S. Enrico di Baviera e i Sette Arcangeli (o Sette Spiriti Assistenti)

- Enrico II il Santo (Bad Abbach o Hildesheim, 6 maggio 973 o 978 – Grona, 13 luglio 1024) è stato re d'Italia dal 1002 al 1024, imperatore del Sacro Romano Impero e ultimo esponente della dinastia degli Ottoni. Figlio di Enrico II di Baviera, alla sua morte, nel 995, divenne Duca di Baviera con il nome di Enrico IV di Baviera.
- È stato dichiarato santo assieme a sua moglie, Cunegonda.
- S. Enrico è ricordato in molti documenti, per un avvenimento che lo vide protagonista durante una sua permanenza notturna presso il Santuario de Gargano, in cui gli fu rivelata l'esistenza dei Sette divini Assistenti. L' episodio è narrato nel testo “Le grandezze di San Michele” di Don Nicola Ricci, edito a Napoli nel 1869 [1]. Esso fa riferimento ad una testimonianza oculare, che fu lasciata al Gargano nientemeno che da San Enrico di Baviera chiamato in seguito all’avvenimento: lo Zoppo [2].
- Si tratta in realtà della quinta apparizione di San Michele al Gargano, che molti preferiscono non nominare.
- Secondo la succitata fonte, sarebbe accaduto che intorno all’ anno 1022 d.c., essendo arrivato in Italia S. Enrico Duca di Baviera, per far guerra ad alcune popolazioni di origine greca che assaltavano le genti vicine al Gargano , con l’occasione, volle trasferirsi presso la Basilica di S. Michele. Si fermò li diversi giorni per fare le sue devozioni. Senonchè fu preso dalla voglia di intrattenersi tutta una notte intera nella santa Spelonca, come poi fece: e mentre stava li raccolto, in profondo silenzio ed orazione, vide dalla parte posteriore dell' Altare di S. Michele uscire due bellissimi Angeli, i quali si affaccendavano a preparare solennemente l'Altare. Quindi vide poi venire a coro a coro una grande moltitudine di Spiriti Celesti, dopo dei quali vide comparire il loro comandante S. Michele; da ultimo con una maestà tutta divina si videro apparire Gesù Cristo con Maria Vergine sua Madre, ed altri personaggi luminosi. A tale vista l'Imperatore raggelò, soprattutto quando l'Arcangelo S. Michele, per comando di Gesù Cristo, gli condusse il Santo Evangelo per farglielo baciare e poi toccandolo leggermente sul fianco, gli disse (qui riportiamo le parole in modo pedissequo) :“ Non temere, Eletto di Dio, alzati, e prendi con allegrezza il bacio della pace che Iddio ti manda. Io sono Michele Arcangelo, uno de sette Spiriti Assistenti al Trono di Dio: ti tocco cosi il fianco, perchè zoppicando dia tu il segno, che niun da qui avanti abbia l'ardimento di stare in questo luogo in tempo di notte”.Come vediamo in questa fonte Michele, per la prima volta, riconosce apertamente di essere “Uno dei Sette Arcangeli”. Egli però spiega ancora meglio di essere proprio uno dei “Sette Spiriti” nominati nell’Apocalisse di San Giovanni, versetto 4 del capitolo 1, i quali secondo il sentimento dell’Apostolo delle Divine Predilezioni si trovano proprio innanzi al Trono ovvero al Sancta Sanctorum di Dio.
- La fonte più antica in assoluto era quella ottocentesca di p. Ricci , ma siamo riusciti a trovare una fonte ancora precedente ovvero quella di: Marcello Cavaglieri: Il pellegrino al Gargano ragguagliato della possanza beneficante di San Michele nella sua celeste basilica, dal padre frà Marcello Cauaglieri da Bergomo dell'ordine de' Predicatori, 1680.
