I 7 ARCANGELI POMPEI - CATTEDRALE

BASILICA DI POMEPI - La grande Pala «il Momento Dopo la Vittoria» del maestro Loverini. Dedicato ai Sette Arcangeli è fatto consacrare da Mons Renzullo vescovo di Nola agli inizi del 900.

Il culto agli Arcangeli costitutiva il secondo pilastro devozionale di Pompei misteriosamente sparito.

Il Beato Bartolo Longo, infatti, apprestava accanto alla devozione alla Vergine Madre di Dio, una fede esplicita anche ai Santi Arcangeli, arrivando addirittura a far consacrare la grande pala, dipinta dal maestro Loverini, che oggi si ammira, nella navata sinistra di questo Santuario di Pompei.

Così ne parla proprio Bartolo Longo:

«§ I Il Quadro del Loverini nel Santuario di Pompei posto nel Cappellone sinistro della Crociera.

Il soggetto adunque del gran quadro collocato sull’altare di S. Michele Arcangelo nel Santuario di Pompei, non è quello comune di S. Michele che con la sua invitta spada sconfigge Lucifero; ma è invece  IL GRAN MOMENTO DOPO LA VITTORIA, cioè quel che avvenne dopo la sconfitta degli angeli ribelli. Accade di spiegarlo ai devoti dei Santi Angeli. S. Giovanni l’Evangelista descrive nell’Apocalisse la pugna angelica capitanata dai due più grandi e più forti Pirncipi del Cielo, Lucifero e Michele. - E avvenne in Cielo una grande battaglia: Michele e i suoi Angeli combattevano col Dragone; e il Dragone e i suoi angeli combattevano. Fu battaglia terribile e meravigliosa, poiché combattevasi con gli intelletti e con le volontà. E non fu così breve come noi pensiamo. La causa della guerra fra gli Angeli, donde derivò la perdizione eterna di un terzo del loro numero, è variamente interpretata dai varii dotti e santi espositori della Bibbita. A noi piace seguire l’opinione bellissima del dotto domenicano polacco P. Miecoviense, e quella de Beato Amedeo Francescano, uomo illustre per santità e per miracoli e per le sue rivelazioni, come leggesi nel Chronicon Sancti Francisci lib. VI. Cap. 30; non che l’opinione di Cornelio Alapide, esposta pure dal Canonico Radente e dal Canonico Marangoni. È un’opinione che sarà accolta con gioia dai divoti della Vergine, e con essa concordano Santa Brigida nelle sue Rivelazioni e la venerabile Maria d’Agreda, che sull’argomento scrive tre capitoli nella sua Mistica Città di Dio. Riassumiamo quanto dicono questi dotti e pii Autori.

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Premesse tali cose è facile comprendere il concetto spiegato dal Loverini di Bergamo  sulla gran tela all’Altare di S. Michele, che rappresenta , come s’è detto,  Il gran momento dopo la vittoria. Vi spiccano in modo meraviglioso i due protagonisti, cioè Lucifero, che vinto da Michele precipita nell’Inferno; e Michele , che sempre guardando il vessillo della vittoria, cioè l’ Immacolata sua futura Regina, ascende al trono di Lucifero. Si vede pure una falange sterminata di Angeli vincitori che da lontano guardano il vessillo, il Signum magnum, la Donna cioè ammantata di sole, e sembra  pure di udire i loro cantici soavi e gli inni del trionfo. Chi viene al Santuario di Pompei, e si ferma nel cappellone sinistro della Crociera ad ammirare questo gran quadro di S. Michele, rimane soavemente rapito come da una visione sovrumana. La fantasia si slancia d’un tratto ad epoche remotissime, prima della creazione dell’uomo, ed assiste quasi all’epopea angelica della terribile prova e del fiero cimento, che l’Apocalisse descrive. In mezzo alle lotte della vita l’animo del pellegrino si rinfranca alla vista del gran Segno, che apparve in cielo, agli Angeli fedeli, della Donna cioè ammantata di sole, inghirlandata il capo di dodici stelle, raffigurante l’Immacolata futura Madre del Verbo, cagione della vittoria. Il pellegrino del Santuario pompeiano dinanzi a quel quadro d’una meravigliosa bellezza sente potente il desiderio che anche per lui un giorno si schiudano le porte del cielo. Egli spera di potere spiccare il volo per l’eterna felicità, allorchè verranno verso di lui col sorriso della protezione, gli Angeli assistenti al trono di Maria, anzi la stessa Immacolata Madre di Gesù, la Regina del Rosario di Pompei, insieme col suo primo Ministro il potentissimo S. Michele Arcangelo.
 

§ II Chi sono i sette Spiriti che assistono al Trono di Dio

Nel quadro del Loverini, che s’ammira nel Santuario di Pompei, oltre alla sfolgorante figura di San Michele si vedono altri sei magnifici Arcangeli, che con Michele completano il simbolico numero di sette, e che guardando anch’essi all’Immacolata per cui hanno vinto, ascendono al Cielo, cantando il trionfale osanna. Chi sono dunque questi sette Principi del Paradiso? Sono sette Angeli che stanno al cospetto dell’Eterno, come rivelò a Tobia uno di essi, l’Arcangelo Raffaele, allorché disse: -Io sono l’Angelo Raffaele, uno dei Sette che stiamo dinanzi al Signore. E’ fuor di dubbio l’esistenza di queste sette e preclarissime  Intelligenze, perché ce lo attesta la divina Scrittura. Il Profeta Zaccaria vide in ispirito un candelabro tutto di oro fino, che sosteneva sette lampade; ed era ombreggiato da due alberi di olivo, che erano uno a dritta e l’altro a sinistra. Subito egli domandò al suo Angelo custode chi fossero. E l’Angelo rispose: - Le sette lampade sono gli occhi del Signore, cioè i Sette Arcangeli, che scorrono per tutta la terra (Zachar. C. IV). A questa visione di Zaccaria risponde esattamente la visione di S. Giovanni, narrata nel primo libro della sua Apocalisse, al Capo IV. L’Evangelista vide sette lampade ardenti innanzi al Trono di Dio. Vide pure che il divino Agnello aveva sette occhi. E così le lampade come gli occhi dell’Agnello, (spiega il medsimo Evangelista), sono i Sette Spiriti che assistono a Dio; e come suoi Messi, o Ambasciatori, girano tutta la terra. Essi dunque sono indicati col loro distintivo , di essere, cioè: Occhi di Dio, Lampade fiammeggianti; e due tra loro , Gabriele e Raffaele, sono detti pure Olive pacifiche (filii olei). Il loro ministero comune è: 1. di ammirare e benedire l’infinita liberalità di Dio e la tenerezza del Cuore di Gesù; 2.  di presentare con ogni calore e premura i bisogni nostri a Dio, Padre e Creatore di tutto; 3. di eseguire i disegni della Paterna Provvidenza di Dio e della carità di Gesù Cristo; 4. di vegliare sopra di noi e starci dappresso ed impetrarci le grazie necessarie. L’Evangelista invoca questi sette Angeli affinché impetrino la grazia e la pace ai fedeli. Donde si deduce che questi sette Principi del Regno celeste, hanno una speciale potenza per assistere noi mortali.

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autori: 
Carmine Alvino