I nemici dei Sette Arcangeli (o Sette Spiriti Assistenti)

Ovviamente, il culto degli Arcangeli, in ambito cattolico, ha avuto anche nemici e oppositori tanto feroci, da riuscire a imporre nella Chiesa una dottrina apofatica sugli Arcangeli; i quali seppur presenti nel Sacro Testo, furono ridotti di numero e nomi e marginalizzati nella teoria cristiana della salvezza. Per trasparenza, proproniamo agli amati lettori una analisi riguardante questi grandi nemici, i quali, credendo di operare per Dio, come molto spesso accade, antichi Padri Gemelli - ricordiamo la sua strenua opposizione contro Padre Pio e Natuzza Evolo, combatterono il culto dei Sette Divini Assistenti.
- IL CASO DEI CARDINALI BARONIO E BELLARMINO
Per chi è solito percorrere le strade della Città Eterna non sarà sfuggito che, a due passi dalla Stazione Termini, si trova la famosa Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, in Piazza Esedra, nel vecchio luogo ove sorgevano le Terme di Diocleziano, da cui deriva il nome della celebre stazione Romana. La Basilica oggi è tristemente nota, perché spesso si celebrano in forma solenne i funerali dei giovani militari italiani caduti nell’ adempimento delle missioni di pace all’estero. Ebbene proprio questa Basilica , secondo le intenzioni di Antonio Lo Duca, avrebbe dovuto celebrare i Sette Arcangeli a Roma. Dopo aver fatto comporre una messa ed un libretto di orazioni dedicate ai Sette Arcangeli, il sacerdote siciliano commissionò un celebre dipinto che raffigura la SS. ma Vergine circondata da Sette Angeli (come abbiamo visto nel capitolo precedente). Il dipinto sarebbe poi stato posto all’interno della Basilica ove attualmente si trova. Il luogo dove erigere la Chiesa gli fu indicato attraverso due estasi mistiche in cui l’Arcangelo Uriele gli comunicò che la Trinità aveva ben accolto questa iniziativa. Senonchè, il celebre teologo p. Andrea Vittorelli, amico del Catalani, nella sua dotta opera dei “Ministerii et Operationi Angeliche”, edita in 6 libri nel 1616, alle pagg. 275 e ss, ci racconta che, avendo letto la storia della edificazione della Chiesa di Santa Maria degli Angeli, ricavata dagli scritti di Antonio lo Duca:
- «…mirai le Colonne di questa Chiesa, & ritrovai scritti i nomi di tre soli Angeli dalle Divine lettere nominati, cò i nomi dei sette Martiri (voleva Antonio Duca, che Paolo III, ergesse quella mole in tempio, in honore dei sette Angeli E dei sette Martiri) dimandai al Catalani, perché non si vedessero iscritti li nomi degli altri quattro Angeli, & egli mi rispose, che due letteratissimi & religiosissimi Cardinali; Bellarmino (se non m’inganna la memoria) & Baronio, havevano procurato, che fossero cancellati & forse, per il Concilio Romano...».
- IL CASO DEL CARDINALE FRANCESCO ALBIZZI
A Roma invece, si registrò una vera e propria epurazione del nome dei Sette Arcangeli, fomentata dal Cardinale Francesco Albizzi, e dal prelato Francesco Blanchini. Verso la fine del sec. XVII , ad Amsterdam venne pubblicata un’opera senza licenza, scritta dal Cardinale cesenate Albizzi (o Albizio o degli Albizzi), (1593-1684) , denominata “Sulla Incostanza nella Fede”, nella quale, il famoso inquisitore rivelava di aver provveduto egli stesso a far cancellare i nomi dei Sette Angeli, che erano riportati su alcuni cartigli dipinti nel quadro di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, in un documento del 1625 (inserito nella prefata opera). In realtà lo stesso inquisitore registra il dissenso dell’altro famoso collega Gastaldo ( Joannes Thomas Gastaldus da Alassio – 1655 il quale scrisse il trattato “De potestate angelica siue de potentia motrice, ac mirandis operibus angelorum atque doemonum, dissertatio”) che invece era apertamente a favore del culto. Cerchiamo di riassumere cosa disse il prelato.