- Il testo riporta l'originale testimonianza di Sant' Errico – oggi scomparsa - rivelata la mattina ai Sacerdoti del Gargano e registrata dal Bambergense di cui rimase constante tradizione. Ecco il testo:
- «Si quis scire desiderat quare gloriosus Imperator Henricus claudicaverit cum primum Corpore toto sanus fuerit , hanc causam noverit. Cum ipse quodam tempore venisset in apuliam pro difeonendis Reipublicae negotiis, pervenit im Montem Gargamum ; in cujus crepidine sita est Civitas , &* in latere Montis; in rupe concava est Basilica non ab hominibus fabricata , neque per hominem dedicata, sed operatione Divina , vel virtute extructa mirabiliter divinitur consecrata. Hujus Bafilicae extat Patronus Michael archangelus . In hac etenim Ecclesia qualibet hebdomada cantus Angelicus ab his qui digni sunt audiri prohibetur. Hanc itaque Basilicam orationis causa cum caeteris Christifidelibus vir Deo devotus est ingressus. Cumque laudes divinas inibi celebrassent , & vota precum suarum cum multa devotione Deo reddidissent , tempus iam aderat, quo caelestis exercitus ad laudes Deo persolvendas Templum hoc sacrum fuerat ingressus. Itaque cum omnes egrederentur, & qui moram facerent expellerentur exire , Vir Sanctus postulabat ut ei intus remanendi facultas concederetur. Igitur omnibus egressis solus ipse sperans in misericordia Dei inibi manere praesumpsit ; & praeces praecibus continuavit , & genuum flexiones iteravit . In quo multis lachrymis Divinae commisit clementiae & animam suam Beato Michaeli Archangelo cum multa supplicatione studuit commendare. Cumque pii Regis incensum ascenderet coram Domino Deo Israel, qui in Sanctiis suis est mirabilis, mirabilem ei dignatus est ostendere visionem. Vidit enim angelorum multitudinem copiosam instar solis splendidam Templum Sanctum ingredientem – apparuit ingressu corum de retro altaris S. Michaelis velut e retrochoro exeuntium - ex quibus duo principale solemniter adornabant altare. Deinde vidit alias Caelestium Virtutum Cohortes in numeras in similitudinem fulguris coruscantes; & quasi Primatem suum cum gloria maxima deducentes. Nec dubium hunc fuisse Caelestis militia Signiferum. Novissime vero meruit videre ipsum Regem angelorum Dominum venientem cum potestate magna & virtute ; in cujus obsequio caelestis exercitus innumerabilis, & splendor ejus incomparabilis ; cujus Enim nutu reguntur omnia Caelestia o Terrestria. Denique Chorus novem Hierusalem in predicta collectus Basilica Divinum solemniter celebravit obsequium Christus cum utroque Joanne Baptista e Evangelista cantavit Missam , Beata Virgine Regina caeli cum omnibus Sanctis eam audientibus . Quo tandem completo unus ex praecipuis angelis Sacrum Evangelii Textum cum maxima reverentia Divinae contulit Personae… Quo illum deosculante innuit vangelo, ut eumdem deosculandum deferret Imperatori in angulo prostrato . Angelo verò iussa sibi complente; praedictus Christi famulus insolitam tanta Maiestatis , & glorie visionem caepit animo pavescere, & membris omnibus contremiscere tamquam diceret cum Propheta : «contritum est cor meum in medio mei, contremuerunt omnia ossa mea». Haec angelus ille videns modeste faemur eius tetigit , inquiens : «Ne timeas, Electe Dei, surge velociter, signum pacis divinitus tibi transmissum suscipiens alacriter - Ex templo, & statim faemur ejus emarcuit ; & exinde omni tempore vitae suae claudicavit. Similis per omnia eventus de B. Iacob legitur , cujus faemur ad tactum Angelum emarcuit -Ego sum Michael Archangelus unus e Septem Spiritibus , qui adstamus ante Dominum , Tango tibi faemur ; ut claudicando sit tibi signum, quod nullus hic nocthurno tempore ingredi audeat. Signum autem tibi est , sicuti Jacob ; cujus faemur ad tactum Angeli secum luctantis emarcuit»..
[1] Il testo della testimonianza è peraltro riportato pedissequamente in “Bonaventura da Sorrento, Michael, Edizioni Michael.
[2] Apparizione di S. Michele sul Gargano a S. Errico lo zoppo pgg 179/181
[3] Probabilmente si trova a Napoli, in una delle biblioteche apostoliche di vari ordini monastici. Sarebbe necessaria un’attenta ricerca, che almeno al momento non possiamo svolgere atteso che, qualche decennio fa vi fu una sistemazione di tutte queste pergamene, in vari enti partenopei, e dunque l’opera di individuazione precisa della stessa appare allo stato molto ardua. Tutto questo avvenimento infatti, lo rivelò S. Errico la mattina seguente ai Sacerdoti del Tempio di S. Michele, ed è costante tradizione nella Città del Gargano, ed in tutta la Diocesi di Siponto.