Domini semper adsisto. Locumque hunc in terra incolasque servare instituens, hoc volui probare inditio omnium quae ibi geruntur ipsiusque loci esse inspectorem atque custodem. "