- «Ho da dire alcune cose sulle rivelazioni di Raimondo Lullo. Si deve anche sapere che soprattutto qualche donnetta confessa di godere della visione del proprio Angelo Custode sull’esempio delle Sante Cecilia, Francesca Romana e di altre Sante, le quali sono state rese degne di tali visioni, e sulle quali si deve procedere con cautela, specialmente se afferiscono ad un qualche Angelo che sia chiamato con un nome particolare. Infatti è certo, che la Chiesa non riconosca che tre nomi di Angeli soltanto, appunto Michele, Gabriele e Raffaele; come fu detto nel Concilio Romano celebrato sotto il Pontefice Zaccaria, anno 745, durante il quale fu condannata l’orazione di quello scellerato di Adalberto, che in essa, sotto il nome di Angeli particolari, invocava i demoni. Che confermò lo stesso Pontefice nell’ “Epistola a Bonifiacio 9” dove Baronio difese la verità di quel concilio ad annum 745 num 36., Serario “in notis ad Epistolas Sancti Bonifacii”, Bimio “in noctis eiusdem Concilii”, del quale parla anche Gastaldo “de Angelis tom I distinct 2 quest. 3 art. 4 quastincula I.”, Alberghino in Man . cap. 18 sect. 3 § 3. Num 4, Tommaso Hurtado trac. 5. Cap. 5 resolut. 71, Martin del Rio lib. 2 disquis. Cap. 4 quaesti. 4 ed anche riportato dai Teologi Giovanni di San Tommaso, Granado e Araux, Serario, chiamati in causa da Gastaldo, “loco superius citato”. Per quanto Giovanni Ludovico dela Cerda “in libro de excellentia Caelestium Spiritum cap. 5” si sforza di riconoscere con Suario “in cap. 12 Thobia”, e Alfonso Salmerone (to. 3 tract. 3) altri nomi di Angeli oltre Michele , Gabriele e Raffaele, che fossero stati recepiti per utilità presso pii uomini cattolici e Filone Giudeo “de antiquitatibus Biblicis” dica che l’Angelo, che apparve alla madre di Sansone era chiamato Phadael e Fernellino “lib. I de abditis rerum causis” dimostri che avesse supinamente accettato per sè quelle sentenze, secondo le quali l’Angelo Custode dei nostri primi parenti venga chiamato Raziel, di Abramo Zarhiel, di Isacco Riphael, di Giacobbe Peliel cioè Mirabile di Dio, e di Mosè…, nonidmeno, le stesse siano congetture dei cabalisti come disse lo stesso Cornelio a Lapide in “Cap. 32 Genesis”, ciò che anche individuava quell’empio di Maresius in “collegio Theolog. Loc. 5 num. 36 in fin . pag. 102 a me” . Disse anche lo stesso Cornelio a Lapide in “I Apocalipsis” che al Beato Amodeo furono rivelati i nomi dei sette principali Angeli, che stanno innanzi a Dio. Non è così da accettarsi tale sentenza, poichè certamente su quelle rivelazioni possiamo sicuramente dubitare, che quei nomi di Angeli siano veri, poichè le “rivelazioni” del Beato Amodeo non sono confermate dalla Chiesa, come nota Araux che cita “in fine tractatus de Angelis”, Gastaldi loc. cit.pag. 594 vers. Di cui è risposto con lo stesso Araux. Resta solamente la difficoltà che proviene dalla Chiesa di Palermo dedicata ai suddetti Sette Angeli, i cui nomi sono: Michele virtuosus, Gabriel Nuncius, Raphael Medicus, Uriel Fortis Socius, Ichudiel Remunerator, Barachiel Adiutor, Scaltiel Orator, della quale fanno menzione Alberghino “in Man cap. 18 sect. 3 § 3, il quale attesta che fosse considerata di santa memoria, Alessandro Settimo, che allora aveva inziato a esercitare l’incarico dell’ inquisizione di Mileto , Gastaldi “loc. cit.” che dice, che anche a Roma è visibile simile pittura sull’Altare di Santa Maria degli Angeli, che è vero nel dipinto dell’Altare maggiore, collocata in quel luogo da un certo Presbitero Siciliano: perciò non è per nulla strano, se da un abuso della chiesa Palermitana questo esemplare fosse stato affisso lì. Tuttavia io procurai che i detti nomi venissero cancellati. Risponde Gastaldo, che a Roma e a Palermo sono permessi quegli altri suddetti nomi , dunque non sono illeciti, così se altri nomi siano imposti alla collettività dei fedeli o con il consenso di parecchi. Ma questa risposta non pare giusta , meglio quindi rispondere con Araux loco cit. Da questa testimonianza tanto fallace non si possa di poi arguire, cha sia lecito che sotto nomi d’Angeli siano venerati con culto pubblico, ogni cosa che emerga in culto privato e/o segreto, infatti, come ho detto, le relazioni del Beato Amedeo non sono approvate dalla Chiesa: del resto l’Inquisizione Spagnola raccoglie la censura, mentre lo stesso scrive, che i nomi degli Angeli di tal guisa debbano essere eliminati, come dal decreto emanato nell’ anno 1644 . Ma temo che la Chiesa di Roma non abbia approvato siffatti nomi, lasciando agli Inquisitori e agli Ordinari dei Giudici della Sicilia il giudizio su di essi: “certo infatti è, come dice Hurtado loc. cit. tract. 