MONS. FRANCESCO SPADAFORA E I SETTE ARCANGELI (O SETTE SPIRITI ASSISTENTI)

Carmine Alvino

Si ringrazia Don Marcello Stanzione, per il recupero della fonte !

 

Per la biografia attingiamo da

: https://www.edizioniamiciziacristiana.it/francescospadafora.htm

BREVE BIOGRAFIA

Mons. Francesco Spadafora nacque a Cosenza il 1° gennaio 1913; frequentò il Seminario Regionale di Catanzaro, allora affidato alle cure di ottimi Gesuiti; fu ordinato sacerdote a 22 anni il 10 agosto 1935. Conseguita la licenza in teologia presso la Facoltà Teologica di Posillipo (1935-1936), frequentò dal 1936 al 1939 il Pontificio Istituto Biblico dal quale uscì con la laurea in Scienze Bibliche. Fu professore di Sacra Scrittura nei Seminari Regionali di Assisi e Benevento finché nel 1950 fu chiamato a insegnare in Roma al “Marianum” e poi, nel 1956, alla Pontificia Università Lateranense. Godette della fiducia del Prefetto del Sant’Uffizio, card. Alfredo Ottaviani, che era solito consultarlo sui libri di esegesi in esame presso quella Sacra Congregazione. In detto il Concilio Vaticano II, fu perito per la Sacra Scrittura nella Commissione preparatoria per gli Studi e i Seminari, ove lavorava anche il suo vecchio Maestro mons. Romeo. Autore di più di 30 volumi e di centinaia di saggi specialistici su riviste altamente scientifiche; segretario dell’Associazione Biblica Italiana, mons. Spadafora fondò e diresse per cinque anni la "Rivista Biblica", collaborò a "Palestra del Clero", a "L’Osservatore Romano", a "Divinitas", a "Renovatio" e altre riviste; fu redattore della "Bibliotheca Sanctorum" e curò più di 100 voci dell’"Enciclopedia Cattolica" riguardanti il Vecchio e il Nuovo Testamento. Mons. Francesco Spadafora muore il 10 marzo 1997, all'età di 84 anni.  


Egli ci lascia un interessante studio sulle figure degli Arcangeli, di cui rintraccia nome e numero originario che deriverebbe sia dal testo sacro che dalla tradizione apocrifa e pseudoepigrafa.  Quel che più interessa è la considerazione da rendere alle opere del c.d. pseudo - Dionigi Aeropagita, la cui dottrina risulta ormai superata (si veda la Quaestio Archangelorum) da scaricare in formato pdf, nella Dashboard del sito ala voce "I 7 ARCANGELI" Per i nostri studi in Biblioteca Sanctorum, vol. 2, abbiamo la sua straordinaria lettura teologica sugli Arcangeli, che andiamo a esaminare: Biblioteca Sanctorum c.d. Enciclopedia dei Santi, vol. 2 {ringraziamo Don Marcello Stanzione per il recupero della fonte}


ARCANGELI - Il termine è adoperato due volte nel Nuovo Testamento e sempre riferito a Michele: ἐν φωνῇ ἀρχαγγέλου  (1 Tess. 4,16)  Μιχαὴλ ὁ ἀρχάγγελος (Giuda, 9).

Il prefisso " ἀρχα" è di uso frequente nell'epoca ellenistico bizantina per i nomi denotanti cari­che e dignità ed esprime il "Grado Sommo".

Così Gesù è ἀρχιποίμεν (I Pt 5,4), il Pastore Supremo  delle nostre anime e parallelamente  ἀρχάγγελος è "il capo supremo degli Angeli" e tale di fatto appare Michele nell’ Apocalisse (12,7; c.f. anche  Dan. 12, 1: dove Michele  è  il «grande capo»).

Come giustamente rileva il Romeo, anche il termine ἀρχάγγελος, come già altri formati col  medesimo prefisso, che , usati in un primo tempo per  denominare: «  una persona unica  suprema nel suo ordine », in seguito si adoperarono  al plurale per più  persone dello stesso ordine  e dignità, fu adottato per designare  « più principi celesti ».

