P. MARCELLO CAVALIERI E I SETTE ARCANGELI

Carmine Alvino

Marcello Cavalieri nasce a Bergamo nel 1649. Cugino del Cardinale Ricci e condiscepolo del Cardinale Orsini, con indulto apostolico viene nominato suo Vicario generale a Manfredonia, a Cesena e a Benevento.

Resterà al servizio dell’Orsini sino alla nomina di vescovo di Gravina l’11 gennaio 1690. 

Scrive opere di carattere religioso-pastorale tra cui , L’Ecclesiastico in coro, definito un gioiello sia per il candore della lingua italiana che per il contenuto dottrinale, liturgico-vocale.

Muore il 22 agosto 1705.

Nella sua opera “Il pellegrino al Gargano ragguagliato della possanza beneficante di San Michele nella sua celeste basilica, ” pubblicata in due volumi, il primo a Macerata nel 1680 e il secondo a Napoli nel 1690, descrive moltissime e straordinarie apparizione di San Michele e dei Santi Angeli .

Ebbe a Bologna come compagno di studi il Cardinale Orsini – nel 1724 divenne papa con il nome di Benedetto XIII - il quale lo volle come suo Vicario Generale quando, alla morte nel 1658 dell’Arcivescovo Alfonso Puccinelli, fu nominato Arcivescovo della Diocesi di Siponto. Per il lettore di oggi, l’opera del Cavaglieri, - rivela Tommaso di Iasio nel suo articolo  "LA PESTE A MONTE S. ANGELO NEL 1656 di Tommaso di Iasio" , scritta nell’italiano di oltre tre secoli fa, non è di facile e scorrevole lettura, per cui anche noi, qua e là abbiamo deciso di rendere il tratto più scorrevole.

1) LE SETTE STRAVAGANZE ANGELICHE INNANZI A DIO DI S. GELASIO

Nella prima edizione del 1680, a pag. 218  il p. Marcello Cavalieri ci parla di San Gelasio, che avrebbe assistito ad una apparizione dei Sette Arcangeli. Gelasio I è stato il 49º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, che lo venera come santo. Il suo papato durò dal 1º marzo 492 alla sua morte. È stato l'ultimo papa di origine africana. Secondo il frate: « Il Santo Pontefice Gelasio fù il primo, che volle ravvisar dappresso le meraviglie, che la fama, quasi preso haveffe in prestanza la Tromba , con cui San Michele mirum Spargens sonum coget omnes ante Tronum, ritrombava per tutto il Mondo , risvegliando alla venerazione del Santo Prencipe del Gargano i sonnacchiosi mortali. A tale oggetto partì il Papa con alcuni Cardinali da Roma l'Anno 494., e passando ( giusta il Vipera ) in Benevento, ed indi in Siponto le nevi, venti, e pioggie del corrente mese di Febraro punto non raffredorono la carità Pontificia bramosa col suo esempio di render cospicuo alla posterità il nascente Pellegrinaggio al Gargano. Al primo ingresso di questa Sagra Spelonca con enfasi dettata da una singolarissima stimaproruppe in queste parole (Psal.62) : "Deus, Deus meus, ad te de luce vigilo. Sitivit in te anima mea; quam multipliciter tibi caro mea!  In terra deserta, et invia, et inaquosa, sic in sancto apparui tibi, ut viderem virtutem tuam et gloriam tuam". Prostrato poi innanzi l' Altare venerando di San Michele raccomandò al Difensore amorosissimo di Santa Chiesa non meno i propri, che gl'interessi cummuni della Republica Cristiana. Successivamente sù l'Altare medelimo con riverenza uguale alla fomma pietà di quell'huomo di Dio celebrò Messa. Finalmente miro, rimiro, ammiro le sette stravaganze Arcangeliche ; e gustando nel contemplarle dolcezza di Paradiso , pareva , che non sapesse, coine Pietro dal Tabor, dipartirsi". 

1) MARIA E I SETTE ARCANGELI VISTI DA SANT'AGNELLO

Sempre nella prima edizione del 1680, a pag. 445/447, Marcello Cavalieri ci descrive una delle non così frequenti apparizioni di Maria , assieme ai 7 Arcangeli, durante un'estasi di Sant'Agnello. Sant'Agnello di Napoli, o Aniello abate, (535 - 596)  è stato un monaco basiliano, poi agostiniano, venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Sarebbe nato nel 535 da una famiglia ricca napoletana (la madre si chiamava Giovanna ed il padre Federico) di origini siracusane, forse imparentata con quella di santa Lucia. Condusse gli anni della giovinezza in eremitaggio in una grotta presso una cappella dedicata alla Madonna e poi nell'antica chiesa di Santa Maria Intercede, poi divenuta Sant'Agnello Maggiore. Alla morte dei genitori, di cui ereditò i cospicui beni, Agnello si dedicò alle opere di carità, usando il denaro ereditato per la fondazione di un ospedale per i poveri sofferenti. Agnello iniziò ad acquistare sempre maggior popolarità tra i suoi concittadini, tanto che durante l'invasione longobarda nel 581, i napoletani si rivolsero a lui per chiedere che la città fosse risparmiata ed egli apparve a difesa della città, portando nella mano destra il vessillo della Croce. Si allontanò dalla città per sfuggire a quella grande popolarità, recandosi dapprima a Monte Sant'Angelo e poi a Guarcino (un piccolo paese laziale in provincia di Frosinone) dove restò per sette anni e dove, negli anni successivi, vi sorse un santuario a lui dedicato. Tornato a Napoli divenne agostiniano e poi sacerdote presso il monastero di San Gaudioso, del quale divenne ben presto abate e dove morì, all'età di 61 anni. Secondo la fonte del Cavalieri: " Rapporto in primo luogo Sant' Agnello Protettore di Napoli. Egli dalle solitudini del Sannio à queste del Gargano dal Cielo più favorite si trasferi l' anno 567. Nel Romitaggio in Tempo del Santo poi convertito poco lungi  dalla Spelonca Angelica, macerando sette anni continui con aspre penitenze la carne, tutto Spirito divenuto, occupò degnamente il luogo, dove degli Spiriti celesti risiede il Prencipe.  Per allontanarlo dalla Reggia degli Angioli non vi volle meno di una portentosa visione della Reina degli Angioli stessi, da cui richiamato in Napoli al governo dello Spedale di S. Gaudioso, orando nella Grotta, che pur hoggi si vede in quella Chiesa, mostrò di essere non già col cuore partito da questa Grotta Celeste. Divenne egli finalmente per tutti i secoli conpatriota di chi sette anni fu Pellegrino. E riflessione da non passarsi sotto silenzio, che il Corpo di Agnello ossequioso de' nove Cori Angelici su 'l Gargano dasse in Napoli insepolto nove giorni miracolosa mostra di se medesimo. Che cantandosegli la Mella da San Fortunato Vescovo di Napoli con altri quattro convicini Vescovi si vedesse la Madre di Dio con sette circoli di splendori ( forse i sette Angioli, de'quali è San Michele l' Antesignano ) applaudere alle esequie, ò più tofto offequj di Agnello settenario Pellegrino in Gargano; onde quella Chiesa non più Santa Maria in Mercede; ma del settimo Cielo fi nomò". 

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