5. Cap. resolut. 71 num. 1678, che non sia lecito pubblicare nomi di Angeli buoni tranne i tre enumerati nella Sacra Scrittura Canonica e al contrario dire, che vi sia sospetto di eresia se siano esposti particolarmente alla pubblica venerazione, come accade a Palermo. Infatti fino a che punto giunga un qualunque culto privato, se emerga qualche rivelazione fatta ad un uomo cattolico e fornito di virtù, del nome del Suo Angelo Custode, come dice lo stesso Hurtado essersi verificato a Giovanni della Croce[1], il cui Angelo custode era chiamato Lauriel, che può fare uso sotto tale nome al predetto Angelo, certamente non sarà reso lecito il suo culto pubblico senza l’approvazione della sede Apostolica, ne venerati sotto finta pietà i demoni, come molto bene avverte lo stesso Hurtado loco superius citato. Presso di me, tuttavia, quella rivelazione di Giovanni della Croce rimane sospetta, non infatti consta che gli Angeli che apparvero a Santa Cecilia, nè i Custodi di Santa Francesca Romana, o di Santa Teresa, delle cui visioni furono rese degne, avessero qualche nome particolare: Perciò su questo è da insistere molto, affinchè non siano introdotte novità sotto la specie di qualche culto religioso. Per questo d’ora in poi, coloro che portano brevi cose con nomi sconosciuti, che si attribuiscono agli Angeli, siano tacciati di essere inconstanti nella fede, e sospettati di superstizioni ereticali, come notava Carena tit 12 9 . num 55. 2 dopo di lui Alberghin. In man. Dict. Cap. 13. Sect. 3 3. Num . 3 versic. Superstiio etiam hereticalis est (..). In vero tale disposizione ha natura di decreto Feria 5 –Giorno 13 di Marzo 1625 dall’anno della nscita di Nostro Signore Gesù Cristo».
Come potete notare voi stessi cari lettori, il ragionamento di Albizzi, si presetrebbe da un punto di vista processuale a notevoli censure, potendo essere bollato per infondatezza in fatto e diritto processuale. In primo luogo, lo stesso inquisitore registra il parere opposto del collega Gastaldo, suo pari, e dunque non è certo che l’opinione che egli stesso esprima traduca quella di tutta la maggioranza della compagine inquisitoriale In secondo luogo, il “motu proprio” che lo aveva indotto a far cancellare i nomi dal dipinto di Santa Maria degli Angeli, non era stato autorizzato da nessuno, e dunque allo stato è illegittimo e si tratta di un evidente abuso. In terzo luogo, tradisce lo stesso Albizzi la circostanza che la Chiesa Romana abbia approvato i nomi, lasciando agli inquisotori il giudizio sulle rivelazioni private, dunque, a tenore di quanto affermato, proprio per maggiore cautela, avrebbe dovuto consultare una commissione di esperti per valutare i fatti relativi all’instaurazione del culto dei Sette Angeli a Roma, dal che avrebbe certamente appurato che fosse ben più che legittimamente instauratosi. In quarto luogo, la sua “sentenza” non registra l’approvazione del nome di Uriele, nella messa in Officio a San Gabriele di Papa Leone X, disposizione questa che è sovrordinata allla sua nota e che dunque prevale. In conclusione, siamo di fronte ad un mero parere, seppur proveniente da un alto rappresentante della Chiesa, per giunta espresso in uno scritto edito senza licenza ed allo stato completamente illegittimo, come d’altra parte precisato dai padri postulatori delle cause di approvazione del culto dei Sette Angeli.
Albizzi, spinto da una incomprensibile acrimonia, dunque, promosse questa censura, rendendo anonimi gli Angeli del dipinto di Santa Maria degli Angeli alle Terme di Diocleziano.
- IL CASO DI MONS. FRANCESCO BIANCHINI
Ridimensionata l’opera di Antonio lo Duca, offuscato nuovamente il culto, gli oppositori dei Sette Arcangeli passarono a controllare ogni dipinto sospetto che avessero trovato[2]. Come riferisce il celebre Francesco Cancellieri, nella Chiesa di Santa Maria della Pietà in Piazza Colonna, sempre a Roma, i sette nomi degli Arcangeli, dipinti dal pittore Ferrantes Ruis, nel 1561, erano visibili in un piccolo quadretto posto sull’altare di questa chiesa. Ma questi stessi nomi originarono una lettera di protesta che il Padre Francesco Bianchini indirizzò a sua Santità Clemente XI e che trovasi descritta nei suoi “Vari Oposculi”, tomo secondo, editi intorno al 1754[3]:
Lettera scritta alla Santità del Sommo Pontefice CLEMENTE XI sopra alcuni nomi di VII Angeli esposti in un quadro d'altare della Chiesa di S. Maria della Pietà di Roma .