Nella classificazione adottata dallo Pseudo Dionigi (c.f. De Caelesti Hierarchia, VI, 2 in PG , III  coll. 204-5) i celebri nove «cori» angelici conservano agli Arcangeli il penultimo posto.

L'opera di questo autore, importata in occidente da San Gregorio Magno e tradotta in latino verso l'870, fu ripresa da S. Tommaso e da Dante (c.f Paradiso , Canto  XXVIII) , ma oggi  questa gerarchia viene giustamente respinta.

Tuttavia  si può riconoscere negli Arcangeli una caratteristica peculiare che distingue  il loro «coro» da tutti gli altri: essi infatti tra le coorti angeliche sono i soli che non siano anonimi.

Il libro di Enoch etiopico (20, 7-8) enumera sette Arcangeli ; l ‘Epistola Apostolorum”  testo redatto verso il 175 , quattro,   Erma  (PAstor , I,  Visione 3,4, in PG , II, coll.901-2) si riferisce a sei, s.  Vittorino di Pettau, (sec. IV) , identificando gli Arcangeli ai «sette spiriti che assistono il trono di Dio», cita Tobia 12, 15 e Ap. 1, 4.

Si venne quindi accreditando il numero di 7 Arcangeli (c.f. Testamento di Levi 8,2; Ez  9,2 ; Tob 12,15) , tra i quali appaiono costantemente citati Michele ( c.f. Dan 19,13; 12,1; Iud 9;  Apoc. 12,7) , Gabriele (c.g. Dan 8,16 ; 9,21 ; Lc 1,19; 26)  , Raffaele (c.f. Tob  3,25; 8,3; 12,15)  e Uriel (apocrifi Henoc  e IV Esdra 4,1). Il nome degli altri, pur trattandosi di nomi  teofori  terminanti in el  (= Dio) , variano secondo le fonti.

L’elenco completo,  con le relative attribuzioni  ci da: Michael victoriosus, princeps militae coelestis,  pugnat cum  dracone; Gabriel nuntius , ad Mariam missus;  Raphael medicus , Tobiae oculos sanavit;  Uriel fortis socius, qui Esdram instituebat; Barachiel (o Malthiel) adiutor, qui Moysem  in flamma precedebat;  Jehudiel remurator , praeceptor Sem filii Noachi; Sealtiel (o Zeadkiel) orator, in immolatione  Isaac gladium prohibebat .

Si aggiungono  talvolta: Peliel  qui luctabatur  cum Iacobo e Raziel  a quo Adam  e Paradiso  eiectus est.

A questa ripartizione di funzioni , rispondono attributi caratteristici: Michele, vincitore del dragone, brandisce la spada e la lancia; Gabriele, il messaggero, porta una lanterna accesa e uno specchio di diaspro verde sul quale sono trascritti gli ordini di Dio;  Raffaele, il guaritore,  ha un vaso di unguento  e da la mano destra al giovane Tobia  che reca il pesce miracoloso; Uriel il cui nom è interpretato « luce o fiamma di Dio», e che è stato per questo identificato  con l’angelo della spada fiammeggiante  all’ingresso del Paradiso terrestre; si riconosce dalla spada e dalle fiamme  che si sprigionano  sotto i suoi piedi;  Jehudiel, il rimuneratore, colui che ricompensa e che punisce, porta una corona d’oro e un flagello,  Barachiel ( = Benedizione di Dio) scopre delle rose bianche in un angolo del suo mantello.

La tradizione cattolica diede il titolo di Arcangelo, oltre che a Michele, anche a Gabriele e Raffaele  che nella Bibbia sono detti semplicemente angeli.

La Chiesa ammette soltanto i primi tre , i cui nomi sono documentati  nel sacro Testo, ai quali ha ristretto il culto: Michele , Gabriele, Raffaele, secondo le decisioni del Concilio romano del 745 (actio 3) e di quello di Aquisgrana del  789 (can 28,19).

Bibliografia:

L.  Schreyer , Bildnis der Engel,  Friburgo in  Br. 1939;

U. Holzmeister , Michael Archangelus  et Archengeli alii , in Verbum Domini  XXIII (1943) pagg 176-86;

A. Romeo , in Enc. Cattolica, I, coll. 1791 e ss

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