- «BEATISSIMO PADRE. Rasento a' piedi della Santità Vostra le osservazioni fatte da un ecclesiastico sopra alcuni nomi, che si leggono dipinti sotto le figure di sette Angeli in un quadro esposto per pala di Altare in una Chiesa di Roma, acciocchè , inteso questo ragguaglio , possa V. B. dare gli ordini opportuni per quello, che le parerà conveniente, circa il lasciare, o rimuovere que' nomi , che non le paressero approvati da' suoi Santissimi Antecessori, e specialmente da S. Zaccaria nel II Concilio Romano, riferito dal Surio negli Atti di S. Bonifacio Arcivescovo di Magonza sotto il dì 5 di Giugno , e dal Signor Cardinale Baronio all' anno 745 e dal P. Labbè ', che' ne'Concili Generali, con le osservazioni del Serario, e del Binio, come appresso dirò, in ubbidenza de' venerati comandamenti di Vostra Santità. Nella Chiesa di S. Maria della Pietà, situata in piazza Colonna, e annessa all'Ospedale de' poveri Pazzarelli , l'Altare vicino al maggiore dalla parte dell' Evangelio mostra dipinto nella sua pala il Signor Nostro Gesù Cristo presentato nel Tempio: e sopra l'Istoria principale il pittore ha disposti sette Angeli di figure assai picciole, ma sotto di essi ha espressi in lettere assai grandi non solamente li trè nomi dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, rivelati nelle Divine Scritture, e riconosciuti dalla Chiesa, ma ancora altri quattro nomi supposti d'Angeli; e sono i seguenti: Uriel, Sealtiel, Jehudiel, Barachiel. Benchè alcuni abbiano voluto immaginarli, che questi nomi si attribuivano ad Angeli Santi, sforzandoli di dedurli parte da' libri della Divina Scrittura Canonici ( cioè li tre ultimi ), e parte da' libri non Canonici, cioè il primo di Uriel, che ritrovasi nel III e IV di Esdra non accettato dalla Chiesa per Canonico, come avverte il Cardinale Baronio nel luogo citato; con tutto ciò è assai chiaro, che nel Concilio Romano II a cui presiedè l'istesso Pontefice S. Zaccaria, si stabilisce apertamente; che niun' altro nome di Angeli sia stata ricevuto dalla Chiesa per autentico, fuori dei tre rivelati nelle Scritture canoniche , Michael, Gabriel, Raphael. Così rispondono i Padri del Concilio interrogati dal Sommo Pontefice di loro sentenza sopra una orazione inventata dall' Eretico Adelberto: Nos autem, ut a vestro Sancto Apostolatu edocemur, & divina tradit auctoritas, non plus quam trium Angelorum nomina cognoscimus, idest Michael Gabriel, Raphael: alioqui de Mysterio sub obtentu Angelorum, daemonum nomina introduxit. Condennarono perciò alle fiamme con gli altri scritti dell' Eretico quella orazione , in cui egli invocava tra gli Angeli Uriele, il quale viene espresso nel quadro indicato , ed è riferito nel IV Libro d'Esdra, di cui perciò fa l' osservazione seguente il Baronio, avvertita dal Binio nelle note al predetto Concilio: “Hinc pulchre infert Baronius: Perspicuo intelligis Librum quartum Esdrae nomine vulgatum , in quo frequens est mentio Angeli Uriel, ab Ecclesia Romana proscriptum, penituique rejectum”. Confermano il sentimento di questo Concilio altri Sinodi, ove parimente non si riconolcono più che tre nomi de' Santi Angeli rivelati dalla Scrittura , cioè quelli, che ancora ne' libri delle Liturgie, e di altri Rituali sono espressi nelle Litanie, Michael, Gabriel, Raphael, e in questo modo s' intendono il Canone (1)55 del Laodiceno, il Capitolo XVI del Capitolare Aquisgranense riferito nella raccolta d'Ivone, parte III (..) giusta la citazione di Baluzio Capitol. T. I pagina 707 ma nel Decreto del medesimo stampato in Lovanio al lib.II Cap.83 si anno queste parole: “Nec falsa nomina Angelorum colantur , sed ea tantum quae prophetica & evangelica docet Scriptura idst Michael, Gabriel, Raphael”; ove si può avvertire la dotta annotazione di Stefano Baluzio, il quale a ragione si maraviglia, che in certe litanie stampate da un Manuscritto, che portava il nome di Preci Caroline, si leggano espressi i nomi di Uriel , Raguel, e Tobiel. “Nam post Synodum illum Romanum” soggiunge Baluzio “fas non erat nominare hos Angelos, quia non erant in auctoritate, ut dicitur in hoc nostro capite”. Infatti vediamo, che nel Codice delle Preci raccolte per Carlo Calvo nipote di Carlo Magno, dal di cui originale copiò la sua edizione il Vescovo Scalense, e stampolla in Ingolstat l’ anno 1583. si invocano co' nomi propri i soli tre Angeli rivelati Michael, Gabriel, Raphael, come sopra si è detto. Onde si vede, che al tempo del medesimo Imperatore nè Uriel, nè Raguel, nè Tobiel parlavano per nomi approvati: e quando ancora, secondo qualche esemplare di preci erronee, fossero stati in uso in tempo di Carlo Magno, dopo la riflessione su i decreti di S. Zaccaria notificati ne'Concilii di Magonza e di Aquisgrana e di altri, e ne' Capitolari, furono tolti via in tempo di Carlo Calvo. Così vuole ancora rispondersi all'altra osservazione sopra quella lamina d'oro ritrovata nel sepolcro di Maria Sposa di Onorio Imperatore , scoperta nel Vaticano sotto la Cappella di Santa Petronilla , ove con lettere Greche si leggevano scritti quattro nomi , cioè: Michael , Gabriel, Raphael, Uriel. Questo ultimo nome, ricavato dal quarto d' Esdra, che non è tra i libri Canonici, dopo il Sinodo di S. Zaccaria pare che non debba riputarsi per nome autentico di Angelo Santo se ci vogliamo attenere al sentimento del Cardinale Baronio sopra allegato. Per altro non si rifiutava in tempo di S. Ambrogio , leggendosi nel terzo Libro del Fide ad Gratiam cap. II. come avverte Cornelio a Lapide nel Commentario al primo capo dell'Apocalisse, ed appresso S.Isidoro, ed altri ivi accennati. Il medesimo Cornelio a Lapide apporta il Salmerone , il Messalino, Sperello , Vittorello ed altri Auttori , che accettano ancora gli altri nomi di Sealtiel, Jehudiel, e Barachiel espressi nel nostro quadro e mi dà lume a fare un' altra riflessìone , la quale forse potrebbe dare lo scioglimento della questione sopra il doversi permettere, o rimuovere i quattro nomi controventi Uriel, Sehaltiel, Jehudiel, Barachiel. Narra Cornelio nel medesimo luogo , che fu scoperto nel 1516, in Palermo un’ antico muro della Chiesa di S. Angelo nella Città di Palermo, ove si leggevano scritti con quelli de’ SS. Michele, Gabriele, e Raffaele gli altri quattro nomi di Angeli mentovati, e con essi i loro simboli, e l’esplicazioni. Onde un divoto sacerdote Antonio del Duca rettore allora di quella Chiesa prese a cuore d’instillare al popolo la devozione verso de’ sette principali Angeli assitenti al Trono di Dio, e a venerarli sotto que’ nomi; e per incendere più ampiamente la devozione, venne in Roma, e nelle Terme di Diocleziano scrisse in lettere rosse i nomi suddetti in sette Colonne , prevedendo con l’aiuto d’una visione , che doveva quel luogo dedicarsi a Dio in onore de’ Santi Angeli. Infatti non andò guari, che Pio Quarto dedicò solennemente al Signore le Terme ridotte in Chiesa fotto la invocazione della Beata Vergine, e de’ SS. Angeli. Aggiunge di più, che in Palermo fu eretta una Congregazione divota , a cui l’Imperatore Carlo V, diede il nome d’Imperiale, sotto il patrocinio de’ suddetti sette Angeli. E circa il; medesimo tempo appunto io giudico,che fosse dipinto il quadro , di cui parliamo, giacchè ritrovo , che l’Auttore di questa Chiesa ed Ospedale fu un tale Ferrante Ruis di Navarra, che sotto il medesimo Pio Quarto l’anno 1551 in cui furono dedicate le Terme, fondò con la Chiesa, e con l’Ospedale la Compagnia , che ha cura delli poveri Pazzarelli: e il quadro mostra per l’appunto essere di quella età. Ma questi fatti medesimi, quando vengano rappresentati con le circostanze, che narra Ottavio Panciroli intorno alla dedicazione di Santa Maria degli Angeli nelle Terme Diocleziane , dimostrano, che Pio IV volle bensì approvare la divozione del popolo Cristiano verso gli Angeli Santi assistenti al Trono di Dio , ma non volle approvare i sette nomi scritti dal buon Sacerdote su le colonne di quella Chiesa. Anzi riferisce il Panciroli, che volendo il suddetto Antonio de Duca Rettore della Chiesa di S. Angelo di Palermo, che in Roma si abbracciasse la stessa pietà verso questi grandi Assistenti, e a questo fine essendo venuto quà nel 1527 per 14 anni ritrovò continue difficoltà, ed allora parvegli di vedere un chiaro lume, per cui prese a scrivere in tinta rossa i sette nomi sopra altretante colonne . Ma sopragiunte altre dilazioni al suo intento , non potè vedere se non dopo altri 20 anni dedicata a Dio questa Chiesa con titolo di S. Maria degli Angeli. Ma io rifletto, che Pio IV non vi lasciò i sette nomi dipinti dal Sacerdote su le colonne; nè si prova, che approvassero i di lui antecessori quella Congregazione Imperiale di Carlo V in Sicilia con li sette nomi suddetti, ritrovati nel muro antico di Palermo , e scritti nel nostro quadro .. Attenendomi perciò a queste medesime istorire, le quali pareva che si potessero addurre in favore de’ sette nomi controversi , parmi che più tosto dimostrino essere bene il levarli: e lasciare le sole figure de’ sette Angeli, nelle quali non s’incontra veruna difficoltà, rapprefentando que’ beati Spiriti, che nell’Apocalisse ci vengono descritti fra molte migliaia di migliaia d’Angeli Santi, come i principali assistenti e ministri gloriosi del Soglio di Dio. Nè S. Zaccaria, nè Pio IV vollero punto diminuire la divozione de’ fedeli verso gli Angeli Santi, anzi vollero mantenerla nella Chiesa di Dio, ed accrescerla secondo i riti della tradizione Apostolica. Non si legge che l’uno o l’ altro di questi Papi recitasse altri nomi propri de’ Santi Angeli, che li tre certi, e rivelati nella Sacra Scrittura , cioè Michael , Gabriel , Raphael. Onde io crederei che siccome nella Chiesa delle Terme si mantiene la divozione senza de’ nomi portati dal Sacerdote di Palermo , che più non si vedono nelle colonne, così potrebbe mantenersi nella Chiesa di S. Maria della Pietà ancora, che non si lasciasiero li sette nomi sotto le figure delli sette Angeli rappresentati nel quadro &c. Et ita &C. Salvo &C. Francesco Blanchini.»
- UN RESPONSO CONTRARIO DELLA CONGREGAZIONE DEI SACRI RITI
Le cronache riferiscono un altro episodio singolare, avvenuto intorno all’anno 1698. Si fece espressa istanza alla Sacra Congragazione per la dottrina per la Fede, di estendere a tutte l’orbe cattolico la messa in officio a San Gabriele. Questa Messa era stata approvata da Leone X, nei primi anni del sec XVI, e fu concessa all’Ordine di San Francesco. La particolarità sta nella circostanza che in questa messa è invocato, in alcune lodi, anche l’Arcangelo Uriele: In Missali Romano Venetiis apud Inctus anno 1593, folio 295, extat Missa dicanda die 24 Martii cuius titulus dicit: “Missa Sancti Gabrielis approbata, per Leonem Decimum Pontificem[4]
- Introitus. Prevenerunt principes coniuncti psallentibus, in medio invencularum tympanistriarum.
- ps. Exurgat Deus et dissipentur inimici eius et fugiant qui oderunt eum a facie eius. V. Gloria etc.
- Oratio. Deus qui per Archangelum tuum Gabrielem salvatorem mundi Sacratissime Virgini concipiendum nunciasti : da, ut eundem et mente pura concipiamus : et fervido imitemur affectu. Per.
- Lectio Libri apocalypsis Beati Ioannis apostoli. Ca. 11 [XI. 15-XII. 5.]
- In diebus illis. Vidi et septimus ... virga ferrea.
- Graduale. Tolte portas principes vestras, et elevamini porte eternales, et introibit rex glorie. V. Quis est iste rex glorie ? dominus fortis et potens, dominus potens in prelio.
- Tractus. Ecce vir unus Gabriel, vestitus lineis, et renes eius accinctus auro obrizo. Et corpus eius quasi chrisolitus, et facies eius vel species fulguris. V. Et oculus eius ut lampas ardens, et brachia eius atque deorsum usque ad pedes quasi (species) aeris candentis. V. Et vox sermonum eius quasi vox multitudinis. Aleluia. (Tempore paschali. V Halleluia : 58I, ;8L, 60.) Missus est Angelus Gabriel ad Mariam Virginem desponsatam Ioseph. Alleluia.
- V. Ecce vir unus Gabriel quem videram (in visionem) a principio cito volans tetigit me, et docuit me.
- Sequentia. Felix tempus numeravit, quod suam plebem visitavit, Deus ex alto oriens. Hunc Mariam nunciavit, et sua voce Jucundavit, Gabriel praeveniens. Cuius ventrem depuravit et virtute obumbravit, spiritus altissimi. Qua virtute insigne erexit, et ab armis nos protexit, hostis potentissimi. Qua et mala nostra texit, Christus donaque porrexit virtutis deificae. Veritatemque detexit, et in viam nos direxit : pacis evangelicae. In qua nos concomitantur et in socios nobis dantur virtutes angelicae. Nam invalidi sanantur, et vigore confortantur, per splendentem Raphael. Inquinatique purgantur, et purgati inflammantur, ab ardente Uriel. Tandem Deo presentati, et cum Christo iam beati a librante Michael. Fac nos quaeso ut ditati, et in hostes roborati, simus deo consecrati tuo favore Gabriel. Amen.
- Sequentia sancti evangelii secundum Lucam. (C. L) In illo tempore. Missus est ... Verbum tuum : 43.
- Euangelium. Missus est angelus. In missa sequenti : 58I, 58L In missa de annunciatione virgini Marie : 60L Credo : 43. £ t diatur Credo : 58I, s8L, 60L
, per cui, alla richiesta pro estensione della medesima questa fu la risposta del Vaticano[5]:
- «…Ad istanza, che fa la Maestà Cesarea d'ordinarsi da Sua Santità l'Uffizio del Santo Arcangelo Gabriele, da recitarsi di precetto per tutta la Chiesa universale etc., la Sagra Congregazione de' Riti, che Sua Beatitudine ha, conforme il solito, prima voluto sentire, propone alcune difficoltà, che paiono molto rilevanti. La prima si è, che la Chiesa Romana nell'istituire le due Feste della Dedicazione, e dell' Apparizione di S. Michele Archangelo, ha avuto in animo di supplire alla venerazione ancora dovuta al S. Arcangelo Gabriele, e S. Raffaele, e quelle solennità, che si denominano di S. Michele, come dal primo, tendono al culto speciale degli altri due, come si conosce evidentemente dall'Inno delle Laudi, dove con una strofa speciale a ciascuno di questi due invoca il loro patrocinio, ed in altre parti dell' Offizio. Che la Sagra Congregazione memore, che la glor. mem. d'Innocenzo XI, non stimò mai di condiscendere all'iterate premure, ed istanze, che faceva con lettera al Card. Colloredo 24 Aprile 1697 la degnissima mem. di Eleonora Regina di Polonia, avvalorata ancora dalle proteste, che faceva il Serenissimo di Lorena suo marito d'avere esperimentate cosi segnalate assistenze dal S. Arcangelo, nelle Vittorie ottenute contro il Turco; non ardisce di consigliare Sua Santità a recedere da cosi vicino, e cospicuo esempio, tanto più, che di già nella Chiesa universale si sono assegnati tre giorni al culto speciale dei Santi Angeli, Dedicazione, Apparizione, ed Angeli Custodi. Che alla divozione particolare di qualche o Regione, o Religione di già si è soddisfatto col permetterlo, ma indurlo con nuovo precetto per tutta la Chiesa, sarebbe un togliere il luogo alle Ferie, ed a quei Santi, che non hanno in essa verun culto, e massime, che celebrandosi questa Festa in Quaresima, in cui anticamente, neppur si concedeva solennizzare la SS. ma Annunziata, verrebbe a togliere la devozione di quelle preci, che sono prescritte nell’'Officio feriale, col privare ancora le Anime del Purgatorio de' Suffragi, che in tal tempo ricevono, dall’ Officio de' morti, da' Salmi Graduali, o, Penitenziali, che si prescrivono ne' Chori. Si aggiunge, che dal dilatarsi questa specifica divozione di qualche Arcangelo particolare, si può temere, che ripullino gli errori di molti, che han voluto introdurre nella Chiesa la venerazione d'altri Angeli col chiamarli Uriel, Iehudiel, Bartucchiel, Schultiel, alle quali novità si à sempre opposta la Sacra Inquisizione, e perciò si è sempre riputato più sicuro il fare, che la Chiesa Romana non prescriva altra venerazione universale neppure a questi due distinta da quella di S. Michele, che esporre le menti de' Fedeli a pericoli dinovità...»
- IL CASO DI RAFFAELE MORMILE ARCIVESCOVO DI PALERMO
Insomma, le cronache ecclesiastiche registrano una solenne spaccatura tra coloro che volevano ottenere il culto dei Sette, e coloro che ne osteggiavano il riconoscimento. Ma il culto continuava a essere celebrato a Palermo, nella Chiesa dei Sette Angeli dedicata anche a San Francesco di Paola (dove, nella fabbrica antica, Antonio Lo Duca aveva rinvenuto le Sacre Immagini ed era sorta una confraternita che ne propugnava la devozione, promossa dal Vicerè Pignatelli), finchè, mons. Mormile, Arcivescovo di Palermo, nel sec XIX non ne sospese gli offici.
Secondo le fonti storiche Raffaele Mormile nacque il 15 agosto 1744 a Napoli, figlio di Michelangelo (1710-1787) e della moglie Francesca nata de Bernardo. Entrò nell'ordine dei chierici regolari teatini e il 19 settembre 1767 ricevette l'ordinazione sacerdotale. Nel 1780, alla morte di Maria Teresa d'Austria, scrisse l' Elogio funebre di sua altezza reale Maria Clementina arciduchessa d'Austria che fu recitata nella cappella reale. Il 27 febbraio 1792 papa Pio VI lo nominò arcivescovo metropolita di Cosenza e il 4 marzo seguente fu ordinato dal cardinale Luigi Valenti Gonzaga, prefetto dell'economia della Congregazione di Propaganda Fide, co-consacranti l'arcivescovo e futuro cardinale Carlo Crivelli, prefetto dell'archivio segreto vaticana, e mons. Ottavio Boni (Ch), arcivescovo titolare di Nazianzo. Undici anni dopo, il 28 marzo 1803 papa Pio VII lo trasferì all'arcidiocesi di Palermo. Morì il 13 dicembre 1803 dopo dieci anni di governo pastorale dell'arcidiocesi.
Dell'accaduto ne parla Giovanni Battista della Vergine Addolorata, procuratore generale degli agostiniani scalzi, in un documento datato 1832:
- « nell’ anno 1816 o 1817 ritrovandomi in Palermo, ed avendo avuto pelle mani una Appendice degli Officii proprii dei Santi Patroni e Cittadini della anzidetta città e Diocesi , domandai a diversi ecclesiastici eruditi, perché non si recitavano più tali Officii proprii, e codesti mi risposero , che si recitarono dal Clero Regolare, sino all'epoca in cui fu fatto Arcivescovo di Palermo il Monsignor Mormile, il quale avendo esaminato tale appendice degli Officii proprii dei Santi, osservò che si recitavano non per Decreti della Sagra Congregazione dei Riti Sagri , ma per un Privilegio concesso ai Vescovi delle Spagne, che in allora godeva anche la Sicilia, come soggetta al Dominio del Regno delle anzidette Spagne , ma che non essendo più soggetta alle Stesse, ed avendo la Sicilia il suo Sovrano particolare, non poteva più godere di tale Privilegio , …perciò proibì la recita di tali Officii proprii».
[2] Il Mistero di Montevergine, la devozione dei Sette Arcangeli celeta all’interno della celebre icona della Madonna – Carmine Alvino; Edizioni Segno 2012
[3] Francisci Blanchini... opuscula varia nunc primum in lucem edita ex ejus ... pag. 17 e ss.
[4] Missale Romanum impr. Lugduni 1519. A. -- Missale Romanum impr. Venetiis 1520. B. - - Missale Romanum impr. Venetiis 1543. C. - - Missale Gallicano-Siculum impr. Venetiis 1568. D. -- 1, 2 Quod A. 2, 1 Hie D. 3, 1 deputavit C. - - 7, 2 socios A. - - Wohl ein italienisches Produkt aus der Zeit des Niederganges der Hymnodie. - - tiber der Messe, zu der diese Sequenz gehort, in BD die Aufschrift: ,Missa sti Archangeli Gabriel approbata per dominum Leonem decimum". Leo X regierte von 1513 bis 1521; dieser Zeitraum stimmt zum Charakter der Dichtung.
[5] Decreta Authentlca Congregationis Sacrorum Rituum Ex Actis Eiusdem Collecta Cura Et Studio Aloisii Gardellini Editio Tertia Novissimis Locupletata Eiusdem S. Congregationis Decretis Usque Ad Annum 1856. Vol. Ii. Ab Anno L678. Num. 2850. Usque Ad Diem L8. Decembris L779. Num. 4395